novembre/dicembre 2014 n.85 • € 4.50
Sped. abb. postale Art.1 comma 1353/03 aut. n°12/87 25/11/87 Pescara CMP
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Le aziende fiore all'occhiello dell'imprenditoria abruzzese
La grande occasione AGIRE - Polo d'innovazione agroalimentare
Giovanni Legnini IL Vice di GIORGIO
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Fondazione Industriale Adriatica C’È cultura nelL’Aria
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Lucrezia Guidone Professione attrice Mario Fratti Un’ORA CON MARilYn
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Anche le opere d’arte richiedono un metodo.
Noi di De Cecco difendiamo da sempre il valore di una pasta fatta a regola d’arte. Solo semola di grana grossa impastata a freddo con acqua purissima, essiccata lentamente e trafilata al bronzo, cosÏ come vuole la tradizione. Un saper fare che siamo orgogliosi di aver mantenuto vivo nel tempo e che altrimenti sarebbe andato perduto. Un metodo antico e sapiente che potete ritrovare ogni giorno nel sapore unico della pasta De Cecco.
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85 in copertina: Giovanni Legnini
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BreVario
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idee Nicola Mattoscio
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idee Luciano di tizio
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idee Donato de falcis
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Giovanni legnini Vice di Giorgio napolitano
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Lucrezia Guidone professione attrice
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Fondazione aria c’è cultura nell’aria
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Mario fratti un’ora con marilyn
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bevilacqua una famiglia che pedala
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Teatro
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Eventi
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libri VARIOGUSTO
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Speciale Polo AGIRE LA grande occasione masciarelli / di lullo / cia / aprol / Abruzzo consulting per l’export / casal thaulero / abruzzè / Università di Teramo / spinosi marketing / pasticceria mariella / frantoio montecchia / William di Carlo / innova / galeno / AMPP / La loggia Antica / san Tommaso / luigi d’Amico / Straccia packaging / Le virtù D’abruzzo / le Masserie del Parco / marramiero / azurmuvi
Direttore Responsabile Claudio Carella Redazione Fabrizio Gentile Hanno collaborato a questo numero Eleonora Ciattoni, Annamaria Cirillo, Anna Cutilli, Bruno Cortesi, Francesco Di Vincenzo, Lilli Mandara Stampa, fotolito e allestimento AGP - Arti Grafiche Picene - Via della Bonifica, 26 Maltignano (AP)
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Claudio Carella Editore Aut. Trib. di Pescara n.12/87 del 25/11/87 Rivista associata all’Unione Stampa Periodica Italiana Redazione: Via Puccini, 85/2 Pescara Tel. 08527132 - redazione@vario.it
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[ BREVARIO ] TOTO,
L’azienda abruzzese CHE CONTA NEL MONDO Riuscirà l’Italia guidata da Renzi a uscire dal tunnel? Una mano al premier l’ha data la Toto Costruzioni Wl’ultimo diaframma di roccia della galleria Val di Sambro, opera tra le più complesse dell’intero intervento di raddoppio del tratto appenninico della A1 tra Firenze e Bologna, conosciuto come “Variante di valico”. L’impresa abruzzese ha simbolicamente concluso lo scavo della galleria di 3,9 km alla presenza del presidente del Consiglio, che si è congratulato con l’AD Alfonso Toto per l’eccellente lavoro svolto che ha visto 80 operai impegnati ininterrottamente in 4 turni giornalieri, 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, per raggiungere l’ambizioso traguardo entro la fine dell’anno e per permettere di aprire l’autostrada al traffico nel 2015. Protagonista, a livello tecnico, la mega talpa Martina, la più grande fresa scudata al mondo (16 metri di diametro) in grado di scavare dai 13 ai 24 metri al giorno: uno strumento all’avanguardia nel settore che conferma le capacità tecniche della Toto Costruzioni Generali, una tra le molte aziende abruzzesi che, attraverso la realizzazione di grandi opere pubbliche, contribuisce concretamente allo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese. Delle 45 grandi opere previste per l’intervento, la Toto Costruzioni ne ha realizzate ben 17, per un importo di circa 1,2 miliardi di euro. Tra le più importanti: la galleria Sparvo (5 km scavati e rivestiti in soli 19 mesi) e il viadotto Aglio, 600 metri di impalcato in calcestruzzo precompresso senza giunti tra i pilastri, vero gioiello dell’ingegneria. Ma non è solo l’Italia a beneficiare delle competenze dell’azienda abruzzese: a queste grandi opere si affiancano quelle che la Us Wind Inc., società del gruppo guidata sempre da Alfonso Toto, realizzerà sul suolo (sarebbe meglio dire “sull’acqua”) statunitense: la società, con sede a Boston, si è aggiudicata per 8,7 milioni di dollari l’appalto per lo sviluppo, la progettazione, la costruzione e la gestione per una durata di 25 anni del più grande parco eolico marino degli Stati Uniti, da realizzarsi al largo delle coste del Maryland entro il 2020. Il progetto prevede un investimento complessivo di 2,5 miliardi di dollari e rientra nel piano strategico dell’amministrazione Obama per lo sviluppo delle energie rinnovabili. «Esserci aggiudicati questa gara –ha sottolineato Alfonso Toto, presidente di Us Wind Inc.– è la dimostrazione che l’Italia, anche in campo internazionale, può competere e vincere sul piano tecnologico e di innovazione con competitors di tutto il mondo. Il nostro impegno ora è progettare e costruire un impianto a basso impatto, efficiente e altamente tecnologico in tempi brevi». Il parco eolico che sorgerà sulle due aree marine interessate, complessivamente di 32.370 ettari, sarà in grado di portare energia in circa 300mila abitazioni.
In queste immagini, dall’alto: l’apertura della galleria Val di Sambro; il presidente del Consiglio Renzi si congratula con l’AD Alfonso Toto; il viadotto Aglio, altra opera realizzata dalla Toto nell’ambito dell’intervento sulla Variante di valico; un esempio del parco eolico marino che la Us Wind Inc., compagnia del gruppo Toto, realizzerà al largo delle coste del Maryland.
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[ BREVARIO ] BALTOUR,
MUOVERSI CON INTELLIGENZA Nell’ambito del concorso nazionale “Smart Move”, promosso dall’Anav Confindustria (Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori) e giunto alla seconda edizione, Baltour si è aggiudicata il primo premio nella categoria “Autolinee”. L’azienda ha ricevuto il prestigioso riconoscimento, consegnato durante una cerimonia svoltasi a Giardini Naxos (ME), per i progetti di miglioramento della qualità del servizio attraverso l’introduzione dei sistemi di bigliettazione elettronica, l’integrazione modale, le soluzioni volte alla riduzione dell’inquinamento, al miglioramento della sicurezza e alla formazione del personale. Baltour ha vinto il primo premio, così si legge nella motivazione, “per la realizzazione di un progetto esemplare di mobilità collettiva accessibile e sostenibile”. I riconoscimenti sono stati assegnati da una giuria di esperti
guidata dal presidente Enrico Finocchi, direttore generale per il trasporto stradale e l’intermodalità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e consegnati dal presidente nazionale dell’Anav Nicola Biscotti. Sul palco, a consegnare il premio al presidente di Baltour, Agostino Ballone, e al vice presidente, Antonella Ballone, c’era anche l’attore Nino Frassica. «Questo prestigioso riconoscimento –ha commentato Agostino Ballone– premia tutto lo staff per il continuo impegno messo in campo per migliorare la qualità del servizio. Il nostro obiettivo resterà anche per il futuro quello di elevare al massimo la convenienza del viaggio in pullman, che oggi rappresenta sempre di più una valida alternativa agli altri sistemi di trasporto.
GIUSEPPE RANALLI
GUIDA L’ AUTOMOTIVE
«Credo che un mondo che dialoga, scopre e collabora con altri mondi rappresenta l’unica chiave possibile per affrontare le sfide del futuro». È la filosofia di Giuseppe Ranalli, AD di Tecnomatic, che dallo scorso 11 ottobre è anche presidente della IAM - Innovazione Automotive e Metalmeccanica, società consortile che gestisce il Polo d’innovazione dell’Automotive. Il rinnovo delle cariche societarie ha portato anche all’elezione di Massimo Casali di Fiat Spa (vice presidente) e dei consiglieri d’amministrazione Gilberto Candeloro (IMM Hydraulics), Leo Franchi (Fontecal), Marco Mari (Denso), Francesco Parasiliti (Università degli Studi dell’Aquila) e Nello Rapini (Honda). «Accetto questo incarico –ha commentato Ranalli– con grande orgoglio, perché credo fortemente nella validità del Polo Innovazione Automotive e delle molteplici attività che coinvolgono i soci. Sono fermamente convinto, infatti, che sia uno strumento privilegiato per affrontare le sfide presenti e future» La Soc. Cons. a r.l. , costituitasi nel 2008, ha infatti per obiettivo proprio il rafforzamento ed il consolidamento della filiera delle imprese automotive. La società cura l’organizzazione, la definizione, l’implementazione e la gestione di progetti a livello regionale, nazionale ed europeo, coinvolgendo le imprese partner nelle innovazioni di processo e prodotto legate al sistema Automotive internazionale. Attualmente il Polo conta oltre 70 imprese aderenti –tra cui Fiat, Honda, Denso, Pilkington, Bonfiglioli, Isringhausen, IMM, ecc.– le Università dell’Aquila, di Chieti-Pescara e delle Marche, il Centro Ricerche FIAT ed Associazioni di imprenditori.
PESCARA
CAPITALE DEL 3 D Quattro giorni per le innovazioni tecnologiche: la seconda edizione di Starter 3D, il grande evento nazionale dedicato completamente alle tecnologie del 3D, ha animato le sale dell’Aurum di Pescara dal 27 al 30 novembre scorso. Ideato e promosso da CNA Abruzzo, l’evento anche quest’anno è stato organizzato e coordinato dall’incubatore di Startup, Digital Borgo che ha tra i suoi soci sostenitori l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” e il polo ICT Abruzzo, ambedue sponsor della manifestazione. Dopo l’inaugurazione nel Campus Universitario a Chieti, affidata ai saluti del rettore Carmine di Ilio e del presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, l’evento si è spostato nella suggestiva cornice dell’Aurum a Pescara: nelle ampie sale dell’ex distilleria, presso gli stand delle diverse aziende coinvolte, sono stati illustrati sistemi avanzati di progettazione e prototipazione e parallelamente si sono svolti i tanti workshop in programma. «Il 3D si dimostra un grande strumento per ottimizzare la competitività sul mercato dei nuovi prodotti», ha dichiarato Marco Blasioli, Presidente di Digital Borgo, «perché a differenza di un tempo i prototipi sono utilizzati anche dalla piccola impresa, per valutare costi, tempi di ciclo e risposta del mercato». Il direttore di CNA Abruzzo Graziano Di Costanzo precisa che «l’idea di Starter 3D nasce dall’esigenza di offrire a tutti gli associati la possibilità di conoscere nuovi strumenti per le proprie performance nel mercato nazionale e internazionale. Lo scopo è puntare al cambiamento della situazione economica del nostro Paese attraverso il potenziale condotto dell’innovazione tecnologica». Starter 3D ha ricevuto il contributo di: Commissione Europea ed EDIC Pescara, Regione Abruzzo, Provincia di Pescara, l’Amministrazione Comunale di Pescara, le Camere di Commercio di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo e l’Università degli Studi “G. d’Annunzio”.
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[ BREVARIO ] ZACCAGNINI,
TUTTI IN VIGNA
RUSTICHELLA E VERRIGNI
VELOCITÀ, IL TUO NOME È PASTA
CAMPLONE,
FRA LE STELLE
Sarebbe contento Filippo Tommaso Marinetti di vedere che finalmente il prodotto italiano per eccellenza –la pasta– ha accolto le istanze del Futurismo. Troppo lenta, per Carrà, Boccioni e soci, con i suoi dieci minuti di cottura. E proprio al movimento culturale del primo Novecento si ispira la campagna pubblicitaria pensata da Rustichella d’Abruzzo per la sua Rapida 90”, la pasta che cuoce in un minuto e mezzo,
Braccia restituite all’agricoltura, anche se solo per un giorno. Sono quelle degli studenti della “d’Annunzio”, che insieme ad alcuni imprenditori hanno partecipato alla vendemmia nei vigneti della Cantina Zaccagnini, a conclusione del progetto Impresa in Accademia, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Chieti Pescara: uno strumento di dialogo efficace per mettere in contatto il mondo dell’impresa con quello dell’Università e dei giovani, permettendo a questi ultimi di comprendere le proprie capacità per orientarsi nel mercato del lavoro. Lunedì 13 ottobre, dopo una visita della struttura, durante la quale hanno assistito a tutto il processo della trasformazione delle uve, dalla pigiatura all’imbottigliamento, Marcello Zaccagnini ha dato a studenti e imprenditori l’opportunità di partecipare attivamente alla vendemmia, consegnando loro gli strumenti del mestiere (guanti e forbici) e guidandoli sui vasti e incantevoli terreni aziendali. Tutti i partecipanti hanno saputo mettersi in gioco collaborando con pieno spirito di apprendimento e realizzando infine un’etichetta speciale che resterà come testimone di questa esperienza formativa giunta al quarto anno consecutivo. La bottiglia che rappresenterà Impresa in Accademia 2014 sarà presentata ai media entro la fine dell’anno.
lanciata sul mercato USA lo scorso 3 ottobre. Curiosamente, lo scorso 30 settembre (in netto anticipo: quando si parla di velocità…) anche il Pastificio Verrigni ha lanciato in Italia lo “Spaghetto al volo”, che cuoce in tre minuti. Il trucco c’è, ma non si vede: per la Rapida di Rustichella consiste in una scanalatura nello spaghetto, che in questo modo cuoce più rapidamente, e sparisce in cottura; per Verrigni è bastato rendere triangolare la sezione dello spaghetto, permettendo all’acqua di penetrare con maggior velocità. Soluzioni tecniche a parte
(e differenze davvero minime nei risultati) va dato atto ai due pastifici abruzzesi di aver fornito ai ristoratori di tutto il mondo una soluzione eccellente al problema della cottura della pasta, e ai consumatori un’altra occasione per preferire la fast pasta –artigianale, sana e nutriente– al fast food. Non resta che sperare in una soluzione per far bollire l’acqua in due minuti.
Dieci anni di riconoscimenti a suon di chicchi e tazzine, e alla fine è arrivata anche la stella. Per Fabrizio Camplone, titolare del bar pasticceria Caprice di piazza Garibaldi a Pescara, è il momento della consacrazione da parte dell’autorevole rivista Gambero Rosso, che dopo averlo segnalato (e premiato) per dieci anni consecutivi lo ha messo, di diritto, nella Hall of Fame dei bar italiani, assegnandogli la prima stella. «Dedico questo traguardo a mio padre Tullio, che aprì il primo bar pasticceria a Pescara nel 1957» ha detto il neostellato maestro pasticcere. «È stato lui a trasmettermi la passione per questo lavoro e il desiderio di rinnovarmi sempre, nel rispetto della qualità che è il punto fondamentale della nostra attività e delle esigenze della nostra clientela».
valentini,
CHI VA IN BIANCO VINCE Venti ventesimi: in 14 edizioni della Guida ai vini d’Italia dell’Espresso mai nessun bianco aveva totalizzato il massimo del punteggio, finora appannaggio solo di vini rossi o dolci. Il Trebbiano d’Abruzzo 2010 di Valentini conquista la vetta della guida 2015, che vede nel prestigiosissimo elenco ben nove bianchi. Il vino della cantina loretese si accaparra anche i Tre Bicchieri della Guida ai vini d’Italia del Gambero Rosso e la Chiocciola Slow Wine. Seguono, nell’elenco, altri quattro vini abruzzesi: il Pecorino Bianchi grilli per la testa 2011 di Torre dei Beati (Loreto), il Trebbiano d’Abruzzo 2012 di Emidio Pepe (Torano Nuovo), il Montepulciano Prologo 2012 di De Fermo (Loreto) e il Montepulciano d’Abruzzo Riserva 2009 di Praesidium (Prezza).
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NICOLA MATTOSCIO L’UNIONE FA SEMPRE LA FORZA
L
a globalizzazione, e di conseguenza la New Economy, si basano su reti, telematiche, informatiche e non solo, i cui snodi sono le grandi città: Los Angeles, San Francisco, New York, Tokyo, New Delhi, Shangai, Hong Kong, San Paolo, Città del Messico, ecc. Queste piattaforme travalicano i confini geografici dei loro Stati di appartenenza. In Italia abbiamo già sperimentato qualcosa del genere nell’età dei Comuni. Gli scenari sono molti: Pechino ha 21 milioni di cittadini e cresce al ritmo di 700 mila nuovi abitanti l’anno e, pur disponendo già di un territorio grande come la Regione Lazio, è ufficialmente candidata, secondo un progetto deliberato, a diventare una città con cento milioni di abitanti nel giro di qualche decennio, grazie alle aggregazioni di altre città e di altri territori fino ad avere direttamente il suo porto sul mare. Questa stessa logica ha portato in Canada alla creazione della “Grande Toronto” con la fusione nel 1998 di 6 municipalità in una. In Europa abbiamo gli esempi di Londra e Parigi. Gli USA hanno poco meno di 19.500 comuni, come le sole Germania ed Italia messe insieme. Il Brasile ne ha circa 5.500. Tali diversità delineano modelli di governance più semplificati o più complicati con le inevitabili conseguenze sui livelli di efficienza funzionali allo sviluppo economico. Nella stessa Italia sono in corso processi aggregativi nell’Isola d’Elba e di numerosi comuni in Emilia Romagna. Questo è il contesto, per quanto molto differenziato, in cui prende forma l’idea della Grande Pescara: la sfida di una piattaforma territoriale in grado di svolgere un ruolo da protagonista nel modello di economia che caratterizza il medio Adriatico. Un’idea che ha raccolto un gran numero di consensi ma ha suscitato anche molte polemiche –non da parte della maggioranza degli elettori– che nascono dalla mancanza di informazione e di consapevolezza o dalla paura del cambiamento.
Forse non tutti ricordano che uno dei più eminenti urbanisti italiani, Giovanni Astengo, negli anni Sessanta aveva proposto la creazione di un’area urbana integrata –quella che nel lessico attuale si chiamerebbe “area vasta”– disegnando un triangolo con base tra Ortona e Silvi Marina e vertice a Sulmona. Non fu uno studio accademico, ma anzi costituì il preludio ai due piani regolatori generali di Chieti (1974) e di Pescara (1975-78), che ne assunsero la cornice di riferimento: nel Piano Territoriale di Coordinamento della Regione Abruzzo del 1960, le due città venivano indicate come una sola unità territoriale di programma. E da quello studio nacquero il Consorzio universitario e quello industriale della val Pescara, l’asse attrezzato e i raccordi autostradali. E in quel piano regolatore di Pescara è contenuta la codificazione terminologica della “Grande Pescara”, che perciò non è un’invenzione di oggi. Quali sarebbero i vantaggi? Ci sono due interpretazioni profondamente diverse tra loro, seppure l’una non possa ignorare l’altra. La prima contestualizza il tema nell’ambito dei processi di spending review, per cui le aggregazioni di piccoli Comuni o anche di quelli più grandi abbatterebbero i costi della spesa pubblica, e basterebbe questo a giustificarle, nel momento difficilissimo che stiamo attraversando. Però a mio giudizio l’aspetto più importante è il futuro delle nostre comunità, della nostra regione, del sistema Italia e dell’Europa, che se vogliono uscire dal processo ormai così lungo di crisi economica e di recessione, devono rivisitare ogni cosa che definisce la loro esistenza, a cominciare dai modelli di governance dei loro territori. Erroneamente crediamo che tutto si debba fare in sede di governo europeo, ma tra Bruxelles e noi non c’è il vuoto, anzi: dobbiamo e possiamo fare tantissimo, perché nel sistema istituzionale vigente è più importante ciò che avviene nelle piattaforme territoriali che non quello che si decide a livello
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[ VARIOIDEE ]
UE o nelle singole capitali europee. C’è un livello di responsabilità che è davvero nelle mani delle periferie, ed è il bello della globalizzazione, che oggi non può essere concepita se non come “glocal”. Vanno declinati insieme globalizzazione e nuovi localismi, altrimenti si è fuori dalle dinamiche della contemporaneità. Bisogna capire che si tratta di un processo che allo stato attuale è inevitabile. Le resistenze al cambiamento vengono dalla nostra storia che ci rende difficile superare il concetto di comunità come “parrocchia” o campanile. Ma oggi il senso della parola “comunità” è cambiato, ha travalicato i confini amministrativi di un tempo perché le comunità sono definite da modi di essere, di vivere, da relazioni sociali, culturali e commerciali. La sfida è quella di non restare prigionieri del passato: dobbiamo declinare con l’arte del possibile la necessità di un cambiamento profondo. Adriano Olivetti, per esempio, è stato un innovatore nella cultura industriale europea e mondiale, e ha interpretato –innovandoli– i tre elementi cardine della vita democratica: la comunità concreta, la base territoriale e l’ordine funzionale. Ora, se cambia il concetto di comunità, di conseguenza cambiano anche il territorio, non più definito dai tradizionali confini burocratici, e le funzioni come quelle di mobilità, teatro, scuola, Pòlis, attività commerciale, amministrativa, ecc. Se ci guardiamo intorno queste funzioni appartengono tutte agli “ordini funzionali” nelle espressioni di Olivetti. Come si può pensare all’offerta culturale pescarese, per esempio riguardo agli esercizi cinematografici, senza tener conto della presenza di tre multisala a Montesilvano, Spoltore e Chieti Scalo? Come si può pensare alla mobilità delle persone senza un servizio integrato metropolitano di mezzi pubblici? Come si può affrontare il problema della stazione ferroviaria di Pescara senza pensarla al servizio per un territorio molto più esteso della semplice città? E così per il porto, l’aeroporto, i centri di distribuzione
delle merci, le scuole superiori, la produzione di beni e servizi. Nostro compito è quindi quello di ridefinire le dimensioni più efficaci della democrazia civile, istituzionale e economica, declinando correttamente rispetto al cambiamento i suoi ingredienti fondativi di comunità, territorio e ordine funzionale. In mancanza di un tale impegno è impossibile poter intercettare le più favorevoli opportunità offerte dai profondi processi di innovazione che interagiscono nella fenomenologia contemporanea di glocal. Ci sono, certamente, altri progetti che sembrano avere la stessa matrice: quello della cosiddetta “Marca adriatica”, ad esempio, che sembra porre l’accento sul tema delle funzioni e dei servizi piuttosto che sull’accorpamento anche burocratico di queste comunità. Si tratta di progetti condivisibili perché ispirati dalle stesse logiche e finalità, ma il senso di responsabilità impone pragmatismo, gradualità e priorità. È giusto non trascurare per ogni iniziativa di rilievo la prospettiva di una macroregione, anche se al momento mancano gli strumenti legislativi per poterla realizzare. Ma ciò non è affatto in contraddizione con quella della “Grande Pescara”, che è invece immediatamente perseguibile nel primo stadio di costituzione. Anzi, il suo perseguimento sarebbe la più straordinaria accelerazione per ogni ulteriore o diverso processo integrativo. E la sua realizzazione doterebbe l’Italia e l’Europa di un sistema urbano e amministrativo nel medio Adriatico finalmente in scala adeguata per essere candidato come piattaforma strategica a supporto di nuovi equilibri geopolitici ed economici nell’imminenza di frontiere più avanzate in direzione dei Balcani e dell’Asia Minore». Nicola Mattoscio Economista, Presidente Fondazione Pescarabruzzo
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LUCIANO DI TIZIO
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ECONOMIA VERDE, I CONTI TORNANO
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’è un tratto comune e costante nelle azioni che gli ambientalisti, e il WWF in particolare, hanno portato avanti in questi anni in Abruzzo ed è l’attenzione, accanto a quella scontata per la salvaguardia ambientale, alle esigenze economiche della regione. Non siamo di fronte, almeno nella stragrande maggioranza dei casi e al 100% per l’associazione che rappresento, ad oltranzisti del no, luddisti fuori tempo massimo, sordi all’avanzata del progresso. La verità è ben diversa da quella che certi retrivi ambienti cercano insistentemente di far emergere. I quarantamila che il 13 aprile 2013 sono accorsi a Pescara per una memorabile, pacifica e coloratissima sfilata, così come i protagonisti delle infinite altre analoghe iniziative che da allora ad oggi ci sono state, accanto al no alla deriva petrolifera, urlato forte e chiaro, hanno sempre ribadito un convinto sì al turismo verde, all’agricoltura di qualità, alla produzione vitivinicola con i suoi oltre 40mila addetti nessuno dei quali a dispetto della crisi ha perso il suo posto di lavoro, alla pesca responsabile, alle industrie rispettose dell’ambiente… Un sì al futuro, insomma, e un deciso no al passato e proprio a quelle scelte che ci hanno pian piano ingabbiato nella crisi. La verità è che l’economia “verde” funziona, ed è una delle poche alle quali possiamo continuare ad affidarci con fiducia anche in questi anni difficili. I numeri del recente rapporto “L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette”, firmato dal Ministero dell’Ambiente e da Unioncamere, lo dicono chiaramente.
