Espoarte #90

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Cover Artist Fabio Viale

SPeciale LuGano Arte intorno al lac

OmaGGio a ENRICO BAJ

Interview Franco Fontana Ugo La Pietra Liu Bolin

Focus

9 772035 977008

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Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.

VERONA CONTEMPORANEA

ANNO XVI | trimestre n.4 2015 | â‚Ź 6,00

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#90

Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura* di livia savorelli

Si dice la “paura fa novanta” e proprio mentre lavoriamo a questo numero – il 90, appunto – siamo nel pieno di quell’epopea che vede uomini, donne e bambini intraprendere un viaggio per fuggire da un luogo, dove la parola casa non è più sinonimo di rifugio, sicurezza, protezione ma lo è di ingiustizia, repressione, morte. Scappare, quindi, da un luogo divenuto teatro della PAURA. La paura, la stessa che spinge a lasciare tutto portando con sé l’unica vera risorsa, l’unica “benzina” che può far sopportare le innumerevoli asperità: la speranza. Quella di raggiungere un luogo – qualsiasi – dove ricominciare, dove riuscire a dar vita ad un sogno chiamato FUTURO. Ma PAURA è anche quel germe maligno che alimenta parole come odio, intolleranza, xenofobia: odioso e crudele lo sgambetto fatto dalla reporter ungherese al migrante in fuga con un bambino in braccio, al confine tra Ungheria e Serbia. Una dilagante disumanizzazione che colpisce ad ogni livello dal micro al macro, dal singolo alla collettività. PAURA, però, è anche e soprattutto strumento da sempre utilizzato dalle dittature per placare gli animi. I regimi di ogni dove hanno innestato da sempre questo seme per immobilizzare le masse e renderle innocue. Ma anche nelle nostre democrazie, la PAURA non è meno temibile. Essa non usa il linguaggio della forza ma quello, decisamente più subdolo, del dominio psicologico, perpetrato quotidianamente e, a più livelli, dai mass media. La paura diventa così fattore endemico e, quindi, il miglior anestetico a livello societario, soprattutto in periodi storici caratterizzati da una crisi economica strutturale. Più una società è impaurita, più è docile e malleabile; più è predisposta all’obbedienza, più è refrattaria al cambiamento. In sintesi, più è paralizzata. In una condizione come quella attuale, la Cultura è quanto mai importante. Permette di mantenere la mente elastica, incline alla conoscenza e alla dialettica. Induce a giudicare criticamente e a ricercare la “reale” verità. In un contesto come quello descritto la copertina dedicata al Kouros di Fabio Viale sembra ben rappresentare questa umanità martoriata, ancorata alla precaria “perfezione” della modernità, ora quanto mai protesa verso un futuro incerto.

* Edmund Burke

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espoarte #90

Fabio Viale, Kouros, 2015, marmo bianco, pigmenti, cm 87x56x51. Foto: Nicola Gnesi


Giovani artiSti dal nord africa | YounG artiStS froM north africa

Safaa ErruaS | farah KhElil | MaSSiniSSa SElMani

a cura di Silvia Cirelli

22 ottobrE 2015 - 6 GEnnaio 2016 INAUGURAZIONE: giovedì 22 ottobre, ore 19.00

OFFICINE DELL’IMMAGINE C O N T E M P O R A R Y

A R T

Via Atto Vannucci 13 - 20135 MILANO Tel. +39 02.91638758 info@officinedellimmagine.com www.officinedellimmagine.com


indice #90 16 Antineutrale # 15 | ‘Na scarpa e un sòcolo | di Roberto Floreani 18 New Media Art | La realtà aumentata a portata di mano | di Chiara Canali 20 Eppur si muove #11 | Psicopatologia della vita quotidiana | di Christian Ghisellini 22 Pensieri Albini #23 | di Alberto Zanchetta 26 Esercizi di stile - contemporary tales | London calling. Marco Delogu | di Luisa Castellini 32 Talkin’ Editoria | Johan & Levi: 10 anni sulla cresta dell’onda | intervista a Giovanna Forlanelli Rovati di Matteo Galbiati 34 Talkin’ Editoria | Un “Corpo” per la performing art abruzzese | intervista a Ivan D’Alberto e Sibilla Panerai di Simone Rebora

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ESPOARTE

#90 | Anno XVI | Trimestre n.4 2015 Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001

Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.

Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4004123 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net 10 | espoarte 90

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36 Talkin’ Editoria | 1946- 1967: Il Premio Lissone | intervista ad Alberto Zanchetta di Livia Savorelli 38 Omaggio a ENRICO BAJ | Quello studio sulla collina... | intervista a Roberta Cerini Baj di Matteo Galbiati 44 Talkin’ | Aste e collezionismo: un dialogo tra passato e futuro | intervista a Marco Trevisan, Managing Director di Christie’s Italia di Livia Savorelli 48 FABIO VIALE | Marmo. bianco, poroso, umano | intervista di Chiara Serri

54 Open studios | Manuel Felisi. Una Factory a Lambrate | di Luisa Castellini

58 FRANCO FONTANA | Fotografare = rendere visibile l’invisibile | intervista di Alberto Mattia Martini 64 Speciale Lugano a cura di Francesca Di Giorgio: • LAC Lugano Arte Cultura. Il Canton Ticino e la nuova “casa delle arti” • MASILugano. La Svizzera italiana ha un nuovo Museo | intervista a Marco Franciolli, direttore MASILugano Direttore editoriale Livia Savorelli

Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. Sulle tracce delle Avanguardie | intervista a Giancarlo e Danna Olgiati Oltre il LAC... Cosa succede in galleria (Buchmann Galerie, Cortesi Gallery, Photographica FineArt, Primae Noctis Art Gallery, De Primi Fine Art, Galleria Canesso, Galleria Allegra Ravizza, Galleria Monica De Cardenas, Must Gallery, Contact Zone)

80 Talkin’ | Ugo La Pietra. Quando la libertà creativa si pronuncia fuori dal sistema | di Matteo Galbiati 82 Omaggio a MARIO ROSSELLO | La natura è la rivoluzione | di Luca Bochicchio Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI)

Publisher Diego Santamaria Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Chiara Canali, Luisa Castellini, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Alberto Zanchetta Hanno collaborato a questo numero Luca Bochicchio, Luisa Castellini, Silvia Conta, Antonio D’Amico, Francesca Di Giorgio, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi, Alberto Mattia Martini, Simone Rebora, Livia Savorelli, Chiara Serri, Viviana Siviero

Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI)

Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 €

Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Versamento su C/C/P o bonifico anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop

c/c postale Versamento su C/C Postale n° 40196131 intestato a: Ass. Cult. Arteam, Albissola Marina c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT54 P063 1049 2600 0000 4051 380 Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net



106 FRANCESCO STOCCHI | Un curatore italiano al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam | intervista di Antonio D’Amico

100 88 DANIELE PAPULI | Le magie di carta di uno “scultografo” | intervista di Matteo Galbiati

Giovani

92 Giovanni Robustelli | Alla ricerca del significante | di Luca Bochicchio 94 Francesco Levi | Narratore di paesaggi liquidi | di Anna Lisa Ghirardi 96 Paola Ravasio | Forma e corpo della scultura | di Matteo Galbiati 98 Julian T | Il destino in una goccia | di Viviana Siviero 100 LIU BOLIN | L’arte del camouflage. Dissolversi per evidenziare | intervista di Silvia Conta

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Verona Contemporanea

ArtVerona | Art Project Fair | Qualità, ricerca e progettualità per la fiera made in Verona • Some Velvet Drawings. Il disegno non mente | intervista ad Eva Comuzzi di Francesca Di Giorgio • I collateral di ArtVerona. Nel segno di Emilio Salgari Il contemporaneo a Verona. Parola alle gallerie: • Studio la Città | Intima, silenziosa ed intensa. L’arte per Hélène de Franchis | intervista di Francesca Di Giorgio • Galleria dello Scudo | Nel segno dell’estetica italiana | intervista a Massimo Di Carlo di Francesca Di Giorgio

Alberto Martini Armonia 10 ottobre - 28 novembre 2015 Opening: sabato 10 ottobre 2015, ore 18

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Loft Gallery

Boxart Galleria d’Arte | I vent’anni di Boxart tra passione e scommesse d’arte | intervista a Giorgio Gaburro di Silvia Conta La Giarina Arte Contemporanea | Arte ed evoluzione della scienza e del pensiero | intervista a Cristina Morato di Matteo Galbiati Isolo17 | Cuba chiama Italia | intervista a Giovanni Monzon di Francesca Di Giorgio

