Espoarte #96

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Cover Artist

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Interview

MARCELLO MORANDINI HERBERT HAMAK MARIO CRESCI

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Trimestrale / Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -70% NO / SAVONA MP-NO04659 / 2014 - Contiene I.P.

AGOSTINO ARRIVABENE

ANNO XVIII | TRIMESTRE N.2 2017 | € 6,00

OmaGGio a PAOLO MINOLI


Costume di Gressoney Francesco Tabusso 2 aprile 18 giugno 2017 CASTELLO GAMBA LOC. CRET DE BREIL 11024 CHÂTILLON (VALLÉE D’AOSTE) T +39 0166 563252 www.castellogamba.vda.it orario: 13.00-19.00 (tutti i giorni)

Assessorat de l’Éducation et de la Culture Assessorato Istruzione e Cultura


HAVE A NICE TIME. DA KOUNELLIS A SHIOTA LAVORO E PASSIONE DI MIMMO SCOGNAMIGLIO IN 20 ANNI DI GALLERIA

a cura di Antonio D’Amico Maddalena Ambrosio, Daniel Canogar, Ximena Garrido Lecca, Antony Gormley, Marcus Harvey, Jenni Hiltunen, Massimo Kaufmann, Jannis Kounellis, Joerg Lozek, Giovanni Manfredini, Jason Martin, Max Neumann, Anneé Olofsson, Julian Opie, Mimmo Paladino, Lucio Perone, Peppe Perone, Jaume Plensa, Franco Rasma, Bernardi Roig, Chiharu Shiota, Gavin Turk, Spencer Tunick.

20 maggio - 15 ottobre 2017 inaugurazione: 19 maggio ore 18.00 Domodossola Palazzo San Francesco Piazza Convenzione, 10

Antony Gormley, Slump III, 2014. Collezione Privata, Lussemburgo

Giorni di apertura: dal giovedì alla domenica; mercoledì su prenotazione Orari di apertura: 10/12,30 – 16/19


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“LA MENTE È COME UN PARACADUTE. FUNZIONA SOLO SE SI APRE”* di LIVIA SAVORELLI

Mi capita spesso di pensare all’epoca in cui viviamo, a quanta instabilità ci sia a livello internazionale, a quanto il nostro Paese sia in sofferenza – economica, politica e sociale – e a quanto tutto questo influenzi irrimediabilmente il nostro vivere quotidiano, il nostro essere e porci nei confronti del mondo, insomma condizioni il nostro essere “Uomini”. L’incapacità di valutare soluzioni risolutive a breve termine, la mancanza di modelli di riferimento, la crisi delle ideologie, lo stato di malessere generalizzato, l’appiattimento culturale imperante, sono la conseguenza di questo individualismo esasperato dell’Uomo contemporaneo, non più propenso a ragionare in termini collettivi ma solo per “singola unità”. Riflettendo su questo quadro della nostra Italia, ho ripensato all’efficace descrizione della stessa che il regista Gabriele Mainetti ha saputo dare, dando voce a uno spaccato della periferia romana, con lo splendido Lo chiamavano Jeeg Robot, non a caso vincitore lo scorso anno di 7 David di Donatello. Un film colto – con intelligenti rimandi al mondo del fumetto, a quello degli anime e qualche abbaglio di street art – e un ritratto straordinariamente realistico nella ineluttabile descrizione di una generazione (senza speranza?) che solo con il reato può garantire la propria sopravvivenza. Una descrizione sapientemente vera dell’individualismo dell’uomo contemporaneo, pur nelle sue antitetiche accezioni (l’individualismo solitario del protagonista e il desiderio esasperato di fama di quello che diventerà il suo antagonista, nella geniale interpretazione ai limiti del trash, a metà strada tra talent da reality e Joker di batmaniana memoria). Nella storia del protagonista, un ladruncolo di provincia, solitario, senza relazioni, dedito a provvedere a ogni modo alla propria sopravvivenza – che cadendo nelle acque tossiche del Tevere acquista una forza sovraumana e diventa, suo malgrado, un supereroe – c’è uno spaccato della nostra Italia, quella vera, che “tira a campare”, di una generazione cresciuta mitizzando il mondo dello spettacolo e dello sport e rimasta invece soffocata da un crisi profonda, che ha fatto dell’incertezza la propria sola certezza... Mi piace però pensare che il messaggio profondo trasmesso dal film, nella rivalsa di questo anti-eroe contemporaneo, sia quella necessaria apertura mentale che ogni Uomo deve ricercare per aprire nuovi orizzonti che possano essere fruiti e condivisi a livello comunitario. E l’Arte e gli artisti, soprattutto in questo periodo storico, hanno più che mai una grossa responsabilità nell’evidenziare le criticità e nel tracciare percorsi di senso. Perché il riflettere, sempre e comunque, è la più importante strada per la conquista della libertà. *Albert Einstein

