Portfolio Architettura IUAV | Fabio Francesco Romano

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F A B I O FRANCESCO R O M A N O 2

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F A B I O FRANCESCO R O M A N O 2 8 4 6 3 2 D.A.C.C. 2 0 1 5 | 2 0 1 8


UniversitĂ IUAV di Venezia Scienze dell'Architettura Architettura Costruzione Conservazione Design e Contenuti Fabio Francesco Romano

Šluglio 2018


Chi progetta sa di aver raggiunto la perfezione non quando non ha piĂš nulla da aggiungere, ma quando non gli resta piĂš niente da togliere. (Antoine de Saint-Exupery)



INDICE

7 INTRODUZIONE 9 10 12 26 28

PASSATO Laboratorio Integrato 1 Rilievo Strumentale Rappresentazione Digitale Storia della Rappresentazione Fotografica in Architettura W.A.Ve. 2016

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PRESENTE Laboratorio Integrato 2 Laboratorio di Restauro W.A.Ve. 2017

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FUTURO Laboratorio Integrato 3 Urbanistica Workshop (The 100YC) con Tom Kovac

93 CONSIDERAZIONI FINALI



INTRODUZIONE

L’interpretazione filospaziale, nella storia dell’architettura, ha avuto il suo pioniere in Sigfrid Giedion, autore del noto “Space, Time and Architecture” (1941), che sulla scorta delle avanguardie artistiche di primo Novecento, individua nella quarta dimensione, quella temporale, la peculiarità dell’architettura moderna. Passato, Presente e Futuro, rappresentano, dunque, i tre nuclei di questa raccolta di lavori. Essi sono stati divisi in base alla logica con la quale il progetto è stato partorito. Certo è, che ogni lavoro presenta al suo interno tali nuclei temporali; ogni progetto prevede una propria ricerca storiografica radicata nel passato, viene pensato nel presente affinchè funzioni nel futuro. Eppure in ogni opera, attraverso una sensibilità magari soggettiva, è possibile identificare un tempo dominante, che ne caratterizza e ne influenza inevitabilmente la propria essenza.



P A S S A T O



LABORATORIO INTEGRATO 1 Prof. Martino Doimo Prof. Fiorenzo Bertan Prof. Carlo Della Mura

La casa studio dell'architetto, progettata attraverso lo studio della tettonica e della modularitĂ compositiva. Un ideale ambiente di dialogo fra spazi abitativi e lavorativi.


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Il progetto della casa studio per l'architetto pone le basi ad un'attenta ricerca spaziale. Fondamentale è stato, infatti, attraverso lo studio dell'opera Miesiana, capire come far dialogare lo spazio insediativo e quello lavorativo, il primo caratterizzato da stanze confortevoli, il secondo da stanze più pratiche. Lo sviluppo di un'ampia corte, racchiusa dai due blocchi, si è quindi dimostrata una scelta vincente, garantendo ad inquilini e impiegati, spazi luminosi e ariosi. L'abitazione gode di un garage e di una dèpandance per ospiti nell'estremità a nord, mentre proseguendo in direzione del podio, su cui la costruzione giace, ci si imbatte nella zona giorno, che termina nel maestoso salone ipostilo. La zona notte è localizzata all'interno del podio, garantendo intimità e comfort.

-mente più piccola, seppur dotata di un piano sovraelevato che custodisce lo studio dell'architetto vero e proprio, mentre al piano inferiore sono localizzati gli uffici e i laboratori per gli assistenti. E se la corte è stata la scelta ideale per far dialogare gli ambienti esterni, per gli interni si è optato a piccole zone espositive. Infine, soluzione conclusiva del progetto, è stata quella di inserire la casa studio all'interno di un complesso di costruzioni similari, nel comune di Possagno (TV), in prossimità del Tempio Canoviano.

