Eleonora La mia scelta e i giudizi degli altri
Eleonora La mia scelta e i giudizi degli altri
Fin
da piccola desideravo donare il mio tempo e le mie abilità per gli altri (vedevo la pubblicità del Servizio Civile in televisione e pensavo: “Anch’io da grande lo voglio fare!”) Poi, finito il liceo avevo l’idea di iscrivermi all’università, ma l’ho abbandonata. In realtà è stato il servizio civile a trovare me: nell’atrio della facoltà di scienze cognitive a Rovereto ho trovato il volantino del bando, esposto in bacheca. Ed eccomi qua! ho iniziato la mia esperienza di Servizio Civile il 2 novembre. Immaginando questa mia esperienza come una strada, devo riconoscere che inizialmente mi appariva in salita; un po’ buia perché non sapevo cosa aspettarmi, cosa ci sarebbe stato più avanti. Ero comunque convinta di voler vivere giorno per giorno. Ero proprio giù, in fondo, all’inizio del mio cammino, perché non avevo nemmeno mai fatto un’esperienza di tirocinio o stage con la scuola. Anche per questo forse, avere a che fare con persone con disabilità non era semplice. Oggi so che invece è la mia strada ed ho soddisfazioni nelle piccole cose. Anche la mia famiglia ha faticato un po’ ad accettare la mia scelta di partecipare ad un progetto di Servizio Civile.
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Soprattutto perché è sempre stata molto protettiva e temeva che potesse essere un’esperienza troppo forte, troppo impattante…. Una mia cara amica invece, mi ha sostenuta e mi ha fatto sentire importante dicendomi: “è una bellissima esperienza quella che stai facendo, devi esserne orgogliosa: non tutti, alla vostra età, hanno il coraggio di mettersi in gioco con un impegno così concreto!” Non sono mancate critiche, o forse affermazioni ignoranti che mi hanno ferito un po’: una signora mi chiese cosa stavo facendo (forse si aspettava una risposta diversa, del tipo “l’università”) e quando le ho detto che facevo Servizio Civile, non si è trattenuta . “Sa ela sta roba?” Un po’ mi sono risentita: dopo tutti questi anni non può non esserci informazione su cos’è il sc volontario! e così mi è sorto qualche dubbio sulla buona fede della signora o sulla sua ignoranza… Voleva forse farmi pensare che è una cosa di poco valore? Il Servizio Civile aiuta a crescere: sia chi riceve il servizio sia chi lo fa. Infatti in un anno si possono prendere e dare molte cose. In un anno posso imparare tanto e mettere in pratica altrettanto… Il progetto, mio e dei miei compagni Il mio progetto è realizzato a Lenzima di Isera dalla Cooperativa sociale Villa Maria che si occupa di persone con disabilità psicofisica. Con altri tre colleghi del servizio civile mi occupo della promozione del volontariato presso Macramè, un servizio della cooperativa di Villa Maria 3
che si occupa del tempo libero dei ragazzi con disabilità. La promozione del volontariato vuole fare in modo che le realtà istituzionali ed associative del territorio trentino in contatto con la cooperativa ed i suoi ospiti. E’ importante poter creare momenti di condivisione e di vicinanza. Per questo noi del Servizio Civile cerchiamo di inserirci nella programmazione degli eventi sul territorio per far conoscere le attività di Macramè e favorire occasioni di uscite, di aggregazione, di svago con i ragazzi. Il progetto si chiama “Volontari in Az-ione”. Collaboro, alla progettazione, per creare piccoli progetti per gli ospiti. In particolare da gennaio, svolgo il progetto lettura. Si tratta di leggere alcune brevi storie assieme ad alcuni ospiti. L’attività inizialmente mi era sembrata difficile da proporre e da proseguire con risultati apprezzabili. Ma ho dovuto ricredermi: gli ospiti mi riconoscono e sono contenti quando ascoltano le storie che propongo. Volontari in-azione ha portato tante novità, soprattutto per me, ho imparato la pazienza. Nell’ambito in cui faccio Servizio civile i risultati non sempre sono immediati, anzi , quasi mai. Ho imparato a vivere giorno per giorno, accogliendo le piccole conquiste, con umiltà. Se mi fossi posta obiettivi ambiziosi o creata aspettative di risultati certi, ne sarei sicuramente rimasta delusa. Ma ho imparato l’attesa. Ho imparato che i successi possono essere lenti e piccoli, ma molto gratificanti. Ho imparato anche ad organizzarmi da sola, soprattutto 4