Tanto per cominciare i parchi naturali ospitano un numero di imprese gestite da giovani al di sotto dei 30 anni e da donne maggiore della media nazionale. Nei 23 parchi nazionali sono attive 68mila imprese, il 13,1% delle quali (a raffronto con una media nazionale dell’11,1) è gestito da under 30 e il 26,8% (contro il 23,6 nazionale) da donne. Sul lavoro femminile anzi due parchi di casa nostra, il Lazio-Abruzzo-Molise e quello della Majella, sono ai primissimi posti in graduatoria, preceduti solo dalle Cinque Terre, dove si supera il 40%. Confesercenti invece in una indagine di pochi anni fa sottolineava come solo il turismo verde sappia resistere alla crisi economica generale con piccoli ma significativi aumenti proprio in anni nei quali ogni altro analogo settore perde colpi. In Abruzzo inoltre i numeri dicono che nelle riserve regionali ogni euro investito dagli enti pubblici (giacché di investimenti si tratta e non di contributi a perdere) ne frutta quattro tra ricavi diretti ed economia indotta. In Italia, in tutta Italia, quello che Unioncamere ha definito “effetto Parco” spinge il PIL verso numeri positivi, dà maggiori chances di lavoro alle donne e ai giovani, combatte lo spopolamento delle aree interne ed anzi in molti casi ha già invertito la tendenza. In Abruzzo il 35,7% del territorio oggi è protetto da Parchi e Riserve: è davvero così difficile sommare due più due e trarne le ovvie conseguenze sul piano della programmazione e della politica a lungo termine? Luciano Di Tizio delegato regionale WWF Abruzzo 11
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DONATO DE FALCIS Riorganizzare per innovare
L’
Abruzzo ha una grande tradizione agroalimentare, che oggi –pur risentendo di una certa riduzione di peso, più che altro a livello occupazionale– mantiene intatta la sua capacità produttiva e di produzione di ricchezza. Ma questa tradizione va potenziata e valorizzata per consentirci di stare sul mercato. Abbiamo un paniere di prodotti che godono di una buona accoglienza sia sul mercato interno che su quelli internazionali, come avviene con tutto il Made in Italy in generale, e abbiamo professionalità, competenze e conoscenze tecniche importanti che ci hanno consentito, fino ad oggi, di stare sul mercato, ma tale paniere va accresciuto e il comparto agricolo va riorganizzato. La nostra struttura organizzativa fa ancora riferimento a ordinamenti del secolo scorso, c’è bisogno di un cambiamento. La chiave del successo della nostra agricoltura negli ultimi anni è stata la capacità di interpretare i cambiamenti della società, le nuove esigenze dei consumatori e del mondo economico. E questo è stato possibile soprattutto per le grandi aziende agroindustriali, in grado di investire autonomamente in ricerca e sviluppo e di posizionarsi sui mercati esteri in modo efficace. Ma il nostro tessuto imprenditoriale è costituito di tantissime piccole imprese dalle grandi potenzialità che hanno bisogno del sostegno di politiche adeguate per crescere, e non bastano iniziative pur lodevoli come la costituzione dei Poli d’Innovazione per rimettere le cose a posto. C’è un’eccessiva frammentazione dell’offerta, un’eccessiva segmentazione dei prodotti, un’eccessiva dispersione commerciale. Le sfide che ci attendono si giocano sul piano dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, e per l’uno e per l’altro servono strumenti adeguati che vanno accompagnati da una profonda rivisitazione dell’organizzazione produttiva. Bisogna individuare strategie di cooperazione tra imprese, centri di ricerca, università e organismi politici per ridare impulso ad un settore che ha davanti a sé grandi opportunità. Del resto la tradizione non è conservazione, ma va strutturata con un grosso processo di innovazione. Innovazione e tradizione devono coesistere, confortare l’uno l’altra. L’innovazione è in larga parte investimento immateriale: capacità di elaborazione, capacità culturale,
di ricerca. Abbiamo quindi bisogno di questa rete, capace di affrontare il futuro sia in termini organizzativi che di mercato. Partiamo da quello che abbiamo, mettiamoci la migliore tecnologia e la migliore innovazione possibile –coinvolgendo i centri universitari e di ricerca–, definiamo bene i mercati nazionali ed esteri sui quali poter andare e riorganizziamo la capacità produttiva e di commercializzazione. Ad esempio abbiamo compiuto passi importanti costituendo le prime cantine sociali, abbiamo fatto le unità di trasformazione, abbiamo costituito qualche consorzio. Adesso dobbiamo concentrare ancora di più l’offerta, trovare un sistema articolato in modo tale da contare sul mercato, perché altrimenti non si conta niente. Notevoli opportunità si prospettano nei prossimi mesi, come ad esempio l’attesa apertura di aree di libero scambio sia transoceaniche che nel Mediterraneo. E ci sono politiche generali, sia nazionali che europee, che regolano la nostra azione a livello locale e offrono ulteriori opportunità. Per coglierle abbiamo già degli strumenti capaci di una grande elasticità, ma per sviluppare al meglio il potenziale del comparto agroalimentare ci sono tre grandi obiettivi che a mio parere vanno perseguiti: riorganizzare il sistema della ricerca e dell’innovazione, dove ci sono notevoli eccellenze –penso all’Istituto Zooprofilattico, alle Università, ai centri di ricerca presenti sul territorio– ma bisogna che le attività di questi istituti confluiscano in un progetto innovativo a lungo termine, che possa dare all’agroalimentare il carattere di innovazione di cui ha bisogno; il secondo tema è insistere sull’internazionalizzazione, definendo un sistema unico regionale che possa supportare le imprese e garantirle sui mercati esteri, evitando dispersioni e concentrandosi su aree di interesse della nostra economia agroalimentare, favorendo l’aggregazione delle imprese per essere presenti su questi mercati sempre più competitivi. Il terzo obiettivo è di utilizzare al meglio le risorse comunitarie, come PSR e fondi strutturali, coordinandole tra loro, con uno sforzo notevole di riorganizzazione della macchina amministrativa regionale, per far sì che questi fondi arrivino velocemente su obiettivi ben precisati. Donato De Falcis Direttore del Polo d’Innovazione Agire 13
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GIOVANNI LEGNINI
VICE DI GIORGIO NAPOLITANO La sesta carica dello Stato. Il senatore ha costruito la sua carriera professionale e politica passo dopo passo con competenza e dedizione. Un impegno riconosciuto da tutti, inclusa la quasi totalità dei parlamentari che lo hanno scelto per il delicato incarico di Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Di Lilli Mandara Foto Claudio Carella
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a toga ha la sua storia. Non la carriera, i processi, i libri di diritto, gli studi di legge o lo studio di avvocato che si affaccia su via dei Germanesi illuminato da un raggio di sole obliquo solo ora, a mezzogiorno. Non la toga, ma questa toga. Sennò non starebbe così ben stirata e in bella vista appesa su una gruccia invece che sull’appendiabiti di legno scuro, come tutte le toghe del mondo, soprattutto se messe al chiodo ormai da parecchi anni. «Questa toga ha
la sua storia», racconta Giovanni Legnini, sindaco di Roccamontepiano per undici anni, consigliere comunale a Chieti per otto anni, dieci anni parlamentare e uomo di governo e ora, da pochi giorni vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, carica di rilievo costituzionale e tra le più prestigiose mai assegnata a un abruzzese. «Ero ragazzo e avevo appena superato l’esame da avvocato, alle prese col mio primo processo: la difesa di una sartina della Val di Sangro accusata
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di evasione fiscale. Finì con l’assoluzione», finì bene per lei e anche per lui, che poi di esiti così felici ne incolonnò tanti altri e molto più importanti. «Alla fine del processo la donna mi disse “grazie avvocà, ma io i soldi per pagarla non ce li ho. Se non si offende posso cucirle la toga”». Eccola qui, la toga. Compagna inseparabile di lavoro e testimone di liti e di vertenze e ora brillante portafortuna. È mattina, è mezzogiorno e Giovanni Legnini ha appena ricevuto l’omaggio della città di Chieti, la sua città. «Una cerimonia che mi ha
Da sindaco di Roccamontepiano a sottosegretario, prima con Letta e poi con Renzi, sempre con l’orgoglio di essere al servizio della sua terra commosso», racconta agli amici che lo salutano mentre attraversa il corso cittadino con la moglie al fianco e dietro gli uomini della scorta, ne avrebbe avuti quattro ma lui li ha ridotti a due, per poi rifugiarsi nello studio di via Germanesi. «In questo mese la parola che ho sentito pronunciare
più spesso è stata “orgoglio”, la parola che anche oggi nell’aula consiliare ho sentito risuonare più volte. L’orgoglio della mia terra e l’orgoglio che mi viene trasmesso e che accresce il mio senso di responsabilità per la carica che ricopro. Altri abruzzesi sicuramente hanno rivestito incarichi importanti in questo Paese ma penso che sia difficile rintracciare un percorso di vita simile al mio, che inizia da una condizione di umili origini e arriva qui, dove sono arrivato. Un percorso, voglio ricordarlo, sempre improntato alla gradualità e al massimo impegno, all’esigenza di lasciare il segno. L’ho fatto da sindaco di un piccolissimo comune come Roccamontepiano, il mio paese di origine dove vivono ancora i miei genitori e fratelli e dove ho una casa di campagna in cui trascorro le mie estati e tutti i fine settimana, l’ho fatto da consigliere comunale e poi da parlamentare e da uomo di governo». L’orgoglio è questo, dice Giovanni Legnini, «un modo di vivere, un modello comportamentale: ho sempre cercato di fare bene quello che stavo facendo, qualsiasi incarico ricoprissi, senza pensare mai a quello che sarebbe venuto dopo. Non ho mai strumentalizzato la carica che rivestivo per perseguire un obiettivo di carriera, ma ho sempre pensato solo e soltanto a sedimentare l’esperienza. E ho sempre lasciato col sorriso ogni luogo e ogni incarico, e solo e sempre sorrisi ho lasciato dietro di me. Per la verità qualche volta anche le lacrime, come quelle delle vecchine del mio paese quando ho smesso di fare il sindaco. Me le ricordo ancora».E sarà
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Nella pagina precedente un ritratto di Giovanni Legnini. A sinistra è con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il giorno dell’incarico a Vicepresidente del Csm. In questa pagina Legnini durante alcune manifestazioni in Abruzzo al fianco di Luciano D’Alfonso, Franco Marini, Massimo Cialente, Giovanni Lolli e Stefania Pezzopane. Nella pagina seguente consegna il Premio Nord Sud 2014 al poeta coreano Ko Un
per questo che adesso aspetta la commemorazione che gli sta preparando il suo paesello. Il ragazzo partito da Roccamontepiano se l’aspettava di diventare vice presidente del Csm? «No, non me l’aspettavo. È stato tutto deciso in 48 ore. Il mio percorso al dicastero dell’economia, il lavoro in cui mi stavo impegnando e alla fine il consenso di tutto il gruppo parlamentare hanno portato a costruire questa candidatura. E la sorpresa e l’orgoglio sono stati così forti che ho detto di sì subito». Neanche il tempo di dirlo a sua moglie? Nessun dubbio, un incarico talmente tanto importante e prestigioso che non c’è stata alcuna esitazione. I miei familiari hanno saputo a cose fatte, come me d’altronde». Com’è cambiata la sua vita? «Ho la necessità di governare meglio il mio tempo, riesco persino a trascorrere alcune serate a casa con la famiglia. Prima correvo, correvo dalla mattina alla sera, e la quasi totalità del tempo libero la dedicavo alla politica attiva. Ora invece qualche volta devo fermarmi a riflettere. Il ruolo mi impone il dovere e l’esigenza di studiare di più, di girare molto l’Italia e l’Europa dove il Csm ha parte attiva nella rete dei consigli superiori delle magistrature europee».
Un incarico importante, sicuro. Con cui si acquista prestigio ma si perde potere politico. Cosa le manca di più della vita di prima? «Se per potere politico si intende la capacità di incidere nella formazione della volontà parlamentare e di governo sì, si perde potere politico. Però il ruolo che rivesto corrisponde a uno dei poteri dello Stato, e non spetta a me qualificare l’incidenza di questo potere. È presto per dire cosa lascio oppure se mi manca la politica attiva. Lo scopriremo strada facendo.». I suoi sostenitori dicono però che li ha lasciati orfani. «A chi mi dice, qui in Abruzzo, “ci hai lasciati orfani”, rispondo che da cittadino e da uomo delle istituzioni, ben consapevole della riservatezza e della terzietà che il mio ruolo impone, ho tutta l’intenzione di continuare a dare una mano a questa regione che dopo anni di crisi sta finalmente tentando il suo riscatto. In che modo non lo so, ma so che se mi si chiederà una parola di sostegno, io non la farò mancare». A proposito di orgoglio, e di responsabilità. Quali sono i progetti che impegneranno al massimo la sua responsabilità come vice presidente del Csm? «Accompagnare In modo attivo la riforma della giustizia e tentare di far riconquistare attraverso la funzione dell’autogoverno, quel prestigio e autorevolezza che 17
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costituiscono essenziale declinazione dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. Questi sono due obiettivi ambiziosi, tenendo presente che il recupero di efficienza e velocità del sistema giudiziario viene ritenuto uno dei tre-quattro macro temi necessari per lo sviluppo dei Paesi: non c’è documento programmatico nazionale, europeo o internazionale che non individui questo come tema fondamentale per il cambiamento profondo del Paese. Questi sono i due temi per cui sento una grandissima responsabilità, che condividerò con i miei colleghi consiglieri e col Capo dello Stato, con cui ho ottimi rapporti». E quale sarà il primo impegno in assoluto da vice presidente? «Ci occuperemo della procura di Milano dove è in atto uno scontro che indebolisce l’autorevolezza e il prestigio di un ufficio così importante che ha scritto un pezzo di storia di questo Paese. E dovremo nominare il nuovo procuratore di Palermo, una scelta di grande delicatezza e rilievo non solo per Palermo e per la Sicilia. Una mole di
lavoro enorme a cui si aggiunge il parere sulla riforma del processo civile e sulla responsabilità civile dei magistrati. Ci attende inoltre il ridisegno dei vertici della magistratura: in seguito all’abbassamento dell’età pensionabile dei magistrati, nei prossimi quattro anni dovremo rinnovare i vertici di quasi tutti gli uffici giudiziari (procure, tribunali, corti d’appello, Cassazione). Si inizierà di qui a un anno con l’affidare 400 incarichi direttivi e semidirettivi, incarichi che sono nell’assoluta autonomia del consiglio. Una delle novità che ci siamo proposti di introdurre in massicce dosi è la nomina per merito piuttosto che per appartenenza alle correnti. E per farlo chiederò l’aiuto delle componenti della magistratura».
E in Abruzzo cosa accadrà? «Nei prossimi giorni incontrerò il presidente della Corte d’Appello che mi farà un quadro della situazione abruzzese che già conosco a grandi linee. L’Abruzzo sarà interessato dalla riforma delle circoscrizioni, per ora rinviata al 2018 e da un complessivo riassetto degli uffici giudiziari, a partire dall’Aquila». Quando è stato nominato al Csm lei era sottosegretario all’economia e delegato alla ricostruzione dell’Aquila. C’è qualcosa che le dispiace aver lasciato? «La verità? Mi spiace molto di più aver lasciato la delega alla ricostruzione dell’Aquila. Spero che il mio sostituto venga nominato al più presto, non possiamo permetterci ritardi e incertezze. Quest’anno a dispetto di quanto si dice, è stato garantito un miliardo di euro. Il lavoro avviato con i sindaci del cratere e con gli altri interlocutori istituzionali era finalizzato ad ottenere una legge organica il cui testo È stato predisposto prima della mia uscita dal governo, e risorse stabili nel tempo. Continuerò a spendere energie affinché governo e parlamento portino a compimento questi obiettivi. Mentre per roma capitale ho fatto in tempo a concludere l’enorme operazione di riequilibrio finanziario, per cui avevo la delega del governo». Per Roma operazione compiuta. Lei, lo ha detto prima, si impegna sempre al massimo. Da cosa le viene questa energia? «Non saprei. Ma questa mattina a Chieti ho fatto una riflessione: io ora rappresento un organo di garanzia, non sono più di parte in quanto espressione di un partito. Se devo rintracciare un filo conduttore tra quello che ero prima e quello che sono ora, lo trovo nei due limiti che ho sempre considerato invalicabili anche nell’esercizio dell’attività politica: la verità dei fatti e l’interesse collettivo. Mai scavalcare la verità e mai trascurare l’interesse collettivo. Questi principi devono essere stati percepiti e recepiti da chi mi ha voluto in questo ruolo. wE anche all’interno del mio partito, il Pd, qui in Abruzzo, ho sempre esercitato un ruolo di equilibrio, contribuendo a risolvere conflitti e tensioni. Ecco, forse anche questo un po’ mi manca». Quindi tra quattro anni è pronto a tornare in politica? «Tra quattro anni la politica o le istituzioni, ma non mi dispiacerebbe tutto sommato tornare a fare l’avvocato. Diciamo che non sono affatto ansioso di prefigurare un dopo. Ho sempre ritenuto che quello che svolgevo era il massimo a cui potevo aspirare. E oggi a maggior ragione». La toga, sembra di capire, resterà appesa lì.
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LUCREZIA GUIDONE ATTRICE A teatro con Luca Ronconi, al cinema con Francesco Bruni: la travolgente ascesa di una giovane pescarese che si appresta a farsi conoscere anche oltreoceano
Di Fabrizio Gentile Foto Claudio Carella
È
stato Luca Ronconi a scoprirla. Prima in senso metaforico, perché il suo debutto nel teatro di serie A è stato battezzato dal maestro che l’ha scelta per la messa in scena di In cerca d’autore. Studio sui Sei personaggi di Luigi Pirandello. E poi in senso letterale, perché nel suo ultimo spettacolo, Celestina laggiù vicino alle concerie in riva al fiume di Michel Garneau (da La Celestina di Fernando de Rojas), andato in scena la primavera scorsa, il direttore artistico del Piccolo di Milano le ha affidato le (poche) vesti di Melibea, conturbante oggetto del desiderio di uno sprovveduto Calisto. «Non ho alcuna difficoltà a spogliarmi, se il nudo è funzionale», dice Lucrezia Guidone, pescarese, 28 anni compiuti lo scorso giugno, definita dalla critica “una solare promessa del teatro italiano”. 20
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Nella pagina precedente un ritratto di Lucrezia Guidone. Qui sopra l’attrice con Luca Ronconi; nella pagina a fianco è sul set di Noi 4 di Francesco Bruni
Una promessa più che mantenuta, se si considera che giungere alla corte del Re Ronconi non è cosa facile: la bella attrice ci aveva provato all’inizio del suo viaggio, quando dopo il liceo decise di partecipare a tutti i concorsi d’ammissione alle più importanti scuole di teatro italiane, inclusa quella del Piccolo. «Mi presentai con un testo tratto da Brecht; poco dopo aver iniziato mi fermarono col classico “va bene, va bene, le faremo sapere”. Il regista non era presente a quella fase delle selezioni, e oggi scherza con i suoi assistenti rimproverandoli: “Non avete preso la Guidone!”». Già, perché Lucrezia è diventata, dal 2012 (anno del debutto ronconiano), una presenza fissa negli spettacoli del celeberrimo regista, che tra i Sei personaggi e Celestina l’ha voluta anche nel Panico di Rafael Spregelburd (2013), in cui Lucrezia regala una divertente interpretazione di un transessuale e recita a fianco di un nutrito cast (tredici donne, tra cui Maria Paiato e Iaia Forte, e tre uomini, tra cui Paolo Pierobon). «Lavorare con Ronconi è esaltante», dice Lucrezia. «Complicato, perché i suoi allestimenti sono sempre sontuosi, ma mi fa crescere come attrice ad ogni prova, ad ogni replica». La collaborazione col Maestro (la maiuscola è d’obbligo) le ha aperto ovviamente le porte ad altre esperienze. La più recente è quella che Lucrezia in questi mesi sta facendo con Alessandro Preziosi che l’ha inserita nel cast del suo Don Giovanni. «Ci siamo incontrati quest’estate alla consegna dei Premi Flaiano», racconta. «Mi ha detto che aveva un ruolo scoperto, quello di Donna Elvira, e mi ha chiesto se volevo fare il provino. Avevo appena rifiutato un lavoro e ho accettato subito. Il provino è andato bene e finalmente farò anche l’esperienza della tournée, che mi mancava».
Non che l’esistenza girovaga non le sia familiare: dopo aver trascorso l’adolescenza a Pescara, Lucrezia ha trascorso due anni in giro per l’Italia, cercando di superare gli esami di ammissione alle scuole di teatro, e quando al terzo tentativo è stata presa all’Accademia nazionale d’Arte drammatica di Roma si è trasferita nella Capitale, dove ha trascorso «tre anni decisamente impegnativi, un percorso duro ma entusiasmante, che mi ha consentito di iniziare a lavorare con una preparazione solida». Ma Lucrezia ha fame. Fame di crescere, di perfezionarsi, di raggiungere il suo ideale di attrice. «Ho un forte desiderio di completezza: mi piace studiare, approfondire tutti gli aspetti di questo lavoro, sperimentarmi in nuove sfide. E dal momento che il mio immaginario di ragazzina era costellato dei grandi divi del cinema, attori del calibro di DeNiro, Pacino, Streep, tutti allievi di Lee Strasberg, ho deciso di studiare il “Metodo”». Che in Italia è poco praticato, ragion per cui Lucrezia dal 2011 si è trasferita a New York e si è iscritta al Lee Strasberg Film Institute. E poiché l’appetito vien mangiando, Lucrezia ha scelto di affiancare alle lezioni sul Metodo Strasberg anche quelle di due insegnanti private, Susan Batson e Jordan Bayne, che la aiutano ad approfondire altri aspetti della recitazione. «New York è una città magica. è un set cinematografico naturale, e a volte sembra avere un personale direttore della fotografia che la illumina in mille modi diversi». Le sue impressioni sulla Grande Mela Lucrezia le raccoglie in un blog (www.diaridiunaviaggiattrice.com) sul quale, tra l’altro, pubblica interviste realizzate a persone che ha incontrato durante i suoi viaggi. «La mia New York è fatta di incontri casuali, è fatta di storie. Persone che
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per cinque minuti si sono aperte con me e io con loro. Questo mi nutre come persona e come attrice. Certo, di tempo per vivere la città ne resta poco, tra una lezione e l’altra». Lezioni alle quali si affiancano quelle di inglese, «per perdere l’accento “straniero”» e garantirsi maggiori opportunità, un più ampio spettro di ruoli da interpretare. «Da quest’anno, dopo un lunghissimo iter burocratico, ho finalmente ottenuto il visto 01, il visto artistico che mi consente di lavorare come attrice in tutti gli Stati Uniti». Per ottenerlo Lucrezia ha dovuto dimostrare di essere un’attrice nel suo Paese d’origine. C’è voluta l’esperienza con Ronconi, insieme al premio UBU 2012 (alla “nuova attrice emergente” under 30), e senz’altro ha contribuito la sua ultima sfida, la partecipazione a Noi 4. L’opera seconda di Francesco Bruni, abituale sceneggiatore di Paolo Virzì, che è tornato dietro la macchina da presa dopo l’esordio di Scialla! nel 2011, ha nell’interpretazione di Lucrezia uno dei punti forti: «Emma, il mio personaggio, è una ragazza disorientata, indecisa su quale strada prendere: è tra gli occupanti del Teatro Valle, vorrebbe fare l’attrice ma non ha il coraggio di salire sul palco, si infatua di un promettente regista perché rappresenta ciò che vorrebbe essere. E ha a che fare con una famiglia “scombinata” dalla quale sembra voler fuggire, ma il suo desiderio è quello di vederla finalmente riunita e felice. Detto ciò, è comunque combattiva, un personaggio vero, vitale, molto realistico, nel quale ho ritrovato alcuni tratti della mia adolescenza». Accanto a Lucrezia, nel film di Bruni recitano Fabrizio Gifuni e Ksenia Rappoport, attori consumati sia sul set che sul palcoscenico. «Loro sono i miei genitori nel film, e curiosamente ci sono delle analogie tra la fiction e la realtà: il palcoscenico del Valle, sul quale alla fine Emma sale, è stato anche il teatro dove è avvenuta la prima nazionale dei Sei personaggi, il mio debutto teatrale. E ritrovarmi in quel luogo mi ha senz’altro aiutata in questo esordio davanti alla macchina da presa». In realtà Lucrezia non ha affatto bisogno di aiuto. Fin da bambina ha preso lezioni di pianoforte, canto e danza (moderna e contemporanea), oltre a scherma ed equitazione. «Mia madre è una pianista: ho respirato musica in casa da sempre, e questo –insieme alla lettura– è stato fondamentale per aprire, da subito, un rapporto con l’immaginario. Quando ho detto a mia madre che volevo imparare a suonare il piano, lei mi ha mandato dalla sua insegnante, una persona speciale, che mi ha trasmesso un approccio alla musica che oggi utilizzo anche nel lavoro. Canto, danza, e tutto il resto mi hanno insegnato soprattutto molta disciplina, e insieme alla caparbietà che è uno dei tratti essenziali del mio carattere mi hanno aiutato ad affrontare questa professione nel migliore dei modi». La tenacia, infatti, è la caratteristica principale di Lucrezia, capace di impegnarsi a fondo in ogni cosa che fa. A questa tenacia fa da contraltare la difficoltà a mettersi a nudo nel privato, sia per quel che riguarda le informazioni su
di sé, che centellina ai suoi malcapitati intervistatori, sia nelle relazioni interpersonali. Candidamente ammette la sua reticenza, la sua ritrosia a sconfinare in ambiti diversi da quello professionale. «Non sono incline ad aprirmi veramente nei rapporti umani, non riesco a fidarmi all’istante di qualcuno, anche se questo non mi impedisce di avere amicizie. Ma sono in molti a dirmi che è difficile conoscermi profondamente: sono introversa nel privato quanto capace di mettermi in gioco completamente nel lavoro. Sul set, o su un palcoscenico, mi sento protetta, mentre fuori dal teatro alzo subito le difese. Però sto imparando. Andando avanti nel tempo mi rendo conto che proprio grazie al lavoro mi sono molto ammorbidita». A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, dell’impegno che la bella attrice profonde nel lavoro, sta la preparazione per il monologo di Charlotte Josephine «Teatro o cinema, il mio dal titolo Bitch Boxer, con cui Lucrezia approccio è lo stesso: ha partecipato al festival di teatro tanta disciplina contemporaneo organizzato a Roma e voglia di crescere» in novembre dal critico di Repubblica Rodolfo Di Giammarco. «La protagonista del testo è una pugilessa, e come affrontare questo ruolo senza prendere… lezioni di boxe? È uno sport fantastico, un’esperienza che trovo meravigliosa. A Pescara, quest’estate, mi ha dato una mano Diletta Cipollone, campionessa nazionale (medaglia d’oro ai campionati italiani Elite, la massima kermesse pugilistica per donne). A Roma, invece, mi ha seguito Felice Riotta, abituale technical advisor per il cinema». Gli impegni prossimi venturi non si fermano qui: «Ho girato un altro film, per la regia di Andrea Di Iorio, con Giovanni Ansaldo (visto nel Capitale umano di Virzì, ndr) e un attore teramano, Marco Cassini; e ho in ballo un altro progetto cinematografico per l’estate prossima». Non ci resta che augurarle, come fa lei stessa sul suo blog al termine di ogni intervista, buona fortuna. Anzi: good luck, Lucrezia. 23
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FONDAZIONE ARIA
C’è Cultura nell’Aria Di Eleonora Ciattoni Foto Claudio Carella
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n un’afosa mattina di primavera, intorno a un tavolo di ferro battuto. Solo pochi si conoscono, alcuni soltanto di nome, altri si sono visti sulle foto dei giornali. Imprenditori, imprenditrici, attiviste social, galleriste, artisti, politici, giornalisti. Una decina in tutto, è bastata una telefonata a convocarli lì. Si occupano di altro: turismo salute vini. Fino a quel giorno. Fino a che Elena Petruzzi, la patronne dell’hotel Villa Maria, che da sempre aveva cullato l’idea, la speranza e la passione, non prende il coraggio e la butta là. Una fondazione. Che si occupi di arte e di cultura. È una parola da pronunciare con rispetto, cultura. Lo diceva Feltrinelli: “Mi appare gigantesca, enorme, da non scomodare di continuo”. Quel giorno a Villa Maria però viene scomodata eccome. «Ci pensavo da tempo e già da tempo avevo aperto le porte dell’hotel all’ospitalità d’artista, eventi di una settimana o poco più in cui giovani talenti nazionali realizzavano opere dal vivo alla presenza di scolaresche e di chiunque avesse voglia di assistere alla creazione di un lavoro artistico –racconta Elena Petruzzi, la presidentessa della fondazione Aria– ma a un certo punto ho sentito il bisogno di allargare questo orizzonte, coinvolgendo
imprenditori che sapevo e speravo condividessero la passione per l’arte, per trasmettere l’importanza dei linguaggi della cultura alla città e a tutta la regione». Così Elena Petruzzi insieme alla curatrice Maria Teresa Firmani immaginano che una fondazione possa riuscire a mettere le ali a quel sogno. «C’era la voglia di portare in Abruzzo mostre e iniziative d’arte che non avessero solo un respiro locale, provinciale – aggiunge Elena– e di realizzare una programmazione che avesse un senso, che coinvolgesse i territori abolendo gli steccati dei comuni e delle province, e che soprattutto coniugasse impresa con cultura. Stimolando l’offerta culturale a 360 gradi». Per lei, l’impresa deve essere inserita nel tessuto sociale. Ma può dirsi sociale un’impresa che fa cultura? E perchè no, se poi il denaro viene investito per la collettività. E Aria, fondazione industriale adriatica, tre anni fa nasce proprio così, dalla passione e dalla tenacia di un gruppo di imprenditori che si mettono in testa, spiega la Petruzzi, «di valorizzare l’Abruzzo attraverso iniziative culturali e di realizzare uno spazio condiviso di proficua contaminazione tra cultura e impresa, in una cornice che esaltasse l’immenso patrimonio ambientale e paesaggistico della regione».
