Espoarte #95

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Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.

WWW.ESPOARTE.NET

Cover Artist

L’ORMA ANNO XVIII | TRIMESTRE N.1 2017 | € 6,00

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KRIŠTOF KINTE R A

P O S T N AT U R A L I A 19 MARZO – 30 LUGLIO 2017

collezione permanente arte internazionale 1950-oggi giovedì-domenica prenotazioni tel: +39 0522 382484 info@collezionemaramotti.org www.collezionemaramotti.org via fratelli cervi 66 – reggio emilia


MOON ZOO di E L E N A M O N Z O


10.03. — 29.04.2017

Alessandro Casciaro Art Gallery

Via Cappuccini 26/a 39100 Bolzano. Italy

alessandrocasciaro.com

T/F +39 0471 975461

typeklang.com

Sissa Micheli On the Process of Shaping an Idea into Form through Mental Modelling


GALLERIA GIOVANNI BONELLI

Gianni Pettena About Non Conscious Architecture a cura di Marco Scotini fino al 24 febbraio 2017

Via L. Porro Lambertenghi, 6 - 20159 Milano | +39 02 87246945 | www.galleriagiovannibonelli.it | info@galleriagiovannibonelli.it


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Sergio Emery & Roni Roduner!

TRACCE! ! ! ! ! ! ! ! ! !

9 febbraio - 12 marzo 2017! ! ! ! ! ! !

MUST GALLERY!

Via del Canvetto - 6900 Lugano - Svizzera! +41 91 970 21 84 - info@mustgallery.ch - www.mustgallery.ch!





Déco. Il gusto di un’epoca

Francesco Nonni, Andalusa, 1922, maiolica, collezione privata

18 febbraio - 1° ottobre 2017

Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza viale Baccarini 19 / Info: +39 546 697311, www.micfaenza.org


Quayola, “Pleasant Places”, installation view at GLOW festival 2015, credits Studio Quayola

25 GENNAIO - 01 APRILE 2017

PLEASANT PLACES di QUAYOLA Info arte@cubounipol.it

IL SUBLIME TECNOLOGICO E IL RAPPORTO FRA ARTE, NATURA E TECNOLOGIA A cura di Federica Patti INAUGURAZIONE 25 GENNAIO ORE 18:00 Ingresso libero SPAZIO ARTE

CUBO Centro Unipol BOlogna Piazza Vieira de Mello, 3 e 5 (BO) - Tel 051.507.6060 - www.cubounipol.it



Quayola, “Pleasant Places”, installation view at GLOW festival 2015, credits Studio Quayola

PLEASANT PLACES di QUAYOLA

IL SUBLIME TECNOLOGICO E IL RAPPORTO FRA ARTE, NATURA E TECNOLOGIA Info arte@cubounipol.it nell’ambito di

A cura di Federica Patti

PROGRAMMA 25-29 gennaio 2017 25 gennaio ore 18:00 INAUGURAZIONE 27 gennaio CINEMA PER L’ARTE ore 18:00 Selezione di opere video di Filippo Berta, Marco Mendeni, Nicolas Rupcich, Ubermorgen, Ulu Braun e Jacques Perconte - a cura di Federica Patti e Vanina Saracino ore 21:00 “ Lo and behold - Internet: il futuro è oggi” di W. Herzog, in lingua originale con sottotitoli. Prenotazione obbligatoria a arte@cubounipol.it 28 gennaio ore 16:00 “Installazione” Laboratorio ARTE per bambini dai 6 agli 11 anni prenotazione obbligatoria laboratori@cubounipol.it dalle 20:00 alle 24:00 - ART CITY WHITE NIGHT Party con Artibune

29 gennaio ore 15:00 MEET THE ARTIST: DAVIDE QUAYOLA prenotazione obbligatoria arte@cubounipol.it Tutte le attività sono ad ingresso libero con prenotazione ove indicato. CUBO Centro Unipol BOlogna Piazza Vieira de Mello, 3 e 5 (BO) - Tel 051.507.6060 - www.cubounipol.it



Massimiliano Galliani DE VISU a cura di Deianira Amico

21 gennaio - 28 febbraio 2017

Massimiliano Galliani è il vincitore del Premio Speciale Spazio Testoni assegnato in occasione di Arteam Cup 2016. www.arteam.eu

L’esposizione fa parte di ART CITY WHITE NIGHT Bologna in occasione di ARTE FIERA 2017. Bologna nell’ambito di

Night White aio 2017 28 genn

promosso da

in occasione di

Bologna

Sabato 28 gennaio 2017, in occasione di ART CITY WHITE NIGHT, si terrà in galleria l’ESPOARTE Party, organizzato da Espoarte Contemporary Art Magazine, media partner di Arteam Cup 2016.

