Rivista Euganeamente Colli Euganei Giugno Luglio 2018

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Bimestrale Culturale per la Promozione del Territorio Euganeo N.26 - Giugno Luglio 2018 - € 2,50 www.euganeamente.it

Vivere e Scoprire i Colli Euganei PIC NIC SUI COLLI Idee e Ricette da gustare in collina LA CASA DEL MISTERO Scopriamo un luogo suggestivo ed unico ISTRUZIONI PER L’USO E L’ABUSO Le tue vacanze trascorrile negli Euganei

ISSN 2499-6572

PURI E MISTERIOSI I Colli Euganei nella penna di Dino Buzzati

UN'ESTATE COLLIGIANA Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 NE/PD



EDITORIALE

di Marco Di Lello

Numero 26 - Bimestrale Giugno - Luglio 2018 Iscrizione al Tribunale di Padova n. 2328 del 23/04/2013 Periodico associato a USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Iscrizione ROC n. 26284 Direttore Responsabile Marco Di Lello Redazione Giada Zandonà, Ivan Todaro Progetto Grafico Futurama snc Editore e Redazione Futurama snc Via Squero, 6/e Monselice 35043 Padova Tel. 0429 73366 info@euganeamente.it Foto di copertina Sandro Masin Hanno Collaborato a questo numero Franco Colombara, Gastone Cusin, Gemma Bellotto, Massimo Trevisan, Angelo Granieri, Marco Bregolato, Lara Breda, Erica Zampieri, Paolo Paolucci, Riccardo Ghidotti, Marco Di Lello, Ombre Mtb, Cicloturismo Euganeo, Parco Regionale dei Colli Euganei, Francesca Favaro, Roberto Valandro, Giulio Osto, Alberto Giomo, Giada Zandonà. Stampa Futurama snc Agenzia di Comunicazione e Web Via Squero, 6/e Monselice 35043 (PD) Tel. 0429 73366 www.futuramaonline.com Pubblicità Ivan Todaro 333 2597409 info@futuramaonline.com Garanzia di riservatezza per gli abbonati L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a info@euganeamente.it Non fateci sentire soli Seguiteci su Facebook e Twitter sulla pagina Euganeamente, o scriveteci alla mail info@euganeamente.it Il materiale riprodotto in questo numero è di proprietà esclusiva ©Euganeamente 2018. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale o parziale, in ogni genere, senza il consenso scritto di Futurama snc è vietata.

UNA VACANZA AL PARCO Colori e cromatismi per l’estate euganea alle porte nell’appuntamento con questo numero di Euganeamente che ci porta alla riscoperta delle bellezze della zona. L’aspetto termale, anche in questi mesi caldi, è molto importante sia sotto il profilo della salute che per il piacere e il benessere del nostro corpo. La fangoterapia, che può essere praticata in ogni periodo dell’anno, secondo recenti studi medici assume sempre più interesse proprio per la tipologia specifica dei fanghi delle Terme Euganee. La loro composizione, secondo alcuni medici, farebbe di questi fanghi un’eccellenza naturale dalle pregiate capacità terapeutiche. Oltre al benessere, salute e relax tra le pagine di questo numero gli appuntamenti culturali ed enogastronomici estivi che propongono di scoprire (o riscoprire) bellezze e bontà della zona con particolare attenzione al tema della natura, parchi e ville. Numerosi anche gli appuntamenti con la buona tavola attraverso gli eventi proposti nei diversi Comuni Euganei. Per gli amanti della natura si segnalano i percorsi ciclo-pedonali che permettono sia escursioni in bici che percorsi diversificati per accontentare un po’ tutti i gusti per pedalare alla scoperta dei borghi o dei boschi. Complessivamente oltre sessanta chilometri a disposizione delle due ruote tra strade asfaltate, sterrati e percorsi per divertirsi ed immergersi nella natura. Per restare in tema di ville e ricorrenze storiche non va dimenticato il Centenario dalla fine della Prima Guerra Mondiale che ha visto protagonista, ai piedi dei Colli, Gabriele d’Annunzio e il volo su Vienna. Dal Castello di San Pelagio, nel Comune di Due Carrare, nell’agosto 1918 si alzarono in volo i biplani comandati dal poeta abruzzese per dirigersi su Vienna e lanciare i volantini inneggianti la resa al popolo austriaco. E allora una buona estate a tutti i lettori di Euganeamente. “Estate. Un’estate è sempre eccezionale, sia essa calda o fredda, secca o umida” Gustave Flaubert


INDICE GIUGNO - LUGLIO 2018

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IL BOSCO BRUCIA

A rompere il silenzio, che regnava in quella sera d'estate, attorno alla casa ai piedi della collina, non poteva essere che il vento, così era di solito. Ma quella specie di grido lontano, che avanzava sempre di più, no, non era il vento. Ma ecco che quella specie di rumore si poteva distinguere bene: era la sirena di una macchina che correva a gran velocità.

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PIC NIC SUI COLLI

UCCELLI DI ROVO

Un sistema di agricoltura tradizionale fortunatamente è ancora presente in alcune aree del nostro territorio e recenti interventi della Regione Veneto hanno permesso il recupero di alcune vecchie siepi e il reimpianto di quelle rimosse; questi “boschi lineari” possono quindi ancora costituire un’importante riserva di piante e animali un tempo ben più comuni, e rappresentare degli importanti corridoi di comunicazione con habitat differenti.

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Il bello di abitare ai piedi dei Colli Euganei, non è solamente le splendide passeggiate che si possono fare in mezzo alla natura o visitare Ville e Borghi antichi, ma la possibilità di organizzare splendidi picnic all’aperto dove potersi rilassare e passare una giornata tra cibo, natura e cultura. Oggi partiremo insieme per un gita e un meraviglioso picnic.

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SELENE DI ROSSO VESTITA

Nelle notti di giugno autentiche parate di divinità in Cielo. Venere, Giove, Saturno e Marte, “cammineranno sontuosamente” attraverso la Volta Celeste da oriente ad occidente, sempre volgendo lo sguardo in direzione sud.


GEMME DI RICORDI Il bosco brucia.......................................6 TREKKING Maronari del Monte Altore...................8 ASTROFABULA Selene di Rosso Vestita.......................10 RABDOMANTE San Rocco............................................12 A TAVOLA Pic Nic sui Colli....................................16 PIUME E PELLICCIA

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Uccelli di rovo......................................18 SULLE TRACCE DELLA STORIA Per un omaggio poetico al Montericco...24

ISTRUZIONI PER L’USO E L’ABUSO

Un Parco che incanta ed emoziona al primo sguardo e che sa offrire molteplici attrazioni per tutti i gusti! Stiamo tutti pensando alle vacanze estive, alla villeggiatura al mare, qualche giorno in una città d’arte, una gita in montagna, un viaggio all’estero…. ma chi privilegia il Parco Euganeo come meta per una trascorrere una giornata o più giorni di vacanze, scoprirà di aver fatto la scelta migliore!

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IL TERMALISMO EUGANEO

Questo fenomeno attrasse l'attenzione degli studiosi fin dai tempi molto antichi ed è pertanto interessante ripercorrere le idee, anche se oggi ci appaiono fantasiose e prive di fondamento, che cercarono di dare una spiegazione al fenomeno.

VERDI PASSIONI La casa del Mistero.............................28 TRADIZIONI E METAMORFOSI Colli Euganei: istruzioni per l’uso.......32 MUSA Puri e misteriosi...................................34 EMERGENZE ARCHITETTONICHE Villa Emo Capodilista..........................36 IN SELLA CON LE OMBRE Percorso #2.........................................40 SCIENZE DELLA TERRA Il termalismo euganeo........................44 LA VIGNETTA DEL SORRISO El problema dei Colli...........................47 ARTE E ARMONIA Pellegrini a Monselice.........................48 IN VOLO L’eroica impresa..................................50

LA CASA DEL MISTERO

Seminascosta, ai margini della campagna fra gli alberi, di un boschetto della Bassa padovana c'è un'antica dimora dalla forma strana, il tempo sta lentamente divorando le sue strutture. Se ti avvicini ad essa, ti senti avvolto da un alone di mistero, che ti porta al mondo delle fiabe.

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TERME EUGANEE Le terapie termali................................54 EVENTI E MANIFESTAZIONI Un'estate di eventi al borgo...............14 Estate a Monselice..............................22 Monselice jazz Festival........................43 Sagra del Carmine...............................53 Festa della Fioritura............................55 Agenda Euganea.................................56 Per le vie del Borgo............................57 Beer Fest.............................................58 Festa dea Rana....................................59


GEMME DI RICORDI

Bosco Brucia

di Gemma Bellotto

Il

A rompere il silenzio, che regnava in quella sera d'estate, attorno alla casa ai piedi della collina, non poteva essere che il vento, così era di solito. Ma quella specie di grido lontano, che avanzava sempre di più, no, non era il vento. C'era una cicala che cantava ancora allegramente. Tanta era la calura in quel momento, che stava scambiando l'arrivar della notte col nascere del giorno e cantava, cantava. Ma ecco che quella specie di rumore si poteva distinguere bene: era la sirena di una macchina che correva a gran velocità. La gente, allarmata più che incuriosita, usciva dalle case vicine, sparse qua e là tra il verde. Qualcuno, parlando ad alta voce, diceva: «I pompieri, i pompieri, la collina ha preso fuoco, sta bruciando il Vendevolo! Guardate là in alto!». Noi di famiglia ci guardavamo negli occhi l'un l'altro, turbati, un po' spaventati, chiedendoci come fosse potuto capitare una cosa così brutta, così tremenda. Ecco che i pompieri ci passavano poco lontano avviandosi per la strada in salita, che portava sul monte, accanto all'antico capitello. Arrivavano altri pompieri e poi camionette della Protezione civile e quelle dei Carabinieri, con infine una lunga coda di macchine; forse erano quelle dei volontari e anche quelle dei curiosi. E tutti questi clacson, queste sirene creavano attorno un clima di allarme e di paura. "Il bosco brucia, il bosco brucia!" si sentiva ripetere li attorno, e in tutti c'era un'aria di tristezza, di scontento e preoccupazione. Impaurita da quei rumori improvvisi, la cicala aveva smesso di cantare. Ormai la luce del giorno aveva lasciato il posto alle ombre della notte e un acre odore di fumo, di bruciato, ar-

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rivava fino a noi. Scostandosi un po' dalla casa, al di là dei vigneti, si potevano vedere le fiamme che si alzavano verso il cielo. Prima di andare a dormire, mi affacciai al balcone che dava sulla collina e lo spalancai per poter vedere bene. Come sentivo male dentro, nell'osservare quella scena! Il fuoco cresceva, cresceva, sempre più rosso, tanto da far diventare rossastro perfino quel pezzetto di cielo che lo incorniciava dietro la collina. Una cornice di cielo infuocato raccoglieva quel momento così triste: "la mia collina!" pensavo "il mio bosco!". E per un lungo attimo chiusi gli occhi. Mi rivedevo bambina a raccogliere lassù, sotto i vecchi castagni, di mattina presto, le castagne che uscivano dai ricci e cadevano per terra ad ogni colpo di vento. Era il suono dell'Ave Maria che mi accompagnava nel bosco. Aspettavo poi, che un colpo di vento forte scuotesse i rami dei grandi castagni, per raccogliere le castagne più belle e lucenti che uscivano dal riccio, le "scapadelle", così venivano chiamate. Mi cadevano a pioggia, davanti ai piedi e il tonfo di ognuna, che sfiorava le foglie secche per terra, per me diventava musica: toc, toc, toc. Com'era piacevole quel suono! E poi, un altro ricordo di quando, piccolissima, guidata dalla mano forte di papà, scostavo le foglie per vedere meglio una specie di buco tra i rami e i cespugli di castagno e di erica selvatica. «Questo è il "buco della volpe" - diceva papà - lo chiamano così perché d'inverno le volpi vanno a ripararsi dal freddo. Metti dentro le manine, senti che caldo viene fuori da lì! Si dice, che forse questo buco è uno dei resti vulcanici. Vedi come si è sciolta


la neve li attorno?». Timorosa, mettevo le manine nell'entrata di quel grosso buco, avvertendo il calore, sicura e forte dell'amore di papà, che dava coraggio e sicurezza ai miei pochi anni. Poi, la mente mi portava ancora la figura di nonno Giacomo che, sotto quei castagni, mi insegnava a fare il bicchiere con alcune foglie, proprio di castagno; per poi bere assieme l'acqua pura che sgorgava tra i sassi di una sorgente poco lontana. E i funghi del nonno? Anche quelli si raccoglievano in quel bosco. Erano tondi e di un colore dorato e si chiamavano "cochi". "In italiano è il fungo reale" diceva il nonno. Bastava scostare con un bastoncino le foglie secche, ed appariva l'ombrello dorato del fungo. Attorno, c'erano altri ombrellini più piccoli «Vedi, questa è una famigliola di funghi» mi spiegava ancora. E la mente mi donava la visione del bosco alla fine dell'inverno. Quando l'ultima neve se n'era andata raggiungevo "la valle” - così si chiamava quel posto - e mi trovavo attorniata da una distesa di campanellini i bianchi dei primi bucaneve, che parevano annunciare proprio il nuovo risveglio della terra del bosco. Macchie di stelline color del cielo e altri fiori spuntavano trai rovi. Io mi sentivo la fata dei fiori, nella mia fantasia di bambina. Mi guardavo attorno e sentivo l'anima, che metteva le ali diventando quasi un tutt'uno con la natura. E i frutti raccolti in quel bosco? Le noccioline, le more, i prunòli selvatici, i corbezzoli. E le piante di fiori d'arancio, scoperte per caso a metà collina? Ecco, era tutto un intreccio di ricordi, quell'attimo in cui avrei voluto non guardare quel fuoco, non vederlo e che invece continuava a divampare furiosamente mentre cercavo di respingere l'idea, che fosse stata opera della mano dell'uomo. «No, non è possibile - ripetevo col pensiero - causare una tale opera di distruzione!». Il fuoco si ingrandiva, andava su, ma veniva anche giù verso di noi. Mi pareva, a tratti, di sentire dei boati, poi il crepitio della fiamma e lo scricchiolio dei rami che cadevano, mentre lì dentro ogni forma di vita spariva incenerendosi. Ma quello scricchiolio non era forse il pianto della collina, per il suo bosco che bruciava? Ad un certo punto avvertii dei voli strani di uccelli che, spaventati, correvano in varie direzioni. Il

loro non era il solito cinguettio né un canto, ma quasi un parlare tra loro. Qualcuno emetteva dei versi striduli, quasi dei lamenti, volando di qua e di là. Io osservavo attenta, dal buio della mia finestra, nella speranza che la fiamma diminuisse, diventasse più piccola. L'ora era tarda, dovevo andare a dormire, ma come avrei dormito quella notte, con la collina in fiamme così vicina? Ecco, chiusi bene il balcone quasi a voler allontanare quel fuoco da me. Nel dormiveglia la mente mi donava dei versi che erano quasi un voler consolare il mio bosco la mia collina: «Non soffrire, amata mia collina, questo fuoco che ti brucia le vesti non raggiungerà mai il tuo cuore. Noi ti veglieremo, ti accarezzeremo per curare le tue ferite e far sì che il nostro amore sia linfa per i nuovi germogli della prossima primavera». E intanto il sole abbracciava le cime dei Colli Euganei, Venda e Vendevolo, come a voler consolarli donando loro nuova speranza. Il sonno mi portò con sé, non prima di avermi fatto sperare in un risveglio in un mondo più buono, più capace di amare gli uomini e la natura. Mi svegliai presto; alle prime luci, anzi, furono i passeri ancora spaventati a svegliarmi e il rumore dell'elicottero che passava con l’acqua per spegnere le ultime fiamme. Aprii in fretta il mio balcone che dava sulla collina. C'era ancora un odore forte di bruciato ma il fuoco era quasi spento. Un filo di fumo si allungava verso la cima della collina, dove il sole stava per nascere. Quel fumo mi faceva pensare alle lacrime del bosco cadute sul terreno rovente tanto da far innalzare cenere e fumo. Ma ecco il sole, che abbracciava la sua vecchia collina, cingendole i fianchi come una fusciacca dorata. No, non era più verde il suo vestito, fatto di alberi, fiori e di rossi corbezzoli, ma tutto marrone, di rami secchi, senza vita. L'uomo doveva ammirarlo così e poi guardarsi dentro, abbassando gli occhi. Eppure, la terra generosa, non pensava a vendicarsi, ma nel cuore stava già tessendo nuove radici, per nuova vita. L'uomo, un giorno, avrebbe capito, che bisogna amare di più, imparando anche da lei, dalla terra, dalla natura. Avrebbe capito d’esser nato per seminare amore e non odio e brutture.

