Misteri nr 1

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Slenderman, il mistero dell’Uomo Nero in grado di allungare i suoi arti a lunghezze disumane | Segni d…

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SLENDERMAN, IL MISTERO DELL’UOMO NERO IN GRADO DI ALLUNGARE I SUOI ARTI A LUNGHEZZE DISUMANE UFO / Misteri

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— 21 luglio 2012 A 84 persone piace questo elemento. Di' che piace anche a te, prima di tutti i tuoi amici.

Raccontiamo in un breve articolo la storia che gira in tutto il mondo, ma pochi ne parlano. Fantasia o realtà? L’uomo magro (o Slenderman) viene spesso descritto come un

uomo

con

sorprendentemente

un simile

abito al

volto

nero, del

EMAIL SEGNALAZIONI UFO E VARIE

famigerato Men In Black , e come suggerisce il nome, appare molto sottile e in grado di allungare i suoi arti e tronco alle lunghezze disumane, al fine di indurre paura e irretire la

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Slenderman, il mistero dell’Uomo Nero in grado di allungare i suoi arti a lunghezze disumane | Segni d…

CAMBIAMO IL DESTINO DELLA TERRA

Non saranno gli Extraterrestri con gli arresti di massa degli oscuri o con sbarchi di massa sulla Terra a cambiare la Nostra vita e Destino. Nella separazione

Foto sopra: alcune fotografie dell’epoca in cui si può osservare la comparsa di Slenderman Sotto: le fotografie che oggi girano sul web , in cui si può osservare la misteriosa presenza di Slenderman, un essere molto alto che si sposta lentamente. Ovviamente non sappiamo nulla di queste fotografie, se sono originali o meno, quindi lasicamo ai lettori il b eneficio del dub b io.

dimensionale avremo bisogno del nostro "cuore", di amore perdono non giudizio e purificazione interiore. Ci stiamo purificando interiormente ? Se Non lo stiamo facendo buona fortuna con il Nwo qui sulla vecchia Terra ...

LA PROFEZIA DELL’ARCOBALENO ROTANTE

Quando la Terra starà per morire, nascerà una nuova tribù di tutti i colori. Questa tribù sarà chiamata "I Guerrieri dell'Arcobaleno" e metterà la sua fede nelle azioni, non nelle parole. Questa viene chiamata la Profezia dell'Arcobaleno Rotante, dei Nativi Americani Hopi. Si tratta di una profezia pellerossa, tramandata dai Veggenti e dai Sognatori delle ere passate,che riguarda una promessa di pace, fra tutte le nazioni e tutte le genti. La Razza dell'Arcobaleno sottolinea l'importanza dell'uguaglianza e si oppone all'idea di una razza superiore che controlli o conquisti le altre razze. La Razza dell'Arcobaleno porta la pace grazie alla comprensione che tutte le razze sono una.Quando tutti i sentieri che conducono all'unità saranno rispettati da tutte le culture, allora la profezia dell'Arcobaleno Rotante si avvererà.

CODICI SEGRETI NASCOSTI

Una volta che le sue braccia sono tese, le vittime dell’uomo snello, sembranno essere sottomessi in una sorta di stato ipnotico, dove sono totalmente incapaci di camminare o comunque essere coscienti. Slenderman è anche in grado di creare una sorta di ramificazione di arti supplementari che partono dalla schiena, in modo che con le dita, le usa per camminare, come se fosse una cavalletta. La presenza dell’uomo Snello è associato con la paranoia e, a volte una con una malattia strana, ma coloro che lo vedono si trovano spesso ad essere maniacalmente coinvolti in una scrittura automatica, con dei messaggi

STRUTTURE INSPIEGABILI

strani, folli e disegnare scarabocchi e figure senza volto. Molti sono coloro che lo hanno fotografato e addirittura ci sono persone, bambini, che sono pronti a giurare di averlo visto nei boschi o accanto alla propria abitazione. Realtà o fantasia? Giudicate voi! Redazione Segnidalcielo

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E-Elt, messa a punto la roadmap per il telescopio che cercherà mondi alieni - UFO alieni abduction ar…

E-Elt, messa a punto la roadmap per il telescopio che cercherà mondi alieni

22 lug

Novità Identificare pianeti simili alla Terra intorno ad altre stelle. Sarà questa la missione di E-Elt, il telescopio più grande del mondo. E’ stata messa a punto infatti la roadmap per lo sviluppo tecnologico dello strumento di osservazione di più grandi dimensioni ovvero l’European Extremely Large Telescope dell’Organizzazione europea per le ricerche astronomiche nell’emisfero meridionale (Eso). La roadmap è stata definita dal comitato scientifico del progetto (E-Elt Project Science Team), che si è riunito in questi giorni. Il progetto prevede la realizzazione, sulle Ande cilene, di un telescopio con uno specchio primario del diametro di 39,3 metri composto da 800 specchi esagonali del diametro di 1,45 metri e di cinque specchi secondari. Ecco tutte le tappe del progetto di quella che è stata definita l'ottava meraviglia tecnologia del mondo.

Immagini Pianeta Terra Guarda le foto del passaggio di Venere tra la Terra e il Sole ! foto.panorama.it/Foto-Spazio “Possiamo definire questo telescopio l’ottava meraviglia del mondo, per tutte le sfide tecnologiche che comporta” ha osservato il presidente del Comitato scientifico di E-Elt, l‘astrofisico Giuseppe Bono, dell’università di Roma Tor Vergata e associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Oltre ad essere il più grande telescopio mai realizzato, E-Elt, prosegue Bono, sarà il primo telescopio costruito utilizzando ottiche adattive (che servono ad annullare le perturbazioni dell’atmosfera) non solo per lo specchio primario ma anche per i cinque specchi secondari.

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Una rappresentazione di come dovrebbe apparire l'E-Elt una volta concluso

Questi serviranno a convogliare la luce dallo specchio primario sullo strumento di misura. I primi due strumenti operativi saranno gli occhi di E-Elt, ossia la camera ad alta risoluzione spaziale e uno spettrografo bidimensionale. “Per ora – ha spiegato Bono – è stata data priorità a entrambi, ma nei prossimi 5-6 anni di funzionamento sono previsti altri quattro strumenti con obiettivi scientifici differenti”. Un’altra grande sfida, ha aggiunto, sarà realizzare il quarto dei 5 specchi secondari che avrà un diametro di 2,5 metri per uno spessore di due millimetri, “praticamente una membrana, che si avvarrà di circa 6 mila attuatori che hanno lo scopo di deformare lo specchio per annullare l'effetto delle pertubazioni dell'atmosfera terreste." Il telescopio, già in costruzione sulle Ande Cilene, “si prevede – rileva Bono – sia operativo tra il 2023 e il 2024 e rappresenta un primato per l’Europa. Basti pensare che anche gli Stati Uniti hanno in progetto la costruzione di due grandi telescopi, ma del diametro di 24,5 e 30 metri, ben più piccoli in confronto a E-Elt”. Uno degli scopi di E-Elt sarà quindi identificare pianeti simili alla Terra intorno ad altre www.ufoonline.it/2012/07/22/e-elt-il-telescopio-che-troverà-mondi-alieni-mette-a-punto-la-roadmap/

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E-Elt, messa a punto la roadmap per il telescopio che cercherà mondi alieni - UFO alieni abduction ar…

stelle. Il telescopio, che sarà puntato in particolare verso l’ammasso di galassie della Vergine (che dista da noi 50 milioni di anni luce) e l’ammasso della Chioma (a più di 300 milioni di anni luce), misurerà anche le proprietà delle prime stelle e galassie, investigando la natura della materia oscura e dell’energia oscura. Intanto è stata scoperta l’antenata della Via Lattea. E’ una galassia a spirale, come la nostra, ma è nata circa 11 miliardi di anni fa, quando l’universo era giovanissimo. Descritta sula rivista “Nature”, questa galassia è la più antica galassia a spirale (dovuto alla caratteristica forma con un centro luminoso in rotazione e lunghi bracci attorcigliati, lo stesso della nostra Via Lattea e della maggior parte delle galassie a noi vicine, ndr) mai osservata ed ha sorpreso gli astrofisici perché finora si riteneva che a quell’epoca nell’universo non ci fossero le condizioni per la formazione di galassie di questo tipo. La ricerca è stata coordinata dall’università canadese di Toronto e si basa sulle immagini del telescopio spaziale Hubble. Il Fatto Quotidiano Argomenti correlati:

+ Super Telescopio europeo alla ricerca degli extraterrestri + Viaggio alla scoperta dei telescopi ottici del futuro + GJ1214b, la Super Terra dove c'è vapore acqueo La pagina web non è disponibile Impossibile caricare la pagina web su Google Chrome perché www.facebook.com ha impiegato troppo tempo per

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#1

(domenica, 22 luglio 2012 16:44) Speriamo trovi pianeti abitati almeno la finiscono di pretendere di essere gli unici ! il tuo sito web:

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Craig Venter: siamo a un passo dalla vita artificale - UFO alieni abduction area51 extraterrestri vide…

Craig Venter: siamo a un passo dalla vita artificale

19 lug

Scienza Craig Venter, questo nome non vi dirà molto. Eppure è il profetico scienziato che studia la vita del futuro, quella artificiale. All’EuroScience Open Forum di Dublino (11-15 luglio), lo scienziato e imprenditore americano ha tenuto un discorso sul futuro della ricerca in biologia. E ha confermato quello che tutti sapevamo: Il muro che separa il mondo biologico e quello digitale sta crollando e siamo a un passo dalla creazione di una vita artificiale autonoma. Già oggi siamo in grado di convertire le molecole del codice genetico in una serie ordinata di bit. Ma, sottolinea Venter, è possibile anche fare il contrario: progettare in laboratorio cellule che non esistono in natura, proprio come farebbe un architetto o un ingegnere, per poi farle diventare reali. Al J. Craig Venter Insitut ci stanno già lavorando in attesa di stupire il mondo.

Chat Gratuita Per Amicizia o Amore, Iscriviti! Registrazione Rapida e Gratuita Nirvam.it/Chat_Gratis La figura di Venter è una combinazione astuta tra il ricercatore e l'imprenditore. Dopo aver fondato il TIGR (The Institute for Genomic Research ( -> http://it.wikipedia.org/wiki/The_Institute_for_Genomic_Research) ) nel 1992, presso il quale Venter sequenziò interamente il genoma del batterio Haemophilus influenzae, nel 1998 fondò e divenne presidente di Celera Genomics ( -> http://it.wikipedia.org/wiki/Celera_Genomics) , che avviò in parallelo al Progetto genoma umano ( -> http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_genoma_umano) un lavoro di codifica del genoma di Homo sapiens per fini esclusivamente commerciali. Lo scopo della società, infatti, era la creazione di una banca dati genomica utilizzabile solo in seguito al pagamento di una determinata tariffa. Tale approccio rese Venter molto impopolare nella comunità scientifica, ed ebbe l'effetto di dare ulteriore vigore a numerosi gruppi che stavano partecipando al Progetto coordinato da Francis Collins, dei NIH. Per portare a termine il sequenziamento, i laboratori della Celera Genomics misero a punto nel 1999 la tecnica dello shotgun sequencing, che permise a Venter di annunciare il completamento del lavoro in concomitanza con il similare annuncio di Collins, nel 2000, in presenza del Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton.

Costi Spagna: FIVET, ICSI IMSI, PMA, Ovodonazione... Preventivo Senza Impegno. (5 min.) www.Eugin.net L'annuncio della prima cellula artificiale che si riproduceva «Abbiamo progettato, sintetizzato e assemblato» cellule capaci di autoreplicarsi»: così annunciava su Science nel Maggio 2010 Venter, illustrando la costruzione della prima cellula batterica artificiale. «Pensiamo che sia davvero un risultato importante, sia dal punto di vista scientifico sia da quello filosofico. Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita», disse lo scienziato che puntava già allora ad una forma vivente interamente costruita in laboratorio e programmata per una funzione precisa. «La cellula artificiale è uno strumento davvero potente per progettare tutto quello che vogliamo far fare alla biologia. Abbiamo in mente un grandissimo numero di possibili applicazioni». La prima cellula sintetica, venne chiamata Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0, e da allora il vulcanico ricercatore non si è più fermato. A Dublino Venter è stato invitato a tenere una conferenza al Trinity College. Luogo e titolo, Che cos’è la vita?, sono gli stessi di uno storico intervento che il fisico Erwin Schrödinger tenne nel 1943, anticipando di un decennio la scoperta della forma del DNA di Francis Crick e James Watson. E Venter non si è lasciato scappare l'occasione per dichiarare "La vita artificiale non e' mai stata cosi' prossima alla realtà: il mondo potrebbe presto assistere alla nascita dei primi esempi di vita artificiale, organismi unici al suo genere costruiti in laboratorio". "Gia' due anni fa abbiamo creato una forma di vita modellata su un'altra cellula vivente. Si trattava della prova che un'impresa simile e' fattibile. Da allora, abbiamo compiuto numerosi progressi" ha continuato Venter. "Il mio team dell'University of www.ufoonline.it/2012/07/19/craig-venter-siamo-a-un-passo-dalla-vita-artificale/

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Craig Venter: siamo a un passo dalla vita artificale - UFO alieni abduction area51 extraterrestri vide…

California ha infatti realizzato 3 organismi differenti, aggiungendo blocco di DNA essenziali a sostenere la vita. Non sappiamo quale sara' il risultato di questo apporto genetico e per questo creeremo molti piu' organismi per vedere cosa succede. Non so dire esattamente quando potremo avere la prima forma di vita artificiale, ma sara' presto. Forse anche durante quest'anno", ha concluso.

Argomenti correlati: + Verso la vita artificiale: ecco la cellula che si riproduce + Creato in laboratorio virus letale che potrebbe sterminare l'umanità La pagina web non è disponibile Impossibile caricare la pagina web su Google Chrome perché www.facebook.com ha impiegato troppo tempo per

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NEWS: UN PICCOLO PASSO VERSO LA SCOPERTA DEL "RAGGIO...

Chi Siamo|Siti Web|Collabora|Contatti Lunedí 23 Luglio 2012 cerca

11592 NEWS e 589 LIBRI presenti nel sito

News Articoli Libri Eventi Video sei in Home > Scienza > News > Dettaglio News 19 Luglio 2012 SCIENZA di Evelyn Lamb http://www.lescienze.it UN PICCOLO PASSO VERSO LA SCOPERTA DEL "RAGGIO TRAENTE" FOTOGALLERY

tempo di lettura previsto 5 min. circa Sfruttando la possibilità di creare guide d'onda in cui velocità di gruppo e velocità di fase di un raggio luminoso puntano in verso opposto, si potrebbero attirare, invece che spingere, piccoli oggetti. I ricercatori che hanno studiato questa soluzione, che ricorda il raggio traente, un pezzo forte della fantascienza, sperano di poterla testare presto. Più che nello spazio però, un dispositivo del genere potrebbe avere applicazioni in ambito biologico e medico. Il raggio traente, un pezzo forte della fantascienza, potrebbe essere un po' più vicino alla realtà. In un articolo www.antikitera.net/news.asp?id=11774&T=3

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NEWS: UN PICCOLO PASSO VERSO LA SCOPERTA DEL "RAGGIO...

pubblicato a inizio primavera, alcuni fisici hanno proposto un dispositivo che può consentire alla luce di trainare oggetti.

Solarimetro Solarimetro con uscita impulsiva, corrente 4-20mA, modbus o radio www.energyteam.it

Normalmente, la luce spinge gli oggetti, anche se debolmente. Nel campo della manipolazione ottica si usano "pinzette ottiche" che sfruttano questa forza di spinta per spostare gli oggetti microscopici, come atomi o batteri. La possibilità anche di trainarli aumenterebbe la precisione e la portata di questa tecnologia. Per i voli spaziali, gli ingegneri hanno già proposto l'uso di apposite vele per catturare la forza esercitata dalla luce. Ma più che nello spazio, il raggio traente potrebbe rivelarsi utile in biologia e in medicina. "Se vuoi attirare qualcosa verso di te, basta ridurre la pressione", spiega Mordechai Segev, un fisico del Technion (Israel Institute of Technology), che descrive l'idea del suo gruppo di ricerca in un articolo pubblicato in aprile su "Optics Express". "Basta fare po 'di vuoto", aggiunge. Il problema è che nelle delicate applicazioni mediche, come la chirurgia polmonare, è importante non modificare la pressione o introdurre nuovi gas. "Se il dispositivo di aspirazione fosse la luce - argomenta Segev - la pressione non cambierebbe affatto. E' solo luce." In passato, le idee per un "raggio traente" si sono spesso concentrate sulla creazione di nuovi campi gravitazionali per attrarre gli oggetti, sul riscaldamento dell'aria per produrre differenze di pressione o sull'induzione di cariche elettriche e magnetiche negli oggetti in modo che si muovano nella direzione opposta di un fascio laser in arrivo. L'ultima proposta si basa su un fenomeno chiamato pressione di radiazione negativa. Il fisico russo Victor Veselago ne teorizzò per primo l'esistenza in un articolo del 1967 dedicato a materiali con una proprietà insolita, chiamata indice di rifrazione negativo. L'indice di rifrazione è un numero che descrive il modo in cui viene piegata la luce quando entra in una lente di vetro o in un altro mezzo, e al momento della pubblicazione di Vaselago nessuno sapeva se questo numero poteva essere negativo in un qualche materiale. Ma negli ultimi vent'anni, diversi gruppi di ricerca hanno dimostrato che la rifrazione negativa può verificarsi in materiali particolari appositamente realizzati, chiamati metamateriali, grazie a cui sono stati messi a punto mantelli dell'invisibilità parziale e "super" lenti prive di distorsioni. Il meccanismo della pressione di radiazione negativa dipende da due aspetti di un'onda luminosa: la sua velocità di gruppo e la sua velocità di fase. Un'onda luminosa è costituita da gruppi di piccole onde, la velocità di gruppo è la velocità e la direzione generale del gruppo di onde; la velocità di fase si riferisce alla velocità e alla direzione di un punto su una delle onde costituenti più piccole. L'energia elettromagnetica dell'onda luminosa va nella direzione della velocità di gruppo, mentre l'effetto dell'onda su una particella va www.antikitera.net/news.asp?id=11774&T=3

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NEWS: UN PICCOLO PASSO VERSO LA SCOPERTA DEL "RAGGIO...

nella direzione della velocità di fase. Se queste due velocità puntano in direzioni diverse, si può generare una pressione negativa.L'uso di metamateriali per spostare particelle tramite pressione di radiazione negativa è stato ostacolato dal fatto che la maggior parte di questi materiali sono solidi, e introducendo un gap per le particelle si eliminerebbe la pressione di radiazione negativa. Inoltre, tutti i metamateriali attuali contengono metalli, che assorbono l'energia elettromagnetica, rendendo trascurabile l'effetto traente sulle particelle. Invece di usare metamateriali, il gruppo del Technion propone una guida d'onda composta da materiali con una proprietà chiamata birifrangenza, utile a creare gli effetti ottici necessari. La birifrangenza, che si osserva in cristalli come il quarzo e la calcite, descrive materiali che hanno indici di rifrazione diversi a seconda della direzione di entrata della luce nel materiale. Mettete un cristallo di calcite su un giornale, e improvvisamente l'immagine si raddoppierà. Il progetto di Segev e del suo gruppo utilizza strati di materiali con diversi tipi di birifrangenza, insieme a specchi appositamente progettati, per un produrre modello pratico da cui si potrebbe ottenere pressione di radiazione negativa. In questa guida d'onda, la velocità di gruppo si muoverebbe in una direzione e la velocità di fase nella direzione opposta. Cosa più importante, c'è un ampio gap (intervallo) tra gli strati. Questo intervallo, che non interferisce con le proprietà ottiche del materiale, permette l'introduzione delle particelle che devono essere trainate nella guida d'onda. "E' come un sandwich", spiega Segev. Il progetto proposto può sfruttare una varietà di materiali birifrangenti, che sono ampiamente disponibili e non contengono metalli, in modo da non sottrarre molta energia alla luce. Inoltre, se anche i materiali birifrangenti usati avessero uno spessore di alcuni micrometri, l'intervallo potrebbe essere di millimetri, consentendo la manipolazione luminosa di grandi particelle. Viktor Podolskiy, fisico dell'Università del Massachusetts a Lowell, che non ha partecipato alla ricerca, afferma che l'approccio con i metamateriali e quello che punta sulla birifrangenza riguardano questioni differenti e hanno vantaggi e svantaggi diversi nell'ambito della pressione di radiazione negativa. "I metamateriali stanno affrontando problemi che riguardano il confinamento della luce in piccoli spazi speciali", spiega Podolskiy. L'approccio della birifrangenza, invece, "fa l'opposto. Porta la rifrazione negativa a livello degli oggetti di maggiori dimensioni." Un giorno entrambi gli approcci potrebbero trovare delle applicazioni. In ogni caso, l'idea di generare una pressione di radiazione negativa, quale che sia il mezzo, esiste in gran parte solo sulla carta. Il laboratorio di Segev non ha nemmeno le risorse necessarie per creare la guida d'onda proposta. Tuttavia Segev afferma che diverse aziende sono in grado di produrre i materiali necessari, e i ricercatori sperano di trovare presto una ditta disponibile, in modo da poter testare sperimentalmente il loro progetto. Fino ad allora, le particelle dovranno aspettare per poter provare la sensazione di essere trainate verso la luce. (La versione originale di questo articolo è apparsa su Scientificamerican.com il 20 giugno 2012 CONDIVIDI: Facebook Google Yahoo Twitter MySpace TAG: Altro News originale

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Giovanni Lollo Lo sai cosa succede quando premi l’interruttore di casa tua, oppure quando premi il tasto avvio della tua lavatrice, del tuo frigorifero, oppure quando giri la chiave di avviamento della tua auto o della tua moto? Si? Davvero lo sai? Sorprendente, anch’io pensavo di saperne abbastanza ma, poco tempo fa, ho scoperto che non avevo capito nulla... Un po’ di storia, devo farlo, perdonami, ma non si può farne e meno!! L’elettricità è stata scoperta, circa, due secoli or sono, da Luigi Galvani e Alessandro Volta. Per oltre 100 anni si utilizzò, in modo molto limitato e solo alla fine del 1800 Nikola Tesla scopre la corrente alternata come oggi la conosciamo. E’ utile sottolineare che quello che

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RunaBianca-Giugno- 2012

ENERGIA e CONDIVISIONE

oggi è una cosa assolutamente normale, come premere il tasto avvio della lavatrice, non sarebbe assolutamente possibile se Tesla, agli inizi del secolo scorso, non avesse portato avanti le sue teorie contro la lobby di potere che all’epoca gestiva la produzione di energia elettrica (che fino ad allora, era esclusivamente a corrente continua). Thomas Alva Edison, il famoso inventore e all’epoca, il più potente imprenditore americano nel campo elettrico nel mondo, cercò in tutti i modi di ostacolare e impedire a Tesla di diffondere e mettere in pratica la sua scoperta. La fortuna volle che un imprenditore concorrente di Edison (George Westinghouse) credesse in Tesla, non per fede divina, ma per interesse personale! Perciò è grazie a Tesla ed al suo socio

Westinghouse che abbiamo la corrente elettrica alternata oggi, altrimenti avremo ancora le batterie e le dinamo delle biciclette a far luce in casa. Tesla morì povero ed emarginato durante la seconda guerra mondiale a New York. Bene, adesso sappiamo che l’energia elettrica a corrente alternata che utilizziamo oggi è stata scoperta circa 100 anni fa, è stata diffusa solo tra mille difficoltà, in modo rocambolesco e da allora nulla è sostanzialmente cambiato nulla nella sua modalità di produzione, trasporto e utilizzo; al massimo si è raggiunto un qualche miglioramento di efficienza, ma nulla di più. L’altra forma di energia largamente conosciuta ed utilizzata è data dai carburanti derivati dal petrolio. Con l’e-


nergia elettrica rappresentano la grande maggioranza di tutte le forme di energia che vengono utilizzate oggi nel mondo. Da sottolineare che gran parte dell’energia elettrica che utilizziamo nel mondo è prodotta bruciando derivati del petrolio (gas naturale, olio combustibile etc) o dal carbone e perciò l’insieme dell’energia elettrica/petrolio è un binomio molto stretto e interdipendente che ha ripercussioni sull’andamento dei prezzi dei rispettivi mercati (se aumenta

il prezzo del petrolio, aumenta anche quello dell’energia elettrica, etc, etc...). Il petrolio è conosciuto fin dall’antichità ed utilizzato per usi medicali, per illuminazione, e altri scopi, ma in modo marginale. L’utilizzo dei derivati del petrolio come combustibile per autotrazione è iniziato dopo il 1900, con la scoperta del sistema di raffinazione, tuttora utilizzato per ricavare tutti i combustibili commerciali (GPL, benzina, gasolio, cherosene, nafta, olio combustibile, etc). Analogamente alla corrente elettrica, quello che utilizziamo oggi come energia derivata dal petrolio è stata messa a punto, circa, 100 anni fa e da allora praticamente nulla è cambiato. Le altre forme di energie come quella solare, eolica, o

geotermica, rappresentano una frazione minoritaria dell’energia che utilizziamo anche se sono in grande aumento soprattutto dopo la tragedia di Fukushima. Il Giappone ha ufficialmente spento il suo ultimo reattore nucleare il 5 maggio 2012, la Germania ha ufficialmente abbandonato lo sviluppo del nucleare e chiuderà gradualmente tutti i propri reattori. In USA il totale della produzione di energia da fonti rinnovabili ha superato la produzione di tutti i reattori nucleari del paese, nel corso del 2011. Questi fatti ci fanno riflettere su una questione molto importante: Se in oltre 100 anni non si era riusciti a fare nessun passo avanti sostanziale nella ricerca e messa a punto di nuove fonti ener-


getiche, il secolo che stiamo vivendo ci sta facendo intravedere possibilità inimmaginabili anche solo pochi anni fa! Motori elettrici a magneti permanenti sono utilizzati in alcuni modelli di automobili prossimi alla commercializzazione di massa, dopo che sono stati usati per vent’anni dai militari, la fusione fredda entrerà nelle nostre case da quest’anno, se non la boicotteranno come hanno fatto negli ultimi decenni e sistemi di ricarica delle batterie delle auto ad altissima efficienza, permettono già da oggi percorrenze di 80 – 100 Km con un litro di benzina! Questo dato lo cito per farti riflettere sul fatto che 100 anni fa la Ford modello T, percorreva con un litro di benzina 12 – 13 km e guarda caso, dopo 100 anni le auto medie di oggi continuano a percorrere 12 – 13 Km con un litro di benzina. Che sia un fortuito caso? In realtà questi progressi stupefacenti non sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta e che i nostri governanti fanno di tutto per tenerci nascosto, in particolare il semplice fatto, ormai assodato anche dagli scienziati più “ortodossi” che siamo costituiti letteralmente di energia. In realtà la materia è energia e si sta scoprendo che le forme che assume l’energia sono molte, molte di più di quelle che si immaginava fino a pochi anni fa.

