Grey7opics N°3 Fondati sospetti

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Fondati Sospetti

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Con sempre pi첫 droga



DJ FAGIANO CI PRESENTA IL SUO GIORNALE Oggi ho letto su “For Men” che a breve uscirà un film su un tema mai trattato dal grande cinema: la moto cross. È difficile, cari lettori, riempire l’interminabile tempo che mi separa dal giorno della sua uscita. Per fortuna, proprio oggi, ho scoperto che il problema di produzione, che avrebbe dovuto causare un notevole ritardo nella distribuzione, è stato miracolosamente risolto. Più originale di ogni altro film che prima d’oggi abbia, già in qualche modo, portato sul grande schermo il poco conosciuto mondo della moto, questa pellicola riuscirà a emozionare grandi e piccini. Una storia di fratelli che, per quanto si vogliano davvero bene, sono completamente diversi. L’inaspettata e tragica morte del maggiore (Giannìn Tatum) porterà il minore (Giustìn Bibier), che aveva disprezzato tanto la carriera del consanguineo da non essere presente alla gara che ne decretò la dipartita, a intraprendere la tortuosa e fangosa strada che avea condotto il fratellone a un passo dai Campionati Mondiali di Atlantic City. Una foto sul set mostra i due giganti del cinema in mezzo alla polvere e ai l’ombrichi. Entrambi con lo stesso casco sembrano davvero fratelli. Sarà forse l’anticipo di un finale a sorpresa? Mi spiego. È impossibile ch’i due sieno insieme in un luogo simile. Il minore MAI imbracciò il manubrio d’una Kawasaki KL KX 450 F prima dell’evento che cambiò per sempre la sua vita onorando l’impegno del fratello come ad un vero fratello che rispetti il suo fratello sarebbe d’ovuto. E così che il regista (Rob Cohen) mette in campo la crisi dei valori che ha colpito la famiglia americana media negli ultimi dieci anni. Oltre a nobilitare lo sport, che tanto è sottovalutato dall’opinione pubblica, con un’imprevedibile sceneggiatura ribalta l’elemento che aveva affascinato milioni di persone. Sebbene le quattro ruote di Fast and Fouriùs qui si dimezzino, lo stesso non avviene per le emozioni. Chiunque vedrà questo film capirà che bisogna onorare non soltanto i propri genitori ma anche, e soprattutto, i propri/e fratelli/e. Ognuom ch’abbia in cuor la savia fede abbandonerà il male che attanaglia i nostri cuori.

E delle nostre vite capiremo, infine, le minacce di Satana. Lo allontaneremo dalla nostra vita insieme a tutto ciò che lui, Satana, di male ha prodotto su questo nostro Bel Paese. Vedremo, di Satana, palesi le manifestazioni. E saranno i nömi che mi porteranno a carpire quello che si nasconde dietro ai nömi. Perché è il nöme l’unica cosa che d’avvero ci appartiene. E se il nöme è palesemente il nöme di Satana io dico: miei lettori, guardatevi tutt’att’orno dai nömi di Satana. Sarà ordunqu’e un caso che, nella colonna sonora del kolossal, accanto a nömi del calibro di Skrillex e Linkin Park, GIAMMAI non figuri il noto del Rock: Santana? Ed è forse Santana stesso ad aver scelto il suo nöme? Io dico: sì! E così anche la città di Torino, che immensa giace ignara accanto alla minaccia, deve cambiare il nome della sua vicina Santena in Littoria Taurinense. Perché poicch’è tanto facile che la chiesa di Santena venga scambiata tosto con la chiesa di Satana. Infine vi lascio con un monito. A voi che devoti pregate la beata Sant’Anna guardatevi dal non pronunziare in maniera affrettata il suo nöme, giacché poche sono le lettere che la differenziano dal nöme che noi tutti, pur troppo, ben conosciamo. Ma, come un’avolta disse l’uomo di scienzia, il Roberto Giacobbo, “Abbiamo soltanto sognato”.

Ernestode la Fuente 1


INDICE RIVISTA pag1

DJ Fagiano ci presenta il suo giornale

pag2-5

Indici

pag6-7

L’Angolo della Frutta

pag8-14

Concreto di Zeno Colangelo

pag15

Editoriale critico ma non troppo di Luca Parri

pag16-18

Ebbene sì di Federico Sini

pag19

Fumetto tipografico di Marco D’Urzo

pag20-21

La posta di Capitan Allodola

pag22-23

Imparando dai Fumetto Sperimentale

pag24-33

La ghegg’ della mosca l’ho aggiunta dopo nel mondo senza sedie di Luca Delloste

pag34

Prima pagina: Lo Scatologico con Badass Woodleg

pag36-41

Il teatro di Stefano Benni di Gabriele Bosco

pag42-44

La rubrica del Cornetto di Fabio Cardizzone

pag45

Toy’s wall di Nick I. List

pag46-51

Io e il Golem di AlbHey Longo

pag52-53 pag54

Imparando dai Fumetto Sperimentale Il gas di Julien Cittadino

pag56-58

Fluctuat Nur Mergitur di Gregorio Rampa

pag57-75

Dio e altre menzogne + Wait a minute di Luca Collignan e Julien Cittadino

pag76-77

Il sospetto agghiacciante di Daniele Demeglio

pag78-88

Terrah ! di Andrea Simone

pag90-91 pag92

Confessioni d’un grafico pentito Dinosauri seri di Bernardo Basilici Menini

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esagerando? Massì! Non so come facciano a venirti in mente certe cose, mi spaventi, tra poco cosa farai, mi parlerai di rettiliani?

INDIC AUTORI

Ma no dai... è che è come se qualcosa

Badass Woodleg - illustratore

non tornasse... voglio dire... non credi che se davvero fosse come ci Il suo nome non è un congiuntivo, perciò azzardatevi se un glielo volete è statonon detto la storiaa dirglielo, avrebbeperò avuto davvero dire, prima dovreste chiederci come si chiama… giusto? Non siamo sicuri di potervelo corso totalmente differente?

per noi l'omogeneizz ovvia: chi ha di men avrebbe visto la sua quella di chi ha di p invece? Non ti sembr "se chi ha meno e sof sopravvivere comunq per esigere di più?"; o divide, io credo.

M vis pos ch mome non

dire però, come disse il famoso filosofo: “Qui ci metteremo una bella musica drammatica, con tanti tamburi, tipo bo bom bo bom...”

Cosa intendi dire?

A me sembra che l'unione sia stata effettiva, non sono rimaste chiacchiere.

Gabriele Bosco - fumettista

Si,omaggio ma... è adavvero questo di Stefano Benni. Gabriele in questo numero ci offre un una drammaturgia … Segno ricco e caratteristico.

quello che ci saremmo aspettati? Insomma, la parola globalizzazione suonava bene, poteva sembrare davvero la fine di un'era e l'inizio di una nuova, molto più positiva: l'unirsi, il collaborare, a livello globale...

Fabio Cardizzone - giornalista Meglio conosciuto come Fabio il buon, (alcuni credono sia una cosa che c’entra con un E non èe che stato così? controverso programma televisivo nel quale mettono un sacco di risate registrate danno Molteespertone barrieredi sono meno, le nazioni un fastidio della madonna). Fabio è un grande film e ilvenute suo lavoro su questa rivista è di accoppiarsi con loro e portarci delle recensioni dell’amplesso. volte, purtroppo, la stringono patti di Acollaborazione, qualche film rimane incinto e dobbiamo disfarci di lui, di solito, con le dovute precauzioni,più circolazione di ma merci e persone è diventata questo non succede. Alcuni credono sia una pratica un po’ strana, ma noi siamo dalla parte di semplice... Fabio, continua così amico!

É proprio questo ciò che non mi torna! A te non sembra che sia stata realizzata solo metà dell'opera? É vero, le merci circolano più facilmente a livello globale, ma le barriere sono Che Zeno sia un rettiliano hipster lo sappiamo già, ma tanto da presentare un fumetto state davvero abbattute anche per le persone? direttamente preso dal suo moleskin, nessuno se lo sarebbe aspettato. Perchè oggieèsofferta più semplice accettare merci provenienti Eppure ecco trasparire la carta gialliccia, sporca di uno dei suoi sketchbook sui quali disegna quotidianamente. da ogni parte del mondo, mentre le persone, gli Strane usanze quelle dei rettiliani, tanto cheumani, forse la nostra nonancora riuscirà mai ad esseri sono razza spesso clandestini, adeguarsi ad esse. irregolari?

Zeno Colangelo - fumettista

Quello che dici è giu ma anche qui bisogn un punto di vista; co i popoli è una s per una vita degna e possibilità di autodet in maniera effettiva. vivere al di sopra dell possibilità, ma per av possibilità. Allora la diventa CHI, ha vissu vive ancora oggi al di proprie possibilità? ho appena parlato, o momento di "assenz denaro" continua c ad averne per vivere ben più che degna, a esagerata?