Il corpo di fabbrica degli uffici, corre parallelamente a quello dell'abitazione, e si presenta come una costruzione legger-

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La suddivisione del corpo di fabbrica attraverso un modulo, si è rilevata particolarmente utile anche nella composizione della facciata, permettendo al rivestimento in pietra di inquadrare in maniera appropriata, i pieni e i vuoti, sottolinenado con facilità la volumentria complessiva. Per creare un ambiente omogeneo, sono stati scelti pochi materiali, quali, pietra d'istria, legno e vetro, tale da conferire un aspetto essenziale e delicato. L'aspetto "verde" del progetto è stato ideato osservando l'opera dell'architetto spagnolo Alberto Campo Baeza, caratterizzata da spazi minimi dedicati a piccoli arbusti. Infine , al centro della corte, un grande specchio d'acqua, nostalgica citazione al Padiglione di Barcellona del 1929, di Mies van der Rohe. 15


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Buona parte di quella che è stata l'essenza finale del progetto, è stata presa in prestito dalle CASE STUDY HOUSES, in particolare della 13esima, la cosidetta Alpha House, realizzata dall'architetto austro-americano Richard Neutra. Analizzandone con attenzione il distributivo, è

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stato possibile carpire la logica progettuale che constraddistingue questa particolare serie di edifici, caratterizzate da un forte impatto scenico basato sull'interazione tra elementi orizzontali e verticali, che regalano una sensazione di leggerezza a tutta l'abitazione.


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RILIEVO STRUMENTALE E RAPPRESENTAZIONE DIGITALE Prof. Francesco Guerra

La riscoperta del passato attraverso l'attento studio delle sue forme e delle sue proporzioni. Strumenti moderni al servizio dell'architettura antica, per leggerne la sua storia e i suoi segreti. .


Attività di rilievo, svolta nella chiesa di Santa Fosca, a Venezia. La prima notizia sull'esistenza della chiesa risale al 1297. Durante il XVII secolo l'edificio inizia a dare segni di precarietà statica; viene quindi demolita e ricostruita intorno al 1679, da un architetto rimasto sconosciuto, mantenendo il medesimo sedime nello stesso orientamento del precedente edificio. Nel primo Settecento un incendio danneggiò gravemente la chiesa, ma il suo pronto restauro fu avviato e sostenuto dai membri di Cà Donà. In quest'occasione fu possibile anche portare a termine la costruzione dell'attuale facciata, che venne iniziata nel 1733 e terminata nel 1741. Il fronte risulta tripartito, e lo spazio centrare è dominato da un grande portale d'ingresso a coronamento curvilineo.

Il procedimento di rilievo ha previsto inizialmente il posizionamento dei target, necessari per la costruzione della nuvola di punti su Photoscan. Una volta posizionati i segnali si procede con il rilievo strumentale, attraverso il metodo della trilaterazione. Prese le misure sull' eidotipo si scattano le foto per il modello 3D, una strisciata davanti al portale e due radiali; una per il portale e una per il dettaglio del capitello. Con il modello 3D, infine, si realizzano per ricalco i disegni.

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STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELL'ARCHITETTURA -Sliding the DoorProf. Angelo Maggi

La fotografia è stata una delle invenzioni che più in assoluto è riuscita a trasformare la società. E non in un solo ambito; comunicazione, scienza, arte, architettura. E mentre trasfmorava, trasformava se stessa, diventando addiruttura ordinaria amministrazione. Le prime foto avevano tempi di scatto lunghissmi, e per evitare che i soggetti venissero sfocati, si era disposti a legare mani e piedi con delle corde.

La foto nel riquadro superiore raffigura proprio questa caratteristica, e si intitola "Pasha and Bayadere", del fotografo inglese Roger Fenton. Ecco quindi perchè citarla nel progetto "Sliding The Door". Cambiando la prospettiva del portale di Scarpa, si è deciso di cambiare la prospettiva temporale della fotografia, attraverso l'uso delle corde, in maniera artefatta e anacronistica.



W.A.Ve. 2 0 1 6 - A RC H I P E L AG O M A RG H E R ABeals + Lyon Architects [Chile]

Un lungo ponte fatto di isole che collega Venezia a Marghera. L'idea di ripristinare un luogo di declino industriale, facendo leva sull'indiscutibile unicitĂ urbanistica della Serenissima cittĂ lagunare.


