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Cover Artist
GOHAR DASHTI
Interview
ORLAN AES+F MICHELE SPANGHERO VANNI CUOGHI
Speciale The Masters GILLO DORFLES TRENTO LONGARETTI
Arte&ImPresa
KARTELL: UN’AZIENDA E UN MUSEO
Focus
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Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.
CULTURA RELOADED. PAROLA AI DIRETTORI: SPADONI, VERZOTTI, DE BELLIS, MARANIELLO, CAVALLUCCI, CREMONCINI
ANNO XVII | TRIMESTRE N.1 2016 | € 6,00 € 5,00
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Thomas Scalco
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a cura di Antonio D’Amico
24 febbraio - 27 maggio 2016 C.so Monforte 20, Milano
bancasistema.it Sosteniamo la giovane arte italiana.
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#91
UN VINCITORE È SEMPLICEMENTE UN SOGNATORE CHE NON SI È ARRESO* di LIVIA SAVORELLI
Come in ogni “gestazione” e fase di lavorazione del numero, si creano in modo del tutto naturale tangenze e assonanze che si sommano a quelle ricercate e volute. Si susseguono quindi artisti che, pur nella diversità dei media utilizzati, evocano tematiche e suggestioni comuni. Una in particolare ha destato la nostra attenzione, proprio per la particolarità del momento storico che stiamo vivendo: i “fuggiaschi” o ancora gli “scacciati di notte” ritratti dall'intramontabile pittura di Trento Longaretti – personaggi che, tanto nel colore quanto nella loro fisicità e in quella del paesaggio che hanno intorno, «sono forieri di un dolore interiore forte e aspro, sono stati sradicati dalle loro terre d’origine, sono smarriti e la loro espressione severa traduce il mondo drammatico in cui vivono e che li ha costretti alla fuga per forza – tanto si avvicinano agli stateless evocati nelle opere di Gohar Dashti, giovane fotografa iraniana con significative esperienze a livello internazionale. Da queste suggestioni, la scelta di dedicare la copertina del numero, che dà il benvenuto al nuovo anno, ad un'opera mai come oggi così attuale. Un tributo ad una donna artista, che vive quotidianamente il forte divario tra vita pubblica e privata, nel suo ruolo di donna nella società islamica. Un tributo che estendiamo a tutte le donne che, in Medio Oriente quanto in Africa, sono vittime di violenza e barbarie. A tutte le donne il cui corpo è terreno di battaglia in tempo di guerra ma anche a tutte quelle per le quali esso diventa strumento di dominio in tempo di pace, come nei recenti fatti avvenuti a Colonia, nella notte di S. Silvestro, con l'inaspettata – e come tale ancora più odiosa – offesa subita da centinaia di donne da parte di gruppi organizzati di jihadisti o simpatizzanti. In quella che leggiamo essere una Pietà in chiave contemporanea, vogliamo scorgere un messaggio di pace, vogliamo leggere nell'abbraccio di una madre coperta da un velo, l'abbraccio di “ogni” madre rivolto a “ogni” figlio, credendo fermamente – come suggerito dalla grande Kiki Smith nelle pagine a seguire – che «L’arte come il linguaggio contiene in potenza molte manifestazioni che non per forza si adattano insieme e dà quindi spazio alla diversità e alle visioni differenti. L’arte può servire come modello». Ritrovare, quindi, la commozione derivante dalle diverse possibilità del fare, dare sfogo a una visione caleidoscopica per aprire le proprie menti... * Nelson Mandela
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espoarte #91
Gohar Dashti, Stateless #1, 2014-2015, archival digital pigment print, cm 80x120, ed. di 10
indice #91 18 ANTINEUTRALE #16 Venti di guerra e Spirituale nell'arte di Roberto Floreani 20 EPPUR SI MUOVE #12 Japan Anima(tor)’s Exhibition di Christian Ghisellini 22 PENSIERI ALBINI #24 di Alberto Zanchetta 26 ESERCIZI DI STILE CONTEMPORARY TALES Kiki Smith. L'arte come modello | di Luisa Castellini e Livia Savorelli 32
TALKIN' EDITORIA Fotografia da raccontare... Tra immagine e realtà | intervista a Walter Guadagnini di Francesca Di Giorgio
34 GOHAR DASHTI Life during wartime intervista di Eleonora Roaro 40 ARTE & IMPRESA Kartell. Anche la plastica ha un'anima | intervista a Claudio Luti, Presidente di Kartell, di Francesca Di Giorgio
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ORLAN Je suis ORLAN e... “les autres” intervista di Isabella Falbo