POLIS

SPAZIO TESTONI

- 29 27 - 28 2017 o gennai

Via D’Azeglio, 50 - 40123 Bologna www.spaziotestoni.it - info@spaziotestoni.it


Sabina Mirri

Inventario (provvisorio) dello studio d’artista Passaggi Arte Contemporanea via Garofani 14 – Pisa 14 gennaio - 4 marzo 2017 Inaugurazione Sabato 14 gennaio ore 18



#95 “LA GENERAZIONE MEGLIO EQUIPAGGIATA TECNOLOGICAMENTE DI TUTTA LA STORIA UMANA È ANCHE LA GENERAZIONE AFFLITTA COME NESSUN’ALTRA DA SENSAZIONI DI INSICUREZZA E DI IMPOTENZA”* di LIVIA SAVORELLI Mai come nell’epoca che stiamo vivendo – spacciata come “era del progresso” – si è avvertita una tale sensazione di incertezza. Quella “promessa di felicità”, radicata ai concetti di sviluppo e benessere, ha svelato il suo vero volto, facendoci sprofondare in uno status quo dominato da crisi delle aspettative, fatalismo e dalla comune convizione di essere vittime di un destino inesorabile che sembra non dare spiragli di cambiamento. Se sommiamo la terribile situazione socio-politica a livello globale – flussi migratori incessanti, guerre, concentrazione delle risorse nelle mani sempre più di pochi, crisi economiche e tutto ciò che ne deriva – alle non trascurabili conseguenze catastrofiche di eventi climatici e geologici, il senso di impotenza dell’uomo cresce a dismisura così come l’affievolirsi della speranza in un futuro migliore. Da qui la cronaca insegna: il desiderio smisurato di proteggersi, come singolo e come collettività, comporta l’erigere muri e barriere, sia fisiche sia metaforiche. Il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, sottolineava come «le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell’arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità». Nelle pagine a seguire, Arnaldo Pomodoro ci ricorda come sia fondamentale il “perdersi” che, continua il maestro, «è essenziale per ritrovare l’orientamento nel periodo storico che stiamo vivendo, così complesso e indecifrabile, che sembra orfano delle lezioni del passato e delle speranze del futuro». E continua, «la crisi economica globale che affrontiamo in questi anni coinvolge anche l’intero sistema

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dell’arte, divenuto ormai di difficile lettura. Assistiamo a continui capovolgimenti di senso e a una frammentazione di linguaggi: emerge una mancanza di certezze, una problematicità che, anziché perdita di dimensione, significa forse vitalità della ricerca e nuovi processi di conoscenza». Da qui «dialogare con i giovani e chiamarli in causa come parte attiva di un progetto è l’occasione per trasmettere la memoria, aprendosi al contempo alle più varie istanze di trasformazione e ricerca». Ancora, Fabio Cavallucci, Direttore del Centro Pecci di Prato, che ha inaugurato il rinnovato centro con una mostra dal provocatorio titolo La fine del mondo, pone anche lui l’accento su questa criticità a livello globale: «la mostra vuole discutere il momento di incertezza attuale, quel senso di inadeguatezza di fronte al mondo, il quale sembra sempre quello di prima, ma in realtà non lo è più. In qualche modo i nostri mezzi, sia pratici che concettuali, per manipolarlo e interpretarlo, appaiono superati, e c’è sempre qualcosa che ci sfugge». Occorre quindi forse, per rifuggire dall’omologazione culturale che la società attuale ci impone, attuare una ricognizione critica, scoprendo vie di fuga e spazi – mentali e non – di evasione? Sì, perché la tensione verso la felicità è connaturata alla natura umana così come lo sfuggire all’incertezza. Per dirla alla Bauman «la nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; […] È per questo che una felicità “autentica, adeguata e totale” sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come

tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso». Un numero che apre a molte riflessioni, sugellate nel lavoro di una giovane promessa L’orMa, una riproduzione in chiave contemporanea del Giardino delle Delizie di Bosch, uno «spunto per una riflessione sull’essenza dell’umanità con i propri valori e debolezze». *Zygmunt Bauman

espoarte #95

L’orMa, Il Giardino delle delizie, trittico, dettaglio, 2017 (ved. pagg. 38-39)


