Espoarte #78

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7 Ottobre 2012 – 27 Gennaio 2013 giovedì – domenica ingresso libero chiuso 25 e 26 Dicembre, 1 e 6 Gennaio

via fratelli cervi 66 – reggio emilia info@collezionemaramotti.org www.collezionemaramotti.org

Jules de Balincourt Parallel Universe


#78

campa cavallo che l’erba cresce di livia savorelli

Credo che noi tutti siamo stanchi di queste giornate scandite dalla parola CRISI che invade ogni momento: al mattino pane e crisi, a mezza mattinata caffé e crisi, a pranzo pastasciutta e crisi e, così via, fino al calare delle luci della sera... Ma davvero crediamo che la CRISI, sia solo un fenomeno di natura economica-monetaria-finanziaria? E che non si tratti di qualcosa di più profondo, viscerale o piuttosto morale? CRISI, morale, prima di tutto, di chi tesse le fila, ma anche e soprattutto di tutti coloro che – abili dissuasori delle masse – con la CRISI ci “sedano” e confondono, distogliendo la nostra attenzione. «La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera». (da La storia siamo noi di Francesco De Gregori). Siamo stanchi di scandali a base di ostriche e champagne, di fondi dileguati, di beni pubblici diventati privati: un tran tran, accolto senza disdegno da ogni colore, in nome di un individualismo esasperato che soffoca e si appropria della cosa pubblica. Quello a cui tutti noi stiamo assistendo è, prima di ogni altra cosa, una CRISI del sentire – quello dell’appartenenza a un popolo e a una nazione – e la prima arma per risvegliare le coscienze è la forza del pensiero e della parola. Noi che di cultura ci occupiamo, crediamo che – soprattutto in momenti di instabilità come quello in cui stiamo vivendo – parlare di prospettive e futuro per le nuove generazioni sia fondamentale e così, in una virtuale tavola rotonda, abbiamo chiamato a rispondere una rosa di curatori e critici d’arte che, attraverso la loro personale esperienza, hanno evidenziato potenzialità e carenze del sistema culturale ed artistico italiano. Con questo numero, che chiude il 2012 e si apre ad un nuovo anno, abbiamo deciso di dedicare l’ultima pagina ad un fermo immagine evocativo dell’indispensabile passo verso il rinnovamento del nostro Paese: L’Italia Riciclata di Michelangelo Pistoletto. Un’accezione propositiva e, speriamo propulsiva, del termine CRISI per un’Italia che auspichiamo sappia attingere dai residui e rifiuti del suo passato per risorgere a nuova vita.

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espoarte #78

Nicol Vizioli, Untitled, 2012. Courtesy: l’artista


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PERIENCE

VINCENZO MARSIGLIA a cura di Gianluca Marziani 4 ottobre | 25 novembre 2012

PA L A Z Z O TAV E R N A , V i a M o n t e G i o r d a n o 3 6 , R o m a 0 6 . 6 8 3 0 11 2 7 | i n f o @ e m m e o t t o . n e t | w w w . e m m e o t t o . n e t


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38 fermo immagine | Danilo Correale. L’arte del cadere | di Francesca Di Giorgio 40 talkin’ | Giuliana Cunéaz | L’esteta del 3D | di Chiara Canali

indice #78 16 18 20 24 26 28

antineutrale #4 | Sacro e profano | di Roberto Floreani ESERCIZI DI STILE | Quando l’arte va in tivù | di Luisa Castellini pensieri albini #11 | di Alberto Zanchetta new media art | Il ritorno dell’arte cinetica: dai festival ai musei, dalle fiere alle mostre | di Chiara Canali gremlins | Archipelago Cinema. L’isola che c’è | di Mattia Zappile concetti visibili | L’opera d’arte tra silenzio e parole | di Leonardo Conti

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focus fiere

La nuova stagione delle Fiere: ArtVerona, Fiac XXXIX edizione, cutlog IV edizione, Frieze Londra X edizione e Frieze Masters I edizione, Artissima 19, The Others, Photissima Art Fair, e i prossimi appuntamenti del 2013