54 AES+F Surreali, iperrealisti e visionari intervista di Roberto Lacarbonara 58 OPEN STUDIOS | Eduard Habicher Poesia e rigore della materia di Gabriele Salvaterra
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62 MICHELE SPANGHERO La sound art tra senso e forma intervista di Silvia Conta 67
Speciale The Masters
Gillo Dorfles e Trento Longaretti. Due protagonisti di un'arte senza tempo di Matteo Galbiati
68 GILLO DORFLES 85 anni di lavoro, ricerca e pensiero intervista di Matteo Galbiati 74 TRENTO LONGARETTI Il viandante della pittura intervista di Matteo Galbiati 80
VANNI CUOGHI I punti di sospensione sono un rullo di tamburi intervista di Chiara Serri
84 COLLEZIONISTI | GIUSEPPE IANNACONE Mecenatismo d’altri tempi in una collezione che parla di “umanità” intervista di Matteo Galbiati
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98 ELENA MONZO Una giostra muliebre intervista di Anna Lisa Ghirardi 104 OPENS STUDIOS | Daniele Girardi Un bivacco nel cuore di Milano di Silvia Conta
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Giovani 90 STEFANO OGLIARI BADESSI | Immersioni d’aria in spazi nomadi | di Anna Lisa Ghirardi
92 SILVIA HELL | Questione di dimensioni | di Simone Rebora 94 JUAN EUGENIO OCHOA | Figurazioni analitiche | di Matteo Galbiati 96 SERENA ZANARDI | La bellezza della polvere (a cui nessuno fa caso) | di Luca Bochicchio
ESPOARTE
#91 | Anno XVII | Trimestre n.1 2016 Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001
Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.
Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4004123 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net 14 | ESPOARTE 91
Contemporanee”. Risponde il direttore Fabio Cavallucci | intervista di Francesca Di Giorgio
124 ESTORICK COLLECTION. L’arte italiana a Londra. La visione di Roberta Cremoncini | intervista di Roberto Lacarbonara
109 Cultura reloaded:
parola ai direttori
a cura della Redazione
110 ARTE FIERA BOLOGNA: i suoi primi 40 anni... Raccontata da Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti | intervista di Francesca Di Giorgio
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114 MIART, Ennesima e una curatela autoriflessiva. Cinque domande a Vincenzo de Bellis | intervista di Roberta Perego 116 Il MART dall’interno. La parola a Gianfranco Maraniello | intervista di Gabriele Salvaterra 120 Aspettando il PECCI: a Prato un nuovo “Centro per le Arti
Direttore editoriale Livia Savorelli Publisher Diego Santamaria Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Luisa Castellini, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Livia Savorelli, Alberto Zanchetta Hanno collaborato a questo numero Luca Bochicchio, Silvia Conta, Francesca Di Giorgio, Isabella Falbo, Roberto Lacarbonara, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi, Roberta Perego, Simone Rebora, Eleonora Roaro, Gabriele Salvaterra, Chiara Serri
Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI) Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI) Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 € Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Bonifico bancario anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT83V0569610600000010041X60 Banca Popolare di Sondrio - Agenzia di Savona Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net
MICHELE ATTIANESE
SABRINA CASADEI
MARY CINQUE
ANNALISA FULVI www.casaturese.it
ANGELO MAISTO
CARLO ALBERTO RASTELLI
GOHAR DASHTI intervista di ELEONORA ROARO
LIFE DURING WARTIME L’artista iraniana Gohar Dashti torna, con LIMBO, la sua seconda personale da Officine dell’Immagine di Milano, dopo la mostra Inside Out del 2013. Il titolo esprime condizione di precarietà esistenziale di profughi ed esiliati: è un luogo d’attesa privo d’identità e memoria, dominato dal senso di solitudine e di abbandono. L’artista non parla solo dell’Iran, della sua infanzia o del presente ma di tutti i conflitti e di tutte le situazioni in cui la libertà viene meno. In ogni suo progetto Dashti fa sì riferimento alla propria esperienza personale ma è, al contempo, capace di alludere all’universale grazie ad eleganti metafore visive. Sono fotografie allestite in paesaggi incontaminati, in cui l’individuo si scontra con la durezza e l’indifferenza della natura in serie come Stateless (2014-2015), e Iran, Untitled (2013).
