La strega dei draghi

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1.La prova della strega

Il momento era giunto. Era nell‟arena, dove avrebbe dovuto affrontare la sua prova di strega. Aspettava, mordendosi il labbro, l‟annuncio delle Anziane. L‟attesa era interminabile. Strinse forte il suo ciondolo. Indossava la lunga veste viola di strega con il cappello a punta. L‟arena circolare, piastrellata da pietre lisce, era piena di gente che la fissavano pazienti. Guardò verso i suoi genitori seri. Volevano il meglio. Una della Anziane avanzò. “La tua prova, Jennifer Gisel, sarà quella di entrare nel Bosco dei Draghi e uccidere una serpe nera”. “Accetto la prova” e decisa fece comparire lo scettro dorato con incastonato una pietra blu cobalto. S‟incamminò verso il Bosco dei Draghi. La selva era fitta di pini e faggi alti più di tre metri e ci abitavano draghi di diversi tipi e serpi nere. Le serpi nere erano come serpenti neri giganti pericolosi e maledetti e di giorno preferivano restare nelle grotte. Arrivò finalmente a un‟imponente grotta oscura. Nell‟interno vedeva solo il buio che inghiottiva tutto e nient‟altro. Rabbrividì. Doveva pensare come agire. Decise di prendere un grosso sasso e lo tirò dentro la grotta sperando che uscisse la serpe nera. Non sentì nulla. Aspettò alcuni istanti. Un movimento. Uno striscio lento. Un sibilo. Vide con orrore gli occhi rossi del serpente. Uscì lentamente facendo mostrare la sua testa triangolare con le sue due zanne affilate come rasoi e il suo lungo e viscido corpo nero. Vide la sua coda tagliente come una spada. Rimase paralizzata mentre lui si alzava facendo vedere la sua spaventevole grandezza. La serpe nera. Jenny si mise in posizione di attacco con lo scettro e lo colpì con un incantesimo. La serpe fece una smorfia di dolore e le andò contro cercando di colpirla con la sua coda aguzza. La strega cercò di schivare ma cadde. La serpe ne approfittò e puntò la coda su di lei. Jenny riprese di scatto lo scettro. “Protegat!” gridò. Comparì una barriera azzurrina che evitò il colpo. Doveva fare qualcosa e subito. La serpe cercò di colpirla ancora. Si alzò rapidamente e indietreggiò tentando di acquisire tempo. Non le veniva in mente nessun incantesimo efficace. Corse cercando di seminarlo per guadagnare tempo per pensare ma la serpe non ne voleva sapere di arrendersi. Le serpi erano immuni alla maggior parte degli incantesimi quindi decise di usare le armi. “Spada!” e le comparve fra le mani la sua spada fidata, lunga e affilata. Cercò di colpirlo nel suo punto debole, la coda.


Lo raggirò cercando di stare dietro di lui. Corse in fretta e vide la sua coda. Impugnò la sua spada e provò a colpirlo. La serpe se ne accorse. Si girò con velocità impressionante e la ferì con la coda. Gridò. Dal suo braccio uscì il denso sangue che cadeva copioso per terra. Cadde in ginocchio provando un acuto dolore proveniente dalla ferita. La serpe nera la attorcigliò con il suo lungo corpo cercando di soffocarla. Gridò ancora di più. Era la fine. S‟illuminò. Adesso sapeva cosa fare. Doveva tentare, anche se si poteva rischiare la vita. “Tu, che sempre vivi. Tu, che sempre respiri. Tu, che sempre resisti. Tu, resterai fermo senza alcun movimento. Tu, non resisterai a questo incantesimo. Imobilis!” gridò con tutta la voce che le restava. Ricomparve il suo scettro che sprigionò una luce accecante. Il serpente rallentò la presa e cadde come senza vita ma respirando ancora. Immediatamente Jenny si riprese la spada. Corse verso il serpente immobile e affondò la sua arma nella coda del serpente. La serpe esalò il suo ultimo respiro e i suoi occhi rossi si spensero per sempre. La ragazza risentì il dolore della ferita rifarsi acuto. Ma aveva vinto. Era viva anche dopo a quell‟incantesimo mortale. Era riuscita a superare la prova. Il corpo della serpe nera pian piano si trasformò in polvere magica che fu spazzato via dal gelido vento. Il suo scettro s‟illuminò propagando intorno a sé un calore benefico. Poi si spense. C‟era riuscita. Era diventata una vera strega.


2. L’incontro

Jenny cadde a terra per la stanchezza. Era stato un‟impresa faticosa e le faceva male il braccio dove il sangue non si fermava. Decise allora di alzarsi e dirigersi verso casa. Fece scomparire la sua spada e il suo scettro. Provò a volare. Ormai era diventata strega e quindi adesso poteva volare. Il primo tentativo riuscì solo ad alzarsi poco da terra ma le andava bene lo stesso, bastava che non camminasse. Continuò a svolazzare pian piano finché trovò un ruscello. Era assetata. Si sedette in ginocchio davanti all‟acqua limpida e si chinò per bere lavando anche la ferita. Poi guardò il suo riflesso nell‟acqua. Il suo viso pallido era incorniciato da lunghi cappelli neri, sulla faccia spiccavano due occhi verdi vivaci e due labbra rosse scarlatte. Jenny si alzò con la sua corporatura snella, vestita dall‟abito di strega. Poteva farcela a tornare prima di sera. S‟incamminò verso la strada della città ma le sembrava infinita. Aveva una grande voglia di fermarsi e dormire ma il bosco non era per niente sicuro. Si guardò attorno prudentemente sperando che non ci fosse un animale pronto a mangiarla. “Dai, Jenny. Cammina e non pensare a cose negative” si disse tra sé. Si faceva più insicura ad ogni passo che faceva. Era in pieno pomeriggio ma gli alberi scuri e il cielo nuvoloso non l‟aiutava per niente. Un passo. Un passo di un animale. O animali. Jenny iniziò a sudare. Sentì il loro odore inconfondibile. I lupi delle zanne. La ragazza tremò dalla paura e d‟istinto iniziò a correre. Le martellava forte il cuore e la morte le sembrava così vicina. Dietro sentì i lupi che ringhiavano e che correvano rapidi verso di lei. Jenny strinse i denti sentendo il dolore pungente della ferita al braccio. Aveva il terrore addosso. Quando sentì che i lupi erano abbastanza lontani, esaminò gli alberi davanti a lei velocemente e si arrampicò su quello più alto. Con abilità riuscì con molta difficoltà a salire sopra a un ramo robusto però ben nascosto tra le foglie. Da là Jenny avvistò i lupi delle zanne che annusavano l‟aria. Erano in quattro ed erano grandi e grossi con dei folti mantelli di peli grigi scuri. Gli occhi neri come l‟inchiostro avevano voglia di carne e la loro bocca ringhiava mostrando le loro gigantesche e spaventose zanne con la bava che cadeva. Jenny era immobile dall‟orrore e smise di respirare pregando che non la sentissero. L‟attesa l‟angosciava. Quei lupi erano ancora là e non poteva restare per sempre sull‟albero. Prima o poi l‟avrebbero scoperta con il loro olfatto sviluppato. Chiuse gli occhi. Questa volta era veramente la fine. Non poteva fare niente con gli incantesimi, non erano efficaci contro gli animali del bosco e non poteva neanche usare la spada con un braccio ferito andando contro quattro lupi, poi. Sembrava che l‟ultima possibilità fosse l‟incantesimo mortale che aveva fatto con la serpe nera, ma ci voleva abbastanza potere e lei era troppo stanca per fare una magia del genere. Decise di chiudere gli occhi. Ogni strategia di fuga che pensava portava alla morte, in qualsiasi punto lo vedeva. Preferiva morire sull‟albero quando l‟avrebbero scoperta i lupi piuttosto che rischiare a una morte certa. Quindi lasciò che la disperazione la prendesse il sopravvento. Un battito di ali. Jenny riaprì subito gli occhi. Dentro di lei si accese una speranza. Un possente drago in volo dalle squame di un verde brillante volteggiava sopra di lei. Vide