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Il progetto si sviluppa sotto le vesti di un arcipelago che deve collegare Venezia a Marghera ipotizzando un ricongiungimento e una coabitazione tra le diverse scale, quella della macchina e quella dell'uomo. Il percorso formato dalle varie isole si compone, come in un organismo di varie parti che si collegano non solo in maniera successiva, ma anche in maniera ramificata. Il sistema delle isole permette di mettere in comunicazione Marghera e Venezia attraverso sistemi viari lenti, in contrapposizione ideale al Ponte della LibertĂ . Le isole, di forma circolare, si reggono su un sistema ispirato alle tipiche bricole Veneziane, e presentano un costruito

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realizzato attraverso la creazione del negativo dei vuoti cittadini, ovvero i campi e le piazze. Dalla laguna si vede come la scala della macchina sia la maggiore responsabile della composizione, con la generazione dell'attacco al suolo mediante una selva di grandi archi che vanno a comporre delle isole esagonali e che hanno il compito di sostenere il piano nobile che risulta forato soprattutto per favorire l'interazione delle due scale, dell'uomo e della macchina, per non andare quindi a creare l'ennesimo ossimoro bensĂŹ una cooperazione di intenti ed obiettivi.


Ma oltre al ricongiungimento tra le due dimensioni, quella della macchina e quella dell'uomo, bisogna dare per scontato che quest’ultimo abbia già accettato la dimensione della macchina e quindi usa e vive spazi che un tempo non gli appartenevano. Si potrebbe quasi pensare, ora, che la dimensione dell'uomo e quella della macchina siano diventate la medesima cosa sotto diverse identità. Presa ad esempio, è l'isola che più di tutte rappresenta la battaglia da combattere con il degrado post-industriale di Marghera, "THE FLOATING GARDEN", ovvero l'isola giardino, che proietta nella vecchia zona abbandonata il principio di un ideale risanamento verde.

L'orto botanico è posto nel piano nobile al di sotto di una cupola completamente vetrata, dove la dimensione della natura prevale nettamente su quella della macchina con forme e strutture armoniche, quasi organiche. Il tutto circondato da un anello nel quale sono distribuite varie funzioni che ovviamente non possono prescindere dalla funzione principale che agisce da fulcro sia compositivo che funzionale. Il particolare gioco di contrasti tra i rapporti uomo / macchina / natura, altro non è che un tendere la mano, un gesto di riconciliazione. Ecco perché il giardino è vetrato a 360°, affacciato verso la dimensione dell'uomo, affacciato verso la dimensione della macchina.

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P R E S E N T E



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La progettazione di spazi personalizzabili, adatti ad ogni tipo di famiglia, in particolare a quelle appena nata. Case essenziali localizzate in una nascente area residenziale a San Donà .

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LABORATORIO INTEGRATO 2 Prof. Attilio Santi Prof.ssa Anna Saetta


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Modifiche della tipologia A

Modifiche dei duplex B1 e B2

Il progetto è realizzato per il Comune di San Donà di Piave, in una zona periferica della città, tale contrada Mussetta, zona a stretto contatto con la natura, ma ben collegata al centro. Si è quindi pensato ad un insieme di palazzine che venisse a costituire un nuovo ambiente protetto, ma che dialogasse attivamente con il contesto. Le piante delle strutture sono caratterizzate da uno schema modulare che si articola attorno alle due scatole contenenti i vani scala. In questo caso siamo in presenza a quattro tagli residenziali differenti, la tipologia A, di 80 mq, i duplex, B1 e B2 di 110 mq e infine da tipologia C di 60 mq. Per rispondere alle esigenze di potenziali nuove

famiglie, si è quindi pensato a tipologie residenziali eterogenee tra loro. Ma non solo. Ogni casa infatti è stata pensata con il preciso scopo di evolvere nel tempo, proprio come una famiglia, che nel tempo si trasforma. Infine la realizzazione dell'intero edificio prevede l'utilizzo di materiali semplici, per mantenere le case a basso costo, pur mantenendo intatto lo spirito della zona, a metà strada tra l'urbano e il rurale, di conseguenza lo scheletro della casa sarà in cemento armato, ma il suo rivestimento il legno e intonaco.

