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ANNO XVI | trimestre n.2 2015 | â‚Ź 6,00
88
Cover Artist Interview
Nanda Vigo Andrea Mastrovito
9 772035 977008
50088
00066
Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.
Silvia Camporesi
Arte&Impresa Gabriella Scarpa Patrizia Moroso Luigi Bonotto
Speciale Fotografia Letizia Battaglia Shobha Antonio Biasiucci Francesco Jodice
L. Carriello, G. Cattani, C. Costa, A. Ievolella, A. Paradiso, I. Sossella, A. Spoldi, Tarshito, E. Bertaglia, Bros, S. Cacciapaglia, D. Conte, G. De Siati, D. Fella, R. Garolla, A. Gianfreda, C. Gong, I. Dioli, I. Forlini, L. Renna, M. Marcenaro, E. Rubinacci, C. Sabbatella, F. Unia, N. Bacchiega, L. Fioranelli, A. Galli, C. Lupi, O. Mangiarini, S. Masetto, G. Milani, I. Mottini, L. Ovani, S. Somaini, V. Sonzogni, L. Zaffarano. A cura di Andrea B. del Guercio
VENEZIA 7 maggio - 30 giugno 2015
MILANO 20 maggio - 28 ottobre 2015
Asta Benefica battuta da 19 maggio 2015
Sponsor
Per informazioni: arte@bancasistema.it
Sponsor tecnici
Media Partner
#88
L’immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che reggono la memoria, la storia, le norme del sapere * di livia savorelli
In un’epoca in cui si assiste ad un’incessante proliferazione delle immagini, resa possibile soprattutto grazie al digitale, ragionare sulla fotografia quale medium artistico al pari della pittura o della scultura non può prescindere da una considerazione sul “valore sociale” della fotografia genericamente intesa, che è sempre stata «figlia di un ragionamento, di un pensiero, di uno studio, di un sistema culturale», come ci ricorda Claudio De Polo, Presidente della Fratelli Alinari. L’importanza della conservazione della fotografia tradizionale, quale testimonianza del nostro passato, nell’esperienza riportata dagli Archivi Alinari di Firenze, passa attraverso l’importante imperativo Save our memory. Ma poiché passato e presente nella fotografia sono quanto mai legati, la conservazione del patrimonio fotografico nazionale ed europeo – nell’ottica di garantirne fruibilità ed accesso – deve passare per la strada della digitalizzazione. La fotografia d’arte, come ha efficacemente espresso l’“Uomo nuovo della Fotografia” Mario Giacomelli, inizia piegando la tecnica al perseguimento dell’idea che si vuole realizzare (la macchina fotografica come prolungamento dell’idea, appunto), diventando un meccanismo non per riprodurre il reale bensì per decostruirlo, per «dare respiro alle cose grazie a questo pretesto chiamato Fotografia». La fotografia, diventata oggi più che mai lingua condivisa grazie a Instagram, Facebook & Co., si fa appunto «quotidiano, presenza estesa del corpo-mente condiviso». E la rilettura dell’ormai onnipresente Selfie, in chiave barthesiana, proposta da Gianluigi Ricuperati, nelle pagine a seguire, è quanto mai affascinante. Continuando a tessere questo filo, che lega passato e presente, reale ed immaginario, abbiamo scelto di dedicare la cover di questo numero alla terza Venezia di Silvia Camporesi, giovane rappresentante di una nuova generazione di fotografi. La quotidianità lascia il campo alla memoria e al sogno e la fotografia diventa strumento per raccontare una realtà altra che non avrebbe senso esporre a parole... Perché, come afferma Ricuperati, «la fotografia è quella cosa che inizia quando è uscito dalla stanza chi pensa solo alla fotografia». *Mario Giacomelli