immediatamente che i lupi iniziavano ad avere paura. Lo smeraldo drago planò e, con un gran respiro, sputò un fuoco ardente che circondò i quattro lupi. Jenny decise di scendere dall‟albero cautamente e guardò il magnifico drago nel cielo. Poi spostò la sua attenzione verso i lupi che erano stati bruciati dall‟attacco di fuoco e, come la serpe, si trasformavano in polvere magica. Quella era la fine di un animale oscuro. Jenny restò a fissare il drago. Quel possente animale le affascinava molto. Poi, con un battito di ali, il drago si librò in cielo scomparendo tra le nuvole.


3. A casa

Il sole stava tramontando dietro ai giganteschi alberi. Era tardi, questo era certo, e Jenny cercò di sbrigarsi a camminare più velocemente. Mentre andava verso la via di casa, guardava fissa nel cielo. Pensava ancora a quel maestoso drago verde che l‟aveva salvata. Grande con degli artigli affilati, dalle squame verdi smeraldi e degli occhi di un verde scuro che ricordavano le foglie dei pini. Jenny era stremata ma si risollevò quando i boschi finivano e vide la città da lontano illuminata dall‟ardente rosso del sole. Era di vaste dimensioni, circondata da un muro circolare di roccia ruvida, vedeva da lì le casette dai tetti rosso fuoco, l‟imponente tempio a cupola e il castello del re. Da quella vista Jenny si sforzò di raggiungere la città. Dopo un quarto d‟ora finalmente era davanti al portone di legno sorvegliato da due guardie. “Signorina, cosa la porta fin qua?” chiese uno dei due. “Sono Jennifer – quanto odiava quel nome – Gisel e sono qui perché ho compiuto la mia prova di strega. Vi prego fatemi ent…” le girò la testa e cadde bruscamente per terra. Le guardie preoccupate andarono subito in suo soccorso. Jenny vedeva tutto sfocato e sentì i richiami delle guardie allarmate prima di chiudere gli occhi. *** Sentì il dolce profumo di lavanda. Si svegliò aprendo lentamente gli occhi. Stava nel suo letto morbido. Si guardò attorno. La sua ampia stanza verde con gli eleganti mobili dappertutto. Era a casa. Jenny si alzò facendo muovere la sua bianca tunica da notte. Vide che sul comodino accanto a lei c‟era una fetta di torta e del tè. Almeno non moriva di fame. Esaminò la sua ferita e vide che era stata medicata e fasciata. Decise quindi di mangiare. Riprese le energie e nella stanza entrò senza bussare sua madre. Era alta con uno sguardo severo che non ammetteva errori, lunghi capelli neri come la figlia raccolti in un grazioso chignon e vestiva un abito lungo arancione decorato da delicati merletti di alta qualità. “Bene sei guarita. Adesso vestiti e andiamo in piazza a festeggiare il tuo diploma di strega” e detto questo prese il vassoio uscendo. I suoi genitori, sempre fermi e freddi, solo raramente dimostravano un poco di affetto. Andò fuori, nel balcone a piedi nudi. Era mattina. Doveva aver dormito molto. Fissò il cielo celeste ripensando al drago. Immaginò quel possente animale volare libero nel cielo. “Signorina, la prego di sbrigarsi. La festa è tra un quarto d‟ora”. Era entrata una cameriera. “Certo. Puoi dire che arrivo fra poco, grazie”. La cameriera prima di andarsene prese dall‟armadio un vestito viola molto elegante, decorato con motivi floreali. Jenny lo prese e si cambiò pettinando i lunghi cappelli indossando sempre il suo ciondolo di strega. Uscì dalla stanza e si diresse verso l‟entrata, dove c‟erano i suoi genitori, eleganti ovviamente. In carrozza percossero le strade della città di Amnemia, lastricate da pietre lisce. Jenny restò a guardare fuori dove le genti andavano in piazza per festeggiare. C‟erano meno streghe in


giro e quindi venivano onorate e rispettate. Arrivarono nella grande piazza della città dove il re sedeva su un trono e accanto le Anziane. Una delle Anziane avanzò. “Tu hai superato la prova e quindi ti porgiamo il tuo segno di strega” e appoggiò la sua mano sul ciondolo di Jenny. Una luce accecante. Poi niente. Jenny guardò il ciondolo. Un drago. Dove prima c‟era niente adesso, sulla collana c‟era disegnato un drago. “Quello è il tuo destino” disse alla fine l‟Anziana. Jenny rimase perplessa. La festa continuò gioiosa, tutti i cittadini ballavano mentre i nobili restavano in disparte. Finito la festa, Jenny ci ripensò sul ciondolo. Cosa c‟entrava un drago? Poi pensò al drago verde. Doveva c‟entrava qualcosa. Il giorno dopo decise di allenarsi con la spada e il volo. Dopo una settimana decise di ritornare nel bosco. Voleva cercare il drago. Uscì senza avvisare nessuno e volò sopra la città. Jenny guardò l‟alba di prima mattina mentre lei spariva dietro i folti alberi.