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o

anniversario


indice #95 20 ANTINEUTRALE #20 | Meglio tardi che mai | di Roberto Floreani 22 EPPUR SI MUOVE #16 | Solo due corde | di Christian Ghisellini 24 UPLOAD/DOWNLOAD | Gif art. Il paradosso del presente | di Fulvio Chimento 26 ESERCIZI DI STILE CONTEMPORARY TALES | Emiliano Ponzi | «Cerco l’icona capace di vivere da sola, senza o nonostante il testo» | di Luisa Castellini 30 ART LAWYERS | AVVOCATI DELL’ARTE | I rimedi giudiziali nella compravendita di opera non autentica | di Francesco Fabris e Simone Morabito

a Paola Casorati di Francesca Di Giorgio 66 I VOLTI DEL COLLEZIONISMO | Luigi Magnani: opere abitate dallo spirito | intervista a Stefano Roffi di Chiara Serri 70 ARNALDO POMODORO | Novant’anni di scultura | intervista di Matteo Galbiati 78 EMMA ZANELLA | Dalla Civica Galleria d’Arte Moderna al MA*GA: cinquant’anni di arte a Gallarate | intervista di Matteo Galbiati

Nuove Visioni

32 TALKIN’ | Antonio Sgamellotti | Un ricercatore che crede in un’unica scienza | di Luca Bochicchio 36 L’ORMA | Una virtuale natura vera | intervista di Matteo Galbiati 44 DOSSIER LUOGHI & SPAZI | Fondazione Baruchello. Penetrare il reale... | intervista a Gianfranco Baruchello di Jacopo Ricciardi 48 MASBEDO | “Handle with care”: la fragilità animica degli oggetti | intervista di Corinna Conci ed Isabella Falbo 54 OPEN STUDIOS | David Reimondo | La creazione di una nuova realtà | di Alessandro Trabucco 60 OMAGGIO A FELICE CASORATI | Casorati. La casa, lo studio... | intervista

83 I MUSEI NEL MONDO: SGUARDI TRA PRESENTE E FUTURO | a cura di Elena Borneto e Francesca Di Giorgio 84 PRATO E IL CENTRO PECCI: la ritrovata dimensione dell’arte contemporanea | Intervista a Fabio Cavallucci di Matteo Galbiati 90 Fondazione Prada Osservatorio, Milano | Tate Modern, Londra | The Design Museum, Londra | MAAT, Lisbona | Estonian National Museum, Tartu (Estonia) | Voorlinden, Wassenar (Paesi Bassi) | Moco Museum, Amsterdam | Smithsonian National Museum of African American History & Culture, Washington DC | ICP, New York | The MET Breuer, New York | Magazzino of italian art, New York | ICA LA, Los Angeles | The Bass, Miami | SFMOMA, San Francisco | Louvre Abu Dhabi e il Saadiyat Cultural District | Zeitz MOCAA, Cape town | I musei che verranno...

ESPOARTE

Direttore editoriale Livia Savorelli

#95 | Anno XVIII | Trimestre n.1 2017 Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001

Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.

Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4500744 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net 18 | ESPOARTE 95

Publisher Diego Santamaria Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Luisa Castellini, Fulvio Chimento, Francesco Fabris, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Simone Morabito Hanno collaborato a questo numero Irene Biolchini, Luca Bochicchio, Elena Borneto, Corinna Conci, Francesca Di Giorgio, Isabella Falbo, Alessandra Frosini, Matteo Galbiati, Lucia Longhi, Serena Ribaudo, Chiara Serri, Alessandro Trabucco

98 TALKIN’ | Quayola | Sublime tecnologico: trascendere la descrizione del paesaggio | di Chiara Serri 102 GIACOMO COSTA | Tra rivelazione incantatrice e consapevole incubo | intervista di Serena Ribaudo 106 TALKIN’ | Angela Vettese | Uno sguardo sul contemporaneo | di Matteo Galbiati 110 LAPO SIMEONI | La bellezza è là fuori, condivisa e senza tempo | intervista di Francesca Di Giorgio

Talent Show

114 Stefan Milosavljević | di Matteo Galbiati Christian Manuel Zanon | di Lucia Longhi Valentina D’Accardi | di Irene Biolchini Giulio Frigo | di Lucia Longhi Paul Leitner | di Lucia Longhi Marco Maria Zanin | di Matteo Galbiati 120 GIORGIO LAVERI | La ricerca continua di un senso sociale | intervista di Luca Bochicchio 124 REBECCA DIGNE | La duttile fragilità | intervista di Alessandra Frosini

Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI) Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI) Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 € Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Bonifico bancario anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT83V0569610600000010041X60 Banca Popolare di Sondrio - Agenzia di Savona Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net