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espoarte #88
Silvia Camporesi, Quando comincia l’acqua (la porta scrostata), inkjet print, cm 80x100. in copertina, dettaglio. Courtesy: Photographica fine art Gallery, Lugano
SHADI GHADIRIAN The Others Me
a cura di Silvia Cirelli
23 APRILE - 21 GIUGNO, 2015
INAUGUR AZIONE: giovedì 23 aprile, ore 19.00
OFFICINE DELL’IMMAGINE
C O N T E M P O R A R Y
A R T
Via Atto Vannucci 13 - 20135 MILANO Tel. +39 02.91638758 info@officinedellimmagine.com www.officinedellimmagine.com
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indice #88
22 Antineutrale #13 | La Biennale che verrà | di Roberto Floreani 24 New Media Art | Ed Atkins e l’iperrealtà virtuale dei corpi | di Chiara Canali 26 Eppur si muove #9 | L’erba del vicino... | di Christian Ghisellini 28 Pensieri Albini #21 | di Alberto Zanchetta 32 Parlarti | Marco Campedelli: dalla scrittura alla gest-azione | di Simone Azzoni 36 Talkin’ | Office for a Human Theatre. Per un teatro umano | intervista a Filippo Andreatta di Gabriele Salvaterra 38 NANDA VIGO | Un pensiero che comincia da Zero... | intervista di Matteo Galbiati
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104 Moroso tra design e arte. La giovane creatività alla ribalta | intervista a Patrizia Moroso di Matteo Galbiati 106 Il “caso Bonotto”. Intreccio tra arte e industria | intervista a Luigi Bonotto di Francesca Di Giorgio 108 Open Studios | Velasco Vitali | I luoghi dell’immaginazione | intervista di Anna Lisa Ghirardi
47 - 91 Speciale Fotografia Giovani 92 Barbara Prenka | Quella lunga e meticolosa scoperta di se stessi | di Antonio D’Amico 94 Gabriele Grones | Ricercare se stesso nel volto degli altri | di Gabriele Salvaterra 96 Maurizio Vicerè | Ludica.mente | di Marcella Ferro 98 Silvia Mei | Pittura sciamanica | di Chiara Serri 100 Michael Gambino | Un battito d’ali che cambia il mondo | di Matteo Galbiati
114 ANDREA MASTROVITO | Qui c’è ancora posto per sognare a occhi aperti | intervista di Antonio D’Amico 118 Omaggio a MARIA LAI | introduzione di Gaia Vettori; interviste a Maria Sofia Pisu, Barbara Casavecchia e Lorenzo Giusti a cura di Marcella Ferro 126 Talkin’ | Alex Pinna. L’arte come gioco | intervista di Francesca Caputo
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Arte & Impresa 102 Acqua di Parma e l’arte contemporanea: una visione proiettata nel futuro | intervista a Gabriella Scarpa di Livia Savorelli
ESPOARTE
#88 | Anno XVI | Trimestre n.2 2015 Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001
Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.
Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4004123 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net 18 | espoarte 88
Direttore editoriale Livia Savorelli
Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI)
Publisher Diego Santamaria Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Simone Azzoni, Chiara Canali, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Alberto Zanchetta Hanno collaborato a questo numero Francesca Caputo, Luisa Castellini, Antonio D’Amico, Francesca Di Giorgio, Laura Francesca Di Trapani, Marcella Ferro, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi, Gabriele Salvaterra, Livia Savorelli, Chiara Serri, Alessandro Trabucco, Gaia Vettori
Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI)
Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 €
Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Versamento su C/C/P o bonifico anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop
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Mart—Rovereto 0 4 /1 0 .1 4 — 2 0 / 0 9 .1 5
Mart Rovereto Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Orari d’apertura Mar / Dom 10.00 / 18.00 Ven 10.00 / 21.00 Lunedì chiuso
Corso Bettini, 43 38068 Rovereto / TN +39 0464 438887
Info e prenotazioni 800 397760 info@mart.trento.it mart.trento.it/guerra twitter: @mart_museum
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nanda vigo intervista di matteo galbiati
Un pensiero che comincia da Zero… Poliedrica tanto negli interessi, quanto nella ricerca e nei mezzi espressivi, Vigo rappresenta appieno il fervore e l’intelligenza di certe riflessioni estetiche italiane dagli Anni ’60 in poi. Forte e determinata ha saputo inserirsi e affermarsi in un contesto che, per quanto dinamico e culturalmente impegnato, era spesso ostile e duro. A lei si deve riconoscere anche il merito – attraverso i legami con il Movimento Zero – di essere stata tra chi maggiormente ha contribuito a creare quelle connessioni che hanno portato l’arte italiana ad una dimensione internazionale. Attraverso le sue parole ripercorriamo le tappe, i contenuti e il pensiero della sua ricerca che, ancora oggi, sa essere propositiva e attuale. INIZIAMO DAI SUOI ESORDI: HA AVUTO LA FORTUNA DI LAVORARE CON FONTANA E PONTI, CHE RICORDI CONSERVA? Sono stati un’esperienza determinante soprattutto per la sicurezza che hanno trasmesso al credo filosofico della mia ricerca. Fontana – da ragazzina avevo letto il Manifesto Blanco e le sue dichiarazioni premonitive sull’evolversi dell’arte – confermava la direzione che avrei voluto intraprendere. Senza contare poi la forza della sua persona. Gio Ponti, con cortesia e gentilezza, deciso e preciso, credeva nell’integrazione delle arti: architettura, design e arte. I miei coetanei, artisti e architetti, culturalmente razzisti non l’avevano capito. Deridevano il mio interesse per il suo operare e lo definivano, in modo dispregiativo, come eclettico. A MILANO INCROCIA IL GRUPPO MILANESE AZIMUT E, POI, IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE, IL MOVIMENTO ZERO (GRUPPO ZERO IN ITALIA). COME HANNO INFLUITO SUL SUO PENSIERO, SULLA SUA RIFLESSIONE E RICERCA? Non ho affatto incrociato Azimuth, era solo al mio fianco essendo allora la compagna di Manzoni. Lui mi proibì di svolgere qualsiasi attività artistica, benché stessi terminando la Zero House, o Casa Bianca, e già avevo progettato le Torri Cimiteriali per il Comune di
Nanda Vigo, Deep Space, 2013. Courtesy: Archivio Nanda Vigo, Milano. Foto: Emilio Tremolada Nella pagina a fianco: Nanda Vigo, Ambiente cronotopico, Palazzo delle Esposizioni, Torino, 1968. Courtesy: Archivio Nanda Vigo, Milano. Foto: Gabriele Tocchio – Alto Contrasto 38 | espoarte 88
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[INTERVALLO]
Lia Pasqualino, Emilio Isgrò, Roma 2013
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speciale