124 Open studios | Maria Cristina Carlini | Dove tutto controlla la terra… | di Matteo Galbiati

via Margherita, 47 87064 Corigliano Calabro CS) Mob. +39 347 5948491 www.loftgallery.it

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Omaggio a

Enrico Baj Quello studio sulla collina... Intervista a Roberta Cerini Baj di Matteo Galbiati Suonato il campanello, il cancello si spalanca e con l’auto si devono percorrere un paio di tornanti, attraversando un bel giardino che accompagna, con la sua selvaggia esuberanza, il declivio della collina cui si aggrappa, prima di arrivare nel cortile di una grande e bella casa dei premi del Novecento che domina il paesaggio varesino. È la casa-studio di Enrico Baj (19242003) – il grande protagonista dell’arte Nucleare, poeta e letterato dell’immagine dipinta, fine ed eclettico intellettuale – in cui ci accoglie la moglie e compagna di una vita Roberta Cerini Baj che ci riceve per questa intervista con l’energia e l’entusiasmo che la contraddistinguono: Quando è avvenuto l’incontro con Enrico Baj? Ci siamo incontrati alla fine del 1964. Un incontro insolito: avevamo diciannove anni di differenza. Ci siamo piaciuti fin da subito e abbiamo condiviso moltissimo. Nel tempo il nostro rapporto si è consolidato aldilà dei piccoli, o grandi, scontri quotidiani. Abbiamo avuto un legame indissolubile, oltre il tempo stesso. Non cambierei nulla, anche gli errori che, in fondo, sono quelli che, superandoli, ci aiutano ad amare veramente. Non siamo stati come le coppie di oggi che si separano per niente. Noi eravamo legatissimi ed uniti. Com’è stato vivere accanto a lui, un uomo e un artista? Sono sempre stata accanto solo a lui, non saprei scindere l’uno dall’altro. Per me Enrico era l’insieme delle due cose, una personalità unica. Certo l’artista è per eccel38 | espoarte 90

lenza un narciso, un accentratore, ma la vita con lui era anche molto divertente. Quando era al lavoro aveva dei ritmi serrati, non voleva lo si disturbasse troppo, anche se si divertiva moltissimo a fare quello che faceva. Avevamo un accordo bellissimo, era un uomo diretto e schietto, non lasciava sospesi e non rimandava mai niente. Ci siamo sempre intesi alla perfezione.

Baj con Roberta in studio a Vergiate, 1990. Courtesy: Archivio Baj Nella pagina a fianco: Baj nel suo studio di Vergiate, 1985. Courtesy: Archivio Baj


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FABIO VIALE intervista di CHIARA SERRI

marmo. bianco, poroso, umano Nessun limite al marmo. Bianco, poroso, umano. Foglio tridimensionale, forma da plasmare e pelle da tatuare. Parola di Fabio Viale, vincitore del Premio Cairo 2014, impegnato in mostre italiane e fiere internazionali. Famoso per aver varato una barca di marmo, sta ora ultimando un grande automa, trasposizione scultorea di una bambola anni ’80. Lo incontriamo in occasione della personale da Poggiali e Forconi, una mostra che, a partire dal titolo, pone l’accento sulla forza intrinseca della forma. L’invito della mostra da poggiali e forconi presenta un titolo ed un’immagine molto particolari… Il titolo + O | è simbolico, la mostra incentrata sulla forma, o meglio, su alcune forme ricorrenti: croci, cerchi e linee. A differenza delle precedenti esposizioni, questa va nella direzione della scultura, più che della parola legata all’immagine. Non ci sono corpi tatuati, non ci sono riferimen-

ti chiari, solo forme elementari. La foto dell’invito, che ritrae un mio assistente con una mazza di marmo sulla spalla, ha una funzione provocatoria. In mostra, infatti, le mazze saranno esposte in altro modo, come colonne verticali su basamenti e capitelli. Mi piace pensare che queste opere possano esprimersi per la forza intrinseca che la forma va a rappresentare. VEDIAMO, in particolare, ALCUNE RUOTE CHE DIFFERISCONO DALLE PRECEDENTI PER UNA DICHIARATA “PESANTEZZA”… Sono ruote appartenenti a mezzi industriali, ricavate da un blocco di marmo nero. Ruote piene, simili a macine. Hanno qualcosa di fumettistico: potrebbero essere le ruote dei Flintstones. Sono sculture molto semplici, usurate, cariche di valori legati alla storia e al tempo. E LE CROCI? Le opere Croce corrispondono ad una