Modifiche della tipologia C 39


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LABORATORIO DI RESTAURO Prof.ssa Emanuela Sorbo

Riportare alla luce un luogo ricco di memorie. Sconfiggere i ricordi sofferenza esorcizzando un intero ospedale psichiatrico da ogni negatività , per ottenere nuovi spazi, utili all’intera cittadinanza.


L'ospedale psichiatrico di Rovigo fu progettato nel 1906, e prevedeva spazi per varie tipologie di malati. Era suddiviso in più padiglioni, ognuno adibito ad ospitare un particolare tipo di pazienti o di attività. La percezione che si aveva, e che si ha del luogo, dall'esterno, è minima, e ciò è dovuto alla folta vegetazione che avvolge l'intero complesso. Il masterplan è semicircolare; nelle circonferenze erano localizzati i padiglioni per i pazienti, mentre nella parte centrale, si trovavano servizi come mensa, cucine, lavanderia, chiesa ecc. Negli anni, l'ospedale ha assistito a diverse modifiche, dovute a ragioni di tipo economiche e sociali.Tra gli anni '50 e '70, numerosi sono stati gli ingrandimenti, per cercare di ospitare quanti più pazienti possibile. Nel 1978 però la svolta; passa infatti la legge Basaglia, che da lì in avanti spingerà questo genere di strutture all'abbandono. Oggi la struttura rodignina è totalmente abbandonata alla natura, e pare ormai dimenticata dall'intera città. 44


PIANTA PADIGLIONE 5

1953

1928

1907

PIANTA COMPLESSO

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2018

1997

1978

PIANTA COMPLESSO

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PIANTA PADIGLIONE 5


Pur essendo un tema fortemente contemporaneo, lo spazio verde nel vecchio O.P.P. di Rovigo comporta più problemi che altro. La vegetazione, una volta quasi necessaria per particolari attività dei pazienti, è inevitabilmente sfuggita di mano all'uomo e ha iniziato ad invadere ogni angolo del complesso. Nonostante l'aspetto spesso suggestivo che questo comporta (particolare menzione positiva va fatta al viale di pioppi nel semi asse centrale), il verde rappresenta una problematica non solo di tipo estetico, ma anche concettuale. L'ex ospedale psichiatrico si trova nella periferia nord della città, in una zona non particolarmente trafficata, e dall'abbandono in poi la cittadinanza si è dimenticata di tali spazi, e la vegetazione così alta e così fitta non aiuta di certo una possibile reintegrazione urbana. Prima di proporre una qualsiasi idea progettuale è stato quindi fondamentale chiarire che tipo di ruolo avrebbe ricoperto l'elemento verde.

Se da una parte risulta sbagliato continuare a mascherare la struttura da tanta natura incontrollata, appare folle parlare di disboscamento totale. Tirando le somme, è quindi necessario risalire a quel verde che faceva effettivamente parte del progetto, cercando di eliminare le piante e gli alberi sviluppatisi dall'anno dell'abbandono ad oggi. In questo modo, a prescindere da quella che potrebbe essere l'idea di progetto, il lotto sarebbe comunque utlizzabile come parco urbano e polmone verde, senza però diventare un limite o una barriera.

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Il padiglione 5 fu inizialmente progettato per ospitare il reparto "femminile tranquille" (1906). Dal 1928, dopo l'inversione dei padiglioni, ospitò il reparto "maschile tranaquilli". Dal progetto originalele, le modifiche furono poche, ma di una certa importanza; Cambiarono infatti i vani scala, tali da permettere l'inserimento di celle di isolamento. Tali spazi saranno comunque rimossi, non appena passò in Parlamento la legge Basaglia. Poco prima dell'abbandono definitivo, il padiglione, subÏ poche modifiche al distributivo. Infine, negli anni successivi alla chiusura, fu utilizzato come deposito e archivio del centro pneumologico dell'ospedale di Rovigo.

