Espoarte #92

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Cover Artist

ANDREA CHIESI

ANNO XVII | TRIMESTRE N.2 2016 | € 6,00 € 5,00

92

Interview

00066

SPeciale

60092 772035

977008

BENI CULTURALI PARTE I

9

Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.

OLIVIERO TOSCANI GUGLIELMO CASTELLI

I NUOVI DIRETTORI DELLA RIFORMA FRANCESCHINI ASSMANN, AUFREITER, BELLENGER, BRADBURNE



Ciao Piero Il 25 marzo 2016 Piero Fogliati ha smesso, qui sulla terra, di essere il sublime visionario che per oltre cinquant’anni ci ha deliziato con le sue creazioni, accelerando le nostre capacità percettive. In uno degli ultimi incontri telefonici, mi parlò, leggermente scorato, di aver finalmente capito come realizzare il boomerang di luce, ma che purtroppo gli avevano levato il tornio, la sua personalissima, inconsueta tavolozza d’artista, che si rivelava ora minacciosa per la sua incolumità. Mi fa piacere pensare che ogni bagliore di luce proveniente dal cielo sia ora finalmente il suo boomerang di luce. Pietro Gagliardi Galleria Gagliardi e Domke Torino


Urs Lüthi & Arnold Mario Dall’O 14.05.– 02.07.2016

Inaugurazione venerdì 13.05.2016 con introduzione di Valerio Dehò Via Cappuccini 26/a I-39100 Bolzano

T/F +39 0471 975461 www.alessandrocasciaro.com


JALAL SEPEHR MAGGIO - LUGLIO 2016




Karma 23 , 2016. Olio su lino. 50x70 cm (Dettaglio).

ORIZZONTE VARIABILE ANDREA CHIESI S P A Z I O

A R T E

C U B O

2 2. 04. 2016 | 15.07.2016

B O LO G N A - P I A Z Z A V I E I R A D E M E L LO , 3

w w w. c u b o u n i p o l . i t | a r t e @ c u b o u n i p o l . i t Seguici su

a cura di Claudio Musso


DEAD MEN TELL NO TALES (DETAIL) ALVARO URBANO 2016

INFO@GALLERIAGIOVANNIBONELLI.IT WWW.GALLERIAGIOVANNIBONELLI.IT


Kryptoi 35 , 2008. Olio su lino. 100x140 cm (Dettaglio).

ORIZZONTE VARIABILE ANDREA CHIESI S P A Z I O

A R T E

C U B O

2 2. 04. 2016 | 15.07.2016

B O LO G N A - P I A Z Z A V I E I R A D E M E L LO , 3

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a cura di Claudio Musso


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PARMA - PIACENZA - REGGIO EMILIA


inaugurazione Sabato 21 maggio ore 18.30 Galleria Passaggi | Via Garofani 14 | Pisa


Los Mundos, Elisabeth Aro

GAGLIARDI E DOMKE 28 Aprile ore 18/22 inaugurazione

16 Giugno ore 18/22 inaugurazione

“Tempo Sospeso”

“The Naked Age”

“Mundo and Los Otros”

“Figli di Maam”

solo show di Antonio Marchetti Lamera a cura di Angela Madesani

masterpieces dalla collezione della galleria

solo show di Elizabeth Aro

fino al 15 ottobre MA-SA 15,30/19,30

fino al 29 luglio MA-SA 15,30/19,30

Film di Paolo Consorti con Franco Nero Luca Lionello Michelangelo Pistoletto

fino al 4 giugno MA-SA 15,30/19,30

fino al 29 luglio due proiezioni giornaliere MA-SA ore 16,00 e ore 18,00

GALLERIA GAGLIARDI E DOMKE - VIA CERVINO 16, TORINO - info@gagliardiedomke.com - www.gagliardiedomke.com - +39 3401162988



VIXI I, 2015, stampa fotografica, cm 100x100

GIORGIO BORMIDA 16 giugno - 31 luglio 2016 vernissage 16 giugno ore 18

via Gorani 7, 20123 Milano | +39 3450064190 | www.sabrinaraffaghello.com | info@sabrinaraffaghello.com


#92

IL PIÙ GRANDE SPRECO NEL MONDO È LA DIFFERENZA TRA CIÒ CHE SIAMO E CIÒ CHE POTREMMO DIVENTARE* di LIVIA SAVORELLI

È innegabile che questo Paese necessiti, per tirarsi fuori dal baratro in cui è inesorabilmente sprofondato, di rinascere mosso da una nuova etica e da nuovi principi, prima di tutto morali, opponendosi a quel malcostume dilagante espresso dalla classe politica e dal mondo imprenditoriale che ci consegnano quotidianamente l'immagine di uno status quo dove le regole non valgano per tutti e dove il più debole soccombe al più forte. È innegabile che sia intrinseca nel Dna italiano, una certa capacità di arrangiarsi e di improvvisare, caratteristica questa che a mio parere ha reso percepibili gli effetti del drammatico stato delle cose, molto più tardi rispetto a quanto sarebbe avvenuto in altri Paesi. La sensazione di impotenza e di essere “semplici” pedine su una scacchiera è, infatti, un sentimento piuttosto recente. Ma oggi si può senz'altro dire, senza facili qualunquismi, che il cittadino italiano sta realmente annaspando e perdendo le ormai sempre più lontane sicurezze come cittadino e come individuo. Del resto il Rapporto Mondiale della Felicità del 2016, diffuso nel marzo scorso – stilato dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), organismo dell'Onu, e avente come base di ricerca 157 Paesi – che utilizza il parametro della felicità e del benessere individuale come indicatore fondamentale della qualità dello sviluppo umano, riconferma drammaticamente l'Italia al 50° posto, dopo l'Uzbekistan. Possibile che il Bel Paese per antonomasia sia segnalato tra i 10 Paesi con il maggior calo della felicità nel periodo considerato? Beh, pensando che si affronta quotidianamente una burocrazia paralizzante, che alimenta frustrazioni e malesseri, con una tassazione alle stelle e con uno Stato ostile al cittadino, il panorama non è certo confortante. Vero è che qualcosa, molto flebilmente, sta cambiando... almeno nell'ambito che qui ci troviamo ad analizzare: quello culturale. Un segnale è stato lanciato con l'Art Bonus e con la recente riforma dei Beni culturali, voluta dal Ministro Franceschini, con la nomina di venti direttori volta a dotare l'immenso patrimonio artistico italiano di manager culturali, dotati di idee innovative e in grado di attivare quei fondamentali meccanismi che rendono la cultura una risorsa in grado di produrre ricchezza e quindi di autosostenersi. Con lo speciale che vi proponiamo nelle pagine a seguire, abbiamo interpellato alcuni di questi direttori, scegliendo appositamente per questa prima puntata quattro stranieri, per avere un quadro il più possibile neutrale e scevro da inutili campanilismi. Abbiamo quindi scelto come cover artist Andrea Chiesi, un artista emblema del fare lento della pittura, che si contrappone ai ritmi frenetici che la società contemporanea impone: un paesaggio urbano che parla dell'uomo, senza aver bisogno di rappresentarlo. * Ben Herbster

