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Caltanissetta
di Calogero Ariosto
C’è un luogo in Sicilia dai tanti poco conosciuto, un cuore nascosto da cui si diparte sin dai tempi remoti una incessante energia, una vitalità invisibile, fatta di uomini, di idee, di ingegno, qualità tutte che concorrono alla vitalità e alla bellezza di questa Isola e che nonostante le avversità, gli sfavori, il fato ostile, ancora emana e diffonde. Noi la chiamiamo “Mancha Nissena”. Isola nell’isola e Caltanissetta né è sempre stata la Capitale. Come la più celebre Mancha di Miguel Cervantes nel suo Don Chisciotte, questo cuore interno della Sicilia conserva particolarità proprie di tipo culturale, naturale, storico. Come la Mancha dell’hidalgo spagnolo, anche quella “Nissena”, è fatta di un territorio dal clima secco, dove trovano ospitalità la vite, il mandorlo, il pistacchio. Gli uomini da millenni abitano queste colline del centro Sicilia, dividendosi fra messi e miniere, entrambi araldi del giallo ovunque dominante il paesaggio nisseno. Il giallo della pietra di tufo che decora i palazzi della città e il giallo dello zolfo, già oro di questi luoghi, si confonde con l’altro oro del colore del grano che irrompe e ondeggia nei campi, ritmato dal vento caldo e secco tipico della sua estate. Caltanissetta lontana dal mare, eroina per la sua posizione isolata, è rimasta al riparo dei cambiamenti repentini e li ha resi meno traumatici per la sua gente.
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A dispetto degli invisibili ostacoli Caltanissetta è stata e rimane il centro di incontro di menti brillanti, disincantate ma affascinanti, che hanno contribuito e tuttora concorrono a fare della “Mancha Nissena” un distretto sorprendentemente interessante e culturalmente intenso. La Coppa Nissena, i suoi artefici, i suoi protagonisti e la sua gente rimangono un simbolo di questa vitalità velata.