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RunaBianca-Giugno- 2012

Un esempio? Il brevetto USA n. 1.119.732 del 01/12/1914 di Nikola Tesla descrive come trasmettere l’energia elettrica a distanza senza fili.

Nel film Il segreto di Nikola Tesla, si vede come (alla fine del 1800) Nikola Tesla avesse realizzato un modellino di nave radiocomandato e fosse in grado di dirigerne i movimenti con un telecomando senza fili. La storia ha dimostrato come il brevetto della radio di Guglielmo Marconi non fu nient’altro che la “brutta copia” di una invenzione di Tesla che Marconi rubò, durante una visita che fece nei laboratori di Tesla. Questa circostanza è stata confermata da un tribunale USA che ha dato a Tesla la paternità dell’invenzione della Radio, togliendola a Marconi. Ti basti sapere che sono già disponibili dispositivi di ricarica delle batterie di auto elettriche, senza fili. Basta installare sotto il fondo dell’auto una piastra, parcheggiando l’auto sopra u analoga piastra posta sul pavimento del garage. L’energia elettrica passerà attraverso le due piastre, come Tesla scopri e brevettò, circa 100 anni fa... Ma l’aspetto più sbalorditivo della scoperta di Tesla era soltanto che l’energia possa essere trasmessa senza fili, ma che non aveva bisogno di essere “prodotta” da una centrale o ricavata da una qualche fonte “esoterica”.

Semplicemente era sufficiente “riceverla” tramite una antenna. Il sistema scoperto, sperimentato e brevettato da Nikola Tesla potrebbe alimentare automobili, camion, navi, aerei, a qualunque distanza e senza limitazioni di potenza e senza l’utilizzo di nessuna centrale di produzione di energia, ma per avere a disposizione una scoperta simile ci vorrà ancora un po’ di tempo... E’ chiaro a chiunque che la diffusione di simili fonti energetiche con la relativa tecnologia necessaria al loro utilizzo, cambierebbero per sempre il mondo per come lo conosciamo, ma soprattutto cambierebbero il concetto di “competitività” e di “scarsità” che sta alla base dei sistemi politici, economici e sociali di tutto il mondo. I brevetti, i diritti d’autore, la proprietà intellettuale e la stessa la proprietà privata, sono concetti che servono a chi governa a mantenete il controllo sulla popolazione esattamente come sono riusciti a tenerci nascosti fonti energetiche illimitate, rinnovabili e gratuite per secoli! Stiamo vivendo un periodo straordinario perchè abbiamo di fronte una scelta fondamentale: 1 – Continuare a credere nella scarsità, nella competitività, nella proprietà intellettuale delle idee, etc, etc; 2 – Condividere la Creatività, l’Abbondanza e le Idee che ci faranno tornare a vivere nel Paradiso Terrestre che la terra è sempre stata, prima che cominciassimo a deturparla. La vita è cambiamento e l’assenza di cambiamento è


semplicemente morte, ma siamo talmente spaventati dai cambiamenti degli ultimi anni, che sono stati peggiorativi per la maggior parte, che piuttosto di cambiare qualcosa in questo preciso istante, preferiamo lo “status quo”. Torniamo consapevoli del significato di CONDIVISIONE e mettiamo in atto solo i cambiamenti CONDIVISI con le persone che amiamo. Non ci hanno soltanto nascosto scoperte scientifiche incredibili, ma ci hanno nascosto la natura del vero messaggio Cristico, attraverso una serie di regole, dogmi e rituali che nulla hanno a che fare con la CONDIVISIONE, che ci lasciò il Maestro come Suo più grande insegnamento. Torniamo a CONDIVIDERE la Conoscenza, la Creatività, il Lavoro e saremo orgogliosi di lasciare ai nostri figli un futuro radioso!

più celebre scoperta: Forza uguale a Massa per Accelerazione. Inoltre ha dimostrato come gli scienziati (da Galileo in poi...) siano fuori strada nella loro visione complessiva della realtà. Per altre informazioni su Massimo Corbucci vai al sito: www.atomo112.info/ italian.htm. www.scienzaeconoscenza.it Sito internet della rivista Scienza e conoscenza. TESLA lampo di genio Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani IL SEGRETO DI NIKOLA TESLA (Film in DVD) Regista Kristo Papic (in inglese, sottotitoli in italiano) Il libro, insieme al film, rappresentano bene come l’elite abbia potuto tenere nascosto le incredibili scoperte di Tesla, a tutta l’umanità. CRONOVISORE Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani TELETRASPORTO Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani Utile lettura di altrettante scoperte “nascoste” della élite, con la collaborazione attiva degli scienziati “ufficiali”, che fanno di tutto per non considerare in nessun modo le teorie esposte in questi libri.

Bibliografia consigliata: ALLA SCOPERTA DELLA PARTICELLA DI DIO Editore Macro edizioni, autore Massimo Corbucci Massimo Corbucci ha scoperto e dimostrato come Galileo Galilei aveva commesso un piccolissimo errore nella sua

WATERMARK Il segno dell’acqua Editore Macro edizioni, autore Joseph Christy-Vitale Testo bellissimo e appassionante. Descrive i fatti che hanno determinato il cosiddetto “diluvio universale” circa 12.000 anni fa. Contiene

numerosissimi riscontri e descrizioni di ritrovamenti che convalidano la descrizione di ciò che è accaduto i quei tempi. WHAT THE BLEEP WE KNOW? Che caspita ne sappiamo? (film in DVD) Editore Macro edizioni, Registi William Arntz, Betsy Chasse e Mark Vicente Esiste anche il libro (Editore Macro Edizioni). Questo è un film fondamentale per la comprensione della realtà in cui viviamo. Sono intervistati numerosi tra scienziati, teologi, studiosi e il film è assolutamente coinvolgente per il suo ritmo dolce, ma intenso. Da vedere assolutamente. Biografia Autore Giovanni Lollo, ricercatore autodidatta, ha come obiettivo la condivisione delle informazioni per consentire a chi lo desidera di scegliere in modo consapevole per se stesso e per i propri cari. Mai come oggi, nella società dell’informazione, siamo dis-informati e mai come oggi serve conoscere e condividere. Ha scritto ed auto-pubblicato un libro dal titolo CIAO! COME STAI? il cui le riflessioni generali proposte vertono tutte sulla ricerca individuale del nostro Insegnante Interiore. Si occupa di sviluppo personale, formazione, salute e benessere. Email:info@serenitalia.com sito: www.serenitalia.it


Hoseki Vannini

IL MISTERO DEI MISTERI :

LA MORTE

La vita degli uomini è immersa in tanti misteri e, bene o male, ogni essere umano si è “abituato” a fare i conti con quelli che affollano la sua esistenza… Ad un solo mistero l’uomo non si è abituato, ed è quello della morte. Per quanto sia, anche l’uomo più coraggioso, più incline a confrontarsi con il mistero in sé, con la sua innegabile parentela con la quotidianità, dinanzi alla morte si trova indifeso e non riesce a darsi alcuna spiegazione, perché ogni sua considerazione, di qualunque natura sia, al cospetto con l’idea della fine fisica di sé stesso, crolla e si svuota della sua forza dialettica. Eppure qualunque uomo, sin dalla notte dei tempi, si è dovuto misurare con questo dilemma ed avrebbe dovuto sviluppare una certa “familiarità” con questo evento, che colpisce indifferentemente tutti. Non basta, difatti, appartenere ad una razza, ad una classe sociale o ad una religione particolare per essere protetti contro questa sicura evenienza. A qual-

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siasi circostanza esistenziale, nel corso dei secoli, gli uomini hanno trovato riparo o soluzione, ma alla morte, no! Le scoperte scientifiche, una tecnologia avanzata sono state in grado di controllare tante malattie, hanno migliorato lo stile di vita di innumerevoli comunità, e dalle caverne si è passati ad abitare nei grattacieli; il cibo è diventato meno difficile da procurarsi, si è sperimentato il volo, l’esplorazione degli abissi marini, addirittura si è solcato lo Spazio con velocissimi razzi ma, al cospetto della morte, né cultura, né scienza, né filosofia hanno trovato un “perché” o un possibile rimedio, né una spiegazione esaustiva. L’umana capacità di adattamento, la flessibilità mentale degli uomini, a questo punto, ha escogitato mille miti, tante favole: leggende e testi sacri hanno elaborato le visioni più fantasiose o terrificanti per dare un senso compiuto a questo dato di fatto; soprattutto la fantasia degli uomini si è ingegnata ad inventare

una prosecuzione della vita dopo la morte, rifacendosi alle visioni di santi e santoni o ai dettati sacri di popoli diversi. Paradisi, inferni, eden o luoghi di ogni sorta sono stati popolati dai nostri predecessori ormai defunti, ci si è dati da fare per mettere in piedi sistemi di comunicazione con queste persone non più in vita, di tutto si è pensato od organizzato per forare quella “parete” buia oltre la quale i nostri cinque sensi non avevano accesso, ma niente… Oltre un “sentito dire”, nessuna “ prova”, buona per Tutti, ha suffragato la letteratura relativa al post mortem creata dai vivi. Di conseguenza, della morte si è discusso e si discute soltanto in termini ipotetici. Anche quando la medicina, con i suoi strumenti sofisticati, ha registrato casi di “pre-morte” felicemente risolti, ci si è trovati a dare connotazioni diametralmente opposte ai resoconti dei redivivi. Una parte degli studiosi ha registrato le visioni narrate come allucinazioni, altri come l’effettiva cronaca di


un percorso extra-corporale con valenza spirituale. Dunque, da un lato si sono schierati i convinti sostenitori di una vita oltre la morte fisica, dall’altro i sostenitori di un’esperienza del cervello sconvolto da un accidente traumatico che poco o nulla poteva dimostrare. E i secondi hanno portato a sostegno della loro tesi il fatto innegabile che, stricto iure, nessun medico è in grado di individuare, con certezza matematica, il momento esatto della morte. In questo modo, altra confusione si è aggiunta al quadro di nozioni già nebulose che aleggiano intorno al concetto di morte. Parlare di morte fisica, scientificamente, assume migliaia di variabili e qualunque medico può enumerare casi e casi di morti apparenti, di morti ritardate o anticipate, ma nessuno, paradossalmente, vi potrà dire, con precisione, in quale istante finisca la vita: potrà semplicemente verificare l’avvenuto decesso, annoterà un orario, ma non giurerà mai sul minuto, sul secondo che ha, senza

ombra di dubbio, decretato esattamente lo stop fatidico. Quindi, punto e a capo! Nonostante si sia capaci di viaggiare alla velocità della luce, quando ci dirigiamo verso la comprensione di questo fenomeno, non camminiamo, ma gattoniamo più incerti di quando, piccoli, abbiamo iniziato l’avventura della deambulazione e nessuno, nonostante dubbi, incertezze e timori, si è rassegnato a non tentare una sua personale ricerca su questa “faccenda”. Ogni qual volta un gruppetto di persone si ritrova a chiacchierare del più o del meno, questo argomento, come un commensale non invitato, sbuca da dietro un bicchiere o da un angolo appartato e si presenta per essere accolto in quelle pigre discussioni, innescando infinite disquisizioni che restano comunque appese, insolute fino alla prossima amichevole riunione… Negli ultimi tempi, però, la società moderna ha messo in giro un muto passa-parola e, come per magia, la morte è stata ac-

cantonata, si finge addirittura che non esista e, quando viene tirata in ballo, c’è sempre un’aria di riprovazione che investe il malcapitato autore di questa azione non politically-correct! Di questo passo, le nuove generazioni hanno assunto un atteggiamento indifferente nei riguardi della morte, se non quasi noncurante, e la morte è divenuta l’eterna assente finché – ahinoi! - non ci tocca da vicino. Quando, in effetti, questa non procrastinabile data si realizza, allora tutta la sua forza emotiva e spirituale irrompe sulla scena lasciando attoniti i protagonisti chiamati a recitare l’ultimo atto della loro vita. In quel frangente si assiste a conversioni dell’ultimo momento, a pratiche religiose o spirituali mai prima neppure immaginate ed Essa, la MORTE, fa il suo ingresso trionfale nella mente e nel cuore riproponendo, ancora una volta, intatto il suo mistero. Non sarebbe, invece, il caso di alzare i veli che ricoprono questo evento trasformato in feticcio culturale per ridare alla morte tutto il


suo valore educativo ed evolutivo nonché creativo? Oggi che la Spiritualità - un modo individuale ed alieno dalle tradizioni religiose di vivere il non conosciuto mondo dell’anima - sta instaurando una nuova visione dell’esperienza terrena degli uomini, non è il caso di esaminare, con gli occhi del cuore, con la sensibilità delle emozioni, alla luce delle innate intuizioni che sono parte del patrimonio umano, questo fenomeno innegabile? Decisamente l’educazione degli uomini prevede molte tappe formative: si insegna al fanciullo ogni tecnica esistenziale, si arricchisce la sua personalità con le fondamenta culturali che danno vita alla crescita del consesso civile, gli si fanno apprendere modalità di comunicazione e di indagine; infine si spronano i giovani a migliorare in qualsiasi maniera le loro conoscenze in ogni campo dello scibile umano, ma non si dice loro quasi nulla dell’Amore e della Morte, cioè dell’inizio e della fine della vicenda terrena di ogni essere senziente o non, se non in termini poco comprensibili o comunque ammantati di innumerevoli credenze desunte dalle pregresse e spesso fallaci esperienze dei loro Avi. Perché mai c’è tanto riserbo nel fornire un’educazione sentimentale ed una educazione alla morte? Avere le idee chiare su questi accadimenti, uguali e contrari, servirebbe a porre fine a tante sciocche paure, servirebbe a squarciare il buio sull’effettiva portata di questi eventi connaturati alla vita. Nel momento in cui un giovane è educato all’Amore, alla sua infinita potenza, alla sua forza creatrice dalle multiformi sfaccettature, è ben disposto a confrontarsi con il rovescio di questo sentimento che ha in sé il principio e la fine della curva esistenziale di ogni creatura vivente. In fondo, cos’altro è la morte se non un atto d’Amore? Interviene la Morte a porre fine ad un ciclo per dare la possibilità alla vita di continuare sotto altra forma: è vero, la Morte distrugge un’energia, ma solo perché un’altra energia si nutra di lei. Esattamente come fa l’Amore, la Morte annulla per creare…

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Ora, se si riflette sul processo messo in fieri dall’Amore, si è in grado di scoprire la sua analogia con il processo messo in fieri dalla Morte. Entrambi questi fenomeni annullano l’ego, ne sfumano i contorni in un’unione con qualcosa che è, di primo acchito, altro da sé. Quando ci si “innamora” di “ qualcosa”, qualunque cosa sia, ci si “perde” in lei, si diviene lei! Quando, ad esempio, si crea un ‘opera d’arte, tutto ciò, che quell’opera è destinata ad essere, finisce per contenere il suo Autore, mentre rende indistinguibile la sua identità: dunque, si crea “ qualcosa”, intanto che si distrugge “qualcuno”. E così in ogni “incontro” con altre realtà, ci si appropria di qualcosa proprio quando qualcosa si dà. C’è uno scambio simbiotico in ogni comportamento della natura, in ogni manifestazione della vita, e quindi della Morte! Imparando ad amare ciò che cediamo - l’atto del dare che è insito nel processo dell’Amore - impariamo a far morire un pezzetto di noi per farlo nascere o ri-nascere altrove. Questo è, a mio avviso, il segreto della Morte… ovunque c’è morte, di converso c’è vita… terminando il nostro tempo vitale, ci inoltriamo in un “non-tempo” che accoglie la nostra essenza per farla diventare luce, quindi, nuova energia! Ed all’origine di questa trasformazione si rivela la potenza dell’Amore, la sua inestinguibile Energia che nulla lascia perire, ma tutto muta… Imparare a morire, di conseguenza, vuol dire imparare ad amare, vuol dire lasciar andare l’attaccamento all’esistente che è frutto della nostra attività mentale, per abbandonarsi al campo di attrazione che la Natura delle cose genera in modo da tenere in essere l’eterno divenire del presente, sublimandolo nell’eternità. Accettare questo movimento ondivago che prelude allo scambio ed al ricambio, questo incessante fluire in direzione gli uni degli altri, ci consente di capire lo scopo della nostra esperienza terrena che consiste nel nutrire la vita attraverso l’azione della morte. Si diventa allora consapevoli della certezza che, in verità, non

esiste mai fine, ma solo continuo cambiamento. Esistono piani di esperienza diversa, ciò che sentiamo con i cinque sensi è sempre mediato dalle percezioni mentali che, a loro volta, sono guidate dalle intuizioni del cuore. Queste differenti scale di valori sono la cartina al tornasole della medesima realtà, tradotta da livelli percettivi e sensoriali di vario tono che noi chiamiamo appunto piani dimensionali. Entrare in contatto cosciente con questi aspetti dello stesso fenomeno aiuta a relazionarsi con l’immensità nascosta in ogni essere umano, aiuta a comprendere la relatività delle impressioni fisiche e la precisione delle pulsioni emotive, ma soprattutto allarga la nostra visione della realtà che ci circonda, una realtà che fluttua indifferentemente su diverse posizioni energetiche, di cui la Morte è una componente essenziale come lo è l’Amore. Prepararci a morire, in ultima analisi, significa proprio prepararci a vivere secondo i suggerimenti dell’Amore che informano tutti i piani dimensionali su cui incessantemente veniamo in essere. Significa entrare nel mistero della Morte da vivi per coglierne la grande valenza creativa, l’intima essenza che si traduce sempre e comunque in vita, una vita sotto altra forma che ha eliminato dal suo orizzonte l’azione della paura: l’unico fattore di distruzione vero e proprio! Insomma, per penetrare il mistero della morte va vissuto il mistero dell’Amore... amando la morte, amiamo la vita e ci consegniamo alla morte sapendo che è la porta di accesso all’azione dell’Amore… Forse l’unico mistero, che mistero non è, è solo la Morte: il volto in ombra dell’Amore.


IL GRANDE INGANNO DELLA

Vincenzo Di Gregorio

CHIESA CATTOLICA

Questo articolo non vuole essere un attacco alla Chiesa Cattolica, ma un tentativo di capire quanto vi siano al suo interno (oggi come allora) forte influenze economico/politico/finanziario che mal si accordano con la facciata spiritual/religiosa. Quando si parla di questi argomenti si glissa spesso ritenendo che in qualche maniera, l’uomo sia “peccatore” e quindi incline al male, e che non si debba guardare verso il basso, ma alzare gli occhi verso il cielo. Giusto e per molti versi condivisibile. Ma a volte è proprio guando si guarda da qualche altra parte che ..ti rubano il portafoglio. E poi...che l’uomo sia “fallace” lo si sa, ma certe “debolezze” che possiamo anche accettare dal singolo individuo, diventano pesanti come macigni quando chi le commette sono coloro che dicono di farlo in “nome di Dio”...e sappiamo che nella storia dell’uomo i peggiori crimini son stati commessi proprio al grido : “Dio lo vuole”. Per questo si è voluto cercare di capire cosa ci sta “dietro” a quell’organizzazione chiamata “Chiesa Cattolica”...iniziando dalle sue origine e ripercorrendo le tappe salienti della sua evoluzione storica. E’ noto che al suo interno vi siano ANCHE uomini Santi, Pii e pieni di

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entusiasmo. Ma proprio per quelle persone (poche o tante) che ancora credono in certi ideali, proprio per rispetto di coloro che han dato anche la propria vita per amore degli altri che si vuole far vedere come “altri” abbiano utilizzato il Potere a loro conferito per attività di... “altro tipo”. Cominciamo quindi...dalle “origini”. COSTANTINO IL GRANDE Tutti hanno sentito parlare di Costantino come “fondatore” della Chiesa Cattolica, o meglio del fatto che grazie a lui i cristiani, che sino a quel momento erano stati perseguitati e costretti a celebrare i loro riti nei sotterranei delle catacombe, finalmente furono in grado di uscire allo scoperto e la loro religione diventò addirittura la “religione dell’impero romano”. E’ sicuramente una storia a lieto fine... ma se fosse solo una STORIA? … E se non fosse vero? Se questa versione dei fatti ci è stata raccontata in maniera talmente distorta da essere esattamente

l’opposto di quello che effettivamente è successo a quei tempi? Iniziamo a studiare la figura di questo grande imperatore romano chiamato COSTANTINO. Flavio Valerio Aurelio Costantino, conosciuto anche come “Costantino il Grande” o “Costantino I”, nacque a Naissus il 27 febbraio 274 e morì a Nicomedia il 22 maggio 337. Fu imperatore romano dal 306 alla sua morte. Che non abbiano raccontato proprio tutta la verità su di lui comincia a venire in mente quando ci si accorge che Costantino è considerato santo e “simile agli apostoli” dalla Chiesa cristiana ortodossa e da alcune Chiese orientali cattoliche... eppure il suo nome non è presente nel Martyrologium Romanum, il catalogo ufficiale dei santi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Come se la Chiesa Cattolica lo avesse fatto Santo in quanto “fondatore” della stessa, ma sapesse cose sul suo conto che gli hanno impedito di essere scritto nell’elenco dei santi “canonizzati”. Ma chi era VERAMENTE Costantino. Pur essendo un personaggio arcinoto, di lui si sa stranamente molto


poco. Le fonti primarie sulla vita di Costantino e le sue relative vicende da imperatore devono essere prese con le dovute cautele. Infatti gli storici più antichi che ci hanno tramandato la storia di Costantino lo hanno fatto influenzati dai propri rapporti con lui. Godendo della sua attiva “protezione”, hanno descritto le sue azioni in maniera “enfaticamente glorificatrice” (Eusebio di Cesarea, Lattanzio) o, per contro, da acerrimi nemici o semplicemente non “in linea” con la storiografia

Vi erano infatti diverse religioni diffuse a macchia d’olio in tutto l’impero, tra cui quella cristiana... forse quella col numero più esiguo di persone, in quanto Diocleziano aveva effettuato un’intensissima campagna di persecuzione, che si era rivelata molto efficace.

le due famiglie (almeno così credeva). La sera del suo arrivo in Germania Costantino uccide il padre e si fa eleggere dalle sue legioni come suo successore. In questo modo diventa uno dei “magnifici 4”.

Per la legislazione romana l’imperatore riuniva sia il potere politico che quello religioso. Costantino quindi decise di fondare una nuova religione in cui confluissero tutte quelle presenti allora, e per questo chiamò questa chiesa CATTOLICA, cioè universale.