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espoarte #92

Andrea Chiesi, Karma 20, 2015, olio su lino, cm 50x70



indice #92 22 24 28 32

ANTINEUTRALE #17 | Arte e cronaca di Roberto Floreani EPPUR SI MUOVE #13 | Anomalie animate (sono solo pupazzi) di Christian Ghisellini PENSIERI ALBINI #25 di Alberto Zanchetta UPLOAD/DOWNLOAD | The past is over di Fulvio Chimento

34 ESERCIZI DI STILE - CONTEMPORARY TALES Fabio Novembre. Sentire lo spazio, abitare il mondo di Luisa Castellini 38 ART LAWYERS/AVVOCATI DELL'ARTE | Art bonus: novità e prospettive del mecenatismo culturale di Francesco Fabris e Simone Morabito

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42 TALKIN' EDITORIA | Due tomi per leggere tutta l'opera di Agostino Bonalumi intervista a Marco Meneguzzo di Matteo Galbiati 44 OLIVIERO TOSCANI | Una storia di “magnifici fallimenti” intervista di Matteo Galbiati 52 DOSSIER LUOGHI & SPAZI | FM: ai Frigoriferi Milanesi un nuovo centro per l'arte contemporanea intervista a Elisabetta Galasso e Marco Scotini di Deianira Amico 56 TALKIN' | Ilaria Bonacossa. Passione e caos per i 30 anni di Villa Croce intervista di Valeria Barbera 60 ANDREA CHIESI | Un disegnatore innamorato della pittura intervista di Chiara Serri

SPeciale

68 BENI CULTURALI: I NUOVI DIRETTORI DELLA RIFORMA FRANCESCHINI Tra nuove autonomie e vecchi problemi, i segni di una svolta in divenire di Matteo Galbiati

44

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artisti in permanenza STEFANO DI STASIO PINO DEODATO GIAN MARCO MONTESANO

info Via Fuschi di Sopra 64 82038 • Vitulano (BN) TEL 0824 874650 CELL 333 3443684 i n fo @ c a s a t u r e s e . i t w w w. c a s a t u r e s e . i t


70 73 76 80

Peter Assman a Mantova. Il rilancio di una capitale della cultura intervista di Matteo Galbiati James M. Bradburne: Brera terzo millennio intervista di Matteo Galbiati Alla Galleria Nazionale delle Marche è arrivato l'austriaco Peter Aufreiter intervista di Antonio D'Amico Sylvain Bellenger. “New entry” al Museo Nazionale di Capodimonte intervista di Antonio D'Amico

84 GUGLIELMO CASTELLI | Una danza classica su un tappeto di noci intervista di Francesca Di Giorgio

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90 OPEN STUDIOS | Giorgio Tentolini | Luoghi, e tempi, per l'arte di Kevin McManus

Giovani 94 96 98 100 102 104

CHRISTIAN FOGAROLLI | Recuperi, innesti e connessioni | di Simone Rebora L'ORMA | Come in un soffio | di Alberto Mattia Martini PAMELA BREDA | Flashback del presente | di Milena Becci ANTONIO FIORENTINO | L'incessante metamorfosi di forma e materia | di Francesca Caputo MICHELE ATTIANESE | Come Prometeo | di Beatrice Salvatore FEDERICO INFANTE | La favola del colore | di Antonio D'Amico

106 TALKIN' | Christiane Rekade. Una nuova Merano Arte intervista di Gabriele Salvaterra 108 DARIO GOLDANIGA | Quando il caso definisce la forma intervista di Matteo Galbiati

108 ESPOARTE

#92 | Anno XVII | Trimestre n.2 2016 Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001

Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.

Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4004123 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net 18 | ESPOARTE 92

Direttore editoriale Livia Savorelli Publisher Diego Santamaria Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Luisa Castellini, Fulvio Chimento, Francesco Fabris, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Simone Morabito, Alberto Zanchetta Hanno collaborato a questo numero Deianira Amico, Valeria Barbera, Milena Becci, Francesca Caputo, Antonio D'Amico, Francesca Di Giorgio, Matteo Galbiati, Alberto Mattia Martini, Kevin McManus, Simone Rebora, Gabriele Salvaterra, Beatrice Salvatore, Chiara Serri

Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI) Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI) Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 € Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Bonifico bancario anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT83V0569610600000010041X60 Banca Popolare di Sondrio - Agenzia di Savona Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net


L’elenco de LA SPESA Biennale CeramicaINCelle 26 marzo - 10 aprile 2016 Anfiteatro, Comune di Celle Ligure (SV)