Seee... è a ved man

Marco D’Urzo - Grafico Il nervosismo compulsivo, la maniacale precisione in tutto Beh quello cheèintraprende, ma non così semplice...laleparanoia persone sono di cui impregna la sua vita e la sua sconfinata memoria per le cose inutili mondo avrebbero un'altra cosa... indel compenso però potuto fare di lui un eccellente monaco amanuense. Purtroppo Marco è nato qualche secolo la ricchezza i diritti, più tardi, e, a causa della crisi (vedi Grey7opics n°2), il sistema di remunerazione, dei monacisono stati distribuiti in maniera amanuensi ha subito un duro colpo. Marco sarebbe potuto diventare un contabile, avrebbe più guadagnato un sacco di tipe e si sarebbe fatto un sacco di soldi. Ma questa vita semplice non va equa, il mondo faceva per uno come lui, per cui nel 2007 decise di diventare un microchip. omogeneizzandosi!

Io vedo persone fago altre ridendo e beven e tu?

L’unirsi dei popo

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Luca Delloste - fumettista Luca Delloste noto paleontologo vissuto nella prima metà del nono secolo, intraprese la caccia al bufalo purpureo per conto dell’armata delle tenebre, e… tutto il resto è da scrivere… tutto ciò che vuoi che accada nella sua biografia sarai tu a deciderlo , sì proprio tu lettore che leggi questa zozza rivista appollaiato nella soffitta della tua scuola… sarai tu a dare un nome all’infante imperatrice.

Daniele Demeglio - scrittore Sherlock Holmes, non c’è un altro modo per definirlo. Badate bene, lo sherlock dei libri eh, non quello dei film o della serie televisiva. Alto, attento ai dettagli, esperto di arti marziali, insomma, una goccia d’acqua con il più grande investigatore della storia dell’universo (non batman, sherlock, appunto, che poi batman non so proprio perché alcuni si ostinino a dire che è il più grande investigatore del mondo. Cioè, ha scoperto chi è superman, ma non è che ci volesse proprio un genio eh… dai cazzo siamo seri, per un momento, l’avrebbe capito anche l’ottico di Clark Kent, oppure… oh, ci sono! Bruce Wayne è l’ottico di Clark Kent!).

Fumetto sperimentale - illustratori Non v’è dubbio alcuno, questi ragazzi si drogano, e anche tanto.

Nick I. List- graffitista Chi di voi non ha mai letto “la Casa Del Disagio” di Luca Collignan? Se l’avete fatto, conoscerete di certo lo scontroso e cinico Nick… ecco è proprio lui, le profezie dicevano il vero! Il suo regno di terrore distruggerà la nostra perfetta società, come fa una zolletta di zucchero, quando cade in una tazzina da caffè, piena di caffè…

Albhey Longo - fumettista Cioè… stavo guardando i suoi disegni e cioè, è forte, non forte come Cassius Klein o Godzilla, e nemmeno forte come Arnold Schwarzenegger che quelli sono solo steroidi. Ti dico forte… forte come… non so, non come quelli che si fanno le pere di synthol, che poi loro mica sono forti eh, è soltanto una facciata. Insomma, grossi fuori ma inetti dentro, che poi, già farti una pera di synthol. Albhey mica se le fa quelle cose, perché lui è forte in un altro senso… poi, cioè quello là si è poi scoperto che ha cambiato nome ed è diventato musulmano e quell’altro era solo una lucertolona di 160 metri in cerca di affetto.

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Luca&Julien - grafico e fumettista I due autori pur non essendosi confrontati sul loro fumetto hanno realizzato qualcosa di continuativo. Il tema era il sospetto e chissà perché, hanno pensato di infilarci blasfemia, esoterismo, masturbazione e kaiju. Si drogano male? La risposta è certamente sì, e tanto. Come hanno fatto due autori completamente differenti per formazione artistica a realizzare qualcosa di omogeneo? Si controllano? Ci controllano? La risposta è ancora una volta affermativa e tutti si chiedono quanto la comunità kaiju e quella cristiana possano offendersi per codeste ingiurie… Una cosa è certa.

Luca Parri - giornalista Ha una pagina facebook che in poco più di due giorni ha raccolto migliaia di “mi piace” pur facendo schifo… Insomma un grande, un esempio per tutti noi giovaniselfiemergenti che puntiamo ad avere un posto nella sala del Valhalla, dove l’impavido può vivere per sempre!

Gregorio Rampa - scrittore E’ l’anello mancante tra Fabio (quello della rubrica del cornetto), è quel tipo che fa “giochi brutti” su iutub. In comune con entrambi ha la passione per le armi bianche e la chitarra (e di sicuro un sacco di altre cose che noi non sappiamo). Nessuno di noi li ha mai veduti assieme, questo perché probabilmente sono la stessa persona. Perché ci accingiamo a fare due biografie quando potremmo farne una sola per entrambi? Nessuno lo sa con certezza, ma alcuni ipotizzano un complotto ai danni delle lobby delle viti degli occhiali da sole che vendono nei mercatini senza licenza.

Andrea Simone - fumettista È Uno. Che combatte le arti marziali. Nasce in Fillandia alla modesta età di otto anni, scopre ben presto di avere una notevole predisposizione per la barba natalizia (vedi numero seguente). la sua autobiografia fu perduta durante la guerriglia organizzata dal famoso Mastro Casuario, che cercò inoltre di mettere al sicuro una delle ultime copie del primo, leggendario numero.

Federico Sini - fumettista Unico Dojo al mondo ad educare gli yeti dei ghiacci alla nobile arte del Kung Fu, quello di Federico Sini. Riuscito nell’intento di portare avanti l’attività famigliare, ora alleva una notevole quantità di yeti, Alcuni dei quali riconosciuti anche a livello agonistico per le loro doti da combattenti. Sono passati 20 lunghi anni da quando Oroku Saki allievo del Dojo Sini, scelse di servire il male trucidando il Maestro Yoshi caro amico della famiglia Sini. Federico giurò a se stesso di vendicare il Maestro pur non avendolo mai conosciuto, ma si sa “vendicare il proprio maestro” è una tradizione di chiunque abbia un Dojo e pratichi arti marziali.

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I giovani d’oggi tengono a condividere con noi il loro pensiero. Comunque è vero, quando c’era l’amorchia.. anosmia.. ranchia.. chia. analchia.. non riesco a dirlo.

Per fortuna che questo baldo giovanotto ha colto il disperato segnale di questa fanciulla arrapata!

BEN Fit

STILLER 6

Bing farebbe qualunque cosa per attirare l’attenzione..


Questa settimana, l’Angolo della Frutta di Greyoptics vi propone una selezione di perle tratte direttamente da un noto Social, che ogni giorno ci intrattiene, ci consola quando siamo felici e ride con noi quando siamo tristi. Siamo orgogliosi di presentarvi il meglio del peggio di:

Social Netuor Fesbu Ammettiamolo, Fesbu è come un piccolo universo virtuale, nel quale ci rifugiamo perchè il mondo reale è troppo duro. In questa piccola realtà idilliaca non ci sono guerre, i bambini non muoiono di fame e le ragazze hanno le tette grosse. Insomma, noi abbiamo solo raccolto alcune perle che ci sono parse ricche di significato e umanità.

Ha sbagliato. Si dice “HE’S THING U (you) AMICI dalla massa”

Non so bene che dire..

Io ho provato ad approcciare una ragazza in questo modo una volta, ma non ha funzionato tanto bene

Ma che carino questo cagnolino!

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EDITORIALE di Luca Parri

CRITICO Fanzines on Drugs ma non troppo

La diffidenza genera creatività. È un dato di fatto che quando a qualcuno qualcosa non piace egli manifesti il proprio dissenso in maniera espressiva, gridando il proprio pensiero tramite un canale comunicativo utile a diffonderlo sia verso coloro i quali lo condividono, verso la collettività e, perché no, anche verso le persone a cui il sospetto è diretto. Sono molteplici le espressioni di dissenso riscontrabili nel corso della storia dell’uomo e tutte hanno o hanno avuto ruoli fondamentali per diverse correnti socio-culturali o socio-politiche. Lo sviluppo della stampa autoprodotta, ad esempio, è forse il macro-gruppo che riunisce in numero maggiore queste forme divulgative: dalle tipografie illegali che i partigiani utilizzavano per divulgare importanti messaggi passando ai recenti volantini fotocopiati in proprio dei movimenti antagonisti ci sono tantissimi episodi che riguardano questo mezzo di comunicazione dalle opportunità praticamente infinite. Sulla carta ci si può scrivere di tutto e se questa carta è completamente pensata e creata in proprio le variabili aumentano data la mancanza di “freni inibitori” che possono alterare o alleggerire il contenuto. Ma nel marasma dell’autoproduzione c’è una pubblicazione particolare, che è quella che voglio discutere ed analizzare in questo articolo, la fanzine. Fanzine, crasi delle parole anglofone “fan” (appassionato) e “magazine” (rivista), è quella particolare rivista autoprodotta all’interno del quale degli appassionati di un determinato ambito discutono dei prodotti del momento. Fornendo notizie, approfondimenti e contenuti appositamente