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espoarte #96

Agostino Arrivabene, Crux mystica, 2017, olio su legno, cm 43x38


MARIO NIGRO LE STRUTTURE DELL’ESISTENZA a cura di

FedeRIcO SARdellA

INAUGURAZIONe veNeRdì 31 MARZO ORe 19 1 ApRIle 10 GIUGNO

dep art gallery vIA cOMelIcO, 40 MIlANO www.depart.it – art@depart.it T. 02 3653 5620


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Michele Bubacco Fucksimile

05.05 — 30.06.2017

Alessandro Casciaro Art Gallery

Via Cappuccini 26/a 39100 Bolzano. Italy

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indice #96 16 ANTINEUTRALE #21 | Il caso Tim Steiner | di Roberto Floreani 18 EPPUR SI MUOVE #17 | Siamo della materia di cui sono fatti i sogni | di Christian Ghisellini 20 UPLOAD/DOWNLOAD | App as artwork | intervista a Ennio Bianco di Fulvio Chimento 22 ESERCIZI DI STILE CONTEMPORARY TALES | Cosimo Terlizzi | L’uomo, la natura, il mondo: la stessa grande bestia | di Luisa Castellini 26 ART LAWYERS | AVVOCATI DELL’ARTE | Quali reati potrebbe commettere chi acquista un’opera d’arte | di Francesco Fabris e Simone Morabito 28 TALKIN’ EDITORIA | Marmo. La riscoperta della propria identità | intervista a Paolo Carli di Francesca Di Giorgio 32 AGOSTINO ARRIVABENE | Dentro un mondo pieno di ermetiche rivelazioni | intervista di Antonio d’Amico 40 MARCELLO MORANDINI | Cinquant’anni d’arte, architettura e design | intervista di Deianira Amico 46 I VOLTI DEL COLLEZIONISMO | Il laboratorio di Villa Celle: la collezione

in progress di Giuliano Gori, l’arte di tutti | intervista a Giuliano Gori di Francesca De Filippi 52 OMAGGIO A PAOLO MINOLI | Tra le pieghe del vento e la porta delle stelle | intervista a Riccardo Zelatore di Livia Savorelli 60 ANDREA SALVATORI | L’alternativa concettuale della scultura ceramica | intervista di Luca Bochicchio 66 HERBERT HAMAK | Colore, un protagonista concreto | intervista di Matteo Galbiati 72 ARTE & IMPRESA | Castello di Ama. Il tempo e lo spazio di una esperienza | intervista a Lorenza Sebasti e Marco Pallanti di Francesca Di Giorgio 78 KRIŠTOF KINTERA | Post-naturale. Tra destino e Pop Art… | intervista di Chiara Serri

Focus

VENEZIA, KASSEL E MÜNSTER. Appunti per un nuovo “grand tour” internazionale 84 Viva Arte Viva: un mantra per l’arte e gli artisti | di Livia Savorelli 88 Tre voci per il “Mondo Magico” del Padiglione Italia | intervista a Cecilia Alemani di Matteo Galbiati

ESPOARTE

Direttore editoriale Livia Savorelli

Registrazione del Tribunale di Savona n. 517 del 15 febbraio 2001

Publisher Diego Santamaria

#96 | Anno XVIII | Trimestre n.2 2017

Espoarte è un periodico di arte e cultura contemporanea edito dall’Associazione Culturale Arteam. © Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta della Direzione e dell’Editore. Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quelle della direzione della rivista. Corrispondenza, comunicati, cartelle stampa, cataloghi e quanto utile alla redazione per la pubblicazione di articoli vanno inviati all’indirizzo di redazione. Tutti i materiali inviati, compresi manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.