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IL PADIGLIONE 5

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muratura

amianto

legno

intonaco

ferro

colonizzazione biologica

distacco delle tinte

patina biologica

carie del legno

scolorimento tinte

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ST1 PU2 PU4 ST1 PR2 PR1 PU1 PU2 PU3 AG4 PU1 PU2 PU3 AS1 AG3 PU3 CN1 ST1 PU1 PU3 AG2 AG1 CN3 PR1


Pulitura PU1: Rimozione macroflora PU2: Rimozione microflora PU3: Diserbo da piante superiori PU4: Disinfestazione dei muschi e licheni Asportazioni AS1: Asportazione degli intonaci Sostituzione ST1: Sostituzione degli elementi

INTERVENTI Conservazione CN1: Applicazione di fondo a base di zinco CN2: Risanamento dell'umiditĂ CN3: Fissaggio delle scaglie

Reintegrazione AG1: Stuccatura e integrazione di elementi in laterizio AG2: Risarcimento- stilatura dei giunti di malta AG3: Rappezzo intonaco di calce Protezione AG4: IntegrazioPR1:Trattamenne cromatica to finale a base di biocida PR2:Applicazione smalto di resine sintetiche

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Il progetto è stato delineato seguendo il preciso scopo di rispettare gli ambienti originali e soprattutto le persone che vi vivevano, nella speranza di realizzare spazi utili alla comunità e all'individuo, con il supporto delle materie artistiche. Si è pensato, dunque, di progettare un ambiente unico, forte della coesistenza delle diverse discipline visive e performative, con lo scopo di promuovore laboratori d'arteterapia, che possano soddisfare le esigenze

più particolari, attraverso percorsi di cura ad indirizzo psichico, ma anche con lezione aperte all'intera comunità e per chiunque abbia voglia di imparare una nuova disciplina. Dare spazio all'arte significa esorcizzare il passato dell' O.P.P., ripristinando il suo autentico ideale terapeutico, reinterprentandolo però con un tema molto meno rigido, e che lascia la possibilità di ricordare chi è passato prima di noi.

DESTINAZIONE D'USO SERVIZI

2 - Direzione 15 - Infermeria

2 - Direzione 15 - Isolamento

LUOGHI D'INTERESSE

7 - Padiglione per mostre temporanee 9 - Museo 14 - Biblioteca

7 - Agitati uomini 9 - Agitati donne 14 - Lavanderia

3 - Fotografia 4 - Fumetto 5 - Pittura 8 - Scrittura 11 - Scultura 12 - Laboratorio di scenografia

3 - Reparto neurologico 4 - Osservazione 5 - Tranquilli uomini 8 - Lavoratori uomini 11 - Tranquilli donne 12 - Lavoratrici donne

6 - Cinema 10 - Musica 13 - Teatro 22 - Laboratorio di lettura 28 - Laboratori di danza e arti motorie

6 - Semiagitati uomini 10 - Semiagitati donne e infermeria 13 - Cucine 22 - Chiesa 28 - Stazione di pollicultura

ARTI VISIVE

ARTI PERFORMATIVE

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FUNZIONE STORICA


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PIANO PRIMO

PIANO TERRA

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L'originale simmetria della struttura è andata perduta con il tempo, a causa delle varie aggiunte e modifiche fatte nel corso degli anni. Le varie stanze, di conseguenza, hanno subito cambiamenti più o meno radicali, frutto di ciò che stava accadendo anche nella società esterna al complesso. Le celle d'isolamento, ad esempio, sono state rimosse, una volta dichiarate nocive ai pazienti. Tali processi hanno alterato il distributivo del padiglione. Il progetto, attraverso un percorso tracciato nella storiografia dell'edificio, cerca di riportare, almeno in parte, l' essenza del progetto originale. Infine la destinazione d'uso è incentrata su l'utilizzo degli spazi come laboratori di pittura, con realative zone espositive. Ciò nonostante alcuni ambienti sono stati pensati come stanze della memoria, in modo tale da non cancellare la precedente vita del Padiglione 5. 55



W.A.Ve. 2 0 1 7 -CITY OF EDENSBeals + Lyon Architects [Chile]

Riempire i vuoti scavati dalla guerra attraverso lo studio della disposizione degli spazi urbani veneziani. Un giardino privato, e la fontana Querini di Scarpa, riproposti a Darayya, al posto delle macerie.