Giovani

nicol vizioli | Sogni e narrative per un folklore neo-barocco | di Elena Dolcini rudy cremonini | Quando la pittura è questione di confidenza | di Alice Zannoni sabrina casadei | The sound of silence | di Marcella Ferro

30 talkin’ | Lea Vergine al Mart | Un altro tempo | di Ginevra Bria 34

fabrizio prevedello. L’artificio naturale di una scultura in divenire fuori dal tempo | intervista di Matteo Galbiati

ESPOARTE

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Marei di giovani Quando l’arte chiama... la critica risponde: 14 curatori che, in questi ultimi anni, si sono distinti per aver seguito costantemente la ricerca di giovani artisti: Marco Scotini, Julia Draganović, Martina Cavallarin, Ludovico Pratesi, Lorenzo Canova, Lorenzo Bruni, Valerio Dehò, Giacinto Di Pietrantonio, Antonio Arévalo, Luca Beatrice, Andrea Bruciati, Fabio Cavallucci, Raffaele Gavarro, Gianluca Marziani | a cura di Francesca Di Giorgio

#78 | Anno XIII | 2012 Vol.4 Direttore editoriale Livia Savorelli Publisher Diego Santamaria Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4004123 redazione@espoarte.net Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore responsabile Silvia Campese Web editor espoarte.net Elena Baldelli 10 | espoarte 76 78

Collaboratori: Elena Baldelli Ginevra Bria Luisa Castellini Francesca Di Giorgio Matteo Galbiati Chiara Serri Viviana Siviero Alberto Zanchetta Igor Zanti

Rubriche: Leonardo Conti Chiara Canali Luisa Castellini Roberto Floreani Alberto Zanchetta Mattia Zappile

Contributi di: Deianira Amico Ilaria Bignotti Rosa Carnevale Giovanni Cervi Valeria De Simoni Michela Di Stefano Laura Francesca Di Trapani Irene Disco Elena Dolcini Marcella Ferro Laura Fanti Roberto Lacarbonara Alberto Mattia Martini Matilde Puleo Gabriele Salvaterra Maria Cristina Strati Daniela Trincia Alessandro Trabucco Alice Zannoni



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marco bolognesi | Architetture di carne e metallo | intervista di Alessandro Trabucco serge van de put | Una jungla metropolitana, morbida come la carne | di Viviana Siviero

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118 michelangelo galliani | La logica del frammento | intervista di Chiara Serri 122 design | object hunter | Quando la playlist è di design | a cura di Valeria De Simoni

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talkin’ | La Fondazione Bisazza per il design e l’architettura contemporanea | Dal “micro” al “macro” | di Alice Zannoni

102 cristina treppo | L’arte che deve assolutamente dire | intervista di Viviana Siviero 106

ESPOARTE

Stampato in Italia da D’Auria Printing Group, Ascoli Piceno

Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.

Editore Ass. Cult. Arteam

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Una frontiera ad Est: l’Ucraina e l’arte contemporanea | di Matteo Galbiati Izolyatsia, una vita ritrovata | Intervista a Luba Michailova di Matteo Galbiati

Distribuzione edicole MESSAGGERIE PERIODICI Spa via G. Carcano 32, Milano Distribuzione Librerie Joo Distribuzione via F. Argelati 35, Milano Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 € c/c postale Versamento su C/C Postale n° 40196131 intestato a: Ass. Cult. Arteam, Albissola Marina

Art Director Elena Borneto

c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT54 P063 1049 2600 0000 4051 380

Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net

Numeri arretrati Euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa) Versamento su C/C/P o bonifico anticipato

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128 fermo immagine | Michelangelo Pistoletto. Un’Italia da... recuperare

speciale ucraina

96 fermo immagine | Fratelli Calgaro... Nella straordinaria normalità di un qualunque giorno di sole | di Viviana Siviero 98 design limited edition | we make carpets | Vietato Calpestare | di Giovanni Cervi

Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001

116 talkin’ | Collezione Maramotti: spazio alla produzione | intervista a Marina Dacci di Chiara Serri

specificando il/i numero/i richiesto/i. Per quantitativi diversi dalla singola copia potete scrivere a: diffusione@espoarte.net Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net Pubblicità Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 iphone 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Gli impaginati delle inserzioni pubblicitarie (mm 195x265 la pagina al vivo, +3 mm rifilo, dimensioni file finito mm 201x271 a 300dpi) vanno spediti via posta all’indirizzo email della redazione grafica/traffico pubblicità: traffico@villcom.net