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Un gruppo di imprenditori uniti su un progetto: valorizzare l’Abruzzo attraverso iniziative culturali. Nasce cosÏ la Fondazione industriale adriatica
Nella foto il gruppo dirigente della Fondazione Aria. Da sinistra a destra Roberto Cotellese, Alessandro Di Loreto, Giuseppe Pace, Marina Paolucci, Maria Francesca De Cecco, Giancarlo Morelli, il vice presidente Ottorino La Rocca, Gianfranco Esposito; al centro la presidente Elena Petruzzi
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Non c’era nulla del genere fino a quel momento, in Abruzzo. «C’erano poche iniziative e tutte scollegate, e noi avevamo un sacco di voglia di fare, di metterci in gioco». Dicono subito sì Enrico Marramiero, Ottorino La Rocca, Maria Franca Mancini, e tanti altri. Una sfida difficile, almeno fino ad oggi. Aria non cerca subito aiuto dalle istituzioni, e i rapporti rimangono corretti ma indifferenti. Le prime iniziative sono di grande impatto, le foto di Oliviero Toscani invadono piazza Salotto e la città risponde incuriosita ma prudente. Poi quest’anno, “Arte in centro”. «L’attenzione alla ricchezza dei paesaggi e delle atmosfere abruzzesi sono un altro tema a noi caro –aggiunge Petruzzi– e con “Arte in Centro”, ci siamo posti l’obiettivo di riunire nel segno dell’arte contemporanea più località del perimetro abruzzese e marchigiano, in uno scenario che spaziasse dai Monti Sibillini alle cime del Gran Sasso fino alle spiagge dell’Adriatico. È un discorso strettamente legato al territorio, abbiamo utilizzato l’arte contemporanea per raccontare le peculiarità geografiche che caratterizzano in maniera unica le zone interessate dal progetto. L’idea è nata a Castelbasso. Siamo partiti a marzo, con una serie di iniziative multidisciplinari di qualità, spalmate su chilometri e chilometri di territorio». Un disegno che sposa pienamente gli ideali dello slogan “think global, act local” quindi, e un nome che strizza l’occhio alla collocazione geografica delle aree coinvolte. Rendere l’arte il fulcro del processo di miglioramento della qualità della vita e proporre al pubblico un nuovo modo di vivere la cultura sono stati senza dubbio due degli obiettivi di “Arte in Centro” e della fondazione che tra le altre cose riserva una particolare attenzione ai giovani talenti. E appunto per i giovani talenti ma
non soltanto, che ora Aria cercherà una sede e un nuovo dialogo con le istituzioni, in particolare col Comune di Pescara che è la città sede della fondazione e che da poco ha cambiato colore politico mettendo all’assessorato alla cultura un giovane e appassionato Giovanni Di Iacovo. Uno spazio, suggerisce la Petruzzi, che possa diventare il fulcro della vita culturale e artistica della città. Ma sarà facile? «Non è facile fare il salto di qualità, eppure basterebbe poco: penso a una programmazione che abbia un respiro regionale invece che locale, che riesca ad attrarre turismo. Perchè andiamo a Roma o a Milano a vedere una mostra e non possiamo venire a Pescara? Penso a linguaggi di arte e cultura che non osservino i limiti dei campanili e che superino gli steccati delle città. Un’amministrazione dovrebbe ragionare così, proporsi come capofila per un nuovo linguaggio regionale e interregionale, ma se poi a scelte coraggiose come quella di un nuovo e giovane assessore si continuano a seguire logiche da vecchia politica e schemi culturali superati, allora perdo le speranze». In ogni caso Aria ce la metterà tutta, e per il nuovo anno sono in cantiere iniziative ancora più importanti. «Perchè forse è proprio questa la chiave di volta che potrebbe aiutarci ad uscire da una crisi economica, sociale e culturale che sembra inarrestabile –riflette Elena Petruzzi– Perché la cultura è il linguaggio con cui per secoli abbiamo trasmesso al mondo le nostre meraviglie, e ora invece pecchiamo di mancanza di meraviglia». Che sia proprio la bellezza il punto da cui ripartire, quella grande bellezza che dietro l’astrazione dei concetti rivela una ricchezza tangibile ed utilizzabile come strumento di crescita sociale ed economica? D’altro canto, come diceva Goethe, non c’è niente di meglio dell’arte per tenersi in contatto con il mondo.
Eventi realizzati dalla fondazione 2011 Arte&Industria Eccellenze (incontro con Francesco Casoli); Vita d’Artista nel sistema dell’Arte (incontro con Gian Marco Montesano) 2012 Cultura e Economia: prospettive per lo sviluppo, Settimana della Cultura Città di Francavilla (Ch) 2011-2012 Territorio Abruzzo, dir. artistica di Achille Bonito Oliva, artista ospite Oliviero Toscani con la mostra fotografica Razza Umana. 2013 Scienza Under 18 - V° Ediz.; Note & Sapori - Incontro con il Dir. d’orchestra
G. Piccinino; Cultura & Gusto alMuseo delle Genti d’Abruzzo; Incontri sotto le Stelle in collaborazione con Castelbasso/Civitella Cultura Contemporanea nei Borghi; Convegno Zafferano/Zaafran: risorsa economica, turistica e culturale e presentazione del libro a cura di Luciano D’Angelo e SandroVisca; Anteprima Stills of Peace in occasione del Day Celebration- Islamabad Pakistan 2013-2014 Rassegna Stanze d’Aria a cura di Ester Crocetta 2014 Evento anteprima lungometraggio Mancanza-Inferno, incontro con il
regista Stefano Odoardi, l’attrice Angelique Cavallari, il produttore Gianluca Stuard, la soprano Valentina Coladonato; La cultura dei legami - progetto teatrale regionale a cura di Teatro Immediato; Mostra d’arte contemporanea Stills of Peace and Everyday Life: il senso del contemporaneo tra Italia e Pakistan presso il Museo Capitolare di Atri, cisterne romane; Mostra d’arte contemporanea Vita Activa – Figure del lavoro nell’arte contemporanea presso il Pal. Albanese a Pescara; Mostra Il tempo qui non vale niente - viaggio negli Abruzzi di Paul Scheuermeier e Gerhard Rohlfs
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Arpa spa assistenza tecnica e manutenzione straordinaria delle centrali termiche Saga spa global service manutentivo dell’Aeroporto di Pescara Centostazioni spa manutenzione ordinaria e straordinaria
degli impianti delle stazioni ferroviarie di Pescara, Chieti Scalo e L’Aquila Comune di Pescara manutenzione ordinaria e straordinaria con
MARIO FRATTI
Un’ora con Marilyn «Un’esperienza unica: Io giovane scrittore aquilano trapiantato a New York; lei giovane e bella, anzi bellissima e già mito del cinema. Soli, in una stanza d’albergo a guardarci, studiarci e parlarci. Fu proprio una intervista impossibile da dimenticare» 28
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Nella pagina precedente: Mario Fratti. Qui sopra il drammaturgo abruzzese davanti alla celebrrrima copertina di Playboy con Marilyn Monroe. Qui sotto con Chiara Colizzi durante la lettura scenica del suo testo. Nella pagina a fianco Marilyn nell’interpretazione di Marco Lodola
Mario Fratti è tornato in Abruzzo. L’infaticabile scrittore lo scorso settembre ha trascorso nella sua terra una settimana densa d’impegni: ha presentato a L’Aquila il suo esordio da poeta -Volti, edito da Tracce- poi a Pescara una nuova raccolta di testi teatrali -Nuovi drammi, edizioni Noubs- e infine è andato a Città di Castello per una lettura scenica della sua opera Intervista a Marilyn Monroe. Ma chi è Mario Fratti? È un giovane anziano nato all’Aquila e sopravvissuto alla guerra, partigiano nello spirito e antifascista per esigenza morale, che ha tentato di farsi strada nella letteratura in un’Italia in cui “i fascisti diventavano democristiani” e “il clima diventava oppressivo”. Nel 1962, dopo aver collezionato svariati premi letterari, rappresenta a Spoleto il suo atto unico Suicidio. Lee Strasberg, che è presente, lo invita a New York per rappresentare due sue commedie. È il successo. «Io non avevo alcun desiderio di andare in America –racconta– ma gli americani amano il profitto, e hanno intuito il potenziale economico delle mie commedie. Inoltre sanno valorizzare il talento, e apprezzano il libero pensiero. Ecco perché sono rimasto qui». Classe 1927, Mario Fratti è diventato uno dei commediografi più prolifici e rappresentati degli Usa. Le sue opere sono state tradotte in 20 lingue e rappresentate in più di 600 teatri in tutto il mondo. Il musical Nine, ispirato a 8 e ½ di Fellini, scritto nel 1981, è andato per anni in scena a Broadway e nel 2009 è diventato un film con Daniel Day-Lewis. Per saperne di più sul grande drammaturgo si può andare su YouTube e guardare la videointervista di Francesco Bollorino “Mario Fratti, l’ultimo comunista di New York” in cui lo scrittore racconta la sua vita e il suo pensiero.
La strana coppia A Città di Castello è andato in scena un incontro avvenuto negli anni Sessanta. Protagonisti un giovane drammaturgo di belle speranze e la sex bomb del cinema hollywoodiano per eccellenza, Marilyn. Il drammaturgo è Mario Fratti, che di giovane ha conservato lo spirito; i panni di Marilyn Monroe invece li ha indossati Chiara Colizzi, voce italiana dell’attrice nel suo ultimo film. La strana coppia si è esibita in una lettura scenica dell’ Intervista a Marilyn Monroe, di cui riportiamo
qui di seguito alcuni stralci, nell’ambito della acclamata mostra Sorella Marilyn, allestita nella cittadina umbra dall’associazione Amici del fumetto, presieduta da Gianfranco Bellini. La grande kermesse, che ha avuto una larga eco su tutta la stampa nazionale, celebra il mito di Marilyn con opere pittoriche,
fotografiche, cinematografiche, poetiche e naturalmente con il fumetto e i suoi grandi protagonisti: da Manara a Pratt, da Baldazzini a Casotto, da Milazzo a Pazienza.
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Mario:Ti son vicino, ora…mi sembra un sogno, è un sogno…mi guardi negli occhi…mi parli Marilyn: Perché no? Gli altri fissano scrutano, guatano…tu no, ammiri solo il mio volto […] Sai chi sono? Sei qui, non importa altro Sei incredibile, la tua bellezza fa paura Purtroppo. Ammiro chi non ha paura, chi vuol parlare e rivelarsi […] Marilyn….parlare con Marilyn sembra un sogno impossibile…. Possibilissimo. I cento che hanno esitato han perduto molto. Che cosa? L’occasione di parlare ad una donna che si sente sola e vuole imparare, conoscere, saper di più. […] Donna sola, dici…..perché ti senti sola? Sei desiderata da milioni…. Desiderata? Solo desiderata? È deprimente. È un’offesa. […] Io sono lusingato e confuso…. Di che? Della tua amabilità, della tua disponibilità… […] Domande interessanti? Siamo assetate, vogliamo sapere il perché… Tutte noi. Anche quelle che sembrano irraggiungibili. Come. Pensano tutti, forse, che sia impossibile parlare a Marilyn. Perché? Perché sembro assente, lontana, timida? Per quello. O perché sembro sciocchina? Oh no! Oh si! È quel che pensano tutti. Anche tu, forse, che volevi solo dire: “Sei bella, ti ammiro”. Non basta. Ci son tesori in me, in te, in tutti. Perché hai amato due, tre, quattro volte? Perché…sono umano. […] Vedi? Pronto a tradire. Che sai di me? Che sai sorridere, chiedere, scavare nell’anima. La mia e la tua. È una grande qualità…. Basta quella? È un meraviglioso inizio, tante, molte non chiedono, non cercano… Tu… tu sai ammaliare con le tue domande Sei sorpreso? Un po’…pensavo che avremmo parlato solo di teatro… Anche quello. Ti ho visto parlare con Lee (Strasberg, ndr). Che ne pensi? Uomo saggio E gentile….un maestro che sa trarre il
meglio da te… […] …L’uomo che hai tanto amato… Il tuo collega? Collega? Sai chi sono, allora Ho chiesto. Mentre studiavi il momento migliore per avvicinarmi e parlarmi. Anche tu scrivi drammi Arthur (Miller, ndr) è un genio; io sono un modestissimo imitatore… Genio? Non direi Tu lo conosci bene….un vero amore….una grande passione…Non hai visto il suo genio? Un sacerdote mi ha detto una volta che ci sono solo due geni. Dante e Shakespeare, sei d’accordo? D’accordissimo. Parla, se vuoi, delle tue grandi storie d’amore. Joe (Di Maggio, ndr), sano e robusto, mi ha rivelato i segreti del comportamento umano…Un uomo che sapeva amare il tuo corpo e nutrire la tua anima. Non la ignorava Lo amavi anche perché insegnava? Con pazienza. Anche per quello. Dimmi di te. Hai mai imparato dalle tue donne? Sempre, moltissimo. […] E passavi poi ad un’altra. Senza renderti conto che il sogno di noi donne è avere un uomo solo, uomo vero, accanto, sempre. Anche voi, a volte… cercate altro Quando il tuo compagno è “ onesto e aperto”, come dici tu, e non ha il coraggio di promettere un futuro… Un futuro insieme? È impossibile prometterlo Non serve prometterlo. Basta dimostrarlo. Con una carezza ed un sorriso, ogni giorno. Joe, lo sportivo, sapeva amare? Sapeva dimostrarlo? Tenerezza e sorriso no. Li dimenticava. E Arthur? Tenero, attento, colto… Le qualità che ammiro in un uomo… Parlare così, come stiamo facendo, imparare…[…]
Ci dimentichiamo che l’amica, la vicina, è come noi, vulnerabile Ti ritieni vulnerabile anche tu? Certo Vedi? Mi piace un uomo che sa piangere . Hai mai pianto? Da bambino, mai. Mia madre mi diceva che gli uomini non piangono mai. Non devono piangere E da adulto? Di fronte ad una donna, mai Errore. Chi sa piangere con una donna è un poeta, è un uomo vero. E da solo, a casa, nella tua tana? “Tana”? Chiamiamolo nido se vuoi (riflettendo) Solo, a casa…ho pianto a dirotto per aver lasciato una donna che adoravo…. Perché l’hai lasciata? Per il suo bene (ironica) ….”per il suo bene” Elabora, cerca, dimmi, rifletti. Per il tuo bene o per il suo? (perplesso) : Mio? […] “Nel mio caso”… Vuoi alludere ad Arthur che non…(esita) Proprio a lui L’avrei amato per tutta la vita E lui? Lo sai, no? Ne han parlato, scritto. Non ha perdonato. Tuo errore, forse . Quel francese (Yves Montand, ndr) mi ha preso di sorpresa… quasi una violenza… L’ho confessato ad Arthur, non ha capito, accettato, perdonato. Non si confessano quelle cose. E l’onestà? La fiducia? La necessità di essere sinceri? Non si rivela tutto, per non far soffrire chi ti ama. Voi uomini siete sempre d’accordo. Il mio psicanalista mi ha detto proprio quello. Che è necessario mentire. Non lo chiamerei mentire. Si dice quel che non ferisce, s’ignora il resto. Ipocrisia. Saggezza, Ho sempre suggerito alle mie amiche, quando mi han lasciato: “ Dite solo che avete avuto due sfortunate storie d’amore”. Solo due. All’uomo piace sentire quella modesta confessione. Limitata, falsa. […] Marilyn… Sei adorabile… Questo è il momento migliore della mia vita. Non esagerare.
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FAMIGLIA CHEPEDALA LA
Bevilacqua: dagli anni ‘40 a metà anni ’80 il cognome più temuto sulle piste italiane. Due generazioni di campioni consegnati alla storia del Ciclismo. Non solo abruzzese
S
i scrive Bevilacqua, si legge ciclismo. Una famiglia dedita allo sport fin dagli anni ’40, che ha prodotto ben quattro campioni che hanno corso fianco a fianco con Bartali, Saronni, Basso, Moser; ragazzi capaci di fare incetta di titoli sui circuiti abruzzesi, italiani ed europei, tanto che molti si domandavano: ma è tutto merito delle loro gambe o hanno delle biciclette superveloci? La domanda non era peregrina, perché i Bevilacqua, dall’inizio della loro carriera sportiva (cominciata grazie al padre Mansueto, grande commerciante appassionato di ciclismo) parallelamente avviarono una fiorente attività commerciale: «Io e mio fratello Azelio –ricorda Adalgisio, Totò per gli amici– comprammo un negozio nel quale cominciammo a riparare biciclette, ma anche motori e tante altre cose. Poi, dato che la nostra esperienza nel ciclismo cresceva gara dopo gara, progettammo un telaio che avrebbe fornito prestazioni eccezionali. Fu Gino Bartali, amico di famiglia, a consigliarci di rivolgerci a un costruttore di telai milanese per realizzarlo, e così facemmo. Era qualcosa che stava vent’anni avanti». E così, su progetto di Adalgisio e Azelio, nacque nel 1950 la prima bicicletta a marchio Bevilacqua, seguita negli anni da tanti modelli: bici da corsa e da passeggio, da turismo e da strada, oggi declinate secondo le innumerevoli variazioni offerte dal mercato. Ma quelle da corsa erano delle vere ammiraglie. Ricorda Adalgisio: «Io vincevo, ma mio fratello era più forte. Solo che ci metteva meno passione, a me piaceva correre. E diavolo, se correvo». I
titoli delle cronache sportive dell’epoca parlano da soli: “Adalgiso Bevilacqua vince a Collecorvino”, “Adalgiso Bevilacqua vince la II coppa Torino di Sangro”, “Coppa Michetti, successo di Adalgiso Bevilacqua”, “Bevilacqua di Pescara vince il circuito Alta Marsica”, “Bevilacqua si afferma nel 4° Gran Premio Vittorito”. In caratteri cubitali, il nome di Adalgisio (con la “i”, ma la stampa lo storpiava) diventa presto quello di un campione. «Nel ’51 vinsi 14 titoli, mi piazzai due volte secondo e nove volte terzo. E ovviamente reinvestivo nel negozio tutti i premi che riuscivo a vincere». Lo stesso impegno, quindi, la stessa dedizione che metteva nello sport Adalgisio la metteva anche in quella che per un infortunio, nel ’52, divenne la sua unica attività. Nello stesso periodo anche il fratello abbandonò le gare, trasferendosi in Canada. Intanto le biciclette Bevilacqua diventavano famose: «Le volevano tutti: quasi tutti i grandi nomi del ciclismo abruzzese hanno corso con le nostre bici. E le abbiamo esportate in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia». Ai Bevilacqua andarono anche ripetuti primi premi nel concorso “Mastro Artigiano”, un vero e proprio Oscar dei meccanici italiani, premi ottenuti grazie ad un’esperienza ineguagliabile costruita in anni di corse, gare, sudore e fatica. Dal 1952 bisogna aspettare circa vent’anni prima che il timone –pardon, il manubrio– passi ad un’altra coppia di fratelli, Antonio e Leonardo, figli di Adalgisio che sulla scia del padre e dello zio riportano sulle piste abruzzesi il cognome di famiglia. L’esordio
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Leonardo, Adalgisio e Pino Bevilacqua oggi. Nella foto piccola la famiglia Bevilacqua con Gino Bartali. Nelle altre foto: immagini storiche della strepitosa carriera ciclistica di famiglia
avviene nel 1971. «Abbiamo fatto tutta la trafila –racconta Leonardo– cioè due anni da esordienti, poi due da allievi, poi dilettanti; io vinsi tutto ciò che c’era da vincere, e spesso anche grazie a mio fratello, che mi aiutò in molte occasioni. Lui rimase dilettante e si trasferì in Lombardia; io passai professionista, e quello fu il mio grande errore». Errore? «Andò così: al mio primo anno da dilettante di terza categoria partecipai alla Settimana Bergamasca, e alla seconda tappa ebbi un incidente, mi ruppi una spalla. L’anno seguente dovetti sostenere l’esame di ragioneria, e il terzo anno ripresi a correre. Rifeci la stessa gara e la mia prestazione stavolta fu eccellente, tanto che mi aspettavo la convocazione in Nazionale. Ma il ct venne da me e mi disse che ero troppo veloce, che non potevo fare il gregario, che c’erano già due capitani e che per il momento sarei rimasto a casa, come riserva. Mi crollò il mondo addosso. Disgustato da quella storia (allora non capivo che il ct aveva ragione) quando mi fu offerto di entrare da professionista nella Gis gelati, accettai, contro il consiglio del ct della Nazionale». Era il 1978. Leonardo entra nella Gis guidata da Marino Basso e Franco Bitossi, rispettivamente campione e vice campione del mondo di ciclismo su strada, titolo conseguito nel 1972. «Alla prima gara arrivai settimo, ma il vero problema è che all’interno della squadra, data la mia velocità, ero considerato un battitore libero. Non lavoravo per il team, correvo praticamente per me, anche incoraggiato dal direttore sportivo. Questo creò un attrito
con i due campioni, con i quali a mie spese dovetti trovare una sintonia. Insomma, se avessi seguito l’iter naturale sarei giunto al professionismo con un carnet di titoli e un bagaglio di esperienza maggiore, che mi avrebbero tutelato, e avrei mantenuto comunque una mentalità vincente. Invece…» Invece, Leonardo scopre che il mondo dei professionisti (soprattutto quello dei dirigenti e amministratori) non è tutto rose e fiori. Ciononostante, grazie alle sue indiscutibili qualità, riesce a guadagnarsi la stima e l’affetto dei compagni di squadra: prima quello di Basso e Bitossi, ormai a fine carriera, poi gli anni successivi quelli del campione belga Roger DeVlaeminck, poi anche di Saronni e Mario Beccia: «Con DeVlaeminck, dopo la Milano-Sanremo, che lui vinse grazie al mio lavoro, mi guadagnai il suo rispetto. Potevo addirittura entrare nella sua camera per chiacchierare, cosa che non concedeva a molti. Stesso discorso con Saronni: fu il mio comportamento in squadra a farci diventare amici. Era un timidone, molto riservato, ma per niente snob come tutti credevano. Divenni il suo uomo fidato, il suo tramite con i dirigenti, lui alla fine non parlava con nessuno. Mario Beccia poi è stato il mio testimone di nozze». E quando Saronni lasciò la Gis Leonardo non lo seguì: preferì andare in squadra col fratello, col quale vinse il campionato italiano a squadre nell’ ‘85: il suo ultimo successo, «dopodiché decisi di sposarmi e di smettere, più mentalmente che fisicamente». In quasi vent’anni di carriera agonistica, i successi dei due fratelli Bevilacqua sono stati tanti e memorabili: Antonio è oggi l’unico abruzzese vivente ad aver terminato un Tour de France, Leonardo ha vinto 15 titoli nella sua carriera. Oggi Antonio vive a Bergamo, mentre Leonardo lavora col padre e il fratello Pino nel negozio-officina di Viale Bovio a Pescara, dove si danno appuntamento gli appassionati delle due ruote per avere assistenza, comprare l’ultimo modello di bici da corsa o da passeggio, o semplicemente per ascoltare i consigli tecnici di un professionista di grande esperienza. Il ciclismo è ancora parte della sua vita: è infatti alla guida di una squadra di giovani talenti, coi quali ha ottenuto delle belle soddisfazioni (“una volta vinsi due gare in un giorno, una a Castiglione e una nelle Marche. Coi ragazzi ho fatto lo stesso, abbiamo vinto una gara in Abruzzo e una in Umbria nello stesso giorno…”) e ogni tanto rivede se stesso nel volto di qualche promettente allievo. «Oggi cerco di insegnare ai giovani che il professionismo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza, ed è importante non commettere il mio errore, ma arrivarci con le carte in regola». L’etica, la mentalità giusta, lo spirito di squadra: le materie che insegna Leonardo fanno parte della scuola della vita più che di quella del ciclismo. Viene da chiedersi cosa provi oggi quando sale su una bici. «Mi ritorna la voglia, mi sento bene. Mi carica e mi dà entusiasmo. È una cosa che vedo in tanti adulti, gente intorno ai quarant’anni: ecco, la bici fa quest’effetto; i ragazzi purtroppo la scoprono tardi, prima viene il motorino». 33
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È arrivato ® l’Olio Fresco Ursini 2014! Come ogni anno tra la fine di ottobre gli inizi di novembre è arrivato l’olio nuovo, ma per Ursini questa è la prima volta…
La stagione nera dell’olio ha colpito anche l’Abruzzo dove si è registrato un calo della raccolta stimato in un meno 45% rispetto all’anno precedente, ma Il 2014 passerà alla storia per il crollo della raccolta delle olive in tutta Italia: - 37% come media nazionale. Colpa del clima pazzo che, con un caldo eccessivo durante la fioritura e piogge abbondanti in estate, ha favorito la diffusione della mosca olearia, uno dei peggiori nemici dell’olivo. Ed è proprio in un’annata così critica e complessa che URSINI, consapevole delle proprie competenze di controllo qualitativo necessarie e che negli anni ha sviluppato una grande esperienza nella selezione delle olive migliori, ha deciso di lanciare una nuova sfida in nome della qualità. Per la prima volta in assoluto, la rinomata azienda abruzzese ha proposto un olio novello. L’OLIO FRESCO URSINI, già disponibile dal 27 Ottobre in bottiglie da 500 ml, è un Olio Extra Vergine di Oliva Novello, di prima spremitura. Le varietà di cui è composto questo Olio firmato Ursini sono diverse in base al periodo di raccolta, tra cui: Gentile di Chieti, Leccino, Cucco, Peranzana ed altre varietà complementari. Il colore è verde carico, opaco e torbido; l’odore è intenso, tipico di olive fresche; il sapore è di carciofo e mela verde. OLIO FRESCO ha una “shelf-life” di sei mesi dalla data di confezionamento e, per rispettare le caratteristiche di tali oli extravergini, non è filtrato. Le caratteristiche più importanti di questo prodotto sono: la freschezza e l’emozione di godere dell’olio appena molito. Il consiglio è certo di utilizzarlo a crudo: è superlativo servito su una fetta di pane caldo. Ovviamente può essere protagonista anche come base per piatti caldi.
L’azienda Ursini realizza una vasta gamma di oli, pestati e manicaretti inimitabili, uno scrigno di sapori autentici della secolare dieta mediterranea. Semplice e ambiziosa, la sua filosofia è ricerca della qualità massima. Per questo le olive vengono separate per singole varietà e spremute solo nel proprio frantoio, garantendo una qualità fuori dal comune; per questo Ursini mette a punto i suoi prodotti anche grazie al prezioso aiuto di esperti chef, agronomi e collaboratori. Esperienza e innovazione, antiche regole e nuove tecnologie. Ursini raccoglie il testimone di una sapienza in continuo divenire, alla ricerca di gusti e sapori unici nel loro genere. Lavorare con coscienza e responsabilità, produrre tutto in casa utilizzando sempre la migliore materia prima, perché la ricerca della qualità non si può delegare a terzi: ecco la filosofia che segue questa realtà abruzzese. Accanto ai blasonati oli extra vergine di oliva, caratterizzati da bassissima acidità, una maggiore stabilità, un profumo più intenso, un colore verde smeraldo, Ursini firma una serie di prodotti dai sapori unici e con ricette innovative. Questi si chiamano Manicaretti, Pestati, Sughi con e senza pomodoro, Altri Pasti.
Ursini
Via S.P. S. Maria La Nova, 12 Loc. Villa Scorciosa 66022 Fossacesia (CH) Tel. + 39 0872 579060 www.ursini.com
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G.Corni, E.Fimiani Dizionario della Grande Guerra. Cronologia, stati, personaggi, eventi, eserciti, simboli, culture, eredità. Textus, 2014, pp. 432, € 29
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Nomi, luoghi, immagini, eventi in un esaustivo dizionario che ripercorre tutti gli aspetti del più tragico conflitto del Secolo Breve, scritto a quattro mani da Gustavo Corni e Enzo Fimiani e pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Textus. Il contributo dell’Abruzzo alla Grande Guerra, già significativo in termini di vite umane (la nostra regione è seconda solo alla Sardegna per numero di vittime), si arricchisce ora di un altrettanto importante tassello con il volume Dizionario della Grande Guerra, che la casa editrice Textus pubblica in occasione delle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale. L’opera, curata da Gustavo Corni (insigne storico del Nazismo e docente di Storia contemporanea all’Università di Trento) e Enzo Fimiani, direttore della Biblioteca Provinciale di Pescara e docente di Ricerca e documentazione storica on-line presso l’Università telematica “L. da Vinci” di Chieti «permette di esplorare tutti gli aspetti della Grande Guerra – armi, eserciti, diplomazia, simboli, cultura ed eredità della guerra in sé» ha commentato Fimiani. «Sul piano didattico è un dizionario per tutti, giovani ed appassionati. Sul piano abruzzese, il dizionario tenta di far uscire l’Abruzzo dall’orticello del borgo natìo: grazie al Presidente emerito del Senato Franco Marini, l’evento è presente sul sito nazionale delle cerimonie commemorative del centenario». L’Abruzzo ha dato grandi contributi alla guerra: ad esempio nel volume si ricorda Don Minozzi, inventore delle case del soldato. «La nostra regione –ha proseguito Fimiani– compare nella storia dell’epoca anche per il terremoto della Marsica, del gennaio 1915, evento che influenzò forse l’entrata in guerra dell’Italia stessa. Sicuramente allora fu l’esercito ad intervenire in modo fattivo nei soccorsi e a dare l’esempio più forte alla popolazione, stimolando molti giovani all’arruolamento». Alla presentazione del volume, nella sala Tinozzi della Provincia di Pescara, hanno partecipato anche il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il professor Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimento Lettere Arti e Scienze Sociali dell’Università “d’Annunzio”, la dottoressa Stefania De Nardi, ricercatrice della Textus e Franco Marini, attualmente Presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale, che ha evidenziato il ruolo centrale dell’Europa nelle scelte strategiche dell’epoca, confrontandolo con le sfide della contemporaneità che vedono nei territori di confine –Ucraina, Siria e Paesi Nordafricani– gli scenari su cui si gioca il peso politico del Vecchio Continente. L’evento di presentazione è stato accompagnato dalla lettura di alcune poesie di Giuseppe Ungaretti dalla raccolta L’Allegria ad opera dell’attore Luca Luciani.