Dall’alto: Fabio Viale, Bat, 2015, marmo bianco, cm 162x15x15 Fabio Viale al lavoro su Kouros. Foto: Manfredi Gioacchini Nella pagina a fianco: Fabio Viale, Souvenir David (braccio), 2015, marmo bianco pigmenti, cm 106x33x46. Foto: Nicola Gnesi 48 | espoarte 90


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Franco Fontana intervista di Alberto Mattia Martini

Fotografare = rendere visibile l’invisibile Franco Fontana, tra i più importanti fotografi del nostro tempo, ci racconta e descrive le origini del suo percorso artistico, il suo concetto di fotografia e i progetti futuri. Il “maestro del colore” in ambito fotografico sostiene che «la fotografia non deve documentare la realtà, ma interpretarla. La realtà l’abbiamo tutta intorno, ma è chi fa la foto che decide cosa vuole esprimere. La realtà è un po’ come un blocco di marmo. Ci puoi tirar fuori un posacenere o la Pietà di Michelangelo». Gli inizi della tua ricerca fotografica, siamo nei primissimi anni ‘60, erano un’espressione “embrionale”, ma già significativa di quella che sarà la tua indagine futura, sia come esplorazione tematica, e mi riferisco all’importanza del colore, sia come ricerca sperimentale, e faccio riferimento all’astrattismo fotografico. Sei d’accordo? Le fotografie degli anni ‘60 erano solo in parte immagini definite, in quel periodo vivevo in una sorta di “caos” non ancora risolto, cercavo una mia identità, tentavo di comprendere dove dover andare, desiderando di maturare quello che mi portavo dentro. Qualche fulmine mi illuminava, ma la mia espressione ci impiegò ancora qualche tempo prima di elaborarsi. In quel periodo ero attratto da superfici, muri, croste, che poi erano anch’esse dei paesaggi e successivamente sono arrivato al paesaggio vero e proprio, che può essere identificato con l’opera La baia delle Zagare, un archetipo di paesaggio a trecentosessanta gradi, che è divenuta un’icona della mia produzione degli anni ‘70.

Franco Fontana, Mediterraneo, 1988 Nella pagina a fianco: Franco Fontana, Baia delle Zagare, Puglia, 1970 58 | espoarte 90


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Speciale Lugano LAC Lugano Arte Cultura Il Canton Ticino e la nuova “casa delle arti” di Francesca di Giorgio Dal settembre scorso, grazie a circa dieci anni di lavoro, esiste un nuovo centro culturale a Lugano, nella Svizzera italiana crocevia di culture, in quel Canton Ticino che è stato rifugio, causa chiusura delle frontiere nel 1914, di un fenomeno di immigrazione di artisti e intellettuali che, proprio in un periodo di flussi migratori, come quello che stiamo vivendo, ci rende la storia ancora più vicina e familiare. Si chiama LAC Lugano Arte Cultura e in tanti lo hanno già ribattezzato “casa delle arti” per la sua natura accogliente e onnicomprensiva. Un edificio sorto sulle rovine dell’ex Grand Hotel Palace, dal taglio modulare e dalle grandi vetrate che si affacciano sul Lago e sul paesaggio circostante, alla ricerca di un’integrazione con la città sia sul piano urbanistico – la nuova e grande Piazza ideata dallo studio di Ivano Gianola fa da raccordo con il centro città – sia sul piano della poetica apertura, fluida e multidiscliplinare, a tutte le arti. In un unico centro confluiscono, infatti, arti visive, musica, teatro, danza... Ognuna coordinata da una figura specifica: Carmelo Rifici per il teatro e la danza, Etienne Reymond per la musica, Marco Franciolli per le arti visive. La direzione generale è affidata a Michel Gagnon. È in questa “macchina perfetta” che trova spazio il MASILugano – Museo d’arte della Svizzera italiana, diretto da Marco Franciolli. Nato dall’unione fra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte di Lugano, il MASILugano svolge il suo programma espositivo anche al di fuori degli spazi del LAC, a Palazzo Reali, sede storica del Museo Cantonale. Le collezioni del Museo entrano quindi in contatto con l’orientamento nazionale ed internazionale del nuovo polo culturale che fa già parte di un “sistema svizzero” che guarda oltre i suoi confini geografico-culturali...