ESPOARTE

tel. 019 4004123 redazione@espoarte.net www.espoarte.net


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META – ARCHITETTURE a cura di Paola Valenti Oct 20-2012 Jan 14-2013

www.journeyintofragility.com 12 tappe ispirate alla Carta di Arenzano per la Terra e per l’Uomo Ghana Svizzera Madagascar UAE China Italia Australia India USA Canada Singapore VENEZIA 2013


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fabrizio prevedello intervista di matteo galbiati

L’artificio naturale di una scultura in divenire fuori dal tempo Fabrizio Prevedello, premuroso cesellatore di forme naturalmente e poeticamente semplici, propone una scultura che alterna e fonde segni e figure, sostanze e impronte derivate da ambiti e contesti differenti, carica di una suggestione che colpisce la memoria e il ricordo di chi osserva, diventando generatrice di un senso e una conoscenza peculiari. Lo spazio in cui la scultura s’innesta è il luogo per il transito di esperienze e relazioni tra l’uomo e la natura, tra l’ambiente esterno del vivere, visibile e tangibile, e i recessi interiori insondabili dell’animo. Questi sono i poli cui costantemente l’artista si riferisce. Lo abbiamo incontrato in occasione del montaggio della sua prossima mostra personale tra sculture da approntare e impegnativi allestimenti site-specific.

Matteo Galbiati: Mentre stai allestendo non posso fare a meno di notare la meticolosità del tuo lavoro e la raffinatezza delle singole opere. Come nasce il progetto di questa mostra? Fabrizio Prevedello: Ho voluto un percorso che segue un tracciato andata-arrivo-ritorno. Chi la visita, attraverso opere recenti e interventi fatti per l’occasione, deve vivere una storia, deve comprendere un mondo. Mi curo che si possa capire da dove provengono le cose: i marmi dalle cave, i cementi dai paesaggi urbani, il verde dalla natura. Ciascuno deve potersi ritrovare al centro di un’esperienza individuale che parte dalla propria memoria. Il rapporto col verde – espresso dal titolo – è riferito alla Natura, ma non in chiave ecologista. Verde per me è l’emozione, la passione, l’innocenza; è il trascorre del tempo (le piante che si riappropriano dei luoghi disumanizzati). È anche natura, in un’accezione più ampia e articolata. La mostra parla dell’ibridazione dei luoghi e delle materie, ogni elemento rimanda sempre a qualcosa che è presente nel ricordo di ognuno di noi. I materiali sono poveri, comuni, molti sono presi dal paesaggio urbano, dall’architettura. Le opere cercano sempre quel rapporto tra azione-effetto che condiziona l’agire umano. Soprattutto nel suo rapportarsi agli elementi naturali.

Fabrizio Prevedello, Un giorno anche a te piacerà il marrone, (76), 2012, cemento armato, pianta grassa, terra, cm 159x130x97

Natura come elemento chiave della tua poesia. Questa non si separa mai da un’integrazione con la presenza umana. Come si legano nel tuo lavoro uomo e natura? Amo la natura, mi affascina. Cerco un contatto vivo con lei per trarne insegnamenti utili. Credo che non abbia mai smesso di insegnarci, anche se il nostro pensiero si è così tanto evoluto da smettere di seguirne i ritmi. Dalla natura torno a imparare e ne trasferisco le suggestioni, la poesia, la forza nella scultura alla quale applico i risultati dell’ingegno umano. Io non penso al rapporto uomo-natura come unicamente conflittuale o come alla relazione tra due elementi separati e divergenti. Sento di esserne comunque parte e di non poter prescindere da questa appartenenza. Nel mio operare, lo sguardo va alla natura e espoarte 78 | 35


BOLOGNA

25 - 27 GENNAIO 2013 VERNISSAGE 24 GENNAIO

La direzione organizzativa di Setup è composta da Simona Gavioli, Marco Mangani e Alice Zannoni Comitato scientifico: Martina Cavallarin - Valerio Dehò - Viviana Siviero - Giulietta Speranza