L'obiettivo era quello di riqualificare Darayya, centro urbano a nord di Damasco, che negli ultimi tempi è stato devastato dai frutti della guerra. Si è quindi ideato ad un grande quartiere, sviluppato all'interno di una corte, in linea con la tipica urbanistica araba. Per generare il vuoto si è partiti dal progetto dell'ospedale di Venezia del 1964. Si è realizzato un piccolo plastico della pianta in argilla e lo si è modellato in maniera del tutto casuale, fin quando la forma ottenuta non era abbastanza convincente. Tale vuoto è stato quindi riempito con la forma del giardino di Palazzo Grimani ai Servi, a Venezia, mentre per quanto riguarda le costruzioni al suo interno, è stata di grande ispirazione la fontana di Carlo Scarpa, realizzata nel cortile della Fondazione Querini Stampalia, sempre a Venezia. Riempire un vuoto, non solo fisico, ma anche umano, come quello nella città di Darayya, ha permesso un'analisi particolarmente ravvicinata di quella che è la Siria oggi, dove la popolazione condivide le macerie assieme alla guerra. Progettare un nuovo quartiere significa, quindi, aiutare a ripristinare la quotidianità di un'intera nazione.

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PIANTA DEL GIARDINO DI PALAZZO GRIMANI AI SERVI

ASSONOMETRIA DELLA FONTANA DI CARLO SCARPA

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F U T U R O



LABORATORIO INTEGRATO 3 Prof.ssa Maura Manzelle Prof. Massimo Rossetti

Rielaborare e riproporre un'antica struttura di mastri vetrai muranensi, riflettendo su ciò che Murano potrebbe diventare oggi, in funzione dell’interesse culturale dei flussi turistici odierni.


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INNOVAZIONE

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84632 719

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La struttura dei fratelli Moretti nei pressi di Fondamenta Manin, a Murano, fu costruita nei primi anni del XXI secolo, e per buona parte di esso fu uno dei centri di maggior produzione di vetro per l'azienda, fino all'abbandono. Caratterizzata da due grandi spazi, la Tesa (elemento preso in considerazione per il progetto) e la manica lunga, ambiente ideale per produzioni di elementi di grandi dimensioni. Ponendo come obiettivo quello di proiettare la tesa in una realtà che si discostasse dallo stereotipo muranense della produzione del vetro, si è pensato ad un ambiente dalla forte interattività e dall'impronta artistico/culturale. Utilizzando così la tesa come scheletro ed esoscheletro per una struttura più dinamica, sono state aggiunte delle scatole a cavallo del perimetro della tesa stessa, in modo da scavare uno spazio interno, ma allo stesso tempo di espandere lo spazio verso l'esterno. Tali strutture sono state, quindi, adibite a sale espositive e ad aule didattiche, dove poter ampliare l'esperienza della mostra. Infine, altre due importanti scatole, contraddistinguono il nuovo ambiente; la scalota dell'auditorium, e quella della biblioteca, che difatti rappresenta, con la sua sopraelevazione e il suo incastrarsi con le capriate originali della tesa, l'elemento che più caratterizza l'intero progetto. Per quanto riguarda l'aspetto verde del luogo, sono stati riqualificati gli spazi esterni (finora solo di risulta, venutisi a creare negli anni quasi per caso) attraverso la progettazione di un giardino ricco di cespugli, che formano un percorso espositivo che amplifica l'esperienza museale.