LAC Lugano Arte Cultura, vista aerea. © LAC 2015. Foto: Pixaround

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MASILugano. La Svizzera italiana ha un nuovo Museo Intervista a Marco Franciolli, direttore MASILugano, di Francesca Di Giorgio Cosa raccontano le quattro mostre inaugurate in occasione dell’apertura del LAC? Prima di tutto abbiamo voluto dare delle indicazioni su quali possono essere gli “obiettivi” futuri, sia all’interno della mostra Orizzonte Nord-Sud. Protagonisti dell’arte europea ai due versanti delle Alpi, dove si ritrova una dichiarazione di intenti attraverso una carrellata di artisti – da Piranesi e Turner, a Böcklin, de Chirico, Hodler, Wildt, Morandi e Medardo Rosso, fino al Dadaismo e Futurismo a Fontana, Giacometti e Klee – sia abbiamo voluto dare un segnale di coerenza aprendo con delle mostre che fossero complementari. Ad esempio Orizzonte Nord-Sud con la mostra a Palazzo Reali: In Ticino. Presenze d’arte nella Svizzera italiana 1840-1960, su ciò che avviene appunto in Ticino. Era, poi, importante trasmettere una chiara apertura nei confronti dell’arte contemporanea che si rafforza con la mostra Solid Light Works di Anthony McCall che propone una fruizione in cui la componente emozionale risulta importante in rapporto ad un centro culturale che ospita musica, teatro, dan-

za. Un segnale di avvicinamento alle altre discipline. Infine, la mostra di Giulio Paolini nello Spazio -1, dedicato alla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, rappresenta una collaborazione riuscita tra pubblico e privato. Da dove siete partiti per costruire la vostra visione internazionale? Per elaborare strategie, linee espositive, di indagine e di approfondimento nel nostro Istituto partiamo prima di tutto dal luogo dove è collocato e dal nostro patrimonio artistico. Quindi, questo nostro essere a cavallo tra Svizzera e Italia, così come viene evidenziato nelle mostre d’apertura, segna anche quali sono i riferimenti per sviluppare le nostre attività, non solo in relazione ad una rete museale ma anche al pubblico di riferimento. Per noi sarà molto importante valutare quanto abbiamo seminato in questi ultimi vent’anni nel tessere un rapporto stretto con Musei svizzeri e italiani. Ma la nostra volontà resta quella di lavorare su un piano internazionale. Per questo abbiamo già impostato le linee espositive per i prossimi

Marco Franciolli. Foto: Studio Pagi

IL LAC IN BREVE: LAC Lugano Arte e Cultura Piazza Bernardino Luini 6, Lugano www.luganolac.ch Direttore Generale: Michel Gagnon Partner artistici: Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano1 (arte visiva) LuganoInScena (teatro – danza) LuganoMusica (musica classica) Partner principali: Credit Suisse, UBS Architetto: Ivano Gianola, Mendrisio Collaborazione con l’azienda leader nel campo dell’ingegneria acustica Müller BBM di Monaco di Baviera per la Sala Teatro. IL LAC IN CIFRE:

LAC Lugano Arte Cultura, l’edificio visto dall’esterno. © LAC 2015. Foto: Studio Pagi

Superficie totale: 40.000 m2 Sala concertistica e teatrale: 800 m2 - 986 posti: (659 in platea, 327 in balconata) Museo: 2500 m2 - 1820 m2 per collezione permanente - 600 m2 per esposizioni temporanee Hall: 390 m2 Teatrostudio: 130 m2 Sala didattica: 70 m2 speciale lugano | espoarte 90 | 65