Editore Ass. Cult. Arteam Redazione via Traversa dei Ceramisti 8/b 17012 Albissola Marina (SV) Tel. +39 019 4500744 redazione@espoarte.net www.espoarte.net Redazione grafica – Traffico pubblicità villaggiodellacomunicazione® traffico@villcom.net

Segreteria di redazione Francesca Di Giorgio Direttore web Matteo Galbiati Direttore responsabile Silvia Campese Art Director Elena Borneto Rubriche Luisa Castellini, Fulvio Chimento, Francesco Fabris, Roberto Floreani, Christian Ghisellini, Simone Morabito Hanno collaborato a questo numero Deianira Amico, Francesca Caputo, Antonio D’Amico, Francesca De Filippi, Francesca Di Giorgio, Tommaso Evangelista, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi, Jacopo Ricciardi, Eleonora Roaro, Gabriele Salvaterra, Livia Savorelli, Chiara Serri, Alessandro Trabucco

92 Documenta14: Atene/Kassel andata e ritorno | di Francesca Di Giorgio 94 Skulptur Projekte: riflessioni su tempo, corpo, spazio | intervista a Kasper König di Eleonora Roaro 98 EKATERINA PANIKANOVA | Le figure sulle parole | intervista di Antonio D’Amico 104 ANNALÙ | Quelle strane alchimie… | intervista di Matteo Galbiati

Talent Show

110 ANNA-BELLA PAPP | di Francesca Caputo 111 THE COOL COUPLE | di Matteo Galbiati 112 VALERIA VACCARO | di Anna Lisa Ghirardi 113 ADUA MARTINA ROSARNO | di Matteo Galbiati 114 ALICE PALTRINIERI | di Jacopo Ricciardi 115 JAGO | di Tommaso Evangelista 116 SISSA MICHELI | Come dare forma a un’idea | intervista di Gabriele Salvaterra 122 MARIO CRESCI | Un “no” forte e chiaro | intervista di Alessandro Trabucco

Stampato in Italia da Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII 54, 56025 Pontedera (PI) Distribuzione edicole MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti 15, 20142 Milano (MI) Pubblicità - Direttore Commerciale Diego Santamaria Tel. 019 4500659 / Mob. 347 7782782 diego.santamaria@espoarte.net Abbonamenti Italia Annuale (4 numeri): 20 € Biennale (8 numeri): 36 € Triennale (12 numeri): 48 € Numeri arretrati: euro 10 a copia (spedizione in piego libri inclusa). Bonifico bancario anticipato. Oppure shop online su www.espoarte.net/shop c/c bancario Bonifico intestato a: Ass. Cult. Arteam IBAN: IT83V0569610600000010041X60 Banca Popolare di Sondrio - Agenzia di Savona Ufficio Abbonamenti abbonamenti@espoarte.net ESPOARTE 96 | 15