Alberto Biasi, Light Prisms, 1990, 85 x 85 x 13,5 cm

Francesca Pasquali, Orange gold straws, 2012, 80 x 60 cm

Opere in permanenza di: Gianni Bertini Giorgio Bevignani Alberto Biasi Stefano Bombardieri Angelo Brescianini Massimo Caccia Agenore Fabbri Manuel Felisi Enzo Forese Michael Gambino Omar Hassan Mimmo Iacopino Giorgio Laveri

M’horó Aldo Mondino Elena Monzo Luca Moscariello Daniele Papuli Pino Pascali Francesca Pasquali Pino Pinelli Leonardo Rota Gastaldi Mimmo Rotella Pinuccio Sciola Giorgio Tentolini Vincenzo Todaro

M’horó, Senza titolo, 2016, superfici radianti, 90 x 17 x 23 cm M004561

Colossi Arte Contemporanea Corsia del Gambero, 13 – 25121 Brescia Tel. +39 030.3758583 - Cell. +39 338 9528261 www.colossiarte.it – info@colossiarte.it Orari: tutti i giorni 10-12 e 15-19 – Domenica e lunedì chiuso.


antineutrale #20 di ROBERTO FLOREANI

MEGLIO TARDI CHE MAI Come spesso accade, le ricorrenze storiche creano occasioni di confronto e di recupero e così sta avvenendo anche per due importanti protagonisti dell’arte del Novecento: Umberto Boccioni e Antonio Sant’Elia, entrambi morti durante la Grande Guerra, nel 1916. Cent’anni esatti. La cultura italiana, non è una novità, mantiene spesso comportamenti bizzarri; dotata di una straordinaria predisposizione congenita all’esterofilìa, in più di un’occasione, si è esibita in dimenticanze e affossamenti clamorosi. Nel caso specifico di Boccioni, vale ricordare la testimonianza resa, nel secondo dopoguerra, dal suo massimo studioso, Maurizio Calvesi: «Proposi l’acquisto dei disegni a Palma Bucarelli (direttrice della Galleria d’arte Moderna di Roma), che non s’interessò della cosa, considerata la allora imperante diffidenza nei confronti del Futurismo, per malposte ragioni di natura politica. Poco valeva che Umberto Boccioni fosse addirittura mancato molti anni prima della nascita del Fascismo. Comunque la sua pittura era considerata di rango inferiore, per la persistenza del “soggetto” e la presunta sgradevolezza del colore, riportata anche da importanti critici (Giulio Carlo Argan) nella convinzione che il modello da seguire fosse esclusivamente quello francese». Calvesi, a cui, dopo oltre cinquant’anni di appassionata dedizione verso l’opera di Boccioni, non è bastato nemmeno lo straordinario ritrovamento di un Complesso plastico inedito dell’artista, nel 2012, per venire opportunamente citato nel catalogo dell’antologica dedicatagli a Palazzo Reale, a Milano. Mostra senza muscoli e con poche opere, poco boccioniana. Niente comitato del Centenario, nessun convegno, nessuna conferenza, nessun accenno alle sue straordinarie intuizioni e silenzio assordante sull’imponente statura di teorico. Dal versante Sant’Elia le cose sono andate meglio, con una puntuale esposizione in Triennale, un convegno ecc… E 20 | ESPOARTE 95

anche un bel testo in catalogo di Ezio Godoli che così esordisce: «I due centenari ravvicinati del Manifesto dell’architettura… e della morte non sono stati ricordati con manifestazioni di rilevanza nazionale, nonostante la contingenza favorevole del loro sovrapporsi», a dimostrazione che il rapporto tra l’Italia e il Futurismo non è ancora compiutamente risolto e cova ancora malumori sotterranei. Questa la realtà documentata dei fatti. Ma, come d’incanto, cavalcando a briglia sciolta la bizzarrìa culturale italica, il territorio è simmetricamente pervaso da una febbrile frenesìa espositiva riservata ai futuristi, con antologiche ben più fornite di quelle dedicate ai celebrati: oltre a Boccioni a Palazzo Reale e poi al Mart e Sant’Elia alla Triennale, scoppietta Futurballa alla Fondazione Ferrero, Depero è programmato per i primi mesi del ’17 a Palazzo Magnani Rocca, che, in meno di un anno, ha già proposto due ampie rassegne dedicate a Balla e Severini, mentre un’autentica tribù futurista (Severini, Boccioni, Carrà, Balla, Depero, Tato, Thayaht, Dottori, Regina, Crali, BOT, Sironi, Peruzzi, Munari, Marinetti, Cangiullo, Bonzagni,

Giannattasio, Pannaggi, RAM, Conti…) invade, grazie ad un duplice evento Tutti in moto – il mito della velocità e Futurismo Velocità e Fotografia, il fiammante Palazzo Pretorio di Pontedera. Ricordiamo un po’ Boccioni… ma anche no, ricordandoci, con passione, degli altri. Felicitazioni! Tutto molto futurista.