Liu Bolin intervista di Silvia Conta

L’arte del camouflage. Dissolversi per evidenziare Liu Bolin ha fatto della tecnica della mimetizzazione con lo spazio circostante – attraverso il body painting – un potente e sottile mezzo espressivo per una poetica impegnata a livello politico e sociale: la sua complessa tecnica prevede una pittura completa dei suoi indumenti e del suo corpo per confondere la sua presenza con l’ambiente circostante, al punto che l’occhio fatica a rintracciarla nelle fotografie. Attraverso questo laborioso processo Liu Bolin porta l’attenzione su tematiche sempre differenti, partendo – come lui stesso sottolinea – dalla sua identità di orientale: dal rapporto tra tradizione e individuo, fino alla relazione tra persone e grandi centri urbani, per passare dalle questioni ambientali fino all’indagine del rapporto tra patrimonio culturale e modernità. Molti i progetti realizzati a partire dal 2005, anno della prima serie di fotografie in cui è presente la mimetizzazione dell’artista con lo sfondo. Molti gli scatti che Liu Bolin ha dedicato all’Italia, tra cui le serie Hiding in Italy (2008-2012) tra Pompei, Venezia, Verona e Milano e Fade in Italy (2014) su alcune eccellenze produttive italiane. Ora, per la sua quinta produzione nel nostro Paese, sta realizzando un nuovo progetto – parte della più ampia serie intitolata Target (Bersaglio) – che riflette sull’attualità dell’immigrazione. Abbiamo parlato con l’artista di questo suo continuo rinnovamento attraverso la “sparizione”. Nel 2005 in Cina, nel villaggio Suojia Arts Camp, hai realizzato i primi lavori in cui le persone (te incluso) “scompaiono” nell’immagine mimetizzandosi con lo sfondo attraverso una pittura molto precisa di abiti e corpo: da subito hai conferito una valenza politica e sociale a questo elemento, che è stato definito come “protesta silenziosa”. Puoi riassumere questo aspetto della tua ricerca in poche parole? Non importa che si tratti di politica o società, sono entrambi fattori importanti durante il

Liu Bolin, backstage di Design. Fashion, 2014 Nella pagina a fianco: Liu Bolin, Design. Fashion, dettaglio, 2014, serie Fade in Italy, digital c print, cm 112,5x150 / cm 90x120 / cm 68x90, ed. 6 100 | espoarte 90


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FOCUS VERONA CONTEMPORANEA ARTVERONA | ART PROJECT FAIR Qualità, ricerca e progettualità per la fiera made in Verona

Giunta quest’anno all’undicesima edizione, ArtVerona conferma la vocazione che, negli ultimi anni, l’ha contraddistinta, e può essere riassunta in tre parole chiave: qualità, ricerca e progettualità. In altri termini: mercato sì, ma con uno sguardo attento sia alla tradizione sia alle nuove sperimentazioni del contemporaneo. Elemento caratterizzante la manifestazione, il format rivisitato da Andrea Bruciati, King Kong, con l’esposizione di 16 progetti selezionati tra gli autori in fiera: interventi oversize per dimensioni e approccio. Prosegue, inoltre, il format FOCUS XX, a cura di Andrea Bruciati, che mira a valorizzare e promuovere i Maestri dell’arte del dopoguerra italiano. Dopo Enrico Castellani, una nuova figura viene riletta, Fausto Melotti, che grazie alla collaborazione con il Mart di Rovereto sarà presente con I testimoni velati, scultura dal valore installativo realizzata nel 1977. Con Fausto Melotti: FABER, si vuole evidenziare l’attitudine alla leggerezza e alla fragilità, secondo una visione molto vicina a quella dell’amico Ita-

lo Calvino, «il suo uso di materiali poveri e deperibili asticelle di ottone saldate, garza, catenelle, stagnola, cartoncino, spago, fildiferro, gesso, stracci, è il mezzo più veloce per raggiungere un regno visionario di splendori e meraviglie, come ben sanno i bambini e gli attori shakespeariani». E poiché “fare cultura” significa anche discussione e confronto, ricco il programma degli ArtVeronaTalk condotti da Adriana Polveroni. Un tema di particolare attualità quello trattato e riunito nel titolo I migranti dell’arte: la “fuga dei cervelli” in ambito culturale. Attraverso le testimonianze di molti conosciuti operatori – tra gli interlocutori spiccano, ad esempio, i nomi di Lorenzo Benedetti, Fabio Cavallucci, Gianfranco Maraniello, Giorgio Fasol e Hélène de Franchis – si raccolgono le voci di chi ha avuto significative esperienze istituzionali all’estero o di chi conosce le dinamiche del sistema arte al di fuori dell’Italia. All’insegna della progettualità, Independents, il format ideato per ArtVerona nel 2010 da Cristiano Seganfreddo, che