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ph: Alessio Crestani


TREKKING

di Alberto Giomo

Alla Scoperta dei

Maronari del Monte Altore Descrizione del percorso

Per poter raggiungere e visitare “i Maronari del Monte Altore" il percorso consigliato parte dal retro del Bar Gelateria alla Fonte, in Via Fontana Maggiore (Teolo) di fianco alla Piazza Principale. Dal Parcheggio di Via Fontana Maggiore, imboccheremo la strada che scenderà sino al Capitello (dove coincide l'inizio della salita di Via Trespole/ Oratorio di S. Abate). Da qui inizieremo a salire per l'irta rampa cementata sino al culmine (sella tra il Monte Altore e Monte della Madonna). Qui prenderemo il bivio di sinistra (c'è una sbarra in legno) dove costeggiando il vigneto scenderemo (non prima di aver ammirato il bellissimo panorama verso la conca di Teolo, la Buca dell'Oro, il Venda, Vendevolo, Baiamonte, Rocca Pendice e i Colli verso la zona delle Terre Bianche) fino a intersecare poco dopo (seguendo l'Alta Via n°1) i bellissimi Maronari del Monte Altore. Per me questo luogo è molto affascinante, ha qualcosa di austero, forse perché poco conosciuto rispetto a tanti altri luoghi dei Colli Euganei. Qui tutto sembra diverso, la pace, il silenzio, il cinguettio degli uccelli… Ammirati questi esemplari non vi rimarrà che ritornare per il medesimo percorso e arrivare alle macchine per completare il percorso! Tempo di percorrenza: 1 ora e mezzo circa Altezza massima: Maronari del Monte Altore 250 metri Altezza minima: parcheggio nel retro del Bar Gelateria alla Fonte a Teolo - 150 metri ca.

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Difficoltà: adatto a tutti, anche se la prima parte sale in modo abbastanza deciso (Via Trespole). Coordinate GPS: Latitudine: 45.35008149999999 Longitudine: 11.670357400000057


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ASTROFABULA

'Eclissi di Luna NASA' cortesia NASA.

di Marco Bregolato

SELENE DI ROSSO VESTITA CON DIAMANTI

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Passeggiando tra i prati tra il piano e il lieve scosceso dell'anfiteatro naturale del Re del Venda viene da respirare a lungo. Se restiamo in un luogo come questo aspettando il crepuscolo, poi la sera e la notte, alzando gli occhi al Cielo, capiremo che sarà un'estate intensa. Nelle notti di giugno autentiche parate di divinità in Cielo. Venere, Giove, Saturno e Marte, “cammineranno sontuosamente” attraverso la Volta Celeste da oriente ad occidente, sempre volgendo lo sguardo in direzione sud. Venere è l'oggetto celeste notturno più luminoso dopo la Luna. Tanto affascinante è il suo nome quanto inospitale è il secondo pianeta del nostro Sistema Solare. Nubi composte sopratutto da anidride carbonica e da vari componenti tossiche tra cui anidride solforosa, formano la sua spessa atmosfera. Un ambiente che assomiglia più ad un girone infernale che alla casa della dea della bellezza. Ipotizzando di scendere al di sotto della sua atmosfera, sulla sua superficie verremmo sicuramente schiacciati dalla pressione atmosferica oltre 90 volte quella sulla Terra! Sicuramente, con i nostri occhi, vista dalla Terra, altresì la bellezza è tanta. Venere, così come Mercurio, essendo pianeti con un orbita interna a quella della Terra, si possono ammirare in determinanti momenti solo all'alba, prima del sorgere del Sole oppure, come in questa tarda primavera ed estate, subito dopo il tramonto della nostra stella. Per questo motivo Venere, dai Latini, era definita la Stella del mattino, chiamata 'Lucifero' o Stella della sera, chiamata 'Vespero' e anticamente si credeva che non fosse lo stesso astro! La possiamo ammirare subito dopo il tramonto ad occidente, per tutto il

mese di giugno e di luglio. Nel bel mezzo del suo percorso notturno durante le prime ore serali di questo primo periodo estivo, Giove transiterà nel bel mezzo del Cielo come ridondante di orgoglio per essere il dio degli dei. Esso sarà presente per tante notti primaverili ed estive, ad una distanza media dalla Terra di circa 5 Unità Astronomiche, vale a dire 5 volte la distanza media Terra-Sole, quindi 750 milioni di km. Sensazionale l'osservazione di Giove al telescopio che porta ai nostri occhi almeno 250 ingrandimenti, ovvero 250 volte ciò che può vedere la vista di un essere umano. Le caratteristiche bande equatoriali che vanno dal bianco al color sabbia e anche marroni e la famosissima macchia rossa, insieme ai suoi satelliti, le leggendarie Lune Medicee scoperte da Galileo nel 1609 a Padova: Io, Europa, Ganimede e Callisto che sono stati quattro 'amori' di Giove nella mitologia, sono il menu osservativo che offre questo straordinario oggetto celeste. Lo vedremo muoversi lentamente nell'area della costellazione della Bilancia. Più ad oriente lo scenario si fa ancora più spettacolare: le ultime sere di giugno vedranno il sorgere di Saturno, il dio del Tempo, Crono per gli antichi greci. Il suo colore ambrato rilevabile anche ad occhio nudo è una caratteristica primaria di questo pianeta. Transiterà abbastanza basso sull'orizzonte, quindi la sua osservazione al telescopio sarà in parte offuscata dalla nostra atmosfera ma la disposizione degli anelli sarà tale da rendere la visione stupefacente: essi saranno lievemente obliqui rispetto all'osservatore rendendo Saturno, che si trova nella costellazione del Sagittario, l'oggetto più affascinante di


'Venere e Arco di Sileno': Immagine durante il crepuscolo dell'Arco di Sileno di Villa Barbarigo di Valsanzibio con Venere. Foto di Marco Bregolato.

tutta la Volta Celeste. Dal 2 di giugno al 22 di luglio 2018, Saturno, sarà in 'opposizione' al Sole e rifletterà il 100% dei raggi del Sole che lo colpiscono, quindi sarà al suo massimo della luminosità. Un Cielo ingioiellato di luci affascinanti ci accompagnerà in queste calde notti estive. Ma lo spettacolo notturno di giugno e di luglio di quest'anno non finisce qui: il 27 di Luglio si verificherà l'evento astronomico più atteso dell'anno: una Eclissi totale di Luna, visibile da tutta Italia. Prepariamo quindi un vademecum per poterla osservare nel miglior modo possibile. L'eclissi totale di Luna si verifica quando la Terra si interpone perfettamente tra il Sole e la Luna, causando quel cono d'ombra che oscura il nostro satellite naturale in fase di Luna Piena. L'eclissi totale di Luna è un fenomeno che avviene all'incirca ogni tre anni, non rarissimo ma sempre molto atteso. Lo spettacolo che si verificherà il 27 Luglio sarà godibile da tutti, condizioni meteo permettendo, in quanto la fase di oscuramento inizierà subito dopo il crepuscolo, quindi subito dopo il tramonto del Sole, esattamente tra est e sud, dove la vedremo sorgere già leggermente ombrata dalla Terra. Il nostro punto di osservazione, quindi, deve essere in un luogo libero da ostacoli verso l'orizzonte tra il meridione e l'oriente. Nei nostri amati Colli Euganei vi sono vari luoghi adatti, uno già citato dell'anfiteatro del Re del Venda, ma anche dal monte Ceva oppure punti più accessibili, come quello lungo la camminata delle sette chiesette, verso Villa Duodo, a Monselice. Tanti sono i nomi dati alla Luna in questo magico momento, tra i quali 'Luna Rossa'. In effetti duran-

te la totalità dell'eclissi, vale a dire nei momenti in cui la Terra oscura completamente l'astro d'argento, diventa di un colore prevalentemente rosso. Il motivo di questa colorazione è affascinante: Se in quel momento fossimo sulla Luna, osserveremo la Terra, scurissima, che copre completamente il Sole ma con i raggi solari che colpiscono l'atmosfera terrestre che per un fenomeno ottico chiamato 'diffrazione' causano un anello continuo attorno alla Terra di un colore rosso vivo. Un tramonto continuo che percorre tutta la nostra atmosfera. In quel preciso momento, questo anello di luce rossa attorno si riflette sulla superficie lunare conferendo a Selene quel tipico colore rosso ambrato, a volte ramato. Durante certe eclissi si può verificare che in qualche zona della Luna prenda anche colori diversi, come un tenue azzurro o un verdastro, riflessione di oceani o di zone di ampie foreste della Terra. Magie. Una eclissi totale di Luna è possibile ammirarla ad occhio nudo ma anche osservata attraverso un buon binocolo ben fermo su un robusto cavalletto, da forti emozioni. Naturalmente, durante questo magico momento, la Luna si presta a riprese fotografiche che in alcuni casi possono rivelarsi 'mozzafiato'. Si presenta così, dunque, questa affascinante estate astronomica in giugno e luglio, con questo spettacolo di una Eclissi totale di Luna e in seguito, per tutta la stagione, sere e notti con divinità: i pianeti Venere, Marte, Giove e Saturno, che vagano nel nostro Cielo, assolutamente privi di sobrietà, luminosissimi, tra altri astri e stelle di grandissimo pregio che racconteremo in seguito. Luoghi ideali, i Colli Euganei, per emozionarsi sotto queste ed altre future notti di stelle.

Ph. Courtesy NASA

'Eclissi di Luna dalla Luna' Immagine virtuale che raffigura una possibile osservazione della Terra, dalla Luna, durante un eclissi di Luna. Il globo terrestre, in piena ombra risulta scurissimo, ma per effetto della diffrazione la luce dei raggi del Sole eclissato dalla Terra che colpiscono l'atmosfera terrestre rendono la stessa illuminata come un anello di fuoco. Questa è la luce che rende rossa la Luna, dalla Terra, durante un eclissi di Luna.

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RABDOMANTE di Giulio Osto

San Rocco

“pellegrino” sugli Euganei In alcune località dei Colli, all’indomani dell’Assunta, il 16 agosto si ricorda san Rocco, soprattutto con qualche manifestazione enogastronomica. Le “sagre di san Rocco”, dunque, ci ricordano ogni anno, almeno con una semplice citazione, l’esistenza di questo santo. Rocco nasce a Montpellier, in Francia, tra il 1345 e il 1350, figlio unico di una famiglia benestante. Nel 1361 vive l’esperienza della peste e, successivamente, a vent’anni, perde entrambi i genitori. Dopo questa tragica vicenda Rocco decide di vendere i beni di famiglia ereditati e di intraprendere un pellegrinaggio a Roma. Nel 1367 il giovane francese lascia Montpellier, in cammino verso l’Urbe. Dopo settimane di pellegrinaggio arriva alla cittadina di Acquapendente, attualmente in provincia di Viterbo. La popolazione di tale paese viveva allora il grave disagio della peste e Rocco si impegna nella cura degli ammalati. In seguito si reca a Cesena, poiché anche la Romagna era stata colpita da una grande epidemia. Verso la fine del 1367 Rocco arriva, finalmente, a Roma dove il Papa era da poco tempo ritornato dalla sua permanenza ad Avignone. Insieme alla visita alle basiliche papali, Rocco si impegna ancora nella cura dei malati presso un ospedale, probabilmente quello di Santo Spirito. Accade che tra i malati egli incontri il fratello del Papa, il

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Cardinale Angelo Grimoard, francese. Il giovane di Montpellier si prende cura del prelato, riuscendo anche a comunicare bene con lui, grazie alla padronanza della lingua. Il Cardinale, una volta guarito, racconta al Papa, Urbano V, l’incontro con il bravo infermiere francese Rocco. Il Papa, dunque, chiede di incontrare Rocco, lo ringrazia e lo benedice. Nel 1370 Urbano V ritorna ad Avignone e, l’anno seguente, anche il pellegrino francese lascia Roma. Nel viaggio di ritorno si ferma a Piacenza dove lavora nell’ospedale Nostra Signora di Betlemme. A contatto con gli ammalati di peste, questa volta, Rocco viene contagiato dall’infezione. Vedendo aumentare le piaghe della malattia, Rocco si allontana da Piacenza e si rifugia nella campagna vicino al fiume Trebbia dove si lava spesso cercando di guarire. Un giorno un nobiluomo del luogo, un certo Gottardo Palastrelli, passeggiando insieme al suo cane, vicino al fiume, incontra il pellegrino e gli chiede se avesse bisogno d’aiuto. Gottardo, ascoltando la storia di Rocco, inizia a prendersi cura di lui portandogli del cibo e cercando di aiutarlo a guarire dalla peste. Dopo alcuni mesi Rocco, infatti, guarisce dalla peste e decide, dunque, di riprendere il suo cammino. Nel frattempo si era instaurata una bella amicizia tra lui e Palastrelli.


Nel suo percorso Rocco attraversa Voghera, nel ducato di Milano, che al tempo era in guerra contro i Savoia. Il giovane pellegrino viene fermato a Broni, in provincia di Pavia, e interrogato dai soldati dei Visconti. L’accento francese e la provenienza da Roma rendono Rocco una persona sospetta, quasi fosse una spia dei Savoia o del Papa. Il governatore di Voghera lo interroga e per cautela lo arresta e imprigiona nel carcere della città. Già provato dalla peste contratta in precedenza, la salute del pellegrino francese si aggrava e, infatti, Rocco viene trovato morto nella sua cella il 16 agosto, probabilmente dell’anno 1377, a circa trentadue anni di età. Già a partire dal 1382, a Voghera, si iniziò a celebrare una festa in onore di Rocco. Successivamente papa Gregorio XIII (1502-1585) approvò la festa liturgica il 16 agosto e papa Urbano VIII (1568-1644) approvò il culto per tutta la Chiesa. Fino al 1467 le spoglie di san Rocco erano custodite a Voghera sotto l’altare della chiesa omonima, annessa all’ospedale di S. Enrico, ma trent’anni dopo il corpo scompare e rimane solamente la cassa. Il furto è opera dei Veneziani nel 1485. L’autenticità delle ossa del santo viene riconosciuta dal patriarca Maffeo Girardi che ordina di custodirle creando una nuova “Scuola” dedicata a San Rocco, vicino alla Basilica dei Frari. Possiamo spiegare cosa fossero le “Scuole” dicendo che erano delle Associazioni per la carità che offrivano diversi servizi alle persone meno abbienti. La Scuola di San Rocco è forse la più famosa di Venezia, poiché contiene una serie di opere del pittore Tintoretto. Una volta tratteggiata in modo sintetico la vicenda biografica di san Rocco è facile comprendere le varie forme della diffusione della venerazione e raffigurazione di questo santo. Sono prevalentemente quattro gli elementi che vengono sempre raffigurati: un uomo giovane, laico, senza alcun vestito religioso; un bastone, una conchiglia e a volte una bisaccia a indicare che si tratta di un pellegrino; un cane, in memoria del soccorso ricevuto presso Piacenza e le piaghe della peste nel corpo. Due motivi che lungo i secoli hanno favorito una larga diffusione della devozione di san Rocco nel Veneto, e quindi sui Colli Euganei, sono il legame con la peste e la promozione del culto del Santo a Venezia. Ecco spiegato, in sintesi, perché anche san Rocco è diventato, soprattutto dopo la grande peste del 1629-1631, un altro ‘pellegrino’ sugli Euganei.