Percorsi dell’Arte

a cura dell’Associazione KunstArt 21- 25 aprile 2016 Serretta del Parco Comunale di Arenzano (GE)

La quadratura del Circo

VILLA BORIGLIONE Parco Culturale Le Serre, Grugliasco (TO) Museo dell’Arte Marionettistica e Arti popolari da fine giugno a inizio agosto 2016

ROSANNA LA SPESA www.rosannalaspesa.it +39 335 6436845 laspesar@gmail.com


LA PRIMA COLLANA DI EBOOK DEDICATA ALLE MONOGRAFIE D’ARTISTA I PRIMI NUMERI DELLA COLLANA:

01. CORRADO ZENI 02. GIANLUCA CHIODI 03. AQUA AURA 04. CHRISTIAN ZUCCONI 05. IVAN LARDSCHNEIDER

06. MARCUS JANSEN 07. ALICE ZANIN 08. FOSCO GRISENDI 09. MAURIZIO L'ALTRELLA 10. RALUCA ANDREEA HARTEA 11. GIANLUCA QUAGLIA

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antineutrale #17 di ROBERTO FLOREANI

ARTE E CRONACA Il diffondersi di una sorta di pensiero unico legato al politically correct sembra diventato inarrestabile. È ormai costume abituale quello dell’auto-sottovalutazione delle proprie capacità, forse per snobismo, forse emulando inconsapevolmente il pensiero di Friedrich Nietzsche secondo cui “parlare di sé può essere un modo per nascondersi”. Appare infatti bizzarro che Francesco Bonami, il nostro critico numero uno, pluridecorato sul campo, dichiari al Corriere della Sera che, al giorno d’oggi, il curatore è un artista e autore modesto, collezionista squattrinato, dàndosi, in altre parole, dell’uomo senza qualità, per dirla con Musil. Anche se ognuno è libero di tracciare il proprio identikit come vuole, appare però improbabile il suo inserimento poi nel governo-ombra (mai nato) di Luca Cordero di Montezemolo, addirittura come ministro all’industria creativa (wow!): come a dire che il ruolo perfetto di un mediocre naturale sarebbe poi quello di governare il resto del Paese. Pare quindi che l’Arte Contemporanea sia così gestita, per sua stessa ammissione, senza capacità particolari, al punto che, il più delle volte, le immagini legate alla cronaca siano diventate le autentiche icone artistiche del nostro tempo. Si era già favoleggiato sulla grandiosità artistica delle Twin Towers fiammeggianti come opera d’arte rappresentativa del nuovo millennio, ma altre immagini di questi ultimi mesi sembrano confermare che la cruda realtà della cronaca supera, in efficacia artistica, la neutra supponenza delle riproposizioni fittizie nei musei. Basta ricordare l’immagine di Adou, bimbo ivoriano di 8 anni, rinchiuso nel trolley alla dogana di Ceuta e radiografato a colori dalle apparecchiature della dogana, oppure quanto diffuso, con spaventosa efficacia, dall’Isis, che propone il concetto terribilmente attuale del War in now! anziché quello flebilmente sussurrato da rassegne museali quali War is Over di qualche tempo fa. Cambiando continente, 22 | ESPOARTE 92

a dimostrazione dell’universalità del messaggio, fanno riflettere e segnano il nostro tempo le immagini dei disabili assisi sulle loro sedie a rotelle e appesi, penzolanti, ad un ponte, diffuse dalla Bolivia, oppure l’immane tragedia di Aylan, bimbo di tre anni annegato sulla spiaggia di Bodrum, talmente abbandonato, riverso sulla spiaggia, da sembrare ignobilmente più fantoccio di quelli impiccati da Cattelan in piazza a Milano; e così per i migranti avvolti nella stagnola, abbarbicati sugli scogli a Ventimiglia, martiri metallizzati delle migrazioni bibliche di questi anni, così per i 3.000 giubbotti di salvataggio pazientemente posizionati dai volontari di Greenpeace sulla drammatica spiaggia di Lesbo, a formare un gigantesco simbolo Love and Peace, ben più efficace ed emozionante di quelli annodati alle colonne del Konzerthaus di Berlino dall’osannato artista cinese Ai Weiwei: anche in questo caso, addirittura a confronto diretto, le immagini della cronaca, realizzate da persone comuni, superano quelle dell’artista in autenticità, drammaticità, efficacia, bellezza. La cronaca supera l’Arte: fu vera Arte?

Ai Weiwei, Safe Passage, installazione alla Konzerthaus di Berlino. Courtesy: Konzerthaus, Berlino. Foto: Oliver Lang


Flag, 2015, 100 x 120 cm - FP150006

White straws, 2014, 120 x 100 cm - FP140009

Francesca Pasquali Multicolor straws, 2014, 100 x 120 cm - FP140006

Colossi Arte Contemporanea Corsia del Gambero, 13 – 25121 Brescia Tel. +39 030.3758583 - Cell. +39 338 9528261 www.colossiarte.it – info@colossiarte.it Orari: tutti i giorni 10-12 e 15-19 – Domenica e lunedì chiuso.


eppur si muove #13 di CHRISTIAN GHISELLINI

ANOMALIE ANIMATE (SONO SOLO PUPAZZI) «Sono afflitto da dubbi. E se tutto fosse un’illusione, se nulla esistesse? Ma allora avrei pagato uno sproposito per quella moquette!» Woody Allen

