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MATERA: I SASSI E I FALCHI principale del workshop è la realizzazione da parte dei partecipanti di un reportage geografico naturalisstico completo, un racconto fotografico in stile giornalistico, che comprenda le peculiarità di una delle città più affascinati del mondo: Matera.”
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MATÀHR
LE DATE
8- 14 LUGLIO 2012
FOTOGRAFO FABIO LIVERANI WWW.FABIOLIVERANI.COM
ORGANIZZAZIONE TECNICA
Travel Zone di Fucchi Brunella Viale Matteotti 265 47523 Cesena - Italy Tel. 0547 603014 Info@travelzone.it
Matera (Matàhr in dialetto materano), è un comune di 60.392 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia e seconda città della Basilicata. La città è nota in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO (primo sito dell’Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento). Un unicità europea di Matera, soggetto del nostro workshop, è la colonia di falchi grillai, Falco naumanni che con circa mille coppie nidifica nei famosi Sassi. Non esiste un’altra colonia di rapaci in nessun centro storico d’Europa, i falchi volano sopra Matera, nidificano sotto i coppi, dietro i monumenti in un connubio strabiliante fra natura, architettura, storia e antropologia. Le chiese rupestri vantano gli affreschi più antichi del mezzogiorno italiano.
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INFO Si raccomanda abbigliamento adeguato: puo fare davvero molto caldo, è importante avere abiti leggeri e coprenti ed un cappello, la crema solare con protezione alta è consigliata. Molto utile, anzi indispensabile è il treppiede ( sono disponibili alcuni treppiedi per chi non lo possedesse) Indispensabile un teleobbiettivo ottiche “normali” per i paesaggi e gli scorci urbani Per gli spostamenti in loco aranno organizzate il minor numero di automobili dei partecipanti possibili.
FOCUS DEL CORSO Questo è un corso ideale per chi è già in possesso delle tecniche di base, ha confidenza con tempi e diaframmi e sa esporre correttamente leggendo un istogramma, ha un minimo di pratica nell’uso del teleobbiettivo e desidera approfondire la tecnica del reportage naturalistico in uno dei contesti urbani più particolari del mondo. QUOTA DI PARTECIPAZIONE Costo del workshop: MInimo 6 massimo 12 partecipanti
ATTREZZATURA BASE RICHIESTA - Macchina digitale reflex - Teleobbiettivo - Cavalletto - Abbigliamento idoneo COSA COMPRENDE - Corso avanzato di fotografia. - Prova attrezzatura Manfrotto, Gitzo specifica. - Prova attrezzatura Swarovski - Pernottamento, cene colazioni e pranzi, bevande escluse. - Assicurazione medico bagaglio
euro 1.120, 00 pensione completa INFO FOTOGRAFICHE Fabio Liverani fabio@photofarm.it www.photofarm.it cel. 347 9425616 PRENOTAZIONI E ISCRIZIONI info@photofarm.it cell. 340 3949462 tel. 0547 0547 1902145
COSA NON COMPRENDE - Ingressi a Chiese rupestri e Musei - Spostamenti con auto - quanto non indicato in la quota comprende DOVE ALLOGGIAMO B. & B. nei Sassi, stanze doppie e triple. Pranzi e cene in ristoranti tipici.
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MATERA
REPORTAGE
TEMI TRATTATI -Teleobbiettivo. -Street e reportage. -Radiocomando -Reportage geografico naturalistico
Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia.
”Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”. Helmut Newton I
PROGRAMMA DI MASSIMA domenica 8 luglio Ore 15 - 18 arrivo dei partecipanti briefing, sistemazione nelle camere Cena ESCURSIONI FOTOGRAFICHE Le escursioni fotografiche nello specifico e nel dattaglio saranno organizzate e stabilite in loco in base alle condizioni metereologiche e di luce presenti e sopratutto in base alle esigenze del gruppo. Decideremo insieme quando privilegiare i falchi, i paesaggi, le chiese rupestri ecc. in base allo svilupparsi delle riprese stesse e naturalmente in base al movimento e alla reperibilità dei vari sogetti di maggior interesse. Scopo principale del workshop è la realizzazione da parte dei partecipanti di un reportage geografico naturalisstico completo, un racconto fotografico in stile giornalistico, che comprenda le peculiarità di una delle città più affascinati del mondo: Matera. sabato 14 luglio escursione, pranzo , chiusura del workshop, partenza degli ospiti.
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“CHI ARRIVA A MATERA...” Chi arriva a Matera per la prima volta non può rimanere indifferente. Cer-
‘52 la famosa legge 619 con cui «il problema» doveva essere definitiva-
to, oggi non è più come ai tempi di Luisa Levi, che nel 1935, andando a
mente risolto. Ci vollero vent’anni e altre tre leggi apposite, la questione fu
trovare il fratello Carlo, confinato come antifascista nella vicina Gagliano,
– e resta, anche ad una disamina posteriore – estremamente complessa e
vi si fermò mezza giornata riportandone un’impressione straziante, com-
per fortuna a pianificare le nuove sorti di Matera furono chiamati urbanisti
plice la visione dei bambini denutriti e febbricitanti per la malaria («Signò,
illuminati che, oltre a progettare l’evacuazione dei Sassi e le alternative
damm’ u chinì!» Signora, dammi il chinino), della promiscuità fra uomini
per i circa 18 mila abitanti, ne previdero il risanamento conservativo sulla
e animali e del contrasto stridente fra la città «nuova», sparsa di edifici
base di un loro - evidente anche se non a tutti (c’era chi voleva la demo-
littori monumentali e quella vecchia, la città dei Sassi, la città trogloditica,
lizione totale) - valore culturale e paesistico.