Statua di san Rocco, chiesa di san Sabino, Torreglia

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ph: Manuel Favaro


Un' Estate di Eventi al Borgo! "Il 2017 per i borghi italiani è stato un anno eccezionale, che dimostra la grande vitalità di questi luoghi", afferma Sandro Cruciani dell’Istat. Nei Borghi storici italiani le presenze turistiche sono cresciute notevolmente, delineando un trend turistico volto alla riscoperta delle tradizioni e delle particolarità della nostra penisola. In Veneto, Arquà Petrarca è sicuramente in prima linea per offrire ai turisti un sistema coordinato di promozione delle piccole e grandi eccellenze locali, dall’arte, alla storia, all’enogastronomia locale. Già dalla scorsa stagione, grazie anche alla vittoria come secondo Borgo più bello d’Italia, Arquà Petrarca ha beneficiato di un sensibile incremento turistico qualificato, volto non solo alla ricerca della bellezza storica ed artistica del luogo, ma desideroso di “vivere ed assaporare” veramente il territorio. Nella “Perla dei Colli Euganei”, anche quest’anno numerose sono le manifestazioni pronte a coinvolgere i visitatori in un ricchissimo calendario di eventi che li trasporterà , con allegria e divertimento, nella…. “fiaba” del borgo! Giugno si apre all’insegna della tradizione, con la golosissima “Festa della Santissima Trinità”, che l’8, il 9 e 10 giugno propone in piazza Petrarca, sotto lo sguardo della tomba del sommo poeta, tre giorni di festa in cui gustare le specialità amorevolmente preparate dai volontari della Pro Loco. Quest’anno, oltre al pesce fritto, anche il tradizionale piatto di “musso” con polenta, spiedoni di pollo fritto, menù bimbi e buon vino dei Colli Euganei. Dopo cena, in tre serate , un grande concerto della Banda Cittadina, e risate a volontà con una commedia in lingua veneta dei “Brutti ma Buoni” e con l’ irresistibile cabaret di “Marco e Pippo”. (per orari e programmi più dettagliati www.arquapetrarca.com) Domenica 10 Giugno ad animare ulteriormente la festa ci sarà in concomitanza con l’ evento il Mercatino “Per le Vie del Borgo”, arrivato alla 5a edizione. Dal 10 al 12 Agosto le vie del borgo profumeranno di vino e delizie, con la seconda edizione di “Calici di Stelle Euganei”. Il tradizionale appuntamento con le degustazioni dei vini Doc e Docg e dei prodotti tipici dei Colli Euganei, con concerti a cielo aperto e l’osservazione guidata delle stelle cadenti di San

Lorenzo. Il tanto atteso appuntamento estivo, ideato dal Movimento Turismo del Vino, offre ai turisti, nelle tre serate più suggestive dell’anno, la possibilità di godersi “la pioggia di lacrime di San Lorenzo” in compagnia di un vino di qualità. Il tutto nell’ottica di mettere in luce la qualità dei prodotti vitivinicoli Euganei (oltre 20 i produttori presenti con le loro etichette) e la gastronomia, valorizzarne le caratteristiche, unitamente al legame con il territorio e promuovere il consumo consapevole del vino. Settembre si aprirà poi con i colori della Lavanda, per “Lavanda e dintorni”, in programma domenica 2 settembre. I visitatori potranno incontrare esperti sulla coltivazione, passeggiare lungo i filari del “Lavandeto di Arquà Petrarca”, partecipare al Laboratorio su “Come costruire i fusi e le cascate di sapone” e conoscere più da vicino tutto quello che la Lavanda può offrire. Gli espositori offriranno prodotti unicamente realizzati a mano, frutto dei propri talenti e della propria fantasia. I ristoratori proporranno menu e piatti realizzati con la Lavanda, mentre nei bar e nei negozi del Borgo si potranno assaggiare bibite, gelati, confetture e pasticceria alla Lavanda. Domenica 30 settembre si terrà la 3a edizione di “Vignalta in Borgo”, dove 14 postazioni offriranno la possibilità di degustare i 15 vini della selezione della Cantina Vignalta, eccellenze del territorio euganeo diffuse nel Mondo. Sarà possibile assaporare anche la cucina tipica preparata dai ristoranti ed enoteche di Arquà Petrarca aderenti alla manifestazione ed apprezzarne la perfetta armonia con i Vini Vignalta. Infine, quando si parla di Arquà Petrarca è impossibile non pensare alle Giuggiole e alla loro festa, arrivata alla 38a edizione! Domenica 7 e 14 ottobre, tra spettacoli musicali, esposizioni d’arte e artigianato all’ombra della casa di Francesco Petrarca e della sua tomba, il visitatore potrà immergersi nell’atmosfera medievale tanto amata dal Poeta e riassaporare la genuinità dei prodotti locali e l’ospitalità e la schiettezza degli abitanti grazie alla “Festa delle Giuggiole”. Non è finita qui… a fine Novembre, la stagione si chiuderà con la Festa dell’Olio Novello!

Festa della Santissima Trinità Venerdì 8 ore 21:00 Concerto

Banda Cittadina Comune di Arquà Petrarca

Sabato 9

ore 21:15 Spettacolo teatrale

"Xe rivà ea Fortuna"

ARQUA' PETRARCA 8-9-10 GIUGNO Domenica 10 ore 21:15 Spettacolo Cabaret

“Marco e Pippo Show di Arquà Petrarca commedia in dialetto veneto dei “Brutti ma Buoni” in fase di registrazione” STAND GASTRONOMICO: MUSSO CON POLENTA - PESCE E POLLO FRITTO VENERDÌ 8/06 - SABATO 9/06 DALLE 19:00 - DOMENICA 10/06 TUTTO IL GIORNO DALLE 11:00 PER INFO: INFO@ARQUAPETRARCA.COM - TEL 0429 777327


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A TAVOLA

di Erica Zampieri

PICNIC SUI

COLLI EUGANEI

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Il bello di abitare ai piedi dei colli euganei, non è solamente le splendide passeggiate che si possono fare in mezzo alla natura o visitare Ville e Borghi antichi, ma la possibilità di organizzare splendidi picnic all’aperto dove potersi rilassare e passare una giornata tra cibo, natura e cultura. Oggi partiremo insieme per un gita e un meraviglioso picnic. “Sorgono isolati come scogli nel mare”, così scriveva dei Colli Euganei il geologo inglese John Strange intorno al 1770. Meno di cinquant’anni dopo un altro inglese, il poeta romantico Percy B. Shelley, che paragona i colli ad isole fiorite. Ma la percezione di chi si addentra nei colli è completamente diversa. Si ha la sensazione di trovarsi in un labirinto, orientandosi con difficoltà. Ecco che i colli diventano una barriera, un confine. I romani infatti tracciarono tra i colli il confine tra il territorio di Padova e quello di Este. Ma i colli sono stati ancor di più un territorio da sfruttare per le risorse e nello stesso tempo un luogo parzialmente inaccessibile

e selvatico, rifugio di eremiti, uomini pii e letterati che trascorrevano qui periodi per poter trovare tranquillità lontani dai rumori leggendo e scrivendo. La presenza di eremiti e letterati ci ha permesso di ritrovare negli archivi storici una rozza ma efficace cartografia che ci ha permesse di capire che già dal medioevo erano presenti culture di vite che si era perfettamente integrata con olivi e piante fruttifere. Questo paesaggio fa si che ci siano a disposizione di chi vuole passare una giornata all’aperto molti itinerari, dal più semplice al più impegnativo. Uno tra i miei itinerari preferiti va da Ca’ Orologio a Ca’ Barbaro. Dalla piazza di Baone dirigersi verso Valle San Giorgio. Se dalla piazza di Baone girate a sinistra vi dirigete verso Valle San Giorgio, che in età medievale era formata da due villaggi: Val di Sotto o Val di Donna Daria e Val di Sopra o dell’Abbà. Ma prima di svoltate a destra in via Moschine. La strada vi porterà alla nostra meta in uno degli habitat più interessanti dei Colli: il vegro che si estende su una modesta altura


Frolle Portatili Ingredienti, 20 gr burro 1 cucchiaino cannella, 275 gr farina 1 limone, q.b. sale 3 uova, 220 gr zucchero Procedimento Lavare accuratamente il limone, asciugarlo e grattugiarne la scorza. Unire la farina setacciata, la scorza del limone grattugiata e un pizzico di sale. Mescolare il tutto, fare la fontana e inserire i 3 albumi. Impastare

Uova e Asparagi portatili 200 gr di asparagi verdi sottili 1 uovo freschissimo 1 fetta di pane raffermo 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva sale e pepe

fino a ottenere una pasta soda e omogenea. Avvolgerla in pellicola per alimenti e lasciarla riposare per circa 20 minuti. Accendere intanto il forno e portarlo a 180 °C. Stendere la frolla alta circa 5-6 mm e con degli stampini ricavarne dei cuori, o fiori, o qualsiasi altra forma che vi piace. Io gli ho preparati doppi a forma di cuore ed riempiti con una marmellata di riber rossi. Mettere in forno già caldo per circa 15 minuti. Per la ricetta dei cookies e del plumcake vi rimando al blog www.saporiedissaporifood.it

Procedimento Pulire gli asparagi, eliminando solo la parte finale un po’ stopposa. Tagliare a tocchetti. In una padella aggiungere un cucchiaio di olio tuffare gli asparagi e far cuocere a fuoco basso coperti per 5 minuti, in modo che si formi l’umidità e possano così ammorbidirsi ma restare comunque croccanti, regolare di sale e pepe. Tagliare il pane a dadini piccoli. Togliere gli asparagi dalla padella

lasciando i residui di olio profumato che la cottura degli asparagi hanno formato. Far rosolare il pane nella padella fino a quando diventa croccante. Ora prendere un vasetto pulito e sterilizzato (io uso quelli da 250ml) cominciare a comporre uno strato di asparagi, uno strato di pane croccante, e così vi fino a riempire il vasetto lasciando almeno 2 cm di bordo. Per ultimo rompere dentro l’uovo facendo attenzione a non rompere il tuorlo. Regolare di sale e pepe, mettere il vasetto in microonde e azionarlo per 40 secondi a 600 watt. La chiara dell’uovo si solidificherà lasciando il tuorlo morbido. Tappare il vasetto e partire per la gita. Quando andrete a stappare il vaso il vostro piatto sarà ancora tiepido e semplice da mangiare anche se non si hanno a disposizione i piatti.

e ridosso del monte Cecilia, dove si può osservare la iù vasta stazione di ruta padovana, una specie che in Italia vive solo nei colli euganei, trovando qui le condizioni ideali per il suo insediamento. E qui noi ci fermiamo per il nostro picnic. Durante il XVIII secolo la nobiltà era solita avere un seguito di servitori che imbandivano tavolate all’aria aperta, a seguito di partite di caccia che vedevano le prede essere preparate al momento. Nel XIX secolo ci si riferiva al picnic come alla consumazione di un pasto in allegria e in clima rilassato da effettuarsi sui prati, in riva ad un fiume o sulla spiaggia, perdendo il desiderio di aggregazione in favore di un approccio più intimo, ideale contorno per il corteggiamento. È questa l'immagine che venne immortalata nell'arte pittorica che dal diciottesimo secolo sempre più venne riprodotta, prima come sfondo di scene di caccia e poi, dagli impressionisti, in ambito romantico. Il dipinto Colazione

sull’erba (in francese “Le déjeuner sur l’herbe”) di Édouard Manet realizzato dall’autore nel 1863 ne è un esempio. Ma prima di partire per il nostro picnic, prepariamo tuto il necessario: un cestino da picnic, una bottiglia di vino, due bei filoni di pane, un profumato salame. Utilizzando gli asparagi selvatici elaboriamo un piatto semplice ma con una tecnica nuova la vasocottura, una pasta che non deve mai mancare e un goloso dessert per finire la nostra déjeuner sur l’herbe e goderci poi il panorama dei nostri colli in fiore. Il nostro menù da picnic oggi è composto da: Pasta pasticciata con provala affumicata, uova e asparagi “portatili”, frolle da passeggio. Sulla pasta pasticciata non credo di dover spiegare nulla, da noi è molto comune, io ho utilizzato un ragù di cinghiale ed una provola affumicata, ma le varianti sono davvero centinaia, quindi utilizzate quella che più vi piace.

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PIUME E PELLICCIA di Paolo Paolucci

Uccelli di

Rovo Averla piccola Il maschio e la femmina dell’Averla piccola sono sempre facilmente riconoscibili per le forme slanciate, la lunga coda e il capo grosso e rotondo, munito di un robusto becco uncinato.

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Le siepi hanno rappresentato per secoli una delle caratteristiche fondamentali del nostro paesaggio agrario. Esse delimitavano i campi e i coltivi, proteggendoli dal vento, ombreggiando fossi e canalette, offrendo ai contadini legna, funghi, frutti e agli insetti utili un idoneo rifugio. Nel lessico contadino

erano chiamate “rive”, segnavano spesso i confini delle proprietà e comprendevano quasi sempre un fosso, importante riserva idrica sia in estate sia in inverno, sulle cui sponde crescevano rigogliosi due filari di arbusti intervallati da piccoli alberi: aceri campestri, olmi, pioppi, salici, platani…La politica

Scricciolo Il minuscolo Scricciolo è uno degli uccelli più piccoli della nostra avifauna. Inconfondibile grazie alle dimensioni e alla coda perennemente sollevata, è facile vederlo mentre perlustra le parti più prossime al terreno di alberi e arbusti alla ricerca di insetti, ragni e delle loro uova.

Capinera La Capinera è così chiamata perché il maschio ha un cappuccio nero opaco sul capo mentre nella femmina è color rosso mattone. Prevalentemente insettivoro, questo piccolo e comune uccello in autunno e in inverno si nutre spesso di frutti succosi.


agraria intrapresa alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, ha determinato l’espianto di molte siepi per un più facile utilizzo di pratiche agricole intensive, provocando in questo modo una banalizzazione del territorio. Sono così venuti a mancare alcuni degli innegabili benefici prodotti da tali ecosistemi e, tra tutti, la riduzione della biodiversità è stata il risultato più evidente. Un sistema di agricoltura tradizionale fortunatamente è ancora presente in alcune aree del nostro territorio e recenti interventi della Regione Veneto hanno permesso il recupero di alcune vecchie siepi e il reimpianto di quelle rimosse; questi “boschi lineari” possono quindi ancora costituire un’importante riserva di piante e animali un tempo ben più comuni, e rappresentare degli importanti corridoi di comunicazione con habitat differenti. Da un punto di vista strutturale, la siepe assomiglia al margine rigoglioso di un bosco. Questi ambienti, siepe e margine del bosco, sono detti ecotoni e possiedono caratteristiche sia dei luoghi chiusi, il bosco, sia di quelli più aperti, come la macchia e il prato, formando un ambiente di transizione tra questi; ciò si traduce in una ricchezza faunistica e floristica elevata, composta sia da specie tipiche degli habitat confinanti, sia da altre, tipicamente ecotonali, molto più adattabili alle diverse condizioni ambientali. Una delle funzioni più importanti delle siepi è di costituire un luogo di rifugio per un gran numero di uccelli. L’avifauna che frequenta le siepi per cibarsi, nidificare, trovare riparo, è composta di circa una quarantina di specie. Tra esse, molte utilizzano queste strisce di bosco disseminate nel territorio agricolo come luoghi di sosta durante le migrazioni autunnale e primaverile. In autunno l’abbondanza di frutti attira soprattutto alcuni turdidi, come il Tordo bottaccio che ai primi di ottobre, con la vendemmia ormai al termine, giunge alla spicciolata, seguito dal più raro Tordo sassello. In questo periodo gli aceri Bigia padovana É una delle silvie più caratteristiche delle nostre siepi; non particolarmente comune, tuttavia essa può essere osservata con una certa frequenza sui colli più occidentali.

Tordo sassello Il Tordo sassello è originario del nord Europa; in autunno migra a sud e tra novembre e dicembre arriva anche nelle nostre campagne. Più raro del cugino bottaccio, frequenta gli stessi habitat.

campestri rilasciano al vento i loro semi alati, che sono spesso utilizzati dal Frosone dal grosso becco conico, mentre il seme dell’ontano nero, albero un tempo comunissimo lungo i fossi delle nostre campagne, è il cibo scelto dal Lucherino che per tutto l’inverno vaga per le campagne in piccole bande. Nel pieno dell’inverno, con la caduta delle foglie, le siepi sembrano spopolarsi; ma anche nei mesi più freddi esse costituiscono importanti luoghi di rifugio per alcuni familiari uccelletti. Pettirosso, Scricciolo Occhiocotto Il cappuccio nero del maschio e l’occhio contornato di rosso sono i caratteri distintivi di questo comune uccelletto, particolarmente diffuso sui versanti più caldi dei Colli Euganei.

