Espoarte #76

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la fiera d’arte dedicata alla fotografia e al video Superstudio PiÚ via Tortona 27 - Milano www.miafair.it venerdÏ 4 maggio 2012 ore 12.00 - 22.00 sabato 5 maggio 2012 ore 11.00 - 21.00 domenica 6 maggio 2012 ore 11.00 - 20.00

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di livia savorelli

Omar Galliani, Siamese, 2010, matita su tavola, cm 100x100. Foto: Luca Trascinelli 8 | espoarte 76


svetlana ostapovici spRinG eXHiBitions: Mia FaiR 2012 Milano by Romberg Arte Contemporanea FotoGRaFia eURopea 012 Reggio Emilia “Dalla parte delle donne…” a cura di Chiara Canali a WHispeR in tHe soUnD oF silence Venezia – Cà Zenobio a cura di Massimo Sgroi

Svetlana Ostapovici, Metal recycling 40, 2011, inkjet on cotton paper, cm 100x67, ed. di 7+2 pda

innatURel 2 Parigi – Selective Art Gallery Paris a cura di Martina Cavallarin

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espoarte 76.LE Espoarte cambia look e ti regala la Limited Edition... Cosa aspetti? Abbonati subito... Il progetto 76.LE: 10 multipli di dimensioni 19x26 cm, stampati su carta speciale, numerati e firmati dall’autore, dedicati a 10 artisti la cui storia si è intrecciata a quella del Ma-

gazine. Per ogni nuovo abbonamento sottoscritto verrà inviata una Limited Edition, confezionata in un apposito packaging personalizzato, contenente un multiplo e una copia di Espoarte (primo numero di-

sponibile a partire dall’attivazione dell’abbonamento). Offerta esclusiva riservata ai primi 200 abbonati (valgono sia i nuovi abbonamenti sia i rinnovi di abbonamenti già attivi)...

Ce lo siamo detti tante volte «guai a voltarsi indietro!»... al massimo, agli anni addietro, ci si dà una rapida sbirciatina, ogni tanto, non per nostalgia, s'intenda, ma per ricordarsi la strada fatta e quella ancora da percorrere. Con ESPOARTE 76.LE abbiamo dato un colpo alla botte e uno al cerchio: un regalo (una stampa a tiratura limitata) per chi ci ha sempre seguito (o per chi vorrà farlo in futuro) e uno sguardo agli artisti che le hanno ideate, molti dei quali nostri ospiti sul magazine in un passato più o meno recente.

Mirko Baricchi

andrea chiesi

kinki texas

fulvio di piazza

ettore frani

i protagonisti di 76.le Mirko Baricchi | TESTUALE Ogni testo necessita di un pretesto per "avvenire". Per approdare al contenuto nella materia e tramite la materia pittorica il "pretesto" si deve mettere al servizio del pensiero. (Mirko Baricchi - da Espoarte #76) in copertina sul #29 Andrea Chiesi | MARZIALE Ascolto il ventre. La testa rielabora. Le mani eseguono. In sintesi posso affermare che il mio lavoro è l’applicazione in pittura dei codici dell’hagakure. (Andrea Chiesi - Espoarte.net - 9 febbraio 2011) Roberto Coda Zabetta | ESTATICO Si può vivere di simboli o avere il coraggio di avere altri stimoli. Ho lavorato molto sui volti, che erano per me un lavoro estremamente introspettivo, 14 | espoarte 76

tamara ferioli

omar galliani

vincenzo marsiglia

marco mazzoni

roberto coda zabetta


Campagna abbonamenti 2012

quasi autobiografico. Oggi ho bisogno di immagini e pensieri esterni che, con una lettura diversa, mi permettano di sentirmi migliore e ancora una volta padrone di qualcosa da esprimere, a volte con grande paura. (Roberto Coda Zabetta - da Espoarte #67) in copertina sul #29 e #67 Fulvio Di Piazza | LISERGICO Ho sempre avuto grosse difficoltà a concepire delle immagini semplici […]. Credo che ciò che mi ha aiutato di più a sviluppare il mio stile, sia stata l'immagine cinematografica e una mia particolare attitudine verso l'analisi della realtà che mi circonda o meglio la profondità e la ricchezza di dettagli di cui questa è composta. Il tutto ovviamente è sempre passato attraverso il filtro dell'immaginazione per diventare racconto fantastico e surreale. (Fulvio Di Piazza - da Espoarte #64) in copertina sul #64 Tamara Ferioli | ICONICA Le icone hanno un grande potere sulla visione. Così di fronte a un'icona è automatico cercare una collocazione, un riferimento, e magari il riferimento, è anch'esso un'icona. Si