4. La ricerca del drago

Il vento gelido si era alzato e Jenny cercava di scaldarsi in ogni modo in quel cielo nuvoloso. Stava volando intorno da un po‟ in quel bosco infinito senza alcun risultato. Quel drago verde… dov‟era adesso? Si diede della stupida. Non si era informata e ora era in un punto cieco. Decise di scendere. Forse era volato via lontano? Cadde in ginocchio stremata dopo quel lungo volo. Ormai era tempo perso, non lo avrebbe più trovato. Eppure voleva ad ogni costo scovarlo e scoprire cosa centrava con il ciondolo. Si ricordò le parole dell‟Anziana. Il suo destino. Il drago. Non aveva più la pallida idea del perché il drago centrasse con il suo destino. Si butto sull‟erba accompagnata dal silenzio del bosco. Cercando di sentire qualcosa, udì l‟acqua di un ruscello che scorreva. Si alzò di scatto e seguì il rumore dell‟acqua. Vide il ruscello dell‟altro giorno, quando doveva uccidere la serpe nera. Bevve l‟acqua fresca. Sentì una presenza. C‟era qualcuno vicino. Sentì un respiro regolare. Probabilmente dormiva. Ma grande. Qualcosa di grosso e grande c‟era. Jenny si pietrificò dalla paura. Prese coraggio e andò verso l‟essere che dormiva dietro ai pini. Fece comparire per sicurezza lo scettro da strega. Restò in agguato con gli occhi fissi e attenti. Vide poco a poco qualcosa di verde. Delle squame. No, non poteva essere. Jenny velocizzò il passo. Era lui. Il drago. Lo guardò esaminandolo. Stava dormendo profondamente sull‟erba bagnata. La sua grandezza era impressionante, la sua bocca enorme e la sua coda molto lunga. Jenny per un momento ebbe i brividi. Adesso cosa doveva fare, svegliarlo? No, si sarebbe arrabbiato di certo. D‟istinto Jenny avanzò fissando il drago dormiente. Da vicino sembrava ancora mille volte più grande. Fece alcuni passi finché fu davanti al muso del possente animale. Era proprio un esemplare magnifico. Immaginò le ali gigantesche aprire e volare oltre il cielo blu infinito senza sosta. Sorrise tra sé. Sentiva dentro di lei un calore, un legame con questo drago. Fece per alzarsi ma distrattamente calpestò un ramoscello. Di scatto il drago aprì gli occhi. Guardò un attimo Jenny indietreggiando. “Scusa io…” “Lasciami in pace umana”. Il drago aveva parlato con una voce profonda. Lasciò sbigottita Jenny. Ma prima di chiedere al drago qualcosa, lui era già volatilizzato lontano nel cielo. „Brava Jenny, hai sprecato un‟importante opportunità‟ e diede un calcio a un sasso. Si arrese e cominciò a volare nel cielo. Era un po‟ indolenzita e volare le aveva un po‟ stancato. Volò lentamente verso la direzione della città di Amnemia. Purtroppo si accorse che non era neanche a metà strada. Aveva una voglia incontrollabile di cadere e la ferita, non ancora guarita del tutto, le faceva ancora male. Cercava di aprire gli occhi il più possibile per non sprofondare nel sonno. Diamine, era fuori forma. Non riusciva a resistere. Il vento continuava a sbatterle contro, rendendo la cosa ancora più difficile. Un ultimo battito di vento la fece cedere. Cadde all‟improvviso lasciando tutte le sue forze. Rischiava di nuovo la morte. Lasciò il suo corpo precipitare velocemente. Di colpo non sentì la sensazione di cadere. Qualcuno l‟aveva salvata da quella tremenda morte. Il drago verde.


La felicità la pervase tutto il corpo. Era sopra la schiena del drago e Jenny ammirava quelle maestose ali sbattere. “Ragazzina, dovresti cacciarti meno nei guai”. Le aveva parlato di nuovo. “Scusatemi, sono stata di nuovo imprudente” “Adesso ti porto giù, in un posto vicino alla tua città”. La sua voce profonda rassicurava molto Jenny e subito si fidò di lui. “Grazie” rispose lei. Il drago la portò quasi la fine del bosco e rimasero in silenzio. “Potrò rivederti?” chiese Jenny. “Sarò sempre nel bosco” e iniziò ad aprire le ali per volare via. “Aspetta! Non so il tuo nome” gridò Jenny. Le sembrò che il drago le sorridesse. “Mi chiamo Gyllon, signorina Jennifer Gisel” e se ne andò.


5. Dubbi e domande

“Perché tutto a me” Jenny sbuffò e si butto sul morbido letto. Aveva appena ricevuto una bella ramanzina dalla madre e Jenny aveva preferito essere di nuovo a rischiare la vita che ascoltarla. Il sole era già calato e la luna splendeva nel buio con le luci della sera. Jenny restò a fissare il soffitto decorato da affreschi di angeli in pancia in su. Poi guadò il ciondolo con l‟enigmatico disegno del drago. Stava delirando, era diventata ossessionata da questa cosa. Doveva stare calma. Ma se continuava così impazziva di certo, doveva pensare in modo lucido. Il primo problema da affrontare era il drago verde. Voleva vederlo d nuovo e chiedergli tutte le domande che aveva. Sperava che lui fosse la soluzione delle sue risposte. Quindi era deciso: la mattina seguente lo avrebbe cercato di nuovo. Si accorse che era l‟ora di dormire. Prese la tunica da notte, si lavò i denti e si infilò nel letto. Sbadigliò e si lasciò trascinare dal Dio del Sogno che la cullava dolcemente in un profondo sonno. *** Il sole comparve dietro i profili dei monti. Jenny si svegliò anche se con malavoglia e immerse il viso candido nell‟acqua gelida dentro la vasca che l‟aveva da poco portata. Legò i suoi lunghi capelli neri e si mise un completo comodo. Si ficcò dentro gli scaffali pieni di libri vecchissimi e trovò un volume pesante un po‟ impolverato. Aprì il libro scorrendo fra le pagine ingiallite e si fermò dopo alcuni istanti in una pagina. “Bene, vediamo come si fa il teletrasporto. Il teletrasporto può essere esercitato solo da una vera strega, non possono farlo le apprendiste”. Era già strega anche se da poco quindi a posto. “Si deve ripetere il seguente incantesimo con lo scettro. Avvertenza: dopo aver fatto l’incantesimo non si può fare incantesimi per 1 ora, solo piccole magie. Cosa? Un‟ora senza incantesimi? Dovrò difendermi con la mia spada. Credo che far comparire qualcosa non sia una grande magia” richiuse il libro facendo volare la polvere nell‟aria. Starnutì e ripose il libro nello scaffale. Fece comparire lo scettro e iniziò a ricordarsi dell‟incantesimo. “Con il tempo e lo spazio con la magia e il mio scettro negli astri dei cieli ed oltre monti mi sposto con questo incantesimo all’istante. Teleportation!” Per paura Jenny chiuse gli occhi. Sentì la sensazione di stare nel vuoto. Poi sentì tra le gambe l‟erba bagnata. Riaprì gli occhi e vide davanti a lei i pini e i faggi che toccavano il cielo. Da non molto lontano avvertì il rumore dell‟acqua. Seguì quel rumore ritrovandosi nel solito fiume. Con stupore vide il drago verde che l‟aveva salvata per ben due volte. Il drago l‟avvistò subito ma restò fermo. “C-ciao” disse timida Jenny. “Salve umana”