quest’anno evolve in i6 – spazi indipendenti. Prosegue così la mappatura delle realtà creative indipendenti e spesso periferiche, dislocate da nord a sud del nostro Paese. Altro felice format, targato ArtVerona, è ARTES ideato da Andrea Bruciati. Dopo l’attenzione data alla pittura lo scorso anno con 2000Maniacs, quest’anno il progetto è dedicato al disegno considerato come «traccia di una prima intuizione, segno aperto dalle mille possibilità». Con Some Velvet Drawings, a cura di Eva Comuzzi, intervistata nelle pagine a seguire, 50 giovani artisti – selezionati sulla base di una call lanciata in collaborazione con il nostro magazine – sono stati chiamati a dialogare con i 12 maestri scelti tra i presenti in fiera, quali: Vito Acconci (New York, 1940), Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981), Stefano Arienti (Asola, MN, 1961), Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900-1972), Giuseppe Chiari (Firenze, 1926-2007), Francesco Clemente (Napoli, 1952), Giorgio Griffa (Torino, 1936), Giulio Paolini (Genova, 1940), Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968), Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) e Mark Tobey (Centerville, USA, 1890 – Basilea, 1976). ArtVerona | ART PROJECT FAIR Veronafiere, pad. 11 e 12 16 - 19 ottobre 2015 www.artverona.it Dall’alto: Raffaella Formenti, SOS Sedimenti K - SOStieni un gallerista a distanza, 2007-2014, materiali urbani. Courtesy: Isolo 17 Fausto Melotti, I testimoni velati, 1977, acciaio e rame, cm 300x900x400. Courtesy: Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni focus verona | espoarte 90 | 111


artverona

Some Velvet Drawings. Il disegno non mente Intervista ad Eva Comuzzi di Francesca Di Giorgio Dodici maestri indiscussi dell’arte internazionale, tra cui Boetti, Pascali, Griffa e Tobey in dialogo con cinquanta giovani artisti. Questa la base del concept di Some Velvet Drawings che conferma la natura da project fair di ArtVerona, indirizzo rafforzato da alcuni anni da Andrea Bruciati con il format Artes. Progetto nel progetto, dunque, sul filone del precedente 2000Maniacs, incentrato sulla pittura. In Some Velvet Drawings si parla invece di disegno con la curatela di Eva Comuzzi che, ormai da anni, collabora con ArtVerona dai primi progetti di Andrea Bruciati, quando ancora non era direttore della fiera, da Argonauti a The Gentlemen of Verona, fino a partecipare ai talk I benandanti e On stage/Capsules ed, infine, a curare le mostre video Le lacrime degli eroi e Noli me tangere. Maestri e giovani a rapporto, dicevamo, dove il confronto messo in atto non verte sui “masterpiece” bensì sulla “forma primaria” del disegno e suoi sconfinamenti, di cui abbiamo parlato con Eva Comuzzi... Some Velvet Drawings nasce in un contesto già avviato. Come dialoga con ArtVerona e come si definisce rispetto alle esperienze precedenti? Continua ad esserci una particolare, se non esclusiva, attenzione nei confronti delle giovani generazioni di artisti, con la volontà di farli conoscere ed apprezzare non solo al grande pubblico ma anche e soprattutto ai collezionisti. Per quanto concerne invece la parte concettuale dei miei

progetti precedenti, nonostante i mezzi siano variati, passando dal video al disegno c’è, in entrambi i casi, qualcosa che ha sempre a che fare, al contempo, con la tattilità e l’evanescenza. Le lacrime degli eroi raccontava, attraverso il video, di una scultura che cambia, che quasi si scioglie, divenendo qualcosa di fluido e intangibile; dall’altro lato, Noli me tangere, trattava la difficoltà dei sentimenti espressa da Michelangelo Antonioni, messa a confronto con la difficoltà del contatto nella società odierna. Infine Some Velvet Drawings parla della delicatezza e fragilità della carta che però può farsi anche scultura. In tutti i casi vi è, inoltre, uno sconfinamento continuo. L’impossibilità di definire qualcosa, dove definire però, è fondamentale per poter mettere ordine. Come avete concepito il display espositivo? Cercando di dare valore ad ogni singola opera. Mentre l’anno scorso la mostra 2000Maniacs, dedicata alla pittura, si era distinta per l’aspetto dinamico e performativo, mettendo prevalentemente in luce

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Thomas Braida, Pugili, 2015, tecnica mista su carta, cm 24x38. Courtesy: l’artista e Monitor, Roma

A lato: Ritratto di Eva Comuzzi. Foto: Silvia Mariotti Nella pagina a fianco: Barbara Prenka, Blue night behind the grid, 2014, acrilico su carta tagliata, cm 21x29,7. Courtesy: l’artista e Galleria Massimodeluca, Mestre


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