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PIANO PRIMO

PIANO TERRA

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Prospetto Nord 1:100

PROSPETTO NORD

Prospetto Nord 1:100

Prospetto Ovest 1:100

Prospetto Ovest 1:100

PROSPETTO OVEST Prospetto Nord 1:100 Prospetto Sud 1:100

Prospetto Nord 1:100 Prospetto Ovest 1:100

Prospetto Est 1:100 Prospetto Sud 1:100

Prospetto Sud 1:1001:100 Prospetto Ovest

PROSPETTO SUD Prospetto Est 1:100

Prospetto Est 1:100

Prospetto Sud 1:100

Prospetto Est 1:100

PROSPETTO EST

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Fondazione scatola

Integrazione scatola-tesa

Cordolo scatola

Tetto a falda

Soletta biblioteca

Integrazione biblioteca-tesa 73



URBANISTICA Prof.ssa Laura Cipriani

Ripristinare il paesaggio di un'intera porzione del Friuli Venezia Giulia, radicalmente mutata a causa delle troppe speculazioni agricole, che hanno generato importanti modifiche al territorio.


DensitĂ agricola 68-98,3% 56,3-68% 36,9-56,3% 12,8-36,9% 0-12,8%

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Il Friuli Venezia Giulia si estende su un territorio di 785.839 ettari tra Slovenia, Austria, Veneto e mar Adriatico. Circa il 30% della superficie è destinata all'agricoltura. Il territorio è molto diversificato ed è possibile individuare quattro settori da nord verso sud: montano, collinare, pianeggiante e costiero. Il territorio montuoso rappresenta quasi la metà dell'intera superficie regionale (42,6%). Ad eccezione di quest ultimo, l'area montana è caratterizzata da valli strette e lunghe, forre e gole profonde, dal notevole valore naturale e paesaggistico, ma inadatte all'attività agricola, che in queste aree si è potuta sviluppare solo marginalmente. La collina si sviluppa a sud della catena alpina e ad essa appartiene la parte degradante verso la pianura.

Queste sono le zone con la più alta vocazione vitivinicola. La pianura, dove si concentra la maggior parte delle attività agricole, è divisa naturalmente dalla fascia delle risorgive in due zone principali: l'alta pianura e la bassa pianura. L'alta pianura è il territorio più popolato del Friuli, dove si collocano tra l'altro le città di Udine e Pordenone. La zona della bassa pianura si caratterizza per un paesaggio molto particolare, che va dalle acque affioranti della zona delle risorgive alla laguna di Marano.

euro 200.000 150.000 100.000 50.000

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Andamento della produzione delle principali coltivazioni agricole e dei principali prodotti zootecnici alimentari in FVG.

Cereali Patate e ortaggi Prodotti vitivinicoli Fruttiferi

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2010

1970

1900

1800

FRUMENTO

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GRANTURCO

PATATE


VITI

PIOPPI

PRATI

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L'acqua per le colture x6

Mais da granella 66.159,39 m3 4.545 aziende Riso 1.588,47 m3 18 aziende Ortive in piena arie 190,45 m3 430 aziende Vite 3.075,86 m3 1.515 aziende Olivo da olio 89,78 m3 55 aziende Fruttiferi 3.887,41 m3 515 aziende

Vigneti Boschi Foreste Prati stabili Parchi Frutteti Impianti di arboricoltura da legno Imboscamento di pianuraForestazione (pioppo)

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Sistema idrografico

Corsi d'acqua naturali

Canali artificiali

Pozzi

Sistema totale

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Export

EXPORT DEI PRODOTTI ALIMENTARI Medio Oriente 4%

Asia 6% Altri Paesi 1% USA 5%

Germania 17%

Austria 10% Altri Paesi Europei 33%

Francia 9% Slovenia 8% Regno Unito 7%

EXPORT DELLE BEVANDE Asia 6% Altri Paesi 11%

Medio Oriente 4% Germania 17% Austria 10%

USA 30%

Francia 3% Slovenia 2% Regno Unito 7% Altri Paesi Europei 33%

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LUNGO PERIODO

MEDIO PERIODO

BREVE PERIODO

Interventi: Frangivento

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Piantumazione sui confini dei campi

Fascia tampone

Foreste coltivate

-ostacola la diffusioni di attacchi fungini -garantisce l'ombreggiamento dell'alveolo -riduzione dell'asportazione di terreno superficiale