FOTOGRAFIA 48 Archivi Alinari, Firenze | intervista a Claudio De Polo di Matteo Galbiati 50 Archivio Mario Giacomelli, Sassoferrato (AN) | intervista a Katiuscia Biondi Giacomelli di Matteo Galbiati 52 LETIZIA BATTAGLIA | Diario intimo di un incontro | di Laura Francesca Di Trapani 58 SHOBHA | La bellezza nel suo sguardo | intervista di Laura Francesca Di Trapani 62 ANTONIO BIASIUCCI | La fotografia che salva | intervista di Marcella Ferro 66 SILVIA CAMPORESI | Una realtà “altra” | intervista di Chiara Serri 70 FRANCESCO JODICE | La fotografia: una lingua condivisa dal forte impatto sociale | intervista di Alessandro Trabucco 75 Milano a tutta fotografia | di Francesca Di Giorgio 76 Barthes “indisciplinato”. “La Camera Chiara” ai tempi di fb & co. | intervista a Gianluigi Ricuperati di Luisa Castellini 78 Fotografia: il diritto di immagine e la sua tutela | intervista a Avv. Cristina Manasse di Livia Savorelli MIA – Milano Image Art Fair: 81 La fotografia e il mercato: parola ai galleristi | a cura di Francesca Di Giorgio 90 Collezionismo 2.0 | La fotografia nell’ecommerce: l’esperienza di Artistocratic, Bologna | intervista a Tommaso Stefani di Francesca Di Giorgio 91 La fotografia e l’art rent: l’esperienza di Noema Gallery, Milano | intervista a Maria Cristina de Zuccato di Francesca Di Giorgio
Questo speciale è dedicato a Letizia Battaglia. speciale fotografia | espoarte 88 | 47
INSPIRED BY | ritratto
di una fotografa
Letizia Battaglia di Laura Francesca Di Trapani
Diario intimo di un incontro Letizia Battaglia è una donna senza età. Ha compiuto i suoi primi 80 anni da poco, ma la sua essenza l’ho sempre percepita come capace di migrare nello stesso istante da una stagione all’altra della vita. Ha attraversato fino ad oggi questa sua esistenza da leonessa e continuo a vedere nel suo volto una fierezza nello sguardo e una sincera voglia di battagliare per costruire, di “andare verso il mondo senza bloccarlo”. Nel suo cognome probabilmente un destino. Di battaglie Letizia ne ha condotte tante e oggi, dopo tre anni di attesa, la sua città – Palermo – le ha finalmente tributato il regalo più atteso e probabilmente più agognato: quel Centro Internazionale della Fotografia, di cui le ho sentito parlare in diverse occasioni e sempre con un profondo trasporto emotivo. Un luogo così necessario per questa città, piena di bravi artisti, ma priva di risorse, e spesso di cultura istituzionale tale da comprendere l’importanza di investire in loro, per loro e in realtà per l’intera cittadinanza. Tra un anno è stabilita la sua apertura ma nell’attesa – per iniziare a dare una forma ad un bellissimo sogno – Letizia, come regalo di genetliaco, ha desiderato che si iniziasse a dar vita alla prima collezione del museo, esposta al momento al Teatro Garibaldi di Palermo, luogo in cui la cittadinanza intera l’ha festeggiata. La fotografia come miracolo, a cui si avvicina “da grande”, che la allontana da un dolore interiore, conducendola verso quel profondo senso d’appartenenza. 52 | espoarte 88 | speciale fotografia
Letizia Battaglia, Rielaborazioni, 2008 Nella pagina a fianco: Letizia Battaglia, Atri, 2010. Foto: Lia Pasqualino
La prima donna europea a ricevere ex aequo con l’artista americana Donna Ferrato il Premio Eugene Smith nel 1985. Raccontandotelo nei suoi occhi si muove ancora un certo sentimento di stupore per i tributi ricevuti. Letizia oggi scrive una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella, facendo riflettere sull’esclusione del pm Di Matteo, sulla sua bocciatura alla nomina di consigliere da designare alla Dna. La mia attenzione si sofferma su un passo in particolare: «Un suo gesto, una sua parola possono realmente contribuire a cambiare il corso della storia. I miei occhi hanno visto troppi morti ammazzati, troppe stragi, troppi funerali. Non voglio pensare che tutto questo possa ancora ripetersi perché significherebbe che abbiamo perduto, e che anche noi siamo stati complici. Non voglio altri eroi morti, voglio che Di Matteo possa continuare il suo lavoro da vivo e che anche lui possa vedere rinascere questa terra martoriata». Questa è oggi Letizia Battaglia, questa è la geografia sentimentale della sua vita, delle sue fotografie, in quelle più recenti, come il ciclo Gli Invincibili, e in quelle storiche