PRESS OFFICE CULTURALIA - BOLOGNA, VICOLO BOLOGNETTI 11 - TEL. 051 6569105 FAX 051 2914955 - WWW.SETUPCONTEMPORARYART.COM


focus fiere a cura della redazione

Fiere. Tutti per una, una per tutti di francesca di giorgio È vero sono tante ma vogliono giocarsi la carta della singolarità. Tutte, o quasi, tentano la via della non omologazione puntando sempre di più sull’“effetto sorpresa” di incontri, dibattiti, talking a tema, premi e, soprattutto, partnership filo-performative che garantiscano una partecipazione diretta del pubblico. Paura che il solo amore per l’arte non muova le masse? Forse. Forse perché il nostro modo di vivere e “frequentare” il contemporaneo sta cambiando, forse perché ormai abituati ad una sua anoressia – per qualcuno sparizione – forse semplicemente perché mettiamo tante cose assieme da far sembrare tutto

sempre “troppo poco”. Forse. Perché l’arte assomiglia un po’ ad un rompicapo: “Quando c’è non si vede, quando si vede non c’è. Cos’è?” Una lampadina! Che può fare tanta o poca luce ma non accendersi o spegnersi a comando. Andiamo in stampa ai tempi delle grandi aspettative, quando ancora nulla è visto e deciso. E, quindi, per il momento, la nostra nuova stagione delle Fiere tra vecchie e nuove conoscenze, è una carta di identità di chi è nato in risposta ad eventi consolidati, di chi vuole colmare “vuoti” di pensiero, di chi sfida il mercato e le sue potenzialità (e qui la lotta è dura).

artverona

le gallerie al centro

Se vogliamo trovare punti in comune dobbiamo scorrere le “schede tecniche” degli eventi e rilevare una certa democraticità nel prezzo d’ingresso (per lo più da zero a pochi euro e in qualche caso il catalogo è gratis), un progressivo avvicinamento al giovane collezionista, un’apertura a collaborazioni con realtà non convenzionali che possano dare nuovi stimoli e, non ultima, la volontà di confrontarsi con spazi “di recupero” (da ex fabbriche ad ex carceri), scelta strategica che, sotto vari profili, mette al centro il luogo dove tutto accade. Quanto meno va riconosciuta una discreta pratica alla “resistenza” visto il diffuso scetticismo. Staremo a vedere.

Verona

I DIRETTORi massimo simonetti e danilo vignati Veronafiere, Padiglioni 6 e 7
 ingresso Porta San Zeno, da Viale del Lavoro
 Preview giovedì 18 dalle ore 14 (su invito) 18 - 22 ottobre 2012 Ingresso: Intero: 16,00 euro | Ridotto: 5,00 euro | Abbonamento 5 giorni: 28 euro
 Catalogo: 5,00 euro Orari:
venerdi 19, sabato 20 e domenica 21 dalle 10.30 alle 19.30 lunedì 22 dalle 10.30 alle 15.00 Info: 045 8039204 www.artverona.it EVENTI nell’Evento: On Stage | Independents3 | VideoArtVerona | SoundArtVerona ArtVeronaYoung | Icona | StartingCollection.com | ArtVerona Easy Area | FaceToFace | TheatreArtVerona | Contemporanea Verona – Guardandoci intorno e Start Up | Neorealismo - la nuova immagine in Italia 1932 – 1960

Massimo Simonetti, nato a Milano nel 1949, dal 1976 vive a Verona dove con Massimo Di Carlo conduce la Galleria dello Scudo sino al 2001; seguono due anni di collaborazione con Studio La Città di Hélène de Franchis. Dal 2005, anno di fondazione di ArtVerona, è il direttore artistico della manifestazione. Danilo Vignati, nato a Milano nel 1949, dopo una prima attività formativa e professionale in campo informatico, si trasferisce nel 1979 a Verona, dove si dedica al mondo dei media e della comunicazione, con un’attenzione particolare al settore dell’arte antica e contemporanea. Dal 2005 è responsabile di ArtVerona.