creati la fanzine riunisce una cerchia e contemporaneamente comunica all’esterno di essa cosa gli piace e perché. Non confondiamoci, però, non troverete mai uno di questi giornali dedicati alla caccia o al cucito né tantomeno saranno acquistabili tramite i metodi classici di fruizione (edicole, librerie) perché una fanzine non è una rivista tematica. L’opposizione culturale e il piglio alternativo, che va oltre gli schemi seminati dall’editoria più canonica, sono alla base di tutto. Per capire meglio cosa intendo occorre fare una digressione storica. Parliamo della seconda metà degli anni ’70, del punk, dell’anarchia e di tutta quella fucina culturale che ha influenzato mille percorsi diversi. E’ qui che si diffondono le prime fanzine, i punks duri e puri del Regno Unito si stampavano in completa autonomia le riviste per manifestare la propria cultura e far affermare un movimento che andava oltre al musicale. Passano gli anni, le creste si afflosciano e alcuni amici si perdono per strada ma i cambi generazionali permettono comunque che questo mezzo di comunicazione resista e anzi si espanda verso nuove direzioni: nascono, tra le altre, le riviste di fumetto indipendente autoprodotto. Terreno fertilissimo per le nuove leve di tutto il mondo, su quelle pagine muovono i primi passi personaggi che oggi annoveriamo tra i Maestri della nona arte: Jean “Moebius” Giraud con il suo “Métal Hurlant” o il nostro Andrea Pazienza su “Il Male” accompagnato da Vauro Senesi e Franco Fortunato Gilberto Augusto “Bonvi” Bonvicini sono solo alcuni dei grandi nomi del fumetto mondiale ad aver disegnato le prime, embrionali, storie che hanno contribuito a definire i loro stili che amiamo ancora oggi. La rivista che state leggendo è anch’essa una fanzine e anch’essa propone opere di un manipolo di fumettisti emergenti che vogliono auto-prodursi per farsi conoscere, magari nessuno di noi diventerà il nuovo Moebius ma almeno ci abbiamo provato.

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Piaciuta la storia di Federico? Ma non è finita, preparatevi a leggere il primo FUMETTO TIPOGRAFICO di Greytopics! Il fumetto tipografico parte dal presupposto che non so disegnare. E neanche scrivere troppo bene. In un fumetto gli stati d’animo dei personaggi vengono espressi dai disegni; in un romanzo dalle parole utilizzate. Nel fumetto tipografico i dialoghi provano a essere ridotti come quelli di un fumetto classico, mentre l’assenza di disegni viene integrata dall’uso di caratteri diversi, utilizzati anche solo per singole parole, per trasmettere lo stato emozionale del personaggio. Inoltre, come nella realtà, una ragionata e consapevole osservazione permette di elevare i punti cardine delle questioni sopra il magma di informazioni nel quale nuotiamo, rendendoli finalmente chiari e collegabili, come punti su una mappa che ci guida oltre la superficie di ciò che viviamo. MARCO D’URZO

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Quindi tu credi stia esagerando? Massì! Non so come facciano a venirti in mente certe cose, mi spaventi, tra poco cosa farai, mi parlerai di rettiliani?

Ma no dai... è che è come se qualcosa non tornasse... voglio dire... non credi che se davvero fosse come ci è stato detto la storia avrebbe avuto un corso totalmente differente?

Cosa intendi dire?

A me sembra che l'unione sia stata effettiva, non sono rimaste chiacchiere. Si, ma... è davvero questo quello che ci saremmo aspettati? Insomma, la parola globalizzazione suonava bene, poteva sembrare davvero la fine di un'era e l'inizio di una nuova, molto più positiva: l'unirsi, il collaborare, a livello globale... E non è stato così? Molte barriere sono venute meno, le nazioni stringono patti di collaborazione, la circolazione di merci e persone è diventata più semplice...

É proprio questo ciò che non mi torna! A te non sembra che sia stata realizzata solo metà dell'opera? É vero, le merci circolano più facilmente a livello globale, ma le barriere sono state davvero abbattute anche per le persone? Perchè oggi è più semplice accettare merci provenienti da ogni parte del mondo, mentre le persone, gli esseri umani, sono spesso ancora clandestini, irregolari?

Beh ma non è così semplice... le persone sono un'altra cosa... in compenso però la ricchezza, i diritti, sono stati distribuiti in maniera più equa, il mondo va omogeneizzandosi!

Anche qui, quale faccia della medaglia è stata scelta? Noi tutti aspettavamo altro, per noi l'omogeneizzazione al rialzo era ovvia: chi ha di meno e soffre di più avrebbe visto la sua condizione livellarsi a quella di chi ha di più e soffre di meno. E invece? Non ti sembra che il mantra oggi sia "se chi ha meno e soffre di più riesce a sopravvivere comunque, che scusa avresti tu per esigere di più?"; oltretutto, questo divide, io credo. Ma è anche giusto che chi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità si adegui a un mondo che cambia! Inoltre, viviamo un momento particolare, diciamocelo: non ci sono i soldi, quindi alcuni sacrifici vanno sopportati. Quello che dici è giustissimo, ma anche qui bisogna scegliere un punto di vista; comune a tutti i popoli è una storia di lotte per una vita degna e per la possibilità di autodeterminarsela in maniera effettiva. Non per vivere al di sopra delle proprie possibilità, ma per averne, di possibilità. Allora la domanda diventa CHI, ha vissuto, e anzi vive ancora oggi al di sopra delle proprie possibilità? Coloro di cui ho appena parlato, o chi in un momento di "assenza di denaro" continua comunque ad averne per vivere una vita ben più che degna, anzi, esagerata?

Seee... è arrivato Marx.... non ti sembra di vedere cose che esistono, ma in maniera oltremodo esasperata?

Io vedo persone fagocitare l'esistenza di altre ridendo e bevendo cocktails in barca. e tu?

L’unirsi dei popoli divide la ricchezza.


LA POSTA DEL CAPITAN ALLODOLA

HARR

Anne Bonnie Ciao sn una nyu entry. M’èsorto un dubbio: a pag 88 del n°2 c’è scritto (tra quelli che vi hanno ispirato) “dei pirati“. “Dei“ è scritto con la maiuscola perchè sono gli Dei pirati, oppure la “D“ è maiuscola solamente perchè è l’iniziale?

Il Capitano Per i Sargassi, quale domanda! La redazione di Greytopics in quel caso intendeva entrambe le cose. Dunque ci teneva a ringraziare per l’ispirazione sia alcuni casuali piarti, sia gli Dei pirati, i quali stanno laggiù a depredare, sgozzare e cantare sbronzi adorabili e deliranti canzoni marinaresche, dall’eternità per l’eternità.

Cristian Gasidio Vorrei far notare al grafico della vostra rivista merdosa che a pagina 85 dello scorso numero, parla di Gheytopics come se fosse tra le prime pagine,ma in realtà il giornale è quasi giunto al termine. Siete seri? Il n°2 è pieno zeppo di errori, preferivo le grafiche sognanti e le rubriche intelligenti ed impegnate del primo numero. Non vi legge nessuno, tornatevene a casa.

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Il Capitano Mio caro Christian. Purtroppo buona parte dei redattori e grafici che hanno partecipato nel numero 1 sono stati uccisi dal colera o sono dispersi in mare. La redazione ha però una soluzione anche a questo problema: è stato studiato un uso alternativo del formato cartaceo di Greytopics, pensato appositamente per quella nicchia di lettori scrupolosi ed esigenti della quale tu sembri far parte. È sufficiente che tu arrotoli la rivista su se stessa, che ti metta in una posizione carpiata, con il busto leggermente inclinato in avanti e te la inserisca lentamente nella cavità anale. Grazie per il pertinente messaggio.

Biff H. Tannen Vorrei sapere come va a finire la storia di Luca Delloste che c’è in questo numero. Vengo dal futuro ed ho acquistato il n°3, poi sono tornato indietro per chiedervi tutto ciò.

Il Capitano

Ernesto, che l’ho visto in TV da Maurizio Costanzoscio) altro non sia che una masnada di scimmie semiammaestrate. Non è forse vero?

Il Capitano Sedicoi scimmie, per un esperimento, vennero messe davanti ad altrettante macchine da scrivere. Inizialmente, le scimmie disorientate tentarono di azzannarle, o di usarle per masturbarsi. Quando capirono che premendo sui tasti generavano un rumore gradevole, iniziarono forsennatamente a perquoterli. Dopo tre anni le scimmie, battendo lettere a caso, avevano riscritto la Divina Commedia.

Dennis Nedly Ha ha ha, non hai detto la parola magica.

Il Capitano Cazzo... I dinosauri.

Ti serve forse una passeggiata sull’asse, mozzo dei miei stivali? Torna nel futuro e trovati la risposta da solo, razza di figlio d’un paguro. P.S. dato che vieni dal futuro, potresti cortesemente farci sapere se riusciremo a far uscire lo speciale e fantastico numero di natale?

JeanB Lamark Salve a tutti, ho ipotizzato che la redazione di Grungetobers (a parte

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CONIGLIO

Orecchie lunghe

Ali

Pelo

Nel fumetto che avete appena letto, l’animale viene chiamato erroneamente Congilo, poichè l’autore del suddetto voleva rendere più realistici i due stolti protagonisti (e non, come le malelingue han fatto notare, perchè non se ne ricordava il nome). Ha aggiunte inoltre molte parolacce per accentuarne la birboneria.