AGOSTINO ARRIVABENE intervista di ANTONIO D’AMICO

DENTRO UN MONDO PIENO DI ERMETICHE RIVELAZIONI In un temperato pomeriggio di marzo ho incontrato Agostino Arrivabene tra le sale del MAC di Lissone, all’indomani dell’inaugurazione della sua mostra personale. Salendo le scale fino all’ultimo piano, si accede ad un percorso di grande equilibrio di forme, misure e disposizioni spaziali, dove si incontrano dipinti e oggetti che appartengono al mondo intimo dell’artista, con il risultato armonico di uno sguardo corale che è totalmente ancorato a una visionarietà mitologica, ancestrale, ricca di simboli e immagini mistiche. L’universo di Arrivabene è costellato da frattali che trovano corpo nei suoi pensieri e si materializzano sui suoi dipinti con forza materica, stesa o raggrumata con permeato senso del tempo. Di lui Alberto Zanchetta scrive: «L’arte può evolvere per partenogenesi o, come nel caso di Agostino Arrivabene, in modo parassitario. Nelle sediziose sedimentazioni di queste sue opere si nascondono corpi di pittura (non di carne), colori-crisalidi destinati a sbrecciare e a soddisfare un insaziabile appetito». Pertanto, intraprendendo un prolifico dialogo, mi addentro nei meandri delle sue opere... COSA SONO PER TE I PARASSITI CHE SCATURISCONO O CHE SI ANNIDEREBBERO NELLA TUA PITTURA? I TUOI CORPI SONO PITTORICI E NON DI “CARNE”, PERCHÉ LA TUA RECENTE PRODUZIONE DIMOSTRA UN PROGRESSIVO ABBANDONO DEL MODELLO REALE DA CUI TU, SIN DA SEMPRE, HAI TRATTO ISPIRAZIONE. DOV’È, 32 | ESPOARTE 96

SE C’È, L’ANELLO DI CONGIUNZIONE CON LA REALTÀ? Potrei iniziare a dirti che in ogni mia opera può annidarsi una bestemmia, oppure una forma blasfema di esorcismo, o forse potrei parlarti dei grandi nei (angiomi) dipinti sui volti di gente del Settecento europeo apparsi in alcuni dipinti di William Hogarth o in Goya: alcuni individui sono imbellettati con la biacca e altri hanno pure grandi nei neri che paiono macchie invasive più che artifizi estetici del “belletto” ma, andando oltre, si scopre che il neo era in alcuni casi la copertura di qualcosa di ben più oscuro e abbietto: la sifilide. Dico questo per-

Da sinistra: Agostino Arrivabene, Sacro cuore, 2013, olio e foglia d’oro su legno fossile, collezione privata Agostino Arrivabene, veduta della personale L’Ospite Parassita, Mac di Lissone. Foto: Andrea Parisi Nella pagina a fianco: Agostino Arrivabene, Profumo dello spirito (parte di dittico), 2017, olio su legno, cm 60x50


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MARCELLO MORANDINI intervista di DEIANIRA AMICO

CINQUANT’ANNI D’ARTE, ARCHITETTURA E DESIGN Nell’amata città d’adozione, Varese, vive Marcello Morandini. La sua casa è una dichiarazione di poetica: una “forme à habiter” modulata sui colori del bianco e del nero cari all’artista. «Probabilmente il senso più vero della conoscenza di ogni forma della geometria è proprio quella di abitarla. Viviamo ogni giorno nelle forme, è giusto pretendere che quello che ci circonda sia concepito nel miglior modo possibile», afferma Morandini. Mentre parla, delinea con la penna una forma circolare, da cui ne dipartono altre, esattamente modulari. «Non sono un designer che si diverte a fare l’artista, ma il contrario. Il design che realizzo fa parte di una ricerca personale che nasce dalle forme delle cose che utilizziamo tutti i giorni, dall’estetico al funzionale e viceversa, le due cose sono molto legate». COME NASCE UN’OPERA D’ARTE, ARCHITETTURA O DESIGN? Partiamo da una forma conosciuta, ad esempio una scala, che ha una sua funzione. Se a questa struttura geometrica applichiamo un movimento a spirale, ad esempio facendo ruotare di 45 gradi l’ultimo gradino della scala – un parallelepipedo – otteniamo una forma nuova. Facendo ruotare il secondo gradino, un’altra ancora. Una forma che si credeva acquisita, perché abitualmente sotto il nostro sguardo, non è vero che sia finita ma può dare infinite forme, la nostra fantasia e i nostri occhi potrebbero ovunque proporcene sempre di sorprendenti. Quando una forma si fa conoscere nel suo intimo questa può essere sviluppata come fatto abitativo, didattico, cromatico. La ricerca su una forma