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Gohar Dashti, Stateless #2 e #7 (dettaglio, nella pagina a fianco), 2014-2015, archival digital pigment print, cm 80x120, ed. di 10
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ORLAN intervista di ISABELLA FALBO traduzioni di CATERINA FALBO
JE SUIS ORLAN E... “LES AUTRES” Abbiamo incontrato ORLAN in occasione della sua mostra personale Terapia dell’ibrido, nella splendida location del Castello di Susans a Majano (UD), nell’ambito della 14° edizione di Maravee Therapy – festival di arte contemporanea e spettacolo ideato e diretto da Sabrina Zannier – dedicata alla ricerca della perfezione assoluta del corpo e alle ossessioni che abitano i modus vivendi. Incontrare la protagonista assoluta del corpo, inteso come materiale per una scultura biologica in divenire, è stata un’esperienza estetica e culturale unica. Incontrare ORLAN significa approcciarsi ad un’opera d’arte vivente, a un corpo e volto scultura il cui canone di bellezza è l’ibrido, e il cui registro compositivo si caratterizza da elementi quali personalizzazione, singolarità, de-regolarizzazione e distinguo. Sin dagli esordi negli anni ’70, per la completa sottrazione al dolore, la sua ricerca si è distanziata molto dalle pratiche di Body
Art, formalizzandosi poi col Manifesto dell’Arte Carnale: il corpo come linguaggio modificato e spettacolarizzato attraverso la chirurgia estetica. Artista transmediale, oltre che il proprio corpo ORLAN utilizza anche i media della fotografia, video, scultura e installazione, oltre alle tecnologie più avanzate del momento. ORLAN QUAL È IL SUO CONSIGLIO A CHI VUOLE SALVARSI DALLA NORMALIZZAZIONE? Non voglio standardizzare secondo il mio pensiero le modalità che altre persone dovrebbero seguire per sfuggire alla standardizzazione, dunque non darò consigli. Tocca a ciascuno vivere un’esperienza unica, completamente inventata nella singolarità. LEI HA DICHIARATO «VOGLIO CAMBIARE DA A A Z PER ASSOMIGLIARE ALLA FINE ALL’IMMAGINE CHE HO DI ME STESSA E ROMPERE CON L’IMMAGINE DI MIA MADRE E IL NOME DI MIO PADRE. È LA MIA PSICOANALISI CHE PRENDE
Ritratto di ORLAN. Foto: Renato Patat Nella pagina a fianco: ORLAN, Embalmed ORLAN with a Siren Song, before her Biopsy, 2008, fotografia, c-print su alluminio, cm 165x110. Courtesy: prometeogallery di Ida Pisani, Milano/Lucca 46 | ESPOARTE 91
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The Masters: Gillo Dorfles e Trento Longaretti DUE PROTAGONISTI DI UN’ARTE SENZA TEMPO di MATTEO GALBIATI Nel numero della rivista che apre il nuovo anno, quando in genere si fanno bilanci e si aprono nuove visioni e nuovi progetti, quando le energie sembrano ritemprarsi per le prospettive del tempo che ci attende, abbiamo voluto rendere omaggio all’instancabile indole di chi – dando un esempio di impareggiabile virtù intellettuale, artistica e umana – non si accontenta mai del tempo e delle imprese compiute ma, anzi, ha un energico sguardo lanciato verso il futuro; sguardo che si impegna sempre su quanto ancora si deve fare, si deve raggiungere, si deve ottenere. Abbiamo incontrato, nelle loro case-studio, due personaggi di rilevante importanza nel panorama artistico culturale italiano, i quali, della loro attività di ricerca, hanno fatto il presupposto esistenziale primario: Gillo Dorfles, classe 1910, e Trento Longaretti, classe 1916. Due “giovani” centenari la cui lucida visione del mondo e dell’arte e la cui testimonianza, che si rinnova instancabile ancor oggi, sono esempio significativo di una forza che domina la vita stessa, che la irradia con la perseverante costanza della loro intelligente consapevolezza. Sono un esempio da ringraziare non solo per il dato anagrafico – sarebbe scontato e ovvio – ma soprattutto per l’esercizio infaticabile e perdurante del loro lavoro, che continua a consegnarci gli esiti di un pensiero tanto attento e pieno di consapevolezza. Hanno attraversato il Novecento, quasi dall’inizio fino alla fine, sono entrati nel nuovo millennio e ancora la sorgente della loro ispirazione, inesauribile, ci regala costantemente le nuove asserzioni dei loro pronunciamenti: nelle loro opere, nei loro scritti, ma più ancora nei loro gesti, nelle loro parole, nei loro ricordi, nella loro intensa fisicità. Solo chi ha potuto vivere l’esperienza di un incontro con loro sa quanto carisma è capace di infondere la delicata sicurezza del loro sguardo e del loro animo. Corpi solcati dal tempo e dalle esperienze eppure ancora così carichi di entusiasmo e voglia di comprendere il mondo e il suo tempo. Abbiamo scelto di dedicare queste pagine a Dorfles e Longaretti per la loro vivace umanità, per la generosa attenzione e il riguardo, per la disponibilità pronta a concederci ascolto, pronta a dare un’attestazione, un ricordo, un pensiero, un suggerimento. Li abbiamo incontrati perché la loro feconda testimonianza non ci concede la lettura nostalgica del vissuto del passato e nemmeno il desiderio spasmodico di cogliere l’attimo fugace del presente ma ci infonde la desiderosa fiducia nel futuro, nel suo ampio panorama di inedite prospettive, di campi aperti tutti da esplorare e dove ogni cosa si può e si deve fare. Li ringraziamo per la loro rassicurante presenza, li ringraziamo per questo incoraggiamento nel guardare avanti. Un monito, soprattutto per le troppo fiacche e stanche nuove generazioni.