ANTILOPE

Buco per le carote

Trucco per la tivù Cornini muschiati Zampe lunghe Ma il Delloste ha fatto ben di più: per rendere Onore a un suo vecchio amico di cui sente oltremodo la più sincera mancanza (tale Gabriele Langosco, abita molto lontano, e i due riescono a vedersi soltanto un fine settimana sì e uno pure, poi però magari non si vedono per un mese. È un bel po’ un mese), ha insistito per inserire una delle sue maggiori opere. Questa meravigliosa acquaforte del XXI secolo non ha valore! Non ce l’ha proprio! Risalente al 2014 (anno che ricordiamo per l’uscita del secondo Versi strani incredibile numero di questa splendida rivista. Insomma, non era bello come il primo, ma bello, sì!) fu fonte d’ispirazione per il conte Delloste, per questo straordinario dramma verista che avete appena letto.

GONGILO

Ali

Versi strani

Non vive qui

Ma ora veniamo al gossip: recentemente Bollywood ha comprato i diritti di questa meravigliosa storia e presto ne farà un film, con attori del calibro di: Ben Stillo, Adam Sandaler e del grande Martin Lawrence d’Arabia. Che dire? In bocca al l’upo ragazzi!

Cula Lelod’est



Il numero più un cactus a soli

Ano 3 - n° 666

10 centesimi

mete : piove

13 Novembre 1918

Lo Scatologico Giornale che esce a volte

La redazione de “Lo Scatologico” si trova in via delle ciminiere n°33 interno B, androne 26, Auschwitz

E POI BOH...

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Nuovo batterio!

Ci planano addosso

La popolazione mondiale vive nella paura da ormai sei minuti, da quando l’Ente Ufficiale per lo Studio di Cose che Spaventano (EUSCS) ha dichiarato l’esistenza di un nuovo batterio pericolosissimo. In esclusiva per “Lo Scatologico” il discorso di Mauro Cane, responsabile della comunicazione dell’EUSCS.

Più che una leggenda metropolitana ormai, quella degli alieni che, da mesi, atterrano sulle coste del nord dell’Inghilterra. Inviato sul posto, Capitan Allodola intervista un abitante del luogo: - Allora, signorina, lei si chiama..? - Aaaarh? gnee gneee! Capitano, che succede? Non siamo riusciti a capire la risposta della signorina.. forse c’è un disturbo nel collegamento. - Ora glielo chiedo di nuovo, per Nettuno! Grazie Capitano. - Signorina, potrebbe ripetere il suo nome, parlando nel microfono? - Flbbb arheeee gnee! Capitano, cosa sta succedendo? forse questi famosi alieni non sono così pacifici come credevamo, cercano di interrompere le comunicazioni in tutto il mondo per dividere gli esseri umani e conquistare il pianeta! - Ma no, è questa qui, parla come una scema, e non si alza nemmeno dalla culla per rispondere! Capitano, quanti anni ha l’intervistata? - Dura giudicare, ma a occhio direi due mesi. C.A.

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Non andrete più al cesso tranquilli di Andrei Bulai

Tipo gli alligatori delle fogne. La gente li compra li alleva nella vasca da bagno poi quando sono troppo grandi cerca di sbarazzarsene buttandoli nei mari o nei fiumi. Ma loro non sono abituati a quegli ambienti così cercano di tornare indietro risalendo le fogne che scaricano nei corsi d’acqua. Finiscono nelle fogne e ogni tanto, quando passano intorno a scorie nucleari nascoste nelle fogne che la mafia smaltisce illegalmente, subiscono importanti mutazioni fisiche.

Questo è il caso di Girolamo, l’alligatore albino che è risalito dai bagni pubblici di un’azienda che produce borse in pelle di coccodrillo, una volta resosi conto di dov’era, s’incazzò di brutto e mutilò metà degli operai e uccise due impiegati degli uffici di progettazione. Comunque vedi tu come vuoi fare l’articolo, che io non c’ho mica solo le tue cazzate da fare. Se mi viene in mente altra roba te la mando. Cià A.B.

- Questo nuovissimo e mai visto batterio, che non abbiamo assolutamente creato noi e che non ci è assolutamente sfuggito di mano perchè una volta Gianni ha lasciato il frigo aperto, è molto pericoloso. Arriva nel sangue con dei grossi carri armati, masticando chewing gums, e sparando ai globuli nazisti. Come ben sappiamo i globuli nazisti sono dannosi per l’organismo, quindi le altre particelle del corpo accolgono il nuovo batterio come un eroe, gli danno da sposare le loro figlie e gli cedono delle zone del nostro corpo umano come ringraziamento. Avviene quindi la prima fase dello sviluppo del batterio all’interno del corpo ospite. Il primo costruisce delle basi militari sui territori ceduti dalle ingenue particelle del corpo, e ci si barricano dentro, tranne il sabato sera che escono a molestare e dare fastidio alle particelle circostanti, ma loro non si ribellano perchè il batterio è ancora considerato il salvatore. Avviene poi la seconda fase della diffusione, il batterio costruisce in tutte le parti del corpo dei fast food, e con una grafica accattivante attira tutte le particelle. Lo scopo è farle diventare più stupide e più obese, così che il batterio ci si possa confondere. Continua a pag. 24


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RUBRICA CORNETTO LA

DEL

Speciale Brasile (non pei mondiali)

Salve cari lettori di grestyopsic. Purtroppo non vi scrivo questo articolo dalla bat caverna centrale, poiché sono in missione per conto diddio al di là della distesa oceanica. Ma questo non ha nessunissima importanza amichetti miei poiché il mio legame al vostro interesse nei confronti di greysposticis è più forte di qualsiasi colla o incrociamento di flussi o power ranger in circolazione. Bene; detto ciò, miei cari lettori della domenica mattina sul cesso, andiamo, senza alcun indugio, anzi un indugio c’è. Noi non andiamo da nessuna cazzarola di parte. Io, invece, vado ad introdurvi l’argomento del giorno. Dalla regia vogliono fare gli spiritosi inventando allegri motivetti e temi per trastullarsi meglio e godere del panico degli scrittori e dei disegnatori della rivista, fumando il loro sigarone cubano e sorseggiando il loro vodka martini agitato e mescolato con cannucce, ombrellini, ghiaccio e orsetti gommosi seduti nel soggiorno.

Ho avuto l’illuminazione. Non ho visto la banda ma ci sono andato vicino

Perfetto, allora stiamo al gioco. Il tema di questa puntata è : “fondati sospetti”. Premetto subito che non farò felici i cari lettori cliché con giochetti di parole del cazzo tipo “Ho il sospetto che i sospetti

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dei sospettati siano...” NOOO. Non mi abbasso a questi livelli da Patrick, con tutto il rispetto per Patrick. Piuttosto parliamo di cose serie, ma non tanto. Per riuscire a trovare un film all’altezza di questo tema dobbiamo analizzare il tema stesso, naturalmente alla maniera della Rubrica del Cornetto. Tutto quello che dovete fare è prendere le due parole che compongono il tema. Fffatto? Bene. Ora analizziamo insieme queste parole. La parola sospetti ora non ci serve quindi non la cagheremo finchè non ne sentiremo il bisogno. Concentriamo i nostri sforzi pelvici sulla parola fondati. Non riuscendo ad avere idee brillanti pensando al tema in questione linearmente, ho dovuto pensare quadrimensionalmente. Così, sono andato a cercare la parola “fondato” sul dizionario. Una delle traduzioni mi ha incuriosito. A quanto sembra dalle guide grammaticali terrestri, cari lettori dislettici, questa parola può significare “che affonda le radici”. Allora ho avuto l’illuminazione. Non ho visto la banda ma ci sono andato vicino. Ho preso questa traduzione, ho buttato la parola “radici” nel cesso e ho tirato lo sciacquone, tenendomi la parola “affondano”. Quindi il mio tema è divenuto “ sospetti che affondano”. A questo punto, cari amici che si trovano nella confezione dei conflakes, ho fatto 2+2, ed è uscito l’unico film che avrei potuto recensire (in realtà è stato il primo a venirmi in mente, quindi magari ce n’è altri ma che si fottano). Quindi oggi, per voi, recensirò un filmone. Vi do degli indizi: ha vinto un sacco di premi Oscar anche se è stato girato nella vasca da bagno della casa del direttore catering. Avete già capito miei scaltri amici delle vasche da bagno? Il


film è “Titanic”. Lo so che di solito recensisco film più importanti, come quello della recensione del primo numero della rivista, ma quando un film chiama io devo rispondere. Ora recensiamo. Le informazioni in mio possesso, potete stare tranquilli, sono veritiere. Me le diede uno dei violinisti della nave prima di affogare nella vasca. Dunque il film è del 1997, diretto da un ubriacone a cui piaceva giocare con i sottomarini quando era piccolo (secondo me lo faceva anche da grande). Un giorno pensando a questo ricordo (o, perché no, giocando nella vasca) gli venne un’ideona. Egli si disse “cazzarola ho tanti soldi, faccio film e mi piaceva (o mi piace) giocare con le navi nella vasca da bagno. Diavolacci perché non giriamo titanic”. E così fece. Chiamò il suo vicino “ehi Fred…. FREEED, ho avuto un’idea”. “Oh no” disse Fred già rassegnato in partenza: “un’altra cazzata delle tue James?”, “ NO NO questa volta ci siamo, è un’idea geniale, ascolta: gireremo il film di titanic con delle navi giocattolo in una grande vasca da bagno tutta blu”.