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[ TEATRO ]
SULla collina Del pescara RIVER
Di Francesco Di Vincenzo Foto Claudio Carella
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eccato. Peccato per quegli appassionati di teatro che nelle ultime tre sere di luglio e nelle prime due di agosto (e poi il 5, 6 e 7 settembre) erano altrove invece che a Popoli, nella riserva naturale delle Sorgenti del Pescara, incantevole e irripetibile scenario di Antologia, l’ultima produzione del Drammateatro di Claudio Di Scanno. Peccato per gli assenti, perché capita di rado di assistere ad un evento teatrale capace di essere, insieme, raffinato e popolare, realista e visionario, struggente e rasserenante. Capace di coinvolgere fisicamente gli spettatori, anzi: di integrarli nello spettacolo. Insomma, un
Dal Drammateatro di Claudio Di Scanno uno spettacolo raffinato e popolare, realista e visionario, struggente e rasserenante bell’esempio di teatro funzionalmente e non gratuitamente diverso. Il lavoro drammaturgico e registico di Claudio Di Scanno si basa sulla Antologia di Spoon River, la celebre raccolta poetica dell’americano Edgar Lee Masters. Una pubblicazione di cent’anni fa che racconta in versi, in forma di epitaffi autobiografici, le vite dei defunti sepolti nel cimitero collinare dell’immaginaria Spoon River, nome fittizio dietro cui si celano le due cittadine dell’Illinois dove Lee Masters trascorse la giovinezza. La colloquialità del linguaggio e la normalità delle vite raccontate (una normalità declinata dal futile al tragico), hanno fatto la fortuna dell’Antologia, ma la semplicità dei versi e delle storie raccontate nascondono (talvolta, a dire il vero, ostentano) temi tutt’altro che banali, soprattutto all’epoca (Lee Masters subì anche un processo): la ribellione contro
il conformismo, il disgusto per il bigottismo e la morale sessuale corrente, l’indignazione per la condizione dei più poveri, la graffiante ironia antimilitarista e anticapitalista, la difficoltà di comunicare, l’inevitabilità del destino, la stupidità della vanità umana. Il libro è oggi un piccolo classico, una delle raccolte liriche più più vendute e più lette al mondo, Italia compresa. Di Scanno ha scorciato il titolo in “Antologia”, quasi a sottrarre al titolo originale ogni limitativa indicazione di luogo per esaltare, presumo, il valore universale delle storie raccontate nei versi di Lee Masters. I personaggi che il regista inclusi nello spettacolo sono una ventina, meno di un decimo di quelli presenti nell’Antologia, una scelta obbligata per evidenti ragioni di durata dello spettacolo (che, forse, avrebbe comunque tratto giovamento da un’accorciatina). Ogni sera sono stati ammessi non più di trenta spettatori che hanno seguito lo rappresentazione percorrendo il sentiero che dal punto informativo della riserva si snoda per trecento metri, tra alberi, siepi e piccole radure, fino alle sorgenti del Pescara. Lo spettacolo inizia con una bella ed efficace invenzione drammaturgica di Di Scanno. La raccolta di Lee Masters si apre con una poesia-prologo: “La collina”, una dolente ballata scandita dall’ipnotico refrain “tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina”. Il regista ha personalizzato il prologo creando il personaggio del Custode (il bravissimo Mauro Marino) che si serve delle struggenti parole del prologo per presentare la “collina” agli spettatori. Ed è una collina reale, che si staglia a un centinaio di metri alla sinistra del percorso, quella che il Custode indica ai trenta fortunati. Mentre il Custode parla, dalla sommità della collina, spuntano d’incanto, uno ad uno, i “dormienti” vestiti di nero e di bianco, ciascuno con una lanterna in mano, che si dispongono in una fila orizzontale a fronteggiare gli spettatori giù in basso. Costoro, per godere ognuno della migliore visuale dei “dormienti” schierati sulla collina, si dispongono in una “riga per uno” parallela a quella che li fronteggia su in alto. Le due file, più o meno equivalenti per numero di componenti, costituiscono ora i due lati opposti di uno spazio scenico naturale vastissimo (un mezzo ettaro, almeno: sicuramente il più lungo “campo
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lungo” della storia del teatro). All’interno di questa scena così clamorosamente, spavaldamente altra, visionaria prefigurazione di un possibile, naturalistico land theatre, gli attori e gli spettatori, il sentiero e gli alberi, la collina e la luce rosacenere del crepuscolo morente, costituiscono tutti elementi performanti , che cioè fanno, tutti insieme, lo spettacolo. Un momento di grande impatto spettacolare ed emotivo, un momento di grande teatro. Non sarà l’unico. Intanto i “dormienti” sono scesi dalla collina e si sono mischiati agli spettatori. Il Custode, novello Virgilio, guida lo strano corteo nella selva oscura punteggiata dalle luci delle lanterne dei “dormienti” che smaniano e sgòmitano
In queste pagine alcune immagini dallo spettacolo Antologia di Claudio Di Scanno nella suggestiva cornice delle sorgenti del Pescara
per raccontare la loro storia e talvolta ancora si beccano tra di loro, quasi che l’altro mondo, in fondo, non sia che un prolungamento di questo. Ma a rasserenare gli animi ci pensa la Fioraia (altro personaggio di felicissima invenzione di Di Scanno) che evoca i personaggi, li chiama, duetta con loro, li rimbrotta e smonta la consolante formula del sonno, dei dormienti: “Sono battute, ecco, battute che sì, magari in un primo momento possono anche fare effetto ma che non è vero, non è vero niente….Il sonno è tutta un’altra cosa”. La Fioraia è una Susanna Costaglione in gran forma, che costruisce con grande sapienza tecnica un personaggio di plurima identità, svagata e saggia, briosa e pungente, malinconica e sognatrice. Infine, dopo che Ollie e Robert e il giudice Somers e Pauline e Mabel, e con loro Jack il cieco hanno raccontato la loro banale e mesta o sfortunata e tragica esistenza, i “dormienti” si mescolano agli spettatori e, prendendoli sottobraccio, si rivolgono loro con suadente tono confidenziale: “Viandante, il peccato più grande di tutti i peccati è la cecità dell’anima verso le altre anime…”. Ma sono gli spettatori, ora, a reggere le lanterne che i dormienti hanno consegnato loro. Chi sono i morti, chi i vivi? È un altro momento di grande intensità emotiva e intelligenza registica: il coinvolgimento degli spettatori avviene con una naturalezza tutta interna e funzionale all’azione scenica. E posso assicurare, da spettatore coinvolto e reggitore di lanterna, che non si rimane indifferenti. Il percorso si conclude alle sorgenti del Pescara, sulla collina sovrastante, dove i dormienti tornano nel loro cimitero chiudendosi il cancello alle spalle e lasciandone fuori gli spettatori. A costoro si rivolge un’ultima volta il sornione Custode: “Amici, questo è teatro, spettacolo, penombra, un gioco di finzione per la verità della notte! Cose serie, dette tra noi che c’intendiamo.” Cose serissime.
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Formula di successo Q
Legami, DNA del mondo
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a cultura dei legami “è la forza che può controbilanciare la frammentazione del nostro mondo e che consiste nello scoprire quelle relazioni che sono state sommerse e che sono andate perdute; quelle tra uomo e società, tra una razza e un’altra, tra microcosmo e macrocosmo, umanità e macchina, visibile e invisibile, tra categorie, lingue e generi”. Così il maestro del teatro Peter Brook descrive la cultura dei legami e questo è il punto di partenza del progetto di Edoardo Oliva e del Teatro Immediato, finanziato dalla Fondazione Aria-Federazione industriale adriatica di Pescara, e che vede una rete tra quattro importanti realtà del territorio abruzzese: Arti e Spettacolo, Maglab, Terrateatro, e lo stesso Teatro Immediato che operano in ciascuna delle province abruzzesi. Il festival La cultura dei legami ha preso il via il 7 novembre con Luminescenze all’orizzonte, la piéce del Teatro Immediato firmata da Edoardo Oliva e Vincenzo Mambella e ispirata alla vicenda del Titanic, e si concluderà il 28 con lo spettacolo Il registro dei peccati di Moni Ovadia. Per informazioni e dettagli su orari e luoghi di rappresentazione: www.culturadeilegami.org.
“La cultura dei legami” il nuovo progetto di Edoardo Oliva
In alto, Luminescenze all’orizzonte (Teatro Immediato). A lato, Moni Ovadia. Nella foto a destra Vincenzo D’Aquino con Beppe Severgnini
uattro giorni di dibattiti, eventi, presentazioni, reading, concerti e proiezioni; più di 160 ospiti per oltre 100 incontri e più di 150 ore di programmazione; 7 location, 40 volontari, 12 responsabili dell’organizzazione; un totale di oltre 14mila presenze, con un picco di 5mila registrato per la giornata di domenica: sono questi i numeri che confermano il trend positivo del Festival delle Letterature dell’Adriatico, la cui dodicesima edizione si è consumata tra giovedì 6 e domenica 9 novembre a Pescara totalizzando un 15% di spettatori in più rispetto all’edizione 2013. Da Dario Franceschini a Samuele Bersani, passando per Pif, Enrico Mentana, Beppe Severgnini, Daria Bignardi, Marino Sinibaldi, Aldo Cazzullo, Sonia Peronaci, Francesco Piccolo e tanti altri, il Festival organizzato da Mente Locale ha potuto offrire al pubblico oltre 100 appuntamenti ad ingresso gratuito grazie alla presenza del main sponsor Deco, a sponsor privati come Città Sant’Angelo Village, Barbuscia Smart, Marifarma, Casal Thaulero e al contributo del Comune di Pescara e del patrocinio della Regione Abruzzo. Tra le novità della dodicesima edizione c’è stata la presenza del main partner TIM, che ha selezionato il Festival delle Letterature dell’Adriatico tra gli eventi culturali italiani più importanti e ha trasmesso in streaming gli appuntamenti di maggior rilievo, disponibili anche on demand su www.LIVEon4g.tim.it. «È stata la sensibilità dei privati –ha commentato il direttore del Festival Vincenzo D’Aquino– a permettere anche quest’anno ad un pubblico vastissimo, proveniente anche da altre province, di usufruire della proposta variegata del Festival. Ci piace considerarlo come un segno dei tempi che cambiano, in cui le istituzioni sono chiamate a sostenere le iniziative attraverso vie diverse da quelle solitamente battute. Per quello che ci riguarda, siamo sin da ora concentrati sull’edizione 2015, che si svolgerà dal 5 all’8 novembre». Altra nota positiva: sono stati circa 700 i libri per bambini e ragazzi, usati o nuovi, raccolti per integrare la piccola Biblioteca Solidale del reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale di Pescara, già forte dei 1300 volumi raccolti nelle due precedenti edizioni, che porta così a 2000 i libri sugli scaffali della biblioteca allestita dal Festival insieme a Marifarma.
Concerti, reading, eventi e tanti ospiti nel FLA diretto da Vincenzo D’Aquino
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[ ARTE ]
LUCE, COLORE E AMBIENTE Di Annamaria Cirillo
I
l giovane artista pescarese Rashid Uri approfondisce da tempo gli spazi della sua arte in un impatto profondo con la propria interiorità che è sua propria identità. Essa esiste dall’inizio pur nel contesto e nel rimando ad una contemporaneità di partecipazione diretta con l’internazionalità. Le sue prime istintuali ricerche sul colore e la luce, raffinate e coinvolgenti, vivono di una preziosità che pare indagare l’anima ed il senso dell’esistere pur senza cenni di figurazione. Le leggere strisciature del pennello sulla tela paiono fili dell’anima, itinerari nel colore. Traslazione di una grande sensibilità e nel contempo un “modus vivendi” contemporaneo ed internazionale espresso nel
Rashid Uri, artista raffinato dal respiro internazionale modernismo delle sue installazioni. Non a caso il suo iter partecipativo-espositivo inizia su territorio estero in valide mostre, mentre i suoi collegamenti con l’Italia sono soprattutto con Milano e Torino. A partire dal 2012, citando alcuni eventi, ricordiamo che l’artista viene invitato al meeting “Berlin, Bazis Contemporary Art Space”. Nel 2013 è a New York al “Creative Rising, See” e al “The Story of the creative”, Angel Orensanz Foundation, New York. Partecipa inoltre al “Mercutio’s Closet – Bazis Contemporary Art Space” presso la Fabrica de Pensule, a Cluj Napoca, in Romania. Nel 2014 gli viene conferito il “Premio Celeste 2014” all’Assab One di Milano. Successivamente l’artista espone in Abruzzo in uno spazio privato a Pescara (Hidden Field) ed a Francavilla al Mare presso il MuMi (Mutaforme). La sua creatività si evolve sempre più in progress. I suoi allestimenti sono spesso pareti sulle quali un posizionato oggetto-simbolo postula finalità introspettive che profondamente identificano le sue opere. Esposizioni
versatili, anche nella idea di un modernismo cinetico accentuato, eppur composte nell’equilibrio di una chiarezza ideativa di base. L’artista modula lo spazio nella variabilità di incrociati riflessi di luce, in specie neon, colore e zone d’ombra. L’incontro con l’opera ne trattiene la partecipazione ben oltre il tempo della visione, come nell’opera n. Signs Atlas: in questa una posizionatura statica di rette orizzontali su parete si confronta con un surf, oggetto simbolo di moto e velocità, idea di mare e spazio. Resa di confronto di un unicum. Ciò accade in varie sue composizioni. Spesso le sue sono ideate teorie di parallelismi convergenti-divergenti, tematiche e visioni condivise in sequenze a sottolineare comunicazioni di movimento. Un rigore frontale, quindi, di vivibile modernità urbana. In conclusione impianto futurista, ove l’oggetto quale simbolo di un recupero concettuale contrappone movimento a staticità, promuovendosi come ambiente mentale, recupero coinvolgente di consapevolezza, di arte ed emozionalità. L’artista Rashid Uri, così ricco di tale capacità di comunicazione, è già coinvolto nel prossimo 2015 in un programma ricchissimo di impegni d’arte, sempre più legati alla internazionalità (ma è in programma anche una sua importante mostra in Abruzzo che realizzi nella regione una ottimale conoscenza della sua arte). A riguardo si riporta un brano, tratto dal testo critico di Sibilla Panerai, eccellente critico d’arte, nonché docente universitaria: “Le opere di Rashid Uri vibrano di colore. Il gesto e la materia richiamano una tecnica radicata, rinnovata da un acceso cromatismo, che precede per accostamenti e sovrapposizioni, con effetti inediti di luce. Le opere, fatte di velature, risultano come incastonate nelle superfici, evanescenti per un effetto di illuminazione naturale. Rashid non si ferma all’opera bidimensionale e investiga anche la terza dimensione, ricopre intere aree di fogli impressi con lo stesso gesto pittorico sovrapposto a grandi elementi di luce, lampade al neon, nastri di videotape riflettenti, carte colorate e argentate. Amplificano la luce, il colore e la materia ancora. Il monocromo è solo apparente, le sue opere sono evanescenze inedite, vibrazioni dettate dal continuo volgere e tornare del pennello sulla tela, in un ritmo magistrale di apertura e chiusura, esordio ed epilogo”. Non si può che condividere, augurando all’artista un lungo internazionale percorso di creatività.
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Rashid Uri, Untitled (2013), olio su tela, cm 180x140. Nella pagina a fianco, in alto: Signs Atlas Vol.II (2014) 152 copie, 4 tele 60x50, tavola da surf (dimensioni variabili). In basso un ritratto dell’artista
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[ CINEMA ] Sara, dall’Abruzzo alla Sardegna
Si intitola Accabadora, ed è la seconda prova cinematografica per la pescarese Sara Serraiocco, già protagonista di Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Il film del regista Enrico Pau è in lavorazione a Collinas, nel cagliaritano, e prende il titolo da una figura leggendaria della mitologia sarda, che un tempo era chiamata per dare la buona morte come atto caritatevole. La ventiquattrenne attrice, che nel film recita a fianco della protagonista Donatella Finocchiaro, proviene da una lunga formazione di danza a livello professionale, e dopo Salvo è stata scelta anche da Liliana Cavani per interpretare Chiara d’Assisi nella miniserie televisiva Francesco, terza rivisitazione delle vicende del santo da parte della regista emiliana.
L’Italia dipinta
Un’orchestra da film Una nuova avventura per l’Orchestra Città Aperta, che registrerà la colonna sonora, scritta dal compositore Carlo Crivelli, per il nuovo film di Ficarra e Picone Andiamo a quel paese. L’Orchestra ha sede a Fossa, in provincia dell’Aquila, paese colpito duramente dal terremoto; la sala di registrazione, presso il Teatro la Fragolina, è l’unico punto di aggregazione che svolge attività all’interno di un paese fantasma. L’Orchestra Città Aperta ed il compositore Carlo Crivelli non hanno mai smesso di ridare spirito agli abitanti di Fossa, portando avanti il progetto di istituire un centro per colonne sonore, che ormai per gran parte, vengono prodotte a Sofia, Budapest, Praga, per via dei costi e per la mancanza di logistica. Tra le colonne sonore registrate a Fossa ricordiamo Vincere di Marco Bellocchio (per la cui musica Crivelli è stato candidato al David di Donatello, ha vinto il premio France Musique e l’RdC Awards 2013), La Passione di Carlo Mazzacurati, Matrimoni ed altri disastri di Nina di Majo. Andiamo a quel paese è la seconda collaborazione del duo comico con l’Orchestra Città Aperta, che aveva già firmato la colonna sonora del precedente film Il 7 & l’8. Prodotto da Medusa, sarà ospite del festival del cinema di Roma e l’uscita nelle sale è prevista il 6 Novembre. «È un film che mi sta divertendo tantissimo fare –commenta Carlo Crivelli– e che coniuga in maniera personalissima la commedia all’italiana con una comicità di tipo chapliniano». Proprio Chaplin è al centro del nuovo progetto dell’Orchestra Città Aperta, protagonista del restauro della colonna sonora di Tempi Moderni e La donna di Parigi di Charlie Chaplin: un’operazione di importanza mondiale che ha ridato vita alla musica composta dal genio creatore di Charlot.
Migliaia di fotogrammi stampati, fotocopiati e colorati con i pastelli ad olio, poi ripresi con la tecnica d’animazione a passo uno. L’ultimo progetto di Sandro Del Rosario, regista e artista pescarese trapiantato negli Usa, si intitola Lo sguardo italiano, e “vuole rappresentare la bellezza contagiosa dell’Italia, della sua storia, arte e architettura, e allo stesso tempo denunciare la profonda decadenza morale e culturale dell’Italia contemporanea. Questi due estremi convivono in maniera autentica in questo lavoro di video d’arte complesso e originale”. Per realizzare le prime 2.800 immagini del suo quarto film d’animazione, Del Rosario ha ottenuto il sostegno economico di numerose istituzioni pubbliche e private. “Ma il lavoro che mi attende è ancora lungo, servono altre 5mila immagini”. È dunque partita una massiccia operazione di crowdfunding tesa al raggiungimento dei 13mila dollari necessari per “ulteriori 6 mesi di lavoro full-time, per assumere un tecnico del suono, un compositore e per sostenere le spese di post-produzione (il mix del suono, il pacchetto finale per il cinema digitale, i DVD e i Blu Rays, e il materiale collaterale). Si può partecipare alla raccolta fondi seguendo le istruzioni sul sito losguardoitaliano.blogspot.it Dall’alto: Sara Serraiocco sul set di Accabadora con Donatella Finocchiaro (a sinistra); Ficarra e Picone a Fossa con il compositore Carlo Crivelli; un fotogramma da Lo sguardo italiano di Sandro Del Rosario. Nella pagina a fianco la locandina del premio Gianni Di Venanzo e un momento dell’incontro tra Goffredo Fofi e gli studenti del Csc all’Aquila.
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Nel nome di Gianni È stato collaboratore di Fellini, Antonioni, Rosi, Maselli e Lizzani. Ha firmato capolavori come 8 e ½, Le mani sulla città, L’eclissi, I soliti ignoti. Prematuramente scomparso nel 1966 a 46 anni, Gianni Di Venanzo è stato uno dei più importanti direttori della fotografia degli anni d’oro del cinema italiano e oggi viene ricordato grazie all’attività dell’associazione Teramo Nostra che dal 1996 organizza il premio a lui intitolato. Giunto alla XIX edizione, il Premio Gianni Di Venanzo assegna gli “Esposimetri d’oro” per la miglior fotografia (italiana e straniera), un premio alla carriera, uno “alla memoria”, e uno alla miglior fotografia televisiva. Quest’anno si sono ritrovati presso il cineteatro comunale di Teramo, lo scorso 11 ottobre, Nicola Pecorini (premiato per Incompresa di Asia Argento), Sofian El Fani (esposimetro d’oro per La vita di Adele di Abdellatif Kechiche), Blasco Giurato (premio alla carriera) e Fabio Olmi per A testa alta di Maurizio Zaccaro (categoria Fiction tv). Il premio alla memoria è andato allo svizzero Carlo Varini, direttore della fotografia dei primi film di Luc Besson, scomparso lo scorso maggio.
Il Csc riparte con Fofi e Segre Insieme ai cantieri edili ripartono all’Aquila anche quelli culturali: dal 15 settembre scorso sono riprese le lezioni del corso di “Reportage audiovisivo” della sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia, con la direzione didattica da quest’anno affidata a Daniele Segre. Il regista e documentarista ha coinvolto nel progetto nomi importanti della comunicazione multimediale –dalla scrittura alla radio, dalla fotografia al video, alla rete internet– come Goffredo Fofi, Luciana Castellina, Mario Dondero, Giuliana Sgrena, Luca Bigazzi e molti altri. Proprio Goffredo Fofi (nella foto durante l’incontro con gli studenti) è stato il protagonista della prima lezione, incentrata sul tema “l’Idea del Reportage”. Ricercatore, giornalista, direttore e fondatore di molte riviste e periodici, Fofi ha sollecitato gli studenti ad affrontare i loro lavori di inchiesta basandosi sul presupposto fondamentale della curiosità come approccio alla scoperta della realtà, accompagnato da una “esigenza etica” che sostanzi l’urgenza di voler raccontare per contribuire ad una crescita e al cambiamento. In questo senso,
per accompagnare il lavoro di formazione della classe, Fofi ha ricordato agli allievi anche i suoi “quattro comandamenti”, riassunti nelle esortazioni: “resistere, studiare, fare rete e rompere le scatole”, senza avere paura del fallimento.
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[ Eventi ]
PREMIO NORD SUD TERRITORIO DI SCAMBI
In alto la giuria del premio Nord Sud con i premiati dell’edizione 2014. Qui sopra un momento della premiazione. In basso una foto di Maurizio Anselmi
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arlare del Nord e del Sud del mondo in termini di contatti, scambi, influenze è l’obiettivo del Premio Internazionale NordSud di Letteratura e Scienze Fondazione Pescarabruzzo, giunto quest’ anno alla sua VI edizione. La cerimonia si è svolta lo scorso 24 ottobre nella sede della Fondazione Pescarabruzzo a Pescara, alla presenza del sindaco Marco Alessandrini, del senatore Giovanni Legnini, fresco di nomina a vicepresidente del Csm, e di Carmine Di Ilio, Rettore dell’università “d’Annunzio”.
La giuria del Premio, composta da Nicola Mattoscio (Presidente), Stevka Šmitran (Segretario), Franco Cardini, Francesco Marroni, Elio Pecora, Benito Sablone e Lucia Votano, ha attribuito i seguenti premi per il 2014: al coreano Ko Un è andato il premio per la Poesia, per la raccolta Cos’è? pubblicata in Italia da Nottetempo; André Aciman per l’opera Harvard Square (pubblicata da Guanda) ha ottenuto il premio per la Narrativa; per le Scienze esatte e naturali il Premio è stato assegnato a Edoardo Boncinelli per il testo Genetica e Guarigioni (pubblicato da Einaudi); infine Shu-Heng Chen, per la pubblicazione Cognitive capacity and cognitive hierarchy: a study based on beauty contest experiments, ha ricevuto il premio nella categoria Scienze Sociali. Istituito nel 2009, il Premio si è imposto per l’originalità e per il prestigioso Albo d’Oro dei vincitori: tra i più noti citiamo Peter Handke, Joumana Haddad, Lars Gustafsson, Kamila Shamsie, Evgenij Rejn, Radwa Ashour, Aleksandar Hemon, Maram al-Masri, Luis Sepúlveda e Michael Krüger per la Letteratura, e Lucia Votano, Kumaraswamy Vela Velupillai, Jayati Ghosh, Stanko Stanic, Klaus G. Strassmeier, Giovanni F. Bignami, Jean-Paul Fitoussi, Giulia Biffi e Anwar Shaikh per le Scienze.