Marcello Morandini, Struttura 1B/1964 Nella pagina a fianco: Marcello Morandini, Sculture 575, 576/2011 40 | ESPOARTE 96


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I VOLTI DEL COLLEZIONISMO IL LABORATORIO DI VILLA CELLE: LA COLLEZIONE IN PROGRESS DI GIULIANO GORI, L’ARTE DI TUTTI Intervista a GIULIANO GORI di Francesca De Filippi

Cosa c’è di più affascinante di nuove scoperte e rinnovati stupori? Cosa c’è di più illuminante che guardare avanti seguendo le tracce indelebili di un passato ricco di bellezza e conoscenza, che segna solchi percorribili nel presente secondo nuove prospettive e che si apre a “interminati spazi di là da quella”? Questi sono i quesiti e le intense emozioni che ho sentito dopo aver visitato Villa Celle ed aver incontrato il suo squisito ospite, che dagli anni ‘70 ad oggi, coniuga i linguaggi dell’arte (scultura, architettura ambientale, arti visive, musica, poesia, teatro, letteratura) con un profondo rispetto per la storia e per il ruolo fondante del nostro delicato ecosistema: il collezionista Giuliano Gori, con cui ho avuto il piacere di una lunga e intensa chiacchierata.

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Villa di Celle, veduta dell’edificio principale della Fattoria di Celle. © Fattoria di Celle - Collezione Gori. Foto: Carlo Fei Nella pagina a fianco: Fattoria di Celle, Porta Sonora. Nella foto Giuliano Gori e l’artista Daniele Lombardi. © Fattoria di Celle - Collezione Gori.


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HERBERT HAMAK intervista di MATTEO GALBIATI

COLORE, UN PROTAGONISTA CONCRETO Volute trasparenti, sedimentazioni opalescenti, variazioni cromatiche che, accrescendo, offrono altre fisicità e concretezze alla pittura: sono questi i tratti salienti del linguaggio di Herbert Hamak che, nella sua scelta di espressività minima, ha rivoluzionato il codice stesso della prassi pittorica. Un nuovo codice semantico, apprezzabile e sensibile, si preannuncia, quindi, in ogni sua realizzazione. Conquistando e sollecitando tutte le coordinate sensoriali provate dalla e nella esperienza, si supera la definizione stessa di quadro: il colore diviene il protagonista unico, assoluto – e rinnovabile nel dialogo con la luce – dell’altra “realtà” da lui rappresentata la quale, nella propria autosufficienza e indipendenza, innesca conturbanti e soffuse armonie. In occasione della preparazione della mostra presso il Temporary Space, milanese della galleria Studio la Città, abbiamo posto all’artista alcune domande: IL COLORE NELLE OPERE È PROTAGONISTA ASSOLUTO, COME È ARRIVATO A QUESTA SUA DEFINIZIONE? COME È CAMBIATO ED EVOLUTO IL SUO LAVORO E COME SI È SVILUPPATA LA SUA RICERCA? Inizialmente la mia idea è partita analizzando il colore come “massa”, ovvero come materiale puro nella sua unica accezione fisica. Ero affascinato sia dall’uso del colore operato dai maestri italiani del Rinascimento, che dai movimenti astrattisti del XIX secolo. Poi mi sono evoluto focalizzando la mia attenzione sui giochi di trasparenze e sul rapporto tra forma e pittura e su come quest’ultima può influire sulla percezione dello spazio circostante. Ho cominciato la mia sperimentazione sul colore nel 1984-85, anni in cui

Herbert Hamak, At the end of the rainbow, 2017, resina e pigmenti. Rendering dell’installazione, Studio la Città Temporary Space, Milano. Courtesy: Studio la Città, Verona Nella pagina a fianco: Herbert Hamak, At the end of the rainbow, 2016, resina e pigmenti, cm 74.7x121.2x34.2. Courtesy: Studio la Città, Verona. Foto: Michele Alberto Sereni 66 | ESPOARTE 96


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KRIŠTOF KINTERA intervista di CHIARA SERRI