Ne mancavano 3... ed uno di questi era proprio suo suocero Massimiano. Lo invita quindi a passare qualche giornata a mare, a Marsiglia. Quando arriva, lo fa dapprima imprigionare, e poi lo uccide.

Il Dio da adorare era ovviamente LUI!

Testa statua di costantino

Cerca, immediatamente dopo, di far uccidere il figlio, Massenzio, ma senza riuscirvi.

Per essere sicuro che la SUA chiesa avesse sèguito impose l’edificazione di chiese in tutte le parti del suo impero e assunse persone che obbligassero i fedeli a “cambiare” religione.

Massenzio fugge e subentra al ruolo del padre. Si concentra quindi sugli altri due, Massimino Daia e Licino, cognato di Massenzio.

Era figlio di Costanzo Cloro e della sua compagna Elena. Si conosce pochissimo della sua gioventù: perfino la sua data di nascita è incerta, mentre si ha una descrizione della sua statura, definita “imponente”, in grado di terrorizzare i suoi coetanei, ed era detto “Trachala” per il suo largo collo. L’impero romano a quei tempi era diviso in 4 parti e fu affidato a 2 imperatori e a 2 vice-imperatori o Cesari. Costantino era figlio di uno di questi 4 “capi” (il padre Costanzo Cloro abitava in Germania). Per evitare scherzi il Tetrarca “rivale” dell’impero d’oriente, con la scusa di fargli conoscere i lustri e gli sfarzi della sua corte, lo tenne praticamente prigioniero (come riscatto) per una quindicina d’anni. In questa gabbia dorata, ed al fine di consolidare le due famiglie, gli diede in sposa sua figlia, diventando suo suocero. Giunto alla maggiore età, con la scusa di andare a trovare suo padre, che non vedeva da molto tempo, si recò in Germania portandosi dietro la moglie. Il suocero glielo concesse in quanto ormai aveva legato stabilmente

Idea geniale: si allea con Licino fingendo di dargli il dominio di tutto l’oriente, e gli da in sposa sua figlia Costanza. Matrimonio celebrato a Milano (ritorneremo su questo punto, per chiarire meglio cosa avvenne a Milano in quell’occasione. Questa occasione di essere entrambi nella stessa città avrebbe indotto Costantino a promulgare il famoso ”editto di Milano”, che avrebbe riconosciuto la religione cristiana. Falso).

Prima di Costantino i simboli usati dai VERI cristiani erano: il Pavone, l’Ancora, il Pesce, ecc. E la croce? Aveva impostato la sua chiesa a Roma (dove vi è l’attuale Vaticano) esattamente come un tempio Greco, dotato sempre di una statua COLOSSALE all’ingresso che incutesse timore a chi entrava.

Licino quindi come da accordi sfida in battaglia e sconfigge Massimino Daia, che muore.

Ebbene Costantino volle strafare e si fece costruire una statua a sua immagine alta oltre 12 metri (testa e mano si possono ancora ammirare nei musei capitolini. Alte entrambe oltre 2 metri. (Come mostrato dalle foto allegate)

A questo punto rimanevano solo due rivali al potere ASSOLUTO: Licino e Massenzio, entrambi cognati. La lotta con Licino si protrasse dal 313 al 324, ed alla fine fu sconfitto a Crisopoli ed ucciso. Ne rimaneva solo UNO! E’ la battaglia decisiva quella nei pressi del ponte Milvio a Roma, il 28 ottobre del 312: la famosa battaglia dell’ IN HOC SIGNO VINCES. A quel punto Costantino diventa l’UNICO IMPERATORE dell’intero impero romano. Per arrivare a questa posizione c’erano voluti 18 anni di trattati, congiure, alleanze, matrimoni combinati e delitti familiari. Avendo finalmente riunito TUTTO il potere economico dell’impero romano in una sola persona (la sua) gli venne la felice idea di riunire anche l’intero potere “religioso” in una sola persona (la sua).

mano statua di costantino

imperante a quei tempi, come Zosimo e Ottato di Milevi.

Per dare maggiore solennità e credibilità fece inventare inni e musiche da essere suonate e cantate nelle varie processioni. Inni e musiche che inneggiavano la sua persona e di cui ci sono rimaste tracce.


Tralascio buona parte della sua rimanente vita per passare alla sua fine. Già mentre era sul letto di morte iniziò tra i suoi figli una lotta acerrima alla sua successione (talis pater-talis filii), che durò decine d’anni. In questo marasma di non regno, che fine fecero le chiese della sua nuova religione Cattolica? I capi di queste chiese si riunirono e studiarono la situazione che non era delle più felici... era morto il LORO DIO! Che cosa avrebbero fatto? Occorreva sostituire il Dio Costantino con un altro che potesse garantire che non morisse dopo 20 anni! Costantino aveva lasciato per il mantenimento delle sue chiese una cospicua eredità, ma si sarebbe presto esaurita. Quindi, si inventarono di sana pianta una specie di “TESTAMENTO DI COSTANTINO”.

Quindi tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400 era necessario riuscire a capire in cosa dovesse credere questa religione. Vi furono diverse riunioni, e coloro che vi parteciparono furono denominati i “Padri fondatori” della chiesa cattolica. In quel periodo si decisero quali testi biblici accettare e quale escludere, e furono eliminati tutti quelli che davano di Gesù una versione “umana”, privilegiando quella DIVINA. Avevano bisogno di un dio da adorare, e non di un “martire”. Poiché una delle religioni più diffuse allora era l’Arianesimo col culto del dio Mitra (dio Sole), ebbene il nuovo dio ne ricalcò pedissequamente le gesta, come la nascita in una mangiatoia da una vergine il 25 dicembre. Tutto molto giusto... ma sarà vero? Consideriamo che la storia l’hanno scritta i vincitori. Non abbiamo testi contemporanei ai fatti, ma solo quelli che A POSTERIORI hanno ricostruito gli eventi dando una loro versione dei fatti. Da diversi anni stanno venendo alla luce scritti, reperti storici che mettono in discussione molte di queste certezze. Sulla religiosità di Costantino e la sua estraneità alla religione cristiana giova tenere conto di alcune cose: Costantino non volle MAI battezzarsi, e non lo fece neppure in punto di morte ( si conoscono ben 6 presunti battesimi di Costantino, tutti ovviamente non veri. Analizzati più avanti).

All’insaputa di tutti, sopratutto dei suoi veri eredi, fecero uscire una bella pergamena con tanto di firma “autografa” di Costantino in cui lui REGALAVA praticamente metà del suo impero alla sua Chiesa, che in questo modo si trovò a non avere più problemi economici da li ai successivi... 2000 anni! Questo testamento non fu messo in discussione al momento, ma da una sua rilettura storica in medioevo fu considerato la più clamorosa “truffa” perpetrata nella storia italiana (almeno solo per il valore economico del “furto”), ma ormai in quel periodo il potere della chiesa “cattolica” era “capillare”.

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Il famoso editto di Milano del febbraio 313, che sarebbe stato fatto da Licino e Costantino, non ha alcuna consistenza storica. L’editto fu emanato dal solo Licino e valeva solamente per l’Oriente, di cui Licino era uno dei due Cesari. L’Editto di Milano se lo inventarono alcuni secoli dopo gli storiografi cattolici, regalando a Costantino una benemerenza indebita ed immeritata. Costantino non fondò nessuna chiesa CRISTIANA, ma solo chiese destinate a diventare l’unica religione del mondo allora conosciuto, chiamata Cattolica (cioè universale). Questa chiesa era del tutto PAGANA ed il dio adorato era lui, il dio Sole - Costantino. L’attuale basilica di S. Giovanni in Luterano in Roma, quella di S. Pietro in Vaticano e tante altre erano TUTTE dedicate a Nostro Domine: Costantino. Costantino, come tutti i suoi predecessori, volle essere adorato pubblicamente nei Fori di tutte le più grandi città, nelle pubbliche vie ma

sopratutto all’interno delle sue chiese. L’abside di tutte le chiese da lui fondate era rigorosamente riservato a lui ed al suo trono, quando presenziava alle celebrazioni. Per tantissimo tempo quel luogo venne chiamato “Sancta Santorum”. Quando però lui non era presente veniva surrogato col nome di “Sancta Sedes”. Il vescovo ed il clero non potevano entrare nell’abside e prendervi posto. Essi sedevano sulla navata centrale: l’Abside divenne solo molti secoli dopo “praesbyterium”. Nell’abside, oltre alla statua colossale dell’imperatore (come già detto quella del vaticano era di 12 metri), troneggiavano affreschi e mosaici raffiguranti unicamente immagini dell’imperatore e della sua famiglia. A volte veniva raffigurata anche una divinità concorrente, quando per motivi politici riteneva opportuno “gemellarsi”. In tal caso Costantino diventava il “nuovo Ercole”, il “nuovo dio Sole”, “il nuovo dio Mitra”, “il nuovo DIO GESU’” (di ciò vi sono prove archeologiche emerse nei vari scavi in tutte le provincie romane).

CHIESA CATTOLICA E CHIESA CRISTIANA Molti confondono la chiesa CRISTIANA con la chiesa CATTOLICA fondata da Costantino. La chiesa cristiana è quella che ha fondato Cristo in persona. Però dopo la riforma del 1517, per distinguerle da quella CATTOLICA, si chiamarono “cristiane” tutte quelle chiese che si “ispiravano” agli ideali di Cristo, e la chiesa riprese il nome di CATTOLICA, che gli era stata attribuita dal cosiddetto “fondatore” Costantino. … E si diedero queste definizioni. Chiesa Protocattolica, dal 315 al 365; Chiesa Deyterocattolica, dal 365 agli inizi del secolo VIII; Chiesa Cattolicopapale, dal secolo VIII al 1054; Chiesa Cattolica Romana, dal 16 luglio del 1054 al 1122; Chiesa Cattolicocristiana, dal 1122 ai nostri giorni.

CONTRADDIZIONI Tutti gli esperti di archeologia e storia cristiana sanno che Costantino considerava tutti gli dei dell’Olimpo e lo stesso Gesù Cristo suoi “colle-


richiesto oltre 18 anni di omicidi per arrivare a diventare l’unico imperatore romano. Caratteristica di un imperatore romano era il controllo della parte “economica” dell’impero e di quella spirituale, in quanto diventava un dio da adorare e riverire. Pensare che un personaggio di questo tipo rinunciasse alla sua “divinità”, inchinandosi ad una delle tante divinità delle religioni allora imperanti nelle sue terre, significava anche PERDERE IMMEDIATAMENTE anche il dominio POLITICO ed ECONOMICO per cui tanto aveva lottato. Il Battesimo cristiano di Costantino è quindi un FALSO costruito apposta per “rifargli il look” come fondatore della chiesa Cattolica... da parte di storici di parte.

La DONAZIONE di costantino ghi”, e i primi dodici apostoli come suoi “ministri” o comunque suoi “dipendenti”. Per questo si fregiò del titolo di “Episcopos ton ectos”, Vescoco esterno o dall’alto, e successivamente di “Triscadecatos apostolos”, tredicesimo apostolo. Si conoscono dei riti che aveva fatto istituire a Costantinopoli dove, nel solstizio d’inverno, si faceva trovare prima dell’alba davanti al suo tempio, in modo da farsi inondare dai raggi del sole nascente... da lì partiva una processione che faceva tre giri intorno alla chiesa prima di entrarvi. Durante questa processione si cantavano inni unicamente inneggianti alle doti magnifiche di Costantino - “novello Dio Sole” (sono sopravvissuti pochi frammenti di pergamena in greco riferiti a questi riti). COSTANTINO E L’EDITTO DI MILANO L’editto di Milano non è stato fatto a Milano ma da Licino in Nicomedia (sua capitale) che, rientrato nei suoi territori, decise di promulgare un editto di “tolleranza” verso i cristiani. Gli storici successivi hanno voluto agganciare alla volontà di Costantino questa “apertura” ai Cristiani, attribuendogli una sua “pressione” nei confronti di Licino quando venne a trovarlo a Milano (in occasione del matrimonio con sua figlia), ma ciò è totalmente arbitrario e senza alcuna prova storica. Molto più realistico è invece ritenere che il fulcro dell’accordo tra Costantino e Licino fosse la spartizione dell’impero romano e la volontà di far fuori Massimino Daia, come detentore di metà dell’Impero Roma-

no d’Oriente. Ma l’importanza di questo “editto di Tolleranza” di Licino è praticamente pari a ZERO, in quanto Licino non fece altro che confermare l’editto dell’imperatore Galerio, che qualche anno prima aveva promulgato (lui si!) un’indulgenza ai pochi cristiani che erano rimasti, poiché cito: “Assecondato un capriccio erano stati presi da follia e non obbedivano più alle antiche usanze [...] In nome di tale indulgenza, essi farebbero bene a pregare il loro Dio per la Nostra salvezza, per quella della Repubblica e per la loro città, affinché la Repubblica possa continuare ad esistere integra e loro vivere tranquilli nelle loro case”.

Vi sono 6 storici (almeno quelli a me noti) che hanno voluto descrivere il presunto battesimo di Costantino. Descriverò la loro tesi e dimostrerò come sia falsa. 1. Eusebio di Cesarea, considerato il biografo “ufficiale” di Costantino, nella sua “Vita di Costantino” ci dice che nell’anno 337 d. C. l’imperatore, all’età di 57 anni, reggeva saldamente l’impero romano da oltre 24 anni in modo indisturbato. Si trovava nel palazzo imperiale di Nicomedia ed era in procinto di partire per una spedizione militare contro l’imperatore persiano Shahpur II, quando si ammalò improvvisamente. Il medico di corte lo convinse a rinunciare a partire e gli consigliò un ciclo di cure termali alle terme di Ancirone. Ma queste non gli giovarono affatto... anzi si

Cosa c’entra dunque Costantino con L’editto di Milano? NULLA! Praticamente Licino, ritornando in patria (impero d’oriente), ha CONFERMATO l’indulgenza che Galerio aveva concesso ai cristiani dell’Impero Romano d’Occidente. Ma il MERITO di tutto ciò se lo è preso Costantino. COSTANTINO E IL SUO BATTESIMO “CRISTIANO” Come si è già detto, Costantino non era proprio quello stinco di santo, docile come un agnellino, che la storiografia ci ha dipinto. E’ stato un imperatore romano tra i più sanguinari, che non ha esitato ad uccidere metà della sua famiglia solo per poter accedere a QUEL posto di comando. L’impresa, meditata a lungo, gli ha

aggravò, e dopo ESSERE STATO BATTEZZATO dal vescovo ARIANO di Nicodemia, di nome Eusebio, morì improvvisamente il 27 maggio del 337 (bibliografia Eusebio di Cesarea, “Vita di Costantino I”, capitolo IV, pag. 63). Da questa versione dei fatti risulta quindi che


Il Battesimo di Costantino da parte del Vescovo Silvestro

il luogo del battesimo di Costantino fu Nicomedia, l’attuale Izmit in Turchia, capitale della Bitinia, e che il giorno del battesimo fu il 27 maggio del 337. Riprenderemo questa informazione più avanti. 2. La seconda versione è quella del vertice cattolico, il quale sostiene, UFFICIALMENTE e da SEMPRE, che l’imperatore Costantino fu battezzato in Laterano a Roma da Silvestro nell’anno 313. A sostegno di quanto sopra, si può constatare questa informazione recandosi a Roma e leggendo l’epigrafe alla base dell’obelisco di Piazza S. Giovanni in Laterano: “Costantinum per crucem victor a s. silvestro hic baptizatus crucis gloriam propagavit” Per i non cultori del latino, “Costantino, dopo aver vinto per mezzo della croce, qui battezzato da san Silvestro, propagò la gloria della croce”. Questa versione è quella “ufficiale” della chiesa cattolica, che l’ha inserita anche nel famoso Testamento di Costantino (clamoroso falso). Anzi, in quel testo si dichiara che Costantino si fosse ammalato di peste e fu guarito miracolosamente da Papa Silvestro, e per riconoscenza si fece battezzare in Vaticano. Per inciso e per correttezza storica, nel 313

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d. C. era vescovo di Roma un certo africano Melchiade o Milziade (311314 d. C.), e assolutamente non Silvestro! 3. Terza ipotesi: lo storico Antonino Lopes, nel suo libro “I Papi, la vita dei pontefici attraverso 2000 anni di storia”, (Futura edizione, Roma 1997, pag.11) ci dice che Costantino non fu battezzato né a Nicomedia di Bitinia, né in Vaticano... bensì a Gerusalemme in Palestina, in occasione della consacrazione della chiesa del Santo Sepolcro voluta da sua madre S. Elena sul Calvario. Si noti che di questa affermazione, che contrasta e di parecchio con tutto quello che si sa da sempre, non viene fornita alcuna indicazione su dove abbia tratto questa tesi. 4. Quarta ipotesi: è quella del Mons. G. B. Proja, canonico della Basilica Lateranense di Roma, nel suo libro “il Battestero Lateranense (Tipografia Trullo, Roma 1999, pag. 12). Cito “Costantino ebbe il desiderio di ricevere il battesimo, e per questo voleva recarsi nel Giordano, ma non se ne fece nulla. Le preoccupazioni dell’impero lo tenevano legato. Fu però battezzato QUALCHE GIORNO PRIMA DI MORIRE dal vescovo Eusebio a Nicomedia, il 22 maggio del 337. Poiché però ai cri-

stiani dei primi secoli e del medioevo sembrava impossibile che un imperatore tanto benemerito della Fede non fosse neanche battezzato, sorsero fantasiose narrazioni sul suo battesimo, amministratogli da Silvestro papa come si evince sia sulla scritta dell’obelisco, sia in una pittura nel transetto della Basilica Lateranense”. In base alla tesi di Mons. G. B. Proja la data esatta del battesimo di Costantino fu il 22 maggio del 337, al posto del 27, data della sua morte e riferita da Eusebio di Cesarea... COME MAI? Questo solo per impedire che si pensasse che Costantino fosse stato battezzato in “Articulo Mortis”, cioè in punto di morte e quindi senza la sua piena volontà... come invece faceva sottintendere lo storico Eusebio. In base a questa tesi Costantino avrebbe abbracciato la fede Cristiana 5 giorni prima di morire, facendosi battezzare! 5. Quinta Tesi, quella che storicamente è stata da sempre accettata (quella prima di Eusebio), che dichiara che il battesimo sia giunto in punto di morte. Ma molti altri testi, altrettanto storici, dichiarano come Costantino abbia SEMPRE RIFIUTATO, in vita, il battesimo. Eppure, nella citata “Vita di Costantino” di Eusebio, si legge questa dichiarazione testuale dello stesso Costantino: “Io avevo


in mente di recarmi al Giordano, nelle quali il Signore nostro Salvatore si dice abbia ricevuto il lavacro per nostro modello; ma Dio, che sa quel che conviene, già da ora ce ne giudica degni. Che se il Signore della vita e della morte voglia che io viva qui, ed è stato deciso una volta per sempre che così per il resto della mia vita io venga annoverato nel gregge del popolo di Dio e partecipi alle orazioni in comune, stando nella ecclesia insieme con tutti gli altri, avrò assegnato a me stesso le leggi di vita convenienti a Dio”. Un vero “angioletto”. Ma saranno parole VERAMENTE pronunciate da Costantino scritte frettolosamente su qualche tavoletta di cera o pergamena e rinvenuta dallo storico Eusebio? ...o scritte di sana pianta secoli dopo e a lui attribuite? Giova ricordare che il suo “storico ufficiale”, Eusebio di Cesarea, era contemporaneo di Costantino. Ma come tutti sanno i libri sono scritti con la carta o con la pergamena, materiali deperibili. Infatti questi suoi scritti ci sono pervenuti solo dopo diverse RISCRITTURE fatte da frati emanuensi che ce li hanno tramandati. Non si conoscono infatti testi di Eusebio più antichi del VII secolo d. C., epoca in cui la chiesa Cattolica aveva ampiamente consolidato il suo potere “temporale” e abbondantemente rimaneggiato la storiografia costantiniana. 6. ULTIMA TESI: l’imperatore Costantino non solo non aveva nessuna voglia di battezzarsi ma, come si è detto prima, NON POTEVA farlo senza perdere i suoi attributi di imperatore. Nel Diritto Romano era espressamente vietato che un Augustus (Dio in terra) potesse autodefinirsi un “uomo qualsiasi”. Questo in forza di uno specifico editto entrato in vigore nella Costituzione Imperiale Romana grazie a Diocleziano, per sé e per i suoi successori, con tutte le conseguenze penali e civili che ne scaturivano. Nell’ottica del diritto romano, se Costantino si fosse battezzato avrebbe commesso un gesto irresponsabile e folle... quello di un dio che diventava SERVO di un altro dio nel Pantheon delle divinità romane. Questo, qualunque giurista romano lo sapeva e lo capiva perfettamente. Infatti lo scrittore cristiano Tertulliano, che era anche un avvocato ed esperto in diritto, in proposito scrive che per un imperatore romano era impossibile che potesse diventare cristiano; infatti, abbracciando la fede cristiana, avrebbe cessato di esercitare il suo potere sovrano. Anche Salvatore calderone, che ha condotto lunghi studi sui rapporti di Costantino col cristianesimo, così afferma nel suo libro (“Costantino ed il Cattolicesimo”, Vol I, Firenze Le Monnier, 1962, Prologo, p. XXXVII-XXXXVIII ): “Costantino, in quanto “imperator” e quindi capo dello stato, non può far parte di una ecclesia, e per questo deve ritardare il battesimo il

più possibile. Infatti il Cesare che diventa cristiano cessa di essere dio”. Dopo tutta questa lunga trattazione, la mia personale opinione è che Costantino non solo non avesse potuto battezzarsi in vita, ma che questa idea non gli sia MAI passata neanche per l’anticamera del cervello, in quanto la chiesa Cattolica, che aveva fondato e che esisteva quando lui era in vita, non adorava Gesù Cristo ma LUI! Solo dopo la sua morte i responsabili delle numerose chiese da lui fondate si sono trovati nella necessità di sostituire il protagonista del loro culto con qualche altra “divinità”... e lui è rimasto nella storia come il “padre fondatore” della chiesa Cattolica, che nel frattempo si era “EVOLUTA” e trasformata! Che la folgorante idea di abbracciare la fede Cristiana sia venuta a Costantino la notte prima della famosa battaglia di Ponte Milvio (dopo aver sognato il simbolo della croce in cielo ed una voce che gli diceva “in hoc signo vinces”, con questo segno vincerai) non sia stata proprio così “folgorante” ce lo dicono alcuni altri indizi. Per svariati anni dopo la famosa battaglia di Ponte Milvio le zecche orientali (Alessandria, Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, ecc.) continuarono a produrre monete dedicate a Giove salvatore (“Iovi conservatori”); nello stesso periodo le monete delle zecche occidentali (Arles, Londra, Lione, Augusta Treverorum, Pavia, ecc) continuarono a coniare monete dedicate al Sole invitto “compagno”. L’attributo “compagno”, che manca in monete analoghe di precedenti imperatori, è singolare e occorre chiedersene il significato. Normalmente viene interpretato come “al compagno (di Costantino), il Sole Invitto”; indicherebbe quindi una indiretta deificazione dell’imperatore stesso. Il vero significato, però, potrebbe anche essere completamente diverso. Nell’età imperiale, infatti, la parola latina “comes”, oltre che “compagno” indicava un funzionario imperiale e perciò da essa è derivato il titolo nobiliare conte. Alle orecchie dei cristiani, quindi, questa strana legenda poteva ricordare che il sole non era un dio, ma una potenza subordinata alla divinità suprema. A sua volta l’imperatore si presentava come l’autorità suprema in terra allo stesso modo come il sole lo era in cielo; autorità, però, entrambe subordinate. Questa interpretazione è confermata dall’emissione del 316 (durante la prima guerra civile contro il pagano Licinio), la cui legenda recita “SOLI INVIC COM DN” (soli invicto

comiti domini), che potrebbe essere tradotto come “al sole invitto compagno del signore”, ma che sembra più logico tradurre “al sole invitto, ministro del Signore”. Le monete in questo periodo con simboli cristiani (o supposti tali) sono rare e costituiscono solo circa l’1% delle tipologie conosciute. IN HOC SIGNO VINCES Ecco un’altra “storiella” inventata a posteriori per far presa nell’immaginario collettivo e dare un imprinting divino alla conversione cristiana di Costantino (che non avvenne mai).