Anomalisa © Paramount Picture

“Sì, abbiamo avuto un sacco di piccoli peni in silicone che volano in ufficio, finendo nei posti più strani”. “Ci sono state lunghe discussioni su come dovesse essere dotato Michael. Questo è troppo lungo, questo è troppo corto. Abbiamo fatto diverse prove”. A parlare è l’animatore Dan Driscoll, Animation Supervisor per Anomalisa, il film d’animazione scritto da Charlie Kaufman e co-diretto con Duke Johnson1 e come probabilmente avrete indovinato, non esattamente il classico film animato per famiglie. Ma chi è Charlie Kaufman? Un genio della sceneggiatura. Un americano noto per essere schivo e poco avvezzo alla celebrità. Ha scritto film come Essere John Malkovich, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (in Italia con il titolo Se mi lasci ti cancello, film per il quale ha vinto l’Oscar) e Il ladro di orchidee, una volta ha affermato: “L’abitudine per uno scrittore è quella di consegnare una sceneggiatura e poi sparire. Questo non fa per me”. Ora, grazie al crowdfunding, ha dato vita a un nuovo progetto, un film in cui non smette di sperimentare, utilizza un’animazione stop motion che, sin dalle prime inquadrature, ripropone l’ormai 24 | ESPOARTE 92

nota originalità dell’autore, ci mostra la sua visione lunare del mondo attraverso un uso della tecnica oltre il livello conosciuto, con un’accuratezza anatomica senza precedenti. I “puppets” di Kaufman e Johnson sono stati pensati per essere più realistici possibile, a un certo punto del film vi sembrerà di vedere esseri umani. Questo perché all’abilità tecnica si affianca la maestria di Kaufman di scavare nell’intimità e nella fragilità umana per raccontare una storia di solitudine, tenerezza e noia che noi tutti abbiamo come l’impressione di aver ben chiara. Questo senza rinnegare però la meccanicità tipica dell’animazione: i visi degli interpreti sono tagliati a metà orizzontalmente e “montati” per permetterne il movimento, una scelta non solo tecnica ma narrativa, i pupazzi, sin dall’inizio sono tali in quanto mostrano le giunture di maschere che lasciano intendere che, sotto di esse, ci sia un aspetto non umano, il doppiaggio sottolinea questo aspetto surreale tramite l’uso di solo tre attori: David Thewlis è Michael (il protagonista), Jennifer Jason Leigh è Lisa e Tom Noonan interpreta tutti gli altri

personaggi, maschili e femminili, compresi la moglie e il figlio di Michael. Lo spettatore infatti si chiede inizialmente perché tutti i personaggi, tranne Michael, abbiano la stessa voce maschile sia che si tratti di uomini che di donne. Quando poi entra in scena Lisa si può finalmente ascoltare l’unica voce femminile e, a questo punto, le ipotesi potrebbero essere molteplici andando dalla disumanizzazione di un mondo di pupazzi a quella della messa in rilievo dell’unicità del possibile “vero amore”. Il padre dell’animazione stop motion americana Ray Harryhausen2, preferiva non paragonare il proprio lavoro nei film in live action con i film di animazione, che lui vedeva semplicemente come “film di pupazzi”, c’è da chiedersi cosa ne penserebbe ora di questi “Pupazzi”. 1. Duke Johnson è un regista americano specializzato in animazione stop-motion. 2. Ray Harryhausen (Los Angeles, 29/06/1920 - Londra, 07/05/2013) è stato un produttore cinematografico e ideatore di effetti speciali statunitense. È considerato un maestro dell’animazione a passo uno, tecnica con la quale ha inserito creature fantastiche e mostruose all’interno di film girati con attori in carne e ossa.


8 MAGGIO - 4 GIUGNO 2016

INAUGURAZIONE 7 MAGGIO 2016 H: 18-21

VIALE SANT ANTONIO 59/61 VARESE | 0332 320990 | INFO@PUNTOSULLARTE.IT MAR-SAB 10-13 e 15-19 | DOM 8 e 15 MAGGIO 15-19

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pensieri albini #25 PER UN LIBRO BIANCO di ALBERTO ZANCHETTA

L’

arte è condivisione: bisogna far tesoro di questa “comunione” d’intenti, di pensieri, di idee, di emozioni e di spazi che chiamiamo Arte – ma il cui significato è troppo spesso dimenticato dagli addetti ai lavori. Antipodi: la storia dell’arte non è un manuale d’istruzioni; l’arte contemporanea ci appare invece come un compendio di distruzioni. Incuria curatoriale: quando nelle mostre non traspare la benché minima personalità del curatore, vuol dire che gli artisti hanno allestito le proprie opere senza alcuna intermediazione. Didascalie: esporre le opere nelle loro casse, ancora imballate, e fare una mostra di sole didascalie. La necessità di vedere non è mai stata un deterrente sufficiente all’immaginazione. Benché assuefatto alle spiegazioni, il pubblico può riprendere a fantasticare su (cosa sia) l’arte. Arte contemporanea: esiste anche quando nessuno la guarda? Strategia del camaleonte: se tutti si sforzano di compiere una critica dei linguaggi artistici, allora è probabile che tutti stiano pensando la stessa cosa; in pratica non c’è rimessa in discussione del linguaggio bensì una sua accademia. Lassismo critico: sentire che la testa seduta sulle proprie spalle è assai comoda. Baroccò e Roccocò: eccettuate le consonanti “r”, che conferiscono un certo inasprimento ai due vocaboli, gli altri caratteri sono ampollosi per quel loro eccesso di “o” circolari, delle mezze circonferenze delle “c” e per la bombatura delle “b”. Tutto sta a indicare pienezza, opulenza. Una leziosità lessicale che corrisponde anche al “tronfio trionfo” dello stile cui si riferiscono. Tra due punti: la via più breve è sempre l’arabesco [Ennio Flaiano dixit] a meno che non si voglia prima tracciare le curve che servono e poi trovare i punti che vi corrispondono [norma di Finagle]. Intervento nell’assetto urbanistico di New York: costruire una curva all’interno del reticolo stradale per gettare la città nello scompiglio. Il digitale archivia anziché mostrare o ricordare: passiamo più tempo dietro l’otturatore che davanti all’immagine fotografata. Continuiamo infatti a scattare foto che vedremo in modo sporadico, forse una volta soltanto, oppure mai.