E già cari lettori da ufficio oggetti smarriti. James voleva fare le cose in grande; quindi dopo aver riempito una piscina gigantesca con dell’acqua salata, ha pensato “beh visto che l’acqua è salata e che abbiamo i soldi, perché non mettere anche degli animali”. E cosi fece. Quindi anche se non si vedono, sappiate che ci sono degli animali. Dopo di che toccò ai provini per gli aisbergs. Mica tutti gli aisbergs sanno fare affondare un transatlantico di milioni di tonnellate. Ci vuole allenamento fisico, una tempra d’acciaio, e nervi saldi. Alla fine venne scelto un aisberg adatto al ruolo. Un campione di pesi e autore del libro “il ghiaccio oltre la siepe”.

Per prima cosa provinarono gli animali

Fu così che terminò l’amicizia tra James e Fred. Ma James non si rassegnò e perseguì nel realizzare il suo sogno nel cassoneterhherm nel cassetto. Così andò ad Hollywood e propose agli hollywuouodianai, che di ste idee ne hanno una caterva, il suo piano. E come potete immaginare, cari lettori del Sunday Times (è un anagramma. Se lo scomponete viene Greypostics), a loro piacque da pazzi questa nuova idea di creare un parco giochi acquatico negli studious. Così dopo aver affrontato il problema della sovvenzione, il nostro coraggioso regista, dovette vedersela con la storia. Non si poteva mica fare un film su una nave che affonda senza mettere una storia convincente e accattivante. Per fortuna il nostro eroe era preparato a questa evenienza. Così senza esitazione alcuna, si recò nella cantina della sua casa e da uno schedario impolverato tirò fuori un rotolo di cartone sigillato con sopra impressa la scritta “Da usarsi solo in caso di emergenza o se siete disperati”. Lo apri e ne sfilò il contenuto. La carta era vecchia e un po’ sbiadita, ma la sceneggiatura era ancora leggibile. Ma questo non è importante perché anche il nostro eroe era un po dislettico. Ad ogni modo, dopo aver analizzato la sceneggiatura ed aver preso visione della storia il nostro eroe James e la sua troupe iniziarono a fare i provini per il film. Per prima cosa provinarono tutti gli animali. Al che voi direte “ma come gli animali”.

I ruoli dei passeggeri vennero scelti abbastanza velocemente e facilmente. I protagonisti dovevano essere belli, giovani e con una formidabile capacità di evacuazione salivale. Se non sbaglio uno degli Oscar lo ha preso proprio Di Caprio per il miglior sputo non protagonista (ah no , scusate, l’Oscar l’ha preso lo sputo. Di Caprio non ne ha mai presi di Oscar). Una volta messo insieme tutto il necessario girarono il film, ovvero rimasero tutti insieme per un anno o più nella loro bella piscina a sollazzarsi e divertirsi con le navi finte, a parte le riprese delle ultime scene, per le quali la temperatura dell’acqua venne fatta abbassare. Di Caprio ci restò veramente sapete? quello che vediamo è il gemello, il quale recita meglio ma anche lui non vince Oscar. Ma parliamo della trama. Un ragazzo squattrinato vince i biglietti del viaggio per l’America sul titanic da una coppia di comparse, non perché fosse bravo a carte o perché fosse fortunato ma perché era sul copione. Dopo essere salito e aver gironzolato per la nave in cerca di un bagno dove farsi una doccia, incontra una giovane ragazza piena di soldi e di

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Ho fatto 2+2, ed è uscito l’unico film che avrei potuto recensire.

quadri che è stanca della nobiltà. Lei vorrebbe puzzare e non cambiarsi mai proprio come Dicaprio, il quale, va ricordato, in questo film si chiama Jack Dawso. Non vuole che i suoi amici del bridge sappiano che è lui quello che puzza e non si lava. Così i due piccioncini si incontrano. Dopodichè la trama si sviluppa pressappoco così: sputano insieme, fanno finta di volare insieme (che cretini), fanno l’amore insieme appannando i vetri di tutta la nave, si dipingono nudi, ballano insieme musiche irlandesi anche se non lo sono, vanno insieme sulla ruota panoramica, prendono lo zucchero filato insieme insomma fanno tutto insieme se non si è capito. Poi la nave incontra l’iceberg e si rompe. I piccioncini corrono insieme, liberano delle persone in terza classe, sconfiggono i tedeschi, distruggono un meteorite….scusate mi sono lasciato trasportare. Comunque alla fine si tuffano insieme ma muore solo lui, lasciando la ragazza, Rose, tutta sola sopra un portone, sul quale probabilmente ci sarebbe stato anche lui (anche se dai documenti del violinista ho scopto che Dicaprio ha la fobia delle porte che galleggiano nel bel mezzo dell’Atlantico di notte con un sacco di cadaveri intorno. Ogni volta che si trova in questa situazione, Dicaprio proprio non riesce a salire). E dopo che lui muore lei viene salvata. Poi

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diventa vecchia e ironicamente muore sopra una nave perfettamene funzionante che era andata a cercare quella distrutta (ditemi, cari lettori da saltimbanchi, se non è ironia questa). Cari amici di Greysprotics, anche oggi il nostro tempo è terminato. Ci vediamo nel prossimo numero con un’altra recensione. Statemi bene e via con bubu. Il vostro buon Charles de Camembert III


THE TOY’S WALL

Nick I. List











ANATOMY Like all squid, a giant squid has a mantle (torso), eight arms, and two longer tentacles (the longest known tentacles of any cephalopod). The arms and tentacles account for much of the squid’s great length, making it much lighter than its chief predator, the sperm whale. Scientifically documented specimens have masses of hundreds, rather than thousands, of kilograms.

enlarged suckers in two med rows. The dactylus is the tip. The bases of all the arms and tentacles are arranged in a ci surrounding the animal’s sin parrot-like beak, as in other cephalopods.

Fluctuat necun mergitur racconto di GIANT SQUID The giant squid (genus Architeuthis) is a deep-ocean dwelling squid in the family Architeuthidae. Giant squid can grow to a tremendous size (see Deep-sea gigantism): recent estimates put the maximum size at 13 m (43 ft) for females and 10 m (33 ft) for males from the posterior fins to the tip of the two long tentacles (second only to the

colossal squid at an estimated 14 m (46 ft),[2] one of the largest living organisms). The mantle is about 2 m (6.6 ft) long (more for females, less for males), and the length of the squid excluding its tentacles is about 5 m (16 ft). Claims of specimens measuring 20 m (66 ft) or more have not been scientifically documented.

squid species has been debated, but recent genetic research suggests that only one species exists.[3] In 2004 Japanese researchers took the first images of a live giant squid in its natural habitat,[4] and in July 2012 a live adult was first filmed in its natural habitat off Chichi-jima.[5]

The number of different giant

Sfondo nero, un nibbio bianco spolpa un teschio. La bandiera garrisce al vento, scotte e drizze crepitano tese ai tre alberi; il vento gonfia le vele del nibbio, le onde si frastagliano al suo passaggio, la salsedine inebria le narici degli uomini di mare. Le venature irregolari del legno, i fori di varie dimensioni, le scheggiature stuccate raccontano i dettagli delle infinite razzie portate in atto dai famigerati pirati che hanno sempre condotto la corvetta in ricche acque. Il motto Fluctuat nec mergitur, inciso e poi dipinto d’oro sulla porta dell’alloggio del capitano, impaurisce come fosse un lugubre macumba, dal mozzo all’ufficiale in seconda, e fin da quando la nave salpò dal porto originale è servito a scacciare lo spirito della rivolta. Ma i tempi stanno per cambiare. «I tempi son cambiati! Decidi o presto lo farà il pennone» dopo averlo ammonito, Steve Vane esce dalla cabina del capitano e sul ponte di coperta i marinai non indaffarati a mantenere la rotta prefissata lo accolgono con una caterva di domande. «Nostromo Hawkins, assemblea straordinaria nella stiva tra un giro di clessidra!» Qualche dente d’oro sfavilla nei sorrisi dei pirati che si scambiano gesti d’intesa: è ora di prendere in mano la situazione. Il sole raggiunge il punto più alto e il gruppo si ritrova come stabilito nella stiva. Ci sono i migliori: il quartiermastro “Old Don”, John Welch il carpentiere e l’apprendista John “chupasangre” Dumpsey, il nocchiere Jean “Mai Più” da Toulouse, il nostromo e Vane. Quest’ultimo tronca le silenziose occhiate che si scambiano i presenti: «Non sappiamo se ha accettato, non ci importa al momento, ma la flotta di Rogers è stata autorizzata dal Re a porre fine alle nostre scorribande. Ci è stata concessa l’amnistia, ma a patto che diventiamo corsari per la caccia ai pirati».