Umberto Boccioni, Dinamismo di un ciclista, 1913 circa, inchiostro e tempera su carta, cm 18,8x26,9. Dalla mostra Tutti in moto! Il mito della velocità in cento anni d’arte, a cura di Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci, PALP - Palazzo Pretorio di Pontedera, Museo Piaggio, 8 dicembre 2016 - 18 aprile 2017


PADIGLIONE 25 STAND B 86

artesilva via San Rocco 64/66 20831 Seregno (MB) Italia Tel. +39 0362 231648 www.artesilva.com


eppur si muove #16 di CHRISTIAN GHISELLINI

SOLO DUE CORDE «Se dovete distrarvi, fatelo ora. Fate molta attenzione a tutto quello che vedete, non importa quanto strano possa sembrare. Se battete le ciglia, anche solo per un attimo, il nostro eroe perirà.» Kubo

Lo shamisen (chiamato anche sangen [tre corde]) è uno strumento della famiglia del liuto con una piccola cassa armonica di forma approssimativamente quadrata. Il manico è lungo e sottile, sono legate le tre corde di seta. Lo shamisen viene suonato con un grosso plettro di legno chiamato bachi; il suonatore siede in posizione seiza e tiene lo strumento in diagonale, appoggiandone la cassa sulla coscia destra. Kubo e la Spada Magica (titolo originale Kubo and the Two Strings) è il quarto film firmato Laika, casa di produzione di film d’animazione in stop-motion. Laika ha un curriculum di tutto rispetto (Coraline e la porta magica, Paranorman, Boxtrolls – Le scatole magiche) e si è distinta sempre per un tipo d’animazione alternativa, non solo nello stile e nella tecnica ma anche nelle storie e nei loro significati. Così come Coraline non era esattamente un simpatico film per bambini o il più recente Boxtrolls mostrasse dei personaggi davvero brutti

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ed inquietanti, Kubo e la spada magica è nettamente diverso dai soliti cartoni a cui la Disney ci ha abituato, amorevoli, molto teneri, super carini, belli e decisamente per bambini. L’avventura che affronta Kubo non è affatto quello che ci si aspetta. Kubo dovrà imparare ad accettare il dolore di vivere senza il padre e la madre, dovrà capire a sue spese, e senza nessun adulto che glielo spieghi, quanto siano importanti i ricordi, e a gestire il potere che si nasconde tra le corde del suo shamisen, per scoprire che la magia più potente è la memoria. Solo due piccoli nèi del tutto italiani. È chiaro l’intento nel voler cambiare il titolo, una spada magica fa sempre un forte appeal sul pubblico. Ma il concetto che gli autori volevano dare all’opera originale, era ben diverso, anche perché la spada, è solo uno dei tre artefatti che il protagonista dovrà trovare, e non sarà risolutiva ai fini della storia. Secondo e ultimo neo riguarda l’intenzione di far passare questa storia come una favola per bambini: eppure relazioni familiari, psicodramma e ricerca di se stessi attraverso gli archetipi della spada,

dell’armatura e dell’elmo (Corpo, Anima e Spirito) non sono tematiche esclusivamente per i più giovani. Una trama solo a prima vista semplice e lineare. Così la storia mai scontata e molto coinvolgente, in grado di colpire emotivamente con la sua onestà si accompagna alla complessità tecnica del film. La tecnica in stop-motion rende questo film ancora più unico e sorprendente. Basti pensare che Kubo e la spada magica è il film in stopmotion più lungo mai realizzato, è composto da oltre 145.000 foto, la sequenza con la barca ha richiesto 19 mesi e lo scheletro (gigante) è il più grande pupazzo stop-motion mai costruito. E mi raccomando…“se dovete distrarvi, fatelo ora”.