che trasudano ancora l’immenso dolore. Vivo la sua ricerca come un’archeologia dell’immagine, dove le svariate stratificazioni che corrispondono alle emozioni di una vita vissuta con passione, segnano il suo tempo intimo, rappresentando anche la storia di una società, di una intera città. Letizia è più che una fotografa, travalica ogni definizione, non si può chiuderla in ruoli. Chi ha respirato Palermo certamente lo percepisce in maniera viscerale, chi conosce il suo lavoro ha la possibilità di leggere una storia, quella di tutti noi. Ho raccontato il mio incontro con lei in questo lavoro editoriale – ESSENZA La vita come l’arte. Ritratti di donne in Sicilia, Dario Flaccovio Editore – di cui di seguito riportiamo alcuni stralci. Ho raccontato la donna che mi ha emozionata, la fotografa di un tempo impervio, che ama profondamente le donne riponendo in loro, nonostante tutto, grandi speranze. È un ritratto di Letizia Battaglia conosciuta attraverso i suoi pensieri, le sue speranze, le sue delusioni, i suoi affetti familiari. Ritratto di una donna che non si arrende mai, che non contempla la perdita, semmai inneggia ad andare avanti e a guardare oltre. Una speciale fotografia | espoarte 88 | 53
SILVIA CAMPORESI intervista di chiara serri
Una realtà “altra” Per Silvia Camporesi la fotografia è un modo per raccontare una realtà “altra”, dove la quotidianità lascia il campo alla memoria e al sogno. Fotografia, certo, ma non solo. Prima di tutto un progetto, pensato, trascritto nel quaderno delle idee e sviluppato passo passo. Interventi – digitali o manuali – tesi a modificare il dato reale per farci vedere le cose così come l’artista vorrebbe che fossero. Dalla Venezia deserta esposta a Milano, alle opere della serie Atlas Italiae, presto oggetto di una pubblicazione monografica, fino ad un inedito Almanacco sentimentale.
Ritratto di Silvia Camporesi. Foto: Marco Garofalo 66 | espoarte 88 | speciale fotografia
Una tua fotografia è stata scelta come manifesto della mostra Italia Inside Out che, in occasione dell’Expo, propone un viaggio in Italia attraverso le opere di grandi autori italiani ED internazionali… Sono onorata di fare parte, insieme a Ghirri, Basilico, Barbieri, Jodice e tanti altri, del gruppo di autori selezionati da Giovanna Calvenzi. La mostra parla soprattutto di città, quindi mi è stato chiesto di presentare alcune immagini tratte dalla serie dedicata a Venezia. Con questo progetto entro davvero in uno spazio museale, con tanto di magneti e merchandising. LA SERIE S’INTITOLA LA TERZA VENEZIA. QUAL è la venezia DI CUI PARLI? La terza Venezia nasce dall’unione tra la Venezia reale e la sua riproduzione nell’Italia in miniatura di Rimini. Prima della commissione di Photographica fine art Gallery di Lugano, non avevo mai trattato il tema del paesaggio, o meglio del paesaggio urbano, per quanto il paesaggio veneziano possa definirsi tale. Venezia è una città “pericolosa”, fotografata in lungo e in largo, perlopiù in chiave architettonica o “romantica”, nel peggior senso del termine. Era necessario trovare una nuova strada. Durante il soggiorno mi sono scontrata con i turisti, le gondole, i piccioni ed altri elementi di disturbo. Ho quindi pensato di recuperare a Rimini quanto non era possibile fotografare a Venezia, mescolando le immagini. Viene fuori una città che sta per essere sommersa dall’acqua, deserta, avvolta nella nebbia e nel mistero.