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e Passera scopaiola sono gli abitanti quasi esclusivi delle siepi in questo periodo e trovano, nell’intrico dei rovi, un sicuro luogo in cui riposarsi, e tra lo spesso strato di foglie cadute al suolo insetti e altri piccoli artropodi di cui nutrirsi. Nelle giornate più fredde e umide i loro caratteristici canti e richiami animano il nebbioso paesaggio agrario, talvolta assieme al cinguettio della Cinciarella e al flebile trillo del Codibugnolo, che in piccole bande ispezionano minuziosamente i rami più alti di arbusti e alberi alla ricerca di uova e piccole larve di insetti. E’ soprattutto all’inizio della primavera che le siepi si animano; tra marzo e aprile, infatti, esse sono visitate dai componenti di una singolare famiglia di passeriformi: i Silvidi. Si tratta di piccoli uccelli dal becco gentile, tipicamente insettivori e per tale motivo costretti a migrare al sud in inverno. Stuoli di Lui, Bigiarelle, Sterpazzole e Bigie in questo periodo transitano lungo la nostra penisola e sostano nelle siepi per recuperare le forze dopo il lungo viaggio dalle coste dell’Africa settentrionale. Per questi piccoli uccelli, gli arbusti delle rosacee a fioritura precoce sono particolarmente importanti. I prugnoli e il corniolo fioriscono abbondantemente prima degli altri arbusti, addirittura quando le gemme delle altre piante sono ancora addormentate; questa grande disponibilità di fiori, e quindi di nettare, attira in gran numero gli insetti volatori che hanno trascorso l’inverno da adulti, come molti ditteri, diversi imenotteri e alcune farfalle, che costituiscono tutti insieme un’importante riserva di cibo proprio per le piccole silvie. La prima ad arrivare è la Capinera, facilmente riconoscibile per il roco richiamo; questo familiare uccelletto, in verità, non si allontana mai troppo dalle nostre campagne, svernandovi frequentemente; in questo periodo è facile vederla nei giardini, intenta a cibarsi della polpa succosa dei

cachi. Più tardi, tra aprile e maggio, nel pieno del periodo riproduttivo, dalle siepi echeggiano le sonore note del suo canto che, al pari di quello dell’Usignolo, è particolarmente melodioso e vario. Il Lui piccolo e quello verde giungono sempre in piccoli gruppi non appena inizia la fioritura dei salici. Incessantemente, i piccoli uccelli ispezionano minuziosamente i gialli amenti alla ricerca di insetti attratti dall’abbondanza di polline, ed emettono di continuo il loro caratteristico e onomatopeico richiamo di contatto; il lui piccolo spesso si ferma per nidificare nel fitto delle nostre siepi, mentre quello verde compie solo una fugace comparsa ad aprile, per poi spostarsi nei boschi dell’area montana dove metterà su famiglia. La Bigiarella e la Sterpazzola, dai delicati colori pastello, arrivano alla spicciolata, spesso solitarie, talvolta a coppie; sono difficili da vedere perché timide e schive e rimangono più volentieri nascoste tra le giovani e rigogliose fronde, lanciando di tanto in tanto i loro secchi richiami. La bigiarella si ferma poco in pianura perché gli habitat più tipici dove nidifica sono gli arbusteti alpini, le mughete e le ontanete che crescono sui coni di valanga delle nostre Alpi. La sterpazzola invece nidifica frequentemente sui nostri Colli e il suo delicato canto riecheggia spesso dal fitto delle siepi; non può certo competere con la cugina capinera e con l’usignolo, tuttavia le note del suo richiamo amoroso sono delicate e molto varie. Altre silvie frequentano in primavera le nostre siepi, come il comune Occhiocotto, oppure le rare Sterpazzolina, Bigia padovana e Bigia grossa. A parte il primo, che può essere facilmente osservato soprattutto nei ginestreti e nei macchioni dei pendii meridionali dei Colli Euganei, le altre tre specie si notano di rado, soprattutto sui colli più occidentali,

Pettirosso In inverno, il Pettirosso è uno dei più comuni uccelli delle siepi; molto confidente e familiare, spesso visita i nostri giardini e gli orti, alla ricerca di qualche ghiotto boccone.

Sterpazzola A suo agio nel fitto delle siepi, la Sterpazzola è difficile da vedere; più facile è sentirne il caratteristico richiamo gracchiante e il flebile e modulato canto.


e raramente vi nidificano. L’Occhiocotto è un tipico uccelletto della macchia mediterranea, facilmente riconoscibile per il cappuccio nero del maschio e per le palpebre rosse che circondano l’occhio. Comune e molto diffuso, abita nelle siepi per tutto l’anno, preferendo quelle più fitte e intricate. Le altre tre specie sono invece saltuarie visitatrici di questi ambienti, e, a causa della loro rarità e del comportamento schivo, molto difficili da incontrare. Tra le più tipiche specie delle siepi, l’Averla piccola è quella che ha patito maggiormente della loro scomparsa; si tratta di un singolare uccello, della taglia di un passero, il cui maschio è inconfondibile grazie alla colorata livrea: petto rosa chiaro, dorso castano acceso, coda lunga e nera e testa grigia azzurra ornata di un’appariscente mascherina nera sugli occhi. La femmina, assai più modesta, ha una colorazione bruna rossiccia, più chiara sul ventre, e ogni singola penna presenta un delicato bordo scuro così da farle assumere un aspetto squamoso. Questo singolare uccello è un assiduo predatore di insetti, lucertole, topolini e piccoli uccelli da nido; il becco adunco, provvisto di rostro, ricorda quello dei falchi, e l’indole è battagliera e fiera. La caratteristica più evidente sta nel comportamento adottato con le prede in surplus, che sono infilzate nelle spine dei rovi, del prugnolo o di altri arbusti per essere comodamente consumate in un secondo momento. L’averla piccola era uno degli uccelli più comuni delle nostre campagne, diffuso ovunque fossero presenti un vigneto con degli aceri e una siepe con biancospini e prugnoli in cui porre il nido e conservare le prede. Ora la sua presenza è limitata a poche località ancora ricche di arbusti e siepi; per tale ragione, questo uccello è considerato quasi un simbolo dell’effetto causato alla fauna dalla riduzione e dalla scomparsa dal territorio padano di questi straordi-

nari habitat. La speranza è che questi straordinari e ricchi ambienti lineari, che solo poche decine di anni fa disegnavano il paesaggio agrario padano, siano rapidamente ripristinati, così che non solo l’agricoltura ma anche la biodiversità della nostra regione possano giovare dei loro benefici effetti.

Codibugnolo La lunga coda è la caratteristica più evidente di questo minuscolo uccello; frequente soprattutto in inverno, vaga per la campagna in piccole bande. Talvolta nidifica nelle nostre siepi, costruendo un caratteristico nido a fiasco intrecciando muschi, steli d’erba, pappi di pioppo e tele di ragno.

Tordo bottaccio Da noi il Tordo è più frequente in inverno, anche se qualche coppia nidifica nei boschi più tranquilli e fitti dei Colli Euganei. Ben noto per il suo canto melodioso, questo uccello è ghiotto di acini d’uva e di olive e, tra ottobre e novembre è un ospite comune delle nostre campagne.

Cinciarella É la cincia più colorata della nostra fauna; piccola e sempre in movimento, si riconosce dalle altre specie della sua famiglia per il canto particolarmente trillante.

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con il Patrocinio Città di Monselice - Assessorato Cultura e Turismo

Estate a Monselice

Un estate all’insegna del divertimento vi aspetta nella cittadina di Monselice! Un cartellone di eventi quanto mai variegato, per coinvolgere tutta la cittadinanza, turisti e visitatori. Proiezioni al chiaro di luna, spettacoli teatrali, concerti in piazza, degustazioni di vino sotto le stelle… notti bianche, notti di fuoco, notti di animazione e divertimento per tutta la famiglia! Ma non è finita qui… le sorprese a Monselice non finiscono mai! Info: I.A.T. MONSELICE Palazzo della Loggetta Via del Santuario, 6 Monselice - Tel. 0429 783026 turismo@comune.monselice.padova.it info@monseliceturismo.it ATMOSFERE TEATRALI ore 21.15 Giovedì 28 Giugno - Giovedì 5, 12, 19 e 26 Luglio Martedì 7 Agosto - Giovedì 9 Agosto Per info e programma completo: www.ilcast.it CONCERTO DEL CORO SAN MARTINO Venerdì 29 Giugno - Giardino di Villa Duodo - ore 21.00 CINEMA ESTIVO Villa Pisani - Tutti i mercoledì di Luglio alle 21.30 Martedì 24 Luglio proiezione “La grande Guerra” Mercoledì 1 e 8 Agosto - Tel. 0429 74309

EUGANEA FILM FESTIVAL 17A EDIZIONE - PROGRAMMA

GIOVEDÌ 14 GIUGNO Cerimonia di inaugurazione della diciassettesima edizione di Euganea Film Festival avrà luogo nella nuova sede dell’associazione: Villa Pisani di Monselice, la suntuosa dimora che Francesco Pisani fece erigere nel 1500. La serata prenderà il via alle ore 20.00 con le visite guidate alla villa e la possibilità di assaporare le birre artigianali e il cibo della birroteca indipendente Beeriot. MARTEDÌ 19 GIUGNO La seconda settimana di Festival prende il via il 19 giugno a Villa Pisani di Monselice. Le proiezioni cominciano alle ore 21.30 con alcuni cortometraggi in concorso tra cui The Knife Salesman, e il documentario italiano Country for Old Men. 22-23-24 GIUGNO Sarà la città di Monselice a ospitare, come ormai da tradizione, gli ultimi giorni di Festival. La serata di venerdì 22 giugno avrà luogo nei Giardini del Castello dove, a partire dalle ore 21.30, prenderà il via un fitto programma di cortometraggi in concorso a cui seguirà il documentario Storie del dormiveglia. Sabato 23 giugno, il Festival tornerà, come ogni edizione, a Villa Duodo alle ore 21.30 con lo spettacolo teatrale la Ballata dei senza tetto di e con Ascanio Celestini e con Gianluca Casadei (fisarmonica, tastiere e live electronics). Biglietto: €10. Prevendite presso lo IAT di Monselice oppure online su Eventbrite. Il programma di sabato 23 e domenica 24 prevede inoltre alcune proiezioni pomeridiane, che si terranno presso Villa Pisani di Monselice a partire dalle ore 17.00.

CONCERTO DEI DANDIES Venerdì 6 Luglio - Piazza Mazzini - ore 21.00 - Musica Beat

La cerimonia di premiazione che chiude la diciassettesima edizione di Euganea Film Festival avrà luogo ai Giardini del Castello di Monselice alle ore 21.30.

CONCERTO DE I RODIGINI Mercoledì 18 Luglio - Piazza Mazzini - ore 21.00

Per informazioni: www.euganeafilmfestival.it - info@euganeafilmfestival.it Tel. 0429 74309


LA NOTTE DELLE FAMIGLIE MONSELICE SABATO 30 GIUGNO STREET FOOD ANIMAZIONE MUSICA E DIVERTIMENTO

Sabato 14 Luglio

dalle ore 19.30

MONSELICE

12a Edizione

M

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N

S

E

L

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C

E

3a Edizione

Sabato 21 Luglio

Percorso enogastronomico visione delle stelle

NEGOZI APER TI FIN O A LLE 24:00


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È il colle che, tra gli Euganei, riassume meglio d'ogni altro la millenaria civiltà dei suoi abitatori: per le testimonianze archeologiche restituite, per la valenza naturalistica, per quella religiosa e storico-monumentale degli insediamenti che l'attorniano, per la straordinaria vitalità della memoria popolare che ha conservato il veridico ritratto di un piccolo mondo antico stretto tra Arquà e la Rocca monseliciana (questa, muovendo dalle plaghe polesano-atesine, appare dislocata, grazie ad un curioso effetto ottico, dietro il Maggior Colle), un unicum che nonostante il prolungato colloquiare delle mie cronachette municipali resta tuttora sottaciuto o emarginato. Qui la mano costruttrice dell'uomo s'è arresa adeguandosi, fino a ieri, ai ritmi dettati dalla Natura. I patriarcali ulivi, i superstiti vigneti, rinnovati a mezzodì sui declivi che sboccano al piano, i fusti nerastri dei mandorli disseminati qua e là con la grazia degna di femminili ricami, gli invadenti giuggioli spinati, i lussureggianti melograni contendono lo spazio al verde inselvatichito d'arbusti e robinie a coronare,

via via che si sale in cima, la numerosa famiglia di conifere e cupressacee, intervallate dai sopravvissuti regali maronari, rifugio gradito d'autunno ai vecchi colligiani pei lucidi polposi frutti. Il termine ‘Ricco’ nel Catastico detto d'Ezzelino, un prezioso registro notarile duecentesco delle rendite vantate dalla pieve di S. Giustina (primitiva chiesa matrice impiantata sul cocuzzolo del Minor Colle), indicava la sommità, confusa quasi e assimilata con le fortificazioni in vetta: in Monte Vinearum iusta Castrum Ricum, in Monte Vinearum apud castrum Montis Rici. Nel secolo XI sono attestate espressioni come a Monte vignalisicco o in Monte Vignalesygo (1013), testimonianti la ben avviata trasformazione della superficie collinare in un enorme vigneto, spezzettato in particelle innumeri coltivate a vigne e olivi (nelle pergamene due-trecentesche è pure frequente l'espressione Mons vinearum et olivarum). È il notaio Albertino Mussato, letterato e storico patavino (1261-1329), a darci la giustificazione dell'intrigante dicotomia; nel suo "Fragmentum de captione

SULLE TRACCE DELLA STORIA E DELLE STORIE di Roberto Valandro

Per un omag al Mont


Montis Silicis'' parla di una porta della città murata qua ab Occidenti ex Oppido in Montem Vinearum exitur, attraverso la quale si esce per raggiungere il Monte delle Vigne, quem Montem Ricum àccolae vocitant: erano dunque gli abitanti del luogo, detti àccolae che chiamavano familiarmente (vocitant) Monte Ricco il notarile e ormai 'classico' Mons Vinearum. La designazione 'volgare' tornava così a confrontarsi con quella ufficiale burocratica, finendo per prevalere di nuovo con forza travolgente. Ma a quando risaliva la denominazione tanto cara al popolino montericcano? Lo studioso di lingue antiche Aldo Luigi Prosdocimi ipotizzava che in fase paleoveneta i Colli Euganei nel loro insieme non avessero un nome specifico: erano semplicemente montes, i monti opposti al piano. «Solo per gli abitanti dei 'montes' ogni altura aveva il suo nome perché quel monte era importante (pertinente) per chi viveva, lavorava, produceva nelle sue prossimità». Attorno al II sec. a.C. approdò alle falde sud-occidentali del Monte Ricco un gruppo di guerrieri-contadini d'ascendenze galliche: le

mutate, in positivo, condizioni socio-economiche avranno spinto i Venetici a inurbarsi, lasciando liberi spazi e terreni considerati disagevoli. Qui possono essere migrati Galli veronesi o mantovani, capaci d'imprimere l'impronta linguistica celtica ai luoghi che andavano conquistando col laborioso mestiere d'agricoltori, con falci 'potatrici' e falcetti utilizzati probabilmente nella viticoltura: ciò sarebbe accaduto, ad esempio, pel Monte Venda e Vendevolo.

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Guardando tuttavia un po' più lontano, ai Galli penetrati in Cadore, costoro avevano dato il nome a un colle che sarebbe passato poi a tutto il territorio: Catubri(g)um, a significare la 'rocca della battaglia' o ‘roccaforte', indicante l'odierno Monte Ricco sopra Pieve di Cadore. Quel colle- afferma G.B. Pellegrinisarebbe stato «un antico castelliere preistorico che servì da luogo di difesa delle popolazioni preromane e che non cessò di esserlo in epoca romana e certamente anche nell'età di mezzo».E se ciò valesse pure pel nostro Monte Ricco? Non me ne meraviglierei affatto. Intanto il Maggior Colle monselicia-

ggio poetico te Ricco ph: Manuel Favaro


no ha tre gobbe principali, Castello, Monte Ricco appunto e Dosso Solone, più un periferico Mòttolo ora distrutto dalle cave: due aree incastellate e due stazioni di durata plurisecolare messe da tempo in luce, preistorica e gallo-romana! Il ‘monte’ asolano ha <<sempre rappresentato, come del resto rappresenta, uno dei punti più eminenti e significativi…a ridosso dell'alta pianura trevigiana tra Brenta e Piave ». Guido Rosada, impegnato fin dal 1984 in uno scavo sistematico della Rocca di Asolo, sottolineava la derivazione del toponimo da rich-richus-reich, riscontrabile in omonime località, movendo dal longobardo rihhi = potente. Ma come mai anche il 'brig' cadorino s'è trasmutato in 'ricco'? Se non altro la voce longobarda poté facilmente assimilarsi, nella percezione dei parlanti, con la preesistente denominazione, atta a identificare località d’antica tradizione abitativa, in posizione preminente o militarmente favorevole. La fortissima coscienza del nome, salvata attraverso tanti rivolgimenti, mi pare in definitiva una conferma che attorno al Monte Ricco nostrano persistevano ancestrali eredità culturali, mantenute vitali dall'oralità e ritrasmesse vittoriose dopo la prolungata minaccia del Mons Vinearum, prevalente in assoluto nei documenti scritti tra XI e XIV secolo: un bell'esempio di fedeltà e di continuità memorante degli strati piu umili della popolazione.