per quanto riguarda tempi e attività, seppur sempre con il coordinamento dell’operatore... Questa conquista di autonomia, l’apprezzo particolarmente. Dimostro, anche a me stessa di saper fare, anche da sola e gestendo una discreta dose di responsabilità. Sento molto la responsabilità per le attività che svolgo e ne sono fiera. Siamo in quattro, io sono l’unica ragazza. E’ una novità per me che ho un percorso scolastico in classi esclusivamente femminili! Anche se all’inizio ero un po’ titubante, sò di essere apprezzata e rispettata. Mi piace ricordare che, con un “collega” con il quale è stato più faticoso entrare in relazione, ora ho un rapporto di intesa e di complicità. Basta uno sguardo per capirci e, “give me five”! Sono molto contenta di questo!! Un’immagine che ho fermato nella mia mente è accaduta mentre eravamo in equipe: ho incrociato lo sguardo del mio collega con il quale all’inizio, faticavamo ad andare d’accordo e in quel momento ci siamo dati un cinque con la mano. Mi ha fatto piacere. Di questo percorso, porto con me tanti ricordi Ricordo che un pomeriggio a Villa Maria in un gruppo famiglia, un utente che tempo addietro mi aveva “battezzata”, (chiamiamo così quando succede che gli ospiti sono un po’ agitati) mi ha avvicinato e mi ha teso la mano. Questo mi ha fatto capire che iniziava a conoscermi, a sapere chi sono. Ma soprattutto, mi ha insegnato a non avere paura. 5
Ricordo di essermi sentita inutile e impotente di fronte al pianto di un utente. Non avevo colpa o responsabilità, ma non poter far nulla, non potergli dare sollievo, è stato per me fonte di dispiacere. Un importante insegnamento Non avere paura dell’altro, anche nel confronto, con un collega o con gli operatori. Essere umili, cercare l’aiuto, un consiglio. Entrare in relazioni sincere in una società in cui il centro è il singolo, in cui l’egoismo , il pensare solo o prima di tutto a sé, è la regola. Ho faticato non poco nel rapporto con i miei colleghi; io, un po’ timida e paurosa di dare i miei suggerimenti. Ora va meglio. Sto imparando a non esserlo. Sono fiera di essere e di sentirmi responsabile in un’attività con un gruppo di ospiti. e tante emozioni Mi sono sentita felice quando dopo aver letto la storia ho fatto alcune semplici domande, e uno degli ospiti del gruppo ha risposto. Riusciva a seguirmi, anche se con qualche difficoltà che insieme abbiamo superato. Gioia quando un’ospite che si era comportata in modo aggressivo, mi ha poi aiutato a superare la paura. Autostima quando mi occupo della rassegna stampa: cerco articoli su disabilità e li archivio. L’ambito di attività inizialmente mi spaventava, ma adesso lo apprezzo. L’Ope6
ratore locale di progetto ha colto le mie potenzialità e mi ha coinvolto nelle attività più idonee a me, in quelle dove posso dare il meglio ed essere contenta di me stessa. Certo, ci sono anche le difficoltà; ma mai ho pensato di arrendermi. Le situazioni che ho vissuto e che vivo non mi spaventano, anzi mi motivano ad andare avanti. Pochi giorni fa ero carica di giornali per la rassegna stampa: ho provato a fare le fotocopie ma non ci sono riuscita. Ero delusa così ho lasciato perdere. Ma anche da questo piccolo fallimento, ho imparato a non mollare. Sono riuscita a trasformare questo momento “critico” confrontandomi con il mio Operatore locale di progetto. Dalle sue parole ho capito che mi dà fiducia, che è contento di quello che sto facendo e gli ho trasmesso il mio entusiasmo per il lavoro. In sostanza cerco di capire cosa non è andato bene ma cerco anche di potenziare quello che sono riuscita a fare e di esserne contenta. I momenti difficili li ho superati soprattutto grazie ai miei colleghi. Mi hanno aiutato molto con gli ospiti grazie al loro modo di approcciarsi. Non ho strategie particolari per superare momenti di criticità, li vivo normalmente cercando di trarre il meglio da ogni situazione. Questi momenti mi hanno insegnato a non essere troppo rigida, ascoltare gli altri a confrontarsi. Ho provato un senso di svalutazione del mio ruolo da parte di alcuni operatori che non mi conoscono bene e che non mi riconoscono un ruolo professionale perché sono la ragazza del Servizio Civile. Come se non fosse tanto. Qual7