La vittoria di Costantino su Massenzio era già stata raccontata da Eusebio in un’altra sua opera, la “Storia Ecclesiastica”. La narrazione fu scritta poco dopo i fatti (anche se l’opera fu completata con un altro libro nel decennio successivo), quando Eusebio non aveva ancora conosciuto Costantino. In quest’opera manca qualunque evento prodigioso. Eusebio paragona la brutta fine di Massenzio, annegato nel crollo del ponte Milvio, da lui stesso costruito, alla fine del faraone affogato durante l’Esodo del popolo ebraico dall’Egitto, e attribuisce la vittoria di Costantino alla protezione divina. La vicenda è trattata anche dallo scrittore cristiano Lattanzio, precettore dei figli di Costantino, nel “De mortibus persecutorum”, opera anch’essa scritta poco dopo i fatti. Egli non menziona alcuna visione prodigiosa, ma riferisce che la notte prima della battaglia Costantino avrebbe ricevuto in sogno l’ordine di mettere sullo scudo dei propri soldati un segnale celeste divino (“coeleste signum dei”), senza specificare chi avesse dato quell’ordine né quale simbolo gli fosse stato ordinato di utilizzare. Il segno concretamente utilizzato da Costantino è descritto da Lattanzio in modo poco chiaro: potrebbe trattarsi non di un Chi-rho (Cristogramma) ma di uno staurogramma. Vi è anche un’altra interpretazione: Costantino avrebbe avuto un sogno o una visione mentre vi-


sitava il tempio di Apollo-Grannus a Grand, una località sulla via da Treviri a Lione. Costantino avrebbe visto tre “X” o tre corone d’alloro, promessa di un trentennio di vittorie: Vidisti enim, credo, Constantine, Apollinem tuum comitante Victoria coronas tibi laureas afferentem quae tricenum singulae ferunt omen annorum. Si osservi che Apollo era proprio il dio a cui Ottaviano aveva attribuito il merito della vittoria di Anzio. Il panegirico sarebbe stato letto a Treviri nel 310 e descriverebbe una visione che, però, sarebbe da collocarsi verso il 309 o prima, in modo che l’emissione di monete costantiniane dedicate al sole invitto, iniziata appunto in quell’anno, possa esserne interpretata come una conferma. La precisione temporale della previsione (il regno di Costantino, mai sconfitto in battaglia, durò esattamente poco più di trent’anni) induce a sospettare che si tratti di una profezia ex post; da collocarsi quindi in contemporaneità alla Vita di Costantino. La presenza di eventi prodigiosi e la discordanza fra le diverse versioni degli eventi ha portato a conclusioni contrapposte. Alcuni hanno cercato di conciliare Eusebio e Lattanzio, dando origine alla versione tradizionale, più rappresentata nell’iconografia, che colloca la visione celeste nel giorno precedente la battaglia. Altri hanno ipotizzato che la Vita di Costantino non sia opera di Eusebio o comunque sia stata interpolata dalla tradizione ecclesiastica. Altri ancora hanno polemizzato se la profezia cristiana sia stata ricalcata su quella pagana o viceversa. Secondo alcuni storici la leg-

genda del sogno di Costantino ha una base nel fatto che in quel periodo nell’esercito romano era particolarmente diffuso il culto del dio orientale del sole Mithra, identificato sincreticamente con il Sol Invictus. I suoi fedeli dipingevano sullo scudo il suo simbolo (formato da una croce sovrapposta ad una X, con al centro un cerchio), simile al chi-rho (X-R). La leggenda della visione di

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Costantino andrebbe quindi vista, storicamente, come trasformazione di una leggenda in origine pagana, che attribuiva non a Gesù bensì al Sole Invitto in persona, venerato dalla casta militare, l’apparizione nel luogo più logico, il cielo, assicurando la vittoria a Costantino e chiedendogli che fosse fatto quanto i soldati spontaneamente già facevano, ovvero dipingere il proprio simbolo sugli scudi. E in effetti una delle due fonti della pia leggenda, Eusebio di Cesarea, specifica addirittura che il simbolo apparve a Costantino sovraimpresso al sole. Dopo la scomparsa di Costantino, la cui autentica conversione al Cristianesimo è posta in dubbio da molti storici, la leggenda sarebbe stata cristianizzata, adattando l’episodio ai simboli della nuova religione ormai trionfante. In una successiva memoria agiografica dell’imperatore, che Eusebio scrisse dopo la morte di Costantino (“Sulla vita di Costantino”, ca. 337339), l’apparizione miracolosa avvenne quando gli eserciti si incontrarono sul Ponte Milvio. In quest’ultima versione l’imperatore aveva meditato sulla questione logica delle sfortune che accadono agli eserciti che invocano l’aiuto di molti dei, e decise di cercare l’aiuto divino per l’imminente battaglia, dal “Solo Dio”. A mezzogiorno Costantino vide una croce di luce sovrimpressa al Sole. Attaccata ad essa c’era la scritta “In hoc signo vinces”. Non solo Costantino, ma l’intera armata avrebbe visto il miracolo. Per giustificare la nuova versione degli eventi, Eusebio scrisse nella “Vita” che Costantino stesso gli

avrebbe raccontato questa storia, “e la confermò con dei giuramenti”, in tarda età “quando fui ritenuto degno della sua conoscenza e compagnia”. “In effetti - dice Eusebio - se avesse raccontato questa storia chiunque altro, non sarebbe stato facile accettarla”. Lo storico Ramsey MacMullen, moderno biografo di Costantino, spiega: “Se la scritta fosse stata vista in cielo, fu vista da oltre 40.000 uomini... il vero miracolo risiederebbe nel loro silenzio sull’accaduto” (Costantine, 1969). Sta di fatto che tra i molti soldati raffigurati sull’Arco di Costantino, che venne eretto solo tre anni dopo la battaglia, il labarum con il “Cristogramma” non compare assolutamente, né è presente alcun indizio della miracolosa affermazione di protezione divina che era stata testimoniata, dice Eusebio, da cosi tanti. Se si crede al racconto di Eusebio, sarebbe andata sprecata inspiegabilmente una grandiosa opportunità per il tipo di propaganda politica che l’Arco era stato espressamente costruito per presentare. Riepilogando, mentre la “storia” del segno prodigioso visto in cielo che ha dato un imprinting divina alla vittoria di Costantino e quindi alla sua legittimità nell’assumere il potere su tutto l’impero romano è testimoniato da scritti (Eusebio o Lattanzio) pervenuti in forma “cartacea” solo a partire dal VII d.C., il bassorilievo realizzato proprio per inneggiare alla vittoria di Costantino (con lui stesso come committente) non fa alcuna memoria di questo evento prestigioso. A chi credere? La sua iscrizione dice che l’impe-


ratore aveva salvato la res publica INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE (“per istinto [o impulso] della divinità e per grandezza della mente”). Quale divinità non viene specificato, anche se Sol Invictus - il Sole Invincibile (identificabile anche con Apollo o Mitra) - è iscritto sul conio costantiniano del periodo. Analizzando questo bassorilievo della Battaglia di Ponte Milvio (“Proelium”), sul lato meridionale si nota all’estrema sinistra il ponte Milvio con una personificazione del Tevere che si affaccia mentre passa Costantino tra la Virtus e la Vittoria; segue il massacro e annegamento dei cataphractrarii di Massenzio da parte della cavalleria costantiniana; all’estrema destra i trombettieri dell’esercito vincitore richiamano le truppe. Nessun segno del Cristogramma, o Staurogramma o qualsiasi altra croce raffigurata sugli scudi, mentre (ripetiamo) in quegli anni Costantino batteva monete che lo ritraevano insieme al “sol invictus” di mitriana memoria. LA NUOVA CHIESA CATTOLICA Alla morte di Costantino (senza battesimo) i ministri della SUA chiesa, che avevano officiato culti inneggianti alla sua persona, si sono ritrovati senza ulteriori finanziamenti e senza il soggetto stesso del loro culto. Mentre gli eredi legittimi dell’impero di Costantino si uccidono a vicenda (degni figli di tale padre), per risolvere i loro problemi immediati di sussistenza economica “fabbricano” un falso testamento: passato alla storia come “Constitutum Constantini”, ossia “decisione”, “delibera”, “editto”. Dopo una nutrita sezione agiografica, il documento recante la data del 30 marzo 315 (ricordiamo che Costantino morì nel 337 d.C.) afferma di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I. Con esso, l’imperatore avrebbe concesso al papa Silvestro I e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme) e avrebbe attribuito ai pontefici le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l’Italia

e l’intero Impero Romano d’Occidente. L’editto avrebbe confermato inoltre la donazione di proprietà immobiliari estese fino in Oriente e costituito atto di donazione a Silvestro in persona del palazzo Lateranense. La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita: “In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali”. Seguendo ancora la versione di alcune leggendarie Vite di San Silvestro, il documento presenta la donazione come una ricompensa al “vescovo di Roma” per aver guarito l’imperatore dalla lebbra grazie a un miracolo, con la narrazione di un episodio fittizio tendente a rendere maggiormente accettabile il falso, oltre a screditare i pagani. Nella circostanza inventata si narra dell’imperatore Costantino, che avrebbe contratto la lebbra, e dei sacerdoti pagani che avrebbero costruito una fonte sul Campidoglio, tentando di persuaderlo a riempirla con il sangue di bambini: Costantino avrebbe dovuto bagnarsi nel sangue ancora caldo e sarebbe guarito. L’imperatore avrebbe avuto compassione nei confronti delle lacrime versate dalle madri dei bambini scelti per il sacrificio e avrebbe rimandato tutti a casa, colmandoli di doni. Quella stessa notte avrebbe incontrato in sogno gli apostoli Pietro e Paolo che gli avrebbero detto di mettersi in contatto con Silvestro, a quel tempo eremita sul monte Soratte: egli gli avrebbe mostrato una fonte miracolosa che lo avrebbe mondato, poi avrebbe dovuto restaurare le chiese cristiane in tutto il mondo, smettere di pregare gli idoli e adorare il vero Dio. Costantino fece come gli era stato consigliato: «Quand’ero sul

fondo della fonte, vidi una mano toccarmi dal cielo». Convinto di essere stato guarito dal potere degli apostoli, Costantino, in segno di riconoscenza, avrebbe concesso al pontefice il primato spirituale nella Chiesa e il potere temporale in Italia e nelle province occidentali, in nome del Senato e di tutto il popolo romano. Ovviamente è tutto falso. Sia la storia che avrebbe spinto Costantino a donare al Vescovo di Roma metà dell’Impero Romano, sia il finto testamento. Nel 1440 l’umanista italiano Lorenzo Valla, sulla scia delle pesanti perplessità già espresse da Dante Alighieri e, pochi anni prima, dal cardinale Nicola Cusano, dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse un falso. Lo fece in un approfondito, sebbene tumultuoso studio storico e linguistico del documento, mettendo in evidenza anacronismi e contraddizioni di contenuto e forma: in particolare, ad esempio, egli contestava la presenza di numerosi barbarismi nel latino, dunque necessariamente assai più tardo di quello utilizzato nel IV secolo. Altri errori, come la menzione di Costantinopoli, allora non ancora fondata, o di parole come feudo, erano addirittura più banali. Tuttavia l’opuscolo del Valla, il “De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio” (Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica), poté essere pubblicato solo nel 1517 e in ambiente protestante, mentre la Chiesa cattolica difese ancora per secoli la tesi dell’originalità del documento: nel 1559 lo scritto del Valla fu incluso nell’Indice dei libri proibiti in quanto pericoloso per la fede. Il dibattito successivo sulla datazione e sull’origine della falsificazione si è mosso su “piste” differenti: l’ubicazione della tradizione manoscritta, l’uso strumentale che i potenti fecero del documento, l’individuazione di motivi leggendari nel testo del constitutum, sono tutti argomenti che si è cercato di sfruttare al meglio per dare una risposta.


Quindi la conversione Costantiniana era essenziale per tutti i secoli successivi, per avvallare la veridicità di quel documento che è stato sventolato in tantissime occasioni (ultimamente anche riguardo ai diritti della chiesa sui territori americani dopo la scoperta di Colombo).

possiamo verificare dalla vita di Flavius Claudius Iulianus: imperatore romano detto l’Apostata (Costantinopoli 331 - in Mesopotamia 363).

Anche Dante lo aveva ritenuto vero, e contro questo scrisse una delle sue terzine: Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre. (Dante Alighieri - Inferno, Canto XIX) La “nuova” chiesa cattolica, quando alla morte di Costantino ha dovuto ripartire da zero ed INVENTARSI un culto ad un nuovo dio, ha scelto nella figura di un “certo” Gesù, la PERSONA che meglio poteva sostituire la figura di UOMO-DIO che sinora era stata rappresentata da Costantino. Ovviamente, a distanza di secoli, colui che aveva fondato la Chiesa Cattolica non poteva essere anche lui Cristiano e battezzato... come si faceva a dire che la Chiesa Cattolica era stata fondata da un pagano, e per giunta non uno “stinco di santo”. Quindi è diventata SANTA sua madre, a lui sono stati tributati pregi ed onori da grand’uomo ed anche miracoli, quali quello della vincita del suo “nemico” Massenzio... IN HOC SIGNO VINCES! Spesso infatti i segni del cielo sono presi come volontà delle divinità che danno l’imprinting sull’autorevolezza di certi uomini e delle loro scelte. Allora anche il famoso Editto di Milano è stato interpretato per darne una versione edulcorata e favorevole al castello costruito successivamente. Chi ha sostenuto che l’accordo tra Costantino e Licino sia stato fatto per dare libertà di culto ai cristiani, e quindi per agganciare la fede di Costantino al Cristianesimo? La nuova Chiesa Cattolica molto tempo DOPO i fatti. GIULIANO L’APOSTATA Il fatto che, subito dopo la battaglia con Massenzio, non vi era nell’impero romano tutta questa “ansia” di dichiararsi cristiani, lo

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Figlio di un fratellastro di Costantino il Grande, fu costretto a fuggire da Costantinopoli nel fatidico 337 col fratello Costanzo Gallo, e sopravvisse al massacro della sua famiglia (susseguito subito dopo la morte di Costantino per la corsa alla sua successione). Nel 355 Costanzo II lo nominò Cesare inviandolo in Gallia dove, a Strasburgo, nel 357, riportò una grande vittoria sugli Alamanni. Le truppe al suo seguito, reclamate in Oriente da Costanzo, lo proclamarono Augusto nel 361. Con esse si mise in marcia contro lo stesso Costanzo, che intanto moriva. Rimasto padrone unico dell’Impero, promulgò varie leggi tese a restaurare il paganesimo a danno del cristianesimo, essendo un accanito sostenitore del culto del “sole invicto” (ma che coincidenza). Restaurò templi, riorganizzò i sacerdozi, riformò l’amministrazione dello Stato, favorendo nell’insegnamento e negli alti impieghi gli elementi riferentesi al culto del dio Mithra. Intrapresa una grande spedizione contro i Persiani, fu ferito in battaglia e ivi morì. E’ stato successivamente ribattezzato dalla chiesa romana col nomignolo di “l’Apostata”, il rinnegatore. Infatti secondo la versione “ufficiale” Costantino aveva introdotto il cristianesimo nell’Impero Romano come “religione di stato”, e Giuliano invece l’avrebbe rinnegato ripristinando i culti a Mithra. Versione “non ufficiale”: Costantino non ha mai introdotto il cristianesimo come religione di stato, ma ha favorito in tutti i modi possibili l’adorazione della sua persona personificata nel “sole invicto”. I suoi successori (di cui Giuliano), in sua memoria e rispetto, hanno semplicemente continuato a perpetrare la “sua” religione ed il culto a Dio Mithra, che era enormemente diffuso tra la classe militare.

DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO A MEZZO DEI VANGELI Molti della Bibbia conoscono i vangeli “canonici”, cioè quelli che la chiesa cattolica (post-Costantino) ha deciso che fossero “degni di fede”. Attribuiti a 4 apostoli, ma molto probabilmente scritti da terzi molti decenni dopo i fatti ed attribuiti agli apostoli per devozione o attendibilità. Non si sa quando siano stati scritti, ma sicuramente i primi frammenti risalgono a circa 100 anni dopo i fatti (papiro 52 [Rylands] datato 120/130 d. C.). Altri frammenti risalgono al II al III al VIII secolo, ecc. I Vangeli erano dunque dei “libercoli” che parlavano della vita di Gesù Cristo e venivano letti tra i fedeli. Se ne conoscono ben 34: Vangelo dei Segni – Vangelo di S.Tommaso – Vangelo Oss. 1224 – Sofia di Gesù Cristo – Vangelo secondo Marco – Vangelo Egerton – Vangelo di Pietro – Vangelo segreto di Marco – Papiro di Fayyum – Vangelo secondo Matteo – Vangelo secondo Luca – Vangelo greco degli Egiziani – Vangelo degli Ebrei – Vangelo di S. Giovanni – Libro segreto di Giacomo – Vangelo degli Ebioniti – Vangelo dei nazareni – Vangelo di Ossirico 840 – Tradizioni di Mattia – Vangelo di Basilide – Vangelo di Maria – Dialogo del Salvatore – Vangelo del Salvatore – Apocrifo di Giovanni – Vangelo di Giuda – Vangelo di Giacomo – Vangelo dell’infanzia di Tommaso – Vangelo della Verità – Libro di Tommaso – Vangelo di Apelle – Vangelo di Filippo – Vangelo di Bardesane – Pistis Sophia . Il primo scopo della chiesa postconstantino è stato quello di selezionare tra questi 34 vangeli SOLO quelli (4) che di Gesù davano una versione di “uomo-Dio”, bollando gli altri come “apocrifi”, che vuol dire letteralmente “nascosti”, in quanto in opposizione ai testi “canonici”; essi furono eliminati fisicamente o sepolti in qualche biblioteca. Ogni tanto qualcuno riaffiora (come il Vangelo di Giuda) da qualche scoperta archeologica in territori di periferia dell’impero romano. Ad esempio nel vangelo di Filippo si scrive: “Il Signore amava Maria Maddalena più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne vedendo il suo amore per Maria gli dissero: “perché ami lei più di noi tutte?” ..eppure essendo Filippo uno degli apostoli, questo suo vangelo è stato ritenuto “inaffidabile” ed escluso dalla pubblica fede. Ci si chiede: in base a quali documenti storici ? Eppure molti particolari della vita di Gesù son tratti proprio dai Vangeli apocrifi, come la localizzazione della nascita in una


grotta, che è tratto dal protovangelo di Giacomo. Mentre la presenza dell’asino e del bue (un classico di tutti i presepi) deriva dallo “pseudovangelo” di Matteo. Vi è stata quindi un’accurata selezione di quello che è VERO da quello che era NON VERO, o meglio di quello che era meglio sapere da quello che era meglio...nascondere. Per facilitare la diffusione di questa “nuova” religione, la chiesa ha cercato in tutti i modi di inglobare date, riti, copricapi, canti, celebrazioni, leggende da tutte le religioni “pagane” esistenti a quel tempo. L’elenco sarebbe lunghissimo e per certi versi è anche noto ai più; un caso tra tutti: la sostituzione della figura di “uomo-Dio” di Costantino che si identificava col Sol Invicto (Mithra) con la figura di Gesù Cristo, ha portato ad una quasi identità della leggenda dei loro natali. Mithra infatti sarebbe nato da una “vergine” che lo ha partorito in una grotta il 25 dicembre... con la differenza che Mithra esisteva prima che Gesù nascesse. I culti al Dio Mithra infatti avvenivano in locali interrati simili a grotte chiamati Mitrei (solo in Italia ne sono sopravvissuti una trentina). Molte chiese di quel periodo furono anche costruite sopra Mitrei (come San Clemente a Roma, in Romagna, Lazio, Puglia, Calabria). Questo allo scopo di confondere e trasmettere ai “fedeli” la sensazione che in fondo vi fossero poche differenze tra i due culti. Col nome “Mitra”, ad esempio, è stato addirittura chiamato il cappello del vescovo. Per venire incontro invece agli adoratori del Dio-Pesce si è inventata la “TIARA”, strettamente derivata da un cappello mediorientale la cui foggia rappresentava una testa di pesce con la bocca aperta... e si potrebbe andare avanti.

EPISODIO DELL’ADULTERA

IL PRIMO PAPA

Nel Vangelo di San Giovanni (8,1-11) si parla diffusamente di un episodio che Gesù avrebbe utilizzato come insegnamento e massima: è il celeberrimo episodio dell’Adultera.

Nei quiz televisivi quasi tutti “cadono” sulle domande riguardanti la religione cristiana. Ma son sicuro che se si facesse la domanda di : “Chi è stato il primo PAPA”, tutti noi risponderemmo “PIETRO” ... su questa pietra fonderò la mia chiesa. Lo stesso Papa attuale si definisce “successore di Pietro”. Ebbene, anche questa volta sbaglieremmo ...e di grosso.

Lo abbiamo sentito innumerevoli volte la storia in cui Gesù percorrendo le strade di Gerusalemme si imbatte in una lapidazione di una donna condannata a questa fine per avere tradito il marito. Gesù prende le sue difese frapponendosi tra la donna e i lapidatori. Per far cessare l’esecuzione raccoglie un sasso dal suolo e pronuncia le famose parole: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Poiché tutti erano peccatori, la folla si disperde e Gesù aiuta l’adultera a rialzarsi e a ritornare alla sua vita ma con l’animo pentito. Ebbene...è tutto falso. San Giovanni non si è mai sognato di scrivere questo episodio nel suo vangelo. Infatti, fortunatamente, abbiamo dei manoscritti molto antichi ed affidabili del vangelo di San Giovanni in lingua greca risalenti al II secolo oltre dei papiri del III secolo (Paipiri 66 del 200 d.c. Papiro 75 e 45 del 250 d.c. ), ai codici risalenti al IV secolo, il Codex Sinalticus e il Codex Vaticanus. Non risulta neanche nella quasi totalità delle versioni nelle lingue Siriache, Sahidiche, gotiche, armene e georgiane. Neanche il “Diatessaron” (II secolo ) lo riporta. Solo nel V secolo questo brano appare nel Codex Bezae in due versioni: una in latino e l’altra in greco. Prova quindi CERTA di come i vangeli siano stati modificati ed adattati con l’aggiunta di passi mai scritti dagli autori e quindi anche di omissioni di altre parti o volute o involontarie.

episodio dell’Adultera Giovanni (,1-11)

Che questo episodio dell’Adultera sia un falso aggiunto in epoca posteriore era stato segnalato anche da Becker che ha scritto: “non presenta il caratteristico stile giovanneo e rompe i discorsi tenuti da Gesu’ durante la festa delle capanne”. ( G.Segalla, Introduzione al Vangelo di San Giovanni, in La Bibbia, nuovissima versione con i testi originali, Edizioni San Paolo, 1991, p.641

Lo stesso San Paolo, quando decide di recarsi a Gerusalemme per esporre il suo programma, dice: « Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni, che son reputati “colonne”, dettero a me ed a Barnaba la loro mano, perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai circoncisi » (Galati 2:9). Dunque il presunto papa e qui presentato come una delle “colonne” della Chiesa, insieme a Giacomo e Giovanni e non e neppure nominato per primo. Vi è invece una lista lunga di “vescovi di roma” che hanno ambito appellarsi in modo da dimostrare (a se e agli altri) di essere “diversi” dagli altri vescovi. Pelagio I (555-561) fu il primo a farsi chiamare “pontefice”. Un’altro nome “papabile” è Bonifacio III (607d.c), autodefinitosi “padre”. Comunque il nome di “padre” o “pontefice” era puramente un titolo “onorifico” privo di qualsiasi significato religioso.. A quei tempi tutti erano “VESCOVI” e quello più importante era il “vescovo di Roma”, solo per il fatto che si è sempre sostenuto che lì era morto Pietro, considerato il capo degli apostoli. Ovviamente altra “inesattezza”, in quanto Pietro non si è mai spostato dalla sua terra (la Palestina) e non ha mai messo piede nè in italia nè tantomeno a Roma. Il martirio lo subì nella sua terra in quanto Gesù gli affidò lì il suo mandato e lì lo svolgeva. Mentre fu Paolo che fu mandato dai “gentili” e venne portato a Roma per essere processato ed ucciso ( in quanto egli stesso era “cittadino Romano” e doveva subire un processo romano). Praticamente il capo della Chiesa e della Cristianità è ed è sempre stato Gesù Cristo... è Lui il mezzo ed il tramite tra la Chiesa e Dio. Tutti gli altri sono a lui sottomessi (come tralci di vite)... quindi il massimo della “carica” era quella di vescovo. Quello di Roma non aveva un ruolo più importante se non quel-


lo rappresentativo, quindi si poteva considerare un “primus inter pares “ (primo tra persone di pari dignità). Chi possedeva il titolo di papa aveva come UNICO privilegio quello di possedere la Tiara o Triregno del baldacchino e della sedia Gestatoria. Come riconoscimento di questo titolo si instaurò anche il rito del bacio simbolico dei piedi, obbligatorio non solamente per i laici ma anche per tutto il clero,vescovi e arcivescovi compresi. Uso che era riservato agli imperatori di Roma pagani che pretendevano culto ed onori divini. L’ultimo papa ad usare la Tiara (copricapo costituito da tre corone d’oro) fu Paolo VI (1963-1978). Il termine “papa” è stato inventato per imitare quello dei “pope” dell’impero romano d’oriente. L’istituzione del “papato” ha avuto quindi una gestazione di quasi 800 anni. Vi sono due date importanti in cui il “vescovo di Roma” ha cominciato ad atteggiarsi a SOVRANO sia temporale che spirituale. La prima è il 728 d.C., in cui a Liutprando (re dei Longobardi) venne l’infelice idea di REGALARE all’allora “vescovo di Roma” (Stefano II) la città di Sutri (attuale Viterbo). Questa città era situata su un’altura ed era considerata una fortezza inespugnabile. Di pertinenza alla città vi era anche un vasto territorio, ed il Vescovo di Roma cominciò ad apprezzare l’emozione di possedere un piccolo “regno”. A Sutri il vescovo di Roma terrà diversi concili e troverà sicuro rifugio nei periodi di pericolo. Questi possedimenti, dunque, gli piacquero e pretese dai Longobardi di più... molto di più. Avanzò la pretesa di avere “in dono” buona parte dell’Italia centro-settentrionale. Ovviamente i Longobardi erano completamente sordi a quelle richieste. Allora questo “santo uomo” fece chiamare Pipino (re dei Franchi) e si incontrarono a Quiercy, in Francia, il 754, dove stipularono l’accordo secondo cui se i Franchi avessero eliminato i Longobardi, al “vescovo di Roma” sarebbero andati Il ducato di Roma, L’esarcato di Ravenna (praticamente tutta la Romagna) e la Pentopoli (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona, dai ricchissimi traffici navali). DETTO FATTO.