Un progetto che ti ha PORTATO A RIFLETTERE SUL TEMA DEL PAESAGGIO? L’esperienza di Venezia è stata molto utile perché mi ha fatto capire di avere una certa predisposizione per il paesaggio. Dopo anni di stage photography, ho trovato interessante lavorare su qualcosa che già esiste, quindi il paesaggio, avvalendomi però della postproduzione per trasformare il luogo reale in luogo ideale. Almeno per me. IN QUESTO MOMENTO STAI LAVORANDO AL LIBRO ATLAS ITALIAE, UN PROGETTO CHE TI HA PORTATO A VIAGGIARE ATTRAVERSO LE REGIONI ITALIANE. A QUANDO LA PUBBLICAZIONE? Spero che il volume possa uscire prima dell’estate. Conterrà centocinquanta fotografie ed un testo di Marinella Paderni che ha presentato la prima parte del progetto a Reggio Emilia per Fotografia Europea 2014, con successive mostre a Bari, Roma e altre città. COME SI è SVILUPPATO IL PROGETTO? CON QUALI PROBLEMI TI SEI DOVUTA CONFRONTARE? Avevo in mente da anni di condurre una capillare ricognizione dei paesi fantasma in Italia. Grazie al sostegno di quindici collezionisti, che hanno creduto sulla carta al progetto, alla fine del 2013 ho iniziato il mio viaggio. Nonostante la ricerca preventiva e una fitta rete di “informatori” sul territorio, mi sono trovata a volte di fronte a luoghi che non corrispondevano alle mie aspettative. Cercavo tracce di vissuto, paesi come Apice, completamente intatto, con la tappezzeria alle pareti e molti arredi. Più visitavo questi luoghi, più provavo
Silvia Camporesi, Curon Venosta, serie Atlas Italiae, 2014-2015, inkjet print in bianco e nero su Archival matt paper, colorata a mano, cm 26x40. Ed. 5 + 1 a.p. Silvia Camporesi, La zona (Stalker), serie Souvenir Universo, 2014, inkjet print su Hahnemuhle photorag paper, cm 75x110. Ed. 3+1 a.p. Courtesy: Galleria Z2o, Roma speciale fotografia | espoarte 88 | 67
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Jean Dieuzaide, Dali dans l’eau, Port Lligat, 1953 (Salvador Dali), vintage print, cm 30x40. Courtesy: Suite59 Gallery, Amsterdam 74 | espoarte 88 | speciale fotografia
MILANO A TUTTA...
FOTOGRAFIA di Francesca Di Giorgio
Milano ama la fotografia e viceversa. Il fatto che, ormai da quasi un decennio, sia patria eletta di dibattito e approfondimento sui diversi linguaggi nati attorno alla “grande madre” fotografia è assodato. Parlano chiaro l’interesse di spazi pubblici e privati, forti di una sempre più evidente democratizzazione del mezzo, il riscontro trasversale del pubblico e, con esso, del mercato che coinvolge il collezionismo di vecchia e nuova generazione. Non a caso la prima fiera annuale dedicata alla fotografia d’autore, MIA – Milan Image Art Fair (11-13 aprile 2015), nasce nel capoluogo meneghino nel 2011 con la direzione di Fabio Castelli, dopo altri importanti appuntamenti come Photoshow la principale rassegna in Italia dedicata al mondo dell’Imaging da cui, nel 2007, è nato Photofestival, promosso da AIF - Associazione Italiana Foto & Digital Imaging, quest’anno alla nona edizione – in due fasi dal 20 aprile al 20 giugno e dal 15 settembre al 31 ottobre per coprire tutto l’arco temporale di Expo Milano 2015 (1 maggio - 31 ottobre) – e che mette ancora una volta al centro Milano con un programma di oltre 100 mostre fotografiche d’autore in altrettanti spazi, fra gallerie, musei e spazi espositivi pubblici e privati... Per tutti questi progetti il confronto con l’Expo quest’anno si rende necessario. In occasione del MIA gli spazi di The Mall hanno una sezione dedicata al tema guida di Expo 2015: il cibo. Tra l’altro si riconferma Lavazza come Main Sponsor della quinta edizione. È tempo anche di dibattiti attorno all’era delle immagini e alla loro diffusione sui social, tema che non viene trascurato dal programma culturale di MIA Fair. Abbiamo inviato Gianluigi Ricuperati a rispondere su come l’immagine venga recepita e vissuta nella contemporaneità in occasione del centesimo anniversario