LASSÙ SUL CORRIERE
C
apita, a volte, che la nostra regione faccia notizia non solo per casi di cronaca o di malapolitica. Stavolta sono le fotografie di Maurizio Anselmi, presentate dai testi di Nicola Catenaro, a costituire un meraviglioso reportage dedicato al paesaggio del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga comparso sul sito del Corriere della Sera lo scorso 20 ottobre. “Se l’Abruzzo sembra il Tibet. Foto magiche” titola il Corriere, presentando ben 38 immagini scattate da Anselmi, che ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita professionale a immortalare gli angoli più nascosti e incontaminati di una delle regioni più verdi d’Europa. 44
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Jazz e i suoi fratelli
È
un insolito quartetto quello che ha dato vita alla neonata associazione culturale Jam&s (acronimo che sta per Jazz Association Music & Soul), che si propone di portare una ventata di novità all’interno dell’offerta musicale regionale. Un ensemble d’eccezione che vede alla direzione artistica due stelle del jazz (Marco Fumo e Michele Di Toro, nelle foto) e Modesto Lanci e Fabrizio Marchesani rispettivamente presidente e segretario. «Il Jazz –spiega Marco Fumo, anche vicepresidente di Jam&s– è uno dei pochi generi musicali che ha sempre mostrato grandi capacità di relazionarsi con altri tipi di musica, di assorbirli e reinventarsi costantemente. Ci interessa mettere in luce quest’aspetto, proponendo di volta in volta concerti che facciano emergere i legami palesi o sotterranei che uniscono il jazz ad altre forme musicali». Ed è stato proprio Michele Di Toro, pianista che ha fatto della contaminazione una cifra stilistica, a promuovere l’idea che ha dato vita all’associazione, di cui condivide con Fumo la direzione artistica. «Oltre all’aspetto musicale –spiega Di Toro– quello che davvero ci interessa è offrire agli spettatori qualcosa che lasci un segno,
che non sia una “semplice” esibizione. È l’aspetto culturale, insomma, che ci sta a cuore: per questo abbiamo previsto la presenza di una guida all’ascolto (autorevoli musicologi e musicisti come Stefano Zenni, Fabio Ciminiera e Marco Di Battista), che illustrerà il significato del concerto prima della serata, e la possibilità di parlare e scambiarsi emozioni e opinioni con i musicisti alla fine dell’esibizione». Jam&s inizierà la sua attività a partire dal prossimo febbraio con sei concerti che accompagneranno il pubblico fino alla fine di maggio: apertura affidata alle agili dita del pianista Enrico Pieranunzi, seguito dal Contemporary Vocal Ensemble del compositore Angelo Valori, da un “piano solo” di Marco Fumo, dal trio classico (pianoforte, contrabbasso e batteria) di Pier Carlo Penta, Paolo
Ghetti e Daniele Marzi; poi sarà la volta del dialogo tra pianoforte e bandoneon che vedrà protagonisti Michele Di Toro e Daniele Di Bonaventura, per arrivare al gran finale con il quintetto di Francesca Ajmar e Moacyr Luz. «Le sedi dei concerti –conclude Fumo– saranno diverse e perlopiù “istituzionali”: il Conservatorio di Pescara, ad esempio, col quale è importante relazionarsi visto anche lo scopo didattico del nostro programma, ma anche teatri e auditorium sparsi nell’intera area metropolitana, senza escludere la possibilità di utilizzare anche spazi non convenzionali. Nella città che vanta il primo e più grande Festival Jazz italiano, desideriamo recuperare e rivitalizzare un rapporto col pubblico che l’industria discografica, oggi, tende spesso a soffocare»
DUE GIORNI PER LA CREATIVITà
I
l meglio dell’inventiva abruzzese si è dato appuntamento a Pescara per Behance Portfolio Review, due giorni di eventi, incontri, riflessioni e opportunità organizzati dall’associazione Pepe in collaborazione con Behance, il portale più importante al mondo in tema di creatività. Oltre 1.500 persone hanno affollato l’Aurum. A trionfare nel concorso il francavillese Luca Di Battista per il suo progetto “La montagna nera”che ha vinto un anno di licenza gratuita della nuova suite Adobe Creative Cloud, premio messo in palio proprio dalla società americana e consegnatogli idealmente da Kenneth Shinabery, creativo newyorkese e direttore della galleria Wacom di Behance sul cui portale, attualmente, si incontrano ben 8 milioni di persone. Una consegna simbolica, a causa dell’impossibilità di Di Battista di essere a Pescara perché impegnato, lavorativamente, a Berlino. Il progetto vincitore abbraccia tutte le forme creative, dalla scrittura alla grafica all’illustrazione, per quello che è il primo numero di una collana in cui il fil rouge dei racconti è il mix di superstizione, miti e leggende dell’ambiente rurale della Valle Peligna. Con lui finalisti erano Leo Margiotti, Marino La Torre, Fabio Di Donato e il Concept store per il restyling editoriale di Tesori d’Abruzzo. Soddisfatti gli assessori alla
Cultura Giovanni Di Iacovo e Paola Marchegiani (nella foto), che sull’onda di tanto successo pensano a un Festival della creatività che potrebbe diventare un appuntamento annuale. «È stato un evento innovativo e dirompente» ha dichiarato Marchegiani. «L’Aurum è poi la cornice perfetta per ospitare eventi culturali di carattere internazionale che siamo certi si ripeteranno». Un vero e proprio amore, invece, quello sbocciato tra Shinabery e la nostra città: «Grazie a quest’evento –ha detto– gli iscritti abruzzesi al portale Behance riceveranno maggiore attenzione, ricevendone di conseguenza da parte delle aziende ed agenzie di tutto il mondo». «Grazie all’intervento di Pepe Collettivo che ha portato nella città dell’Adriatico il primo Behance Portfolio Review –ha concluso il presidente dell’associazione Flavio Melchiorre– l’organizzazione internazionale di Behance ha riconosciuto Pescara come comunità locale creativa mondiale e non possiamo che esserne estremamente felici». 45
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[ LIBRI ]
A cura di Francesco Di Vincenzo
SAGGI LUCILLA SERGIACOMO Dice bene Bruno Pischedda quando, recensendo sul Domenicale del Sole Gadda spregiator delle donne di Lucilla Sergiacomo scrive: “Si rischia indubbiamente il peccato di lesa maestà strapazzando Gadda e portandolo al punto di una feroce ostilità antifemminile”. Lucilla Sergiacomo “strapazza” Gadda senza timori reverenziali ma ordisce la sua trama critica su una tessitura minuziosa e fittissima di “prove”, tratte dall’opera e dalla vita di Gadda, in grado di sostenere
la sua tesi. Carlo Emilio Gadda, dice in sostanza Sergiacomo, è lo scrittore del Novecento più violentemente ostile alla donna. Un viscerale misogino che nella sua opera (“geniale” sottolinea a scanso di equivoci) riduce la sua visione del mondo femminile a due stereotipi: la “signorina” borghese, sublimata e disincarnata, e la popolana portatrice d’incontenibile carica erotica, tentatrice e oggetto di desiderio. Tuttavia, la sua feroce ostilità al mondo femminile (praticata anche nella vita reale) non impedisce a Gadda di tratteggiare figure di donne memorabili, estranee ad ogni stereotipo della tradizione letteraria, come le due protagoniste dei capolavori gaddiani: la Madre, protagonista della Cognizione
NARRATIVA DANIELE CAVICCHIA Il poeta Daniele Cavicchia fa il suo esordio nella prosa con i dieci racconti brevi raccolti in La matita. Dieci storie di esile corpo narrativo, enigmatiche ed elusive, talvolta esplicitamente oniriche. Tutte molto suggestive e coinvolgenti. I personaggi sono
indefiniti, misteriosi, doppi (“Esiste un altro noi oltre noi e questo lei non l’aveva capito oppure era l’altra lei che non l’aveva accettato”). Storie e personaggi sempre costruiti per sottrazione, mediante un linguaggio ellittico che esclude ogni compromissione con la realtà storica e vagheggia una pur impossibile simbiosi con la natura, unica via per eludere il male e la volgarità della storia e della società. Una scrittura poetica che esprime orrore del mondo e fiducia nella parola, cioè nella poesia. fdv La matita di Daniele Cavicchia Noubs, 2014 pp.104 € 10
del dolore e Liliana, protagonisa di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Attraverso queste due figure, sostiene Sergiacomo, Gadda sembra rovesciare la sua misoginia in una critica dell’ideologia dominante: la morte violenta della “signora” protagonista della Cognizione e l’assassinio di Liliana nel Pasticciaccio sono, per l’appunto, le terribili “punizioni” di due donne irrealizzate nel ruolo che la cultura corrente assegnava loro: quella, per l’appunto, di madre. fdv Gadda spregiator delle donne di Lucilla Sergiacomo Noubs 2014, € 15
ROMANZI GINO DI TIZIO La toga nera di Gino Di Tizio racconta con il linguaggio spoglio e diretto del giornalista di razza, la storia di Marco, giovane magistrato abruzzese trasferito da Roma alla Procura della Repubblica della sua città d’origine, Chieti. Presto si accorge che dietro la superficie di città tranquilla si agita un groviglio di piccole e grandi illegalità che, troppo spesso, grazie anche alla complice tendenza a minimizzare e sopire del Procuratore capo, sfociano in impunità clamorose e ingiustizie gravissime. Marco non s’accoda all’andazzo e s’impegna in tenaci battaglie contro pezzi grossi della città e a favore delle vittime di scandalose sentenze. Ma presto s’accorge che le
sue battaglie sono vane e comincia ad accettare piccoli compromessi che, alla fine, lo porteranno ad una disincantata accettazione della realtà. Un apologo amarissimo, ispirato all’autore da fatti realmente accaduti alcuni decenni fa. fdv La toga nera di Gino Di Tizio Noubs 2014, pp. 90, € 10
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[ LIBRI ]
A cura di Bruno Cortesi
Poesia GIANNI Scassa Una giornata al mare, un titolo o la pubblicità su un giornale, la brezza mattutina o i suoni del temporale. Ma anche le sensazioni e i sentimenti, le emozioni e i pensieri di un uomo semplice, ironico, sempre critico nei confronti di abitudini e convenzioni. Le pagine di Attimi possono essere leggere e dense, tristi e allegre, spirituali e biecamente terrene. La Poesia intesa come mezzo per “lenire il dolore/del fuggir della vita le ore”, guardando con rispetto ai grandi come Montale e Ungaretti (Ad aiutar gli altri nati/che i vostri versi sorvolano) ma più spesso preferendo un personalissimo e divertentissimo stile da “haiku della disperazione” (Padre nostro/che sei nei cieli/Scendi).
Attimi di Gianni Scassa Vitale edizioni, 2014, pp.81
ROMANZI VALENTINA DI CESARE Marta è una simpatica donnina di mezza età: nubile, commessa da anni in una merceria. La sua vita si nutre di dedizione al quotidiano, non riluttante ad un raro riso, né ad una forma di commozione. La cura che profonde nell’usuale è una didascalia in calce ad eventi frettolosi dell’esistenza, abbastanza concettosa da ricordarci che questi narrano di quella tessitura di errori e tenerezze che trama l’esistere. Il libro ci trascina in un mondo di personaggi surreali ed affascinanti, coll’intento di rinvenire quella genuinità che ciascuno può recuperare per guardare senza giudizio al prossimo.
Marta la sarta di Valentina Di Cesare Tabula fati, pp.160, € 13
ROMANZI GIUSEPPE MARTOCCHIA Un tema caro alla contemporaneità: quello dell’individuo che, incapace di riconoscere un principio che orienti le azioni umane, si fa egli stesso “arbitro in terra del bene e del male”. Lo scrittore Eugenio Corradi “deve” uccidere quanti più politici e uomini di governo potrà. I suoi piani irrazionali vengono ostacolati dal sopraggiungere di una donna colombiana alla ricerca di un manoscritto attribuito a Campanella, che descrive minuziosamente l’utopica città del sole. L’appeal della straniera sarà tale da coinvolgere Corradi nella sua crociata, segnandone irrimediabilmente le sorti.
In quale mai folgore di tempo di Giuseppe Martocchia Tabula fati, pp 304, € 21
NARRATIVA SANDRO DE NOBILE Un gioco paradossale e grottesco, ridicolo, drammatico nella sua risibilità, nel quale le uniche stille di verità sembrano provenire dalla parola stessa, in balia di chissà quali e chissà quanti significanti. Si è succubi all’interno di questi undici racconti che esplorano i più diversi registri, costruendo molteplici e stranianti punti di vista. Ma non è un mero virtuosismo stilistico. Traspare, tra le pieghe della parola, la solitudine irragionevole dell’uomo contemporaneo, il suo essere dominato da angosce che rischiano di ricacciarlo nel ventre assurdo della follia, il suo poter essere chiunque, dunque il suo non essere nessuno.
Ludus in fabula di Sandro De Nobile Tabula fati, pp 104, € 10
POESIA MIRANDA D’AMICO “Se è vero come è vero –scrive Plinio Perilli nell’introduzione alla terza silloge di Miranda D’Amico– che ogni gesto lirico sceglie poi un colore, Miranda D’Amico elegge l’azzurro a suo fervido sfondo dell’anima, ideale ma presto concretato autoritratto cromatico, sguardo sul mondo restituito in adesione, passione espressiva: Tutto l’azzurro del mondo/nelle mie pupille / Tutto il dolore del mondo/nel mio pensiero. […]Una ricerca luminosa, un libro rischiarante e puro, sereno anche nelle sue nuvole, nei suoi bianchi e grigi sofficissimi, che non lo turbano l’azzurro, non lo nascondono, non lo vincono –a tratti– che solo per un attimo”.
Tutto l’azzurro del mondo di Miranda D’Amico Tracce 2013, pp 114, € 15 47
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[ LIBRI ] SAGGI FRANCA MINNUCCI Il fascino di Eleonora Duse, attrice teatrale che conquistò d’Annunzio, fu noto in quasi tutto il mondo. “La sua recitazione, anche quella delle mani, è favolosamente fine, sensibile e trascinante; la sua meravigliosa voce è capace di ogni sfumatura e riesce ad essere commoventemente infantile o a far gelare il sangue nelle vene. La sua presenza sul palcoscenico è serrata, flessibile e, in ogni istante, di grande effetto plastico”. Così Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura, definisce la divina Eleonora. Nel 1888 a Roma, al teatro Valle, la Duse ha appena finito di interpretare Violetta ne La Signora delle camelie e si avvia nel suo camerino E. Duse, G.d’Annunzio quando un giovane minuto ed Come il mare io ti parlo. elegantissimo, le grida entusiasta: Lettere 1894-1923 “O grande amatrice!”. È Gabriele a cura di Franca Minnucci d’Annunzio. Successivamente, nel Bompiani 2014, pp. 1408, € 30 1894, fu un incontro a Venezia a dare inizio al legame che durò una
decina d’anni e che accrebbe la fama di d’Annunzio e donò alla Duse la possibilità di recitare brani scritti per lei. Ma il legame sentimentale e artistico poco dopo comincia a incrinarsi: il suo Gabri passa ad altre conquiste femminili. Eleonora riprende a girare il mondo per le sue tournées ma, ammalata di tisi, a Pittsburgh (Pennsylvania) muore il 5 aprile del 1924. La scrittrice e attrice pescarese Franca Minnucci, studiosa di d’Annunzio, e che ha già pubblicato per la casa editrice Ianieri La figlia di Jorio (2004) e Eleonora Duse. La fine di un incantesimo (2012), ora ha pubblicato per Bompiani le lettere che la Duse scrisse a d’Annunzio. Il voluminoso libro, con prefazione di Annamaria Andreoli e postfazione di Giorgio Barberi Squarotti è un saggio ma si legge piacevolmente come un romanzo perché ad ogni lettera della Duse Franca Minnucci ha aggiunto note di commento che finiscono per circostanziare le situazioni. Sicuramente l’opera ha richiesto un lavoro lungo, paziente e minuzioso sulle lettere della Duse, custodite nel Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera. Dalle lettere traspare il grande amore della Duse per il suo Gabri, amore che non si è affievolito nonostante i tradimenti e che è rimasto immutato fino al sopraggiungere della morte dovuta alla tisi. Dinanzi al luttuoso evento, pare che d’Annunzio abbia detto: “È venuta a mancare/Chi non meritai”. Egli fece pressione su Mussolini per far rientrare la salma in Italia. Anna Cutilli
SAGGI CACCIATORE E DI BERARDINO Non sono dei grandi oratori, ma le storie le sanno raccontare. Nessuno gli assegnerà il Nobel per la letteratura, ma va dato atto ai due giovani autori di Britannica di aver compiuto uno sforzo notevole nel tracciare una storia dell’ultimo grande movimento musicale inglese che negli anni 90 ha portato alla ribalta band come Oasis, Blur, Pulp e Suede. «La scena britpop –spiegano gli autori– benché tramontata, mancava di un libro che ne raccontasse la genesi, lo sviluppo e l’inevitabile declino. Esistono testi biografici sulle singole band, ma non un’opera che le inquadrasse tutte insieme, che ne esplorasse le peculiarità e le connessioni, che ne svelasse Britannica. i retroscena così come le aspirazioni». Alessio Dal Madchester Cacciatore (Penne, 1978) e Giorgio Di Berardino al Britpop. (Pescara, 1980) sono riusciti a coniugare la passione Il ritorno del rock per la musica con la cultura musicale, regalandoci d’oltremanica un’enciclopedia romanzesca appassionante e ben di Alessio Cacciatore scritta che ha il merito, soprattutto, di portare alla luce e Giorgio i protagonisti meno noti di quel ventennio dorato, Di Berardino artisti lontani dalla fama planetaria raggiunta da Caosfera, 2014, Gallagher, Albarn e soci, ma che hanno avuto la loro pp 409, € 19 occasione in un Paese in cui la cultura –e la musica– vengono da sempre ritenuti una cosa molto seria.
NARRATIVA GIUSEPPE ROSATO Con garbo e senso di ospitalità, Giuseppe Rosato fa entrare il lettore in una casa sobria ed elegante di dieci stanze, visitando le quali, tra il mobilio, si trovano i segni della presenza del suo abitatore: i temi e le figure che più gli stanno a cuore. Siano scale a forbice, partite ancora da giocare o che non si giocheranno mai più, eternità da spendere o già spese, parole in esubero, meteorologie fantastiche, uomini in frantumi, guerre perse o da perdere, viaggi da non viaggiare e perfino una metropolitana gallina, ignara di tutto, a spasso, un po’ spaesata forse fra l’uscio semiaperto di una casa e il cancelletto del cortile. (dall’introduzione di Massimo Del Pizzo).
Abitare un foglio di Giuseppe Rosato Ianieri, 2014, pp 96, € 10
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Sped. abb. postale Art.1 comma 1353/03 aut. n°12/87 25/11/87 Pescara CMP
novembre/dicembre 2014 n.85 • € 4.50
Le aziende fiore all'occhiello dell'imprenditoria abruzzese
La grande occasione AGIRE - Polo d'innovazione agroalimentare
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Giovanni Legnini IL Vice di GIORGIO Fondazione Industriale Adriatica C’È cultura nelL’Aria Lucrezia Guidone Professione attrice
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Mario Fratti Un’ORA CON MARilYn
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www.dececco.it
Anche le opere d’arte richiedono un metodo.
Noi di De Cecco difendiamo da sempre il valore di una pasta fatta a regola d’arte. Solo semola di grana grossa impastata a freddo con acqua purissima, essiccata lentamente e trafilata al bronzo, cosÏ come vuole la tradizione. Un saper fare che siamo orgogliosi di aver mantenuto vivo nel tempo e che altrimenti sarebbe andato perduto. Un metodo antico e sapiente che potete ritrovare ogni giorno nel sapore unico della pasta De Cecco.
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SPECIALE POLO AGIRE
la grande OCCASIONE L’Esposizione universale di Milano che si svolgerà da maggio a ottobre del prossimo anno rappresenta un’opportunità imperdibile per valorizzare le risorse di una regione che ha una grande voglia di mostrare le sue potenzialità
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maggio-31 ottobre 2015. Due date importanti. Segnano l’inizio e il termine di Expo 2015, l’Esposizione universale, tra i più importanti eventi mondiali. Ad ospitarla, ogni quinquennio, è un luogo diverso del pianeta. Questa volta tocca a Milano, già protagonista nel 1906 dell’Esposizione universale dedicata ai trasporti. Ma l’Expo, come si legge nell’introduzione del sito dedicato (www.expo2015. org) non è solo una rassegna espositiva, ma anche un processo partecipativo che coinvolgerà un gran numero di soggetti e persone attorno a uno slogan (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita) che rappresenta un tema decisivo. Previsti oltre 130 partecipanti e oltre 20 milioni di visitatori su un sito espositivo di un milione di metri quadrati. Sarà un viaggio tra sapori e culture e un confronto sull’utilizzo delle risorse del pianeta. È possibile garantire cibo e acqua alla popolazione mondiale? Aumentare la sicurezza alimentare? Proporre nuove soluzioni in grado di tutelare la biodiversità del pianeta? L’obiettivo dichiarato dell’Expo non è fornire risposte univoche, ma sollevare domande e offrire ai visitatori occasioni per cercare risposte. Il dibattito si svilupperà giorno per giorno attraverso eventi, mostre, convegni e incontri. Per l’Italia è una grande occasione, e a testimoniarlo basterebbero i fiumi di inchiostro che si sono versati finora per esprimere le ansie e le preoccupazioni legate alla riuscita della manifestazione. Sarà una grande opportunità anche per l’Abruzzo e l’intero suo comparto agroalimentare. Per la pasta, il vino, l’olio ed altre tipicità quali ad esempio formaggio e dolci che i produttori abruzzesi sanno realizzare, certo, ma anche per la sapienza magistrale che un’antica tradizione, attraversando i secoli, è riuscita a conservare. L’Abruzzo sarà presente al Padiglione Italia dell’Expo di Milano con un ufficio di rappresentanza, la partecipazione alla Mostra sull’Italia delle Regioni (manifestazione sulle eccellenze dei territori italiani) e l’allestimento per una settimana di uno spazio espositivo di 200 metri quadrati. In programma
anche un pacchetto di visite guidate e trasferte dedicate (con collegamenti diretti Milano-Pescara) per far conoscere in loco processi e prodotti. Attorno a questi eventi (e prima e dopo il loro svolgimento) dovrà concentrarsi l’attenzione di tutti, istituzioni, aziende, associazioni di categoria ed altre organizzazioni rappresentative, affinché il brand dell’agroalimentare d’Abruzzo possa affermarsi e diventare volano di una conoscenza del territorio che vada oltre la semplice percezione di qualità dei prodotti agricoli e agroindustriali. «Al di là del discorso sulla qualità e sulle tradizioni –spiega William Di Carlo, presidente di Agire (il consorzio di piccole e grandi imprese che gestisce il Polo di innovazione dell’agroalimentare d’Abruzzo)– occorre far percepire la storia che si nasconde dietro i prodotti della nostra terra, i suoi valori, le sue ricchezze profonde, la bellezza delle colline e del mare, il fascino e le suggestioni dei Parchi, i segreti di un territorio ancora da scoprire. Sarà importante, in questo contesto, sottolineare come le tipicità abruzzesi e il nostro sistema produttivo siano molto vicini ai grandi temi dell’Expo sulla sostenibilità, la sicurezza alimentare e la biodiversità. E questo potrà avvenire, oltre che attraverso le migliaia di contatti diretti che l’Expo 2015 offrirà, anche attraverso una strategia che colga le infinite potenzialità di uno strumento di visibilità così unico». «Una strategia –precisa l’amministratore delegato di Agire, Donato De Falcis– che sappia raccontare l’Abruzzo delle tradizioni, ma anche l’Abruzzo della voglia di rilancio, della capacità di fare rete tra imprese e dei risultati legati all’aver portato innovazione anche all’interno di piccole e piccolissime realtà produttive. Un risultato che ci fa sentire orgogliosi per ciò che è stato fatto finora e per il tanto che potrà essere fatto ancora. L’Abruzzo del rapporto fra imprese, Università e centri di ricerca, infatti, può e deve offrire ancora molto in termini di valore aggiunto e di prospettive all’Abruzzo del futuro».
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AZIENDA AGRICOLA MASCIARELLI
UNA STORIA D’AMORE Innovatore, grande enologo e illuminato imprenditore, Gianni Masciarelli ha scommesso fin dall’inizio sulle potenzialità di quei vitigni, Trebbiano e Montepulciano, che caratterizzano il suo Abruzzo, traghettando la viticoltura regionale dal passato alla modernità. E ha condiviso la sua visione con la moglie Marina Cvetic che oggi ne prosegue il sogno
•Nella foto sopra: la tenuta di San Martino sulla Marrucina. Nella pagina a fianco: Marina Cvetic con i figli e una bella immagine del castello di Semivicoli.
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arlare di vino in Abruzzo vuol dire necessariamente citare Gianni Masciarelli, l’innovatore: colui che traghettò la viticoltura abruzzese dal passato al futuro, l’enologo che vanta –come un famoso settimanale– innumerevoli tentativi d’imitazione. A lui si deve l’introduzione di nuove metodologie per la vinificazione, di nuove tecniche, apprese perlopiù in Francia, con le quali si poneva in controtendenza rispetto alla tradizione regionale. Il tempo gli ha dato ragione e se i vini abruzzesi sono oggi ai primi posti in quasi tutti i concorsi enologici lo si deve alle sue intuizioni. Il percorso evolutivo immaginato da Gianni Masciarelli è stato condiviso fin dall’inizio con la moglie Marina Cvetic, attualmente la principale figura di riferimento dell’azienda, cui Gianni dedicò una delle sue linee più rappresentative, la linea Marina Cvetic (Montepulciano, Trebbiano, Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon). Marina quest’anno ha ricambiato il favore lanciando al Vinitaly la linea Gianni Masciarelli (Montepulciano, Rosato e Trebbiano), che insieme alle linee Villa Gemma (Montepulciano, Cerasuolo d’Abruzzo, Bianco), Castello di Semivicoli (Trebbiano, Pecorino, Rosso Terre Aquilane) e Iskra (Montepulciano)
compone una produzione annuale di circa 2,5 milioni di bottiglie. È una storia d’amore quella di Gianni Masciarelli. Amore per il vino e per la cultura enologica, e amore per la sua compagna Marina, che prosegue l’opera di Gianni portando alto il nome dell’Abruzzo nel settore dell’enogastronomia. Dai 2,5 ettari iniziali, oggi l’azienda Masciarelli conta circa 320 ettari coltivati a vigneto e uliveto, disseminati in 14 comuni nelle province di Chieti, Teramo, Pescara e L’Aquila. Si tratta di terreni dalle caratteristiche specifiche, ricchi di minerali, posti a varie altitudini (da 200 a 500 m.), dal mare alla montagna, coltivati sia seguendo il tradizionale allevamento a “pergola abruzzese” che il filare a guyot; terreni esposti alle diverse condizioni climatiche e dalle diverse tipologie (calcarea, argillosa, sabbiosa, roccia strati, ciottolosa) che producono pertanto specifiche e differenti espressioni dei vitigni in essi coltivati, esaltandone le peculiarità. Centro vitale dell’azienda è San Martino sulla Marrucina, un borgo in provincia di Chieti, a 420 metri di altitudine, a soli 20 chilometri dal mare Adriatico e 20 dalle cime della Maiella. Poco distante da San Martino è il piccolo borgo di Semivicoli, frazione di Casacan-
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ditella, dove con notevole lungimiranza Masciarelli ha condotto un meticoloso lavoro di restauro dell’antico palazzo baronale trasformandolo in una residenza dall’atmosfera country chic per amanti del bello meno conosciuto,“off the beaten track”: una residenza che conserva inalterata l’autenticità dei luoghi per un’immersione in tempi e ritmi passati che fa riscoprire serenità e armonia. È nel castello di Semivicoli che oggi si svolgono molti degli eventi organizzati dall’azienda come degustazioni, cene e ricevimenti: dalla colazione all’aperitivo open air, dal cestino picnic nelle vigne con prodotti locali alle cene gourmet “su misura” firmate da cuochi di tradizione o della nuova generazione abruzzese. L’esperienza col cibo si caratterizza per la massima cura dei dettagli, rispetto delle tipicità locali e grande attenzione al gusto, come è nello stile di Marina Cvetic che oggi dirige la struttura. Tutt’intorno, fitti tratti di bosco, colline dolci che arrivano al mare e vallate aspre: una natura avvincente, spesso intatta e ricca di contrasti da cui nascono i prodotti eccezionali dell’azienda Masciarelli. Da una parte, l’Olio Extravergine di Oliva in 4 varietà monocultivar, dall’altra vini di straordinarie suggestioni, robusti ed
eleganti, dai profumi profondi e coinvolgenti da degustare nell’antica bottaia del castello o, d’estate, nel giardino tra i filari di un vitigno antico. A disposizione degli ospiti del castello una piccola selezione delle migliori bottiglie Masciarelli: vini importanti come il Montepulciano d’Abruzzo “Gianni Masciarelli”, testimonial più evocativo di questa terra e di uno stile di vita senza tempo, e il “Villa Gemma”, uno dei migliori rossi d’Italia premiato da riconoscimenti internazionali e titoli sulle riviste cult del settore, e non solo. Un posto particolare meritano anche i vini firmati Marina Cvetic e la linea Castello di Semivicoli (che da quest’anno vanta anche un Pecorino): prodotti fatti per accompagnare il viaggiatore, con la loro straordinaria personalità, alla scoperta di un Abruzzo inedito e dell’autentica slow life. Tra le novità del 2014 anche il Trebbiano d’Abruzzo riserva “La botte di Gianni”, un bianco “Luminoso, brillante ed intenso, con sentori di lime, mele e minerali” come scrive il critico James Suckling. “La sua piena e meravigliosa acidità – prosegue – gli conferiscono tensione e luminosità. Un vino che fa pensare agli Chablis Grand Cru. Sicuramente un prodotto unico”. Questo vino ha una
storia particolare: «Qualche anno fa – ricorda Marina Cvetic – trovai in cantina due tonneaux di rovere francese da 700 litri, che erano stati acquistati da Gianni nella sua costante ricerca di un nuovo progetto. Nella vendemmia del 2010, decisi con tutta la squadra di vinificare e lasciar riposare e affinare per 30 mesi in una delle botti un bianco. I risultati sono stati straordinari, e al bianco è seguita la prova con un Montepulciano nell’altro tonneaux. Abbiamo prodotto 891 bottiglie di Trebbiano e 869 di Montepulciano, un’edizione limitatissima per veri intenditori».