POST-NATURALE. TRA DESTINO E POP ART… Fa spesso uso di ironia e positiva leggerezza, Krištof Kintera, ma attraverso le sue opere si evince uno sguardo al presente estremamente lucido e consapevole. Protagonista, la natura. Non la “natura naturale”, ma un sistema costituito da fiori post-elettronici e creature percorse da fasci di rame. A due anni dalla collettiva Industriale Immaginario, l’artista ceco torna alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia con una mostra personale realizzata in collaborazione con Richard Wiesner e Rastislav Juhás. Come parti di un unico organismo vivente, le sue opere si innestano in diversi spazi del museo, del giardino e della città. Dalle isole allestite all’interno, con sculture totemiche, tappeti sintetici e libero accesso al dietro le quinte del lavoro, ai legni antropomorfi dell’esterno, fino al dialogo con il territorio attraverso un’installazione sonora e lo scambio con la sezione naturalistica dei Musei Civici, tra fascinazione umana e classificazione scientifica. L’ITALIA APPARE SPESSO NEL SUO CURRICULUM. NEL 2015, IN PARTICOLARE, AVEVA ESPOSTO ALLA COLLEZIONE MARAMOTTI NELL’AMBITO DELLA COLLETTIVA INDUSTRIALE IMMAGINARIO… In quell’occasione avevo voluto capovolgere un po’ le cose. Come singoli individui, di solito ci sentiamo piccoli e impotenti di fronte all’industria, alla politica, alla violenza collettiva e all’ignoranza. Così ho deciso di ridimensionare uno dei simboli più riconoscibili della produzione – l’architettura tipica di una fabbrica – facendo uscire dalla sua ciminiera

Krištof Kintera, Small Factory (Personal Industry L.T.D.), 2009, metallo rivestito in nichel, macchina del fumo automatica con timer, tappeto, poltrona, cm 115x400x500. Courtesy: Collezione Maramotti. Foto: Dario Lasagni. © l’artista Nella pagina a fianco: Krištof Kintera, Evolution Revision, 2015/2016, mixed media, cm 110x90x70. Courtesy e © Krištof Kintera. Foto: Archivio dell’artista 78 | ESPOARTE 96


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/ focus

Venezia, Kassel e Münster / Appunti per un nuovo “grand tour” internazionale / Hanno collaborato allo speciale Francesca Di Giorgio, Matteo Galbiati, Eleonora Roaro e Livia Savorelli /

/ VIVA ARTE VIVA: un mantra per l’arte e gli artisti / / di Livia Savorelli /

Si ripete dopo 10 anni (occorre, infatti, ritornare al 2007 per ritrovare la triade d’eccellenza Venezia | Kassel | Münster) la fortunata compresenza a livello internazionale di tre importanti eventi dedicati all’arte contemporanea: la 57. Esposizione Internazionale d’arte a Venezia, Documenta 14. a Kassel e Skulptur Projekte a Münster. Prima ad aprire le danze il 13 maggio la kermesse veneziana, al motto di VIVA ARTE VIVA e con al timone la francese Christine Macel – nata a Parigi nel 1969, dal 2000 ricopre l’incarico di Curatore capo del Musée national d’art moderne Centre Pompidou di Parigi, dove è responsabile del Dipartimento della “Création contemporaine et prospective” che ha fondato e sviluppato. Curatrice del Padiglione Francese alla Biennale Arte 2013 (Anri Sala) e del Padiglione Belga alla Biennale Arte 2007 (Eric Duyckaerts) – che raccoglie l’eredità di chi l’ha preceduta: l’attenzione ai problemi sociali e politici dell’edizione 2015, All the World’s Futures, di Okwui Enwezor e lo studio quasi antropologico dell’interiorità dell’artista e della magia della creazione proposto da Il Palazzo Enclopedico di Massimiliano Gioni nel 2013. Lo fa celebrando il potere salvifico della pratica artistica inneggiando con Viva Arte Viva ad un Umanesimo di tipo nuovo, nel quale «l’atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità». Questa Biennale è «come la vita, scorre, è fluida, gioiosa, celebra l’arte, è come un mantra che esprime la passione per l’arte e gli artisti». Per Christine Macel l’arte rappresenta quindi un sì alla vita, uno scudo contro la morte e la barbarie che da sempre ci minacciano, ora come non mai.