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focus fiere | espoarte 78 | 43


nicol vizioli sogni e narrative per un folklore neo-barocco di elena dolcini

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La sensualità teatrale di Nicol Vizioli libera il reale dal suo aspetto normativo; i ritratti della fotografa romana prendono infatti vita nello spazio liminare tra l’immaginario estetico dell’artista e gli incontri mai fortuiti con eccentriche persone nelle più stravaganti circostanze. Allevatori di uccelli rapaci, donne albine di uno splendore lunare e ragazzini gemelli di Arbus-iana memoria popolano i sogni di

Giovani Vizioli. Tutte fantasie che, come anamnesi di un familiare ritrovato, costituiscono la pratica artistica di questa giovane fotografa, di base a Londra da ormai tre anni. L’arte di Vizioli vive tra il tradizionale e il contemporaneo in un simposio tra sacro e profano. La fotografa attualizza il barocco di Caravaggio, drammatizzando il naturalismo compositivo attraverso un uso quasi teatrale del chiaroscuro.


Qui, i nudi di Bill Henson giocano in un carnevale di volti e costumi mascherando, solo temporaneamente, la loro ansia esistenziale; anche il perturbante gotico di Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin non è più così traumatico grazie a un folklore neo-barocco che parla di storie, leggende popolari e miti di creazione. Quella di Nicol Vizioli è una dissimulazione onesta per cui l’artista mette in scena narrative possibili ma improbabili nel banale dominio dell’ordinario; sono performance fotografiche orchestrate dal tocco persuasivo dell’esteta, nella sua appassionata ricerca del bello. L’artista stessa parla di “viaggi in discesa verso il territorio dell’oscuro e dello sconosciuto”, sentieri che poi ri-emergono nel razionale avvalendosi di conoscenze nuove o forse solo dimenticate per poi essere ritrovate, “momenti mitici del passaggio dal caos alla cosmogonia” come direbbe Mircea Eliade. Vizioli si avvale del medium fotografico per interrogare la sua curiosità. Un passato come pittrice, una laurea in cinema e un’insaziabile ricerca letteraria sono un’arma a doppio taglio; da un lato distintive influenze per uno stile originale, dall’altro alterità culturali che mettono costantemente in discussione l’elezione del mezzo fotografico per raccontare irregolari e in-definite storie personali. Venus in Eco Fur, ad esempio, è una serie di quattro dittici in cui l’artista scandisce il ritmo di una musica tutta al femminile; l’atto liberatorio della natura e quello della donna si alternano come in un dialogo, nel tentativo di scongiurare il conservatorismo di un’insinuante staticità fotografica. Incontro Nicol in un pub dell’East-end londinese; non a caso cervi, orsi e pavoni imbalsamati impongono la loro presenza sporgendo dai muri del locale. L’artista mi confessa di sentirsi come a casa in questo luogo, una location che Vizioli studia con occhi curiosi e che le emana “piacevoli vibrazioni”....

Nella pagina a fianco: Nicol Vizioli, Helene I, 2012, Hahnemühle Photorag Giclee. Courtesy: l’artista

Nicol Vizioli, Madonna I, from the series Shadows on Parade, 2011, Hahnemühle Photorag Giclee. Courtesy: l’artista Nicol Vizioli, Aurora, from the series Shadows on Parade, 2011, Hahnemühle Photorag Giclee. Courtesy: l’artista

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i a M egiovani r i d

quando l’arte chiama... la critica risponde

a cura di francesca di giorgio

No, non li abbiamo chiamati tutti. La lista poteva essere decisamente più lunga e, nel complesso, meno interessante. Abbiamo deciso di restringere il campo su 14 nomi che, in questi ultimi anni, si sono distinti per aver seguito costantemente la ricerca di giovani artisti sia in veste di curatori indipendenti sia grazie al ruolo ricoperto all’interno di importanti istituzioni italiane e all’estero. A tutti abbiamo chiesto di seguire una traccia che restituisse, solo a grandi linee, la panoramica di un’esperienza, una fotografia sincera di un percorso ancora in essere. C’è chi con i giovani lavora metodicamente e chi preferisce non dare

troppa importanza ai termini anagrafici; c’è chi porta il pensiero oltre i propri confini geografici e chi crede che esista un’arte italiana da promuovere prima “dentro” che “fuori”; c’è chi guarda all’estero non come ad una via di fuga ma come ad una tappa inevitabile più che straordinaria e chi è pronto a rimettere sempre in discussione il proprio percorso curatoriale. Molti degli artisti citati sono stati in passato tra le nostre pagine, altri sono nel numero che state leggendo, altri ancora lo saranno in un futuro prossimo. Il chiodo fisso continua ad essere uno: il viaggio più che la destinazione.