cuno mi considera solo una volontaria, che aiuta dove c’è necessità e basta. Penso che sia limitativo pensare così. Non sono un operatrice ma sono una giovane in Servizio Civile che dedica tempo ed energia agli altri, che impara e cresce per essere Cittadina Attiva con la C maiuscola, con dedizione impegno e convinzione. Io sono ottimista. Se qualcuno pensa qualcosa nel modo sbagliato, pazienza, la realtà è diversa e forse un domani rivedranno le loro posizioni… io intanto mi tengo stretta le parole della mia referente: “ho fiducia in te “ e lo sguardo fiducioso e comprensivo del mio Operatore locale di progetto. Questi elementi mi sostengono perché in fin dei conti il Servizio Civile era il mio sogno fin da piccola. La mia strada, oggi Adesso percorro una strada luminosa; c’è qualche fiorellino intorno ogni tanto incontro un po’ di ghiaia che vorrebbe ostacolare il mio percorso. Però la strada è dritta. Anche se è un po’ in salita, questa luce che la illumina, mi aiuta ad andare avanti e me la fa apprezzare. Dopo questi cinque mesi, da un lato mi sento ancora all’inizio, dall’altro mi sento quasi alla fine. Però cammino tranquillamente godendomi la passeggiata e vorrei che non finisse. L’unica cosa che mi viene in mente mi rimanda alla parola “piacere”. Il piacere di stare insieme, con le Persone, ospiti, colleghi, operatori. Il piacere di condividere le cose quotidiane della vita, al lavoro, ma anche con se stessi. Mi 8
piace rappresentare questa mia esperienza con l’immagine di me che leggo le storie con gli ospiti e insieme disegniamo. Mi sono presa questo anno per poter fare esperienza e darmi del tempo per le scelte future. E non sono pentita di aver aderito a questo progetto di Servizio Civile. In realtà non ho ancora idee precise sul mio futuro, non sento questo anno come un ostacolo alla realizzazione di un mio progetto personale. Anzi, sono felice di quest’esperienza che mi dà tanto e mi permette di conoscermi a fondo per capire cosa voglio e dove voglio andare. Il Servizio Civile è una scelta personale, un’esperienza di crescita sotto vari aspetti. E’ un percorso che permette di scoprire se stessi, le proprie potenzialità ma anche i propri limiti e di capire come superarli trovando strategie per poter andare avanti. Il Servizio Civile ? da provare!
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Note editoriali Eleonora La mia scelta e i giudizi degli altri
Grafica ed impaginazione Ufficio Servizio Civile Stampato da: Centro Duplicazioni della Provincia autonoma di Trento Finito di stampare agosto 2012 progetto ideato da Sara Guelmi per : ES.SER.CI. Esperienze Servizio Civile - Trento Provincia Autonoma di Trento
Volume non destinato alla vendita
ES.SER.CI. E RACCONTARSI Sorprende gli stessi autori la scoperta di essere protagonisti di una storia. Una storia che si rivela loro attraverso la lettura del proprio percorso di vita e nel suo racconto. Rievocare gli episodi, ricordare le emozioni, dare volto alle persone, gettare squarci di luce su momenti bui, ripercorrere momenti di gioia esaltante sono alcune delle innumerevoli tonalità che arricchiscono ed intrecciano la trama di una vita che nasconde, nell’ordito, l’unicità - oggi più consapevole - dei protagonisti. Ricco, ma prigioniero, di un presente che affonda le radici nella storia personale, ciascuno degli autori guarda le possibili, molteplici prospettive di viaggio che gli si aprono. Prospettive di viaggio che affronta con uno strumento in più: la consapevolezza di avere una storia, no solo da narrare e da ripercorrere, ma da proseguire. Comprendere il cammino e la natura di ciascuno aiuta a trovare il senso della propria storia e ad individuare la via migliore e più appropriata verso l’autorealizzazione.
Eleonora La mia scelta e i giudizi degli altri