della nascita dell’intellettuale francese Roland Barthes. Tra l’altro si trovano interessanti punti di vista anche nelle parole di una selezione di galleristi da noi invitati a rispondere su questi ed altri aspetti interni al linguaggio fotografico. Ma, per quanto si tenda a trattarla come “arte giovane”, e per alcuni aspetti ne mantiene ancora le caratteristiche, non si può ignorare che il mezzo abbia già una sua storia e con artisti storicizzati entrati in archivio. L’approfondimento che abbiamo dedicato su questo numero, con la collaborazione di Archivio Alinari e Archivio Mario Giacomelli, vuole ricordare l’importanza della memoria e della conservazione delle immagini che per la fotografia assume un valore significativo. Una memoria che non dimentica quanto la fotografia abbia conquistato un’autonomia progressiva nello sviluppo delle arti. Pensiamo ad esempio a Pellizza da Volpedo (il suo Quarto stato è uno dei simboli di Expo 2015). Per un artista dell’Ottocento italiano la fotografia è stata prima di tutto strumento per la pittura: un aspetto di cui tiene conto la mostra-focus, all’interno del MIA, nell’ambito dell’edizione speciale del Premio Archivi. “Tempo ritrovato – fotografie da non perdere”. Come abbiamo citato prima, il fermento attorno alla fotografia coinvolgerà la città di Milano nella sua totalità e la mostra Italia Inside Out, a cura di Giovanna Calvenzi, a Palazzo della Ragione Fotografia è di fatto la più grande mostra di fotografia mai dedicata in Italia, suddivisa in due momenti distinti: i fotografi italiani (Inside dal 21 marzo al 21 giugno 2015) e i fotografi del mondo (Out dal 1 luglio al 27 settembre 2015). Nel qualificato bacino di Inside, sono presenti alcuni fotografi che avete già incontrato sfogliando le pagine di questo Speciale Fotografia: Letizia Battaglia e la figlia Shobha, Francesco Jodice, anch’egli figlio d’arte, Antonio Biasiucci e, last but not least, Silvia Camporesi, cui è dedicata la copertina di questo numero. www.miafair.it www.photofestival.it www.palazzodellaragionefotografia.it speciale fotografia | espoarte 88 | 75
open studios di Anna Lisa Ghirardi
VELASCO VITALI I LUOGHI DELL’IMMAGINAZIONE Visitiamo, nel quartiere di Dergano a Milano, lo studio di Velasco Vitali: uno spazioso edificio industriale dipinto di bianco con copertura a shed dalla quale scende luce zenitale. Il chiaro involucro è animato da molteplici opere: sculture, dipinti, fotografie, installazioni. Come l’artista ci racconta siamo in un luogo di scoperta, di ricerca e di distruzione. Nel tuo intervento dedicato a Medardo Rosso, sul Corriere della Sera del 25 febbraio, hai affermato che lo studio dell’artista «è luogo di scoperta, di ricerca e di distruzione. [...] È luogo dell’inatteso. È il vuoto. È la polvere che prende vita. È un set cinematografico. È
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l’angolo della messinscena. A volte non ha neppure una forma fisica o architettonica, solo spazio cerebrale». Cosa intendi per luogo della distruzione? Nel 2012, nello studio di Milano, è successa una cosa insolita che mi ha portato a rileggere l’accaduto in termini metaforici, anziché tragici. A fianco allo studio hanno costruito un grattacielo e hanno realizzato addossato alla parete un garage, utilizzando il muro di confine come paratia di cassero, quella parete però non ha retto ed è crollata. Con Francesco Clerici, il regista del film Il gesto delle mani, abbiamo messo una telecamera fissa di fronte al crollo mentre i pompieri toglievano i quadri dalle macerie e dal calcestruzzo. Nei giorni
Studio di Velasco Vitali, Milano Nella pagina a fianco: Velasco Vitali nel suo studio di Milano. Foto: Francesco Clerici
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Omaggio a
maria lai Leggera come una farfalla, profonda come un abisso: una jana di nome Maria Introduzione di Gaia Vettori Interviste a Maria Sofia Pisu, Barbara Casavecchia e Lorenzo Giusti a cura di Marcella Ferro