Marco Scotini Marco Scotini è critico d’arte e curatore indipendente di base a Milano. È direttore del Dipartimento di Arti Visive, Multimediali e Performative presso Naba. È direttore dell’Archivio Gianni Colombo di Milano. Dirige la rivista No Order. Art in a Post-fordist Society e suoi articoli sono apparsi in riviste come Flash Art, Domus, Springerin, Moscow Art Magazine, Brumaria, Manifesta Journal, Arte e Critica, Alfabeta. Tra le ultime mostre ricordiamo A History of Irritated Material, Raven Row Londra (co-curata con Lars Bang Larsen) e Gianni Colombo, Castello di Rivoli Torino (co-curata con Carolyn Christov-Bakargiev). Dal 2005 cura la mostra itinerante Disobedience Archive.

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Primo giovane tenuto a battesimo. una promessa mantenuta Partirei dal mio ruolo anfibio all’interno del sistema dell’arte contemporanea. Quello di direttore di una istituzione accademica come Naba di Milano, da un lato; quello di curatore indipendente che ha collaborato con molte istituzioni espositive italiane e no, dall’altro. Se è vero che i due ambienti non sono sovrapponibili per statuto, è altrettanto vero che entrambi – presi assieme – permettono la costruzione e la gestione di una realtà più organica, con una proiezione culturale di più lunga gettata e meno ideologica o improvvisata. Il nostro


sistema dell’arte contemporanea, che vive sotto condizioni di mercato, ha tutti i caratteri della produzione capitalistica di merci (per quanto si cerchi di esorcizzarlo). Intendo dire che, come il prodotto finito non conserva le tracce della produzione materiale, così quello che il dominio dell’arte cerca di fare sempre più è vetrinizzare i singoli artisti emergenti scorporandoli dal loro passato e tenendoli in vita giusto il tempo di una stagione. Dunque questi risultano idealisticamente nati dal niente: singolari, rari, pronti a incarnare il mistero della creazione artistica, alimentando un sistema di valore senza regole e fondato sull’eccezione. Basta guardare il sistema accademico italiano per capire immediatamente come esso sia stato alimentato dal “credo” che l’arte non si possa insegnare e quindi ritenuto di nessun valore. Invece penso che il nostro compito alla lunga sia quello di formare ampi tessuti culturali che sappiano emanciparsi dalle condizioni attuali di una economia cognitiva espropriativa. Dunque è ovvio che mi sia molto occupato di un progetto di formazione che vede l’educazione e l’esposizione come campi non separati e che ha visto l’emersione di un grande numero di giovani negli ultimi anni. Il primo tenuto a battesimo? Veniva dallo Utah e ricordava l’antico West anche nell’aspetto: una sorta di Dustin Hoffman con coppola in testa da The Little Big Man, all’inizio; poi sempre più il protagonista di Gioventù Bruciata. In sostanza, sempre la stessa storia americana ma fermata ai ‘50. Il nome è Ian Tweedy e dopo aver seguito il triennio e il biennio in Naba ha subito partecipato alla Triennale di Torino curata da Birnbaum, al Furla, alla Biennale di Praga, ecc... Veniva dalla Street Art (con tag Dephect) e amava Neo Rauch. Mi ricordo che quando tornò da un viaggio messicano riprese a fare wall paintings sulla suggestione dei murales ma ormai con la pittura anacronistica e storica che gli riconosciamo.