In questa pagina: Poster promozionale e fotogramma di Kubo e la spada magica, 2016, regia Travis Knight, © Laika Entertainment


OFFICINE SAFFI International Competition for Art Ceramics and Design 2nd EDITION

PREMIAZIONE

28 FEBBRAIO 2017, 18.30

MOSTRA DEI FINALISTI 1 - 17 MARZO 2017

OFFICINE SAFFI via Aurelio Saffi 7 Milano

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upload / download di FULVIO CHIMENTO

GIF ART. IL PARADOSSO DEL PRESENTE Sempre più spesso il fruitore della comunicazione social si imbatte in modo frequente in gif animate. Cosa sono, quando nascono e perché riscontrano un’inarrestabile diffusione? Il Graphics Interchange Format è un formato per immagini digitali di tipo bitmap (quindi pixelate, frutto di un insieme di punti), realizzato la prima volta nel 1987, di cui nel 1989 è stata diffusa una seconda versione potenziata. Con la diffusione del World Wide Web, il formato gif diventa uno dei più utilizzati all’interno delle pagine web, insieme al Jpeg. Caratteristica specifica del Graphics Interchange Format è quella di permettere l’animazione di immagini digitali fisse, la cui visualizzazione massima è di 256 colori, che danno vita a micro video estendibili in loop. C’è chi si spinge a definire questo linguaggio come “nanocinema”, poiché le gif (la pronuncia corretta è quella testuale, e non “ghif”) sono costruite intorno a un’azione che, seppur di brevissima durata, è continuamente replicabile nel tempo. Nate oltre trenta anni fa, le gif solo recentemente hanno iniziato a circolare in modo invasivo grazie alla spinta di Tumblr, che può essere definito come una via di mezzo tra un social e un sito per microblogging. Tumblr infatti è stata la prima piattaforma a consentire l’inserimento di immagini animate nei blog dei propri utenti. Anche in Italia le gif incontrano un interesse crescente, e proprio nel trascorso 2016 abbiamo assistito a un’impennata di attenzione verso questo tema, che è documentata da esposizioni, convegni, pubblicazioni e, ovviamente, dall’aumento di siti dove poter scaricare gratuitamente o a pagamento delle gif animate. Nel mare magnum dei creatori di gif ritroviamo anche artisti, che hanno notevolmente affinato l’utilizzo di questo strumento arricchendolo di senso: alcuni critici, di conseguenza, hanno orientato le proprie attenzioni verso questo settore specifico. 24 | ESPOARTE 95

È il caso di Valentina Tanni e Saverio Verini, che nel 2016 curano a Roma presso smART – polo per l’arte un’importante collettiva sul tema intitolata Stop&Go. In mostra alcuni dei maggiori interpreti nazionali e internazionali legati al genere, come Bill Domonkos, Zack Dougherty, Roberto

Dall’alto: Zack Dougherty, Dataphobia, 2016, animated gif and digital frame. Foto: Francesco Basileo OKKULT Motion Pictures, Alessandro Scali & Marco Calabrese, Excerpt from Filmstudie (1925), Giphoscope. Foto: Francesco Basileo


Fassone, Carla Gannis, Lorna Mills, Okkult Motion Pictures, Chiara Passa e Scorpion Dagger. Valentina Tanni ci racconta come l’ampia diffusione del genere sia dovuta anche alla capacità delle gif di resistere all’interno di un mondo digitale in cui la soglia dell’attenzione degli utenti è sempre più bassa, in cui la capacità di concentrazione si fa ogni giorno più breve, sommersa da stimoli continui e sovrapposti. In un’epoca in cui le immagini viaggiano sempre più spesso prive di didascalie, e vengono fruite lontano dal proprio contesto di origine, continua la Tanni, anche le opere d’arte finiscono per essere dei file come tutti gli altri, pronti per essere visualizzati, scaricati, modificati e ri-uploadati. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Saverio Verini, che riscontra il successo delle gif nel fatto che si possano sostituire alla parola nella comunicazione social. Non c’è da stupirsi, dunque, se recentemente Twitter e Facebook hanno aggiunto un supporto specifico che permette ai propri utenti di visualizzare le gif in modo corretto, e che siano nate apposite App, come Giphy Cam, che consentono di realizzarle in modo facile e veloce. A fine 2016 a Torino è andato in scena THE GIFER – International GIF Art Festival, diretto da Annalisa Russo, che ha presentato una selezione di gif ricevute in seguito a una call internazionale aperta