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Ma i suoi successori si montarono ulteriormente la testa ed alzarono il tiro. Nel 779 il “vescovo di Roma” era Leone III. Questo pare godesse di una pessima reputazione. Era stato accusato dal Clero romano di adulterio (cioè era tranquillamente sposato, ma tradiva la moglie), di spergiuro e pessima gestione del territorio da lui amministrato. A conseguenza di ciò, il 25 aprile del 779, durante una processione pubblica, Leone III fu preso dalla folla, picchiato a sangue e vi fu un tentativo di linciaggio. Fortunatamente riuscì a scappare e, alquanto malconcio, riuscì a cavallo a raggiungere la Germania, dove chiese la protezione del re dei Franchi Carlo Magno. Riuscì a convincerlo ad invadere l’Italia (fece in realtà pochissima fatica), e con lui tutto il suo seguito di soldati arrivò sino a Roma. Qui venne messo in piedi un tribunale che, con i soldati di Carlo Magno dietro le spalle dei giudici, ASSOLSE di tutte le accuse Leone III. … E si giunge al 25 Dicembre del ‘800. Nella basilica vaticana Leone III incorona Carlo come IMPERATORE del Sacro Romano Impero. Finita l’incoronazione, l’imperatore si gira ed incorona Leone III come Papa della Chiesa Cattolica. Già il titolo di papa era stato usato (come si è detto) a titolo onorifico. Da questa occasione in poi, viene sancito un patto d’intesa tra il potere economico-politico (Carlo Magno) e quello del Papa della Chiesa Cattolica. Da allora tutti i successori “vescovi di Roma” aumentarono le proprie prerogative sino ad arrivare a Gregorio VII (1073-1085), che volle tributati sia in pubblico sia in privato onori divini e cominciò a farsi chiamare “ Vicario di Dio in Terra “.

SCOMPARSA DEI CRISTIANI ORIGINI

DELLE

Anche questa storia è stata accuratamente NASCOSTA per decine di secoli, ma sta lentamente venendo a galla anche a seguito di nuove scoperte. L’attuale Chiesa Cattolica mette molto in risalto che la sua stessa esistenza si basa sulla CONTINUITA’ storica con i primi cristiani, con i martiri che si son fatti sbranare dalle fiere nell’arena del Colosseo, ecc. Anche questo dato è INESATTO. La persecuzione dei cristiani durata secoli da parte dell’impero romano ha raggiunto il suo scopo. I cristiani ...quelli VERI, quelli la cui fede li ha spinti piuttosto di rinnegare Cristo a farsi uccidere...QUELLI ..son stati uccisi TUTTI ! Non ne è sopravvissuto uno. Per ottenere questo risultato degno di essere quantomeno “ricordato” dai posteri, furono messe in atto MOLTE tecniche. Questi fatti non son mai stati pubblicizzati dalla storiografia successiva (per motivi che si può ben capire), ma stanno emergendo chiari ed incontestabili da molte parti. Sia da rinvenimenti archeologici, sia da documenti di archivio in varie biblioteche. Come si è visto per la “divinità” di Costantino, l’impero romano era molto elastico nei confronti delle divinità dei popoli conquistati. Il “Pantheon” romano si arricchiva infatti di TUTTI gli dei che venivano adorati nel loro immenso impero. Ma il Cristianesimo era differente. Sosteneva che Gesù Cristo era l’ UNICO dio, e che SOLO a lui andava portata adorazione e rispetto. Questo ledeva alla base la religione romana che riteneva che l’unico vero Dio fosse lo stesso imperatore, il quale poteva anche essere visto abbinato ad altri dei ( giove, sole invicto, ecc ) ma da “pari a pari”. Una religione che sosteneva esattamente il contrario, se si fosse propagata, avrebbe indebolito il potere del “capo” dell’impero romano, indebolendo a sua volta lo stesso impero. In questo scenario molte provincie e regioni dell’impero si potevano ribellare all’autorità centrale ren-


dendo difficile se non impossibile il suo controllo. Una religione di questo tipo era quindi da DISTRUGGERE prima che facesse danni irreparabili. Quando si trattava di distruggere alle fondamenta città o popoli....i romani era dei professionisti ineguagliabili (Cartagine docet). Per riuscire a far emergere dall’anonimato TUTTI i cristiani e, o ucciderli o fargli cambiar religione vennero coniate queste CATEGORIE di persone: 1 - I SACRIFICATORI A questa categoria appartenevano coloro che essendo stati dichiarati da un TRIBUNALE come “cristiani” avevano TRE scelte:

A costoro, che erano i CAPI del culto non fu chiesto di rinnegare formalmente il Cristo, ma solamente consegnare TUTTI gli strumenti per celebrare il loro culto ( dopodichè essendo schedati, venivano curati a vista per evitare che reiterassero il loro “reato” ). Abbiamo diverse testimonianze di cio ....una è di una pergamena che racconta come il 19 maggio del 303 nella città di Cirta (Numidia, attuale Costantina), il Vescovo ed i suoi collaboratori avessero consegnato al magistrato di turno tutte le loro sacre scritture ed il materiale di culto . Nell’elenco dell’inventario risultavano tra l’altro 2 calici d’oro e 6 d’argento.

vano chiederti di mostrarla e chi non ne era in possesso veniva arrestato...e diventava un “sacrificatore” di cui al punto 1. Di queste pergamene ne son state ritrovate alcune in scavi archeologici in africa occidentale. Quindi TUTTI i superstiti della religione cristiana, qualora ve ne fossero ancora, erano persone che considerava quel credo inferiore alla propria vita e preferiva svolgere ANCHE riti pagani per poter avere QUEL certificato che gli garantiva la VITA !...alla faccia dei MARTIRI che piuttosto si facevano sbranare dai leoni nel colosseo !

- B essere condannati : “DAMNATIO AD METALLA” ...che voleva dire schiavi a scavare nelle miniere, ovvero : condanna ai lavori forzati perpetua...tanto resistevi forse un paio d’anni.

Un cristianesimo quindi o completamente scomparso o diluito all’acqua di rosa, senza più sacerdoti che dicevano messe, e senza quella FEDE che avevano i PRIMI cristiani....e Costantino in punto di morte aveva una voglia MATTA di diventare QUESTO TIPO di Cristiani ?!!!...dubito fortissimamente !

- C Cambiar religione e SACRIFICARE a dei pagani vittime scelte per quei riti, partecipando a pubblici riti alle varie divinità pagane imperanti in quel tempo.

Parallelamente alla lotta senza quartiere dei cristiani in TUTTO l’impero, Diocleziano si dedicò a rinverdire il culto degli Dei pagani .

- A essere messi a morte

Cipriano di cartagine ci riferisce: Moltissimi passarono all’idolatria, Ancor prima che li accusassero in piazza ed offrivano sacrifici agli dei, ed il numero degi “pentiti” era talmente alto che i magistrati desideravano rimandarli al giorno dopo....!

3 - I LIBELLATICI Terza categoria erano i Libellatici o “lapsi” cioè coloro che pur di salvare la pelle scelsero la via del compromesso. Magari interiormente seguivano Cristo ma a parole e per ISCRITTO si proclamavano pagani. Erano coloro che come da parabola han preferito “seguire due padroni”. I LIBELLI erano delle specie di “carta d’identirà RELIGIOSA”. Vi era scritto “nome e cognome” del possessore (o meglio: Nome e Famiglia di appartenenza) e una dichiarazione giurata da parte di un sacerdote di una religione pagana, che asseriva che in tal giorno ed in tal ora la persona sudddetta aveva partecipato attivamente alla funzione religiosa “pagana”.

2 - I TRADITORI o CONSEGNATARI A questa seconda categoria appartenevano in quella categoria dei “pentiti”, coloro chiamati in latino “traditorse” o Consegnatari . Erano i “capi” gli ufficianti il culto (gli attuali sacerdoti) chiamati così in quanto CONSEGNAVANO nelle mani dei magistrati romani i libri sacri e tutti gli strumenti per celebrare ( calici, ampolline,ecc ) che erano in dotazione della circoscrizione da loro presieduta.

Questa pergamenina ( dimensioni di cm 20 x 7 ...arrotolata ) veniva portata SEMPRE al collo quando si usciva di casa.

I “servizi segreti” romani avevano in archivio i nomi di tutti gli “officianti” al culto , e ne monitoravano la loro esistenza informando dettagliatamente l’imperatore se erano morti, o avevano rinnegato la loro fede. Quando finalmente gli giunse la voce che NON NE ERA RIMASTO PIU’ NESSUNO...Diocleziano volle aspettare ancora alcuni mesi, forse anche oltre un anno. Dopo questo lasso di tempo senza più alcuna relazione sia dei servizi segreti sia dagli stessi cittadini ( vicini di casa, che se venivano presi diventavano “complici” e arrestati come gli altri) ...a quel punto venne dichiarato ufficialmente “l’ESTIRPAZIONE” della fede “cristiana”. Diocleziano in persona volle celebrare questa che per lui era una vittoria personale, ordinando festeggiamenti grandiosi e trionfali in tutto l’impero Son state rinvenute in Spagna due colonne celebrative recanti le scritte (nella prima): “Per aver estirpato totalmente e dapertutto la superstizione di Cristo e fatto rifiorire il culto degli Dei”. Nell’altra : “Per aver estinto il nome dei cristiani che avevano portato lo stato alla rovina”. Colonne che son citate da più storici tra cui il Bosio e Airenti, ma che son attualmente irreperibili.

Infatti in qualsiasi momento pote-

Non contento di ciò volle co-


niare una medaglia celebrativa dell’avvenimento, il cui testo laconico e lapidario dice: NOMINE CHRISTIANO DELETO (per aver cancellato il nome stesso di cristiano). Nei secoli successivi, ogni volta che veniva ritrovata una di queste medaglie, veniva sequestrata dai membri della chiesa cattolica e FUSA. Se ne è avuta conoscenza perchè sino a qualche decennio fa la sua foto era riprodotta ed esibita in un testo apologetico ad uso dei seminari cattolici, in cui si affermava trionfalisticamente che quella chiesa che Diocleziano affermava di avere distrutto era viva e vegeta come prima e meglio di prima. L’esistenza di questa medaglia è documentata anche dal Milner in storia della Chiesa IV, 1:38 , Milano 1982, pag.77.

nell’abbigliamento; fra i fratelli si praticavano la frose e l’inganno; i Cristiani si univano in matrimonio con i miscredenti; si bestemmiava senza rispetto e senza coscienza. Con altezzosa rudezza disprezzavano i loro superiori ecclesiastici; inveivano l’uno contro l’altro con oltraggiosa acrimonia, e litigavano con grande cattiveria; perfino molti vescovi, che dovevano essere una guida ed un esempio per gli altri, trascurando i doveri della loro carica, si dedicavano alle “questioni secolari”. Essi disertavano i loro luoghi di resi enza e le loro “greggi”; viaggiavano di provincia in provincia, a volte in localita’ lontanissime, in cerca di piaceri e di profitto, e presi da una insaziabile sete di denaro trascuravano di porgere aiuto ai fratelli bisognosi. Con la frode si impossessavano di proprieta’ e praticavano l’usura”. IL POTERE “TEMPORALE” DELLA CHIESA CATTOLICA 754 - Pipino il Breve toglie ai Longobardi i territori bizantini dell’Esarcato di Ravenna (Emilia) e della Pentapoli (Marche), ma invece di restituirli a Bisanzio li assegna al papa (infatti crede che gli spettino, in base alla falsa “Donazione di Costantino”). Quest’azione è considerata la fondazione dello Stato pontificio: il papa è diventato re. 782 - L’alleanza tra il regno dei Franchi e la chiesa si consolida con Carlo Magno, il quale in Germania fa decapitare 4.500 Sassoni che hanno rifiutato il battesimo e stabilisce la pena di morte contro quelli che fingono di essere cristiani per evitare di essere battezzati.

In epoche successive si è ritenuto da parte dei “vertici” che queste notizie potevano essere diversamente interpretate ed è scomparsa definitivamente qualsiasi foto o raffigurazione di detta medaglia. Ad ulteriore riprova di cio’ alla metà del II secolo d.c. Il vescovo di Cartagine Cipriano in questo modo così poco edificante descriveva i “cristiani” della sua diocesi: “Ciascuno si era dedicato al miglioramento del proprio patrimonio, dimenticando quello che i credenti avevano fatto sotto gli apostoli, e quello che dovevano fare sempre: essi stavano rimuginando sul sistema di ammassare ricchezze; i pastori e i diaconi avevano dimenticato il loro dovere; le opere di misericordia furono trascurate, e la disciplina era indecadenza; predominavano la lussuria e l’effemminatezza; si coltivavano le arti dell’appariscenza

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1053 - Il papa riesuma la “Donazione di Costantino” per riaffermare il potere della Chiesa sul mondo. Probabilmente, per questa ragione, viene scomunicato dal patriarca di Costantinopoli. Nel 1054 nasce la chiesa cristiana greco-ortodossa (Scisma d’Oriente). Pochi anni dopo lo scisma d’Oriente comincia l’epoca delle Crociate, ufficialmente per riconquistare la “Terra santa” (Gerusalemme) sottomessa agli Arabi e per “evangelizzare” i musulmani. In realtà le Crociate furono soltanto guerre di sterminio e di saccheggio. Il progetto era innanzitutto quello di invadere il Medio Oriente e l’Europa orientale per impedire la diffusione del cristianesimo ortodosso. Quando ne ebbero la possibilità, i crociati massacrarono indiscriminatamente musulmani, ebrei e cristiani ortodossi e, lungo il tragitto attraverso l’Europa nord-orientale, non si lasciarono sfuggire l’occasione di sterminare un buon numero di “pagani” sassoni e

slavi. In un’epoca in cui la popolazione europea non superava i 15 milioni di abitanti, le vittime delle crociate furono 5 milioni. Nello stesso periodo cominciarono a diffondersi in Europa i movimenti cristiani “pauperisti”, che predicavano la povertà ed il ritorno agli ideali di fratellanza del cristianesimo originario. Contro questi “eretici” la chiesa scatenò una serie supplementare di crociate in cui furono sterminati i Càtari, i Valdesi ed i seguaci di altri movimenti minori. In questo bagno di sangue non furono risparmiati gli ebrei, anche se le vittime furono in numero minore. Con la conquista dell’America si giunse al genocidio sistematico. Le popolazioni delle isole centro-americane (Caraibi), ridotte in schiavitù, si estinsero e furono sostituite da schiavi importati dall’Africa; sul continente i Maya, gli Aztechi e gli Inca furono sterminati e la chiesa si impegnò in modo particolare a distruggere ogni traccia della loro millenaria cultura. I superstiti che non volevano accettare il battesimo vennero torturati e poi messi al rogo. Per il perfezionamento dell’opera, al macello su scala industriale si doveva aggiungere l’omicidio “mirato”: fu creata quindi la “Santa Inquisizione”, che con i suoi tribunali provvedeva ad eliminare i singoli “eretici”, le streghe, gli ebrei ed i musulmani (anche quelli che si erano convertiti). 1064 - “Crociata” contro gli Arabi in Spagna. E’ la prima della serie (la numerazione tradizionale delle “crociate” è molto imprecisa); l’ultima, chiamata ottava, si concluderà oltre 200 anni dopo (1270). Quando i crociati entrarono a Gerusalemme, massacrarono 40.000 civili senza fare distinzione tra musulmani, ebrei e cristiani ortodossi. Ma, fra una crociata e l’altra, i papi si tenevano in esercizio: 800 ebrei massacrati a Magonza e altri 700 a Worms (1096); 4.000 ungheresi sterminati di passaggio, andando verso la Palestina (1098); centinaia di altri ebrei massacrati in Germania e in Francia (1146); altri 18 bruciati vivi a Blois (1171). 1076 - L’imperatore tedesco Enrico IV destituisce il papa; scomunicato nel 1083, conquista Roma e nomina un anti-papa. La lotta per le investiture si conclude cinquant’anni dopo con un compromesso: il potere politico sarà concesso al papa dall’imperatore, quello religioso dai vescovi. 1177 - Francia: nasce il movimento dei “Poveri di Lione”, poi chiamati Valdesi dal nome del fondatore (il predicatore Pierre Valdes) i quali, imitando l’esempio di Valdes, si spogliano di tutti i loro beni e predicano


la povertà. La risposta della chiesa è immediata: il Concilio del 1179 stabilisce che le crociate si possono condurre anche contro gli eretici e crea il tribunale dell’Inquisizione, dandogli il potere di condannarli al rogo. 1208 - Francia: il papa bandisce la “Crociata” contro i càtari (i “puri”, detti anche Albigesi) nella regione della Linguadoca (Francia). Il vescovo che guida la spedizione ordina ai soldati di sterminare l’intera popolazione, albigesi o no, al motto di: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. Nella sola città di Beziers vengono uccise almeno 20.000 persone, compresi i bambini. Da notare che gli “eretici” erano circa 300. 1227 - Siamo intanto alla “sesta” crociata: il papa scomunica l’imperatore di Germania Federico II perché (essendosi ammalato) non ha realizzato una nuova Crociata. In seguito Federico si reca di propria iniziativa in Palestina e, con una trattativa pacifica, ottiene la Terra Santa. Il papa lo proclama “anticristo”: conferma che non ha il minimo interesse per il “santo sepolcro” di Cristo e che sta continuando a cercare pretesti per qualche altro sterminio di “infedeli”. 1229 - Il Concilio di Tolosa proibisce ai laici di possedere copie della Bibbia. 1234 - Il Concilio di Terragona condanna al rogo le copie della Bibbia tradotta in “volgare” (cioè non in latino, ma nella lingua parlata dalla gente). 1252 - Fin dal 1184 gli eretici potevano essere condannati anche in

mancanza di testimonianze contro di loro. Ora il papa introduce l’uso della tortura per costringerli a confessare. I governanti sono obbligati ad eseguire, entro 5 giorni, le sentenze di morte pronunciate dalla Santa Inquisizione. Attualmente la Chiesa sostiene di non essere responsabile dei circa 500.000 omicidi dell’Inquisizione... perché le vittime furono uccise dai governi. Dopo il 1270 non ci sono più crociate “per la Terra Santa” ma si intensifica la persecuzione degli eretici e degli ebrei, che vengono messi al rogo in tutta Europa. Fra gli altri, vengono sterminati gli “Apostolici” del frate Dolcino e 4.000 ebrei in Spagna. Bruciati sul rogo 200 catari e valdesi nell’Arena di Verona, oltre ai due teologi Giovanni Hus e Giròlamo da Praga, colpevoli di avere fondato un movimento di riforma della chiesa (1416). In un solo anno (1482) nella sola Andalusia saranno uccisi circa 2.000 ebrei e musulmani convertiti. Questo è il periodo in cui i papi raggiungono il massimo grado di criminalità e corruzione. 1377 - A Cesena, 4.000 civili sono massacrati dai mercenari pontifici in quanto ribelli al governo del papa. Altrettanti vengono deportati, la città viene distrutta. Le truppe papali sono guidate dal cardinale Roberto di Ginevra, che poi sarà papa col nome di Clemente VII e col soprannome di “Boia di Cesena”.Gli eretici cominciano a scarseggiare, ma la chiesa e l’Inquisizione non si perdono d’animo: si apre la stagione della “caccia alle streghe”. A questo punto il sadismo degli inquisitori rivela apertamente la sua componente di

perversione sessuale, inventando gli strumenti di tortura più fantasiosi. 1440 - L’umanista Lorenzo Valla dimostra la falsità della “Donazione di Costantino”. Il libro viene immediatamente messo all’indice. Falliscono due tentativi della chiesa di fare uccidere Valla. 1455 - Essendo il padrone di tutto il mondo, il papa assegna l’Africa ai re portoghesi, invitandoli a prenderne possesso. 1492 - “Scoperta” dell’America. Cristoforo Colombo, convinto di avere raggiunto le “Indie”, sbarca sulle isole dell’America centrale (Antille o Caraibi: San Salvador, Cuba, Haiti) e ne prende possesso piantando croci e bandiere spagnole. 1493 - Continuando ad essere padrone del mondo, il papa assegna “le Indie” ai re di Spagna e Portogallo: “per l’autorità di Dio onnipotente a noi concessa, tutte le isole e terre trovate e da trovare, scoperte e da scoprire ... che siano dalle parti dell’India o che siano da qualunque altra parte”. Il bottino sarà enorme (migliaia di tonnellate d’oro e d’argento) e la chiesa riceverà la sua parte. Secondo lo storico David Carrasco, nel 1500 l’America del sud aveva circa 80 milioni di abitanti. Nel 1550 ne erano sopravvissuti solo 10 milioni. La popolazione del Messico si ridusse da circa 25 milioni nel 1500 a un milione nel 1600. Gli Indios furono anche decimati dalle epidemie portate dagli invasori. Ma alla chiesa non bastava il genocidio: si dovevano sradicare totalmente quelle millenarie culture. In meno di 30 anni vengono bruciati tutti i libri, vengono distrutte centinaia di migliaia di opere d’arte, fuse per farne lingotti d’oro e d’argento, vengono demoliti templi antichissimi e sulle loro rovine vengono edificate chiese cristiane. Juan de Zumàrraga, primo vescovo del Messico, incendiò, fra le altre, la biblioteca di Texaco che era “alta come una montagna”. Il vescovo Diego de Landa, successore di Zumàrraga, completa la santa impresa facendo bruciare 5.000 idoli e 27 antichi codici maya. “Questa gente usava anche certi caratteri o lettere con le quali scrivevano nei loro libri di argomenti antichi e scientifici, e con questi disegni e segni apprendevano e insegnavano le loro cose. Trovammo un gran numero di libri scritti in questo loro alfabeto, e


Francisco Pizarro siccome non contenevano altro che superstizioni e falsità del demonio, li bruciammo tutti, il che li impressionò e addolorò molto”. Nel 1496, il papa Alessandro IV promulgò un codice di purezza anche per gli ordini monastici, e questo rappresentò il primo vero e proprio esempio di razzismo ideologico. Con questo atto si mise la parola fine alla lunga convivenza da parte del popolo iberico con tutte le etnie del Mediterraneo. La conseguenza di queste leggi è rappresentata dal famoso “massacro di Lisbona” (17 Aprile 1506), con milioni di vittime. Prima di quest’epoca, il razzismo poteva esprimersi contro chi parlava una lingua diversa, chi non professava la stessa religione. Tuttavia la società antica preferisce suddividere l’umanità in base a concetti castali, più che razziali: il nobile è ovviamente superiore al plebeo, e il plebeo libero è superiore allo schiavo. 1510 - Il re di Spagna autorizza la tratta degli schiavi africani per sostituire gli schiavi indigeni dei Caraibi, le cui popolazioni si sono estinte in meno di 15 anni. 1519 - Martin Luther (Martin Lutero) viene dichiarato eretico e scomunicato. Nel 1522 sarà pubblicata la prima edizione della

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sua traduzione in tedesco del Vangelo. La nascita della chiesa luterana rappresenta una svolta storica abbastanza importante sotto il profilo politico: il papa perde gran parte del suo potere nei confronti dei governi europei i quali, man mano che il protestantesimo si diffonde, si appoggiano sempre di più alle loro chiese nazionali. La chiesa cattolica reagisce esasperando la ferocia delle sue persecuzioni ed istituendo (1542) il tribunale dell’Inquisizione romana (poi chiamata Sant’Uffizio, attualmente “Congregazione per la dottrina della fede”). 1521 - Dopo che almeno 4 papi avevano ordinato espressamente ai tribunali dell’inquisizione in Germania, in Francia e in Italia di perseguitare “la setta delle streghe”, il papa Leone 10° minaccia di scomunica tutte le autorità civili che si oppongono ai roghi delle streghe condannate dall’Inquisizione. In 10 anni ne vennero bruciate vive circa 3.000. 1524 - Lo spagnolo Francisco Pizarro invade l’impero Inca (Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina). La conquista viene completata nel 1533. In 25 anni, l’88% degli indigeni saranno sterminati. Giova constatare che certe “cose” sembrano relegate al “medioevo”, a periodi storici dove le atrocità o i comportamenti “non ortodossi” erano all’ordine del giorno... eppure...