Giovanni Santi Sircana, Forme componibili, 1975, magneti permanenti su acciaio verniciato, cm 40x40. Courtesy: Martini Studio d’Arte, Brescia ESPOARTE 92 | 29


RILIEVI

ALBERTO ZILOCCHI LINEE

LINEE

Linee, 1980, pennino Graphos Rotring e inchiostro su tela ad acrilico bianco

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applicata su tavola, cm. 80x80

29.04 02.07 2016

(Firmato sul retro: Zilocchi a matita in corsivo)

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upload / download di FULVIO CHIMENTO

THE PAST IS OVER

In una video animazione di Sarah Ciracì alla Quadriennale di Roma, Trebbiatori celesti (1999), Marcel Duchamp veniva mostrato nell’atto di assistere al decollo di un’astronave, con una chiara allusione al confronto tra l’arte che ha dominato il Novecento e le innovazioni di fine secolo. Duchamp, a differenza di qualche altro suo illustre collega, avrebbe probabilmente accolto con entusiasmo l’introduzione di mezzi mediali così potenti. Internet, infatti, nasce alla fine degli anni Sessanta in ambito militare, ma quando nei primi anni Novanta gli si aggiunge un layer, ovvero l’applicazione “w.w.w. (world wide web)”, i più veloci ad afferrare le potenzialità di questo network sono appassionati del genere cyberpunk, scienziati e artisti. All’inizio dei Duemila anche i giganti dell’informazione e delle Corporations vogliono conquistare una massa globale: Internet è oggi un gigantesco “network di sorveglianza” in grado di captare continue informazioni relative allo stile di vita, ai gusti e ai bisogni degli utenti. Gli artisti che operano oggi in rete contrastano consapevolmente l’appropriazione indebita di Internet da parte del mercato; sono dei semi-programmatori, dei “quasi-hacker”, che amano giocare con le regole della comunicazione, sfruttando anche i minimi errori dei sistemi operativi. Uno dei loro scopi principali è contribuire a mantenere libero e “selvaggio” lo spazio creativo del web, inteso come luogo in cui è ancora possibile comunicare “stellarmente”: arte come sistema di segnali che i viandanti si lanciano nella notte, avrebbe detto Nietzsche, in riferimento al fatto che l’arte unisce a distanza gli “stranieri”, 32 | ESPOARTE 92

Sarah Ciracì, Trebbiatori celesti, 1999, still da video. Courtesy: l’artista


Dall’alto: Nicholas Maigret, PredictiveArtBot, 2015. Courtesy e foto: l’artista Addie Wagenknecht, SharetheSky, 2015. Courtesy: l’artista ed Electric Objects, New York. Foto: Justin Oullette Dalla mostra Real Time. Art en temps real, a cura di Pau Waelder, Arts Santa Mònica, Barcellona, 28 gennaio - 10 aprile 2016

ovvero chi non si conosce. Internet è una comunità, un modo di stare insieme non solo artificialmente, di cui l’artista vuole cogliere i significati, sperimentando e contribuendo alla ridefinizione continua dei confini di un universo effimero. La maggior parte del lavoro di un net-artista ha come finalità quella di insinuare nello spettatore il dubbio sull’utilità pubblica della rete e sulle sue reali capacità di interazione: ci avverte di non cadere nell’inganno, di non subire la fascinazione del web, del mercato, di chi vuole far credere che Internet sia un Eldorado o un luogo stracolmo di arte. Proprio questi temi sono stati recentemente affrontati nell’importante collettiva intitolata Real Time. Art en temps real, curata da Pau Waelder, presso Arts Santa Mònica di Barcellona. Internet è lo specchio del mondo reale, ma non modifica la realtà, il web ha una forte componente extraterritoriale, ma c’è sempre qualcuno che fisicamente si occupa dell’operazione di upload e download. Proprio sulla natura, l’autorialità e la diffusione potenziale di questi “messaggi” sparsi nel mare magnum del web, il net-artista basa la sua etica e fa parlare il suo talento. La figura dell’artista romantico viene definitivamente spazzata via, così come qualsiasi riferimento al genio isolato dal mondo ispirato da chissà quale musa. Ciò che realmente esiste è la relazione tra gli individui, che si scambiano dei messaggi e li rielaborano: il passato non esiste più se non come “matrice” e la cultura è un enorme e infinito plagio. Con Internet il significato di “originalità” si svuota di senso, ogni file è riproducibile senza che venga meno la qualità, e ogni copia è identica all’originale. La tecnologia ha invaso non solo la nostra società, ma anche il nostro spazio mentale quotidiano. In questo contesto l’arte, secondo il sociologo Derrick de Kerckhove, è come una controforza, che si è assunta il compito di riequilibrare gli evidenti effetti destabilizzanti che le nuove tecnologie comportano nei confronti della cultura e, aggiungo io, dell’essere. ESPOARTE 92 | 33


esercizi di stile contemporary tales di LUISA CASTELLINI

FABIO NOVEMBRE SENTIRE LO SPAZIO, ABITARE IL MONDO La vera casa di cui dobbiamo preoccuparci è il pianeta: «qualsiasi altro particolarismo è deviante». Ma prima di arrivare all’atmosfera, empireo compreso, facciamo un passo indietro. Non c’è spazio, casa, stanza o oggetto che possa essere pensato, concepito e quindi vissuto senza rifarsi a quel primo, grande, immenso e atavico salto nell’ignoto che ogni uomo compie nascendo.