nea. E ciò avviene con una proliferazione di soggetti a diverso titolo e non solo di artisti. Giovani artisti su cui puntare Adesso sono legioni e mi fermo agli italiani. Molti sono usciti da Naba come Danilo Correale (unico italiano invitato a Manifesta 8), Chiara Fumai (all’ultima Documenta), Ian Tweedy, Mirko Smerdel, Tomaso De Luca, Eugenia Vanni, Maria Pecchioli, Dario Pecoraro, Marco Bongiorni... Altri hanno differente provenienza come i De Serio, Adelita Husni-Bey, Giovanni De Lazzeri, Driant Zeneli, Rossella Bi-

scotti, Armando Lulaj, Marinella Senatore e altri. In cantiere... Voglio ricordare quello che più che una mostra è una sorta di destino. Disobedience Archive (un archivio ongoing, mai concluso, come una geografia orizzontale sulle forme della disobbedienza sociale, sulle organizzazioni dei movimenti, sulla composizione politica delle lotte e sulle rivendicazioni dal basso, così lo descrive Scotini, ndr) sta facendo il giro del mondo. Naturalmente più che in 80 giorni, perché ha bisogno della trasformazione delle coscienze per poter circolare.

lan Tweedy, Irony, 2005, acquarello e grafite su vecchio documento, cm 16x23,5. Courtesy: lan Tweedy

Arte in Italia. Quale futuro? Credo che quella che è stata per anni una sclerosi della scena italiana con tre punte avanzate nel mondo stia fortemente cambiando e integrandosi ai processi in atto nei settori più vari dell’arte contemporamai dire giovani | espoarte 78 | 67


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marco bolognesi intervista di alessandro trabucco

architetture di carne e metallo L’interazione e la fusione tra essere umano e tecnologia (alla base delle idee del Cyberpunk) viene interpretata da Marco Bolognesi attraverso una presenza costante, la donna, rappresentata a figura intera o a mezzobusto, di una bellezza ieratica ed inquietante: enormi statue che dominano un paesaggio abitato da lillipuziani. Ogni immagine di Humanescape – esposto per la prima volta in Italia la scorsa primavera in occasione del Festival della Fotografia Europea ai Musei Civici Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia – nasce da un elaborato processo intellettuale, il cui risultato finale è frutto di una serie di riflessioni che trovano ispirazione e linfa vitale anche nel grande mondo della fantascienza. Abbiamo incontrato Marco Bolognesi in un momento particolarmente ricco di progetti importanti, in Italia e all’estero.

Alessandro Trabucco: Cosa rappresentano effettivamente le donne di Humanescape? Quali sono le idee alla base di questo progetto, che si avvale anche del prezioso contributo teorico di Bruce Sterling, insieme a William Gibson, uno dei padri del Cyberpunk? Marco Bolognesi: Queste donne rappresentano tutta l’umanità. La figura femminile, Marco Bolognesi, First Narrative, Genesis, 2009 installazione Lightbox. Courtesy: La Giarina Arte Contemporanea, Verona

Nella pagina a fianco: Marco Bolognesi, Second Narrative, Genesis, 2009 installazione Lightbox. Courtesy: La Giarina Arte Contemporanea, Verona

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Una frontiera ad Est: l’Ucraina e l’arte contemporanea di Matteo Galbiati

Sappiamo quanto lunghi e lenti siano i processi di democratizzazione di un paese quando questo si affranca da un regime o da una vecchia situazione politica durata per decenni. Sappiamo quanto il desiderio di affermazione o di riconquista di una propria identità nazionale sia difficile quando questa è stata soffocata all’interno di un sistema che sopiva ogni aspirazione e apertura al mondo. Eppure questo processo, il più delle volte iniziato dal basso, ha modo di trovare una sua strada facilitata attraverso la cultura. I progetti e gli scambi culturali sono i primi agenti di connessione – come le manifestazioni sportive e non a caso in Ucraina si sono tenuti, condivisi con la Polonia, i Campionati Europei di Calcio – per aprirsi all’attenzione della ribalta internazionale. La cultura – di qualunque ambito e in qualunque accezione – afferma il gra106 | espoarte 78 | speciale ucraina