dall’imporsi all’interno di un’architettura e ricrearne un’altra, sino al cambiamento del mio segno, anzi della mia UM (Unità Marsiglia). (Vincenzo Marsiglia - Espoarte. net - 28 marzo 2012) in copertina sul #40 Special Issue

crea quindi una relazione che è, a sua volta, un'icona più complessa. Un po' come le parole, che prese singolarmente hanno un significato, ma inserite in una frase, perdono la loro individualità e diventano parte di qualcosa di più articolato/grande. (Tamara Ferioli - da Espoarte #73) in copertina sul #53 e sul #73

Marco Mazzoni | GRUNGE Le parti assenti sono il punto iniziale da cui inizia ogni mio disegno: il centro della composizione. […] Li tolgo perché mi permettono di cancellare il soggetto umano, in questo modo chi osserva la mia opera non può più pensare ad un ritratto, ma quasi ad una natura morta, una composizione dove tutti gli elementi hanno la stessa importanza. (Marco Mazzoni - da Espoarte #71) in copertina sul #71

Ettore Frani | ESSENZIALE Un lavoro rigoroso per sottrarre ciò che non è essenziale; consapevole che alla fine non sarà stato ancora tracciato il cuore del soggetto, che resta sempre fuori dalla rappresentazione. (Ettore Frani - da Espoarte #70) Omar Galliani | EPICO Ho sempre pensato al tempo come circolarità. La citazione appartiene ad ogni epoca e l’oggi non fa eccezione, nonostante le tecnologie e le pratiche dell’arte sembrino allontanarsene. Tutta la storia dell’arte è stratificazione, accumulo, rigenerazione. (Omar Galliani da Espoarte #76) in copertina sul #76

KINKI TEXAS | KAFKIANO L’arte contemporanea, sopravalutandosi, si liquefa. È quasi aggressiva contro se stessa però, nello stesso tempo poliedrica e multiforme. (Kinki Texas - da Espoarte #46) in copertina sul #46

Vincenzo Marsiglia | SIMBOLICO Tutto il lavoro sta evolvendo in molteplici direzioni:

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omar galliani

Cover Artist

Intervista di chiara serri

Disegno epico tra Oriente e Occidente «La grafite sembra totalmente altro, appare nera come il buio, ma se la guardi è luminosa, riflette la luce». Così Omar Galliani, l’artista che ha fatto del disegno il suo linguaggio d’elezione, descrive la tecnica che da molti anni accompagna la sua ricerca. Una tessitura rituale, un fitto ordito di segni che si allargano nello spazio e nel tempo, coniugando le suggestioni provenienti dal cinema, dalla musica e dalla storia dell’arte alle inquietudini della contemporaneità. Elementi che ritroviamo nella grande mostra allestita fino al 6 maggio al Museo Bilotti di Roma, così come nella collezione primavera/estate di Les Copains, ora in boutique con otto capi in edizione limitata, firmati e numerati dall’artista. Una collaborazione interessante, quella con la maison bolognese e con Mazzotta Art Selection, che il prossimo autunno porterà Omar Galliani nella prestigiosa sede del Cafa Art Museum di Pechino, dove sarà esposta una cospicua selezione di opere di grandi dimensioni, contestualmente alla presentazione di una nuova serie di creazioni tra arte e fashion.

Chiara Serri: La mostra allestita al Museo Bilotti s’intitola Omar, Roma, Amor. Cosa vuole dire esporre a Roma per un artista che ha girato il mondo? Omar Galliani: Omar, Roma, Amor è l’acrostico del mio nome. Non ho mai vissuto lunghi periodi a Roma. Nel 1979 venni invitato al Palazzo delle Esposizioni per la mostra Le Alternative del Nuovo, otto critici da Dorfles a Bonito Oliva per otto giovani artisti. Da allora, attraverso quadriennali e personali, dalla Salita di Liverani ad un lungo, intenso rapporto con la galleria di Cleto Polcina, i miei viaggi a Roma non si sono mai arrestati. Come in un “acrostico” infinito, Roma sovrappone e sbilancia il tempo, regalandoci ritratti che alimentano l’agiografia di una cronaca che si tinge di rosa e di nero. Come una tragica dark lady, nonostante gli anni, Roma non perde il “fiato” e se anche oggi i primati dell’arte contemporanea hanno altre geografie, tornando a Roma ho sempre voglia di iniziare una nuova opera. Nel tempo ho attraversato tante volte le rotte tra Oriente ed Occidente con i disegni legati stretti sui fianchi, era giusto che tornassero a casa e, per onorarne il rientro, dovevo portare con me il pegno di questa assenza. Per questo è nata l’opera Omar, Roma, Amor.