Tentacular club of Architeuthis The inside surfaces of the arms and tentacles are lined with hundreds of subspherical suction cups, 2 to 5 cm (0.79 to 1.97 in) in diameter, each mounted on a stalk. The circumference of these suckers is lined with sharp, finely serrated rings of chitin.[6] The perforation of these teeth and the suction of the cups serve to attach the squid to its prey. It is common to find circular scars from the suckers on or close to the head of sperm whales that have attacked giant squid. Each arm and tentacle is divided into three regions – carpus (“wrist”), manus (“hand”) and dactylus (“finger”).[7][8] The carpus has a dense cluster of cups, in six or seven irregular, transverse rows. The manus is broader, close to the end of the arm, and has

Giant squid have small fins a the rear of their mantles use for locomotion. Like other cephalopods, they are prope by jet – by pulling water into the mantle cavity, and pushi it through the siphon, in gen rhythmic pulses. They can a move quickly by expanding the cavity to fill it with water then contracting muscles to water through the siphon. G squid breathe using two larg gills inside the mantle cavity The circulatory system is clo which is a distinct character of cephalopods. Like other s they contain dark ink used t deter predators.

Rampa Gregorio

The beak of a giant squid, su rounded by the buccal mass The giant squid has a sophis ed nervous system and comp brain, attracting great intere from scientists. It also has th largest eyes of any living cre except perhaps the colossal

Alcune nuvole oscurano l’astro che è sulla via del declino. «Non fidiamoci. È tutto un trucco per avvicinarci. Il loro unico scopo è farci fuori dal primo all’ultimo» sibila chupasangre Dumpsey mentre gioca nervosamente con l’almarada sottratta ad un ammiraglio spagnolo. «E ci stanno riuscendo: Teach, tuo fratello Charles, Black Bart… pure Calico c’è rimasto e Anne e Mary hanno finto la gravidanza per sfuggire al cappio. Perciò di noi solo Welch può salvarsi». Il carpentiere tamburella sul ventre gonfio per l’alcool: «Per Giona! Potrebbe funzionare». Si ride per qualche istante. Vane riprende il discorso: «A noi non resta che scegliere la nostra fine». «Tenendo all’oscuro il capitano?» gli arruffati capelli grigi non coprono l’espressione seria di Old Don. «Talcott è più informato di noi sulla questione, ma non vuole mettere al corrente nessun altro» Vane parla senza incrociare lo sguardo del quartiermastro. «Ci consegna agli inglesi?» Hawkins esterna le preoccupazioni dei presenti. Vane continua a tenere gli occhi bassi mentre afferma: «Non lo so. Per questo vi ho riuniti. Ho buone ragioni per ritenere che il nostro comandante non sia più in grado di rappresentarci». «Avanti». Il portone di noce si dischiude lentamente e un viso fa capolino per scorgere se chi sta seduto alla scrivania, immerso nello studio delle carte nautiche, è di umore sereno. Un tricorno in testa e una pipa accesa in bocca che spunta dalla folta barba bruna lo identificano come il proprietario della corvetta. «Non farmelo ripetere». Il ragazzo, un mozzo, entra chiudendo sbrigativo l’uscio. Dentro, l’aria viziata dal fumo di tabacco e dal liquore invecchiato è quasi palpabile. Diverse scartoffie stropicciate sono sulla scrivania insieme a

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compassi, righe e altri strumenti a lui sconosciuti. «I miseri bifolchi complottano qualcosa?» l’uomo lo scruta con occhi vigili. Il ragazzo esita, fissa le dita dei piedi sperando di trovarci la risposta giusta, al che il capitano, con calmo tono autoritario: «Credo di avere all’incirca trent’anni. Uno in più, uno in meno. Non tengo il conto. Sia come sia, quelli come me a questa età si ritrovano con il collo allungato e i corvi a banchettare con i loro occhi. Pochi esclusi. Tu ne avrai al massimo venti. Hai intenzione di distinguerti dagli altri, di governare un giorno il Nibbio?» «Si señor!» Senza scomporsi il comandante si leva il cappello rivelando un principio di calvizie e lo appoggia sulla scrivania: «Allora uccidimi come feci io con il precedente capitano o dimmi: chi e dove» «L’ufficiale Vane, Hawkins, i carpentieri, Old Don e il negro, nella stiva» tutto d’un fiato il ragazzo. «La solita combriccola, insomma» il signore dei pirati si alza dalla sedia. «Vuole che vada a origliare?» Con sguardo perso nel nulla, il filibustiere fissa il ragazzo. Dopo un po’ si riprende: «Ah, è inutile. Intravedo già la scena: Vane col suo fare da affabulatore metterà tutti contro di me, il buon Old Don farà da controcanto e cercherà di raffreddare l’animo di quella testa calda di Dumpsey. Di Welch e Jean non mi preoccupo, sono dalla mia. Ma se ti vuoi rendere utile, va’ fuori e senza dare nell’occhio scopri quante lame ho dalla mia parte». «Per Giona! Su questa bagnarola ci sarà sempre e solo un capitano: Talcott Pow!» esclama Welch battendo il pugno sul ginocchio e fa per andarsene. «Un codardo! A Cartagena e Port Royal l’ho visto accogliere dei funzionari, forse spie, e ad Antigua era in compagnia di Hornigold, lo spirito di Charles mi perseguiti se spergiuro!» «Tu! Figlio d’una cagna, rimangiatelo o diventerai l’esca per squali», l’indice puntato di Welch non impensierisce più di tanto Vane. «C’eravamo io e Mai Più con lui, Welch. Abbiamo visto tutto, vero Jean?» chupasangre Dumpsey da una gomitata alla spalla del francese che mostra le lettere scarificate, una per nocca, della parola “THRUT”. «Non possiamo esserne certi, ad Antigua eravate ubriachi, me lo ricordo: nella bettola di Betty ti sei scolato mezza botte» il francese sdegnato mostra “STORY” impresso nell’altra mano, mentre gli altri recriminano; ma il vecchio prova a ragionare: «Steve, bisogna chiarirsi con Talcott». «No, vi dico: trama qualcosa. È da giorni che puntiamo verso Nassau! Dritti nelle fauci di Rogers! Bisogna fermarlo finché ne abbiamo la possibilità. Siete con me?» insiste Steve Vane. «La morte di tuo fratello ti acceca, ragazzo» ribatte Old Don, severo. Dal fondo della stiva inizia a salire il puzzo dell’acqua stagnante.

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«Non tirare in ballo Charles. È stato stupido a fidarsi di chi non doveva e io cerco di trarne una lezione». L’aspro odore di sentina è sempre più penetrante. «Da quello che ho sentito, una quindicina di uomini si fida ancora di lei, señor». Talcott si rimette a sedere. «Addio vantaggio numerico. Non resta che aspettare». Si accende la pipa dello stesso legno del Nibbio e sprigiona dalla bocca una nuvola argentata. «Sai cosa vuol dire la scritta sulla porta?». «Lo siento, non so leggere». «Fluctuat nec mergitur» il pirata scandisce


lentamente le sillabe. «Un tempo paralizzava dal terrore chiunque l’ascoltasse. Chiunque. Forse funziona ancora. Quando eravamo semplici marinai, anche io, Jean e Vane eravamo succubi di quella frase. E il capitano – si faceva chiamare Black Claw per via del moncherino che aveva al posto della mano, sai, sembrava proprio l’artiglio di un rapace e lui si compiaceva di questa coincidenza tanto che girava voce che si impadronì del Nibbio, la vedetta di un grosso convoglio francese, solo per un suo capriccio … – dicevo: e il capitano, Black Claw, ripeteva ossessivamente questa macabra litania poco prima di affibbiarci una punizione a dir poco spiacevole». «E cosa significa?» «Ah, nessuno di noi lo sa. Black Claw, forse. Ma ora non può rivelarcelo». «Old Don, sei con me?» Il vecchio, dopo aver rimuginato, con voce di supplica: «Steve, non farlo. Talcott sa il fatto suo». «Non difenderlo! Ogni sua azione indica la sorte a cui ci sta condannando». «Ricordi quando uccise Black Claw? Riunì l’assemblea e votammo all’unanimità» «Era diverso: vendicò il torto che aveva subito Jean!» conferma Welch. «Tu, Vane, sei stato tu a pregarlo di fare giustizia e lui agì. Fece un favore al Nibbio». «“L’artiglio” ti aveva tagliato di netto la lingua, eh Mai Più?» scherzando chupasangre mima la scena con il coltello spagnolo: «Fluctuat nec mergitur, fluctuat nec mergitur e zac! Non sentimmo più la tua voce». I presenti ricordano l’avvenimento in silenzio ossequioso. Old Don sfila il pugnale e lo depone ai piedi dell’ufficiale in seconda: «Io mi schierai con Talcott e feci bene. Non sarà così per te». Gli altri pirati guardano apprensivi Vane e poi l’anziano quartiermastro. «In questo caso dovremo fare a meno di te» dichiara cupo l’ufficiale. «Senza il consenso di Old Don non possono nulla. Lui mi affidò il comando della nave ed è solo lui che detiene il grado di destituirmi» ripetere quasi a memoria le regole che vigono sul Nibbio sembra rassicurare il capitano. «Señor» il mozzo che lo ascolta dalla mattinata decide di liberarsi del dubbio che lo tormenta da giorni: «Ci sta conducendo da Rogers per farci impiccare?». Talcott pare sorpreso dalla domanda, si alza senza troppe cerimonie dalla sedia e senza proferir verbo fa un giro della stanza, intorno al ragazzo. «Questo si vocifera, quindi! Non l’ho detto a nessuno, nemmeno al mio secondo ufficiale, e vuoi che lo dica a un moccioso?». L’indignazione dipintasi in volto si tramuta ben presto in rabbia, che cede subito il posto alla rassegnazione. Il provato lupo di mare si avvicina tentennando alla sedia e ci si accascia.