su wearhegifers.tumblr.com, la community on line del progetto theGIFER. Alla call hanno partecipato 165 artisti da oltre trenta differenti nazioni, e le gif selezionate su oltre 900 proposte hanno contribuito alla creazione di una mostra diffusa, che ha coinvolto diversi luoghi simbolo della città di Torino. Le uniche locations fisse sono state gli schermi della metropolitana GTT, che nei cinque giorni di festival hanno diffuso le diverse sezioni di gif, in un percorso espositivo che si è snodato lungo tutte le fermate della metro torinese. Il 2016 si è concluso con una conferenza internazionale sul tema delle gif animate organizzato dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. Questo contenitore ha affrontato argomenti che si collocano all’interno dei confini della gif art, ma che focalizzano l’attenzione anche su quei processi culturali, sociali e industriali che determinano la circolazione virale delle differenti discipline artistiche, andando a influenzare anche il mondo della comunicazione e dei media. Non è forse un caso se uno dei gruppi musicali più conosciuti a livello internazionale, i Coldplay, ha comunicato ai propri fans le tappe del prossimo tour proprio con una gif animata caricata sull’account Twitter. La fortuna incontrata dalle gif è probabilmente insita nel paradosso che ne costituisce la sua formula rappresentativa/ linguistica, e che può rappresentare uno

specchio della realtà presente: un’azione sempre identica a se stessa che si ripete all’infinito, un’immagine mobile e fissa allo stesso tempo, surreale ma carica di senso. All’interno di un panorama dominato da una sovrabbondanza di immagini, le gif si prestano a essere la lente d’ingrandimento di quel che la società delle immagini produce (o ha prodotto nei secoli passati), uno degli strumenti migliori per ridicolizzare, rafforzare o sbugiardare il presente.

Carla Gannis, The Garden of Emoji Delights, 2013, animated gif ESPOARTE 95 | 25


esercizi di stile contemporary tales di LUISA CASTELLINI

EMILIANO PONZI «CERCO L’ICONA CAPACE DI VIVERE DA SOLA, SENZA O NONOSTANTE IL TESTO» La prima immagine che mi mostra non è sua. È la mappa della metropolitana di New York disegnata da Massimo Vignelli nel 1972. «In quegli anni negli USA tutti erano abituati a mappe coloratissime, zeppe di figure, come quelle turistiche. Per questo la sua, così schematica, noncurante della geografia e delle proporzioni, fu accolta con fortissime reticenze». Tanto da essere, dopo innumerevoli modifiche che rincorrevano quelle dei tracciati, sostituita nel ’79 con una più tradizionale. Quella sorta di diagramma che è la mappa di Vignelli finì per essere considerata un’opera d’arte tanto da entrare nella collezione del MoMA. Ed è proprio lì che lui, Emiliano Ponzi (emilianoponzi.com) illustratore tra i più noti all’estero e in Italia

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– in quest’ordine perché così sono arrivati lavori e riconoscimenti – l’ha vista per la prima volta. Qualcosa è scattato, e buona parte di quei rituali 2-3 mesi l’anno che trascorre a NY – «è quando riesco a lavorare di più per il NYT e i giornali americani senza il problema del fuso orario per le consegne in giornata» – l’ultima volta li ha trascorsi a studiare proprio quella mappa. «Sono stato molte volte al Transit Museum per capire lo sviluppo delle linee, com’erano i vagoni, come si viaggiava». Dettagli, tutti, che stanno nutrendo il suo prossimo passo verso l’autorialità, come ama chiamarla. Testi e immagini di un volume sulla mappa di Vignelli per la collana educational del Moma. Uscita prevista: aprile 2017. La mappa di Vignelli è un ritratto perfetto

Emiliano Ponzi, Voyeur Motel Sketch 8, The New Yorker, 2016 Nella pagina a fianco, dall’alto: Emiliano Ponzi, Voyeur Motel, The New Yorker, 2016 Emiliano Ponzi, The Journey of the Penguin, cover e pagina interna, Penguin Books, 2016


dell’icona che Ponzi insegue e spesso cattura al ritmo di 300 immagini l’anno. Quella sintesi che non riduce o banalizza ma rivela, e volentieri con un coup de théâtre, la radice di tanta complessità, senza metterla in ombra. Lo sguardo indugia un attimo più del consueto sulla pagina. Naufraga brevemente tra l’à plat dei colori ridotti all’indispensabile e poi si arena su quello che se Ponzi fosse un fotografo e noi amanti delle citazioni saremmo tentati, con le dovute distinzioni, di chiamare punctum. Una bocca disegnata sulla parete di fronte alla quale il vecchio sporcaccione di Bukowski sta urinando: un rapporto sessuale in potenza, per la prossima copertina della collana di Feltrinelli. Un dettaglio che non si accontenta di essere oggetto di voyeurismo ma impone una dose di partecipazione.