Omar Galliani, Grande Disegno Siamese, 2011, matita e inchiostro su tavola di pioppo, cm 200x185. Foto: Luca Trascinelli

Omar, Roma, Amor è un’opera interamente realizzata a matita su tavole di pioppo. Come è nato questo progetto? Non so dirti cosa sia un “disegno”, al di là delle semplici descrizioni tecniche, anche perché quest’opera nasce da ventidue disegni preparatori, nessuno dei quali corrisponde all’opera definitiva. È lo specchio del mio lavoro? Del mio privato? La mia memoria, conespoarte 76 | 41


londra 2012 l’Arte diventa olimpica di ginevra bria Luglio 2012: Londra diventerà capitale globale. Sono attesi oltre tre milioni di visitatori richiamati non solo dalle manifestazioni sportive ma anche dall’agenda del Cultural Olympiad (serie di eventi congiunti, dedicati alle arti durante le manifestazioni sportive, www.london2012.com/ cultural-olympiad). Il 2012, infatti, è l’anno del Giubileo di Diamanti della Regina, delle Olimpiadi, delle Paralimpiadi ma anche dei festeggiamenti per i 200 anni di Char-

les Dickens. L’insieme di queste decisive ricorrenze ha implementato il programma degli appuntamenti culturali, promettendo di donare visibilità massima tanto alla capitale in sé quanto agli spazi dedicati all’arte. Non è un caso infatti che, in dirittura di luglio, si siano registrate sempre maggiori aperture di gallerie private (che hanno raggiunto il numero 200); siano state organizzate retrospettive e rassegne da annali (vedi fra gli altri: Picasso, Wilson,

Monica Bonvicini, montaggio della scultura RUN nella piazza della London 2012 Handball Arena. © ODA

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Deller, Wearing, Barney ed Eliasson con il suo misterioso sole falso); e che infine, last but not least, Londra abbia affrontato un’enorme opera di gentificazione urbana di aree dismesse. Artisti e creativi, in questo percorso di trasformazione ufficiale, hanno preso parte attiva alla parata scenico-identitaria dei Giochi Olimpici. Tracey Emin e Howard Hodgkin, ad esempio, sono due fra gli artisti selezionati per creare 12 poster ufficiali


dei Giochi (6 per rappresentare le specialità dei Giochi Olimpici e 6 per i Paralimpici). Martin Creed concerterà tre minuti di scampanare nazionale per decretare l’inizio dei Giochi, la mattina del 27 luglio alle ore 8.00. Nel Parco Olimpico (Lower Lea Valley, East London), grazie allo stanziamento di circa 33 milioni di sterline, saranno allestite 30 installazioni permanenti, veri totem di benvenuto. Oltre a numerosi studi di Architettura d’eccezione (vedi Jason Bruges Studio, We Made That, Klassnik Corporation and Riitta Ikonen e Studio Weave) sono stati sostenuti i progetti di artisti fra i quali: Clare Woods (con le sue 88.000 formelle nella Carpenters Curve); Monica Bonvicini (con la gigantesca scritta RUN, rievocherà la musica dei Velvet Underground, Neil Young e Bruce Springsteen); Carsten Nicolai (che con lfo spectrum, collocherà all’interno di una siepe infrastrutturale i cinque anelli olimpici, simboli di oscillazioni dalle basse frequenze) e anche Simon Pope (con le sue 26 miglia di Memory Marathon che percorrerà negli Host Boroughs di Londra). All’esterno dell’Olympic Park sono da ricordare anche: Rachel Whiteread che installerà un grande fregio d’oro collocato sopra il portone d’ingresso della Whitechapel Gallery (inaugurazione fissata per il London festival 2012). Mentre al 10 di Downing Street è in arrivo l’installazione zuccherina dell’irlandese Brendan Jamison: la porta della sede del governo inglese sarà ricostruita con 5117 zollette. Nessuna parte della città (vedi Installazioni sonoro-galleggianti sul River Tyne, www. flowmill.org.uk) sarà risparmiata. Innumerevoli artisti renderanno le loro opere vere e proprie infrastrutture come: sottopassaggi, parapetti, aiuole, facciate e persino i display frontali degli autobus (www.bustops.com). Anche un Turner Prize come Mark Titchner potrà veder passare sui banner luminosi dei mezzi pubblici le proprie frasi (Act or be Acted Upon oppure If you don’t like your life, you can change it), controllate, tra l’altro, in remote. Londra diventerà (anche se in parte lo è già diventata grazie alle rassegne su Lucien Freud e David Hockney) sede artistica d’eccellenza, dando vita a tre retrospettive-guida. La prima da non perdere è una mostra dedicata a Pablo Picasso e all’arte moderna inglese, presso la Tate Britain