«In parte è la verità. Restituirò il Nibbio e accetterò l’amnistia che ci è stata concessa. Voi sarete liberi di andare dove vorrete». Il silenzio calato all’improvviso nella stanza viene infranto dalle sue grida frustrate, alcune delle quali incomprensibili. Però ricordatosi di essere alla presenza del ragazzo, rinsavito, accende con calma flemmatica la pipa e vi aspira profondamente. «È l’unico modo per salvarci, non capisci? No, Vane non avrebbe capito. Da quando è morto Charles, sogna ogni notte Rogers e i mille modi per trucidarlo. Non avrebbe capito. Non resta che aspettare» «Andiamo. Fermiamo quel folle». «Te ne pentirai. Ce ne pentiremo tutti, per Giona!». La stiva si svuota. «Capitano! La ciurma ha qualcosa da dirle, venga fuori!» La fatidica chiamata non si fa attendere; si erge oltre lo sciabordio delle onde, il fischiare del vento, il crepitare delle funi, il garrire della bandiera; oltrepassa le pareti di legno scuro della cabina, noncurante del motto latino impressovi sopra. Il capitano si alza. «Resta qui» comanda al mozzo. «Se scoprono che sei stato con me non durerai molto»

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Talcott Pow impugna la spada, sua fedele compagna nei feroci abbordaggi. «Sai, Vane è un ottimo pirata. L’unico problema è che ha paura di finire come il fratello. Una vera disgrazia per chi si circonda di criminali», e apre la porta. Sul ponte di coperta la maggior parte dei marinai lo fissano torvi, intimoriti pochi altri. Vane è sul cassero in mezzo a loro. «Capitano, abbiamo scoperto i tuoi piani! Hai disonorato l’accordo che abbiamo stretto prima di salpare. Per questo tradimento ti sciolgo dal suo incarico» «Vaneggi, Vane. Già dalla morte di Charles hai iniziato ad avere teorie cospirazioniste, infondate dalla prima all’ultima» «Non fare l’errore di tirare in ballo Charles». «Ascoltami, Vane. Ascoltatemi tutti, pendagli da forca. L’unico porto sicuro è Nassau. Intorno a noi è terra bruciata». Molti osservano il mare sciabordare all’orizzonte. «Dietro di noi, Hornigold con la sua flotta ha l’ordine di aprire il fuoco se non dovessimo recarci a Nassau. A Est e Ovest, Barnet e Reth lucidano i cannoni nella speranza di una nostra deviazione dal percorso concordato» Lo scafo iniziò a oscillare sempre di più. «Avete sentito la confessione! Hornigold, ci dà in pasto a Hornigold!». I pirati non aspettano che quel segnale e finalmente si fiondano sul loro superiore sommergendolo in un groviglio di muscoli. E così a un certo punto dall’ammasso di corpi emerge Talcott, occhi pesti e sputante sangue, le mani legate dietro la schiena. A forza viene issato sul parapetto del Nibbio mentre la corda viene fatta girare intorno all’albero maestro. Un’estremità è retta da una mezza dozzina di uomini, dall’altra il nodo scorsoio insaponato sta per essere ancorato al collo, quando: «Fluctuat nec mergitur, fluctuat nec mergitur» Talcott Pow, ormai moribondo, con quanto fiato ha nei polmoni intona una via di mezzo tra un grido disperato e una maledizione ai suoi carnefici. «Fluctuat nec mergitur, fluctuat nec mergitur» I pirati non comprendono e si fermano, scacciano il malocchio con mosse ripetitive e sputi. Jean da Toulouse si tappa le orecchie e serra le mascelle; Welch e Hawkins impietriscono. Chupasangre cerca rassicurazione nell’espressione fredda del suo nuovo comandante, il quale aspetta che la paura scemi per pronunciare, sardonico: «Le ultime parole. Appropriate. Eseguite». Sulla scrivania la pipa ancora accesa emette un profumo invitante. Il mozzo si avvicina, l’afferra e alla prima boccata tossisce, poi ci prende gusto. Si accomoda sulla sedia e indossa il tricorno. In un cassetto trova una pistola a pietra focaia e un acciarino.

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«Hai intenzione di governare un giorno il Nibbio?» la domanda riaffiora nella sua mente. Inizia a caricare la pistola e arma il cane. Un bicchiere mezzo pieno di rum è li vicino. Ascolta la voce di Talcott strozzarsi a metà frase, le risate di scherno che poco dopo vengono rimpiazzate da un muto sconforto. Alza il bicchiere e brinda silenziosamente al morto, che le fiamme dell’inferno siano clementi con la sua anima. È deciso. Si alza ed apre la porta. I tempi stanno per cambiare.



















Daniele Demeglio

Sospetto agghiacciante O impavido lettor ch’a codesto giornaletto t’appropinqui con turba e con sospetto, frena le dita tue dal girar pagina ed avventurati con me in codesto fiume, un flusso, scritto da un misero auctore, d’incoscienza assai sfrenato, da far risorger temporaneamente James Joyce per schiaffeggiar isto malnato. M’avventuravo un dì con far contento al mio lavoro assai sottopagato, quand’ecco odo dir da due megere: “Hai visto quello lì, tutto impettito? -dice una delle due parche puntandomi il dito controA quello natalizie puoi appender palle poiché sua moglie tanto l’ha tradito che c’ha ormai du’ corna d’alce adulto. Ed ogni volta ch’egli va al lavoro, lei rende il suo talamo impuro e rotto a giudicar dal rumor che fanno”. A udir queste parole m’assalse un impeto animale e tarzanesco che m’impose a casa di tornare ed il fellon testé di strangolare. Al seguitar d’attesa semaforica, la fretta era tanta e la corda poca, ma abbastanza. Piombai dunque in casa assai furioso, ma nel veder mia moglie sola, un nuovo e mesto malessere mi prese: ormai sopraffatto dalla gioia il cardio mio decise di scoppiare e caddi come corpo morto cade. Mi svegliai su una nuvola lattea, così com’eran la tunica e le ali che sentivo crescer tosto sulla schiena ed una voce atona m’avvisa: “Figliuolo, tu d’infarto fosti morto, ed ora giaci qui in Paradiso, con a te annesso un cartello con data, ora e causa della morte.”

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Stupito ed un po’ disorientato, com’anima in pena vagai scontento della sorte mia ma conscio che’l Destino ha una flebile ironia. Ed ad un tratto coi miei occhi vidi un’anima un poco infreddolita “Dimmi o fratel, come sei morto?” “Son morto congelato dentro a un frigo. E tu, dimmi fratel, come sei morto?” Stupito dall’insana circostanza in cui quell’anima spaesata lasciò la Terra risposi in fondo al cuor con una risata: “Morii di contentezza quando m’accorsi che la moglie mia, tal Mariuccia Rossi di Genova, non mi tradiva ed ora sono qui in Paradiso” A udire il mio discorso sbiancò l’altro e iniziò a menar con tanta foga che solo sibilando riuscii a chiedere “Perché tanta violenza, o mio fratello?” “Perché tu sei un idiota patentato! -rispose l’altro preso dalla fogaIl tuo sospetto era ben fondato: la tal Mariuccia che tu tanto amavi era la mia amante prediletta! E saremmo vivi entrambi, tu ed io, se quel dì nel frigo tu avessi guardato!”.