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La Natura ci palpita accanto generosa giorno dopo giorno nel vivificante ciclico girotondo multicolore delle stagioni; ma noi, come sperduti in un artificioso dedalo maleodorante, non vediamo, non ascoltiamo, prigionieri consapevoli e cocciuti d'un frenetico confuso esistere… Oggi m'addentro, circospetto e in solitudine, nel boscoso sentiero, appena ieri amico, a piè del familiare Monte Ricco, nostrano euganeo Colle Maggiore dal tricipite maestoso arcano profilo. Preistoriche vicende celate, d'uomini di animali alberi e inquietanti presenze, in folla mi balzano incontro seducenti. Avanzo attento, schivando sassi puntuti, e scruto fra l'intrìco di rame e foglie, mentre le mitologiche evanescenti fattezze d'Egina e Sarpedone, in acerrima lotta, nella fantasia oramai risvegliata contendono spazio agli innumeri anonimi profili d'abitatori palustri e terragni: gli antenati costruttori d'opere e manufatti, tessitori di primigenie trame affidate, nel passato, alle domestiche bocche memoranti di vecchie ossute, custodi valenti dalle chimeriche visioni. E queste si specchiano a volte, per magico sortilegio, nelle mobili nuvole temporalesche che, dilavando a scrosci lungo i fianchi petrosi, trafiggono violente la vetta turrita, nobile alta guerresca potente (così la nominarono cogliendo nel vero i conquistatori dalla lunga barba, terzi fondatori del propinquo Colle Minore), invocate a lenire il martirio del monte scarnito da insulsa e mai appagata ingordigia. Il rigoglioso verdiforme abito d’intorno ammalia adesso come Sirena dal bel canto e ti imprigiona in un labirintico girovagare se muovi tra gli ultimi ceppipossenti castagni, obliato retaggio di miseria e dolore antichi, quando sulle digradanti solatìe pendici, vedove allora della selvatica verzura, s'affannavano in gara i colligiani irsuti nel numerare pazienti zolla dopo ·zolla, nell'interrar tra solidi muriccioli a secco patriarcali ulivi e ubertosi appetiti vigneti, disseminando a tratti, qual cesellato ricamo, fusti nerastri di fruttiferi ‘mandolari', precoci nunzi del tempo marzolino …


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VERDI PASSIONI di Gastone Cusin

la

Casa del M

Lì, seminascosta, ai margini della campagna fra gli alberi, (circondata da essi, quasi volessero abbracciarla) di un boschetto della Bassa padovana c'è un'antica dimora dalla forma strana, il tempo sta lentamente divorando le sue strutture. Se ti avvicini ad essa, ti senti avvolto da un alone di mistero, che ti avvicina al mondo delle fiabe, per quella sua strana forma, per la ricca coreografia che la avvolge, anche se la primaria sensazione che provi è quella di una triste, fredda solitudine. Un tempo era abitata, lo è stata fino agli anni '90 del secolo scorso, i suoi inquilini erano due fratelli, un uomo ed una donna,

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di buona cultura, avevano scelto di vivere la loro vita appartati, da naturisti, in qualche modo separati dal mondo. Infatti tutto il loro modo di fare li faceva diversi: il loro modo di vestire, il sito particolare scelto da loro e reso diverso con strani dipinti e tanti personaggi da favola realizzati in statue di gesso, sembra tutta un palcoscenico atto a presentare eventi della vita, quella vita pulsante del mondo, che dà colore al destino, che accompagna il cammino degli esseri umani, la stessa silhouette della casa faceva pensare ad un mondo di fantasia tipico delle fiabe. I suoi muri fanno percepire ancora la presenza di chi


Mistero l'abitava, al punto che puoi venire assalito dalla triste sensazione dell'effimerità della vita, questa vita che passa in fretta, malgrado gli sforzi che facciamo per sfuggire al mesto traguardo finale. Da quello che si dice, erano due belle persone, lei era bella, alta, bionda, con lunghi capelli, vestita in modo strano, eccentrico, ma elegante, portava i sandali con i lacci che salivano verso i polpacci, si muoveva in bicicletta, anche lui era alto, bruno, con la barba ben tenuta, adornato di uno strano vestiario, sembra fosse maestro elementare. Come succede sempre in questo mondo, avvolto dall’ignoranza e dall’i-

pocrisia, erano poche le persone che accettavano e tantomeno capivano questo loro strano modo di vivere, per i più erano strani, ma brave persone, per altri “i mati giovani”, altri ancora li chiamavano Adamo ed Eva. Ma loro imperturbabili, hanno continuato a vivere in maniera particolare, racchiusi nel loro mondo incantato. Ora questo luogo strano è completamente abbandonato e persino gli alberi che circondano l'antica dimora trasmettono un senso di desolata triste solitudine ai viandanti che si avvicinano a quel luogo, ed è un peccato che resti così in abbandono.

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«La vita, come un commento di un'altra cosa che non raggiungiamo, e sta lì, alla portata del salto che non facciamo». Julio Cortázar

Autore Sandro Masin


Parco dei Colli Euganei

TRADIZIONI E METAMORFOSI di Giada Zandonà

Un verde brillante, fresco, di speranza ha avvolto i nostri colli in questi ultimi mesi, ed un cielo azzurro e terso ha completato il quadro di bellezza ed armoniosità. In questa magica veste si presentano i nostri Euganei agli abitanti, turisti e visitatori! Un Parco che incanta ed emoziona al primo sguardo e che sa offrire molteplici attrazioni per tutti i gusti! Stiamo pensando alle vacanze estive, alla villeggiatura al mare, qualche giorno in una città d’arte, una gita in montagna, un viaggio all’estero…. ma per chi privilegia il Parco Euganeo come meta per trascorrere una giornata o più giorni di vacanze, scoprirà di aver fatto la scelta migliore! L’estate comincia con una bellissima ed utile novità in arrivo nei sentieri colligiani: la Georeferenziazione! Vi chiederete di cosa si tratta, dato che una delle problematiche del Parco è la scarsa cartellonista di indicazioni sentieristiche. La georeferenziazione è la tecnica che permette di associare ad un dato, in formato digitale, una coppia di coordinate che ne fissino la posizione sulla superficie terrestre, per consentire ai visitatori di scaricare le tracce e i punti di interesse dei sentieri direttamente dal sito con le mappe di Google Maps ed utilizzarle con il dispositivi mobili. Inoltre tutte le informazioni di valore naturalistico, architettonico ed archeologico saranno scaricabili tramite Q code. Tra i nostri sentieri avremo una cartellonista che ci permetterà agevolmente di seguire la traccia del

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sentiero scaricata sul nostro dispositivo mobile e potremmo, in tempo reale, avere tutte le informazioni e link relativi alle emergenze architettoniche e naturalistiche che incontreremo durante la passeggiata tra i rilievi euganei. Adesso non avete più nessuna scusa… scaricate le tracce dei sentieri nel vostro cellulare e partite all’avventura! Ma non solo sentieri e natura, il nostro Parco vi offre la possibilità di tuffarvi nelle suggestive e rilassanti piscine ed idromassaggi delle Terme Euganee. Una giornata di relax sotto il sole per scoprire le mille virtù delle acque termali! E chi desidera invece acqua fresca e zampillante, può immergere i piedi nella cascata di Schivanoia a Teolo o nella ombreggiata Fonte Regina a Torreglia… due mete briose per chi cerca un poco di refrigerio dalla calura estiva. A chi pensa invece di trovare un po di frescura nei terribili centri commerciali, consiglio di dimenticare immediatamente questa meta per dirigersi a scoprire le chiese, i monasteri e le Ville dei Colli Euganei. Troverete un clima piacevolissimo, ma soprattutto scoprirete affreschi e dipinti davvero unici accompagnati da una solenne pace amena che circonda il Monastero del Monte della Madonna, l’Abbazia di Praglia, la Villa dei Vescovi…! E per chi ama la buona tavola le proposte sono tantissime: ogni settimana in una frazione o cittadina eugena viene organizzata una sagra, un festival, un momento di intrattenimento per deliziare abitanti e turisti


Istruzioni per l’uso... e l’abuso... con i gustosi prodotti euganei, annaffiati dal nostro ottimo vino! Nel sito web di Euganeamente trovate tutte le informazioni per raggiungere e scoprire i luoghi più suggestivi del nostro territorio e tutta la programmazione estiva di intrattenimento ed enogastronomia! Un Parco da Vivere, Scoprire, Gustare…che non vi farà di certo rimpiangere di averlo preferito a mete esotiche! E sapete perché? Non si tratta solo di bellezza per gli occhi e delizie per il palato, nei Colli Euganei potete ritrovare la genuinità delle persone che amano la loro terra, la coltivano, l’abbracciano e la curano. Sempre di più la coscienza degli abitanti si sta risvegliando per proteggere e valorizzare il nostro verdissimo territorio. Dobbiamo solo imparare nuovamente ad allenare i sensi ed il cuore… per aprirci alla meraviglia che ci circonda! Non dimentichiamoci mai che siamo in un Parco Naturale, tutelato e protetto dalla legge. Una legge che se deve cambiare lo deve fare in meglio, in maniera da poter aiutare il costante lavoro delle associazioni, dei tecnici ed operai del Parco, degli agricoltori e di tutti quelli che operano costantemente per la sua valorizzazione. Non lasciamo che sia un “branco” di politici, (che magari non lo hanno neanche mai visto il nostro Parco) a decidere per i nostri Colli. Non lasceremo loro strada libera per distruggere il nostro Parco!

Natura ‘Natura’ è tutto ciò che noi vediamo: il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone. O meglio, la natura è il paradiso. Natura è tutto ciò che noi udiamo: il mare, il tuono, il grillo. O meglio, la natura è armonia. Natura è tutto quello che sappiamo senza avere la capacità di dirlo, tanto impotente è la nostra sapienza a confronto della sua semplicità.

Emily Dickinson

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ph: Arthur Cross


"Puri e misteriosi"

MUSA

di Francesca Favaro

i Colli Euganei di Dino Buzzati

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Autore estremamente attento a ciò che dell’esistenza resta insondabile, al sortilegio che si annida nelle ‘zone d’ombra’ per fugare le quali non basta l’ausilio della ragione, Dino Buzzati1, da giornalista, dedicò nel 1965 un’inchiesta a fenomeni di parapsicologia accaduti nella penisola. Gli articoli che ne derivarono, assai vicini, per atmosfera, a tante pagine dei suoi racconti ‘fantastici’, vennero in seguito riuniti in un’antologia, apparsa postuma nel 1978, dal titolo L’Italia misteriosa; ai pezzi originari furono aggiunti altri scritti, dal tema analogo. Tra le forme della varietà in cui si declina la ricchezza – di paesaggio, di cultura, di tradizioni – peculiare del nostro paese, si deve evidentemente includere anche la diversificata attitudine con la quale in Italia si frequenta ed esplora l’arcano: maghi, fattucchiere, sensitivi e veggenti paiono distribuirsi, ciascuno colto dallo scrittore nella sua unicità, in ogni lembo del territorio. La terra natale di Buzzati non è immune dall’arcano, e l’esordio dell’articolo Gli angoli strani del Veneto 2 suona emblematico nel suggerire l’ambigua atmosfera aleggiante in alcune sue zone: Il Veneto della pianura è un posto abbastanza misterioso, se non uno dei posti più misteriosi d’Italia. […]

Il basso Veneto è così misterioso proprio perché il mistero non si vede. […] Le case del Veneto non sono accigliate o severe, non hanno l’aria di nascondere qualcosa. I vicoli, i cortili, i quadrivi non sono mai ambigui o minacciosi. Il male si direbbe debba sentirsi spaesato. Però ascoltate […].3

L’avversativa che prelude al primo, breve racconto riecheggia poi, come un refrain (o una formula magica4; magari, apotropaica?) nel seguito dell’articolo, e sottrae alla quiete del Veneto di pianura ogni autentica serenità. Un colpo imprevisto risulta più arduo da sopportare di un colpo atteso, e il mistero latente in mezzo all’ordine stabilito dall’uomo, l’inaspettato, l’imprevisto acquattati dietro la solarità, fra viuzze e file di alberi, alla stregua di briganti in agguato, terrorizza più di una minaccia evidente. La medesima dichiarazione proposta in apertura dell’articolo (e variamente ri-definita, come si è detto) torna, sigillandolo, nelle ultime righe; priva della sua funzione abituale (si tratta, normalmente, di una congiunzione) la parola «però», assolutizzata, suona definitiva e inappellabile; tuttavia, essa stuzzica la fantasia del lettore racchiudendo implicitamente l’ipotesi di infinite alterazioni di ciò che siamo soliti chiamare normalità:


Il Veneto della pianura è una terra fertile, di temperamento sereno e lieto. […] Una contrada insomma fortunata. Però.5

Il basso Veneto è dunque tanto più insidioso quanto meno lo sembra: la mancanza di rilievi e di aspri profili dissimula pericoli pur estremamente vivi. La Val Belluna, che a propria volta non è «tipica terra da stregonerie e da fantasmi», signoreggiata però da cime imponenti, poco battute dai turisti, proprio in virtù dei suoi dirupi suscita in chi vi si trovi il «sentimento dell’ignoto, […] romantiche figurazioni».6 Pare quindi d’intuire che, all’opposto del placido (ma non innocuo) paesaggio padano, le montagne bellunesi rivelino già nel frastagliato slancio che le incide contro il cielo la presenza del mistero. Pianura e Dolomiti sono pertanto paesaggi antitetici, contrapposti: orizzontalità contro verticalità. E i colli? In quale modo si situato, entro il ‘codice paesaggistico’ che esprime il magico nel mondo buzzatiano? E, in modo particolare, i Colli Euganei? Bisogna leggere Festa in villa col mago7, ambientato nella cornice, di per sé incantatoria, della villa di Luvigliano di Torreglia, per trovarli. La splendida dimora contempla austera, nel giorno in cui dovrà divenire, per desiderio del proprietario, sede di una festa allietata anche da un mago quello che per Buzzati è un panorama ineguagliabile: Sorgono infatti all’intorno alcuni dei migliori Colli Euganei i quali, per non essere deturpati da colture, per non portare sulla sommità alcuna fabbrica e per la tipica sagoma a cono che allude a preistoriche eruzioni, risultano oltremodo puri e misteriosi.8

I Colli Euganei (di cui viene rammentata l’origine vulcanica) sono detti «puri e misteriosi». E davvero, sebbene lo sviluppo narrativo si soffermi sugli eventi bizzarri che la villa si trova a ospitare, nella mente del lettore scivola il sospetto che il mistero più autentico non si svolga fra quelle mura, bensì altrove… lontano dalle stravaganze dei mortali. Misteriosi, i Colli Euganei sono inoltre puri: incontami1 Nato a Belluno nel 1906, lo scrittore si spense a Milano, città nella quale era lungamente vissuto e in cui aveva lavorato presso il “Corriere della Sera”, nel 1972. 2 Composto nel luglio del 1965 (l’inchiesta giornalistica impegnò Buzzati durante i mesi estivi), il pezzo è suddiviso in una serie di quadretti, descrittivi e narrativi al contempo, che esemplificano le caratteristiche di una parte della regione veneta in relazione all’occulto. 3 Dino Buzzati, I misteri d’Italia, con prefazione di Gian Antonio Stella, Milano, Rizzoli, 2017, pp. 23-28, p. 23. 4 Caratteristica di ogni rituale magico si avvalga delle parole è, infatti, la ripetizione. 5 Dino Buzzati, I misteri d’Italia, cit., p. 28. 6 Cfr. ivi, pp. 15-16. L’articolo da cui sono tratte le citazioni, composto sempre nel luglio del 1965, porta il titolo Batticuore a mezzanotte: c’è un fantasma nel granaio; per intero si estende alle pagine 15-20. 7 Ivi, pp. 127-132. Il pezzo risale al gennaio del 1967. 8 Ivi, p. 127.

nati da interventi umani, privi di colture e costruzioni che ne alterino la fisionomia. Sono se stessi. Quello che da sempre sono stati. Natura. Semplicemente. Si fanno però guardinghi e sospettosi, i Colli Euganei, mano a mano che il momento della festa si avvicina. E, quando la festa è trascorsa, nel buio, non li si vede più. Come se si rifiutassero di assistere, ancora, alle intemperanze umane, come se volessero celarsi a occhi immeritevoli. E allora si è inclini a credere che il mistero dei Colli Euganei coincida proprio con la loro purezza, remotissima e ormai indecifrabile. Purezza dall’uomo, da noi.