do di crescita e la capacità di porsi di una collettività come valido interlocutore all’interno di un dibattito che supera i confini della propria nascente nazione. Un paese può farsi conoscere, quindi, non solo per ragioni politiche, economiche o per fatti di cronaca, ma anche per l’humus vitale che rivitalizza il proprio pensiero e il desiderio di scambio con altre realtà. Abbiamo fatto una breve ricognizione su tre situazioni e contesti che distinguono la realtà artistica contemporanea in Ucraina. Il 2012 per l’Ucraina è stato l’anno di Arsenale 2012, prima edizione della Biennale di Kiev che ha aperto dal 24 maggio al 31 luglio. La manifestazione artistica è stata curata dall’inglese David Elliot che, sotto l’ambizioso titolo The best of times, the worst of times - Rebirth and Apocalypse in Contemporary Art ha cercato

di offrire uno spaccato della situazione artistica contemporanea – anche e soprattutto ucraina, dell’ex C.S.I. e dell’Oriente – affrontando il tema del “meglio” e del “peggio” del nostro tempo. La dialettica degli opposti, che si accolgono anche reciprocamente l’un l’altro, sottolinea l’evoluzione del pensiero umano, la voglia di riscatto e il desiderio di libertà che si pone alla base di ogni rivoluzione e desiderio di democrazia. Le rivolte cambiano gli assetti geo-politici e ritrasformano costantemente il mondo. Non sempre in meglio, del resto il più delle volte gli ideali, possono essere traditi ma comunque generano trasformazione. La scelta curatoriale, attraverso l’intuizione degli artisti, non cerca di risolvere le domande inerenti le libertà degli uomini o il cambiamento politico, ma cerca di infondere esempi per un certo grado di


Arsenale 2012, I Biennale Internazionale di Kiev. Dall’alto: Ana Maria Pacheco, Shadows of the Wanderer, 2008, legno intagliato e policromato, cm 260x390x605. Courtesy: l’artista e Pratt Fine Art, Ightam, UK Ilya & Emilia Kabakov, Monument To A Lost Civilization, 1998-1999, installazione con 140 opere (legno, stampe, tavoli, modelli, pannelli incorniciati), m 25x25. Courtesy: gli artisti e The Pace Gallery, New York Phyllida Barlow, Untitled- hoardings, 2012, legno, tela, cemento, feltro nero, vernice

Nella pagina a fianco: Pascale Marthine Tayou, Make up… Peace!, 2012 ferro, pittura, cm 562x250 Ø. Collezione: IZOLYATSIA. Progetto “Where is the Time?”, Fondazione IZOLYATSIA. Piattaforma per iniziative culturali in collaborazione con Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin. Foto: Ruslan Semichev

cambiamento. Si fanno portavoce, preludio, di un’azione matura e consapevole. Gli artisti criticano, deridono, disincantano o preannunciano qualcosa che passa davanti agli occhi di chi osserva le loro opere. Il loro impegno si dichiara sempre nella verità dell’arte. Kiev, la capitale, rimane da secoli epicentro, luogo di contaminazione e crocevia di incontri di culture diverse: questa biennale vuole proprio esprimere questa ricchezza di pensiero. I circa 100 artisti partecipanti sono stati divisi in quattro macro aree tematiche: Lo spirito inquieto, In nome dell’ordine, Carne e Il sogno irrequieto. Ad ampliare la manifestazione nel suo evento principale hanno fatto corollario una serie di piattaforme di discussione, programmi collaterali ed educativi, progetti storici e progetti speciali. Tra questi segnaliamo Double Game: dialogue and confrontation in cui sono stati messi in dialogo e confronto 38 artisti, di cui 25 ucraini e 13 polacchi, curati rispettivamente da Oleksandr Soloviov, vice-direttore generale del Mystetskyi Arsenal di Kiev, e da Fabio Cavallucci che – noi lo ricordiamo per l’ottimo lavoro condotto in Italia come direttore della Galleria Civica di Trento – ora è direttore del Zamek Ujazdowski Centre for Contemporary Art di Varsavia. La specificità di questo evento è di essersi posto come ideale proposta di apertura, l’accesso al senso della Biennale ucraina: gli artisti – in relazione allo scambio Ucraina-Polonia per i concomitanti campionati europei – sono rappresentanti della giovane generazione e, con opere nella magspeciale ucraina | espoarte 78 | 107


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