“Questa volta non sei scappato” “L‟ho deciso io”. Jenny prese coraggio per chiedere. “Posso farti delle domande… Gyllon, giusto?” “Giusto. Risponderò a domande a cui posso rispondere” la sua voce profonda faceva eco nel bosco. “Tu come fai sapere il mio nome?” in verità non era quella domanda che voleva dire. “Noi draghi sappiamo tutti i nomi delle ultime streghe rimaste, anche se ci temono. Tu sei nota perché sei la più giovane” “Quindi… sai molto di noi streghe?” “Certamente” “Quindi tu sai cosa vuol dire questo” e Jenny mostrò il suo ciondolo “mi sta tormentando” “Non posso risponderti a questa domanda” “Perché?” “Ci sono molte possibilità di cosa sia. Il tuo destino è legato con noi draghi” “Non puoi venire con me in città? Per chiederlo alle Anziane” Gyllon sembrò che scoppiasse a ridere. “C‟è un problema. Tutti temono i draghi, hanno paura della mia natura. Nei libri hanno scritto di noi come creature malvagi e crudeli, e che uccidiamo senza pietà. Io non ho mai ucciso nessun uomo, casomai delle creature oscure che non meritano di vivere” “Ma… se dico che invece siete buoni?” “Non sarà possibile. Voi uomini siete così superficiali e pieni di pregiudizi che ci avete già considerati nemici. Perfino le streghe sono uguali. Questo è la prima volta che una strega non ha paura di me, sei la prima” “Ma non cercate di farli capir che non siete cattivi? Non potete restare sempre così” “Invece possiamo” Gyllon fece un ruggito spaventoso e sbatté fortemente le ali volando via. *** Jenny si accasciò per terra sfinita. Dopo un lungo allenamento di magia doveva prendere fiato. Era nel grande cortile vuoto della imponente villa della casata Gisel. Ripensò di quello che aveva detto il drago. Era vero che gli uomini tendevano con i pregiudizi ma non pensava anche le streghe. Voleva cambiare un po‟ le cose ma non sapeva cosa fare. “Sei sempre ad allenarti?” disse una voce maschile. Dietro la possente porta sbucò un ragazzo alto e moro. Era vestito elegantemente e i suoi vispi occhi azzurri fissarono Jenny. “Che cosa vuoi, principe?” disse Jenny. “Sai che odio essere chiamato così anche se sono un principe” “Va bene, Louis. Cosa c‟è?” “Oggi c‟è la festa della Fiamma Blu. Te lo sei dimenticata?” “E‟ vero. Dai andiamo” detto questo Jenny seguì Louis andando in città per l‟attesa festa.


6. La festa della Fiamma Blu

“Hai messo il mantello?” chiese Louis prendendo un mantello blu che lo copriva da capo a piedi. “Certo, non sono così stupida a espormi così tanto” rispose Jenny. Sapeva che essere nobili e molto noti era un problema se fossero visti in un posto comune. I due veloci e abili guizzarono nelle strade affollate di gente indaffarata per la festa. Le persone chiacchieravano felici e i bambini giocavano allegri. Jenny e Louis camminarono guardando le case abbellite di fiori e stoffe di tutti i colori tra cui il blu, il colore predominante. Nelle vie alcune persone ballavano al ritmo del tamburo e il flauto, marciando verso la piazza. “Bella festa” disse Jenny. “Tu sai le origini della festa, vero?” “Sì saputello. Ogni anno si fa la festa per la celebrazione della nascita della città, esattamente 500 anni fa. Amnemia è stata creata da una fiamma secolare, la Fiamma Blu, di cui non si sa le origini e ha il potere di reggere questa città. Contento professore?” disse ironica Jenny. “Sufficiente” rispose lui. Andarono verso la piazza dove tante persone si raccoglievano per festeggiare. “Louis, hai rubato qualcosa in questi ultimi giorni?” chiese sottovoce Jenny. “Qualche frutta e verdura, i poveri stanno inesorabilmente aumentando, la città non può continuare così”. Jenny sorrise comprensiva. Era l‟unica a sapere che Louis, il buono e il coltissimo principe, era un ladro noto, detto il Gatto Nero. Rubava cibo e vestiti, nulla di più, e dopo li offriva ai poveri nella periferia della città. Louis usciva sempre di nascosto e rientrava abitualmente a palazzo alle 7.00 di sera dicendo che era andato nella biblioteca di Amnemia, la più grande in tutto il piccolo regno. Piccolo regno e basta. Infatti, nessuno ha mai osato oltrepassare i boschi e le montagne, troppo pericoloso. Quindi Amnemia era isolata da tutto ed era autonoma. Era molto grande ed era a forma circolare con grandi alzate di muri resistenti intorno alla circonferenza. La città aveva solo un‟entrata e un‟uscita sola ed era scrupolosamente controllata dai soldati. Il governo era comandato dalla famiglia degli Selfus e dalle Anziane, formate da sette streghe. Oltre a loro c‟era un altro paio di streghe poco più grandi di Jenny. Ormai le streghe erano poche e quindi preziose per la continuità di Amnemia. Il piccolo regno era molto popolato ed era diviso in classi sociali: i nobili, la borghesia e i contadini, e alla fine i poveri. Purtroppo i poveroi continuavo a crescere e allora Louis andò i loro soccorso diventando il famoso Gatto Nero. La banda musicale iniziò a suonare con trombe e tamburi marciando allegramente in strada. Jenny e Louis arrivarono in piazza e, svelti, andarono subito nell‟abitazione dove sarebbe uscita l‟esibizione delle spade mettendo una maschera. “Finalmente siete arrivati! Ehi, gente! I due Mascherati sono arrivati! Su, forza in marcia che siamo in ritardo” gridò Elliot, un uomo paffuto e sorridente che era a capo della compagnia delle spade. Anche se non sembrava, era uno spadaccino provetto. I due ragazzi avevano voluto partecipare alla compagnia per passatempo ed Elliot aveva accettato per la loro bravura, anche se non sapeva la loro identità.