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ph: Riccardo Zimitti


EMERGENZE ARCHITETTONICHE di Massimo Trevisan

Villa Emo Capodilista La Montecchia di Selvazzano

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A partire dal 1540 circa si assiste nella terraferma veneta ad un consistente aumento degli insediamenti di ville, che va di pari passo con il nuovo interesse verso l'agricoltura dimostrato dalla Repubblica dopo la guerra della lega di Cambrai. È questo un periodo di intensa sperimentazione architettonica attorno al “tipo” della villa, poiché i modelli elaborati nel Quattrocento appaiono inadeguati alle funzioni che essa deve svolgere nel nuovo contesto economico e culturale. Gli investimenti terrieri delle famiglie nobili diventano sempre più nettamente il fondamento della loro prosperità e la villa ne rappresenta visivamente il prestigio, in un intreccio ideologico complesso dove la “magnificenza” dell'edificio non è disgiunta dall'esibizione delle “virtù” della casata. Prima che si imponga il tipo, di derivazione veneziana, della casa a pianta pressoché quadrata, tripartita e con salone passante, (eventualmente con ali laterali e barchesse), gli architetti del '500 sperimentano diverse soluzioni nella costruzione della villa. Per restare ai Colli Euganei, per esempio, il Falconetto con la Villa dei Vescovi a Luvigliano, Andrea da Valle (in collaborazione con il committente) con il Catajo e Dario Varotari con la Villa della Montecchia. Per venire a quest'ultima, essa fu realizzata tra gli anni ’70 e ’80 del '500 e progettista ne fu appunto Dario Varotari (1539-1596). La notizia è riportata da Carlo Ridolfi nella biografia che dedica all'artista all' interno del suo Delle maraviglie dell'arte (1648).

Il Ridolfi non ricorda solo la sua attività centrale di pittore, ma anche gli interessi per l'architettura e il giardinaggio, accennando ad altre costruzioni da lui progettate (non meglio precisati palazzi e due ville scomparse, per i Mocenigo a Dolo e per il medico Girolamo Fabrici d'Acquapendente alle porte di Padova). Il caso di Varotari non è isolato: anche Falconetto aveva iniziato la sua carriera come pittore; né bisogna dimenticare che in quegli anni il pittore spesso dipinge architetture che fanno da sfondo alle scene o le inquadrano in imponenti apparati, come a Maser o al Catajo. Bisogna perciò pensare che il pittore dovesse avere qualche dimestichezza con trattati e manuali di prospettiva, su cui magari apprendere pure i rudimenti dell'architettura. Si pensi in particolare a La pratica della perspettiva. Opera molto utile a pittori, a scultori, & ad architetti, di Daniele Barbaro (Venezia 1568) e a I libri dell'architettura di Sebastiano Serlio (contenenti nel primo nozioni di geometria e nel secondo di prospettiva). È possibile che proprio dall'incisione serliana del “Poggio Reale di Napoli” venga l'idea per la Villa di Selvazzano, quella cioè di un edificio a pianta quadrata con quattro torri angolari e logge che le raccordano. Assolutamente originale è però la pianta sviluppata da Dario, che rappresenta una singolarità della villa: le quattro rampe di scale, incrociandosi, dividono l'edificio in quattro aree che comunicano tra loro solo grazie alle logge ed ai camerini perimetrali. Bisogna


Pianta della villa Emo-Capodilista al centro del parterre rialzato

pensare che, come spesso accadeva, alla definitiva messa a punto del progetto non dev'essere stato estraneo il committente (Gabriele Capodilista) e che la villa non era una residenza stabile di campagna, visto che la famiglia possedeva un palazzo a poca distanza (una torre medievale - residuo di un antico castello - con addossato un corpo del '500, il tutto rinnovato profondamente ai primi del '900): doveva piuttosto trattarsi di un padiglione da destinare a foresteria (funzione che essa tuttora conserva, anche se la pianta originale ha subito alcune modeste modifiche). Se l'impaginazione architettonica delle facciate è risolta secondo canoni correttamente classicistici (non molto distanti, per esempio, da quanto aveva fatto il Falconetto a Luvigliano), del tutto particolare è invece il coronamento della villa: scanditi secondo il ritmo delle sette campate sottostanti, si susseguono in ogni fronte degli attici (in corrispondenza delle torrette angolari), degli abbaini al centro e dei plinti tra i due, tutti coronati da pinnacoli e sfere, e raccordati l'un con l'altro da volute. L'effetto è che, mentre la facciata sembra dissolversi nel cielo, si crea un moto ondulatorio che coinvolge l'intero edificio e ne dinamizza l'altrimenti statico cubo. Se alcuni dubitano che questa invenzione spetti al Varotari, a me sembra coerente con l'impaginazione degli alzati: è possibile che spunti per una soluzione tanto capricciosa siano stati offerti al progettista ancora dal Serlio e in particolare

dal suo Libro extraordinario, così ricco di proposte eretiche e sperimentali (edito a Venezia nel 1557). Resta che l'edificio, accampato sulla cima del terrapieno delimitato dal muro polilobato (settecentesco, ma forse in sostituzione di uno simile del '500, e rifatto nel '900) ingentilito dalla numerose statue, si pone come perno del paesaggio che lo circonda: ne assorbe e modula la luce nelle profonde logge, e vi riflette il suo ordine geometrico. Di arricchire l'edificio di affreschi è incaricato lo stesso Varotari, il quale di servì anche di Antonio Vassillacchi (l'Aliense) e, forse, di Eliodoro Forbicini per le grottesche. Il ciclo pittorico cinquecentesco è in gran parte superstite e riguarda tutti i soffitti delle stanze al pianterreno, le logge e le scale. Come in altre ville coeve, i temi derivano dalla mitologia e dalla storia antica e la pittura viene utilizzata non per le sue qualità estetiche ma per la sua capacità di veicolare ammaestramenti morali. Ad essa è riservato il ruolo di illustrazione delle virtù dell'uomo civile, che in particolare nell'ozio studioso della villa, lontano dai conflitti della città, hanno modo di svilupparsi: fortezza, temperanza, giustizia, prudenza, liberalità magnanimità... Talvolta, la stesura del programma iconografico per gli affreschi di una villa prevede l'intervento di un letterato (come avviene al Catajo dove interviene Giuseppe Betussi). Talvolta sono lo stesso committente o il pittore a delinearlo attingendo alla grande quantirà di libri o stampe in circolazione. Nel caso

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della Montecchia non abbiamo particolari indicazioni circa la genesi del ciclo pittorico e ce ne sfugge il significato generale, potendosi al più individuare alcune aree tematiche: “la virtù combattente et resistente al male” raffigurata da Giove che vince Titone (nel Tinello) e dal Tempo e le Virtù che scacciano il Vizio (ribadito, il tema, dalle allegorie di Giustizia, Ragione, Fortezza e Armonia che accompagnano il dipinto nella camera delle Ville), mentre le Grazie (nella camera delle architetture) rappresenterebbero la pace e l'armonia raggiunte dalla Virtù vincitrice; la magnanimità, rappresentato da Scipione che restituisce la moglie ad Allucio e da Dario davanti ad Alessandro (nelle logge superiori); il conflitto tra affetti e ragion di stato, rappresentato dalla Morte di Sofonisba, da Coriolano e la madre, e dalla morte di Cleopatra (sempre nelle logge superiori); le arti civilizzatrici raffigurate dalle Muse (in una tela al primo piano) e dalla originale serie di letterati antichi e moderni presenti nelle logge inferiori (Lucrezio, Ovidio, Marc'Aurelio, Boccaccio, Dante, Petrarca, Virgilio, Sannazzaro). Non manca anche un accenno all'agricoltura nelle spighe di mais raffigurate sulle volte delle logge terrene, nel bel soffitto della Camera della vigna (al piano terra) con un

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pergolato di viti da cui si affacciano putti ed animali e negli affreschi dedicati alle stagioni nei camerini superiori. Verso il 1770 la decorazione interna venne rinnovata, salvando quasi del tutto gli interventi cinquecenteschi e ad essi armonizzando i nuovi affreschi. Tramontata l'età della pittura concettosa e moraleggiante, il gusto dell'epoca privilegia un vedutismo di maniera e meramente ornamentale, con architetture di fantasia (nella camera delle architetture e in quella della vigna, dove si riprende il tema lì già presente del pergolato di vite) o paesaggi desunti dalla realtà (come nella camera delle ville, con panorami dei vari possedimenti della Casata). Al primo piano le stanze presentano eleganti decorazioni dipinte e a stucco di sapore rococò, inglobanti, in due casi, anche tele appartenenti originariamente al ciclo pittorico cinquecentesco. Alla metà dell'800 la villa fu oggetto di una proposta di modifica, che fortunatamente non ebbe seguito, che prevedeva tra l'altro la sopraelevazione dell'edificio. Restaurata con cura, anche nell'apparato decorativo, verso la metà del '900, oggi ospita un'attività ricettiva di alto livello. Può essere visitata, in gruppi di almeno 15 persone, previo accordo con i proprietari, attraverso il sito della famiglia Emo - Capodilista.


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Zero costi di montaggio impalcature Nessun ingombro terreno Nessun foro su pareti e facciate Minor tempo di realizzazione Personale altamente qualificato e minor numero di lavoratori esposti a rischio

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IN SELLA CON LE O.M.B.R.E. MTB

PERCORSO # 2 DELLE

OMBRE MTB Con questo percorso cominciamo ad alzare l’asticella, dopo il percorso #1, pubblicato nel numero di Aprile-Maggio di Euganeamente dello scorso anno, oggi vogliamo dare qualche indicazione su come affrontare il corto e divertente percorso #2 proposto dalle OMBRE MTB. Vi ricordiamo che potete effettuare il download gratuito dal nostro sito http://www.ombremtb.it/percorso-due/

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Con il passare del tempo, praticando la MTB, diventa inevitabile cercare nuovi sentieri, nuove salite e nuove discese, migliorare la propria tecnica, alzare i propri limiti, perseguendo sempre il divertimento. Iniziamo elencando alcuni importanti dati per valutare la proposta. Luogo di partenza: Valsanzibio nei pressi della sede della protezione civile in via Barbarigo Lunghezza: 26 km Dislivello: 870 metri


Per affrontare questo percorso serve una buona padronanza del mezzo, alcuni tratti del percorso, in particolare le discese risultano impegnative e non adatte a bikers inespertio privi di biciclette adatte. Parcheggiare in zona non risulta un problema, lasciata la macchina e saliti in bicicletta la partenza del percorso sarà subito in salita, le OMBRE consigliano, di allungare leggermente il percorso partendo dal paese di Galzignano, così da poter effettuare un leggero riscaldamento prima di affrontare la salita del Calto Callegaro che vi porterà in quota. Questa salita comincia nei pressi della sede della protezione civile in via Barbarigo, la prima parte in asfalto, e successivamente in sterrato, vi porterà circa a quota 300 metri. Giunti alla fine del sentiero, dovrete girare a sinistra in direzione Arquà Petrarca ed appena incontrerete nuovamente l’asfalto dovrete svoltare a sinistra in via Fontanelle.

Un ripido strappo vi condurrà al bivio del sentiero Atestino n. 3 che vi permetterà di aggirare il monte Ventolone. Dal momento che questo sentiero ha diverse diramazioni vi suggeriamo di seguirlo mantenendo sempre la destra rimanendo in quota, così da aggirare completamente il Colle, e godere del panorama collinare. Scesi dal monte Ventolone, attenzione alla discesa impegnativa ed al fondo sconnesso che caratterizza questa parte del percorso, arriverete in

breve tempo ad Arquà Petrarca, seguendo un piacevole single track che troverete sulla sinistra poco prima del ristorante “La Montanella”. Vi invitiamo a provare ad estrarre la “Spada nella Roccia”, un manufatto che richiama la celebre favola di Re Artù. Arquà Petrarca, suggestiva cittadina dove visse l’ul-

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tima parte della sua vita il Poeta, recentemente si è piazzata al secondo posto nel concorso tra i Borghi più belli d’Italia, richiede certamente una sosta per godere delle bellezze del luogo. Ritornati in sella si continua a salire in asfalto seguendo prima via Ventolone e poco dopo imboccando via Scalette, che sempre in salita vi riporterà verso il Pianoro, famoso punto panoramico dei Colli Euganei.

Questa salita a prescindere dalla stagione in cui deciderete di affrontarla regala sempre scenari meravigliosi, ciliegi in fiore in primavera, vegetazione rigogliosa in estate, vigneti coloratissimi e profumo di mosto in autunno, un piacere per occhi e anima. Scesi dal Monte Fasolo si risale verso la parte finale del percorso, dirigendosi verso passo Roverello e poco prima della trattoria da Oci, troverete l’ingresso della discesa del Monte Gallo.

Scenderete quindi verso San Biagio, inizialmente lungo il sentiero Atestino, per poi affrontare il famoso Muro le cui pendenze importanti richiedono prudenza ed attenzione. Nei pressi di Valle San Giorgio si gira a sinistra in direzione Cornoleda, altro Borgo suggestivo, gioiello dei Colli Euganei ai piedi del Monte Gemola, sulla cui sommità domina Villa Beatrice d’Este verso la quale prosegue il nostro percorso. Usciti dal bosco e giunti all’ingresso della Villa, che vi consigliamo di andare a visitare, dovrete proseguire a sinistra in salita verso il Monte Fasolo.

Consiglio delle OMBRE: questa discesa vi condurrà al punto di partenza, non sarà breve, e non vi lascerà un momento di respiro, perciò va affrontata recuperando le forza dopo la lunga risalita che avete affrontato da Cornoleda, aprite le sospensione, controllate la pressione delle Gomme, e godetevi il divertimento in uno dei single track più belli dei Colli Euganei Siamo Certi che alla fine, uscendo dalla parte finale che sbuca esattamente nel punto di partenza, la vostra prima tentazione sarà quella di riprendere i sette guadi per ritornare in quota e rifarla nuovamente.

www.ombremtb.it info@ombremtb.it

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www.cicloturismoeuganeo.it


monselice

Ore 21.30

Jazz

festival PARCO BUZZACCARINI

Venerdì 1 Giugno

Original Straight Quartet Daniele Masiero - Jorg Leistner - Alberto Travagli - Cristian Bertazzo

Venerdì 8 Giugno

Tavolazzi paio santimone feat P. Tonolo

Ares Tavolazzi - Riccardo Paio - Daniele santimone - pietro tonolo

Venerdì 15 Giugno

gli stellari Sergio Gonzo - Edoardo Brunello - Antonio Gallucci - Luca Moresco Glauco Benedetti - Giulio Faedo

Venerdì 22 Giugno

Buzzaccarini JQ feat Irene Ermolli Cristian Bertazzo - Marco andreose - Mauro silvestrin FRanco Lion - Irene ermolli

Venerdì 29 Giugno

Gengi Ska jazz

Leonardo maria frattini - Gabriele bolcato - MIRKO TAGLIASACCHI - MATTIA SCOLFARO

Sabato 7 Luglio

SIMONE ZANCHINI & ANTONELLO SALIS “liberi” CENA A LUME DI CANDELA, è gradita la prenotazione TEL . 340 6629731 - 345 8779091 info: MONSELICE - PARCO BUZZACCARINI VIA s. giacomo 52 f parco buzzaccarini - boschetto dei frati

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SCIENZE DELLA TERRA di Franco Colombara

Il termalismo euganeo

Le acque termominerali sgorganti ai margini, specialmente orientali, del gruppo collinare sono conosciute e apprezzate per le loro proprietà terapeutiche fin dai tempi romani e attualmente costituiscono una importantissima risorsa economica per i comuni di Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme e Galzignano Terme, dove sono sorti e prosperano imponenti complessi terapeutici e alberghieri. La temperatura delle sorgenti termali varia dai 17 ai 58°C, mentre quella delle acque emunte da terebrazioni è compresa tra 60 e 87°C.

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Queste acque sono caratterizzate da un alto contenuto di cloruri, ioduri, carbonati e acido solfidrico; sono inoltre debolmente radioattive. Fino ai primi del '900 venivano utilizzate a scopo terapeutico le acque calde sgorganti da polle, ma il continuo aumento del fabbisogno da parte degli stabilimenti termali ha determinato la ricerca a profondità sempre maggiori mediante la perforazione di pozzi. Attualmente le acque termali utilizzate vengono a giorno esclusivamente tramite pozzi, generalmente per mezzo di pompe.