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T






a i t s e e i b b b r a Ba Punk Entra nella casa di

Guarda, c’è uno scivolo! Non me ne frega un CAZZO, io cado giù dalle scale, mi si è aperto il cranio ed inizio a sgomitare Qui nella casa di Barbie Punkabbestia. Guarda, ci sono le sue amiche schiave del sistema, mi vien da vomitare, gli lancio contro il cane! Nella stanza segreta, ma cosa ci vieni a fare, arrivano gli sbirri Lavora, consuma, crepa Ken è l’infame Qua tutte le cose vanno a male Qui nella casa di Barbie Punkabbestia

Prenotala subito alla Giochi del Nunno dove i bambini subiscono poche violenze


g T Ci hanno accusato di aver fatto una rivista è falso

Greytopics non è una rivista

è come quando metti le dita nell’accendisigari della macchina per vedere cosa succede

è come quando lecchi i sassi per sapere di che cosa sanno è come quando caghi per terra per vendicarti della catena di fast food è come quando scarichi tutti i 60 film di godzilla perchè ti piacciono i mostri

è come quando sbirci sotto le mucche per trovare il toro

PENTITO

Greytopics è quando ottieni un risultato ridicolo dopo un tempo di lavoro assurdo come quando non hai capito un cazzo ma hai comunque delle cose da dire come quando sei un attento osservatore dal di dentro

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CONFESSIONI D’UN GRAFICO PENTITO Quello per greytopics è un sentiero a senso unico un pozzo profondo da cui non c’è uscita chi non c’è caduto dentro non può pensare di scorgerne il fondo

Greytopics è come quando parli di greytopics e quelli che non ci sono finiti dentro ti dicono: “drogati meno Mauro”

Io non mi chiamo Mauro

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DINO SAURI SERI

Dopo un’attesa febbrile nel Regno Unito e nel mondo, il popolo scozzese ha preso la sua decisione. Quando le questioni politiche hanno questa importanza si trascinano ovviamente dietro conseguenza gravide di significato. Quando si dice che il referendum scozzese ha fatto storia, in sostanza, non si potrebbe usare un’espressione migliore. Anzitutto perchè è stato sancito che un popolo può chiedere e ottenere un referendum per la propria indipendenza. Il discorso ovviamente più complicato: anzitutto si deve avere un passato come stato, o almeno come nazione (e quindi ciao Padania indipendente); secondariamente si deve appartenere ad un continente dove viga la democrazia (ciao Tibet e Palestina); in terza di poi, per potersi liberamente autodeterminare, non si deve essere terra contesa tra forze politiche in lotta (ciao Ucraina). La questione della partecipazione, poi. L’affluenza è stata dell’80%, un tasso vertiginosamente alto per la media. Se può sembrare non adeguato all’importanza della questione, si ricorda che nella grande Europa della Democrazia l’affluenza alle scorse elezioni comunitarie non è arrivata alla metà degli aventi diritto. Il risultato costituisce un caso ambivalente. Anzitutto perchè il margine è stato molto risicato: il “no” ha vinto con appena 400.00 mila voti di scarto, vale a dire meno della metà della popolazione di Torino. Tante voci parlano in realtà di una vittoria, pensiero assolutamente non assurdo, dato che testimonia che non solo c’è una forza indipendentista, ma addirittura che è in grado di rappresentare quasi metà della popolazione. Questo porterà a riproporre la questione in futuro? Forse, ma comunque improbabile. Nel diritto, italiano come internazionale, la giurisprudenza circa un referendum è dubbia: qualunque sia l’esito viene considerato incontrovertibile, ma per quanto? Nei casi in cui vinca la parte proponente del referendum la risposta è quasi ovvia (si veda il nucleare in Italia o il caso eventuale della Scozia indipendente), ma in quelli in cui a vincere è il “no” non è indicato alcun termine dopo il quale riproporre la questione. Un altro dato molto importante è economico: comunque la si volesse vedere, il divorzio angloscozzese avrebbe avuto conseguenze tragiche per la patria di William Wallace. Abbandonare la moneta più forte del mondo per sostituirla con una che sarebbe stata carta straccia, sarebbe stato più che sufficiente per distruggere l’economia scozzese. A questo si deve aggiungere che la Scozia è decisamente poco dotata

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di di fonti di ricchezza: il settore secondario è del tutto in mano agli inglesi, mentre quello terziario è stato importato da questi. In due parole: la Scozia poteva scegliere se espropriare con la forza le proprietà inglesi (cosa che nella storia si è sempre rivelata un’idea poco acuta), se “affittarle” a costi proibitivi, oppure fare a meno di tutti quei settori che esulano dall’agricoltura e dalla pastorizia.

Bernardo Basilici Menini

La Scozia e la pace. Su questo tema è difficile dare torto agli indipendentisti. Scegliendo l’indipendenza, gli scozzesi sarebbero diventati un popolo privo di ordigni nucleari, costringendo oltretutto il Regno Unito -o quanto ne sarebbe rimasto- a spostare la propria flotta nucleare, con dei costi ovviamente esorbitanti. Questo non avrebbe comunque compromesso la sicurezza della patria: nonostante non avrebbe avuto più uno degli eserciti più potenti al mondo come protezione, è difficile pensare che qualcuno avrebbe voluto attaccare la Scozia, sia in termini di motivazioni che in termini di opportunità. Un punto rimane aperto: l’Unione Europea. Nelle volontà degli indipendentisti il neonato stato avrebbe fatto immediata richiesta di entrata nell’UE. Tuttavia, per essere accettati, serve il voto favorevole di TUTTI gli stati membri, cosicchè il veto di uno solo equivale a certa respinta. Chi potrebbe votare contro ? Qualcuno c’è. La Spagna, con i fermenti in Catalogna e nei Paesi Baschi, che hanno già organizzato un referendum sull’indipendenza, non farebbe altro che il proprio lavoro.


PoStFaZiOnE di uno a caso …Salve…ehm ehm. Sono uno che non dovrebbe scrivere qui, perché la mia vita sono gli scarichi e le tubature e il mio livello di intelligenza è pari a quello di un gerbillo del bengala. Potrei raccontarvi cose incredibili che accadono al livello sotterraneo di questa grande, bella e spettacolare azienda (mi pagano due pesetas per ogni aggettivo positivo) che la “De La Fuente Hermanos & spa”. Orrori innominabili e blasfemi. Ma niente di lontanamente paragonabile a scrivere la postfazione di questa rivista. Cioè, io aggiusto tubi, al massimo me la devo vedere con le creature che fuoriescono dai vostri luridi scarichi. Avete presente, quei pesciolini rossi che comprate perché siete soli e non avete amici e volete esporre i vostri problemi a qualcuno e sperate che quel qualcuno siano loro, poi, quando vi accorgete che non vi danno soluzioni né calore umano, li buttate del cesso? Beh, uno di quelli mi ha staccato un piede un paio di anni fa. Per non parlare dei criceti che si accoppiano con alligatori albini dando vita ad empi incroci. Ma finalmente, dopo tre generazioni di sturatori di tubi, i redattori di Greitopi (quei così bravi ragazzi) mi hanno promesso la LUCE. Avrò finalmente la lanterna d’olio che per anni ho bramato con tutto me stesso e già che ci siamo una lattina d’aria fresca, segnatela, mi raccomando. Tutto quello che devo fare è scrivere due righe per questa fantastica rivista che i miei occhi non hanno potuto ammirare in mancanza di una fonte luminosa. Quindi ecco a voi la postfazione: “Due righe”

RINGRAZIAMENTI Avevate il fondato sospetto che il terzo numero di Grey7opics non sarebbe mai uscito. Come darvi torto? Anche noi non ci credevamo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Ovviamente questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di molti amici, parenti pirati, kaiju e altre entità sovrannaturali la più importante tra le quali il sempiterno Cthulhu, da cui dipende la stabilità del soffitto della Redazione. Ma andiamo con ordine. La prima persona da ringraziare è Ernesto de la Fuente, il mio fratellastro nonchè finanziatore della rivista. Lui è convinto che noi si stia facendo qualcosa tipo “quattroruote“, quindi se vi chiede se vi piacciono le macchine presentate da Grey7opics voi fate finta di nulla. Ringrazio poi la redazione effettiva: Julien Cittadino, Luca Collignan, Luca Delloste e Federico Sini (?), il quartetto di tre giovani aitanti e spensierati che costringiamo a drogarsi 24/7 per produrre i contenuti. Poi ringrazierei tutti i disegnatori, scrittori e giornalisti che hanno contribuito a riempire le immonde pagine di questo libercolo. Grazie, quindi Badass Woodleg, Gabriele Bosco, Fabio Cardizzone, Zeno Colangelo, Marco D’Urzo, Daniele Demeglio, Niccolò Buttigliero, Marcello Cavuoto, NickI.List, Luca Parri, Gregorio Rampa e Andrea Simone, Luca di Nunno, Gabriele Langosco, Bernardo Basilici Menini. Infine, queste pagine non avrebbero visto la luce senza il contributo strutturale di alcune persone che ci hanno ispirato, appoggiato, insultato e in qualunque modo spronato a non mollare mentre qualcuno si accende una sigaretta. Grazie quindi alla redazione dell’Indice dei Libri del Mese per i consigli, Roberto Balocco per le dritte in campo grafico, Daniela Delfino per aver corretto i nostri atroci errori ortografici, la pagina Amo il mio Carabiniere, fonte di infinite suggestioni, e poi, in disordine, Raul Bova, Godzilla, Ben Stiller, Valeria Lukyanova, i Lolocaust e Papa Francesco. Di solito alcuni redattori lecchini ringraziano anche il lettore, senza il quale nulla sarebbe stato possibile, ma ho appena subito un esame rettale e non sono in vena di sentimentalismi, quindi venite a visitarci sui social e se non siete contenti spediteci per posta una carretta piena di merda.

Grazie per la vostra attenzione, “il vostro amichevole anonimo stubatore di quartiere” Hans Schouwburg

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P.S. venite a trovarmi, sono solo soletto, ho bisogno di un po’ di amorevolezza.

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In fede, Cap. Allodola


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