Con almeno altre dieci persone, Jenny e Louis uscirono con le spade di legno e iniziarono a camminare in piazza mascherati. La musica di tamburi e flauti cominciò. Le ragazze più agili fecero qualche ruota facendo volteggiare in aria le spade per poi prenderle al volo. Tra la folla iniziarono il brusio di stupore. Gli uomini iniziarono a maneggiare le spade con una velocità tale da non riuscire più a vedere dove fosse l‟arma. Elliot, che non era da meno, maneggiò con maestria la sciabola facendola ruotare e affondare. Jenny e Louis si impegnarono in un duello con le spade che allo stesso sembrava una danza. I due ragazzi mascherati volteggiavano leggeri lanciando colpi decisi e coordinati. Ogni colpo sembrava ritmata e ogni mossa un passo da ballo. Tutta la folla intorno a loro iniziò ad applaudire. La compagnia delle spade avanzava pian piano nelle strade, dove la gente li guardava sorpresi e felici. “Siamo bravi” disse Jenny a Louis. “Certo. Ma non dobbiamo abbassare la guardia” disse Louis. Jenny non capiva. Doveva stare attenta. A cosa? Jenny continuò con quella strana danza facendo fluttuare il suo mantello. Il ritmo della musica aumentò. I colpi di spada aumentarono insieme ai suoni dello scontro del legno. Jenny e Louis velocizzarono le mosse. “Guarda su” sussurrò Louis oltre a maschera. La ragazza, ballando, osservò i tetti delle alte case colorate e festose. Un‟ombra scura. Sembrava puntare verso di loro. Jenny spalancò gli occhi. In un secondo si scostò subito seguito da Louis, fermando l‟esibizione. Le persone rimasero sbigottite. Una freccia. Jenny riguardò il tetto, dove c‟era l‟uomo. Sparito. Jenny fissò Louis allibita. Anche lui aveva l‟aria preoccupata. “Credo che sia meglio ritornare a casa. Tra poco c‟è la festa a palazzo” disse Louis. “Va bene” rispose Jenny e se ne andarono.


7. Assassinio inaspettato

“Lady Gisel! Buonasera, vedo che è in ritardo” disse un nobile che si accorse di Jenny. Lady. Quanto odiava gli onorifici. Jenny, anche se con fiato corto, entrò cercò di camminare con decisione e grazia. Emise qualche gemito di stanchezza ma resistette. Si era vestita nel modo più veloce e presentabile possibile dopo la festa tenuta in piazza. Lei e Louis si erano divisi in un certo punto ed era entrata, per sua fortuna, senza testimoni. Ma la freccia le turbava parecchio. Iniziata la festa Jenny cercò di scacciare i pensieri negativi e di tenere un comportamento adeguato. “Scusate per il ritardo, Lord Luftmac. Sono ancora in tempo per il discorso che dovrò fare?” chiese Jenny. Lui annuì e subito iniziò con i suoi lusinghieri complimenti che a Jenny avrebbe fatto a meno. Sapeva molto bene che quel giovane lord era un famoso don giovanni e che avrebbe attirato qualsiasi donna con il suo aspetto e il suo patrimonio. Quindi Jenny con una risposta evasiva scappò da Lord Luftmac andando in cerca di Louis. Cercava i suoi occhi, i suoi capelli, qualcosa di familiare in quella folla di estranei. Molti la fermavano per complimentarsi con lei e Jenny ringraziava sempre prima di riprendere la ricerca. Decise di mettersi in disparte, in un angolo della sala per sistemare un po‟ l‟abito messo in fretta. Sua madre le aveva imposto di indossare un vestito rosso scarlatto con molte decorazioni e strass senza spalline e di fare una rigorosa ed elegante crocchia di capelli neri con insieme al collo il suo ciondolo drago. Il ciondolo per fortuna lo aveva portato con sé dopo molta insistenza alla madre ed era l‟unico oggetto di quel completo che non gli dava fastidio o non sopportava. Quando decise di essere accettabile, ritornò alla ricerca di Louis. Solo ora si era accorta di quanti invitati c‟erano e di come fosse grande la sala. Guardò disperatamente in cerca del suo obiettivo invano. Sentì una stretta al polso e per un attimo ebbe i brividi. Si girò di scatto e incontrò due occhi azzurri vivaci. Louis le stava sorridendo ed era vestito con il suo solito abito da sera bianco da principe. “Ecco dove eri finita! Ma lo sai che tra poco devi fare il discorso, vero?” “Certo che lo so! E‟ per questo che sono qui a cercarti” replicò Jenny e i due si diressero vicino all‟altare, dove c‟era un banco piccolo e alto che serviva per fare annunci importanti o noiosi discorsi. Intanto il re sull‟altare, forte e imponente, stava facendo il riepilogo della storia di Amnemia con accanto la famosa Fiamma Blu che tiene in vita la città. Fiammelle di diverse tonalità blu e celesti danzavano nell‟aria ondeggianti sopra a una coppa d‟oro che fermava l‟avanzare del fuoco distruttivo. A Jenny piaceva osservarla, dava calore e sicurezza. “E quindi vi auguro una felice festa a tutti voi!” gridò il re concludendo. Era un uomo alto vestito da abiti sfarzosi e una corona scintillante in testa. Aveva uno sguardo fiero e duro e purtroppo, anche se poche volte, dimostrava il suo affetto per Louis, se non mai non esplicitamente. Louis fece un respiro e salì meccanicamente prendendo coraggio. Detestava parlare al pubblico, anche se doveva dire qualche frasetta. “Buona sera a tutti, spero che questa festa sia di vostro gradimento” fece una pausa sentendo la pressione su di lui “sapete benissimo che la nostra strega, Jenny Gisel, nonché la più