/ NOVITÀ Tra le novità di questa edizione – che tra scoperta e riscoperta mira a tracciare un filo conduttore tra presente e passato – segnaliamo la presenza di poche “star di mercato”, molti giovani, tanti pionieri dimenticati o troppo presto 84 | ESPOARTE 96 | FOCUS GRAND TOUR

Christine Macel. Courtesy: La Biennale di Venezia. Foto: Andrea Avezzù


scomparsi (come Bas Jan Ader, noto come l’artista delle cadute, classe 1942, scomparso nell’oceano Atlantico, nel 1975, mentre stava realizzando la performance In Search of the Miraculous). Inoltre, dei 120 artisti invitati, ben 103 sono presenti per la prima volta in Biennale. Solo sei italiani: Salvatore Arancio (1974), Irma Blank (1934, nata in Germania ma con doppia nazionalità), Michele Ciacciofera (1969), Giorgio Griffa (1936), Riccardo Guarneri (1933), Maria Lai (1919-2013). Di quest’ultima, viene presentata la storica performance Legarsi alla montagna del 1981, con la quale la Lai ha coinvolto l’intero paese di Lanusei (NU) in una dimensione collettiva e performativa, divenendo portatrice di un linguaggio pubblico. La rinnovata fiducia nelle capacità e nelle possibilità dell’uomo contemporaneo si rileva anche nella grande attenzione data all’artista considerato nella sua intimità e nel suo lato umano, alla scoperta da parte del pubblico di un dialogo diretto con esso. A tal proposito, Christine Macel ha dichiarato «l’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali. L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un’alternativa all’individualismo e all’indifferenza». Ribadendo che «più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’insieme dei dibattiti contemporanei. È grazie alle individualità che si disegna il mondo di domani, un mondo dai contorni incerti, di cui gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione».

Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981, Archivio Maria Lai, Lanusei. Foto: Piero Berengo Gardin

/ ARTISTI IN DIALOGO Punto strategico della mostra della Macel diventa, quindi, l’incontro diretto con l’artista: sarà possibile pranzare con gli artisti (nel progetto Tavola Aperta che proporrà, ogni settimana, il venerdì e il sabato, per tutti i sei mesi di durata della Biennale, un pranzo da condividere, con invito esteso in altre giornate anche agli artisti dei Padiglioni Nazionali), approfondire la loro ricerca preventivamente (con il progetto Pratiche d’Artista da febbraio e fino all’apertura della mostra sarà messo online giornalmente un video di un artista invitato) ed, infine, conoscere le letture preferite degli artisti di VIVA ARTE VIVA, con il progetto La mia Biblioteca, ospitato nel Padiglione Stirling ai Giardini. La Mostra, così come concepito dalla curatrice, è divisa in 9 Trans-padiglioni, FOCUS GRAND TOUR | ESPOARTE 96 | 85


ANNALÙ intervista di MATTEO GALBIATI

QUELLE STRANE ALCHIMIE… Resine, riflessi, opalescenze che nascondono – o svelano – immagini, con un intenso dialogo abbiamo incontrato l’artista Annalù che ci ha svelato i “retroscena” delle storie raccontate dalle sue strane e magiche alchimie: COME CI RIASSUMI LA COMPLESSA PARABOLA DELLA TUA RICERCA? CI DAI UN BREVE RESOCONTO DELLA TUA STORIA DI ARTISTA? Dopo l’Accademia uno start importante è stata la selezione di giovani artisti da parte del Padiglione di Israele alla Biennale di Venezia del 2001; si sono accesi i riflettori sul mio lavoro e sono cominciate collaborazioni importanti sia nazionali sia estere. IN CHE SERIE SI SUDDIVIDONO LE TUE OPERE? COSA RACCONTANO? Non mi piace parlare di suddivisione ma di Codici e questi sono i principali: liquidità, sospensioni, rizomi, traiettoria, trama dentro i quali sviluppo racconti che portano il nome di Mandala, Waterbook, Codex, Islands, Bodies. Sono storie da raccontare che parlano di Natura con uno sguardo visionario. LA MATERIA DEL LAVORO NON È SOLO UN MEZZO, MA UNA COMPONENTE FONDAMENTALE A DEFINIRE ANCHE L’ESSENZA DELLE TUE VISIONI. PERCHÉ È TANTO IMPORTANTE? Tecnica e contenuti vanno di pari passo: utilizzando la resina, la costante sfida è quella di combinare una materia così industriale con un linguaggio espressivo che vuole essere pregno di meraviglia, di freschezza e di poesia.