Per sedurre la sua icona, la mette a suo agio. Da qui la ricerca dei particolari, che non deve mai scivolare nel nozionismo, delle atmosfere (Hockney e Hopper su tutti; Mattotti e Holland nell’illustrazione) e dell’intuizione. «Basta un dettaglio, una visione, è da quella che si parte». Ed eccoci allora al motel che Gerald Foos aveva acquistato per spiare i suoi ospiti con una serie di buchi sul soffitto

opportunamente camuffati (Gay Talese, New Yorker, 11 aprile 2016). Sette scene, appena abbozzate, portano sempre più vicino alla scena, dalle finestre al mezzanino, all’interno della stessa stanza. «Sono tutti schizzi, riprese dello stesso antefatto: una volta scelta l’immagine, mi concentro su quella». Ogni volta che si siede davanti allo schermo, Ponzi deve rispondere a una

«Cerco l’icona, capace di vivere da sola, anche senza il testo o nonostante il testo». Tengo, e voi con me, quel nonostante in mente. L’illustrazione che ama l’autonomia, parlare a se stessa, creare senso e scrollarsi di dosso ogni testualità che non sia la propria. Recupera tempo nell’agenda dello sguardo rispetto alle parole e alla fotografia, diluita dalla spietata legge della ridondanza. Ha meno dogmi, etichette e maestri, vince in libertà e in azione: è (di nuovo) il suo momento. E Ponzi lo sa. ESPOARTE 95 | 27


domanda: come si fa a piegare la realtà in 3 giorni? Perché questo è il tempo che in media gli è concesso per un’illustrazione. La risposta è nelle sue immagini che dallo studio di Milano – dopo anni di lavoro in solitaria raccolti nel 2011 in 10x10, dalle dimensioni della sua casa-studio – partono alla volta delle pagine di Le Monde, New Yorker, La Repubblica, Internazionale, etc. e sulle copertine di tanti libri. Lo scrittore che vorresti conoscere? Mi risponde con un’altra bella domanda: Elena Ferrante. Ti è mai capitato di avere posizioni diametralmente opposte a quelle degli articoli che hai illustrato? «Certo». E non si dilunga oltre. L’immagine nonostante il testo, ricordate? Sarà anche per questo che le sue illustrazioni stanno sempre più scrivendo la propria strada da sole. Come il suo pinguino che si mette in viaggio verso Londra e poi New York per trovare il suo editore (The Journey of the Penguin, Penguin Books, 2015). Ma nel passaggio a storia... non si diluisce la ricerca dell’icona?

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«Il video, l’animazione, ha bisogno di ogni frame per essere compreso, l’illustrazione no, anche quando si articola in narrazione». Lo pensano i giornali stranieri «che richiedono sempre di più per l’on line diverse sequenze delle illustrazioni pubblicate su carta». Una tendenza, come quella del NYT di proporre illustrazioni astratte, sdoganandole dai testi. Lui diffida delle mode «che già contengono il seme della decadenza» e preferisce lavorare sempre di più al suo linguaggio, storia compresa. E questa può voler dire libro, installazione (Sunrise Hotel, Wunderkammer, Roma, 2012) o arte pubblica. Tra poco all’entrata della metro di Milano Tre Torri saranno installati quattro grandi pannelli. Un

omaggio a Milano, decantata da Ponzi nella sua essenza di grande città cosmopolita. «Le scene saranno sempre viste in movimento: la sintesi è allora ancora più importante». Lo skyline della nuova Milano non dimentica la “vecchia” con i suoi tram. I palazzi sono moderni, con quelle vetrate a nastro che ci consentono, ancora una volta, di osservare quel che vi accade all’interno, tra lavoro e ozio. Una festa su un’incredibile terrazza. E poi il parco, skater compresi, un omaggio a quegli assoli americani tanto amati, per quella che a tutti gli effetti diventerà la metropolitana di Emiliano Ponzi. In alto, da sinistra: Sunrise Hotel Exhibition, Emiliano Ponzi + Giacomo Benelli, Wunderkammern gallery, Roma, 2010 Emiliano Ponzi. Foto: Emanuele Zamponi, Cross Studio, 2016 In basso, da sinistra: Emiliano Ponzi, Waiting for love. Courtesy: Le Monde, 2013 Emiliano Ponzi, Il canto dei folli, Feltrinelli, 2016 Emiliano Ponzi, Musica per organi caldi, Feltrinelli, 2012 Emiliano Ponzi, Storie di ordinaria follia, Feltrinelli, 2012 Emiliano Ponzi, The story of the lost child. Courtesy: The New York Times, 2015



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