-stabilizzazione microclimatica -miglioramento qualitĂ dell'acqua -qualificazione paesaggio

-aumento della fertilitĂ del suolo -diffusione specie legnose perenni -riduzione del biossido di azoto e di carbonio


LUNGO PERIODO

MEDIO PERIODO

BREVE PERIODO

Interventi: Sistemi d'argine

Argine con barriera verde

Aggiunta di percorsi panoramici

Sistema di argini complesso

-ampliamento del letto del fiume -protezione dall'erosione -sviluppo di ecosistemi umidi

-stabilizzazione dell'habitat -qualificazione peaseggistica -aumento di interesse turistico

-abbassamento del livello delle piene aumento della biodiversitĂ -espansione del corso d'acqua

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BREVE PERIODO

-innalzamento falda acquifera -miglioramento qualitĂ dell'acqua -qualificazione paesaggio

LUNGO PERIODO

-aumento della produzione di CO2 -garantisce l'ombreggiamento dell'alveolo -riduzione dell'asportazione di terreno superficiale

MEDIO PERIODO

Interventi: Conservazione dell'acqua

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-aumento della fertilitĂ del suolo -innalzamento delle precipitazioni -equilibrio ecologico


LUNGO PERIODO

MEDIO PERIODO

BREVE PERIODO

Interventi: Policolture

Fase di passaggio da agricoltura tradizionale monocoltura a policoltura

-diminuzione di piante infestanti -miglioramento della fertilità del suolo -riduzione dell'uso di pesticidi

Completa attuazione del sistema basato sulla biodiversità

-stabilizzazione microclimatica -aumento della produttività -ripopolamento degli insetti nei campi

Mantenimento e intensificazione dei sistemi policolturali

-stabilizzazione microclmatica -aumento della biodiversità -riduzione dei fenomeni naturali distruttivi

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WORKSHOP THE 100YC (YEAR CITY) MALAYSIA BIENNIAL Tom Kovac

Studio e creazione di un'intera nuova metropoli asiatica, al confine tra Malaysia e Singapore, incarnazione geografica e urbana della rivoluzione tecnologica e informatica del III millennio.


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Il progetto affronta il territorio con il particolare intento di stabilire dei solidi collegamenti tra la Malaysia e Singapore, reinterpretando, però, l'elementare concetto di ponte. Nel massimo rispetto dell'habitat locale, la zonizzazione metropolitana si sviluppa attravarso due macro aree, la zona verde, con delle piccole isole residenziali, e la zona a maggiore densità urbana , con delle isole naturali interne. L'incastrarsi di queste due grandi aree, è infine accentuato dalle nervature viarie principali, che giocano all'interno del tessuto cittadino anche un ruolo di dinamicità urbanistica.

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CONSIDERAZIONI FINALI

Davanti ad un qualsiasi progetto, di qualsiasi tipo, è nostro dovere chiederci il perché di ogni particolare, di ogni decisione presa dai progettisti, col fine di capire davvero il prodotto che abbiamo davanti, riuscendo ad inquadrarlo anzitutto nel proprio quadro temporale. Esercitiamo il progetto nel nostro Presente: ma Passato e Futuro sono dimensioni del tempo che stanno dentro l’architettura che oggi progettiamo. In questo senso, “antico” e “nuovo” non sono qualcosa che sta fuori o lontano, con propri caratteri univoci e definiti. Dunque, nei segni dell’architettura, le dimensioni del tempo – passato e futuro – sono costitutivamente “presenti” ed insieme ne costituiscono la memoria. “Il fascino del passato del mondo e della storia dell’architettura risiede quindi – paradossalmente – nel non poter essere visto e separato dallo scorrere del tempo quotidiano, così come non è possibile – all’interno del labirinto – osservarne la disposizione a meno di non sollevarsi al di sopra di esso, cosa che, per fortuna, non è concessa dalle regole del gioco” (Franco Purini, Architettura didattica, Casa del Libro Editrice, 1980, p.21)

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