Maggio 2007, “Conferenza” dei vescovi latino-americani. Parole di verità e di fede pronunciate da Sua Santità papa Ratzinger sulla conquista spagnola dell’America. “ Ma, che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi?Ha significato conoscere ed accogliere Cristo, il Dio sconosciuto .... il Salvatore a cui anelavano silenziosamente .... avere ricevuto lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture purificandole .... In effetti, l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura straniera. Le autentiche culture non sono chiuse in sé stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, cercano l’incontro con altre culture ”. Questo accostamento tra il passato e i giorni nostri ci porta a analizzare come si sia trasformata la segreta (ma non troppo) voglia della Chiesa Cattolica di guardare verso il cielo ma con i piedi ben piantati nella realtà economica, finanziaria e politica. Ma qual’è OGGI l’istituto vaticano preposto a questo aspetto?


Giulio Andreotti e Licio Gelli in una foto dell’epoca Il Banchiere di Dio

Lo IOR Tutti ne hanno sentito parlare, ma pochi vogliono riflettere su quello che avviene tra le mura dello stato del Vaticano. L’Istituto per le Opere di Religione (meglio noto con l’acronimo IOR e comunemente conosciuto come Banca Vaticana) è un istituto privato, creato nel 1942 da papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano. È erroneamente considerato la banca centrale della Santa Sede, compito invece svolto dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Il suo direttore generale riporta direttamente ad un consiglio di amministrazione composto da cardinali, che a loro volta rispondono al Papa.

Recentemente sono state chieste le dimissioni del suo capo Ettore Gotti Tedeschi a causa di “poca trasparenza finanziaria”, e i dossier che stanno raccogliendo i magistrati richiederanno molto tempo per essere letti e decodificati. Lo IOR non è nuovo a “scandali” di questo tipo. In più di un’occasione ha fatto parlare di sé ed ha legato il proprio nome a scandali finanziari, fra i quali spiccano l’”Affare Sindona” o il “crac del banco Ambrosiano”. Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d’Italia Giulio Padalino aveva eseguito un’ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla “parte occulta” della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Am-

Calvi, Sindona, Gelli e Marcinkus

“Quando due persone conoscono un segreto, questo non è più un segreto”. Basta questa frase per capire la personalità di Roberto Calvi è un uomo schivo, riservatissimo, che non ama la vita mondana e che ha come pensiero fisso quello degli affari. La sua carriera cominciò nel 1947, quando entrò nel Banco Ambrosiano, il cui motto era quello di offrire credito senza infrangere i principi etici del cristianesimo, infatti, per iscriversi come soci, bisognava addirittura consegnare il certificato di battesimo e il certificato di buona condotta che doveva essere fornito dal parroco. Nell’arco di trenta anni , Calvi riuscì a raggiungere prima la carica di direttore generale nel Banco Ambrosiano e poi nel 1975 quella di presidente. Il suo obiettivo era chiaro: lanciare la sua “creatura” nella finanza mondiale tramite spericolate e illegali speculazioni finanziarie. Le “amicizie“ fondamentali, a questo scopo, sono le amicizie con membri della loggia massonica deviata P2, di cui in seguito divenne membro, e i legami con esponenti del mondo degli affari ma soprattutto della mafia. Nel 1968 conobbe Michele Sindona divenendone socio in affari; nel 1975 Sindona gli presentò Licio Gelli e Calvi entrò nella loggia P2. La svolta decisiva per la sua carriera però, è sicuramente l’incontro con l’arcivescovo Paul Marcinkus il numero uno dello IOR, la banca vaticana. I modi di fare poco chiari, lo portarono a creare e ad intrecciare una fitta rete di società fantasma con sede nei principali paradisi fiscali, il tutto con la supervisione dello IOR. E’ proprio la banca vaticana il punto centrale di tutta questa incredibile matassa finanziaria infatti, l’impero di Calvi si sviluppa a dismisura diventando il fulcro del riciclaggio dei soldi sporchi della criminalità, ma anche di operazioni internazionali: dal traffico di armi nella guerra del Falkland ai finanziamenti su richiesta del Vaticano ai «Paesi e ad associazioni politico-religiose» soprattutto nell’Europa orientale (ad esempio Solidarnosc) e in America Latina (come i Contras) «allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste». La prima grave crisi del banco Ambrosiano è del 1977 , la mattina del 13 Novembre i muri di Milano furono tappezzati di manifesti in cui si denunciavano le presunte irregolarità del Banco. L’artefice era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, poichè questi non aveva voluto prestare dei soldi alle sue banche. Successivamente alcuni ispettori della Banca d’Italia analizzarono attentamente la situazione del Banco Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità che furono prontamente segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però tragicamente ammazzato il 29 gennaio 1979 dai terroristi di estrema sinistra di Prima Linea. Nel periodo successivo il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che venna risolta grazie all’aiuto della BNL e dell’ENI. Nel 1980 il Banco era di nuovo sull’orlo del baratro, ma la situazione si risolse trami-


Corpo di Roberto Calvi “suicidatosi” impiccandosi sotto un ponte sul tamigi a Londra te un nuovo finanziamento dell’ENI di 50 milioni di dollari. Ma come riuscì Calvi ad ottenere tutti questi soldi dall’ ENI? Dagli atti processuali risulta certificato che pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi. ” Tanto tuonò che piovve” e così l’impero dell’Ambrosiano si ridusse quel che era: un cumulo di debiti bancari. Il crack avvenne nel 1981, subito dopo la scoperta della loggia P2. Senza la protezione di Gelli e compagni, Calvi si trovò solo poichè anche i vecchi “amici” dello IOR gli avevano voltato le spalle.... « Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest… sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste... e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato… » lettera di Calvi al Papa poco prima di essere ucciso. il 21 maggio, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato. In attesa del processo di appello, Calvi fu messo in libertà provvisoria, tornando a presiedere il Banco. Nel tentativo di trovare fondi per il salvataggio dei conti, strinse rapporti con Flavio Carboni, un finanziere sardo legato ad ambienti politici e malavitosi romani come la Banda della Magliana. Rosone, direttore generale del Banco, fu vittima di un attentato da parte di Danilo Abbruciati, un boss della banda della Magliana, a causa delle perplessità espresse circa alcuni finanziamenti concessi dal Banco a Carboni senza la presenza delle dovute garanzie. Il 9 giugno 1982 Calvi si allontanò da Milano, giungendo a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carboni, col quale organizzerà la fuga verso l’estero. L’11 giugno il banchiere si diresse a Venezia, per poi raggiungere Trieste, e successivamente la Jugoslavia. Dal paese slavo proseguirà poi per Klagenfurt. Il 14 giugno Calvi incontrò Carboni al confine con la Svizzera, per poi partire il 15 giugno verso Londra, dall’aeroporto di Innsbruck. Il 16 giugno Carboni partì da Amsterdam per raggiungere Calvi a Londra. Il 18 giugno Roberto Calvi, venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. La sua segretaria Graziella Corrocher si “suicida” il 17 Giugno (giorno prima del ritrovamento del corpo di Calvi). Partecipa all’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano. Finita la riunione si affaccia dalla finestra del 4° piano del Banco e si “suicida” buttandosi di sotto. Con lei scompaiono i libri contabili della P2 che descrivevano dettagliatamente i rapporti tra Calvi e lo IOR di Marcinkus...che non furono più ritrovati.

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brosiano c’era lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 da Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panama), Erin S.A (Panama), Bellatrix S.A (Panama), Belrosa S.A (Panama) e Starfield S.A (Panama), società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da “paravento” alla destinazione dell’ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell’Ambrosiano. L’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l’8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica “coperta” guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra. Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un man-

dato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale. La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano, Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo “conclusioni unanimi” sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell’Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di “contributo volontario” . Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano, il 17 giugno 1982. Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo. SCANDALO ENIMONT Nel 1993, negli anni di Tangentopoli, il giudice Borrelli del pool di Mani pulite


appurò il transito nelle casse dello IOR di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati a quello che fu conosciuto come scandalo Enimont. In quell’occasione, in via del tutto eccezionale, lo IOR decise di rispondere ad una rogatoria richiesta dal pm Antonio Di Pietro che lavorava allora nel pool di Mani pulite ed indagava sul caso. Tuttavia i magistrati hanno poi denunciato che la banca vaticana aveva falsificato i documenti, nascondendo i conti di Giulio Andreotti e non trasmettendo la documentazione su molte altre posizioni. Successivamente, per far tornare i conti, ulteriore documentazione inviata venne ritenuta falsa. Da allora, questo risulta esser stato l’unico caso in cui lo IOR abbia risposto a rogatorie internazionali. Secondo il giornalista Peter Gomez, lo IOR risulta essere l’unica banca del mondo ad aver trasmesso informazioni false alla magistratura italiana. Alti prelati e dirigenti dello IOR, tra cui il presidente Angelo Caloia, non poterono essere processati - e tanto meno arrestati - a causa dell’articolo 11 dei Patti Lateranensi che recita: «Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano». OPERAZIONE SOFIA Il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro sostiene che lo IOR fosse impegnato nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata in seguito a Tangentopoli. CASO FIORANI - BPI Il 10 luglio 2007 uno dei “furbetti del quartierino”, Giampiero Fiorani, rivelò ai magistrati milanesi la presenza, nella BSI svizzera, di tre conti della Santa Sede da «due o tre miliardi di euro» e di aver versato in nero nelle casse dell’APSA (la Banca centrale vaticana) oltre 15 milioni di euro. CASO ANEMONE – GRANDI OPERE Nell’inchiesta sulle “Grandi Opere” del 2010 sugli appalti del G8 a La Maddalena (nota anche come “Caso Anemone”), è stato accertato

che Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, arrestato per corruzione) avesse un conto presso lo IOR, dove - secondo i pubblici ministeri - avrebbe trasferito buona parte delle sue rendite. Nel 2006, interrogato dall’allora PM di Potenza Henry John Woodcock, aveva ammesso lui stesso l’esistenza di tale conto, usato per ripagare un debito da 380.000 euro contratto da monsignor Franco Camaldo, prelato d’onore e cerimoniere del Papa, intermediario nell’acquisto di una villa dove avrebbe dovuto avere sede un nuova loggia massonica. Balducci aveva un conto allo IOR in quanto “gentiluomo di Sua Santità” nonché “consultore” e “supervisore” del patrimonio della Propaganda Fide, la quale ha affittato decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi inclusi nelle liste dell’imprenditore Diego Anemone. I magistrati sospettano ulteriori collegamenti con lo IOR a seguito di sequestri di documentazione contabile, in particolare a Angelo Zampolini, intermediario della “cricca” di Anemone e Balducci nell’acquisto di un appartamento a Roma per l’ex ministro Claudio Scajola. Gli inquirenti ritengono altresì che parte del denaro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e da altri imprenditori si trovi depositato presso IOR. L’Unità di informazioni finanziarie della Banca d’Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa San Paolo c’è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell’inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue.

OPERAZIONI DI RICICLAGGIO per conto della MAFIA Nel maggio 2010 la procura di Roma ha aperto un’indagine sui rapporti sospetti tra lo IOR e altre dieci banche, fra cui Unicredit, Intesa San Paolo, Banca del Fucino. Le quotidiane operazioni da milioni di euro fra questi istituti e lo IOR sotto forma di miriadi di assegni dagli estremi non chiari avevano destato già nel 2009 i sospetti dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. È stato accertato dai magistrati che lo IOR utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione a Roma, versandovi assegni da parte dei propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio (legge 173/1991 e D.Lgs 231/2007). Attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008, per poi interrompere le operazioni con l’integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit. I PM sospettano che le transazioni attraverso conti “schermati” intestati allo IOR celino in realtà operazioni per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all’occultamento di reati vari, dall’evasione fiscale alla truffa. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato casi di beneficiari fittizi fra quelli comunicati agli inquirenti. La magistratura italiana non ha però competenza ad indagare sullo IOR senza una rogatoria internazionale, a causa della sua natura formalmente estera. Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d’Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani. Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell’ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa San Paolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall’analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR


Antonio Bonaccorsi - Olio su Tela eseguito da Paolo Leonardi nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano. A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l’Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l’adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011. Tuttavia “l’emanazione di tale normativa”, come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d’Italia, “di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente”. Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte (http://www.atlasweb.it/2012/05/25/ vaticano-licenziato-il-presidentedello-ior-stampa-europea-impietosa-579.html). Con un freddo e implacabile comunicato diffuso dai media vaticani, al direttore dell’Istituto per le opere di religione, lo IOR, è stato dato il ben servito dal Consiglio di sovrintendenza dello stesso istituto. “Nella sede di riunione ordinaria di questo Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto per le Opere di Religione, il 24 Maggio 2012, alle ore 14, questo Consiglio ha adottato una mozione di sfiducia del Presidente Ettore Gotti Tedeschi e ha raccomandato la cessazione del suo mandato quale Presidente e membro del Consiglio” dice la nota. “I membri del Consiglio – prosegue – sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest’azione sia importante per mantenere la vitalità dell’Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati”. A ricamare sugli ultimi sviluppi della travagliata vita della banca vaticana sono stati molti media europei. Nel suo sito internet, la Bbc ha ricordato che Gotti Tedeschi nel 2010 era finito in un’inchiesta della magistratura italiana sul riciclaggio di denaro e ha anche ricordato lo scandalo del Banco Ambrosiano, circondato da morti ancora misteriose e da perdite milionarie. Poco tenero anche Le Monde, secondo cui il licenziamento di Gotti Tedeschi avviene in “un clima avvelenato in seno all’amministrazione

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della Santa Sede”. Il riferimento del quotidiano francese è a diversi documenti confidenziali trasmessi dallo scorso gennaio alla stampa italiana e rivelanti lotte di potere interne e corruzione. Gotti Tedeschi era stato chiamato alla guida dello IOR nel 2009, e tra i suoi compiti c’,era quello di portare la banca al rispetto degli standard europei. Un compito che, leggendo la nota vaticana, non sembra essere stato completato. Dulcis in fundo si è alzato anche un lembo di lenzuolo che collega lo IOR con la Mafia nel suo ruolo di riciclaggio del denaro “sporco” mafioso. Il 28 Ottobre del 2010 il giornale La Repubblica pubblica una storia che, per quanto interpelli la responsabilità penale dei singoli, conferma l’intuizione di “sistema” dell’inchiesta per riciclaggio che la procura di Roma stava conducendo sui rapporti tra IOR e istituti di credito italiani e sulla natura delle loro operazioni. Un’inchiesta in cui questa vicenda catanese aveva trovato una prima generica “discovery” e che ha messo a rumore le stanze vaticane e il torrione di Niccolò V, dove hanno i loro uffici il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il suo direttore generale Paolo Cipriani, indagati a Roma per «omessa osservanza delle norme antiriciclaggio» (reato per il quale sono stati sequestrati 23 milioni di euro su un conto della Banca Vaticana presso il Credito Artigiano). Ma torniamo a Catania... e al 2006, quando i protagonisti di questa storia - un sacerdote, suo padre e lo zio - entrano nel cono di attenzione prima dell’UIF (Unità di intelligence finanziaria) di Bankitalia, quindi della procura distrettuale Antimafia che ne raccoglie una segnalazione di operazione sospetta, e infine della Guardia di Finanza, delegata all’indagine.

I tre hanno un nome e una storia. Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è uomo del “clan” siracusano dei “Nardo”. Nel luglio del 2000 è stato condannato per associazione mafiosa e, due anni dopo, con la conferma definitiva della sentenza, viene sottoposto a misure di prevenzione che dovrebbero annullarne la capacità patrimoniale. Dovrebbero. Perché Vincenzo ha un fratello, Antonino, con cui condivide proprietà fondiarie e interessi. Ma, soprattutto, ha un nipote: “padre” Orazio, 35 anni, che di Antonino è il figlio e studia a Roma all’Università Gregoriana. Ebbene, nel 2006 Vincenzo e Antonino combinano una truffa ai danni della Regione Sicilia. Un finanziamento di 600 mila euro, grattati dai Fondi strutturali europei, per la realizzazione di «un allevamento di trote» e di «una pesca sportiva» che, naturalmente, non hanno visto neppure la posa di un mattone. Il 3 gennaio 2006, una prima tranche di quel finanziamento, 300mila euro, viene accreditata dalla Regione sul conto 1511 della filiale di Catania della Banca Popolare di Novara, intestato ad Antonino Bonaccorsi. Quindici giorni dopo, da quel conto, 250mila euro vengono bonificati alla filiale numero 15 della Bnl di Roma, dove “padre Orazio” ha un conto personale, il 12138. Nella causale del bonifico, si legge «beneficenza». Bankitalia non deve credere troppo alle opere di bene di Antonino. Segnala l’ operazione come sospetta alla procura e per “padre” Orazio cominciano i guai. Il sacerdote trasforma infatti una parte di quei 250 mila euro di “carità cristiana” in un assegno Bnl girato a sé stesso di 245 mila euro (ritagliando per sé, e Dio solo sa perché, visto che si parla di “beneficenza”, un obolo di 5 mila). Quindi, con quell’assegno in mano entra nell’allora “Banca di Roma”, dove lo IOR ha uno dei suoi conti («il 2838150») e su cui ha la delega ad operare. E lo versa, ribadendone la causale: “beneficenza”. Il gioco è fatto. Quel denaro, ora che è nelle casse


dello IOR, non ha più né un padre, né un figlio. «Tutto può essere confuso», per dirla con le parole del procuratore di Catania Vincenzo D’ Agata. E Antonino può tornare in scena. La Finanza accerta infatti che, grazie ai codici di “home banking” del conto Ior che ha avuto dal figlio Orazio, tra febbraio e ottobre 2006, dei 245 mila euro arrivati, Antonino ne fa ripartire 225 (la differenza di 20 mila che rimane sul conto è forse davvero l’ unica “opera di beneficenza” in questa storia) con «nove bonifici» telematici verso il suo conto della filiale di Catania della banca Popolare di Novara, casella di partenza di questo di giro dell’oca. Qualche tempo dopo Vincenzo, il mafioso, passa allo sportello e preleva quel denaro in contanti. È la sua «stecca» nella truffa. Non sa che il Diavolo, questa volta, ci ha messo la coda. Al Vaticano sono stati richiesti documenti bancari e atti confidenziali che pescano direttamente nel passato più torbido della “banca di Dio”, quello degli scandali Sindona e Calvi, del crack del Banco Ambrosiano, dei miliardi di dubbia provenienza nascosti al fisco e spediti all’estero sotto la direzione di monsignor Paul Marcinkus, presidente dello IOR dal 1971 al 1989, morto nel 2006. Ma nonostante i passi avanti nella trasparenza finanziaria fatti dalla Santa Sede, le rogatorie, cioè le richieste di collaborazione giudiziaria per eseguire atti processuali fuori dal territorio nazionale di competenza (tra Italia e Stato Vaticano,

in questo caso), rimbalzano da un ufficio all’altro tra le mura dello stato della Chiesa, senza risposta. Un silenzio lungo ormai dieci anni che ha spinto il magistrato romano Luca Tescaroli, titolare dell’inchiesta su Calvi, a scrivere lo scorso 16 dicembre al neoministro della Giustizia Paola Severino perché si attivi ufficialmente nei confronti del governo della Chiesa e “solleciti l’evasione delle rogatorie”. Una “rogna diplomatica” per il governo italiano, stretto tra due necessità: mantenere i buoni rapporti stabiliti con il Vaticano ma anche mandare segnali concreti di contrasto al riciclaggio e all’evasione fiscale. Che Cosa Nostra abbia nascosto una parte dei suoi capitali nello IOR e nel Banco Ambrosiano è una realtà giudiziaria assodata dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, nella sentenza del 7 maggio 2010 di assoluzione con formula piena per Giuseppe “Pippo” Calò, Ernesto Diotallevi e Flavio Carboni, imputati per l’omicidio di Calvi. Scrive nell’occasione la Corte: “Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo IOR come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. Il fatto nuovo emerso è che avvenivano quanto meno anche ad opera di Vito Ciancimino (ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002, ndr) oltre che di Giuseppe Calò”. Lo stesso Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ha più volte raccontato di operazioni bancarie sospette e rapporti del padre con alti prelati dello IOR. Ecco quindi perché le tre rogatorie “mai

ULTIMISSIME SUGLI SCANDALI DELLO IOR Il 24 maggio del 2012 il presidente dello IOR “Gotti Tedeschi” è stato licenziato dal consiglio direttivo dell’istituto. La causa “ufficiale” è la poca TRASPARENZA con cui aveva condotto i suoi 2 anni di presidenza dello IOR. Dopo il primo momento di sbigottimento, in cui la notizia ha fatto il giro del mondo, lo stesso Gotti Tedeschi ha stupito (e continua a farlo) i “media” per la portata delle sue “dichiarazioni”. Sembra di assistere ad un Deja-vù, a storie che pensavamo ormai dimenticate e perse nella notte delle P2, degli omicidi/suicidi di Calvi e la sua segretaria. Qui di seguito si riportano i link ad “alcuni” articoli di questi ultimi giorni, ma se si vuole approfondire il web è una fonte inesauribile di informazioni (cliccare sui titoli in colore rosso). Lo stesso Tedeschi ha, qualche giorno fa, temuto per la sua stessa vita, paragonando il suo caso a quello di Calvi, e rifacendo le stesse cose che fece l’allora presidente del Banco Ambrosiano. Ha scritto una lettera al Papa prendendo le distanze da certe “scelte” e dando nomi e cognomi di personaggi eccellenti, ma ha rincarato la dose, scrivendo un suo “memoriale” ed affidandolo alla magistratura, temendo per la sua stessa incolumità fisica, con la dicitura “se morirò almeno saprete perchè”. Ma cosa ci può essere di così compromettente nei conti segreti della Banca del Vaticano ? Dalle prime indiscrezioni: riciclaggio di denaro della Mafia, finanziamenti per operazioni illecite alle stesse “Forze Armate”, corruzione di politici, faccendieri, passaggio di denaro di provenienza illecita su conti correnti di preti e suore, presenza di conti correnti “cifrati” per impedirne l’identificazione del proprietario, promesse del Papa di eliminarli, mai eseguite, il ruolo svolto dallo IOR nel “buco” da 1,5 miliardi di euro dell’ospedale San Raffaele..ecc Insomma....le “SOLITE COSE”... scene e fotogrammi di un film dal copione già visto. Alle dichiarazioni di Gotti Tedeschi vanno aggiunte le “fughe di documenti” dei vari “CORVI” che stanno imperversando nei quotidiani di tutto il mondo.