Masciarelli s.r.l. Produzione e trasformazione di prodotti agricoli, in special modo uva con relativo import/export e vendita al dettaglio di vini e olio. Confezionamento, etichettatura e commercializzazione. Castello di Semivicoli come struttura ricettiva e rappresentativa. Via Gamberale,1 - 66010 San Martino sulla Marrucina (CH) Tel. +39087185241/82333 Fax +390871785330 www.masciarelli.it info@masciarelli.it
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PASTIFICIO DI LULLO
UNA PASTA PER TUTTI A Spoltore, in un moderno stabilimento l’innovazione si sposa con il rispetto della tradizione e genera prodotti di alta qualità dal gusto antico. E gli ingredienti principali sono sempre gli stessi dal 1964: impegno, sacrificio e tanta passione
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n tutto il mondo, si sa, la pasta è sinonimo di “Italia”. Ma in Italia, “pasta” vuol dire soprattutto Abruzzo: la nostra regione vanta una tradizione antichissima nella produzione di pasta. Una tradizione che, se da un lato ha dato vita a grandi realtà industriali, è rimasta sempre e comunque una delle attività artigianali più diffuse tra le mura domestiche. È proprio con lo “spirito della massaia” che i pastai del Pastificio Di Lullo producono dal 1964 paste alimentari speciali di alta qualità. La storia narra che fu Amedeo Di Lullo a trasformare il negozio paterno in laboratorio artigianale con l’idea di continuare a portare avanti un’arte, quella della pasta fatta in casa, che rischiava di scomparire con la diffusione della pasta fresca industriale. Oggi Amedeo è coadiuvato nella conduzione dell’azienda di famiglia dai suoi figli Eliana e Davide, che insieme a tre dipendenti portano avanti l’attività con impegno e passione. «Adottiamo ancora la lavorazione laminata –spiega Eliana Di Lullo, responsabile commerciale– che preserva la qualità del glutine e dona alla pasta la porosità che la rende più saporita e gustosa. Questa è la fase che è rimasta
più artigianale ed è il principale elemento di distinzione tra la nostra pasta e quella industriale». La dimensione artigianale non ha impedito al Pastificio Di Lullo di offrire ai consumatori una gamma di prodotti sempre più ampia (36 formati tra pasta all’uovo, pasta all’uovo ripiena, di semola di grano duro, di saragolla da agricoltura biologica, gnocchi di patate) in grado di soddisfare tutte le richieste, restando sempre legati alla tradizione abruzzese –con formati come pasta alla chitarra e sagne– ma anche aprendosi alle novità e al mutamento del gusto delle nuove generazioni, proponendo anche una linea di pasta biologica semintegrale. «Utilizziamo materie prime scelte con cura: semola di grano duro, farina di farro, semola di saragolla semintegrale da agricoltura biologica, provenienti da coltivazioni regionali, uova senza impiego di Ogm. I nostri prodotti sono a km 0, genuini e tracciabili». Quella di accorciare la filiera è una scelta di campo: «Siamo votati alla qualità, la nostra filosofia aziendale è quella. E questo comporta anche la difesa del territorio, il rispetto dell’ambiente in cui lavoriamo. Scegliere di acquistare generi
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alimentari “a Km zero” è una scelta più sostenibile per l’ambiente, più economica ed in grado di valorizzare le realtà locali. Gli alimenti “a Km zero”, oltre a provenire da una specifica zona di produzione, offrono maggiori garanzie di freschezza e genuinità; inoltre con questa scelta di consumo, si valorizza la produzione locale e si recupera il legame con le proprie origini, esaltando nel contempo gusti e sapori tipici e tradizioni gastronomiche locali». Ma come nasce la pasta Di Lullo? «Dopo un’accurata scelta delle materie prime di qualità, la pasta viene impastata con acqua fredda, il che permette di conservare tutte le proprietà nutritive e organolettiche della semola; la sfoglia viene compressa tramite due rulli d’acciaio scanalati (è la già citata lavorazione laminata) prima di essere tagliata per creare i vari formati di pasta. Questo tipo di lavorazione preserva la qualità del glutine e dona alla pasta una maggiore porosità, che la rende più saporita e gustosa. Per tutta la durata di questo processo la presenza, l’intervento diretto e la manualità dei nostri pastai specializzati permettono il controllo, in tutte le fasi di lavorazione, dell’integrità sia delle
materie prime che del prodotto finito». Una volta che la sfoglia è stata tagliata per creare i vari formati, la pasta «viene sottoposta a una leggera asciugatura con aria fredda (circa 15 minuti) per eliminare l’umidità, dopodiché viene confezionata in atmosfera protettiva, che permetterà di conservarla in frigorifero per diverse settimane». Il prodotto fresco (pasta all’uovo e pasta di semola) deve essere conservato a +4°C e ha una durata, dalla data di produzione scritta sull’etichetta, di 70 giorni per la pasta all’uovo fresca e di 120 giorni per la pasta di semola fresca. «Da qualche anno, poi, abbiamo iniziato a produrre anche pasta biologica utilizzando la Saragolla, un cereale antenato dei moderni grani duri che viene prodotto da un’azienda biologica abruzzese, a Torano Nuovo, sulle colline teramane. Le sue straordinarie caratteristiche organolettiche (maggior contenuto di proteine, lipidi e sali minerali) ne fanno una materia prima eccezionale per la produzione di pasta». E così nascono sagne, tajarille, tacconi e tagliacci biologici, ottimi per la preparazione di zuppe di legumi, minestroni e la tipica ricetta abruzzese
delle sagne con i fagioli. «I prodotti a base di grano duro di saragolla sono stati oggetto di studio presso diversi centri universitari italiani, che hanno studiato e sancito le loro migliori qualità nutrizionali rispetto a quelli prodotti con grani duri “moderni”. Le caratteristiche di questo cereale fanno sì che la pasta ottenuta sia un sostituto squisito e digeribile per gli intolleranti ai prodotti del grano comune, ricca com’è di proteine vegetali ma povera di glutine».
• A sinistra alcuni dei prodotti del Pastificio. Nella foto sopra: la famiglia Di Lullo: da sinistra Eliana, Davide e il fondatore Amedeo
Pastificio Di Lullo Produzione di pasta fresca di semola, pasta fresca all’uovo, pasta ripiena e speciale (al farro, all’orzo e con semola biologica). Via Tratturo 27, 65010 Spoltore (PE) Tel. +390854962792 Fax +390859431852 www.pastificiodilullo.it info@pastificiodilullo.it
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CIA ABRUZZO - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
LA FORZA DEI NUMERI Tra le maggiori associazioni di categoria del settore agricolo, la Cia Abruzzo conta su una compagine societaria di circa 45mila imprenditori e imprese, oggi rappresentati anche negli organismi dirigenti a coronamento di un complesso percorso di riforma interna
• Nella pagina a fianco: il nuovo presidente regionale della Cia Mauro Di Zio; nella foto piccola il nuovo gruppo dirigente
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a sigla non tragga in inganno: tutti i servizi proposti dalla Confederazione Italiana Agricoltori non hanno nulla di segreto, anzi: la CIA Abruzzo, una delle principali associazioni di categoria del settore agricolo, che rappresenta e tutela gli interessi degli imprenditori e delle imprenditrici agricole, delle imprese agricole e di tutti gli associati, è «un’associazione autonoma, democratica ed indipendente che afferma la centralità dell’impresa agricola singola ed associata, promuove la crescita culturale, morale, civile ed economica degli agricoltori e di tutti coloro che operano nel mondo rurale». A parlare è il presidente regionale Mauro Di Zio, recentemente eletto al vertice dell’associazione che ha intrapreso, negli ultimi anni, un interessante e complesso processo di autoriforma a livello nazionale, eleggendo alla presidenza e negli organismi dirigenti gli stessi imprenditori agricoli al posto dei precedenti funzionari. Con la sesta assemblea sono state rinnovate infatti anche le altre cariche regionali: oltre a Di Zio, agricoltore di Loreto Aprutino, conduttore di un’azienda ad indirizzo zootecnico-cerealicolo-forestale, sono diventati vicepresidenti Nicola Sichetti,
agricoltore di Fossacesia, conduttore di un azienda ad indirizzo orticoloviticolo e Roberto Battaglia, agricoltore di Roseto degli Abruzzi, conduttore di un azienda ad indirizzo orticoloolivicolo, entrambi rispettivamente presidenti delle Cia provinciali di Chieti e di Teramo. Nella giunta regionale sono entrati il presidente della Cia di Pescara Beatrice Tortora, imprenditrice agrituristica di Abbateggio, che conduce un impresa ad indirizzo cerealicolo e Gianni Fidanza, presidente della Cia dell’Aquila, che conduce un impresa ad indirizzo orticolo a Celano, che si aggiungono ai presidenti regionali della Associazione Pensionati, Bruno Dino; di Donne in Campo, Domenica Trovarelli e dei Giovani imprenditori, Alessandro Impicciatore. Mariano Nozzi è invece stato designato direttore regionale. «La Cia –prosegue Di Zio– persegue la realizzazione dei valori che attengono all’impresa agricola, alla democrazia economica, alla libera iniziativa imprenditoriale, al lavoro, all’ambiente rurale, alla solidarietà ed alla cooperazione, alla valorizzazione dell’ambiente e del territorio. Agiamo per l’unità degli agricoltori e delle organizzazioni di
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rappresentanza dell’agricoltura italiana, in particolare per le piccole e medie imprese. Siamo impegnati nella realizzazione, nella società e nell’economia, delle pari opportunità tra donne e uomini e promuoviamo l’inserimento dei giovani per favorire il ricambio generazionale nelle imprese e nei sistemi agricoli territoriali». La CIA d’Abruzzo è strutturata in una sede regionale, quattro sedi provinciali e decine di sedi zonali, comprensoriali e comunali che coprono l’intero territorio regionale. Al 31 dicembre del 2013 gli iscritti al libro dei Soci della Cia d’Abruzzo sono oltre 45mila. Per svolgere appieno i suoi obiettivi la Cia d’Abruzzo si è dotata di una serie di enti, associazioni ed Istituti, come l’Inac (Istituto Nazionale Assistenza Cittadini) che svolge azioni di Patronato; la Anp (Associazione Nazionale Pensionati) che svolge attività di tutela dei diritti dei pensionati e degli anziani; il Cipat (Centro Istruzione Professionale) che organizza e svolge attività di formazione professionale; Turismo Verde, che associa e promuove le attività agrituristiche e multifunzionali; l’Agia (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) che associa giovani imprenditori di età
inferiore a 40 anni e promuove il ricambio generazionale; Donne in Campo, associazione di donne imprenditrici e non sui temi dell’eguaglianza di genere; e infine Agricoltura è Vita Abruzzo, associazione che svolge attività di consulenza a favore degli imprenditori. Specifiche società di servizi assicurano assistenza fiscale, giuslavoristica e tributaria ai cittadini e attività di servizio agli imprenditori in materia di aiuti comunitari, nazionali e regionali. La Cia d’Abruzzo ha dedicato grande attenzione al progressivo sviluppo della vendita diretta di prodotti agricoli dall’imprenditore al consumatore finale. «La vendita diretta –spiega ancora Di Zio– consente di ridurre i passaggi delle intermediazioni e garantisce la stagionalità e la provenienza dei prodotti oltre che assicurare qualità ai consumatori. Si pratica sia in azienda che in spazi dedicati (mercati, fiere) e sta incontrando sempre maggiore interesse sia tra gli agricoltori che tra i consumatori. Per tali motivi abbiamo costituito una apposita associazione denominata “La spesa in campagna” che grazie ad un finanziamento europeo e in collaborazione con il Polo d’Innovazione Agire, ha permesso di migliorare, specializzare
e affinare le tecniche e le pratiche di vendita diretta e consentito l’adesione alla “Spesa in campagna” di oltre 100 imprese agricole». La Cia d’Abruzzo, Confagricoltura Abruzzo e Alleanza delle Cooperative (AGCIAgrital, Confcooperative-Fedagri e Legacoop agroalimentare) hanno costituito il coordinamento denominato Agrinsieme Abruzzo, con lo scopo di fornire un valido contributo da parte del sistema agroalimentare abruzzese in termini di proposte e fattivo confronto con tutte le istituzioni regionali. Obiettivo prioritario è quello di offrire una immagine del settore il più possibile coesa e unitaria.
CIA Abruzzo Confederazione Italiana Agricoltori Associazione di categoria che raggruppa oltre 45mila imprese e imprenditori agricoli sul territorio regionale. Conta su una rete capillare di sedi e di uffici. Viale Bovio, 85 - 65124 Pescara (PE) Tel. +390854216816 Fax +390854223819 www.ciaabruzzo.it abruzzo@cia.it
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APROL ABRUZZO
QUALITà in tavola La valorizzazione di tutta la filiera olivicola e la promozione delle varietà locali sono al centro delle attività della cooperativa teramana, che con oltre duemila soci produce e commercializza oli di alta qualità 100% abruzzesi
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a qualità, la sicurezza, la tracciabilità: problemi che nell’agroalimentare italiano sono sempre dietro l’angolo, e che costringono i consumatori ad adottare comportamenti responsabili. Controllare la provenienza di ciò che si compra, leggendo bene l’etichetta, ad esempio. E fidarsi soprattutto di quei prodotti a “filiera corta”, ossia quelli che nel percorso dal campo alla tavola effettuano pochissimi passaggi. È il caso dell’olio extravergine d’oliva, una delle ricchezze abruzzesi per eccellenza (insieme al vino): «Ormai siamo invasi da marchi storici, non più italiani, che commercializzano olio proveniente da altri Paesi. Sul mercato vengono immessi oli a basso prezzo dove la qualità non può essere garantita. Al consumatore diciamo di guardarsi bene attorno prima di mettere nel cestino della spesa una bottiglia d’olio pagata ad un prezzo fuori mercato». Parole di Flaviano Di Giovanpietro, presidente del Consorzio di tutela dell’olio Dop Pretuziano delle Colline Teramane (una delle tre Dop presenti sul territorio regionale insieme alla Dop Aprutino-Pescarese e la Dop Colline Teatine), costituitosi nel 2006. Di Giovanpietro è anche presi-
dente di Aprol Abruzzo, una società cooperativa di produttori olivicoli con sede in Colonnella, in provincia di Teramo, nata nel 1978 e trasformatasi da associazione a società cooperatiuva agricola nel 2005. «Il nostro scopo principale –spiega il direttore di Aprol Abruzzo Giustino D’Anteo– è la valorizzazione dell’intera filiera olivicola, a partire dal campo e terminando in tavola con la promozione di oli extravergini di oliva di alta qualità oltre che valorizzazione di oli locali come l’olio extravergine di oliva monocultivar Tortiglione e l’olio extravergine di oliva D.O.P. Pretuziano delle Colline Teramane. Il Pretuziano è il nostro fiore all’occhiello: si ottiene dalle varietà Leccino, Frantoio e Dritta congiuntamente fino al 75%; il restante 25% è rappresentato da varietà locali minori, tra le quali sono maggiormente diffuse il Tortiglione, la Carboncella e la Castiglionese. Oltre al Pretuziano produciamo e commercializziamo olio extravergine di oliva di alta qualità (il nostro Gocce di Civitas), il Classico, il Biologico, il Gocce di Tradizione e diversi olii aromatizzati. Tutti prodotti 100% italiani, garantiti e controllati scrupolosamente lungo tutte le fasi
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della produzione, dalla concimazione del terreno alla raccolta delle olive, dalla molitura al confezionamento». La società, che conta circa duemila soci, mette a disposizione anche di terzi moderne attrezzature per la lavorazione delle olive e per la gestione dell’intero oliveto, seguendo attentamente tutte le fasi della filiera produttiva grazie all’assistenza di tecnici specializzati. Nel 2005 è infatti stato inaugurato il frantoio sociale Aprol Abruzzo, dotato di un sistema continuo di estrazione che garantisce il pieno mantenimento delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali dell’olio, grazie ad un software che permette di gestire l’intero processo produttivo (dai tempi alle temperature di lavorazione) e che unitamente all’esperienza del tecnico di frantoio garantisce un’ eccellente qualità del prodotto finito. «I prodotti –prosegue D’Anteo– dall’extravergine classico a quello di alta qualità, dal biologico al D.O.P. Pretuziano delle Colline Teramane fino ai condimenti aromatizzati, sono confezionati in diversi formati per la commercializzazione. Abbiamo bottiglie da 0,25, 0,50 e 0,75 litri e lattine da 1, 3, 5 litri, ciascuno con le proprie caratteri-
stiche peculiari che li differenziano gli uni dagli altri. Esaminando ad esempio il biologico Aprol Abruzzo è possibile, all’olfatto, riconoscere un odore di frutto al giusto grado di maturazione con sentori di erba appena tagliata, fruttato leggero e medio per intenderci, mentre al gusto note di mandorla sono accompagnate da sentori di carciofo e pomodoro». Aprol Abruzzo, inoltre, partecipa ed offre ai propri soci l’opportunità di aderire a progetti comunitari per la valorizzazione dell’olivicoltura sia durante la fase di campagna che successivamente alla raccolta, trasformazione, stoccaggio e vendita. «Un importante progetto –conclude D’Anteo– è la tracciabilità di filiera, regolamentata dalla norma internazionale UNI EN ISO 22005:08, con la quale si analizza e controlla il prodotto dal campo lungo tutta la filiera fino alla tavola, ed è possibile, tramite un sistema di sms risalire all’azienda produttrice, alla zona di produzione ed alla varietà prevalente che compone il lotto di produzione».
Aprol Abruzzo Soc. Coop. Agr. Società cooperativa agricola dedita alla valorizzazione degli oliveti dei soci situati nelle splendide colline teramane ed alla produzione, commercializzazione e promozione dell’olio extravergine di oliva, in particolare del DOP Pretuziano delle Colline Teramane Via Vibrata 72, 64010 Colonnella (TE) Tel. +390861757014 fax. +390861710854 www.aprolabruzzo.it info@aprolabruzzo.it
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ABRUZZO CONSULTING PER L’EXPORT
PASSAPORTO PER IL MONDO Ricerca e innovazione non riguardano soltanto processi e prodotti. Una società di consulenza specializzata in servizi di internazionalizzazione e temporary management offre strumenti e metodi all’avanguardia per penetrare nei mercati esteri e creare reti commerciali stabili e partnership affidabili
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fficienza. È il segno sotto cui nasce Co.Mark, a Bergamo, nel 1998. Uno studio di consulenza professionale, apparentemente come tanti, specializzato nei servizi di temporary management per la ricerca di clienti e la creazione di reti commerciali in Italia e all’estero. Ma ciò che già nella culla rende la neonata Co.Mark diversa dagli altri è l’approccio al marketing aziendale, il cui modello di riferimento è strettamente legato ai risultati di vendita. I successi non tardano ad arrivare, e Co.Mark si trasforma ben presto in società per azioni diffondendosi su tutto il territorio nazionale e differenziando il proprio core business in tre aree ad alta competenza nell’export e nel marketing: servizi dedicati alle PMI, consulenze e formazione per le grandi aziende, partership con le associazioni imprenditoriali territoriali e le confederazioni nazionali. I numeri di Co.Mark dimostrano l’efficacia del servizio offerto: solo durante lo scorso anno sono state aiutate 450 aziende ad esportare, 100 Export Specialist ogni giorno al fianco dei clienti, 18.500 le richieste d’offerta generate, 8mila gli ordini acquisiti e 500
milioni di Euro il fatturato generato da Co.Mark per i propri clienti. Co.Mark è arrivata in Abruzzo quando, nel 2012, Maurizio Di Cola ha dato vita al Co.Mark Network regionale: «Da sempre siamo stati convinti che il nostro mercato fosse il mondo» dice Di Cola. «Per questo ci occupiamo di internazionalizzazione d’impresa e di export management. Il nostro obiettivo principale vuole essere quello di accompagnare le PMI abruzzesi nei mercati esteri». Co.Mark riesce, tramite strumenti all’avanguardia e metodo innovativo, ad offrire un servizio di consulenza e di partnership a tutte le PMI che vogliono affacciarsi sui mercati esteri. «Tra i vari servizi a disposizione –illustra Di Cola– siamo in grado di offrire un innovativo servizio di temporary management, mettendo a disposizione dei nostri clienti un export manager in esclusiva». Co.Mark vuole essere quindi il punto di riferimento, il miglior partner per tutte le aziende che vogliono intraprendere un processo di internazionalizzazione anche in Abruzzo. «Internazionalizzare la propria azienda non può più essere un’opzione
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ma è diventata una necessità», spiega Di Cola. «Tuttavia, al fine di poter raggiungere i mercati esteri nel minor tempo possibile è indispensabile avere metodo, strumenti innovativi e tecniche specifiche. L’export non può più essere un’attività casuale o derivante da contatti personali e vendite spot. Un processo di internazionalizzazione richiede di essere pianificato strategicamente con un metodo specifico e degli strumenti innovativi che consentono di ottenere risultati duraturi nel tempo». Metodologia consolidata, banche dati specializzate, strumenti di web marketing evoluto e non convenzionale, consentono di ottenere risultati in breve tempo e, soprattutto, di costruire relazioni stabili e durature con i propri partners oltre confine. «L’utilizzo di tecniche avanzate di web marketing unite a quelle di corretta interrogazione dei potenziali contatti consentono di “targettizzare” in minor tempo i clienti. Il metodo e gli strumenti che adottiamo –prosegue Di Cola– si sono evoluti al passo con le continue mutazioni di mercato e con l’avvento di nuove tecnologie applicabili al servizio. Il numero della
clientela si è molto allargato e con esso anche i relativi casi di successo, ma il carattere della nostra azione ha mantenuto e manterrà nel tempo uno spiccato spirito di concretezza e pragmaticità, caratteristiche fondanti della nostra consulenza all’impresa». Il successo dei servizi di Co.Mark è rappresentato dalla qualità dei suoi “Export manager”. Praticamente dei manager in affitto, capaci di analizzare i mercati, individuare le necessità, le criticità e le opportunità, e agire di conseguenza per ottenere il miglior risultato possibile. «Altamente competenti, fortemente orientati al risultato e con solide motivazioni personali, gli Export specialist sono esperti in vendita, marketing ed internazionalizzazione. In pratica, sanno decidere cosa vendere e come farlo». «Non ci perdiamo in spiegazioni su cosa si deve fare, ma lo facciamo: troviamo soluzioni e diamo risposte concrete che trasferiamo attraverso consolidati modelli ai nostri clienti partner per dare loro modo di crescere insieme a noi». Le imprese, prosegue Di Cola, hanno bisogno di risultati che si raggiungono grazie ad un mix efficace tra
impostazione strategica e operativa: «Il nostro core business è generare vendite per i nostri clienti. Vendiamo, e mentre vendiamo diamo loro la possibilità di strutturarsi sui mercati esteri, e nel contempo raccogliamo informazioni reali sulle quali costruire una strategia vincente a medio lungo periodo. Un perfetto connubio fra operatività e strategia: un servizio unico nel suo genere».
• Nella pagina a fianco: lo staff Co.Mark davanti alla sede di Bergamo. Qui sopra Maurizio Di Cola, Ceo di ACE - Abruzzo Consulting per l’export
Abruzzo Consulting per l’Export Società di consulenza alle imprese specializzata in servizi di internazionalizzazione e temporary management Viale Abruzzo 132, 66100 Chieti Tel. + 390871552797 Fax + 390871344778 www.comarkspa.it www.aziendedisuccesso.it amministrazione@ comarkabruzzo.com
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CASAL THAULERO
L’ANTICO E IL MODERNO Dall’antica tradizione enologica introdotta in Abruzzo dai nobili Thaulero fin dal XVI secolo, nasce una delle più autentiche cantine della regione, forte di una produzione che supera il milione e mezzo di bottiglie l’anno e di una distribuzione che raggiunge oltre 30 Paesi nel mondo
In alto: i vigneti Casal Thaulero. Nella pagina a fianco: la nuova linea Principe d’Abruzzo e la linea spumanti Voilà versione limited edition.
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a famiglia Thaulero, la cui presenza in Abruzzo è attestata fin dal XVI secolo, fu tra le prime a intuire le potenzialità del territorio abruzzese rispetto alla viticoltura: fu il duca Giovanni Thaulero, nel 1800, a bonificare i suoi possedimenti e a impiantare viti secondo criteri all’avanguardia per l’epoca, cui seguì anche la costruzione di una grande cantina. Grazie alla sua forte inclinazione alla sperimentazione è tuttora considerato un vero e proprio precursore della viticoltura moderna. Questa antica tradizione enologica, introdotta in Abruzzo dai nobili Thaulero e tramandata di padre in figlio, si è poi estesa coinvolgendo gran parte degli abitanti dei luoghi limitrofi e non solo. Ragion per cui nel 1961 alcuni vignaioli decisero di associarsi e costituire una azienda vinicola, in onore della famiglia Thaulero. Oggi, con oltre un milione e 500mila bottiglie prodotte ogni anno, Casal Thaulero è una delle cantine più importanti della regione. Dal 2000 Casal Thaulero produce vini di altissima qualità destinati al mercato Horeca sia in Italia e sia all’estero. Gli ettari di vigneti destinati alle produzioni Casal Thaulero sono distribuiti in un ampio territorio abruzzese, seguendo un preciso criterio di scelta di singoli ap-
pezzamenti che identificano “microzone viticole” con caratteristiche pedoclimatiche uniche all’interno di aree produttive più ampie. I vigneti di Casal Thaulero sono racchiusi tra la Maiella e il Gran Sasso in un comprensorio che guarda il Mare Adriatico. Un terroir unico che dona a questi vigneti la possibilità di essere accarezzati dalla brezza del mare e dalle correnti delle montagne creando così microclimi differenti, con escursioni termiche ideali per lo sviluppo della vite. «Questi fattori climatici e geologici –spiega il presidente Angelo Baccile– concorrono a determinare le caratteristiche uniche dei vini che vengono prodotti in questa zona. Il nostro intento è di diffondere la conoscenza del territorio e del vino abruzzese che, grazie al miglioramento continuo del processo di vinificazione e all’utilizzo della tecnologia più all’avanguardia, può vantare delle produzioni uniche nel pieno rispetto di una tradizione enologica ultracentenaria». Gli enologi selezionano le uve migliori accompagnandole poi durante tutto il processo di vinificazione ed evoluzione. «Si tratta di un lungo processo naturale, attraverso il quale si fondono misteriosamente nel vino i profumi, i gusti e
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l’identità del territorio di cui è espressione, l’Abruzzo». La produzione Casal Thaulero offre principalmente i vitigni autoctoni dell’Abruzzo quali Montepulciano, Trebbiano, Cerasuolo, Cococciola, Pecorino e Passerina. Questi ultimi sono perfettamente abbinabili, oltre che con la cucina tipica Italiana, anche con quella Internazionale e stanno vivendo un grande successo nei ristoranti Giapponesi e Thai e in tutta la Nouvelle Couisine. A completamento della gamma produttiva Casal Thaulero propone anche vini derivanti da vitigni alloctoni come Chardonnay, Merlot, Sangiovese, Cabernet, Pinot Grigio e il Moscato. Casal Thaulero ha sei diverse linee di vini suddivise in relazione alla zona di provenienza del prodotto, cercando di esaltare al massimo le caratteristiche del vino a seconda delle caratteristiche del suolo e del clima. Tre sono le aree: la prima è classificata come “marina”, la più vicina al mare, e conferisce ai vini sapidità una ampia persistenza gustativa lungo il palato; da qui hanno origine le linee Miravigna e Borgo Thaulero. La seconda è chiamata “collinare”, e si estende tra il mare e la montagna: è famosa per essere la zona produzione delle riserve, come ad esempio il Montepulciano Riserva della linea Duca Thaulero, vincitore
della medaglia d’oro al Mundus Vini, una delle competizioni più famose in Europa. La terza, detta “pedemontana”, è situata ai piedi della Maiella, una tra le vette più alte dell’Appennino centrale nel cuore del Parco Nazionale della Maiella: da qui nasce la linea Orsetto Oro, dedicata al simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, che quest’anno ha visto come protagonista indiscusso il Montepulciano d’Abruzzo Orsetto Oro, vincitore della doppia medaglia d’oro al CWSA, uno dei concorsi enologici più importanti in Cina. E, infine, la linea top di gamma “Thalè”, realizzata con uve provenienti da diverse zone produttive, il nome deriva dal dialetto “come è”, che ricalca il gusto del montepulciano come era una volta.. La novità di quest’anno è la linea “Principe d’Abruzzo” composta da Abruzzo Dop Bianco e Abruzzo Dop Rosso, che si ispira alla figura di un principe esploratore, per far conoscere e rappresentare il magnifico territorio abruzzese attraverso un nuovo stile enologico volto alla modernità del gusto e alla fragranza dei profumi in grado di realizzare una sintesi elegante e raffinata dei vitigni più importanti della regione. «Abbiamo deciso di aderire al Polo Agire –spiega Baccile– perché rappresenta un punto di riferimento in qualità di “diffusore di innovazioni” nel
settore agroindustriale, grazie all’offerta di prodotti e servizi altamente professionali. Senza dimenticare la possibilità di instaurare una rete di collaborazioni e sinergie sia con le aziende appartenenti al Polo e sia con altri Poli internazionali, di usufruire di un pacchetto di servizi innovativi ad elevato contenuto specialistico e, infine, l’opportunità di aderire a futuri progetti di ricerca beneficiando delle politiche di marketing territoriale, comunicazione e logistica».