Martedì 3 marzo 2015, nella cornice del Museo del Tessuto di Prato, è avvenuto un piccolo miracolo: centinaia di persone si sono riunite per celebrare la soave grandezza di una delle più importanti artiste italiane: Maria Lai. L’occasione è stata la presentazione del catalogo della mostra Ricucire il Mondo (11 luglio - 12 ottobre 2014, ndr), retrospettiva dedicata all’artista sarda. L’Ordine degli Architetti della Provincia di Prato ha ospitato Lorenzo Giusti, Direttore del Museo MAN di Nuoro e curatore – insieme a Barbara Casavecchia – della mostra, e Antonio Marras, celebre stilista nonché amico intimo di Maria Lai. Nata ad Ulassai (OG) nel 1919 e scomparsa 94 anni dopo, durante la sua lunga vita
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Maria Lai ha prodotto centinaia di opere: dai più piccoli oggetti da lei creati e spesso donati ai propri amici, passando per i libri cuciti, i telai, i pani, fino ad arrivare, dagli anni Ottanta in poi, ad imponenti interventi di arte pubblica ed ambientale, anticipazioni inconsapevoli di quella che, nel decennio successivo, verrà definita Public Art. L’incontro, dal carattere informale, è stato un’occasione non solo per presentare parte del percorso della mostra Ricucire il mondo – divisa su tre sedi, Cagliari, Nuoro ed Ulassai – ma anche l’opportunità per conoscere in modo più approfondito la Maria Lai artista e donna, jana (fata in sardo) delicata ed operosa, come definita dall’amico Marras. Grazie alla sinergia degli interventi di Giusti
e Marras, ne è emerso un ritratto che ha rievocato la dolce armonia dell’artista sarda, il cui leggiadro canto squarcia il nostro essere e riempie quel vuoto di una certa dose di completezza universale che altrimenti ci sfuggirebbe. La sua arte affonda le radici nelle brulle terre sarde, nei silenzi e nei racconti del luogo, nelle tradizioni laboriose e artigianali, sublimandoli in suggestioni dal carattere collettivo: l’artista, seppur inequivocabilmente influenzata dal genius loci sardo, ha però la capacità di intonare un canto universale, le note del quale sono come varchi attraverso cui il “grande mondo” entra nel nostro piccolo universo di “formiche brulicanti”, come soleva dire Maria. La sintesi di questa poetica è rappresentata
da uno dei suoi più importanti interventi: l’opera comunitaria Legarsi alla montagna del 1981, anno nel quale l’artista riuscì a coinvolgere il suo intero paese natio, Ulassai, e – con ben 26 chilometri di nastro azzurro – tracciò il profilo relazionale della comunità, le cui case vennero via via legate tra di loro fino a che la striscia di tessuto color cielo venne portata su per la montagna minacciosa che sovrasta la cittadina. Basata su di un racconto locale, Legarsi alla Montagna – opera alla quale è stato non a caso dedicato largo spazio durante l’incontro – assurge a metafora di arte che può offrire la salvezza perché capace di unire e legare gli individui e di parlare una lingua universale le cui radici filologiche si perdono nella notte dei tempi e, quindi, in un’origine uguale per tutti. Leggera come una farfalla e profonda come un abisso, Maria danza nel cielo disegnando percorsi di vita e di armonia, invitandoci a seguirla, nella speranza che possa esserle finalmente tributato il giusto riconoscimento nella storia dell’arte contemporanea. Ripercorriamo ora insieme la vita e l’arte di Maria Lai attraverso le testimonianze di chi ha conosciuto la donna e l’artista e di chi contribuisce a diffondere la sua voce, portando alla luce il suo ricco ed intenso percorso creativo.
Maria Lai nel suo studio a Cardedu, 2004. Foto: © Daniela Zedda In basso e nella pagina a fianco: Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981. Collezione Privata. Courtesy: Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino
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