La lunga storia di una indagine scientifica Il termalismo euganeo attrasse l'attenzione degli studiosi fin dai tempi molto antichi ed è pertanto interessante ripercorrere le idee, anche se oggi ci appaiono fantasiose e prive di fondamento, che cercarono di dare una spiegazione al fenomeno. Giorgio Agricola (1494 – 1555, il nome è latinizzato dal tedesco Georg Bauer) scienziato tedesco considerato il padre della mineralogia, propose una teoria secondo la quale nel sottosuolo avverrebbero delle combustioni di sostanze infiammabili, come


la torba o il bitume, responsabili del riscaldamento delle acque profonde. Tale teoria riguardava il fenomeno del termalismo in generale. Altri studiosi proposero che il riscaldamento fosse provocato da reazioni chimiche esotermiche come l'ossidazione enormi giacimenti minerali sepolti di pirite. Nell'ottocento nel mondo scientifico si fece strada l'idea che la Terra possedesse al suo interno una enorme quantità di calore, responsabile della fusione dei materiali costituenti zone profonde del pianeta; questa teoria si è dimostrata valida alla luce di studi e scoperte moderni e il fenomeno è stato denominato geotermia. Vedremo in seguito che è proprio questo il fenomeno che sta alla base del termalismo euganeo. Anche l'attività vulcanica è stata messa in campo quale causa del termalismo e in molti casi - per esempio nei geyser - ciò corrisponde alla realtà. Anche per i nostri Colli già nell'ottocento si ipotizzava la genesi vulcanica delle acque calde: una volta riconosciuta l’origine eruttiva dei rilievi maggiori, sembrava ovvio collegare il termalismo al

Faglia aperta nei depositi recenti di travertino di Montirone.

Deposito di travertino nell’area delle risorgive termali di Montirone.

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Schema del circuito idrotermale euganeo secondo l’interpretazione di Piccoli e Altri, degli anni ’70.


vulcanesimo, ormai esausto e capace solo di produrre acque calde, fino a caldissime. Gli studi più recenti dimostreranno poi che non vi è un legame così diretto fra eruzioni euganee, antiche, di età oligocenica, e fenomeni idrotermali, tuttora in atto. Negli anni ’70 del secolo scorso un gruppo di ricercatori (G. Piccoli e Altri) dell'Istituto di Geologia dell'Università di Padova ha condotto uno studio del fenomeno in parola che ha portato alle seguenti conclusioni. Si tratta di un circuito geotermale a largo giro, con le acque piovane che dagli altipiani vicentino-tren-

tini scendono fino al basamento cristallino e risalgono in superficie nell’area euganea attraversando la serie carbonatica tardopaleozoica e mesozoica, grazie alle particolari condizioni geoidrologiche dei Colli (vedi schema n. 1). In pratica le acque meteoriche scendono ad una profondità di circa 3000 m e di conseguenza raggiungono temperature elevate per semplice geotermia e si arricchiscono di sali minerali dalle formazioni rocciose che attraversano. I corpi eruttivi dei Colli Euganei si spingono in profondità nel complesso carbonatico e costituiscono una barriera per le ac-

que, che pertanto sono costrette a risalire. La loro fuga laterale è impedita dalla coltre di sedimenti argillosi impermeabili della pianura perieuganea; le emergenze perciò si verificano ai margini, particolarmente in quelli orientali, del gruppo collinare. Ma la ricerca non si è fermata e proprio in questi ultimi anni un altro gruppo di ricercatori del Dipartimento di Geoscienze (ex Istituto di Geologia) dell'Università di Padova ha condotto una nuova ricerca basata su sofisticate tecniche innovative.

Schema del circuito idrotermale euganeo alla luce dei recentissimi studi e ricerche. Da: Marco Pola, Paolo Fabbri, Leonardo Piccinini, Dario Zampieri, Central European Geology, Vol. 58/1–2, 129–151 (2015).

Gli Autori Marco Pola, Paolo

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Fabbri, Leonardo Piccinini, Dario Zampieri nel 2015 hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche nella prestigiosa rivista Central European Geology. Gli studiosi citati propongono un nuovo modello di circuito idrotermale (vedi schema n. 2) che si differenzia almeno parzialmente dal precedente degli anni settanta. Secondo questa nuova teoria la zona di ricarica viene individuata principalmente nell'Altopiano dei Sette

Comuni e non nelle Piccole Dolomiti e la rapida risalita delle acque calde è determinata da un complesso sistema di faglie o fratture delle formazioni rocciose sepolte, individuato proprio nella zona del margine orientale dei Colli. Inoltre hanno potuto stabilire che il tempo di percorrenza del circuito è almeno di 60 anni, ma potrebbe essere molto maggiore. In ogni caso però la causa dell'alta temperatura delle acque risalenti è sempre di natura geotermica, ossia dovuta alla profondità raggiunta dal circuito.

I ricercatori sono pervenuti a tali conclusioni avvalendosi da un lato delle recenti tecniche di indagine geochimica delle acque con gli isotopi radioattivi e, d'altro lato, effettuando uno studio approfondito dell'assetto strutturale del territorio interessato. A questo punto l'annoso problema del termalismo euganeo ha trovato una esauriente spiegazione e ciò è molto importante anche sul piano pratico, al fine di una corretta gestione di una preziosa risorsa.


LA VIGNETTA DEL SORRISO di Lara Breda


ARTE E ARMONIA

di Riccardo Ghidotti

Timbri per le credenziali dei pellegrini in transito a Monselice Sono sempre più i pellegrini che transitano per Monselice, a piedi, a cavallo e in bicicletta. Penso di fare cosa gradita far conoscere ai monselicensi e non, i timbri che poniamo sulle credenziali dei pellegrini. Monselice ancora oggi vede transitare numerosi pellegrini che percorrono la via di Santiago di Compostella. L'Associazione Amici del Cammino

di Santiago de Compostela, sorta nel 1990, ha sede presso l'Accademia di Monselice. Il timbro che si stampiglia sulle credenziali raffigura la croce/spada/ giglio jacopea e la conchiglia sovrastata dalla croce dei Templari riprodotta nel sigillo medievale della comunità templare di Monselice.

48 Copia dei timbri è disponibile presso l’Ufficio Turistico di Monselice (Tel. 0429 783026 ) ed il Museo San Paolo (Tel. 0429 787100).


Monselice è città giubilare per la presenza del Sacro Monte con il Santuario giubilare delle Sette Chiese. È luogo ancora oggi di ospitalità per i pellegrini che fin dal Medioevo percorrono la via di Santiago di Compostella: è situata sulla Via Romea Germanica, sul tracciato delle antiche vie romane di collegamento con il nord Europa; e più recentemente è sul percorso del Cammino di Sant'Antonio, evocando “il miracolo della donna di Monselice" narrato nella bolla di canonizzazione del Santo. A Monselice hanno sede due Associazioni sul tema del pellegrinaggio: l’Associazione Triveneta

Amici di Santiago sulle antiche Vie dello Spirito e l'Associazione Amici del Cammino di Santiago de Compostela con sede presso l'Accademia di Monselice. Il timbro che si stampiglia sulle credenziali raffigura un pellegrino e i quattro principali monumenti e luoghi che rappresentano la storia della Città della Rocca: l'antica Pieve di Santa Giustina, la chiesa di San Giacomo dove si custodisce la reliquia del dito dell’Apostolo, la Porta Romana e l'oratorio di San Giorgio che custodisce alcuni martiri, tra i quali san Valentino, traslati dalle catacombe di Roma.

Riccardo Ghidotti ha effettuato a piedi nel 1982 il Cammino di Santiago da Roncisvalle al Capo di Finisterre, in compagnia dello studioso Millan Bravo Lozano dell’Università di Salamanca. Ha scritto numerosi articoli e saggi storici sul Cammino e i Cammini Europei. Nel 1995 è stato insignito della Medaglia Jacopea dell’ Arciconfraternita Pontificia della Real Basilica di Santiago di Compostella. Ha fondato, nel 1992, l’Associazione Triveneta “Amici di Santiago” sulle antiche vie dello Spirito che ha sede presso il Convento di San Giacomo in Monselice. Attualmente è Presidente degli Amici del Cammino di Santiago de Compostela. Ogni anno accompagna centinaia di pellegrini sul Cammino nel giusto equilibrio tra l’esperienza peregrinante e la visita turistica. Lo storico professore Antonio Rigon dell’Università di Padova nel volume “I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medievale” edito nel 2002, felicemente definisce Riccardo Ghidotti “fervido promotore di imprese culturali e inesausto pellegrino lungo l’antico itinerario per San Giacomo di Compostella”.

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IN VOLO

di Marco Di Lello

L’eroica impresa Nel centenario dell’epilogo della Prima Guerra mondiale non possiamo non ricordare uno degli eventi più eclatanti del conflitto bellico; il volo su Vienna dal campo di San Pelagio nelle vicinanze di Padova. Questa impresa fortemente voluta da Gabriele d’Annunzio e da lui stesso condotta, rappresenta una delle azioni più rappresentative della guerra sotto il profilo propagandistico e psicologico. Gli storiografi sono concordi nel considerare questa impresa, che nulla ha di militare nel senso stretto del termine, come atto di grande coraggio e abnegazione che ha contraddistinto sempre il carattere e le azioni del Vate. Estremo e coraggioso, come tutte le azioni di d’Annunzio, anche questo gesto va ascritto alle pagine forse poetiche e romantiche che mai si possono riferire ad una guerra. Il Castello di San Pelagio è il luogo da cui ha origine il volo su Vienna il 9 agosto 1918. Gabriele d’Annunzio già dal 1915 aveva progettato un’azione aviatoria nella nemica Austria, ma le autorità militari avevano più volte negato l’autorizzazione nel timore di esporlo a un rischio eccessivo.

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L’aviazione in quegli anni era poco più che agli albori, il volo rappresentava una novità assoluta, misto di pericolosità, sogno e coraggio. Ma il desiderio di riscattare l’Italia dopo la disfatta di Caporetto accentuava in d’Annunzio questo fuoco e il desiderio inappagabile di compiere un gesto d’estrema temerarietà per riaffermare il primato dell’Esercito italiano e sollevare il morale delle truppe.

Nei mesi antecedenti la data prevista per il volo il lavoro di preparazione dei mezzi e dei piloti si fa sempre più intensa. Da una parte i tecnici dell’Ansaldo-SVA (la casa costruttrice degli aerei) guidati da un giovane Ugo Zagato, che diventerà negli anni successivi una grande firma del settore automobilistico, concentrati per risolvere moltissimi problemi tecnici, primo fra tutti quello dell’enorme riserva di carburante necessaria ai mezzi per affrontare un volo di oltre 1000 chilometri senza alcuna sosta e l’irrobustimento delle strutture per affrontare le più difficili condizioni ambientali e climatiche senza però appesantire il velivolo. Dall’altra la squadra di temerari che doveva affiancare il Vate nella missione: vengono scelti i piloti dell’87^ Squadriglia Aeroplani da Caccia “La Serenissima” composta da Giordano Granzarolo, Gino Allegri, Antonio Locatelli, Pietro Massoni, Aldo Finzi, Giuseppe Sarti e Ludovico Censi. Per tutti loro vengono allestiti dei biplani monoposto SVA mentre per d’Annunzio si predispone un biposto condiviso con il capitano Palli. La cosiddetta dotazione “militare offensiva” di ogni equipaggio consisteva in 20 chilogrammi di manifestini da gettare sul cielo di Vienna, i cosiddetti “l’arme lunga della gesta inerme”. Il Comando Supremo dell’Esercito aveva espressamente vietato l’uso di armi ed esplosivi che potessero colpire la popolazione e danneggiare la capitale austriaca. Finalmente la mattina del 9 agosto 1918 tutto è pronto. Alle 5:50 del mattino undici SVA5 si alzano in volo con destinazione Vienna. Poco dopo il


Da San Pelagio il volo su Vienna decollo tre velivoli accusano problemi tecnici e devono rientrare, il biplano pilotato dal tenente Sarti, già in territorio austriaco, comincia a perdere quota per un’avaria al motore ed è costretto ad un atterraggio di emergenza e viene fatto prigioniero. I restanti sette equipaggi al comando di d’Annunzio giungono sui cieli di Vienna alle 9:20 volando a bassa quota sulla città. Avvertito il rumore dei motori la popolazione è in delirio: cosa accadrà ora? Tutti accorrono per le strade. La curiosità per gli aerei si mescola alla paura di una imminente caduta di bombe e moltissimi si riversano per le strade e per le piazze. Dopo pochi minuti cadono sulla capitale austriaca 50.000 volantini tricolore con un testo scritto in italiano e in tedesco invitanti alla resa. La missione è compiuta, la squadriglia si ricompone e puntando verso Zara e Trieste fa ritorno alla base, percorrendo un percorso diverso da quello dell’andata per timore di ripercussione della contraerea. Alle 12:40 i biplani atterrano a San Pelagio accolti da un trionfo indescrivibile.

La missione provoca sulla popolazione viennese un effetto psicologico devastante. L’esercito austriaco non si è accorto dell’incursione aerea italiana sino alla comparsa dei biplani sui cieli della città quando ormai è troppo tardi, esponendo l’intera popolazione ad una potenziale strage se fossero cadute bombe e non volantini. L’unica reazione da parte dell’esercito austriaco consiste nel decollo di un idrovolante all’inseguimento dei velivoli italiani, ma la lentezza del primo e la velocità e maneggevolezza dei secondi giocano a netto vantaggio per gli italiani. Complessivamente il volo copre una distanza di circa mille chilometri, di cui oltre ottocento in territorio nemico, in un tempo di sette ore e dieci minuti. Un record per l’epoca. Il volantino tricolore gettato dai biplani italiani riportava questo testo: «In questo mattino d’agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata e

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ph: Castello di San Pelagio


luminosamente incomincia l’anno della nostra piena potenza, l’ala tricolore vi apparisce all’improvviso come indizio del destino che si volge. Il destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l’ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta. La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattenti vittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebbrezza che moltiplica l’impeto. Ma, se l’impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloro che usano combattere dieci contro uno. L’Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica, come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l’Ourcq di sangue tedesco. Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell’arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremo osare e fare quando vorremo, nell’ora che sceglieremo. Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino. Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi. Viva l’Italia! » Forse il miglior commento e valore dell’impresa, fu fatto da un giornale austriaco, l’Arbeiter Zeitung dedicando un titolo, con due domande senza risposta. “Dove sono i nostri d’Annunzio? d’Annunzio, che noi ritenevamo un uomo gonfio di presunzione, l’oratore pagato per la propaganda di guerra grande stile, ha dimostrato d’essere un uomo all’altezza del compito e un bravissimo ufficiale aviatore. Il difficile e faticoso volo da lui eseguito, nella sua non più giovane età, dimostra a sufficienza il valore del Poeta italiano che a noi certo non piace dipingere come un commediante. E i nostri D’Annunzio, dove sono? Anche tra noi si contano in gran numero quelli che allo scoppiar della guerra declamarono enfatiche poesie. Però nessuno di loro ha il coraggio di fare l’aviatore!”. Il volo su Vienna rappresenta, in ultima analisi, una delle gesta più eroiche che un esercito in guerra possa fare, lanciando un messaggio e centrando un obiettivo militare senza spargere il sangue di civili indifesi e distruggere città. Questo accadeva 100 anni fa. 52

Il biplano SVA pilotato da d’Annunzio è tutt’oggi conservato al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera.

IL VELIVOLO Dotato di motore SPA 6/A a sei cilindri in linea, raffreddato da un radiatore frontale, azionava un’elica bipala in legno. Lunghezza del biplano 8,10 metri, apertura alare 9,10 metri. Peso a vuoto 670 kg. Il velivolo utilizzato per il volo su Vienna ebbe bisogno di numerose varianti rispetto al modello base, necessarie per affrontare la missione. Il collaudo fu realizzato dallo stesso poeta abruzzese che riuscì compiere un volo di ben dieci ore, un record per l’epoca. L’Ansaldo S.V.A. era un ottimo biplano, progettato da Rodolfo Verduzio e Umberto Savoja, due pionieri dell’aeronautica italiana le cui iniziali figurano nell’acronimo del velivolo. Nato come caccia, lo S.V.A. era molto veloce per l’epoca, sfiorava i 220 km/h, ma a causa della scarsa maneggevolezza, fu adattato a compiti di ricognitore e bombardiere leggero. Fu prodotto in una decina di modelli per circa 2.000 esemplari. L’Ansaldo quindi preparò uno SVA biposto con un serbatoio da 300 litri, che permetteva di raggiungere la necessaria autonomia per la trasvolata sui cieli austriaci. SAN PELAGIO Il castello oggi ospita il Museo del Volo, inaugurato nel 1980 e ripercorre l’intera storia del volo umano facendo perno sull’impresa dannunziana; a tale volo è dedicata la parte principale del Museo con le stanze abitate dal poeta nel periodo 1917-1919. Completano il percorso museale le sale dedicate a Leonardo, ai Montgolfier, ai Wright, a Ferrarin, a Lindbergh, a Nobile, a Balbo, a Forlanini, a Gagarin e Armstrong.