Casal Thaulero Casal Thaulero, fondata nel 1961, è stata la prima cantina in Abruzzo a esportare e imbottigliare vini DOC. Oggi la produzione pur privilegiando i vitigni autoctoni comprende anche altri vitigni come Chardonnay, Merlot, Sangiovese. I vini Casal Thaulero sono distribuiti in 30 paesi nel mondo e i mercati principali per l’azienda sono Stai Uniti, Germania e Gran Bretagna. Contrada Cucullo, 66026 Ortona (CH) Tel. +390859032533 Fax +390859032537 www.casalthaulero.it info@casalthaulero.it
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ABRUZZÈ
L’ABRUZZO IN TAVOLA Comunicare l’Abruzzo attraverso le sue eccellenze gastronomiche: questa l’idea da cui nasce Abruzzé, il marchio creato da Fabio Di Sante che promuove il territorio portando i prodotti regionali di qualità sulle tavole dei migliori ristoranti d’Italia e d’Europa
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bruzzo, terra sconosciuta: almeno fino a poco tempo fa, erano ben pochi i cittadini del mondo che sapevano collocare l’Abruzzo all’interno del nostro Paese. Grazie alla vicinanza con lo scalo romano e a efficienti politiche di marketing territoriale (oltre che a disastrosi cataclismi come il terremoto del 2009), l’Abruzzo sta finalmente facendosi conoscere dal grande pubblico; ma se oggi sono in molti a conoscere i Parchi nazionali, la Rocca di Calascio, i monumenti dell’Aquila e le spiagge teramane, pescaresi e chietine, non altrettanto può dirsi per i prodotti tipici regionali, che faticano ad affermarsi anche a livello nazionale. «L’idea di base è stata quella di valorizzare le produzioni eccellenti del nostro territorio, ma ho voluto aggiungere a quella che poteva essere una semplice operazione commerciale anche la promozione dell’intera regione, grazie alla partecipazione a fiere e eventi internazionali in ambito gastronomico». Così Fabio Di Sante, giovane imprenditore, racconta la nascita di Abruzzé, marchio nato appena un anno fa con lo scopo, appunto, di raccogliere le migliori produzioni enogastronomiche regionali per diffonderle attraverso gli operatori
della ristorazione ed offrire ai clienti il gusto unico di un territorio ricco di tradizione e di sapori. «Ho selezionato prodotti artigianali come pasta, olio, conserve, da piccole realtà locali, a volte anche familiari, e li commercializzo sotto un unico brand che rappresenta eleganza, gusto e territorialità. I principali canali di riferimento sono wine bar, enoteche, negozi specializzati, ristoranti; a breve anche il consumatore finale avrà la possibilità di acquistare direttamente i nostri prodotti tramite pc, tablet e smartphone sul nostro sito attraverso una piattaforma di e-commerce». Ma la mission di Abruzzè non si ferma alla selezione e commercializzazione dei prodotti: «Attraverso il naming del nostro brand desidero far conoscere meglio la nostra splendida regione ai Paesi esteri tramite la partecipazione a fiere internazionali di settore. Quest’ultimo è un aspetto molto importante perché all estero, come regione italiana, siamo poco conosciuti nonostante tutte le nostre peculiarità». In programma c’è già la partecipazione al Merano Wine Festival e al Salone internazionale svizzero delle vacanze, I Viaggiatori di Lugano. Abruzzè ha un portafoglio assortito che
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spazia dalla pasta alle olive, dal vino ai liquori ed alle conserve. «Tutti i prodotti sono coltivati in Abruzzo e trasformati da aziende abruzzesi per servire un mercato alla continua ricerca dell’originalità e dell’eccellenza. Grazie ad Abruzzè i ristoranti e le osterie, i wine bar e le enoteche e tutti coloro che vogliono far assaggiare ai loro clienti i sapori originali della tradizione abruzzese trovano la comodità di avere i prodotti direttamente presso la propria sede risparmiando tempo e con la garanzia di un’accurata selezione e genuinità». Abruzzè lavora esclusivamente con gli operatori del canale horeca con precisione e puntualità nelle consegne garantendo una disponibilità costante dei prodotti commercializzati. I prodotti commercializzati da Abruzzè rispettano gli standard sanitari previsti dalla legge e sono completi delle indicazioni necessarie per il mercato alimentare. I prodotti di Abruzzè sono disponibili in confezioni (singole o in pacchi) pratiche e comode per il mercato della ristorazione. «La Pasta Abruzzè viene prodotta con materie prime di elevata qualità e con la qualità dell’acqua del Gran Sasso per
dare un risultato unico nel suo genere. Trafilatura al bronzo, lenta essiccazione e basse temperature esaltano la consistenza e le caratteristiche organolettiche. La Pasta di Abruzzè esalta il gusto dei condimenti abbinati, sia di pesce che di terra». Dalla pasta alle conserve: «Abbiamo un vasto assortimento delle più prelibate conserve e dei più succulenti sottoli tipici della tradizione abruzzese. Sono stati selezionati i prodotti migliori, preparati artigianalmente e confezionati appositamente per i clienti: verdure tagliate, arrostite, invasate a mano ed immerse in olio Extravergine d’oliva rendono unico questo prodotto artigianale». E a proposito di olio e di olive, «le olive selezionate da Abruzzè sono coltivate nel territorio abruzzese e raccolte al momento giusto per conservarne tutto il sapore. Abbinate alla degustazione di vini ed aperitivi oppure utilizzate come ingredienti per piatti elaborati offrono all’assaggio un gusto unico e raffinato. Poi, dalla selezione delle migliori olive nasce “l’O”, un olio extravergine di oliva di categoria superiore, con basso livello di acidità, ottenuto direttamente dalle olive ed unicamente attraverso procedimenti meccanici». Non potevano mancare, nel
ricco catalogo aziendale, vini e liquori. «Offriamo un’ampia scelta di liquori tipici e di vini, selezionati anche questi nell’ampio panorama regionale che ormai ha fatto della qualità un must: fermi o frizzanti, rossi, bianchi o rosè, ce n’è per tutti i gusti». Tra le prime cose che Di Sante ha fatto, una volta dato vita all’azienda, è stato di entrare a far parte del Polo Agire: «Il Polo secondo me rappresenta un valido strumento che permette a microimprese come la mia di crescere passo dopo passo, essere frequentemente aggiornati su manifestazioni , opportunità e collaborazioni aziendali e soprattutto è una grande dimostrazione di come l unione tra aziende locali porti al successo collettivo».
Fadisa Food Commercializzazione e distribuzione di prodotti di eccellenza della gastronomia regionale Via Nazionale, 9 - 64026 Roseto degli Abruzzi (TE) Tel. +39347/6642968 www.abruzze.it info@ abruzze.it
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UNIVERSITà di teramo
PICCOLO GRANDE ATENEO Internazionalizzazione, ricerca e servizio al territorio: così l’università di Teramo si ritaglia un posto di primo piano su scala nazionale e dialoga col mondo intero
Università di Teramo L’Università di Teramo mette al servizio del territorio e del Polo le sue competenze e le strutture di ricerca e di didattica nel settore alimentare, zootecnico e agronomico. Viale Crucioli, 22, 64100 Teramo (TE) Tel. +390861266866 Fax +390861266865 www.unite.it ldellasalda@unite.it
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inque 16 Corsi di laurea, oltre 20 Master, 6 Scuole di Specializzazione. Sono 10 le aree di ricerca in cui è impegnata l’Università degli Studi di Teramo, la più piccola tra le Università abruzzesi, che nella sua categoria si è guadagnata il secondo posto nella classifica nazionale degli atenei stilata dal Censis. Il rettore Luciano D’Amico, da due anni alla guida dell’Ateneo, ha spinto sul pedale dell’internazionalizzazione al di là dei Paesi dell’Unione Europea, stringendo collaborazioni e alleanze con i centri di eccellenza degli Stati Uniti, i Paesi dell’area adriatica e quelli dell’America Latina. Un’internazionalizzazione sostenuta integrando direttamente con fondi di Ateneo le borse ministeriali per la mobilità studentesca e rafforzando il Centro linguistico di Ateneo, per agevolare l’apprendimento delle lingue straniere. Le tecnologie della comunicazione hanno da sempre influenzato sia il modo di pensare che le modalità di apprendimento. Per questo sono state realizzate piattaforme e-learning e laboratori linguistici, multimediali, televisivi e radiofonici. Due i centri di eccellenza: quello giuridico-politico-
comunicativo e quello agro-bioveterinario. Dai saperi di questi punti di forza sono nati, in raccordo con il mondo del lavoro, segmenti formativi innovativi. Non è quindi un caso che l’Università di Teramo sia stata fin dall’inizio tra i membri del Polo Agire, data la mole di competenze e di servizi che può offrire alle aziende del comparto agroalimentare. «La sempre maggiore richiesta di prodotti alimentari sicuri e di qualità da parte dei consumatori e la costante espansione del mercato internazionale hanno reso indispensabile un salto di qualità nei processi di conservazione, trasformazione, distribuzione e controllo degli alimenti» spiega il professor Dario Compagnone, preside della Facoltà di BioScienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali. «La realizzazione di questo obiettivo richiede sempre di più l’intervento di figure professionali altamente specializzate in grado di intervenire su tutta la filiera agroalimentare. Questi fattori, uniti alla circostanza che l’industria alimentare, sia nel comparto agroalimentare classico che in quello di trasformazione delle risorse ittiche, è un settore trainante dell’economia della
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provincia teramana e della costiera abruzzese, hanno determinato l’attivazione della Facoltà di BioScienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali con il Corso di laurea in Scienze e tecnologie alimentari e il Corso di laurea in Viticoltura ed enologia. Si è colmato così anche un vuoto, presente nell’Italia centrale, rispetto alla formazione di esperti nel settore della produzione degli alimenti in grado di rispondere ai crescenti bisogni delle industrie degli alimenti». Una mission che si sposa perfettamente con gli obiettivi del Polo, che sono anche quelli di far crescere il comparto agroalimentare in know-how e tecnologia. E che ha un corrispettivo altrettanto eccellente nella Facoltà di Medicina Veterinaria, da molti anni al servizio di un territorio in cui la zootecnia e l’allevamento sono attività preponderanti nel settore agricolo. «La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo è “approved” da parte dell’EAEVE (European Association of the Establishments for Veterinary Education), l’Associazione che assicura la qualità dell’insegnamento nelle Facoltà di Medicina Veterinaria europee»
afferma orgoglioso il professor Pier Augusto Scapolo, preside della Facoltà. «Questo risultato è un traguardo per tutto l’Ateneo e una garanzia per gli studenti che aspirano a diventare competenti professionisti, in grado di competere e affermarsi non solo nel mondo del lavoro italiano ma anche in quello europeo». Al Corso di laurea magistrale in Medicina Veterinaria, che prepara i giovani alla professione, si affianca il Corso di laurea in Tutela e Benessere animale, che ha l’obiettivo di formare in tempi brevi un laureato che investa il proprio futuro professionale nel campo del benessere degli animali selvatici e da compagnia e di quelli che producono alimenti per l’uomo. La Facoltà ha attivato poi il Corso di laurea magistrale interateneo in Biotecnologie della riproduzione, che nasce da una collaborazione tra la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo e la Scuola di Medicina e Scienze della Salute dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, e partecipa con la Facoltà di BioScienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali all’organizzazione di un Corso di laurea interfacoltà in Biotecnologie, che punta a
preparare un professionista in grado di applicare in campo biotecnologico metodologie già disponibili e di partecipare allo sviluppo di nuove. Grazie anche ai rapporti di collaborazione con istituzioni di ricerca nazionali e internazionali di assoluta eccellenza e di spiccata competitività, la Facoltà ha avviato iniziative formative di terzo livello (post-laurea) attivando due corsi di Dottorato di ricerca (“Biotecnologie cellulari e molecolari” e “Scienze Mediche Veterinarie, Sanità pubblica e benessere animale”), quattro Scuole di Specializzazione (Ispezione degli alimenti di origine animale, Medicina e chirurgia del cavallo, Sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche e Fisiopatologia della riproduzione degli animali domestici) oltre al Master universitario di I livello interfacoltà in “Gestione dello Sviluppo Locale nei Parchi e nelle Aree Naturali (GESLOPAN)”.
• Nelle foto: alcune immagini delle attività teorico-pratiche nella Facoltà di Bioscienze e in quella di Veterinaria
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SPINOSI MARKETING STRATEGIES
PICCOLE IMPRESE, GRANDI ORIZZONTI Una società che offre alle PMI (e non solo) servizi di consulenza di marketing strategico, guidata da un manager di lungo corso con esperienza internazionale. Una storia aziendale in crescita grazie a una formula che unisce grande professionalità e innovazione tecnologica
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utsourcing: ovvero, secondo la Treccani,“l’affidamento all’esterno, non occasionale ma strutturale, da parte di un’azienda, di alcune proprie attività, in modo che l’azienda stessa possa concentrarsi sul proprio core business, cioè sulle attività strategiche e sui processi produttivi che la contraddistinguono sul mercato”. Nel caso della Spinosi Marketing Strategies siamo di fronte a un completo ufficio di marketing in outsourcing. La società, nata nel 2011 su iniziativa di Lorenzo Spinosi, manager di lungo corso con esperienza internazionale maturata in Betafence, nonché vincitore del Premio Philip Morris per il marketing nel 2003, offre alle Pmi strategie e strumenti operativi che erano in passato appannaggio esclusivo della Grande Impresa. «Il mercato ha avuto negli ultimi anni profonde evoluzioni che hanno messo in discussione le consolidate visioni di prodotto, modalità distributive e strumenti a disposizione della forza vendita», spiega Lorenzo Spinosi, fondatore e direttore della società di consulenza. «Le PMI oggi per poter competere e costruire un nuovo e solido futuro hanno bisogno di avere un approccio al mercato e non al prodotto. Questo risultato lo si può
raggiungere soltanto attraverso una corretta pianificazione strategica seguita da un’esecuzione rigorosa delle azioni previste. Con Spinosi Marketing, l’azienda impara a valorizzare le sue caratteristiche differenziandosi dalla concorrenza e diventando una brand unico e difficilmente imitabile per i suoi clienti». I servizi che Spinosi Marketing Strategies s.r.l. offre vanno dalla pianificazione strategica al brand management, dall’analisi e ottimizzazione delle performance aziendali allo sviluppo della comunicazione integrata e via web, dalla formazione marketing internamente alle aziende allo sviluppo delle risorse umane. Nell’ultimo anno Spinosi Marketing ha lanciato 3 nuovi servizi: SEO Web Marketing, Social Media Marketing e Video Web Conference per dare alle PMI innovativi strumenti per competere. «Le strategie di vendita attraverso il marketing strategico –sottolinea Spinosi– si allineano ai target e agli obiettivi dell’azienda. La Spinosi Marketing Strategies aiuta attraverso le proprie consulenze i suoi clienti a costruire strategie di vendita in base alle reali potenzialità dell’organizzazione aziendale, della sua capacità produttiva, del portafoglio clienti esistenti e di quelli potenziali».
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Con sede a Roseto degli Abruzzi (TE), Spinosi Marketing Strategies opera in tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di costruire una crescita sostenibile nel tempo della Piccola e Media Impresa. «Dopo averne compreso la filosofia aziendale, ci poniamo al fianco dell’Imprenditore, per aiutarlo a potenziare gli ambiti commerciali e di marketing, introducendo nuovi elementi nella cultura aziendale e mettendo a disposizione gli strumenti idonei a favorirne la competitività». Al fianco di Lorenzo Spinosi lavora uno staff altamente qualificato composto da: Francesca Della Monica, Creative Director formata allo IED di Roma, Francesco Bisignani, laureato a Pisa in Strategia Aziendale ed esperto di web marketing, Gianfranco Magrini, partner di lunga esperienza in Finanza e Amministrazione Aziendale, e Iole Di Bonifacio, partner legale. Il portafoglio clienti della società, dall’inizio della sua attività, si è ampliato di successo in successo, spingendo molte aziende del territorio a servirsi delle competenze offerte dallo studio teramano. In questi 3 anni sono 35 le aziende di diversi settori che hanno scelto Spinosi Marketing tra i quali citiamo, la rete Uni-
verso Gold (34 affiliati ed oltre 21 milioni di euro di fatturato), Estintori Bosica, il Gruppo Penta, Roven parquet, Rennova (Consorzio Stabile Abruzzese di 5 aziende edili), Dolciaria SIM, Infoservice, etc. La Spinosi Marketing crede fermamente nella cultura di rete ed è socio del Polo Agire, del Polo Palm e di CDO Abruzzo e Molise. Per il Polo Palm (Polo d’Innovazione dell’Arredo Legno Mobile con 49 aziende associate) è Responsabile Marketing Strategico ed Operativo, ideando le strategie per l’internazionalizzazione e curando gli aspetti di web marketing e di comunicazione tradizionale. Nel Polo Agire, Spinosi Marketing ha collaborato con il Molino Candelori per il progetto “Corso I Panificatori” realizzando i materiali di comunicazione e tenendo lezioni sulle tecniche di visual merchandising e vendite nel settore panificazione. Inoltre con l’azienda Abruzzé ha lanciato un sito e-commerce dedicato alla vendita di prodotti tipici della nostra regione a marchio Abruzzè. Spesso, conclude Spinosi, «il limite della PMI è proprio quello di considerarsi inadeguata al mercato internazionale per via delle proprie esigue dimensioni, dimenticando che, invece, l’internazio-
nalizzazione può essere un’opportunità enorme anche per il mondo della Piccola e Media Impresa. Noi assistiamo le PMI verso una crescita sostenibile nel tempo, affiancandole strategicamente nei processi di internazionalizzazione, attraverso ricerche e analisi di mercato, definizione delle politiche di prodotto, prezzo, distribuzione e promozione nei mercati internazionali; promozione del brand di prodotto a livello internazionale attraverso canali tradizionali ed innovativi; definizione delle metriche per la misurazione degli obiettivi futuri». • Nella pagina a fianco: Lorenzo Spinosi durante un momento formativo. Qui sopra, da sinistra: Gianluca Candelori, Lorenzo Spinosi, Fabio Di Sante e Francesco Bisignani
Spinosi Marketing Strategies S.r.l. Società di consulenza alle imprese per lo sviluppo di piani marketing strategici, efficaci e innovativi Via C. Colombo, 1 64026 Roseto degli Abruzzi (TE) Tel./fax +390852190761 www.spinosimarketing.com info@spinosimarketing.com
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PASTICCERIA MARIELLA
dolci emozioni Attiva dal 1984, la pasticceria artigianale di Mariella Cicchini mantiene viva la cultura dolciaria regionale, proponendo prodotti della tradizione accanto a ricette innovative. Una filosofia tesa alla valorizzazione del territorio e delle produzioni locali sempre nel segno dell’eccellenza
• Alcuni dei prodotti della Pasticceria Mariella. In questa pagina i classici Calcionetti; nella pagina a fianco, dall’alto: il Pan Soft, i Cantucci al Tartufo, le Cupole dell’Olmo (con Zafferano) e i Mostaccioli. Nella foto in basso, il Reale
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uando ha aperto i battenti, il 17 ottobre del 1984, la Pasticceria Mariella era l’unica della zona. «Era un momento particolare: lentamente, si passava da una condizione di sussistenza prettamente agricola all’industrializzazione con la nascita del nucleo industriale della Val di Sangro». Mascia Carpineta ricorda così la nascita della pasticceria, fortemente voluta dai suoi genitori. In questo contesto socioeconomico la Pasticceria Mariella (dal nome della titolare, Mariella Cicchini), ha svolto una funzione di raccordo tra il passato e il futuro, recuperando e mantenendo viva la tradizione dolciaria della zona, ma anche innovando costantemente i suoi prodotti, diventando così un punto di riferimento essenziale per chi sceglie la qualità. «Ci dedichiamo alla ricerca dei sapori perduti –spiega Mascia Carpineta– riportando sulle tavole antiche ricette della tradizione abruzzese, legate alle feste natalizie, alla Pasqua e agli eventi che scandivano la vita dei nostri avi. Inoltre diamo vita a nuovi e “vecchi” prodotti impreziositi con ingredienti unici locali: i prodotti della nostra linea “Luxury Food” utilizzano ingredienti come i pistilli di zafferano (prodotti a
500 metri di distanza dalla pasticceria), l’aroma naturale di tartufo (Archi, il nostro comune, è stato riconosciuto come città del tartufo), i fichi secchi (Atessa, comune limitrofo, fa parte della rete del ficusnet) e il mosto d’uva cotto. E ancora prodotti ottenuti dalla lavorazione di mandorle, noci, miele e olio d’oliva, rigorosamente extravergine». Una filosofia che ha fatto ottenere alla Pasticceria e alla sua titolare importanti riconoscimenti nel corso degli anni: dal premio “Italia che lavora” del 1993 alle segnalazioni sulla guida gastronomica e turistica del Gambero Rosso, fino all’ultimo “Premio Impresa Rosa d’Abruzzo”, assegnato lo scorso settembre, per la capacità di qualificare e valorizzare il territorio e le produzioni tipiche locali. Tra i dolci della tradizione sul bancone della pasticceria spiccano prelibatezze come il Cervone, la Pupa, i Mostaccioli e le Cupole dell’olmo: «Il Cervone e la Pupa sono dolci che venivano donati rispettivamente al futuro sposo, nel periodo natalizio e alla futura sposa, nel periodo pasquale, come augurio per un futuro prolifico. Sono una sublime metafora della natura feconda e della terra foriera di messe di raccolti. I Mostaccioli, tipici di questa zona ma patrimonio di
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tutta la regione, sono i classici biscotti di fine vendemmia, preparati con miele e mosto cotto, e consumati, grazie alla lor alta conservabilità, durante tutto l’anno. Le Cupole dell’olmo, usate come “pane grezzo” dai pastori abruzzesi durante la transumanza, erano fatte principalmente a base di noci, poiché i terreni all’epoca erano ricchi di noceti. La nostra pasticceria, tenendo fede alle tradizioni, ha riproposto la stessa ricetta dell’epoca arricchendola con l’aggiunta di pistilli di zafferano». Tra le creazioni originali della Pasticceria Mariella c’è il Reale, «un prodotto unico nel suo genere che unisce i tradizionali “caracine”, ossia i fichi secchi dal cuore di noce, a una avvolgente colata di cioccolato fondente». Al Reale si affiancano il Pan Soft, «un prodotto naturale ottenuto dalla lievitazione di un impasto di semplice acqua e farina, arricchito con ingredienti della nostra tradizione locale (zafferano, mosto cotto, fichi secchi e noci), in grado di regalare sensazioni uniche in qualunque momento della giornata» e il Mandufo, «un dolce ricercato, dal sapore inconfondibile, nato dalla sapiente miscelazione di Mandorle e Tartufo».I successi e le soddisfazioni non hanno
mutato lo spirito dell’azienda, che opera da sempre secondo criteri artigianali e resta a conduzione familiare: «In laboratorio ci sono i miei genitori, affiancati saltuariamente da alcuni collaboratori nei periodi di maggior lavoro. Io sono tecnologa alimentare, da circa due anni gestisco l’azienda occupandomi anche del controllo della qualità e dei processi, e svolgo anche funzioni di responsabile commerciale». Quel che cambia, semmai, è l’approccio al mercato, che Mascia Carpineta ha deciso di affrontare utilizzando i moderni strumenti del social networking e le opportunità fornite dal web: «Dopo circa trent’anni di attività abbiamo rinnovato la nostra immagine e ci siamo proposti sui social più utilizzati (Facebook e Twitter), in modo da essere sempre in contatto con i nostri clienti, nuovi e affezionati, e far conoscere le nostre dolcezze al mercato italiano ed estero. Cerchiamo anche di essere presenti a fiere e manifestazioni, sia in ambito locale che nazionale, per avvicinare quante più persone possibile alla scoperta (o riscoperta) delle eccellenze della tradizione abruzzese. Attualmente ci stiamo preparando per il Salone del gusto di Torino». Aderire al Polo Agire è, in quest’ottica,
un mezzo «per trovare sostegno nella nostra attività di ricerca e sviluppo, per conoscere mercati nuovi e per fare sinergia tra noi, piccole e grandi aziende del settore agroalimentare abruzzese».
Pasticceria Mariella Laboratorio artigianale di pasticceria specializzato nel recupero di dolci della tradizione e nella produzione di ricette originali e innovative. Via Sant’Amico 72 - 66044 Archi (CH) Tel/Fax +390872897294 Mob +393314897226 www.mariellapasticceria.it info@mariellapasticceria.it
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FRANTOIO MONTECCHIA
UN’AZIENDA DOP L’olio è la loro vita, il loro lavoro, la loro passione. I fratelli Montecchia si fanno custodi e promotori di una delle eccellenze dell’olivicoltura regionale: la cultivar Tortiglione
• La sede del frantoi. Nella pagina a fianco Gennaro e Massimiliano Montecchia e una panoramica dei prodotti aziendali
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orro d’oro deve il suo nome (o meglio, il suo aggettivo) alla secolare fertilità dei terreni. Non è un caso che in questo piccolo Comune teramano ci sia un’alta concentrazione di imprese agricole, una delle quali, immersa in un paesaggio collinare a soli 15 km dal mare, è il frantoio dei fratelli Montecchia. «L’olio è il nostro lavoro e la nostra vita» spiega Gennaro Montecchia, Oleologo, responsabile della produzione dell’olio, e responsabile commerciale dell’azienda. «Con mio fratello Massimiliano ci occupiamo di olivicoltura dal 1985. La nostra mission è di seguire tutta la filiera, dall’oliveto fino allo scaffale. Nel 2008 abbiamo inaugurato il nuovo stabilimento in una moderna struttura di oltre 1.500 mq, distante circa due chilometri dall’abitato di Morro d’Oro, con un ampio magazzino per lo stoccaggio dell’olio, impianti produttivi all’avanguardia e una sala destinata alla ricezione degli ospiti e alle degustazioni, tanto dell’olio così come di altri prodotti del territorio». Supportati da uno staff di validi giovani, appositamente formati e specializzati nell’arte olearia (dal lavaggio delle olive fino al confezionamento delle
bottiglie) dallo stesso Gennaro, i fratelli Montecchia vantano una tenuta di oltre 22 ettari di terreno a un’ altitudine di 250 metri, che conta 6000 piante di ulivo che guardano il mare Adriatico, con le spalle coperte dal Gran Sasso che protegge la zona dai venti freddi e dalle brusche nevicate, garantendo un microclima dolce e mite tutto l’anno. «Tra piante secolari e giovani uliveti tradizionali e semintensivi, coltiviamo un’ampia varieta di olive: Leccino, Frantoio, Dritta, Maurino, Moraiolo, Pendolino e la pregiata ed intensa cultivar Tortiglione, autoctona ed esclusiva della provincia di Teramo». Il suo nome deriva dalla forma del tronco, ritorto appunto, che si avvolge su se stesso fino a librare le magnifiche fronde verso l’alto. «L’olio da cultivar Tortiglione è caratterizzato da un profumo erbaceo e fresco, e principalmente da un gusto amaro e piccante, dovuto al ricchissimo contenuto di polifenoli. I delicati sapori dell’olio extravergine d’oliva prodotto dalla nostra azienda esprimono tutta la passione e l’esperienza che da sempre impieghiamo nella lavorazione e nel rispetto delle caratteristiche di ogni cultivar». Quasi tre ettari sono coltivati con la pregiata cultivar “Tortiglione”, quattro
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sono, invece, gli ettari dell’azienda ricadenti nella zona della Dop “Pretuziano delle colline teramane” e, infine, sei ettari sono coltivati con metodo biologico. «Dopo la raccolta con la tecnica a scuotimento meccanico – spiega Massimiliano, responsabile della produzione, potatura e raccolta– l’olio viene ottenuto grazie ad un modernissimo impianto di estrazione a due fasi ed infine, imbottigliato. Tra le nostre produzioni spiccano l’Extravergine d’oliva D.o.p. Pretuziano delle Colline Teramane, l’Extravergine Biologico, un monovarietale Tortiglione, un Delicato ottenuto dalla molitura di leccino e maurino, il Classico ottenuto dalla miscela di tutte le varietà prodotte». Fin da 1996 Gennaro Montecchia ha cercato di innovare e migliorare la produzione dell’olio extra vergine d’oliva utilizzando un frantoio a ciclo continuo a due fasi migliorate, il cosiddetto due fasi e mezza, con Sinolea. Nel 2008 un nuovo ammodernamento delle macchine con un sistema di estrazione a due fasi, cambiamento che ha permesso all’azienda di veder riconosciuto il proprio olio in numerosi concorsi e l’inserimento nelle migliori guide del settore, così da iniziare il cammino anche
verso quei mercati esteri che cercano un prodotto di nicchia e di qualità. L’azienda ha aperto le porte del frantoio ai visitatori, che vengono accolti da Amina Valentini, moglie di Gennaro e socio amministratore che cura l’aspetto della ricettività: «Si può visitare il frantoio durante tutto l’anno e anche durante la lavorazione delle olive, e organizziamo percorsi didattici e degustazioni guidate per scolaresche e gruppi. Una vicina country residence offre venti posti letto per il soggiorno, in una zona a margine di un sito archeologico con numerosi reperti dell’era Italica, probabilmente un centro di produzione di olio, vino e garum». Al frantoio Montecchia si bada anche all’ambiente. «Non scartiamo niente», conclude Gennaro. «La sansa, previa denocciolatura, è un prezioso ammendante organico per i nostri uliveti; il nocciolino estratto diventa combustibile per la generazione di calore per il riscaldamento di tutta l’azienda e un impianto a pannelli fotovoltaici posti sulla copertura del capannone ci assicura energia pulita per la lavorazione delle olive. Inoltre disponiamo di un magazzino per lo stoccaggio dell’olio, concepito anche per lo stoccaggio di
olio conto terzi, utile strumento per le aziende agricole che vogliono commercializzare il proprio prodotto e devono per legge affidarsi ad un confezionatore di fiducia. Ci riteniamo partner delle aziende, supportandole nella gestione degli uliveti, potatura, raccolta meccanizzata, lavorazione delle olive con sistemi all’avanguardia, rigidamente con estrazione a freddo, e offriamo servizi come lo stoccaggio dell’olio in cisterne di acciaio inox, il confezionamento e perfino la fornitura di bottiglie, tappi, lattine ed etichette. Il nostro motto è “il vostro olio, chiavi in mano”».