inferno dantesco sospeso tra il fiume e il monte. Per inciso, il fascismo
E oggi? Accantonando la questione dell’abbandono dei Sassi (questione
aveva investito assai sulla “redenzione” di Matera, elevandola a capoluogo
dolorosa e che richiese l’impiego della forza pubblica sino ad assumere
di provincia (1926), sventrando parte della Civita sette-ottocentesca per
i toni di una deportazione), cosa resta di tutto ciò? Cosa resta accanto ai
ricavarne l’immancabile Via dell’Impero, con marmorei palazzi burocratici
turisti che scorrazzano per i Sassi arroventando le macchine fotografiche
sedi di banche, Poste, Ina e uffici pubblici (1935-36), costruendovi l’Ospe-
e chiedendo con morbosità ai ciceroni dov’è che viveva la gente, se è
dale (1926) e mettendo mano a quella «modernizzazione» degli antichi
vero che dormivano per terra, sulla paglia assieme al mulo e alle galline,
rioni già vagheggiata e molto parzialmente avviata dalla legge speciale
se è proprio vero che stavano in dieci in una stanza, anzi in una grotta,
Zanardelli del 1904: fino ad allora i Sassi erano rimasti isolati e negletti,
senza luce e senz’aria… Matera non è più quella di Luisa Levi che pote-
non solo «una città nella città», ma una città negata, su cui era meglio
va disgustare o far innamorare, senza mezze misure. Ancor oggi non si
chiudere gli occhi e stendere un velo. Tuttavia Mussolini, come detto,
resta indifferenti perché questa città strana e meravigliosa non ha eguali
non si dimenticò di Matera. Non dimenticò di inaugurare, insieme al re, il
in Europa: a prima vista è avvicinabile a qualche esempio della Cappa-
solenne monumento ai moltissimi Caduti della Grande Guerra: Matera,
docia, della Siria e ancor più dello Yemen, eppure, a ben guardare, resta
come tutte le città contadine povere, meglio se del Sud, aveva fornito
assolutamente unica. Con la sua «architettura per sottrazione» (fino al
carne da macello alle trincee del Carso; inaugurò anche le nuove migliorìe
XVI secolo nulla era costruito in senso stretto ma tutto era scavato nella
che dovevano risollevare i Sassi dall’atavica apatìa, coprendo i grabiglioni
tenera calcarenite che qui vien chiamata “tufo” e che lasciava cesellare
(le cloache a cielo aperto), aprendo una nuova viabilità panoramica e
ogni tipo di cavità ipogea) e con il suo aspetto selvaggio, ancestrale, ri-
soprattutto portandovi, con l’Acquedotto Pugliese, l’agognatissima acqua.
arso, severo anche quando il sole la bacia lunghissimamente, Matera è
Più che con i discorsi tronfi, le pause calcolate e la consueta retorica, il
davvero patrimonio dell’umanità, non solo per il decreto Unesco che lo
regime fece breccia sui materani ponendo fine ad una sete millenaria.
sancisce fin dal 1993.
Prima del ’27 gli abitanti dei Sassi bevevano l’acqua dei “palombari”, im-
La Matera di oggi non è più quella di Luisa Levi, sia detto senza rimpianto
ponenti cisterne che raccoglievano l’acqua dei tetti e dei vicoli; il liquido
nonostante la nostalgia che ognuno può provare per un autentico patrimo-
veniva filtrato con detriti, ghiaia, sabbia e - colera permettendo - veniva
nio antropologico che se n’è andato, un mondo di sapiente, antichissima
reso, per così dire, potabile.
cultura rurale oltre che di singolare convivenza uomo-natura. Un mondo
Nonostante fosse, già allora, accreditata una visione «pittoresca» della
che peraltro – arrivato al XX secolo con caratteri sostanzialmente immutati
città, il Duce, a Matera nell’agosto ‘36 per il taglio del nastro della nuova
fin dal Medio Evo da un punto di vista sociale, urbanistico ed igienico-
strada di circonvallazione che raccordava i due Sassi, Caveoso e Bari-
sanitario (ricordiamo un solo dato: la mortalità nel primo anno di vita che
sano, assicurò che in due anni i Sassi sarebbero scomparsi. Naturalmente
a Matera nel 1948 risultava 436 per mille quando nel resto d’Italia si atte-
non fu così. Non fu così neanche quando Togliatti nel ’48 coniò per i Sassi la
stava mediamente sui 112) – non poteva durare. Resta, certo, l’assoluto
definizione di «vergogna nazionale» e neppure quando De Gasperi varò nel
dovere di conservare i Sassi in quanto tali, senza un’improbabile musei-
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-ficazione totale, ma contrastando l’abbandono cui vennero lasciati dopo il compimento della legge 619 (che pure ne prevedeva il risanamento), perlomeno fino al 1993. Fanno ben sperare gli attuali segnali, con l’avvenuto restauro e riapertura di quasi tutte le chiese rupestri, la creazione di straordinari poli culturali (c’è un museo di scultura unico per contenuto e suggestione del contenitore) e gli incentivi affinché i Sassi tornino a vivere, non solo per il turista. Sandro Bassi
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