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TERME EUGANEE di Angelo Granieri

LE TERAPIE TERMALI: ABANO TRA LE PIÚ INDICATE

Il trattamento termale è una terapia sempre presente nel trattamento dell’osteoartrosi, una malattia articolare degenerativa, che è caratterizzata dal consumo delle cartilaginee articolari, e colpisce gli individui dopo i quarant’anni. Naturalmente nelle persone anziane la cartilagine è più usurata normalmente ma la malattia è un consumo eccessivo che determina limitazioni funzionali e difficoltà maggiori rispetto a soggetti della stessa età. La fangoterapia, l’applicazione di fango termale sulla superficie del corpo, è una pratica antichissima del trattamento del dolore articolare. Fino a non molti anni fa, si pensava che l’unico responsabile dell’azione benefica della fangoterapia per l’artrosi fosse il calore. Le caratteristiche dei fanghi e dei trattamenti termali di Abano Terme hanno proprietà chimico-microbiologiche estremamente importanti. Il “fango maturo” è una miscela di argilla e acqua termale, colonizzata da

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numerose specie di micro-organismi tra cui prevalgono micro alghe come le Diatomee. Tale fango è più idoneo all’applicazione e arricchito di un principio attivo di natura lipidica con specifica azione anti-infiammatoria. Successivamente alcuni studi, condotti presso l’Università di Padova, hanno dimostrato sperimentalmente che il principio attivo ha una sua attività anti-infiammatoria simile ai FANS (farmaci anti infiammatori non steroidei) e la capacità di superare la barriera cutanea senza avere alcuni effetti collaterali come il danno gastrico. Inoltre l’azione del calore, lo scambio attivo degli elettroliti attraverso la pelle, la perdita di acqua, la stimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisario e lo stress termico sono una terapia naturale e complementare. La ginnastica in acqua termale e il massaggio completano il trattamento e aiutano a raggiungere l’obiettivo del miglioramento della qualità di vita dei soggetti, colpiti da questa malattia cronica.


Tra gli sviluppi futuri, quello a cui si dovrebbe puntare, è il ritorno alla pratica della terapia termale, che come trattamento medico è stato sempre previsto in Italia e all’estero e che studi recenti hanno spiegato scientificamente il meccanismo d’azione. La terapia termale ha una sua validità riconosciuta da tutti in ambiente sanitario. Nel X° Report Health Search Istituto di ricerca della SIMG: Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie Edizione novembre 2017 si vede che la prevalenza dell’osteoartrosi (la presenza della malattia) nella popolazione generale è in crescita e che nelle donne, le più colpite, è passata dal 15,6% del 2005 al 20,6% del 2015. Naturalmente la prevalenza cresce con l’avanzare dell’età e raggiunge il 55,9% nelle donne e nel 44,2% negli uomini con un’età di oltre ottantacinque anni. Per ridurre la malattia si devono eliminare le condizioni che danneggiano le articolazioni: l’obesità, le posizioni prolungate e le attività che affaticano duramente le articolazioni. Il Manuale “Diagnosi e Terapia Medica Pratica” edizione 1991 del prof. Carlo Zanussi, ordinario di Clinica Medica dell’Università di Milano, riporta “La fangoterapia (Abano, Ischia) trova nell’artrosi la migliore indicazione e va largamente consigliata”. Nel 1994 il Manuale per il Medico di Medicina Generale, “Professione: Medico Generale” del prof. John Murtagh, Direttore del Dipartimento di Medicina delle Comunità e titolare della Cattedra della medicina Generale del Box Hill Hospital di Melbourne Australia, per il trattamento ottimale dell’artrosi è prescritta “la fisioterapia con programma balneoterapia termale”. Nel 2005 per l’artrosi l’Harrison “Principi di Medicina Interna” conferma la terapia termale per ridurre dolore e rigidità. Negli ultimi quaranta anni la chirurgia protesica per l’anca e per il ginocchio rappresenta una soluzione

frequente per le forme con grave danno funzionale o dolore a riposo. Alla luce ti tutto ciò, le Amministrazioni locali dovrebbero promuovere, a tutti i livelli e ognuno per la propria competenza e ruolo, la terapia termale per il Distretto delle Terme Euganee, perché rappresenta un’attività produttiva importante per i servizi offerti ed effettuati, prevalentemente, a cittadini di altre Regioni o di altre Paesi. Inoltre le dimensioni di tali entrate, esterne alla Regione, che già in passato sono state importantissime, potrebbero offrire un’opportunità occupazionale importante in futuro. Le Terme Euganee non si possono delocalizzare! Ma è necessario fare presto perché le professionalità, riconosciute da tutti, vanno conservate altrimenti una volta perse difficilmente si recuperano. Inoltre si sviluppano altre attività collaterali come quelle turistiche e commerciali non solo per il comprensorio diretto ma per tutto il Veneto.

6 Festa della Fioritura ^

Il Lavandeto di Arquà Petrarca

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C Il Lavandeto di Arquà Petrarca

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dalle 10.00 alle 19.00 Vi aspettiamo al Lavandeto per ammirare le lavande in piena fioritura !

Domenica 17 Giugno dalle 9.00 al tramonto

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PROGRAMMA Ore 10.00 Visita al Lavandeto con spiegazione sulle diverse Specie e sulla Coltivazione della Lavanda Ore 11.00 Momento di Ristoro

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Per l'arrivo, seguire le indicazioni per "Parcheggio del Borgo Basso", e da lì le indicazioni per il Lavandeto in Via Palazzina, 16

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AGENDA EUGANEA INCONTRI ED ESCURSIONI GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO CULTURALE DI MONSELICE

Tutti i Martedì e Giovedì dalle ore 21.00 presso la sede del Gruppo in Via S. Filippo. Martedì 5 Giugno: gli stupefacenti fiori del mondo. Giovedì 7 Giugno: funghi simbionti. Martedì 12 Giugno: laboratorio botanico. Giovedì 14 Giugno: il giardino nella storia e nel mondo Ia parte. Martedì 19 Giugno: serata sociale. Giovedì 21 Giugno: le farfalle dei Colli Euganei. Giovedì 28 Giugno: Il Giardino nella storia e nel mondo IIa parte. Nei mesi di Luglio, ogni giovedì, la sede resta aperta ai soci con serate a tema libero e di studio dei funghi ed erbe dal vero. Escursioni: Domenica mattina ore 8.00 ritrovo in Campo della Fiera. Domenica 03 Giugno San Daniele. Percorso a piedi di un tratto dell’anello ciclabile dei Colli Euganei fino ad arrivare su questo piccolo colle. http://micologicomonselice.wixsite.com micologicomonselice@gmail.com - Tel. 349 8057796

ESCURSIONI CON IL GRUPPO MICOLOGICO DI TEOLO

Tutto l’anno si effettuano uscite sui Colli Euganei e sui Berici adatte a qualsiasi escursionista purché in possesso di un minimo di abbigliamento adatto alle esigenze. Ritrovo escursioni: ore 8.30 c/o la sede del gruppo oppure direttamente sul posto alle ore 9.00. Ritorno libero. Domenica 3 Giugno: festa del socio, breve escursione in zona e pranzo in compagnia. Domenica 24 Giugno “Eremo Olivetani” Escursione in notturna osservazione e attesa del sorgere del sole. Domenica 15 Luglio “Salto del Granatiere” memorie della Grande Guerra sull’Altopiano di Asiago. Escursione di un’intera giornata.www.gmncollieuganei.it - Tel. 333 2123595

DOMENICHE AL PARCO GRUPPO ESCURSIONISTI BATTAGLIA TERME

Ritrovo in Piazza Don Marco a Battaglia Terme alle ore 8.45, partenza ore 9.00. Domenica 3 Giugno: Baita Portule. Domenica 17 Giugno: terra dei Cimbri. Domenica 24 Giugno: Madonna della Corona. Domenica 1 Luglio: cicloescursione Asiago. Info: Gruppo Escursionisti “Severino Arigliani” Battaglia Terme (PD) - Tel. 366 7805351 (Lorenzo) - 334 8740346 (Bruno) - 347 6887115 (Giuseppe) mail: info@escursionistibattaglia.it - www.escursionistibattaglia.it

ESCURSIONI GRUPPO TREKKING COLLI EUGANEI

Escursioni guidate nei Colli Euganei con Alberto Giomo Martedì sera ore 20.00 - Sabato pomeriggio ore 14.45 Domenica mattina ore 8.45. Tel. 342 1449884

PARCO DELLE STELLE SERATE DI DIVULGAZIONE ASTRONOMICA

Galzignano T. Casa Marina ore 21.00. Sabato 23 Giugno: Le stelle variabili per misurare l’Universo. Sabato 28 Luglio: Radioastronomia. A partire dalle 19.00 è possibile cenare presso il punto ristoro di Casa Marina con menù di stagione preparati con prodotti del territorio. È gradita la prenotazione Tel. 049 913178. Info: Centro documentale di Casa Marina, via Sottovenda, 3 - Galzignano Terme

GIARDINO BOTANICO DI MONSELICE APERTO TUTTI I GIORNI DALLE ORE 9.00 ALLE 19.00

Monselice all’interno del Parco Buzzaccarini possibilità di visitare gratuitamente lo splendido giardino testimonianza del patrimonio naturalistico del territorio e stimolo per la creazione di circuiti artistici e culturali con oltre 300 varietà botaniche diverse. Su richiesta si effettuano visite guidate sensoriali. Info e prenotazioni: Parco Buzzaccarini Via San Giacomo, 52 Monselice Tel. 329 4597607

TUTTE LE DOMENICHE APERTURA DELLA CRIPTA AL MONASTERO DEGLI OLIVETANI SUL MONTEVENDA Possibilità di visitare la piccola cripta sotterranea.

DOMENICA 1 LUGLIO MUSEO NAZIONALE ATESTINO GRATIS

Nella sede museale sono ospitati i materiali archeologici più rappresentativi della cultura dei Veneti antichi, vissuti in questa regione durante tutto il millennio a. C.: attraverso questi, il visitatore può scoprire l’evoluzione di un’antica civiltà italica dedita a floride attività artigianali e mercantili. Ingresso gratuito - www.atestino.beniculturali.it

SABATO 9 E DOMENICA 10 GIUGNO SPORT CHE PASSIONE E GIOCOLANDIA A LOZZO ATESTINO

Sabato 9 si parlerà di sport e valori con il giornalista Vito Romaniello e l’allenatore di calcio Giuseppe Sannino. Domenica 10 festa dedicata ai bambini, ma anche ai grandi con gonfiabili, spettacoli di magia, musical, yoga esibizione sportive tanto divertimento.

10 GIUGNO STORICA MARCIA DEL MUSSO - PERNUMIA

Dalle ore 8.00 camminata libera di circa 30 km autogestita e sotto la responsabilità diretta del partecipante. Info: www.tennisclubpernumia.it - info@tennisclubpernumia.it Celestino Diego: 348 26 93 343


AGENDA EUGANEA 15 - 17 GIUGNO XXIV PALIO DELLO SPARVIERO AL CASTELLO DI SAN MARTINO DELLA VANEZA CERVARESE S. CROCE

FESTA DEA RANA PERNUMIA 22-23-24, 29 E 30 GIUGNO E 1 LUGLIO

24esima edizione il Palio dello Sparviero al castello di San Martino della Vaneza: una manifestazione che vi riporterà indietro nel tempo. Tre giorni di festa e banchetti, spettacoli e animazioni con teatranti, giullari e giocolieri, musici e uomini d'arme, nonché la storica disfida nella fossa di San Martino dei quattro borghi, per la conquista dell'ambito Sparviero. A disposizione il villaggio con le sue arti e mestieri antichi fino a notte fonda, il tutto condito di carni e vino in abbondanza

16 - 23 GIUGNO 26° TORNEO “LAMBERTINO BRAGADIN” E 4A FESTA DELLA POLISPORTIVA - TORREGLIA A chiusura della stagione sportiva la Polisportiva Torreglia organizza il tradizionale torneo di tutte le categorie settore giovanile, Over 20 ed Over 40. Tutte le sere Stand Gastronomico e simpatici intrattenimenti. Spazio giovani e gonfiabili per i piccoli. Info: segretario 340 8359311

DAL 22 AL 24 GIUGNO SAGRA DI SAN GIOVANNI BATTISTA CARBONARA DI ROVOLON

Torna anche quest'anno nella frazione di Carbonara la tradizionale festa paesana con stand gastronomico, pesca di beneficenza e divertimento per bambini, giochi popolari tra le vie del paese. Inoltre nello stesso periodo si svolgono gli eventi del 20º Palio di San Giovanni Battista.

29 GIUGNO 8 LUGLIO FESTA DEI FIORI DI ZUCCA - TORREGLIA

Sagra paesana con stand gastronomico, serate danzanti con orchestra di ballo liscio moderno. Info: 049 5211605

A Pernumia stand gastronomico con specialità a base di rane e altre proposte per tutti i gusti. Musica dal vivo e area bimbi.

SAGRA DEL CARMINE - DAL 12 AL 17 LUGLIO

A Monselice, nella Parrocchia del Carmine, tutte le sere stand gastronomico con specialità locali, musica, giostre e pesca di beneficenza.

SPICCIOLI - FESTA DEL TEATRO DI STRADA BATTAGLIA TERME - DAL 15 AL 17 GIUGNO

Animazioni circensi e tantissimi eventi nel centro e nei navigli di Battaglia Terme. Ingresso gratuito.

FAMILY TIME - VILLA DEI VESCOVI - 1 LUGLIO

Una domenica speciale per riscoprire la preziosità del tempo di qualità, speso nella bellezza della villa e del suo parco. Fai Villa dei Vescovi - Luvigliano di Torreglia.

APERITIVO CON LA SIRENA - Y 40 MONTEGROTTO TERME - 22 GIUGNO

Show della Campionessa italiana di apnea, Ilaria Molinari. La Y-40, con i suoi 42,15 m di profondità massima è la piscina più profonda del mondo in acqua termale.Contiene 4300 mc di acqua mantenuta ad una temperatura tra i 32-34° C.

SAGRA DI SANTA MARTA - BAONE DAL 27 AL 31 LUGLIO

Tutte le sere ricco stand gastronomico con menu tipico dei Colli Euganei dalle ore 19.00, area bimbi con gonfiabili.

RESTATE SINTONIZZATI NEL NOSTRO SITO WEB WWW.EUGANEAMENTE.IT

30 GIUGNO 1 LUGLIO BORGO DIVINO - ARQUÀ PETRARCA

Dalle ore 18.00 l’estate di musica e delizie enogastronomiche continuerà con le due serate finali della manifestazione itinerante “Jazz e Wine”, organizzate in collaborazione con Up Music ed Ass. Miles. Saranno presenti le migliori cantine del territorio con degustazioni

SABATO 7 LUGLIO ASPETTANDO VILLA’S CUP RUNNING - TEOLO

E NEI NOSTRI CANALI SOCIAL PER SCOPRIRE TUTTE LE NOVITÀ PER VIVERE E SCOPRIRE I COLLI EUGANEI.

Manifestazione podistica ludico motoria partenza presso il Centro Parrocchiale Villa di Teolo

Per info Giada 329 4597607 giada@euganeamente.it

Arquà Petrarca

Pro Loco Arquà Petrarca

Artigianato e Hobbismo dal Passato al Presente a

Comune di Arquà Petrarca

Per le Vie del Borgo 5

Edizione

oltre 50 espositori lungo il percorso tra delizie e curiosità del territorio

10 Giugno 9 Settembre

Domenica

21 Ottobre 11 Novembre

inizio manifestazioni dalle ore 9 per info Pro Loco di Arquà Petrarca 0429 777327 331 3676808 - perleviedelborgo@gmail.com in caso di maltempo le manifestazioni vengono sospese



Manifestazione organizzata da

Pro Loco di Pernumia

con il patrocinio del

Media Partner

Comune di Pernumia

www.euganeamente.it

PERNUMIA a

25 Festa dea

Rana

22-23-24 GIUGNO e 29-30 GIUGNO 1 LUGLIO Venerdì 22 GIUGNO Mauro Levrini Venerdì 29 GIUGNO Stefano e i Nevada

Sabato 23 GIUGNO Katty Piva Sabato 30 GIUGNO

Sfilata acconciatura e barberia Vanessa Parrucchieri

Domenica 24 GIUGNO D’Animos Band Domenica 1 LUGLIO Lara Agostini

INGRESSO BALLO LIBERO

STAND GASTRONOMICO CON SPECIALITÀ DALLE ORE 19:00 risotto di rane - spaghetti ai frutti di mare o al pomodoro - rane fritte bisatei fritti e frittura mista - insalata di mare - seppie ai ferri - pollo ai ferri prosciutto e melone - carpaccio di piovra - piatto del pescatore

AREA BIMBI CON GONFIABILI per info e prenotazioni: 340 1291623



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