giovane, ha affrontato la prova brillantemente. Ebbene questa sera avremo l‟onore di sentire le sue opinioni e pareri” e con questo un applauso riempì la stanza mentre Louis tendeva la mano, segno che Jenny doveva salire. Jenny camminò senza inciampi e salì cercando di non essere nervosa. Si girò e iniziò a perlustrare la sala. Il salone da ballo era veramente grande come aveva supposto, la stanza era illuminata da un solo grande lampadario di vetro e le grandi finestre facevano vedere il buio della notte. Jenny intravide alcuni visi familiari: Lord Luftmac, i sovrani, le Anziane, alcuni parenti, Elliot con sua sorpresa e i suoi genitori. Che la fissavano come all‟esame: sempre il meglio. “Vorrei dire che sono sinceramente emozionata per il fato di essere finalmente una strega e che ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto” fece un sorriso d‟intesa a Louis -e vorrei dire che tutto sarebbe stato possibile grazie… a un animale- fece una pausa lasciando gli ospiti perplessi. Decise di dirlo. “ Sì, uno speciale però… un drago!” la gente la guardò allibita e un po‟ spaventata da quella dichiarazione. “Non lo avete capito? I draghi non sono cattivi, siamo noi che lo pensiamo!” continuò Jenny. Una specie di fulmine passò. Subito l‟attenzione fu spostata dalle grida di una nobile. La gente si mise in cerchio, intorno a qualcosa. Jenny d‟impulso volò verso di loro e trattenne il fiato. Un cadavere disteso di un nobile con un pugnale conficcato nel petto. Jenny vide un emblema sul pugnale. Un serpente. *** Nella caverna si sentiva muschio e roccia. Un‟ombra comparì dietro al buio. Sorrise dopo il suo lungo sonno per la vendetta.


8. Il ritorno del Vecchio Re

Era ritornato. Lo aveva percepito, sì, quella scossa. Così dolorosa e tagliente quanto la lama affilata di un coltello. I vecchi Profeti allora non avevano mentito. Il sigillo che teneva prigioniero il pericolo temuto da tutti era rotto, spezzato. Gyllon si acquattò per terra mentre le sue squame s‟irrigidivano. Detestava quella sensazione di timore, non gli si adattava per niente. Tese le orecchie. Silenzio. Per ora era almeno inattiva la minaccia. Sporse il suo muso per bere mentre pensava sul da farsi. Ritornare dagli altri draghi non gli passava neanche per la mente. Tutti i draghi erano troppo orgogliosi e vanitosi per vivere in comunità e quindi ognuno viveva la sua vita da sé. A eccezione di casi di guerra contro draghi, la sì che dovevano stare tutti insieme ma visto che nessuno osava neppure vederli non c‟era mai stata nessuna guerra contro di loro. E probabilmente ce ne sarebbe stata una tra qualche giorno. Immerso in quei pensieri cupi, non si accorse della figura accanto a lui. Sussultò e si mise in posizione di difesa. Le ali si appiattirono, gli artigli si affilarono e le fauci si arsero di fuoco. “Tranquillo, sono io!” disse subito Jenny spaventata. Gyllon ritornò calmo e il fuoco dentro di lui si spense. Da qualche settimana continuava a incontrare quella umana per un motivo misterioso. Non sapeva perché lo faceva, forse perché non si spaventava come gli altri. “Che cosa ti porta fin qui, Jennifer?” chiese lui. La ragazza lo guardò con sguardo accigliato come se avesse detto qualcosa che non doveva. “Chiamami Jenny, per favore. Sono venuta qui solo per chiederti se ha mai visto questo” e srotolò una pergamena che aveva in mano e la mostrò al drago. Gyllon, alla vista del disegno, si mise di nuovo in allerta. Era raffigurato un disegno non fatto bene, di fretta, e mostrava un serpente circondato da un cerchio. “Dove l‟hai scovato questo disegno?” chiese lui. “Durante una festa hanno ucciso qualcuno con un pugnale. Sull‟arma c‟era questo disegno. Lo conosci?” domandò Jenny. Eccome che conosceva quel disegno. Non poteva dimenticarselo. “No” mentì Gyllon. Sentiva qualcosa che quasi mai provava. Qualcosa che lui aveva ritenuto una debolezza e che odiava. La paura. Jenny lo guardò dubbiosa. “Sicuro, Gyllon?” insisté lei. “Stai mettendo in dubbio la mia sincerità?” disse lui alzando la voce. Jenny diventò visibilmente impaurita. Cercò quindi di rimanere composta. “No, non lo metto in dubbio. Ma le tue squame tremano. Non succede mai. E dico mai.” disse lei con sguardo deciso. Gyllon sussultò di nuovo mentre copriva tutto il suo corpo con le sue grandi ali. Lo aveva capito che Gyllon era spaventato da quel simbolo, non era stupida. Per questo Jenny era diversa dagli altri umani. “Va bene. Te lo dirò ma dopo te ne pentirai per avermelo chiesto. Quello è lo stemma del Vecchio Re, il sovrano che prima governava queste terre, prima della costruzione di Amnemia. Noi draghi vivevamo in continua lotta contro le serpi nere e i lupi delle zanne. Quel maledetto li adorava quelle bestie oscure. Il popolo era sottomesso al sovrano e costretta ai lavori forzati, tutti. Ma poi è arrivata una strega. Era Lumilla, la conoscerai.