Annalù, Uchiva, 2016, vetroresina, inchiostri, radici, cm 110x147x12. Courtesy: Punto sull’Arte, Varese. Foto: Matteo Boem Nella pagina a fianco: Annalù, Uchiva, 2016, dettaglio. Courtesy: Punto sull’Arte, Varese. Foto: Matteo Boem 104 | ESPOARTE 96


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SISSA MICHELI intervista di GABRIELE SALVATERRA

COME DARE FORMA A UN’IDEA Tessuti che cadono dall’alto congelati attraverso video e fotografia nell’attimo irripetibile che precede il loro rovinare a terra: ecco come si presentano gli ultimi lavori di Sissa Micheli presentati nella personale a lei dedicata dalla Galleria Alessandro Casciaro di Bolzano. L’evento espositivo diventa l’occasione per incontrare l’artista e ragionare tanto sulla sua poetica, quanto sulle ragioni teoriche che hanno guidato questa recente produzione. LUNGO TUTTO IL TUO PERCORSO ESPRESSIVO HAI TOCCATO UNA GRANDE VARIETÀ DI MEDIA E APPROCCI ARTISTICI. QUAL È PER TE LA CIFRA CHE RIUNISCE I TUOI INTERVENTI AL DI LÀ DELLE DIFFERENZE? Per circa dieci anni mi sono costantemente e quasi esclusivamente dedicata al tema dell’autoritratto fotografico narrativo legato all’autoscatto. Facebook ha fornito la piattaforma per la massificazione globale dei selfie e ora il mio interesse per l’autoritratto è

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Sissa Micheli, On the Process of Shaping an Idea into Form through Mental Modelling, 2014-16, cm 60x90 Nella pagina a fianco: Sissa Micheli, On the Process of Shaping an Idea into Form through Mental Modelling, 2014-16, cm 45x30


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MARIO CRESCI intervista di ALESSANDRO TRABUCCO

UN “NO” FORTE E CHIARO Alla GAMeC di Bergamo è allestita una grande mostra antologica, dedicata ad un maestro della fotografia contemporanea: Mario Cresci. Già dal titolo, La fotografia del no, si intuisce quanto la sola definizione di “fotografo” stia piuttosto stretta a Cresci, il cui lungo percorso, ormai cinquantennale, dimostra al nostro sguardo di osservatori contemporanei la complessità di un pensiero artistico sempre attento ai mutamenti linguistici, tecnici e sociali che gradualmente si sono sviluppati in tutti questi anni di intensa attività. Mario Cresci, dalla serie Interni mossi, Tricarico 1966

DARE UNA DEFINIZIONE ALLA TUA RICERCA ARTISTICA NON È SEMPLICE, SOPRATTUTTO RIASSUMERLA IN POCHE PAGINE, ANCHE PERCHÉ NON CLASSIFICABILE SECONDO DEGLI SCHEMI

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Nella pagina a fianco: Mario Cresci, dalla serie Ritratti reali, Tricarico 1967-72


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ABBONAMENTO ANNUALE

ABBONAMENTO BIENNALE

DURATA: 1 ANN0 (4 NUMERI)

DURATA: 2 ANNI (8 NUMERI)

ABBONAMENTO TRIENNALE DURATA: 3 ANNI (12 NUMERI)

LA MODALITÀ DI PAGAMENTO SCELTA È:

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