«Ho sempre pensato che il nostro senso dello spazio nasca dall’esperienza uterina e che questa percezione da dentro a fuori sia il cardine della filosofia dell’abitare» spiega Fabio Novembre. Il suo, di spazio, è poi cresciuto attraverso molte stanze di altrettante case, «ma sempre all’interno della mia numerosa famiglia». Da quella culla del barocco che è Lecce, dove nasce nel ’66, a Milano, che lo accoglie al Politecnico nel 1984. Una parentesi a New York per un perfetto la nell’interior design con la commissione del negozio di Anna Molinari Blumarine a Hong Kong e poi ancora a Milano, dove mette radici, casa e studio nello straordinario spazio di via Perugino da cui lavora con le più grandi aziende – Driade, Cappellini, Flaminia, Venini – e in tutto il mondo. Citazione, gioco, un certo senso del pericolo e della storia con i suoi limiti e tranelli, oblio e banalizzazione, fanno parte di questo suo viaggio nell’architettura, nel design, nelle sue visioni, che si muove dal corpo. Territorio prediletto di ispirazione e sperimentazione poetica e visuale, che accetta di vestire i panni del feticcio a patto di diventare presto icona. E il corpo, muovendosi nello spazio, sia questo stanza, casa, città o mondo, genera risonanze che vogliono espandersi in spazi capaci di abbracciarle e amplificarle. Se luce e dialettica tra pieni e vuoti, leggi volume, sono gli strumenti dell’architettura, design compreso, Fabio Novembre li ripensa anteponendo alla forma il piacere di esplorarla, all’estetica la catarsi, alla funzione il desiderio di giocare. I suoi progetti iniziano prima, quando lo sguardo vuole farsi presa, tatto, esperienza. Il suo spazio «è stato 34 | ESPOARTE 92


quindi sempre legato all’affettività dei luoghi, percepiti come contenitori di emozioni». Da qui il suo fare, che l’ha condotto a tradurre una maschera in uno spazio di pensiero abitabile con la testa-poltrona Nemo (2009), che svela e protegge al tempo stesso il suo ospite, come a riscrivere la “mitologia” del Milan arrivando a realizzarne totalmente la nuova sede.

Dall’alto: Fabio Novembre, Intro, Stanze, 2016, esterno Fabio Novembre, Muse, per Venini, 2016, lampada da tavolo

«Ho usato il design come vettore di emozioni, come parole tridimensionali». E queste, infatti, si muovono nello spazio preferendo l’iperbole alla perifrasi, il simbolo alla metonimia, l’imprevisto poetico allo sciogliersi della narrazione, con i silenzi come riserva costituzionale e irrinunciabile.

«Come nel cinema e nella matematica, nel design esistono sistemi lineari e non lineari per raccontare una storia. Io per natura mi sento più vicino ai sistemi non lineari, ai salti narrativi, all’imprevedibilità del risultato».

Nella pagina a fianco: Fabio Novembre. Foto: Emanuele Zamponi, 2011 Fabio Novembre, Lantern, per Kartell, 2016, lampada a led portatile in policarbonato stampato; base con ricarica wireless per smartphone

Dove l’imprevedibilità conduce a quella «inevitabile evoluzione dei linguaggi» che si traduce nella continua riformulazione di spazi, oggetti e necessità. Così l’ultima lampada (per Kartell, 2016) è una lanterna, uno strumento per orientarsi nel buio. Un oggetto antico ma smart: una luce a led con ricarica wireless.

«Architettura e design devono tornare ad essere costruiti come spazi attorno all’uomo. ESPOARTE 92 | 35


Fabio Novembre, allestimento della mostra Steve McCurry, From these hands: a journey along the coffee trail, organizzata da Lavazza, 2015

Un uomo sicuramente più digitalizzato, che richiede performances sempre più intelligenti, ma fatto ancora di carne e sangue». Così, quando Fabio Novembre pensa al mondo e a una delle sue possibili Stanze non tralascia mai il corpo. Ed ecco che oggi alla Triennale per raccontare la sua idea di domesticità torna ancora una volta a quel punto zero della memoria e dell’essere nel mondo che è lo stato prenatale. È l’uovo, allora, la forma alla quale affidare lo spazio del riposo, dove ogni uomo abbandona se stesso all’incognita necessaria del sonno tra demoni e dei in attesa di un risveglio. Utero. Abbraccio. Corpo. Spazio. E quindi stanza, casa, città, mondo. Così nasciamo: per muoverci. Rieccoci allora al nostro nastro di partenza.

«La comfort zone di un corretto stadio evolutivo finisce per essere inevitabilmente l’atmosfera del pianeta: è questa la casa che oggi dobbiamo preservare, qualsiasi altro particolarismo è deviante».

Eventi in corso: Stanze. Altre filosofie dell’abitare a cura di Beppe Finessi Triennale di Milano 2 aprile - 12 settembre 2016 www.triennale.org

Fabio Novembre, You & I, Lea Ceramiche installazione, 2016 36 | ESPOARTE 92



Art Lawyers | Avvocati dell’Arte di FRANCESCO FABRIS e SIMONE MORABITO

ART BONUS: NOVITÀ E PROSPETTIVE DEL MECENATISMO CULTURALE

L’eredità d’intenti lasciata più di duemila anni fa da Gaio Clinio Mecenate – patrizio romano di epoca augustea, protettore di letterati e famosi poeti – appare finalmente concretizzata nel nostro moderno ordinamento. Accantonando parallelismi storici comunque di sicura pertinenza, a due anni di distanza dall’entrata in vigore della “chiamata alle Arti” del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo non si può che tessere le lodi dei frutti fatti maturare e saggiamente raccolti attraverso “Art Bonus”, un credito di imposta espressamente previsto del D.L. n.83/14 convertito nella Legge n.106/14 e successivamente modificata ed integrata. Una rapida indagine tecnica della normativa ed uno sguardo lontano alle prospettive di diffusione e crescita possono far comprendere la portata di questa moderna forma di mecenatismo culturale che costituisce oggi uno dei modelli di sistema più completi d’Europa.