Aveva in possesso la Fiamma Blu e quindi liberò il popolo. Con il Vecchio Re combatté contro di lui fino a quando gli lanciò un incantesimo potente. Un sonno senza fine, per molti millenni. E che quei millenni sono finiti ormai” spiegò lui. Jenny era diventata bianca come un lenzuolo. “Cioè si sta svegliando ora?” chiese lei con voce tremante. “No” la sua voce era dura “ l‟ha già fatto.” Jenny cadde a terra confusa. “-Non… ci avevano detto niente… niente di niente si questo…” sussurrò Jenny. “Vuol dire che volevano tenerlo nascosto” disse Gyllon. Jenny lo fissò persa. “E adesso?” domandò lei. Gyllon aprì le ali. “Non lo so, Jenny. Non posso farci niente. Adesso vado, addio” Gli occhi di Jenny si sbarrarono. Addio? Il drago verde decollò verso il cielo in un attimo. Jenny scattò in piedi e iniziò a seguirlo. La stava abbandonando. Ma aveva bisogno di lui. Ora. *** C‟era troppo vento per una giornata di primavera, ne era certo. Tremava anche sotto il mantello nero che lo copriva da capo a piedi. Aveva finito la consegna del giorno. Altri poveri sfamati. Si sbrigò per rientrare in castello. Gli mancava un bel pezzo di strada, era ancora in piazza. La gente ritornava in casa per il freddo anomalo di quel pomeriggio. Louis si sfregò le mani per riscaldarle. L‟atmosfera della città non era molto accogliente. Strade poco popolate e un silenzio rotto solo dai suoi passi. Non era un buon segno. E poi il cielo. Non c‟era traccia di azzurro, solo nuvole e nuvole. Ma non nuvole bianche, nuvole viola. Le nuvole viola non erano neanche quelle un buon segno. Perché sentiva un brutto presentimento? Si fermò di colpo. Un sibilo dietro. Qualcosa strisciava. Un urlo allucinante. Louis si girò con il cuore in gola. Un uomo per terra ricoperto di sangue. E accanto a lui una serpe nera.


9. I draghi e il nemico L‟aria si faceva sempre più rarefatta. Jenny ebbe qualche segno di cedimento ma non si arrese. Gyllon era molto più avanti di lei e volava sempre molto in alto, dove l‟ossigeno scarseggiava. Spiegava le sue ali piene di squame verdi brillanti ed era difficile non notarlo. Volavano sopra il bosco e questa era la prima volta che Jenny si addentrava sempre più all‟interno. Di solito si limitava nella parte media, come dicevano gli accademici, dove gli alberi non erano troppo fitti e non c‟erano troppi pericoli come delle serpi nere che ci dimoravano per il sonno durante il giorno con i lupi delle zanne che cercavano continuamente cibo. Questo era un altro motivo del perché la città non facesse commerci con gli altri regni. Nei boschi, oltre le serpi nere e i lupi delle zanne, c‟erano qualche scoiattolo o coniglio tremante e i draghi. Jenny aveva visto pochi draghi e solo da lontano. Gyllon era il primo drago che aveva visto da vicino e con cui aveva parlato. E forse anche il più bello di tutti. Il drago verde cercava di seminare la ragazza ma quest‟ultima era un osso duro. Quindi fece un grande battito di ali volando veloce verso la Grotta dei Draghi. Gyllon scorse l‟entrata di una parete rocciosa. Lui volò verso il buco e non volse gli occhi dietro. Sperava di averla seminata. Lui con passo felpato si addentrò con le orecchie tese. Sentì subito un movimento e girò il muso verso la sua destra. C‟era un altro drago, un po‟ più piccolo di lui. Aveva le scaglie rosse e aveva uno sguardo fiero. Solito per un giovane drago. Mentre Gyllon si addentrava sempre di più, incontrò altri draghi che lo guardavano diffidenti. Lui ricambiò mostrando i denti affilati con qualche fiammata. Gyllon aveva la reputazione di uno dei draghi più forti e saggi tra quelli esistenti ed era anche molto temuto. Gyllon camminò fino a quando arrivò nella grotta vera e propria. Era uno spazio immenso e circolare, ed era tutto illuminato da una fioca luce proveniente da una qualche fessura dall‟alto. Sulle alte pareti rocciose c‟erano alcuni piani, dove i draghi ci si appoggiavano. Gyllon vedeva tutto e tutti da quell‟altezza. Era chiaramente affollato, tutti richiamati dall‟emergenza del Vecchio Re. Gyllon volò verso il basso posizionandosi fra i piani più bassi. Vide altri suoi simili con le sue stesse dimensioni ma di colori differenti. Il suo verde era un colore insolito per un drago. Di solito i draghi erano rossi, viola, grigi e altri colori scuri ma mai verdi. La grotta risuonava le accese dispute dei draghi. Gyllon preferiva stare per il conto suo quindi fece finta di non ascoltare e di fare la statua. Sentì qualcosa tra le sue ali ma la sua attenzione fu attirata dall‟entrata di un drago visibilmente vecchio. Era ricoperto da lucenti scaglie viola e si vedevano le cicatrici ottenute nel corso degli anni. Fece un potente ruggito che fece zittire tutti. Quando il vecchio drago ritenne che ci fosse abbastanza silenzio iniziò a parlare. “Draghi, sono sicuro che in questi ultimi momenti avete percepito la presenza di un nemico per noi tutti comune. Il Vecchio Re o se volete Re Davald. Si è risvegliato poco tempo fa spezzando il sigillo. Sono sicuro che vorrà vendicarsi contro di noi e scatenare una guerra” iniziò il vecchio drago. “Quindi pregherei la collaborazione di tutti per contrastarlo. Ricordate che ha dalla sua parte le creature oscure e, anche se sono facili da finirli, sono il triplo o il quadruplo di noi. Dobbiamo unire le forze e combatterlo. Lo so che per tutti voi sarà difficile ma è necessario” “No” disse qualcuno. Tutti si volsero verso il drago blu che aveva osato ad andare contro l‟anziano drago. Quest‟ultimo lo guardò confuso.


“Che senso avrebbe? Moriremo tutti. Dobbiamo allearci con il nuovo signore” “Giusto, Phantom. Inchinatevi al nuovo signore” disse una voce profonda e cupa. Dal nulla sbucò un uomo mingherlino e molto alto. Si nascondeva sotto un mantello nero che si confondeva con l‟oscurità della grotta. Gyllon sapeva già chi era e anche gli altri. “Voi draghi avete sempre rovinato i miei piani e il mio perfetto regno. Credevate che un sonnellino mi avrebbe fermato?” fece scendere il cappuccio mostrando il viso solcato da profonde cicatrici. Era smunto ed era stampato da un ghigno di soddisfazione. “Ma adesso sono ritornato a riprendermi il potere e a governare su queste terre. Voi tutti sarete puniti per il vostro tradimento. Per la vostra alleanza con quella strega. Mi riprenderò il regno e sarà l‟inizio di una nuova era!” “Mai!” gridò una voce femminile. Dietro la schiena di Gyllon si alzò Jenny decisa. “Lumilla… sei ancora qui. Pagherai per la tua sfrontatezza!” l‟anziano drago si preoccupò. “Tutti fuori! Fuori!” gridò il vecchio drago. Re Davald fece un cenno con la mano e subito delle serpi nere attaccarono il vecchio drago abbattendolo subito. Tutti i draghi scapparono e anche Gyllon fece lo stesso. Jenny si tenne forte ma riuscì a ricevere delle ultime parole. Ti cercherò. E quando ti troverò, morirai.