3 dei 12 poster ufficiali dei Giochi Olimpici Londra 2012. Dall’alto a sinistra: Howard Hodgkin Swimming: an official London 2012 Olympic poster, © Howard Hodgkin/LOCOG - Rachel Whiteread London 2012: an official London 2012 Olympic poster, © Rachel Whiteread/LOCOG - Tracy Emin Birds 2012: an official London 2012 Paralympic poster, © Tracy Emin/LOCOG

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tony cragg Intervista di matteo galbiati

una certa idea di materia La scultura è la grande protagonista dell’ampia mostra personale che si apre a Lugano nei suggestivi ambienti di Villa Ciani e che è dedicata ad uno dei maggiori e indiscussi suoi maestri: Tony Cragg. Dell’artista britannico, tedesco di adozione, si presenta un ciclo davvero cospicuo di lavori con i quali si racconta la sua storia, dal finire degli anni ‘70 ad oggi. Una quarantina di sculture dalle dimensioni piccole e monumentali, un centinaio di disegni, carte ed incisioni percorrono le forme, le risoluzioni, le fasi e gli stili differenti della sua ricerca. Opere estremamente variegate ma tutte legate intimamente da una profonda ragione comune. Cragg in sinergia con il curatore, Guido Comis, ha pensato ad un allestimento che mettesse in risalto e sottolineasse le specificità delle stanze di Villa Ciani e, superando proprio le difficoltà imposte dalla singolarità degli spazi, attribuisse anche alla mostra un senso particolare. Si vuole concedere allo sguardo dello spettatore un’analisi indirizzata al cuore della riflessione di Cragg. Quella che s’intende trasmettere è l’idea di sviluppo del linguaggio attraverso la materia, cui poter leggere le differenti opere e, possibilmente, offrire al pubblico anche la stessa idea di genesi dei materiali come mezzo significante. Il pensiero e la nostra mente, come l’artista sottolinea, diventano un riflesso della materia esterna che incontriamo.

Matteo Galbiati: La mostra in corso si sviluppa anche all’esterno dello spazio espositivo di Villa Ciani. Oltre ad opere del suo repertorio ha pensato a progetti specifici per quest’occasione? Tony Cragg: Sì, c’è anche la parte allestita al di fuori dell’edificio, nel parco. Ovviamente le sculture all’esterno si mettono strettamente in relazione con la parte all’interno di Villa Ciani. Il lavoro che faccio non è però mai site specific; non sono interessato alle installazioni e questa posizione si è originata fin dagli anni ’60. Quello che mi interessa è realizzare le sculture nel mio studio, lavorare solo su di esse e che queste non siano legate a contesti particolari in modo univoco. Per questo motivo non faccio opere specifiche per le mostre, anche se in quest’occasione ci sono sculture abbastanza recenti, diciamo nell’arco degli ultimi tre anni.

Veduta della mostra Tony Cragg, Parco Civico Ciani, Lugano (Svizzera). Foto: Mario Teli

Si può considerare l’arte come un’espansione delle scienze? Come si rileva un rapporto “scientifico” nella sua scultura? Basta la relazione “bilogica” con la materia o in quali altre forme si verifica? Non ho mai pensato in questi termini al rapporto tra scienza e arte, cioè che questa sia un’espansione della scienza. Sostenerlo non è corretto. La scienza è importante e riguarda la vita di tutti noi e molto del mondo materiale che ci circonda è il risultato della scienza e della tecnologia. Siamo ovviamente influenzati dalla scienza nel quotidiano e pure nelle emozioni e, psicologicamente, nelle idee. Essa offre ancora una via certa all’inespoarte 76 | 57


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