L’Art Bonus, come detto, è un incentivo fiscale che consente una detrazione fino al 65% per chiunque effettui erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano e dello spettacolo, indipendentemente dalla natura e dalla forma giuridica del sostenitore. La percentuale massima, tra l’altro, è stata resa permanente dalla legge di stabilità 2016 mentre vigono limiti quantitativi distinti per la detrazione a beneficio delle persone fisiche che non svolgono attività commerciale (il 15% del reddito imponibile) e per i titolari di reddito di impresa ed enti non commerciali che esercitano anche attività commerciale (il 5 per mille dei ricavi annui). Il credito così maturato deve in ogni caso essere ripartito in tre quote annuali di pari importo con modalità di fruizione (l’utilizzo nella dichiarazione dei redditi ovvero il credito di imposta) a seconda della qualifica del soggetto erogante che può addirittura essere una impresa in perdita fiscale, non prevedendo la norma una determinazione dell’agevolazione sul reddito necessariamente positivo. Sotto il profilo del regime fiscale dell’operazione, è qui sufficiente precisare 38 | ESPOARTE 92


www.artlawyers.legal

che il credito non concorre a determinare la base imponibile ai fini delle imposte sui redditi né al valore della produzione netta ai fini IRAP. Lo stesso dicasi ai fini della determinazione della quota di interessi passivi deducibile dal reddito di impresa o delle altre componenti negative deducibili. Il Bonus, è il caso di notare, trova una applicazione diversa a seconda dell’oggetto destinatario dell’erogazione liberale. Se l’oggetto è un Bene Culturale pubblico (come individuato dal Codice dei Beni Culturali) il Bonus si applica solo alle erogazioni in denaro per interventi di restauro, protezione e manutenzione, se invece è destinato ad Istituti e Luoghi della cultura di appartenenza pubblica, alle Fondazioni lirico-sinfoniche ed ai Teatri di tradizione, il Bonus si applica solo per le erogazioni in denaro per interventi di sostegno. Nel caso in cui l’erogazione abbia come destinatari Enti o istituzioni pubbliche che senza scopo di lucro operano nello spettacolo, l’Art Bonus si applicherà solo se l’erogazione sostiene la realizzazione di nuove strutture o per il restauro ed il potenziamento di quelle esistenti mentre se è destinata a soggetti affidatari di beni culturali pubblici, solo per interventi di protezione, manutenzione e restauro del bene medesimo. Ad oggi, stando alle risultanze del sito ufficiale www.artbonus.gov.it – ove si può trovare un dettagliato resoconto delle modalità operative per donare nonché degli interventi di supporto patrocinati – risultano censiti più di 2300 mecenati, compresi tra aziende di rilevanza nazionale e semplici soggetti privati che ad oggi hanno complessivamente elargito più di 60 milioni di euro. Sembra proprio, quindi, che sia in via di diffusione una nuova forma di partecipazione alle sorti del patrimonio pubblico che, oltre ad alleviare gli obblighi dello Stato in materia culturale, abbia attribuito linfa alla responsabilità sociale delle imprese ed all’interesse che queste hanno alla cura della propria immagine pubblica, facendo leva su palesi motivazioni educative e di tutela dell’identità culturale. Oggi, par di cogliere, il mecenatismo è tornato ad essere associato a valori di solidarietà ed altruismo, di generosità orientata e di “nuova creazione” di cultura per tutti, sulla falsariga di un modello rinascimentale ove i mecenati hanno cessato di essere considerati meri finanziatori per divenire apprezzati come realizzatori indiretti di opere e di “bello” attraverso le mani e l’ingegno dei loro sostenuti. A margine di questo lusinghiero panorama, non mancano certo i propositi di miglioramento e di integrazione del provvedimento che, magari, consenta l’incentivazione fiscale anche nei confronti del patrimonio artistico privato (e magari anche contemporaneo) e di coloro i quali permettono la fruizione al pubblico delle loro collezioni private, magari avvicinando il meccanismo dell’Art Bonus all’istituto diverso della sponsorizzazione, per consentire alle imprese un’immediata identificazione del loro marchio o brand commerciale con l’intervento di supporto all’opera d’arte. ESPOARTE 92 | 39


SVETLANA OSTAPOVICI

©Svetlana Ostapovici

2016

docks art fair quai rimbaud - lyon

fotofever

carrousel du louvre - paris

solo show ROOMBERGPROJECTSPACE



talkin' | editoria di MATTEO GALBIATI

DUE TOMI PER LEGGERE TUTTA L’OPERA DI AGOSTINO BONALUMI INTERVISTA A MARCO MENEGUZZO Le pubblicazioni scientifiche dedicate alla catalogazione sistematica dell’opera dei grandi maestri dell’arte si arricchiscono di un nuovo importante contributo: il catalogo ragionato di Agostino Bonalumi (19352013). Poderosa raccolta divisa in due tomi, in questi volumi si raccolgono – salvo rarissime e motivate eccezioni – tutte le opere che l’artista ha realizzato nel corso della sua carriera permettendo una definizione precisa delle serie e dei contenuti della sua intensa poetica e ricerca. Abbiamo posto a Marco Meneguzzo, che con il figlio dell’artista Fabrizio Bonalumi ha seguito questo progetto editoriale, alcune domande: PERCHÉ È ANCORA TANTO IMPORTANTE ESEGUIRE IL LAVORO – IMPEGNATIVO E CONSISTENTE – DELLA CATALOGAZIONE DELLE OPERE DI UN ARTISTA PER ARRIVARE A PUBBLICARNE IL CATALOGO GENERALE? Oggi non è importante farlo, ma fondamentale: questo catalogo ragionato, quasi strutturato come un vero e proprio catalogo generale, è indispensabile per raggiungere certi ambiti scientifici, di collezionismo e di musei. Questo volume testimonia e certifica che, dietro ad un artista importante come Bonalumi, esiste un vero archivio, composto da un pool di esperti impegnati nella diffusione, nella conoscenza e nella tutela della sua opera. Sono elementi che danno sicurezza al mercato e al sistema dell’arte, oltre a rilanciare e a sostenere l’immagine dell’artista in un ambito internazionale. QUANTO TEMPO HA IMPIEGATO LA REGISTRAZIONE DELLE SUE OPERE? Relativamente poco, poiché molte opere erano già state registrate dallo stesso Bonalumi in un suo archivio personale, quindi i lavori hanno avuto modo di procedere più linearmente e con molta sicurezza. Dal 2007, poi, lo stesso Fabrizio ha iniziato col 42 | ESPOARTE 92