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evase” assumono un ulteriore e nuovo interesse investigativo. Con la prima, datata 28 novembre 2002, la procura chiedeva al Vaticano di “verificare i flussi finanziari intercorsi nel periodo 1976-1982” tra lo IOR e una serie di banche italiane ed estere, come il Banco di Sicilia, la Sicilcassa di Palermo, il Banco Ambrosiano (sedi italiane ed estere), la Banca svizzera del Gottardo e la rete di società ad esse collegate in Perù, Argentina, Bahamas, Nicaragua, Lussemburgo e Venezuela. Non solo, si chiede di accertare se “nell’anagrafe clienti dello IOR ci siano i nomi di persone coinvolte nelle indagini”, di individuare “quali fossero le società riconducibili allo IOR nel periodo 1975-1982”, “quali quelle interessate al rastrellamento di azioni del Banco Ambrosiano” e quali fossero “le operazioni riconducibili alla società Inecclesia (una finanziaria venezuelana, ndr)”. In pratica, la Santa Sede dovrebbe accettare di aprire un cassetto tenuto sigillato per trent’anni. E svelare la ragnatela di attività e di finanziamenti dell’Istituto per le Opere di Religione, nascoste per anni dietro lo status di “soggetto autonomo in uno stato extracomunitario”, opaco al fisco e al di fuori delle normative internazionali in materia bancaria. Nella seconda rogatoria, del 23 gennaio 2004, il magistrato italiano chiedeva di visionare i “telex riguardanti operazioni effettuate da Calvi sull’estero sfruttando le strutture materiali della Città del Vaticano”. Nell’ultima, la più recente, datata 20 novembre 2008, punta ad accertare se e quando le due lettere scritte a macchina da Calvi pochi giorni prima di morire e dirette a papa Giovanni Paolo II e al cardinale Pietro Palazzini, all’epoca prefetto della Santa Congregazione delle cause dei Santi, siano state ricevute dai destinatari. Lettere dal contenuto contraddittorio e per alcuni non autentico, nelle quali Calvi, spaventato e disperato, sentendosi “braccato” racconta nei dettagli alcune operazioni finanziare “imbarazzanti” condotte sotto copertura per conto di alti prelati. Le domande della procura romana fino ad oggi non hanno avuto risposta. Una mancanza di collaborazione che potrebbe congelare la procedura avviata dal Vaticano per entrare nella “white list” degli stati “finanziariamente virtuosi”, cominciata nel 2009 con la firma della convenzione monetaria con l’Ue e che avrà a metà del 2012 un passaggio decisivo con la presentazione al Consiglio d’Europa del rapporto finale di un gruppo di esperti su come lo stato della Chiesa si è adeguato al sistema di antiriciclaggio vigente nell’Unione. Con questo obiettivo il 30 dicembre del 2010, infatti, Papa Benedetto XVI ha promulgato la legge n.127, in vigore dall’aprile di quest’anno, che col-


pisce il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. All’articolo 41 si legge che la neonata Autorità di informazione finanziaria pontificia “scambia informazioni in materia di operazioni sospette e collabora con le autorità degli Stati esteri che perseguono le medesime finalità di prevenzione e contrasto del riciclaggio”. Per ora, a quanto pare, solo a parole. CONCLUSIONE Dopo tutti questi dati occorre tirare alcune somme e rivedere certe certezze. - 1- La chiesa fondata da Cristo ha avuto la sua massima forza 100/150 anni dopo la sua morte ( fase di espansione). 2 - Questa espansione fu notata dai capi dell’impero romano che la videro come una minaccia al loro stesso ordinamento giuridico che vedeva nell’Imperatore l’unico Dio da adorare e ne decretarono la sua eliminazione. 3 - Questa eliminazione (persecuzione) è stata praticata con metodo e determinazione riuscendo dopo oltre 100 anni, sotto il regno di Diocleziano a raggiungere il suo obiettivo. In quell’occasione furono coniate medaglie ed incise su colonne commemorative la frase NOMINE CHRISTIANO DELETO. 4 – A quasi 100 anni di distanza da questi fatti, emerge la figura di Costantino, che dopo 18 anni di lotte e di omicidi parentali, riesce a riunire in se stesso le cariche sia politiche che spirituali divendendo imperatore romano. A Costantino che ha tanto fatto per arrivare a quella posizione diede fastidio che nel SUO impero si adorassero tanti Dei al di fuori di lui. Fonda quindi una religione che chiama “Cattolica” ( universale) che avesse LUI come Dio da adorare...e per questo costruì chiese e ordinò sacerdoti che gli celebrassero inni ed onori. 5 – Alla morte di Costantino tutte le chiese ed i suoi sacerdoti, si trovarono senza un “uomo- Dio” da adorare e senza sostegni economici. Per la parte finanziaria fecero un falso testamento dichiarando che quando Costantino era ancora in vita gli avrebbe donato metà dell’impero romano ( quello di occidente ). Per la parte “religiosa” si inventarono una nuova religione che avesse in un’altro “uomo-Dio” il suo culto. Per aumentarne i fedeli utilizzarono come riferimento sia la parte “esteriore” dei culti pagani esistenti ( nelle vesti, nei corpicapi, nei riti) ma anche quella delle date di celebrazione (esempio il 25 dicembre). In questo modo molte persone con scarsa cultura poteva confondere i riti e i celebranti. 6 – Vennero effettuate dai “padri

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fondatori” un’attenta selezione di tutti i documenti esistenti riferentesi alla figura di Cristo selezionando solo quelli che ne dessero una versione divina, relegando gli altri come “apocrifi”. 7 – Nei secoli nessun testo ci è arrivato nella sua edizione originale, ma è stato ricopiato più e più volte, dagli esponenti della chiesa Cattolica. In questa fase vi son stati ampi rimaneggiamenti: eliminazioni di passi ritenuti “scomodi” o aggiunte di altri per esigenze contingenti all’epoca in cui son state fatte (es: chi è senza peccato....). 8 – In oltre 1700 anni tutti coloro che “osavano” esprimere “perplessità” o peggio “critiche” venivano eliminati fisicamente in vari modi. ( crociate, “santa inquisizione”, scomuniche, persecuzioni, roghi, ecc). 9 – Nei secoli nella chiesa Cattolica son convissuti due aspetti: quello spirituale e missionario di aiuto agli indifesi e di propaganda della fede, e quello dove forti interessi economici hanno indotto ad accettare illeciti compromessi col potere o con organizzazioni malavitose o “deviate”. 10 – Negli ultimi 60 anni il “mezzo” con cui il Vaticano ha tessuto trame ed accordi con il peggio della società italiana ed internazionale è l’istituto dello IOR. Pur essendo un’organizzazione “privata”, è costituita da un consiglio composto da cardinali che riferiscono poi direttamente al Papa. Chi ha quindi ipotizzato che certi “loschi traffici” fossero solo frutto di iniziative “personali” di alcuni membri corrotti dal potere, deve anche giustificare come si possano perpetrare certe “manovre” (pubblicizzate con scandali nei m e dia di tutto il mondo) per decenni, senza che i “vertici” non ne fossero a conoscenza o avvallassero certe scelte moralmente discutibili. Alla fine di questa lunga e sicuramente carente trattazione, mi è venuto un dubbio. Lo stesso dubbio che spesso si incontra quando una persona è malata di una malattia grave ed incurabile ed i suoi parenti si pongono la legittima domanda se è il caso di NON far sapere la verità al malato e fargli vivere felici gli ultimi giorni della sua vita, o se piuttosto non sarebbe meglio non ingannarlo e dirgli TUTTA la verità. Se dovessi scegliere, io sceglierei di SAPERE. Penso che oggi si debba essere sufficientemente forti da preferire una verità scomoda ad una menzogna pietosa.


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Puerto Rico, parte la prima spedizione alla ricerca del Chupacabras - UFO alieni abduction area51 e…

Puerto Rico, parte la prima spedizione alla ricerca del Chupacabras

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Criptozoologia Il famoso ufologo Reinaldo Rios ha organizzato un viaggio molto speciale. Domenica prossima dalla piccola isola di Vieques, a pochi chilometri dalla costa est di Puerto Rico, parte la caccia alla ricerca del "chupacabras", l'essere a cui le cronache più spregiudicate ha attribuito la morte di diversi animali in Sud America, favoleggiando di portali dimensionali che lo porterebbero nella nostra Terra. Rios ha spiegato che con il sostegno delle autorità locali, ha chiesto e ottenuto dei cecchini e dei veterinari per accompagnarlo alla ricerca del "chupacabras", che a suo parere costituisce un pericolo per la sicurezza degli abitanti e dei loro allevamenti. Rios questa volta non conterà sull'aiuto del sindaco Jose "Chemo" Soto, appassionato di paranormale e primo cittandino di Puerto Rican Canovanas. Nel dicembre 2010 il sindaco si è accompagnato all'ufologo alla ricerca di un mostro, una creatura mitica, con ali di pipistrello, a cui aveva attribuito la morte di diversi animali, sulla costa sud ovest di Puerto Rico. Armatevi e partite, ecco il moto della spedizione.

Chattare Senza Registrarsi Consulta Gratis Gli Annunci Online Per Conoscere Single in Zona! www.ElianaMonti.it Rios ha potuto invece contare sul sindaco di Vieques, Evelyn Delerme, che ha reso disponibile la poliziale locale per gestire la zona della ricerca dei chupacabras. Delerme la scorsa settimana ha confermato la morte di alcuni polli e due cavalli, per motivi sconosciuti e, secondo il ricercatore UFO, gli animali morti hanno perso le loro code proprio per il contatto con l'essere leggendario. Il mito del "chupacabras", molto popolare a Puerto Rico, dove si ritiene abbia avuto origine, parla di un essere con la possibilità di paralizzare le sue vittime e succhiarle il sangue. Secondo le informazioni gli animali morti, era dissanguati con incisioni pulite, cosa che fa pensare all'ufologo che l'autore degli attacchi potrebbe non essere un normale animale selvatico. "In ogni caso, non c'è ancora nessuna conclusione, devo visitare la zona ", ha detto l'ufologo, avvertendo che alla vigilia degli attacchi nella cittadina di Viequesche, sono state osservate strane luci in quella zona di cielo .

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Uno dei cavalli trovati morti a Vieques

"Sarebbe necessario avere l'autopsia degli animali", ha detto l'ufologo, per il quale c'è la possibilità che l'autore della strage sia addirittura un gargoyle. Nelle sue battute di caccia infatti l'ufologo ha cercato anche questa creatura, precisamente nel dicembre 2010 quando voleva catturare un gargoyle nella vecchia centrale dello zucchero di Guánica, sulla costa sud ovest di Puerto Rico Centinaia di persone si sono riunite in un corteo in cui era presente anche il sindaco vestito in tuta mimetica. Rios, sedicente internazionale ricercatore UFO, è professore di scuola di primo grado alla Luis Muñoz Rivera di Yauco, una città nel sud di Puerto Rico. Oltre www.ufoonline.it/2012/07/11/puerto-rico-parte-la-prima-spedizione-alla-ricerca-del-chupacabras/

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Puerto Rico, parte la prima spedizione alla ricerca del Chupacabras - UFO alieni abduction area51 e…

a occuparsi di strane creature, l'insegnante di matematica ( e qui le analogie si sprecano con gli ufologi nostrani) ha anche lavorato per anni per la costruzione di una "pista di atterraggio aliena" in Puerto Rico. Proposito fallito. Se la caccia andrà bene ve lo faremo sapere. Serena Donvi per Ufoonline.it Argomenti correlati:

+ Chupacabras, mistero risolto? Biologo: sono coyote malati + Attacco chupacabras in Argentina, allevatore avvisa la polizia + Misterioso animale fa gridare al Chupacabras in Ucraina Mi piace

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Commenti: 1 qfwfq (lunedì, 16 luglio 2012 12:23)

#1

ok, magari qualche gattaccio avrà quel che si merita... il tuo sito web:

#2

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Garda, lago di misteri e leggende Tra città sommerse, mostri e mitiche bellezze

FOTO: RITAGLIO DI GIORNALE DELLA NOTIZIA DELL’AVVISTAMENTO DEL SERPENTONE

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bacini e i corsi d’acqua, da sempre, solleticano le paure e le emozioni umane, e luogo di grande suggestione non poteva non essere il più vasto lago italiano, il lago di Garda. Esteso nel nord Italia per una superficie di 370 km quadrati, di origine glaciale, il lago, chiamato anche Benaco, oggi sotto il profilo amministrativo è diviso fra le province di Trento a nord, di Verona a est e di Brescia a ovest. Tre diverse province, e tre relative differenti regioni di appartenenza (Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia), non hanno nel tempo intaccato un patrimonio comune di scambi, esperienze, credenze, spesso intrecciate tra loro anche in località fisicamente lontane. Un tempo gli spostamenti di merci e persone tra le sponde avvenivano via acqua e non via terra, fino alla costruzione della Gardesana Occidentale e della Gardesana Orientale negli anni Venti che rivoluzionarono i movimenti nella

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regione, e perciò paesi e borghi oggi apparentemente molto distanti erano in realtà collegati in modo diretto grazie a frequenti scambi via barca. Questo forte rapporto interregionale è forse anche uno dei motivi per cui, spesso, passando di località in località, molte storie, fiabe e leggende locali pur personalizzate e modificate dal racconto orale mantengono una radice comune. Di certo è curioso come in diversi punti del lago, da nord a sud, emergano inquietanti leggende di città sommerse che, oltre a riuscire a rappresentare le proiezioni della paura dei gardesani per l’intensa attività sismica nell’area del lago e di Verona (si ricordino i terremoti di Salò del 1901 e del 2004, nonché nel 1810 a Malcesine e Verona, quando crollò l’area esterna dell’Arena), contribuiscono a scrivere la storia comune tra le sponde. Spesso nei racconti di questi luoghi si parla del misterioso e antico borgo di Benacus, che oggi si

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Garda, lago di misteri e leggende troverebbe sotto le acque, situato talvolta sulla sponda bresciana vicino a Toscolano e talvolta ai piedi dell’attuale Garda, sulla parte veronese del lago, ma non solo. “Trovai sul Benaco la stessa tradizione di una città visibile sempre nei tempi tranquilli sotto le acque. Io non so se sia autorizzata da alcun documento, ma tale leggenda viene narrata e si dice che la città fosse inghiottita da un terremoto”: così scrive Byron, in una delle sue lettere dall’Italia all’amico Moore nel 1816. Si tratta di un riferimento sia alle leggende relative all’antica città di Benacus, nei pressi di Toscolano, ma anche alla vecchia Garda che sorgeva ai piedi della Rocca e si protendeva sul lago su un istmo, forse fino a unirsi con Sirmione: un terribile terremoto la investì, distruggendola e facendola precipitare nel profondo delle acque. Sempre per un terremoto, o forse a causa della spinta del bacino lacustre, secondo una leggenda datata 243 d.C. fu distrutta la mitica città di Benaco, sontuosa e ricca di monumenti, fondata dagli Etruschi e situata ai piedi della Valle delle Camerate, vicino a un bacino lacustre formato dal fiume Toscolano e sovrastato dal monte Gu. Benaco, così importante da dare il nome a tutto il lago, fu travolta da un’enorme massa d’acqua e da una porzione di montagna, che finirono per distruggerla e per inondarla. Ancora oggi è visibile la grande frattura, forse in realtà opera di una lenta erosione; in fondo a essa scorre il fiume, e si dice che sul fondo del lago sia possibile vedere le sagome degli edifici devastati e sommersi. Il mito della città sommersa nel lago tocca la costa veronese anche ben più su di Garda, verso Cassone, dove la cittadina di Assenza con il suo nome richiama antichissimi eventi geologici; la Val di Sogno, l’appellativo con cui viene chiamata la zona, una notte fu scossa da un terribile sommovimento tellurico che provocò un’immensa voragine tra le pendici del Baldo e il lago, risucchiando la località chiamata Città del Sonno e sommergendola sotto le acque senza lasciare traccia, mentre tutti gli abitanti erano addormentati. Di nuovo tra Garda e Bardolino sarebbe giunta la caratteristica arena dell’Adige, a causa di un improvviso trabocco del fiume dal lago glaciale di Caprino Veronese. In quell’occasione le acque avrebbero anche travolto e inabissato gli inse-

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Simona Cremonini diamenti palafitticoli sorti vicino a Garda, dando consistenza alle leggende che parlano di borghi e villaggi sommersi nel lago. Infine, secondo taluni la città di Benaco sarebbe stata posizionata nei pressi di Torbole, dove una frana l’avrebbe sepolta. Anche Giosuè Carducci, in diverse sue odi, ha ricordato il lago e i misteri a esso sottostanti: in «Sirmione» il poeta cantò: “Garda là in fondo solleva la rocca sua fosca | sovra lo specchio liquido | cantando una saga d’antiche cittadi sepolte | e di regine barbare”. Acque pericolose, non solo per gli improvvisi temporali che spesso travolgono i navigatori meno esperti: anche il diavolo è un personaggio che ha non poco contribuito ad ammonire i gardesani. Lo ritroviamo a riempire d’acqua una prospera valle colpita dalla siccità, formando così lo splendido lago, ma anche presenza in agguato sulle sponde, sempre pronto a liberare acque caldissime provenienti da profondità sconosciute e impregnate di zolfo come l’aria infernale: nel Medioevo sorgenti termiche come la “Bojòla” di Sirmione, formata da numerose polle che lanciano in alto i loro getti e che impregnano l’aria con intensi vapori di zolfo, erano attribuite al Maligno. Ma sotto le acque del lago di Garda si agitano anche creature misteriose che non sempre si riescono ad attribuire al Diavolo. Con le loro acque nere e profonde, impossibili da esplorare attraverso il semplice sguardo, i laghi ispirano da sempre storie e leggende di mostri. Ogni lago pulsa di vita. Pesci che guizzano improvvisamente, tronchi contorti che percorrono le superfici immobili con le loro forme suggestive, animali che hanno preso dimora in fondo alle acque, bolle o vapori sollevati in seguito a fenomeni naturali, sagome che emergono dalle profondità senza svelare la propria identità: movimenti lenti o repentini che spezzano la magia e il mistero delle acque e che, fin dal passato, hanno portato gli uomini a riempire il vuoto di conoscenza con la fantasia. Nel XVI secolo, Grattarolo, nella sua “Historia della Riviera di Salò”, scriveva di “mostri smisurati e deformissimi” avvistati da un gruppo di studiosi curiosi sotto le rupi dell’isola Borghese, durante un tentativo di immersione in alcune caverne “oscurissime” per scoprire i segreti dei fondali

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dell’acqua “profondissima”. prevista quella rotta. La gente che vuol parlare Bastava un racconto fantasioso, o una semplidel «mostro» con i pescatori affolla le osterie, ce raccomandazione al bambino troppo incauto dove gli affari vanno a gonfie vele e dove è posnell’avvicinarsi all’acqua, per far nascere una legsibile parlare con chi conosce bene le acque progenda. Del resto, sempre secondo Grattarolo, “Ci fonde del lago. sono ancora frati che dicono aver notato sotto acLuigi Malfer, un pescatore di Garda, mette in qua ne tempi de gran caldi, e averci veduto di quei correlazione l’avvistamento del «mostro» con un Mostri, e essersene spaventati talmente, che non altro fatto insolito occorso in quegli stessi giorni: hanno più osato tornarci.” le reti lasciate dai pescatori locali nella Baia delPoi, nel 1965, quella che era solo una storia di le Sirene, durante quello stesso mese, sono state paura o una narrazione frammentaria si fa realtà, strappate e oltre cinque quintali di sardelle sono come testimoniano anche i giornali dell’epoca. state divorate da un predatore misterioso. “È difIl 17 agosto di quell’anno un fatto straordinaficile credere che il mostro esista, lo so: mio padre e rio e spaventoso suscita profonda impressione a mio nonno non me ne hanno mai parlato, e il mio tutta la comunità lacustre e ai turisti in vacanza bisnonno non ha mai detto niente a mio nonno. nella zona del lago. Ma se ha mangiato le sardelle, cribbio, vuol dire Armati di cineprese e macchine fotografiche, che c’è!”. il giorno dopo, gruppi di persone si accalcano in Il «drago» (come viene chiamato da taluni, località Punta San Vigilio per immortalare il “moforse perché le sue caratteristiche corrispondestro” della Baia delle Sirene, la creatura che, due rebbero a quelle degli antichissimi sauri erbivori) giorni dopo ferragosto, alcuni turisti di varie nadivide le opinioni della comunità stretta attorno zionalità hanno avvistato in una delle località più al lago. “Mostri e draghi sono frutto di fantasia”, suggestive del lago. asserisce il dottor Pasquale Turri, direttore dello Una trentina di persone, inglesi, tedeschi, stabilimento ittiogenico di Brescia. Ma nessuna italiani e la giovane americana Camille Finglet, delle specie ittiche che vivono nel lago può avehanno assistito all’emersione di “una specie di re dimensioni e forma analoghe a quelle descritlungo serpente” lungo una decina di metri, con te da chi era presente. I fondali del Garda ospitaun diametro di una ventina di centimetri e quatno pesci siluro e talvolta anche storioni di grossa tro gobbe. Color marrone, la “Nessie” benacenstazza. I primi possono crescere fino a due metri se “procedeva con un movimento ondulato su un e mezzo, tre di lunghezza, e a prima vista potrebpiano, si direbbe in geometria, perpendicolare alla bero anche essere classificati come mostri. In superficie del lago”. realtà sono però creature del tutto innocue nei A differenza del suo alter ego scozzese, però, confronti dell’uomo e, soprattutto, sono molto il «mostro» del Garda si rivela una creatura estrepiù piccoli del «mostro» descritto dai testimoni. mamente timida nei confronti della popolarità: Gli storioni, dal canto loro, possono raggiungere dopo essere balzato alla cronaca sparisce subito il quintale di peso, ma le loro dimensioni sono dalla riviera veronese, facendosi avvistare verso anch’esse troppo ridotte per poter corrispondere la sponda bresciana in una località non precisaa quelle del «mostro» della Baia delle Sirene. ta tra Gardone e Salò, forse addirittura Gargnano. Ciò non basta a placare nell’immediato la curiosità e la paura. I turisti sono divisi tra coloro che escono in motoscafo solo per andare alla baia e coloro che rifiutano di salire sui natanti se è FOTO: RITAGLIO DI GIORNALE DELLA NOTIZIA DEL MOSTRO DELLA BAIA DELLE SIRENE

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Garda, lago di misteri e leggende In mancanza di avvistamenti successivi e di una spiegazione risolutiva, e data la prossimità territoriale della città di Verona alla località dell’avvistamento, il «drago» viene anche correlato alla costola animale custodita nell’Arco della Costa in piazza Erbe, nel pieno centro della città scaligera, e ai due coccodrilli antichi, reperti che si trovano a Grazie di Curtatone, lungo lo scorrere del Mincio, e presso il santuario di San Michele Extra a Verona. Altre leggende locali hanno contribuito a tessere una tela di mistero e di possibilità intorno ai “mostri” del Garda e degli altri laghi morenici: come quella che ipotizza l’esistenza di una rete di cunicoli sotterranei che collegherebbero le acque dei diversi bacini, creando così opportunità infinite di passaggio e di nascondiglio tra di essi. Al fascino di avvistamenti e leggende di creature insolite si è affiancato il mito dei draghi che ha trovato, vicino al lago, un ambiente favorevole alla sua diffusione. Diverse sono le storie locali che vedono protagoniste queste creature, soprattutto nelle valli trentine a ridosso del lago. Ma anche le località stesse del Benaco non sono immuni dall’essere state, secondo tali racconti, il teatro della lotta tra uomini e draghi, come pare sia stato per la Rocca di Garda, reggia del re dei Longobardi Ortnit. Costui rapì una principessa orientale per farne la sua sposa, ma dal suocero offeso ricevette un terribile regalo: due uova di drago che si schiusero seminando il panico nella regione benacense. Solo l’intervento di un giovane eroe di nome Wolfdietrich, dopo la morte di Ortnit, mise fine alla distruzione operata dai due mostri. Dalla più spaventevole mostruosità alla pura

Simona Cremonini Consulente editoriale e giornalista, Simona Cremonini vive a Montanara, nel mantovano, ma fin da piccola trascorre le estati nella casa di famiglia sul lago di Garda, a Manerba. Autrice di narrativa fantastica e horror, ha pubblicato racconti su antologie e riviste. Nel 2005 ha vinto il Premio Akery sezione horror. Nel 2011 il racconto “Dove vivono le silfidi” è apparso sull’antologia “Visioni fatate”, edito da Delmiglio Editore nella collana Quaderni Indaco, libro ufficiale della Festa delle Fate di Bar-