Gillo Dorfles, Milano,1966. Fotografia Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati
Trento Longaretti, 2008. Foto: Ferdinando Cioffi ESPOARTE 91 | 67
CULTURA RELOADED: PAROLA AI DIRETTORI a cura della Redazione interviste di Francesca Di Giorgio, Roberta Perego, Gabriele Salvaterra e Roberto Lacarbonara A partire da Arte Fiera, che quest'anno festeggia l'importante quarantesimo anniversario, fino ad arrivare all'inaugurazione del nuovo Centro Pecci di Prato, prevista per il prossimo ottobre, abbiamo voluto tracciare, attraverso i suoi protagonisti, una prima ricognizione attorno ai concetti di fruizione, proposta e “politiche curatoriali” all'interno di progetti, spazi pubblici e privati. Uno sguardo tra oggettività e soggettività sottolineato dal pensiero di chi sta attivamente partecipando a “nuove rinascite culturali” per il nostro Paese sia per chi torna a lavorare in Italia come Fabio Cavallucci, direttore artistico del Pecci, sia per chi è all'estero come Roberta Cremoncini, direttrice di Estorick Collection, l'istituzione londinese che riesce, a distanza, a dare un contributo strategico al successo dell'arte italiana all'estero, senza ghettizzarla. Puntare quindi sul made in Italy «Sempre in un confronto vigile con l'attualità internazionale», tra gli obiettivi dei due direttori di Arte Fiera Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, confermati per il quarto anno al timone della prima fiera del nuovo anno, senza dimenticare che la galleria deve restare, a detta di Vincenzo de Bellis, direttore di Miart, «Luogo di produzione di grandi significati culturali» ma le pratiche museali secondo Gianfranco Maraniello, direttore del Mart, «Devono cercare nuove corrispondenze, superare i modelli da pinacoteca per incontrare quelle esperienze processuali, comportamentali, ambientali di opere che non sono più contenute in uno spazio, ma ambiscono a segnare lo spazio e il tempo dell'esperienza»...
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CULTURA RELOADED: PAROLA AI DIRETTORI
Arte Fiera Bologna: i suoi primi 40 anni... Raccontata da Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti intervista di FRANCESCA DI GIORGIO Hanno storie diverse e una vita professionale separata – anche se gli è capitato di collaborare, recentemente, al catalogo di una mostra della Pinacoteca di Brera sul Primato del disegno – ma, da quattro anni, Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti hanno formato una sorta di “duo” curatoriale diventando la firma di Arte Fiera Bologna. L’edizione 2015 segna i 40 anni di uno degli appuntamenti più longevi con il mercato dell’arte (e non solo) italiano e ci siamo fatti raccontare dai due direttori qualcosa di più sulla strada fatta fino a qui... FATE PARTE DI UN PROGETTO CHE HA UNA LUNGA STORIA ALLE SPALLE... Claudio Spadoni: La direzione di una fiera d’arte è stata per me un’esperienza inedita, assieme, poi, ad un altro curatore come Giorgio Verzotti, col quale non avevo mai avuto, precedentemente, l’opportunità di lavorare, temevo che sarebbe stato necessario un periodo di rodaggio. Debbo dire che, invece, si è stabilita subito una felice concordanza sugli obiettivi da raggiungere... Giorgio Verzotti: Ci siamo inseriti in una struttura già molto articolata, con persone di grande esperienza, e in un settore che non era propriamente quello che frequentavamo abitualmente. Abbiamo imparato presto ad osservare l’opera d’arte da un altro punto di vista, quello del mercato, che fino ad allora avevamo frequentato solo marginalmente. Dopo quattro anni credo che abbiamo accumulato una buona esperienza in questo senso. IMMAGINO CHE ABBIATE DOVUTO CONCILIARE I VOSTRI PRINCIPI E PRATICHE CURATORIALI, E LA VOSTRA ESPERIENZA PERSONALE IN GALLERIE ED ISTITUZIONI, CON LA “MACCHINA FIERISTICA” BOLOGNESE... C.S.: Certo, venivamo da percorsi diversi, per formazione e curriculum. Ma, forse, anche per questo, penso di poter dire che ci siamo ben integrati.
Dall’alto: Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni
Arte Fiera 2016, main section, Studio la Città, Verona. Jacob Hashimoto, More About Perception and Consciousness, 2015, bambù, Dacron, carta, nylon, acrilico e pigmenti, cm 122x244x20. Courtesy: Studio la Città, Verona. Foto: Michele Alberto Sereni 110 | ESPOARTE 91
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