10. La fine?

Una coltre di nube nera coprì il cielo. L‟aria era diventata più fredda e il posto più lugubre. Jenny guardò gli altri draghi che discutevano preoccupati. Dopo essere fuggiti dalla grotta, tutti i draghi se n‟erano andati nel bosco, in una parte, dove i boschi erano fitti abbastanza da nasconderli. Appena erano atterrati, i draghi avevano iniziato a litigare: alcuni volevano scappare, altri allearsi con il Vecchio Re e altri nascondersi in un posto che solo loro conoscevano. Gyllon, che era il drago più autorevole dopo l‟anziano drago che però era morto, ascoltava in silenzio le proposte dei draghi. “Dico di andarcene. Moriremo tutti se restiamo qui” disse un drago viola. “Lytlon, quanto sei ridicolo. Dobbiamo allearci con il nemico, solo così potremo sopravvivere” disse invece un drago nero come la pece. “Ma che blateri, Froston! Sei tu il ridicolo invece!” disse Lytlon. “Io ridicolo?! Ma sei tu che non hai niente in quella tua zucca vuota!” “Potremo nasconderci!” propose qualcuno ma nessuno ci fece caso. Erano tutti occupati a litigare. Jenny capì perché non stavano in comunità. Sarebbe stato un disastro, pensò. “Calmatevi!” Tutti i draghi si girarono verso Jenny fissandola male. “Non andiamo da nessuna parte se continuiamo a litigare!” continuò Jenny. “E cosa dovremo fare allora?” chiese Froston. “Dobbiamo agire. Combattere contro il Vecchio Re” disse Jenny. Tutti i draghi parlottarono scuotendo il muso in segno negativo. “Ci condanniamo a morte così” disse Lytlon. Jenny doveva cambiare tattica. Decise di usare l‟astuzia. “Davvero? Ma voi non eravate i tanto valorosi draghi che raccontavano gli uomini? Non siete le magnifiche creature che dominano il bosco? I possenti animali sputa fuoco?” domandò Jenny sorridendo. “Ma certo che sì!” rispose Froston. “A me non sembra. State scappando” “Noi draghi non scappiamo mai!” ruggì Lytlon. Jenny non si scompose. “Invece lo state facendo. Avete paura del Vecchio Re” continuò Jenny. “Ragazzina, vuoi provocarci? Noi esistiamo dalla notte dei tempi e nessuno è riuscito a uccidere uno della nostra razza” disse orgoglioso Froston. “Ma state scappando” “No!” dissero in coro i draghi. “E allora perché siete qui? Vi state nascondendo dal nemico e avete paura” “Mai” sibilarono tutti e volarono in cielo accessi dalla voglia di dimostrare il loro valore. Gyllon era restato muto e aveva assistito alla scena. “Scaltra e anche furba. Brava” si complimentò il drago. “Andiamo” disse Jenny e si alzò in cielo seguita da Gyllon.


*** La battaglia era atroce e crudele. La città grondava di sangue ed erano distesi una miriade di corpi per terra. Donne fuggivano terrorizzate con i loro bambini mentre serpi nere e lupi delle zanne riempivano il posto. Louis sapeva che la vittoria era ben lontana. Era sopravvissuto per miracolo. Il braccio era ferito e il dolore era pungente. Si era nascosto in un fienile vuoto per riprendere fiato. Aveva la mente svuotata e non sapeva cosa fare. Era il principe, si ripeteva. Doveva essere un buon regnate, si diceva. Ma era solo un ragazzo, pensò amaramente lui. C‟erano troppi morti e chissà quanti erano sopravvissuti. Prese una boccetta che conteneva un liquido azzurro. Lo bevve e il dolore della ferita si attenuò. Ma qualcosa gli strinse la gamba. La cosa viscida si avvicinava sempre di più e pian piano lo ricoprì. Louis soffocò un grido d‟orrore mentre una serpe nera lo trascinava via. *** Da quando erano arrivati i draghi, la situazione era ribaltata. Serpi nere e lupi delle zanne sparivano sotto i letali colpi e le pericolose fiammate dei draghi. Jenny lanciava colpi di magia e fulmini dappertutto. Gyllon faceva fuori tutti i nemici che incontrava. Un‟orda di soldati combatteva cercando invano di fermare le bestie oscure. Altre streghe tiravano incantesimi. Il cielo era nero e il suolo rosso vermiglio. Jenny soffocava gemiti di terrore. La battaglia doveva finire presto, pensò. Per un istante mise la mano sul ciondolo di drago. Destino. Drago. Potere. Jenny di colpo volò verso Gyllon che volava cercando altri nemici da uccidere. “Gyllon!” Il drago si volse verso di lei. Jenny arrivò da lui e gli mise una mano sulla fronte. Unire le forze, aveva pensato Jenny. Sì, fondere due poteri in un unico immenso potere. Per un attimo una luce accecante illuminò tutti. Quando si spense tutti rimasero muti. Jenny aveva in mano il suo scettro però con l‟estremità incastonata di una pietra verde e il suo abito da strega era cambiato. Gyllon aveva una pietra uguale allo scettro incastrato sulla fronte e le sue scaglie verdi splendevano di più. Gyllon liberò una scia infuocata che carbonizzò gran parte dei nemici. Jenny evocò rami spessi e forti che attorcigliavano il corpo degli animali oscuri stringendosi e polverizzandosi. La battaglia era vinta. *** Jenny scoprì che molti dei suoi conoscenti erano morti. I suoi genitori erano vivi e anche il re era al sicuro. Si accorse dell‟assenza di Louis e lo cercò dappertutto. Non lo trovò da nessuna parte e si disperò. La guerra non era finita.

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FINE PRIMO LIBRO

Ci sarà un sequel. Grazie comunque per aver letto.


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