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Simona Cremonini bellezza delle sponde: molte leggende del lago si legano allo splendore di queste rive; come quando Benaco, il dio del lago, sedusse Egle, la più anziana delle sorelle Esperidi (custodi delle mele d’oro degli dèi, rubate con l’astuzia da Ercole), che portò sul lago i preziosi cedri che ancora oggi danno vita alla Riviera dei Limoni e alle caratteristiche limonaie; oppure quando Nettuno, dio del mare, preferendo in realtà il lago, dichiarò guerra a Benaco per scacciarlo, ma fu sconfitto da Giove, che lo condannò a tributare oro dal mare a Benaco per nutrire i carpioni che proliferavano nel lago. Al paesaggio sul Benaco non restarono indifferenti neppure le fate: si racconta che la fata Orcana, di passaggio per andare a trovare nelle terre del Nord la sorella Morgana, vedendo la bellezza del lago ne fu così ingelosita da provocare una terribile tempesta. La riviera fu invasa da un nugolo di cavallette, che ne divorarono la vegetazione per giorni, e solo una benedizione mise fine allo scempio. Mentre oggi avvistare un mostro benacense è privilegio di pochi, e avvenimento probabilmente casuale, se si vogliono seguire le orme degli dèi del lago vi è la possibilità di individuare le tracce che essi hanno lasciato lungo le sponde gardesane. Oltre ai toponimi, qua e là resti di templi antichi, are votive e statue celebrative consentono di seguire le suggestioni che nascono dall’incontro tra l’incantevole lago e la mitologia. Così a Manerba sulla Rocca, a San Felice sulla Parrocchiale, nel municipio di Moniga, su Punta San Vigilio a Garda, a Malcesine, a Cassone, a Riva e nell’entroterra trentino, si può cogliere quel sottile e ancestrale patto tra il lago e i suoi dèi. dolino. Gestisce il sito www. leggendedelgarda.com. Appassionata di leggende locali, nel 2008 ha pubblicato:

Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda Lulu, 2008

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Il biscione di Milano Tra miti e leggende

FOTO: LIOSAURO FOSSILE, RICOSTRUZIONE GRAFICA

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ra una giornata afosa di fine estate di qualche anno fa, e due amici stavano arrampicandosi sulle cime del Monte Barro (922 mt sul livello del mare). Questo monte fa parte della catena montuosa delle prealpi Luganesi e si trova nel triangolo Lariano, e più specificatamente si erge imponente sopra la città di Lecco e del suo Lago. La differenza di quota tra la città di Lecco (circa 200 mt) e quella della cima del Monte Barro (922 mt) ci dice come la montagna si erga con un salto di 700 mt, quasi perpendicolarmente sopra quel ramo del lago di Lecco. Quel giorno i due amici avevano appena raggiunto la seconda delle tre cime del monte Barro, e per riposarsi si erano sporti ad ammirare la splendida vista che si gode su Lecco e su tutti i territori circostanti. Dopo qualche estasiato minuto uno dei due richiama l’attenzione dell’altro verso uno spettacolo curioso che avveniva nel

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punto in cui il fiume Adda si allarga diventando “lago”. In quel punto è stato costruito uno dei tre ponti che collegano le due sponde in prossimità della città di Lecco. Come si è detto, si era alla fine dell’estate e non vi erano state piogge da mesi. Il livello dell’Adda e del lago era ai minimi storici, e dall’alto con la luce radente del sole al tramonto si riuscivano a vedere le alghe del fondo del fiume Adda. Una cinquantina di metri prima del ponte, lo sguardo dei due amici si soffermò su una insolita scena di “caccia”. Uno strano pesce, con andamento sinuoso, inseguiva una miriade di pesciolini che brillavano sotto il pelo dell’acqua scappando in ordine confuso su un fronte di diverse decine di metri. Il “pesce” sembrava più una biscia che un pesce “tradizionale”, per le ampie curve descritte dal suo corpo. La scena durò pochi secondi... frazione di tempo che ha impiegato quel gruppo di pesci a nuotare dall’Adda al Lago di Lecco, pas-

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Il biscione di Milano sando sotto il ponte ad una profondità di qualche metro, ma ben visibili da quell’altezza e con quel tipo di luce. Il silenzio che era caduto tra i due amici fu interrotto solo da una frase pronunciata da uno dei due: “Che... cavolo è quella cosa lì?“. La “cosa” infatti, nel passare sotto il ponte, era transitata vicino a un deposito di autobus che si trovava sulla sponda destra del fiume Adda, e solo in quell’istante il confronto con un autobus ha dato, per la prima volta, un’esatta indicazione delle sue reali dimensioni. Quel pesce “sinuoso” era grande quanto un autobus e mezzo... tradotto in cifre: circa 10/12 metri. Forse troppi per un pesce “tradizionale”. Di questo avvistamento si è data comunicazione, in quegli anni, in vari forum. Nel marzo del 2006 si è tenuto un convegno a Como su quello che viene chiamato il “Lariosauro”, cioè una specie di “mostro” che saltuariamente appare e spaventa la gente del luogo, tanto da meritarsi l’epiteto di LARIO-Sauro. In quel convegno si è parlato anche di questo avvistamento, ma gli “esperti” ivi convenuti han deciso di attribuire poca credibilità al racconto, adducendo l’ipotesi che il “pesce sinuoso” altro non fosse che un insieme di altri pesciolini che si muovevano all’unisono, dando la sensazione di essere un’unico pesce. A volte gli esperti esprimono dei pareri molto “prudenziali”, anche se non hanno dati sufficienti per emettere una “sentenza”. Per inciso, detta spiegazione è sempre stata decisamente rifiutata da chi ebbe ad osservare il fenomeno. Ma questo avvistamento è stato forse l’ultimo di una serie interminabile di altri, tanto che si è pensato fosse opportuno ripercorrerne la storia al fine di discernere quanto sia “leggenda” dall’effettiva “realtà”. Molti conoscono il simbolo di Milano per averlo visto riprodotto, a volte a sproposito e con varianti, sulle magliette del Milan, sulle macchine dell’ Alfa Romeo o sulle reti televisive di Mediaset: un biscione con in bocca “qualcosa”. L’origine del Simbolo risale al 1100, come stemma della casata Visconti. Ritrae un serpente mentre mangia un “bambino”. Mediaset, forse ritenendo troppo cruento il simbolo, ha sostituito il bambino con una margherita. Come mai un simbolo così particolare è diventato lo stemma del capoluogo lombardo?

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Vincenzo Di Gregorio Vi sono diverse leggende, ma sostanzialmente le più accreditate son due. La prima, riportata da Bonvesin de la Riva nel De magnalibus urbis Mediolani (1288), sostiene che: “Viene offerto dal comune di Milano a uno della nobilissima stirpe dei Visconti che ne sembri il più degno un vessillo con una biscia dipinta in azzurro che inghiotte un saraceno rosso; e questo vessillo si porta innanzi ad ogni altro; e il nostro esercito non si accampa mai se prima non vede sventolare da un’antenna l’insegna della biscia. Questo privilegio si dice concesso a quella famiglia in considerazione delle vittoriose imprese compiute in Oriente contro i saraceni da un Ottone Visconti valorosissimo uomo”. Il serpente in questione non sembra però inghiottire un “saraceno rosso”, bensì un bambino. Occorre quindi citare la seconda versione dell’origine del “biscione”. La leggenda narra che poco dopo la morte di Sant’Ambrogio, a Milano arrivò un drago. La bestia viveva in una caverna fuori dalle mura. Spesso qualche viandante finiva mangiato dal drago. Molti cavalieri milanesi tentarono di liberare la città dall’indesiderato ospite, ma finirono tutti divorati. La notizia si sparse e in breve tempo la situazione divenne insostenibile; gli abitanti avevano paura ad uscire, le vie di comunicazione con le altre città erano bloccate e il commercio era praticamente scomparso, Milano era bloccata. Un giorno Uberto Visconti giunse alla dimora del drago proprio mentre esso stava divorando l’ennesimo bambino. Uberto prima liberò il bambino, poi cominciò la sua battaglia con il drago. I cronisti dell’epoca ci dicono che il duello durò due giorni. Solo al tramonto del secondo giorno Uberto ebbe la meglio. Tagliò la testa del drago e rientrò trionfante a Milano. Il Visconti, a futura memoria, decise di raffigurare il drago che divorava il bambino sullo stemma della sua famiglia. A riprova di quanto sopra, le cronache riportano che il corpo del “drago” fu portato sulla piazza del Duomo per essere mostrato alla folla riconoscente, e lì fu esposto per una decina di giorni. Poi, a causa del malodore, fu portato a decomporsi altrove, e lo scheletro fu donato ad una chiesa che, per tenerlo esposto per sempre, lo appese al soffitto. In effetti vi son diverse chiese nel milanese che espongono grosse ossa, ma sinora si son rivelate solo ossa di qualche cetaceo.

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Vincenzo Di Gregorio La leggenda continua descrivendo altri avvistamenti simili tanto da dare un nome al “mostro”, che ci viene tramandato come “drago Tarantàsio”. Questo nome è anche intimamente legato a quello di un lago, anch’esso misterioso e scomparso, quale il Lago Gerundo. Di questo lago però si conoscono molti più dettagli. Fino al XIII secolo le province di Milano, Lodi, Bergamo e Cremona ospitavano un ampio bacino idrico. Questa grande distesa d’acqua era conosciuta come “Mare Gerundo” (o Lago Gerundo o Gerondo). Più che un vero e proprio lago, è probabile che il Gerundo fosse un insieme di paludi e acquitrini collegati dalle frequenti esondazioni dei fiumi circostanti. I primi accenni al lago Gerundo risalgono all’epoca romana (se ne fa riferimento, ad esempio, nelle opere di Plinio il Vecchio) ma le descrizioni più dettagliate si hanno nel periodo medievale, negli scritti dello storico del VII secolo d.C. Paolo Diacono e di altri cronisti dell’epoca. Del suo prosciugamento esiste invece una data leggendaria: il capodanno del 1300. In realtà già a partire dal XI secolo andò riducendosi di estensione e si prosciugò definitivamente nel corso del XIII secolo, probabilmente per le ingenti opere di bonifica intraprese dai monaci cistercensi, benedettini e cluniacensi prima e dal comune di Lodi poi. Questo bacino dalla scarsa profondità (le sue acque non scendevano al di sotto di una decina di metri) aveva però un’estensione ragguardevole. Pur essendo difficile tracciare dei confini precisi, nel momento della sua massima ampiezza il Gerundo arrivava fino a Brembate (BG) a nord, fino a Pizzighettone (CR) a sud, lambendo con le sue acque la città di Lodi a ovest e Grumello Cremonese (CR) a est. Al suo interno, il lago conteneva una lunga striscia di terreno, detta originariamente isola della Mosa, e poi isola Fulcheria. Qui, in un periodo compreso tra il IV e il VI secolo d.C., fu edificata Crema (CR). Sulla sua esistenza abbiamo prove geologiche, archeologiche, documentali. L’esplorazione del territorio del Gerundo, e cioè la provincia di Bergamo nella parte meridionale, la provincia di Cremona nella parte superiore, oltre al Lodigiano e a tutto il Cremasco, muovendosi tra musei, chiese, ruderi, cave di ghiaia, remoti angoli di campagna dove il terreno è “inspiegabilmente”

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Il biscione di Milano fatto come la sponda di un lago, consente un viaggio dentro una storia che i libri ignorano. Una storia che sul posto, però, non è stata dimenticata. Ad esempio a Lodi e a Crema possiamo trovare strade dedicate alla leggenda: Via Lago Gerundo, Vicolo Gerundo. La parola “gera”, o “ghera”, che significa ghiaia e dà il nome al lago Gerundo (lago Ghiaioso, potremmo tradurre oggi), ricorre spesso proprio al centro dell’area ex lacustre, nella zona detta Gera d’Adda, con i toponimi Brignano Gera d’Adda, Fara Gera d’Adda e Misano di Gera d’Adda, solo per citarne alcuni. A Soncino, un paese di questa zona, troviamo una leggenda che lega il lago Gerundo al “drago Tarantasio, o Tarànto, descrivendolo come il più feroce degli abitatori del lago Gerundo. Lo storico Francesco Castiglioni, nella sua opera “Antichità di Milano”, riporta un testo conservato presso l’archivio dei monaci Olivetani: «Nell’anno 1300 dalla natività di Cristo Signor nostro, bravi intorno alla città di Lodi un certo lago, che per la ingente larghezza e per la grandissima inondazione dell’acqua che vi era fluita, appellavisi mare Gerondo. Su questo medesimo lago ap-

FOTO: IL BISCIONE

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Il biscione di Milano parve prodigiosamente un velenoso e mostruoso serpente, che col solo alito pestifero infestava tutta la città; per cui molti dal pessimo puzzo ammorbati, morivano. Contagio e infermità facendosi di giorno in giorno maggiori e scemandosi assai il numero degli abitanti, e la città dalla furia dell’acqua essendo invasa, grandemente i cittadini se ne accoravano, e tanto più l’affluizione s’aumentava, quanto meno fosse sperabile rinvenire rimedio che valesse a guarire gli infetti, o a prosciugare l’acqua, o ad estinguere l’animale stesso. Epperò stando tutti gravemente ín angustia, si rivolsero alla Divina Maestà, colla ferma speranza ch’essa nessuno respinga che con puro cuore le si raccomandi. Ma perché più facilmente ciò che tanto bramavano avessero a conseguire, il Reverendissimo Bernardino Tolentino, allora vescovo della città, convocato il clero e tutto il popolo, tenne loro pietoso sermone in cui efficacemente pregavali perché con tutto il calore del cuore e con tutta la pietà levassero preghiere a Dio, onde sì degnasse liberare questo suo popolo da quella pestifera strage. Il medesimo Reverendissimo Vescovo sancì che si facessero per tre giorni continui solenni processioni e si stabilisse un voto: che se Dio operasse che, preso da compassione di quella mortalità, gli avesse a campare da quella velenosa fiera, erigerebbero un tempio in onore della santissima Trinità e del glorioso martire Cristoforo. Né fu certamente quella una vana speranza, perché compite le processioni, e dato il voto, in quello stesso giorno, che fu il primo di gennaio, si ottennero due memorabilissimi miracoli, che morisse cioè l’infestissimo drago e si prosciugasse quell’immenso lago. Laonde i pii cittadini, di questo beneficio immensamente riconoscenti, edificarono un magnifico tempio, come avevano promesso col voto, il quale tempio fu poi più augustamente riedificato dai Reverendi Padri della Congregazione Olivetana nell’anno 1563». Secondo Luciano Zeppegno, grande cronista delle curiosità e delle stranezze sparpagliate nelle nostre contrade, nella chiesa di Sant’Andrea di Lodi era custodito addirittura uno scheletro completo di Tarantasio. Un osso gigantesco, e precisamente una costola di drago del Gerundo, è ancora oggi visibile appesa al soffitto della sacrestia della chiesa di San Bassiano, a Pizzighettone. La costola, probabilmente, appartiene a una balena fossile o a un elefante. Scheletri di balene sono stati spesso rinvenuti sulle Prealpi e,

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Vincenzo Di Gregorio soprattutto, sull’Appennino che si affaccia sulla Pianura Padana. E si potrebbe andare avanti ancora per molto, citando altre storie e leggende sulla convinzione da parte degli abitanti di questi luoghi che una specie di mostro esistesse davvero e si aggirasse nelle acque melmose di questo lago acquitrinoso. Ma il Gerundo era collegato ad un ricco sistema idrico che faceva capo al fiume Adda e quindi al lago di Como/Lecco, con cui l’ Adda è collegato. Giova ricordare che il lago di Lecco è il lago più profondo d’Italia ed il secondo d’Europa. Pochi infatti sanno che nessuno conosce la sua profondità effettiva, che si stima comunque superiore ai 900 metri. Una notevole massa di sedimenti e di sassi caduti dalle montagne franose circostanti han portato il fondo effettivo del lago intorno ai 420 metri. Infatti vi è stato, in un passato geologicamente vicino, un grosso spostamento della parete occidentale del lago di Lecco che ha portato alla formazione delle due più alte montagne in zona (Grignia e Grignetta) e collateralmente all’allontanamento delle due sponde. Questo ha creato una specie di “fenditura” dalla profondità di quasi 1000 metri, in cui si è riversata l’acqua del lago di Como, creando il “braccio” del lago di Lecco. Successive frane e smottamenti hanno portato il fondale a riempirsi di detriti. Questo fondale pieno di sassi e macigni potrebbe dare rifugio a specie animali poco studiate che, per le profondità in questione, potrebbero ben essere chiamate “pesci abissali”. L’ipotesi che alcuni hanno avanzato è che questi animali, di norma viventi a quote molto profonde, in occasione di periodi particolarmente difficoltosi per l’approvvigionamento di cibo (quali mesi di prolungata siccità), possano portarsi a quote “superficiali” ed essere avvistati in queste rare occasioni. Per completezza d’informazione vi è da riferire l’origine del nome del “mostro” attuale: LARIOSAURO. Nel 1839 Balsamo Crivelli fece la prima descrizione di un esemplare fossile di “pleiosauro” ritrovato a Perledo (LC), ma reputò “opportuno non applicargli nuovo nome [...]. Non ambisco crear nuovi nomi per la vanagloria che il mio nome venga registrato nei cataloghi dei Naturalisti, come si suol fare anche a costo che la nuova denomina-

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Vincenzo Di Gregorio zione divenga un superfluo sinonimo”. Il rettile fu “battezzato” solo nel 1847 da Giulio Curioni, dopo il ritrovamento di altri esemplari, sempre provenienti dalle cave di Perledo. Curioni istituì la specie Lariosaurus balsami, proprio in onore di colui che per la prima volta lo descrisse e del posto del rinvenimento. Trattasi di un “pleiosauro”, un fossile di un animale esistito nel periodo del triassico (230 milioni di anni fa) che abitava realmente questo lago, un mostro marino il cui habitat naturale era appunto l’acqua, dove si muoveva agevolmente grazie alle sue pinne. La grandezza dei fossili ritrovati raggiunge quella di un metro, ma esemplari di pleiosauri rinvenuti in altre località nel mondo raggiungono facilmente i 10/12 metri di lunghezza. Sarebbe facile saltare alla conclusione che questa “razza” sia sopravvissuta a quelle ere così lontane e che ancora qualche esemplare viva nascosto negli abissi del lago. In ogni caso, questo rinvenimento ha fatto ribattezzare il mostro del lago di Como/Lecco da Tarantario a Lariosauro (o confidenzialmente “LARRIE”). Ma le descrizioni degli sporadici (ma continui) avvistamenti non si “attagliano” alla figura di un pleiosauro. L’avvistamento citato all’inizio assomiglia più ad un “regaleco”, pesce che ha la forma di un’anguilla schiacciata ai lati. L’unico problema è che questa razza di pesce vive solo in mare, in acqua salata e non in acqua dolce. Ma vi sono state molte altre segnalazioni. Questa è del 1946 e viene raccontata da Giovanni Galli nel suo libro “ il Lariosauro”, edizioni Actac. A Bellano vi era un abitante che ci viene descritto con lo pseudonimo di “partigiano Panàn”. “Un bel giorno Panàn prende il lago con una piccola imbarcazione. Lavorava al cotonificio Cantoni, ma con l’inflazione del ‘46, i soldi non bastavano mai e i salari faticano a starle dietro, per cui lui va a pescare per arrotondare lo stipendio. Un giorno, mentre è uscito a pescare, sta catturando un pesce abbastanza grosso, sicuramente di sua soddisfazione, quando vede arrivare dalla parte di Acquaseria, proprio di fronte a Bellano, un’onda un pò strana, un’onda anomala, insolita, probabilmente prodotta da qualcosa che si trova sotto il pelo dell’acqua. Questa cosa urta violentemente la barca facendo perdere l’equilibrio a Panàn

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Il biscione di Milano che quindi, oltre all’equilibrio, perde anche il pesce che sta cercando di catturare e oltre tutto questa cosa che l’ha urtato gli rompe anche il remo, glielo mangia proprio coi denti, glielo spezza e quindi Panàn torna lentamente a riva con un remo solo, ovviamente con tutte le difficoltà del caso, e fatica prima di tutto a credere a quello che gli è successo e poi a spiegarlo a coloro che lo incontrano e che lo vedono decisamente scosso. A questo punto inizia a riflettere su quello che ha incontrato nel lago, su questa creatura strana che gli ha quasi rovesciato la barca, gli ha spezzato il remo con i denti, e si convince che questo mostro che veniva dalle parti di Acquaseria, quindi dall’altra parte del lago, altro non è se non la reincarnazione di Benito Mussolini, del duce, che era morto per l’appunto su quella sponda del lago... e tutto sembra finire lì! Panàn non aveva avuto alcun credito a Bellano quando raccontava la storia di questo suo mostro e soprattutto quando raccontava che secondo lui c’era questa associazione che cioè il mostro fosse una reincarnazione del duce. Poi un bel giorno esce a pescare insieme al fratello e, non sapendo bene dove andare, si dirigono con la barca nella zona delle Grosgalle, zona costiera che si trova tra Bellagio e Lezzeno, nella quale già Paolo Giovio aveva segnalato l’esistenza di alcuni pesci di dimensioni e di comportamento del tutto insoliti che lui aveva definito i burberi delle Grosgalle. Intanto che sono lì a cercare di pescare qualcosa da portare a casa per la cena hanno il secondo incontro con il mostro e questa volta Panàn non è più solo e quindi la cosa comincia ad avere una consistenza. Il mostro si manifesta emergendo dalle acque

FOTO: PESCA GROSSA NEL LAGO

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Il biscione di Milano più o meno come viene dipinto nella copertina del libro, con questo aspetto truculento, con questa bocca piena di denti, probabilmente un po’ troppi rispetto a quanti avrebbe potuto averne. Quindi Panàn e suo fratello si prendono proprio un bello spavento. Panàn era abbastanza abituato, ormai, all’idea che ci fosse questo mostro, ma il fratello, che non aveva dato molto credito alle affermazioni di Panàn, questa volta si rende conto che c’è davvero qualche cosa nel lago”. Ma, a prescindere da quello che si è scritto e detto sulla presenza di questa fantomatica creatura, vi è una branca della zoologia che è chiamata criptozoologia, che studia l’esistenza di creature che ancora non son state “scoperte”. E’ quindi una branca della scienza “ufficiale”, il cui scopo è studiare proprio le creature “misteriose”, sino a capirne la loro reale esistenza. Questi scienziati, ci informano che sono oggetti di studio molti laghi per le svariate segnalazioni di “mostri” simili a quello del lago di Lecco. Il più famoso e popolare mostro lacustre è il mostro di Loch Ness che si dice esistere nel lago Loch Ness in Scozia. Un mostro simile a questo è l’Ogopogo avvistato nel lago Okanagan, nel mezzo della British Columbia. Un certo numero di storie di mostri simili sono inoltre relative ad altri laghi americani come Manipogo nel lago Manitoba e Champ nel lago Champlain. Nel lago Nahuel Huapi, Argentina, si pensa viva Nahuelito. Altri luoghi di avvistamenti sono il lago di Van in Turchia, (http://www.youtube. com/watch?v=0GsxRlGQbso) il lago Flathead in Montana, il lago Tianchi in Cina e il Fiume Bianco

Vincenzo Di Gregorio Architetto ed imprenditore, da sempre appassionato di archeologia, noto come scopritore delle cosiddette “piramidi di Montevecchia” i cui studi sono stati pubblicati nel libro dal titolo Il Mistero delle Piramidi Lombarde (Fermento, 2009). Fondatore di Antikitera.net (uno dei più noti siti web di news archeologiche e di misteri) e della rivista Runa Bianca (www.runabianca.it). Per le sue ricerche si avvale di foto aeree sia nel visibile che nell’infrarosso, fondando una società finalizzata alla ricerca

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Vincenzo Di Gregorio in Alabama. Il lago di Fulk vicino a Churubusco nell’Indiana si dice sia abitato dalla bestia di Busco. Anche il lago più profondo, esteso ed antico del mondo, il lago Baikal in Siberia, è stato detto essere dimora di una di queste creature. Per ultimo non possiamo non citare un avvistamento descritto da un gruppo musicale lecchese (Van Der Sfross ), che ha scritto una canzone dedicata proprio a questo “mostro”. Sarebbe stata ispirata da un’intervista fatta ad un pescatore anziano in una casa di riposo, che avrebbe avuto un’incontro ravvicinato con questa creatura in una notte buia al centro del lago. Per chi volesse leggere l’intero testo riportiamo un link: http://www.testitradotti.it/canzoni/ davide-van-de-sfroos/el-mustru Per chi volesse sentire l’intera canzone: http:// www.youtube.com/watch?v=M-ri42e7WDA ...Finiamo con la descrizione del pescatore di Van der Sfross: ho visto squarciarsi il lago ho visto coprirsi il cielo e la luna cadere giù era fatto come un’anguilla, era grosso come un battello e mangiava tutte le stelle, una biscia incatramata, con la bocca spalancata e occhi dell’altro mondo... un mostro, ma non era il film dell’oratorio un mostro, venuto in un tempo che non era più il suo ho visto il mostro, ho visto il mostro. chiamata “ludi ricerche” che fa capo al sito web: www.aereofoto.it. Suoi studi son stati mostrati in diverse riviste di settore, e su reti televisive quali: Voyager (rai2), Mistero (italia1), Mediolanum Chanel (Sky), OdeonTV.

Il Mistero delle Piramidi Lombarde Fermento, 2009

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