padre ad archiviare sistematicamente ogni nuovo lavoro, questo ha permesso un’accessibilità ai dati senza grandi sorprese, tutto il resto è confluito in modo sistematico in questa pubblicazione. QUALI SCOPERTE AVETE FATTO? QUALCHE SORPRESA? Non ci sono state sorprese eccezionali o

eclatanti, le opere non sono nemmeno così tante da giustificare “ritrovamenti”. Agostino è stato un artista sempre molto stimato, cosa che non ha generato una dispersione di sue opere, o nemmeno ne abbiamo di perdute e poi ritrovate. Potrebbero esserci alcuni lavori ancora non catalogati, ma sono casi davvero rari; non sono ancora stati archiviati per diversi e validi motivi. In


generale possiamo affermare che non abbiamo rinvenuto capolavori. Abbiamo molte opere belle, ma quelle fondamentali alla sua storia sono tutte note. Agostino prima, e Fabrizio poi, sono stati attenti e meticolosi nella cura dell’archivio. COSA CONTENGONO I DUE TOMI DELLA PUBBLICAZIONE? COME SI DIVIDONO? Il tomo uno costituisce la vera e propria monografia sull’artista, è uno strumento di lavoro e ricerca. Il catalogo fotografico vero e proprio delle opere è nel tomo due. Questi volumi contengono tutta la storia e la certificazione del suo importante lavoro. AVENDO UNA VISIONE TOTALE DELLA SUA OPERA, QUALI NUOVI IMPORTANTI APPORTI EMERGONO, PER L’ARTE ITALIANA, DALLA SUA RICERCA? Quando si riescono a vedere le opere di un artista radunate tutte assieme, allora si riesce a fare un’operazione “statistica”, si conoscono le opere eclatanti, si legge nella totalità lo specifico valore di ciascuna e si riscoprono quelle a cui non si pensava nemmeno più. Quello che emerge dalla pubblicazione, e dal lavoro che l’ha preceduta,

sono la coerenza e la continuità di Bonalumi: i suoi passaggi si susseguono sempre senza fratture. C’è un processo deduttivo e non intuitivo nel procedere della sua ricerca che, superata la prima intuizione, dal 1959 accede alla sua maturità, diventa “artisticamente adulto”. Il resto è un flusso di opere coerenti che, nonostante abbia voluto sperimentare forme, cambiare stili, ha dimostrato una lucida continuità di pensiero. PROGETTI FUTURI CHE VEDONO AL CENTRO LA FIGURA DI BONALUMI? Segnalerei la mostra da Cortesi a Londra che riprende una mostra che Agostino fece nel 1965 e che, ieri come oggi, s’intitola Vorrei incontrare gli architetti. È un progetto interessante e importante, non solo per la sua “riedizione”, ma perché si osserva lo studio sull’ambiente e sull’arte ambientale di Bonalumi, una vera e propria dichiarazione poetica. Il resto viene di conseguenza e, tra gli altri progetti che potrebbero essere introdotti, certamente possiamo prevedere il catalogo delle carte, un testo sui suoi scritti o quello delle sue poesie. Oltre al possibile sviluppo del catalogo generale definitivo.

Agostino Bonalumi. Catalogo ragionato A cura di Fabrizio Bonalumi e Marco Meneguzzo Editore: Skira Editore Collana: Arte Contemporanea. Archivi dell’Arte Anno: 2015 Pagine: 2 tomi, 840 Edizione: bilingue (italiano-inglese) Immagini: 179 a colori e 2227 b/n Prezzo: Euro 300.00

Agostino Bonalumi, Rosso e nero, 1968, cirè estroflesso, cm 240x240 Nella pagina a fianco, dall'alto: Agostino Bonalumi, Bronzo, 1969-2007, fusione in bronzo, cm 22x53x39 Agostino e Fabrizio Bonalumi ESPOARTE 92 | 43


OLIVIERO TOSCANI intervista di MATTEO GALBIATI

UNA STORIA DI “MAGNIFICI FALLIMENTI” Determinato e political un-correct, lettore irriverente e lucido del proprio tempo, a tal punto schietto da sembrare quasi antipatico, Oliviero Toscani è diventato un’icona del nostro tempo e del modo di usare in maniera poetica, pur impegnata, la fotografia. Le sue fotografie sono, infatti, diventate esempio dell’impegno e della forza che l’immagine sa e deve evocare: dirette e senza filtri, immediate e incisive, velocemente riconoscibili nel loro senso, incidono sul pensiero di chi guarda costringendolo ad analisi e approfondimenti che vanno oltre la fugacità dello spot. In lui la fotografia torna a far vivere l’esperienza e suscita emozioni vere e profonde, senza scadere nella retorica o nella circostanza, perché il suo linguaggio, spesso tagliente ed affilato, non ha bisogno di orpelli o sovrastrutture, ma si pronuncia nella sua piena verità. La sua “poesia” d’autore ha rivoluzionato un linguaggio, un modo di fare comunicazione,

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Oliviero Toscani, United Colors of Benetton, 1991 Nella pagina a fianco: Oliviero Toscani, "Rolling Stones", Beth Ditto, 2009


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