Frantoio Montecchia di Montecchia Gennaro & C Raccolta e molitura di olive, produzione e commercializzazione di vari tipi di olio extravergine di oliva C.da Case di Pasquale, 64020 Morro d’Oro (TE) Tel. +39085/895141 Fax +39085/895141 www.frantoiomontecchia.it info@frantoiomontecchia.it
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WILLIAM DI CARLO
LA STORIA PIù dolce Zucchero e mandorle: un matrimonio che dura da quasi due secoli, come quello tra le famiglie Marcone e Di Carlo. Una storia d’amore che porta nel mondo il nome dell’Abruzzo
Industrie Riunite Confetti William Di Carlo srl Produzione di confetti, torroni e altre specialità artigianali di alta pasticceria Viale del Lavoro, 15, 67039 Sulmona (AQ) Tel. +390864/253070 Fax +390864/253070 www.dicarlo.it dicarlo@dicarlo.it
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l nome di Sulmona è indissolubilmente legato a quello di Ovidio, il grande poeta latino. che qui nacque e scrisse i suoi capolavori. Ma questa città della conca peligna racconta anche una storia dolcissima, fatta di mandorle e zucchero: quella dei confetti. Protagoniste di questa vicenda sono due famiglie di confettieri e pasticceri, quella dei Marcone e quella dei La Civita-Di Carlo, che negli anni Venti, col matrimonio tra Clotilde Marcone e William Di Carlo unirono le famiglie e le forze dando vita a quella che oggi è una delle più importanti realtà confettiere d’Italia, la William Di Carlo Srl. Dell’attività aziendale si ha notizia certa e documentata fin dal 1833, quando all’atto della nascita di Filippo Marcone, il padre Francesco denuncia la sua professione avviata di “confettiere” in Sulmona, proseguita poi da Achille e da sua figlia Clotilde, moglie di William Di Carlo e genitori di Italo, padre dell’ultimo William Di Carlo. Achille era un capace pasticciere, al punto di ricevere da Re Umberto I di Savoia la richiesta di organizzare rinfreschi per gli eventi che avevano luogo in Abruzzo. La spilla donata dal Re in segno di ringraziamento per le bontà degustate è ancora oggi rappresentata
su alcune confezioni. Inizialmente le attività produttive delle rispettive famiglie erano nel centro di Sulmona, ma dopo il matrimonio tra William e Clotilde si diede inizio al processo di unificazione che portò alla costruzione, a metà degli anni Trenta, di una nuova sede presso il piazzale della stazione ferroviaria della città, scelta dettata sia dalla grande importanza che il nodo ferroviario di Sulmona rivestiva a quei tempi, sia dalla necessità di spedire i propri prodotti in tutta Italia e anche all’estero, dal momento che il treno era l’unico mezzo di trasporto per tale attività. Dal matrimonio di Clotilde e William nacquero otto figli: due continuano l’attività ereditata dal padre, Italo e Clara, mentre William jr., il figlio di Italo, oggi ne è l’amministratore. «La nostra produzione di confetti –illustra William Di Carlo– avviene in macchine chiamate “bassine” che sono delle bocce di acciaio o rame che, girando su se stesse, compiono lenti e continui movimenti circolari, all’interno delle quali si fanno rotolare mandorle, nocciole o qualsiasi altro nucleo da rivestire di zucchero. Il termine “bassina” deriva dall’antichità, quando ancora non esisteva l’energia elettrica e i confetti si facevano dentro pentole molto larghe
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e basse. Queste erano appese al soffitto con delle corde legate ai manici e fatte oscillare a mano». Le mandorle, preventivamente preparate secondo l’antica e segreta ricetta di famiglia, sono poste all’interno delle bassine, e bagnate con sciroppo di zucchero che, per effetto della rotazione, si distribuisce uniformemente. «Un getto d’aria calda –prosegue Di Carlo– provvede ad asciugare lo sciroppo; l’acqua evapora e lo zucchero contenuto nello sciroppo torna allo stato solido, formando il primo sottile strato sulla mandorla. Questa operazione viene ripetuta fino ad ottenere uno spessore prestabilito. Il rapporto mandorla/zucchero è fondamentale per la qualità del confetto. La nostra azienda produce confetti di alta qualità dove lo spessore di zucchero è molto sottile, in modo da non coprire il sapore delicato della mandorla e da lasciarne integra la morbidezza. Per i nostri confetti usiamo esclusivamente mandorle che provengono da Avola, un paese nel sud-est della Sicilia che produce una varietà, denominata “Pizzuta di Avola”, unica al mondo per forma e sapore». L’azienda, che per tradizione e tipo di clientela servita è un punto di rifermento della confetteria sulmonese, si è sempre distinta per dina-
mismo e capacità di innovare. «Una delle ultime novità è l’invenzione del confetto firmato, che consiste non nello stampare, ma nell’incidere sulla superficie del confetto i nomi degli sposi utilizzando un confetto che si presenta molto elegante per la sua particolare superficie perlata». Ma le innovazioni non si limitano all’ambito dei confetti e degli eventi speciali: recentemente è stato presentato Il Cubano, una mandorla rivestita di cioccolato, rum e cannella che si presenta con una grafica che interpreta perfettamente la filosofia del prodotto, al punto che sta già ottenendo riconoscimenti (come il premio Qualità Abruzzo) sia per il particolare gusto che per il packaging. «Eredità della tradizione pasticciera di Achille Marcone –prosegue Di Carlo– è la produzione del torrone tenero al cioccolato, tipico abruzzese, del quale conserviamo preziosissime scatole in latta in stile liberty dell’inizio del secolo scorso. Ora al tenero al cioccolato sono stai affiancati altri otto tipi di torrone che completano la gamma, tutti realizzati con la stessa sapienza e attenzione nella lavorazione artigianale. Tutti i prodotti sono senza glutine e alcuni di essi sono inseriti nel prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia».
Pur non rinunciando alle sue caratteristiche artigianali, l’azienda con i suoi prodotti (confetti, fiori in confetti, prodotti al cioccolato, torroni) è presente sull’intero territorio nazionale e in quasi tutti i Paesi europei attraverso una rete di concessionari o clienti diretti in Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Germania, Austria, Repubblica Ceca. Fuori dell’Unione Europea è presente in Svizzera, USA, Canada, Russia, Emirati Arabi, Qatar, Kwait, Bahrain, Australia, Brasile. Considerata l’alta qualità riconosciuta, i prodotti William Di Carlo sono da sempre destinati ad un tipo di clientela medio-alta, per questo nella scelta dei canali distributivi finora sono stati privilegiati i negozi specializzati e, in qualche caso, in linea con la tendenza del mercato, alcuni selezionati centri di grande distribuzione con accordi per specifiche linee di prodotto. La William Di Carlo è azienda promotrice per l’ottenimento del marchio di qualità I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) per il confetto di Sulmona, per il quale è stata istruita la pratica presso la CEE .
• Nella pagina a fianco lo stabilimento Di Carlo; in questa pagina il vecchio stabilimento, William Di Carlo e alcuni dei prodotti aziendali
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INNOVA
Solari e concentrati Energia elettrica e termica in una sola macchina, hi-tech e life cycle assessment positivo. È la tecnologia green brevettata da Innova che ha realizzato Trinum e Turbocaldo: efficienza energetica e risparmio economico completamente made in Italy
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n principio fu Archimede, il matematico e fisico siciliano, a utilizzare l’energia del sole per distruggere le navi romane durante l’assedio di Siracusa: gli “specchi ustori” utilizzati dal grande inventore concentravano e riflettevano la luce solare sulle imbarcazioni nemiche, con effetti “incendiari”. Dal II secolo a.C. a oggi l’intuizione di Archimede è ancora attualissima ma dagli usi offensivi siamo passati a quelli più nobili dello sfruttamento del sole per la produzione di energia. Il principio è alla base di un brevetto di Innova, azienda italiana con sede a Pescara, che nasce nel 2005 intorno ad un progetto di ricerca che raccoglie investitori e esponenti del mondo accademico con la volontà di trasferire su scala industriale il principio della concentrazione e sfruttamento dei raggi solari per la produzione di energia elettrica e termica. I sistemi a concentrazione solare (noti in inglese come CSP, ovvero Concentrating Solar Power) permettono di convertire l’energia solare, sfruttando la riflessione dei raggi attraverso superfici riflettenti (genericamente “specchi”) su un ricevitore. Il sistema cui l’azienda deve la sua
fortuna si chiama Trinum: il primo sistema cogenerativo termodinamico realizzato con un motore Stirling di piccola taglia in grado di produrre energia elettrica (1 kW) e termica (3 kW). «Il motore–ci spiega l’ingegner Luca Laino, coordinatore tecnicoscientifico- funziona a ciclo chiuso utilizzando l’elio. In pratica, proprio come in uno specchio gigante, Trinum cattura i raggi solari e li invia ad un concentratore all’interno del quale si trova un motore Stirling che attraverso il surriscaldamento dell’elio mette in ciclo un pistone che produce energia elettrica che può essere immessa direttamente in rete. Il fluido termovettore (acqua o acqua e glicole) che serve in realtà per raffreddare il motore, circolando attraverso lo Stirling si surriscalda e da qui la produzione di energia termica. Inoltre, a parità di radiazione solare diretta, «le macchine sono in grado di produrre oltre il 40 per cento di energia elettrica in più rispetto ad un comune pannello fotovoltaico, hanno un ingombro inferiore rispetto ai sistemi tradizionali equivalenti e sono riciclabile al 100%. Altro elemento non trascurabile, sono ingegnerizzati
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e prodotti completamente made in Italy». Ultimo nato in casa Innova è Turbocaldo, impianto solare a concentrazione con potenza pari a 7 kW termici. «Il sistema –spiega ancora l’ingegner Laino– produce energia termica con alta efficienza e la temperatura dell’acqua calda prodotta può essere modulata in base all’esigenza del cliente, anche fino a 115° o maggiore. La macchina, a parità di spazio occupato, produce il 40% in più dei sistemi tradizionali e ottimizza il rendimento nei mesi invernali. Turbocaldo inoltre ha trovato un’interessante integrazione con caldaie a biomassa per la produzione di energia termica 24h». Sia Trinum che Turbocaldo–sistemi di piccole dimensioni e stand alone– trovano efficaci applicazioni in numerosi contesti: aziende agricole e zootecniche, piscine e centri sportivi, centri wellness, nell’edilizia terziaria per piccole comunità (scuole, RSA) e sono entrambi soggetti a detrazioni fiscali: Trinum beneficia di un incentivo sulla produzione elettrica di 0,36 euro al kWh oltre alla vendita dell’energia per 25 anni, cui si somma la detrazione fiscale del 65% sul 78% del costo del
prodotto (componente termica). Grazie al Conto Termico, Turbocaldo gode di un incentivo di 4.963,66 euro in 2 anni o in alternativa della detrazione fiscale del 65%. Molti clienti stanno scegliendo Trinum e Turbocaldo per i fabbisogni energetici industriali, di servizio e residenziali. Innova inoltre ha fornito diverse macchine ad Enel Green Power per installazioni in Italia e all’estero, fra le quali le più recenti in Brasile e Cile. Innova –la cui mission è contenuta nel nome stesso– è un’azienda fortemente orientata all’incontro fra ricerca e produzione, esempio di eccellenza del made in Italy che anche nel settore delle rinnovabili esprime al meglio le capacità di innovazione e di tecnologia. Presidente di Innova è un abruzzese ben noto a tutto il mondo dell’hi-tech: Pierluigi Zappacosta, ingegnere teatino cofondatore ed ex CEO di Logitech; amministratore delegato è Giuseppe Farchione, che con Zappacosta è anche alla guida di Faro Ventures, società di venture capital principale azionista di Innova; altro azionista di rilievo dell’azienda è la Somea. Innova ha trovato nel Polo Agire
una realtà di grande dinamismo. La professionalità dei collaboratori e le strategie operative del Polo hanno permesso ad Innova di creare numerose occasioni commerciali e supportare attività aziendali di promozione.
• Alcune immagini di Trinum e Turbocaldo, i due sistemi CSP brevettati e commercializzati da Innova. Dall’alto l’impianto situato sul tetto dell’ Istituto comprensivo “L. Settino”, San Pietro al Guarano ( Cs); sotto, da sinistra: esempio di installazione su tetto piano; Università degli Studi di Genova, Centro Servizi Interfacoltà del Polo Universitario di Savona, Dipartimento di Ingegneria del Campus.
Innova Energy Solutions Innova sviluppa sistemi a concentrazione solare (CSP) di piccola taglia, a basso o nullo impatto ambientale, per la generazione distribuita di energia elettrica e termica. La società ha sedi a Pescara e Cosenza (ricerca e sviluppo). Via Raffaello, 23 – 65124 Pescara Tel. +390857998300 Fax +390871574567 email: mail@innova.co.it www.innova.co.it
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GALENO RP S.R.L.
RICERCA, che passione Ambiente, sicurezza alimentare, salute dei cittadini: temi di scottante attualità di cui il gruppo ortonese si occupa fin dalla metà degli anni Settanta, ritagliandosi un ruolo da protagonista nel settore delle analisi chimiche e industriali grazie ad uno staff di professionisti altamente qualificati
• Nelle foto: la sede del gruppo Galeno a Ortona. Nella pagina a fianco, in alto la famiglia D’Alessandro: da sinistra Riccardo, Francesco, Giuliana e Paola
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a piccolo laboratorio di analisi a grande gruppo costituito da tre società, tutte operanti nel settore dell’ambiente, degli alimenti, della sicurezza, della ricerca e della salute. La storia della Galeno inizia nel 1976, quando Francesco D’Alessandro fonda il primo laboratorio di analisi a Ortona, e inizia a lavorare nel settore delle acque. Nel 1980, ottenuta l’autorizzazione, diviene operativo anche un laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche per la diagnostica umana. Negli anni successivi sono stati avviati e sviluppati altri laboratori ed una vasta gamma di servizi destinati alle imprese, agli enti pubblici e ai cittadini. Oggi il gruppo Galeno, con sede nella zona industriale di Ortona, guidato da D’Alessandro insieme alla moglie, la dottoressa Giuliana Bucci e ai suoi figli Riccardo e Paola, rappresenta una delle più significative organizzazioni nazionali in materia di ambiente, alimenti, sicurezza, ricerca e salute. È costituito da tre società: Galeno Engineering srl, società di ingegneria ambientale, svolge servizi di assistenza, progettazione e consulenza nei settori dell’ambiente, sicurezza, qualità e formazione; Galeno RP srl, laboratori di analisi chimiche,
fisiche e microbiologiche, operanti nel settore industriale e della ricerca applicata; e infine Galeno sas, con sede in Via Costantinopoli a Ortona, un laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche per diagnostica umana e le attività di medicina del lavoro e medicina specialistica. Galeno Engineering svolge la sua attività nel campo della progettazione di impianti di interesse ambientale, nella valutazione di impatto ambientale, nella predisposizione di tutta la documentazione necessaria per il rilascio di autorizzazioni ambientali, di sicurezza, nella implementazione di sistemi qualità e nella formazione del personale. Il settore delle analisi chimiche e industriali viene gestito da Galeno RP srl, laboratorio accreditato da ACCREDIA n.470, accreditato da Certiquality, settore Certichim, per le UNI EN ISO 9001: 2000, operante secondo le procedure di BPL, riconosciuta dal ministero della Sanità come idonea alla esecuzione di controlli di amianto (DM 14.05.1996) e di prodotti a base di carne, carni macinate, molluschi bivalvi vivi, prodotti della pesca, ovoprodotti, latte e prodotti a base di latte, prodotti alimentari destinati a una alimentazione particolare, riconosciuta idonea per eserci-
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tare nel compartimento marittimo di Pescara l’attività di analisi chimiche e microbiologiche e controlli merceologici. I principali settori di intervento riguardano le analisi chimiche, fisiche e microbiologiche e campionamento di acqua, aria, amianto, rifiuti, siti inquinati, rumore, vibrazioni, rivolte all’industria. Galeno sas è invece una struttura sanitaria accreditata dal Servizio Sanitario Nazionale e gestisce un laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche e un servizio di medicina del lavoro. Il laboratorio, autorizzato dalla Regione Abruzzo, è attivo dal 1980 e grazie alla qualificazione del personale (medici specialisti, biologi, chimici, tecnici di laboratorio, personale infermieristico), alle sofisticate apparecchiature e all’igiene sanitaria garantisce servizi diagnostici di elevata affidabilità. Il gruppo si avvale di uno staff di oltre quaranta tecnici altamente qualificati (chimici, medici, biologi, ingegneri, tecnici di laboratorio, periti chimici, elettronici, informatici ed economisti) ognuno in possesso di una specifica specializzazione e di laboratori e uffici aventi una superficie complessiva superiore ai 2000 mq. I professionisti, le strutture, le sofisticate attrezzature scientifiche,
le banche dati, le collaborazioni e le convenzioni con Università, Confindustria, enti di normazione e Servizio Sanitario Nazionale garantiscono prestazioni che pongono il gruppo Galeno all’avanguardia in settori in continua evoluzione tecnologica e normativa. I laboratori di analisi chimiche, fisiche e microbiologiche Galeno RP srl operano nei settori dell’industria, degli alimenti e della ricerca applicata. La struttura è ubicata nella zona industriale di Ortona (CH) in un complesso di oltre 2000 mq con oltre quaranta dipendenti, in gran parte laureati nelle principali discipline scientifiche (chimici, biologi, ingegneri chimici, periti chimici) che svolgono quotidianamente attività di analisi nel monitoraggio delle emissioni in atmosfera, determinazione I.A.R., QAL 2, TAR, LIN, analisi di acque potabili, di processo e di reflui, analisi e classificazione dei rifiuti, caratterizzazione della contaminazione del suolo e delle acque sotterranee, analisi per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, amianto e igiene industriale, rilevamenti e misurazioni per valutazione del rischio rumore, vibrazioni e campi elettromagnetici, analisi su matrici alimentari, assistenza e supporto per il regolamento REACH.
L’affidabilità dei laboratori Galeno RP Srl è garantita da un sistema di gestione della qualità in continua evoluzione, dall’accreditamento ACCREDIA secondo la norma UNI EN ISO 17025, dalla certificazione UNI EN ISO 9001, dal riconoscimento del Ministero della Salute, dalla collaborazione con Università, dalla partecipazione a circuiti interlaboratorio e dalla realizzazione di lavori di ricerca, oggetto di pubblicazione su riviste scientifiche internazionali oltre all’esperienza maturata nel corso di 30 anni.
Galeno RP S.r.l. Gruppo di aziende che svolgono servizi nel campo dell’ingegneria ambientale e delle analisi fisiche, chimiche e microbiologiche per tutti i settori produttivi. Cda Tamarete - Zona Industriale 66026 Ortona (CH) Tel. +390859032500 Fax+390859032510 www.galenoweb.it info@galenoweb.it r.dalessandro@galenoweb.it
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ASSOCIAZIONE MARSICANA PRODUTTORI DI PATATE
IL GUSTO, al NATURALE Quando l’industria incontra la sostenibilità ambientale, il matrimonio è destinato a durare nel tempo. Ecco un esempio di come salvaguardia della natura e produzione industriale possano andare a braccetto, sotto la guida di un ente che tutela e valorizza l’agricoltura locale
• Nelle foto di queste pagine le coltivazioni di patate del Fucino e una panoramica dello stabilimento di San Benedetto dei Marsi
A
veva appena trentadue anni Vincent Van Gogh quando creava il suo primo capolavoro, “I mangiatori di patate”, nel 1885. Un quadro che sembra raffigurare la stessa quotidianità affrontata dai “cafoni” di Ignazio Silone in Fontamara, il romanzo ambientato nella piana del Fucino, in cui esattamente un secolo più tardi, nel 1985, nascerà l’Associazione Marsicana Produttori di Patate (AMPP), un consorzio di imprese che attualmente conta su una base associativa di 400 produttori conferenti aderenti a 9 cooperative agricole. Cibo povero per eccellenza, la patata è anche un alimento dai benefici effetti per l’organismo: è indicata per chi soffre di diabete, svolge un’azione depurativa, aiuta contro l’ipertensione ed eventuali infiammazioni dell’apparato digerente. «La patata del Fucino – spiega il presidente dell’AMPP Rodolfo Di Pasquale – è un prodotto unico e genuino, che trova in questo territorio il suo habitat ideale, idoneo a garantirne una produzione efficiente. La fertilità di queste terre, irrigate con le acque delle sorgenti montane, e il clima particolare di questi luoghi garantiscono le condizioni ottimali per determinare prodotti dalle eccellenti
qualità organolettiche». I terreni del Fucino, ricavati dal prosciugamento dell’omonimo lago, sono ricchi di potassio e fosforo, elementi che conferiscono al tubero particolari qualità. «Una patata di 150g –illustra Di Pasquale– fornisce 27mg di vitamina C, 620mg di Potassio e 0,2mg di vitamina B5. Le patate del Fucino hanno una consistenza asciutta, con una pasta di colore giallo intenso o giallo chiaro. Le varietà più diffuse sono Agria e Agata, ma si producono anche le Marabel, Universa, Vivaldi, Laura e Fontane. Rispondiamo alle richieste dei consumatori coltivando le varietà di patate che meglio rispondono ai diversi usi in cucina». Con un’area produttiva di circa 3mila ettari e una produzione annua di circa 1,2/1,5 milioni di quintali (di cui 40mila tonnellate solo di patate destinate alla trasformazione industriale) la piana del Fucino si posiziona in Italia come il terzo centro più importante (15% del totale nazionale) dedito alla coltivazione di patate, dopo l’Emilia Romagna e la Campania. «Ogni anno la semina o il trapianto inizia a fine marzo e prosegue per tutto il mese di aprile, mentre la raccolta comincia ad agosto e termina a settembre-ottobre. L’AMPP
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si occupa di tutelare e garantire ogni fase della vita della patata, dalla coltivazione fino alla messa in commercio, seguendo le aziende lungo tutto il ciclo produttivo: programmiamo le produzioni, assicuriamo la fornitura di servizi fondamentali come l’assistenza tecnica in campo, e poi naturalmente ci occupiamo dello stoccaggio, lavorazione, confezionamento e commercializzazione. In particolare viene assicurata la realizzazione di una produzione integrata, basata su metodi improntati alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso l’adozione di tecniche ecocompatibili come la rotazione delle colture, al fine di ridurre l’impatto ambientale e allo stesso tempo proteggere la salute dell’uomo. Nel 2004 abbiamo conseguito la certificazione BVQI per la politica, i programmi ed il sistema di gestione ambientale EMAS per le attività di stoccaggio, lavorazione, confezionamento e commercializzazione di patate nello stabilimento di San Benedetto Dei Marsi: un complesso industriale di 11mila metri quadrati con moderni impianti di lavorazione e surgelazione di ortaggi e patate, che assicurano standard lavorativi di elevata qualità, e magazzini predisposti per
la media e lunga conservazione delle patate allo stato ottimale, con adeguate misure identificative per una facile e sicura tracciabilità, per alimentare i quali utilizziamo energia rinnovabile da impianto fotovoltaico». E non solo: dal novembre 2002 l’AMPP è certificata dal Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici di Bologna (CCPB) con riferimento ai requisiti della Norma Tecnica per l’ottenimento di prodotti agricoli ed agroalimentari da produzione integrata e biologica. Un connubio, quindi, tra industria e etica ambientale, che funziona a meraviglia. «Lo stabilimento produttivo di San Benedetto – prosegue il presidente Di Pasquale – costituisce il cuore della filiera che collega i produttori e le aziende agricole al mercato. Parte delle patate da noi prodotte per il mercato del fresco vengono surgelate dal COVALPA ABRUZZO, di cui facciamo parte, e commercializzate dal socio Agrifood Abruzzo, sempre con il marchio Le Patatose, una gamma di prodotti che comprende tutte le referenze a base di patate, dagli stick prefritte o da forno (da cucinare senza olio) agli spicchi, alle patate novelle fino alle crocchette». Grazie alle peculiarità la contraddi-
stinguono, la patata del Fucino sta ottenendo, grazie alle procedure poste in essere dall’AMPP, il prestigioso marchio IGP: «Quest’importante qualifica –conclude Di Pasquale – permetterà di valorizzare ulteriormente le eccellenze locali, offrendo maggiori garanzie sia al produttore che al consumatore».
Associazione Marsicana Produttori di Patate Associazione che tutela e valorizza la produzione delle patate del Fucino. Provvede alla raccolta da parte dei soci conferitori, allo stoccaggio, lavorazione, confezionamento e commercializzazione delle patate. Borgo Strada 14, 87, 67043 Celano (AQ) Sede Operativa Località Abbazia – 67058 San Benedetto Dei Marsi (AQ) Tel. +390863/79501 Fax +390863/7950297 www.ampp.eu ampp@covalpabruzzo.it
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LA LOGGIA ANTICA
sapori e tradizione Da “semplice” azienda dedita all’allevamento e all’agricoltura a struttura turistica di alto livello, basata sulla qualità dell’accoglienza e della ristorazione: una storia imprenditoriale esemplare che dura da tre generazioni
Soc. Agr. Di Mercurio Costantino e Dante L’azienda opera da oltre trent’anni sul territorio teramano con l’obiettivo di far conoscere e scoprire la natura, le tradizioni e i sapori della nostra terra. L’Agriturismo è un vecchio casolare dell’800, dove oltre al ristoro vi è la possibilità di soggiornare. C.da Rufiano - 64033 Bisenti (TE) Tel. +390861995720 www.agriturismolaloggiaantica.it laloggiaantica@hotmail.it
L
a storia è quella di nonno Antonio, una vita trascorsa ad annerirsi la faccia nelle miniere di carbone del Belgio, che torna in patria e con i suoi risparmi acquista una masseria collocata a cavallo di due comuni: Arsita e Bisenti. Nasce così l’azienda agricola Di Mercurio, che Inizialmente si dedica all’allevamento e all’agricoltura, con la collaborazione attiva dei figli di Antonio: Giulio, Dante e Costantino. Per ottenere una maggiore produttività del bestiame la famiglia decise di affittare dei terreni sulle montagne che circondano Arsita da destinare ad alpeggio. Nel 1982, spinti da un lato da un forte spirito imprenditoriale e dall’altro dal difficile collocamento del bestiame sul mercato, decisero di compiere il primo grande passo della loro vita: avviare una macelleria di proprietà al centro di Bisenti. La macelleria oggi è una delle attività principali della famiglia Di Mercurio, che garantisce la lavorazione di sole carni locali e vende per la maggior parte prodotti di provenienza della loro azienda. La tradizione della macelleria Di Mercurio si integra con soluzioni moderne e funzionali: igiene e sicurezza alimentare (certificata
Haccp) sono al centro della filosofia aziendale, tanto da far pensare a una boutique per la luce, la pulizia, l’ordine e soprattutto l’accoglienza calorosa di Ada e Dante. I clienti vengono anche consigliati nella scelta dei tagli e della cottura più adeguata e, su richiesta, nella preparazione di piatti particolari. Nel 1989, tenendo il bestiame al pascolo, nasce l’idea di aprire uno chalet immerso nei boschi montani di Arsita: la “baita della sceriffa”. È il luogo adatto a chi non disdegna una giornata a stretto contatto con la natura incontaminata, dove si ha la possibilità di fare pic-nic e cimentarsi nell’arte culinaria. Giulio ed Erminia (“la sceriffa”), mettendo a completa disposizione bracieri e quanto necessario per una gita fuori porta, offrono la possibilità di assaporare ogni tipo di carne e specialità locali: gli ottimi arrosticini prodotti in loco con carni genuine; carne bovina, ovina e suina; salumi e formaggi di produzione propria tra cui fa capolino il tanto rinomato pecorino di Farindola. La baita è facilmente raggiungibile sia da Pescara che da Teramo: è situata nei pressi di Rigopiano, al confine tra il comune di Arsita e quello di Farindola. Fa da cornice alla baita il massiccio del
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Monte Camicia, ideale per escursioni su sentieri tracciati dal CAI, percorrendo i quali si può raggiungere la vetta della montagna e godere di un panorama decisamente mozzafiato. L’esperienza della baita spinge la famiglia Di Mercurio, nel 1994, ad ampliare l’offerta, trasformando con notevole spirito pionieristico la masseria in agriturismo. Giunta alla terza generazione, la famiglia Di Mercurio tiene fede al suo obiettivo principale, quello di mantenere e migliorare sia l’attività tradizionale di coltivazione –che resta prevalente– sia quella agrituristica, ormai consolidata da una tradizione quasi ventennale. Ma soprattutto quello di rimanere fedele ad alcuni “valori” fondamentali in cui la famiglia Di Mercurio ha sempre creduto e che vuole condividere anche con i suoi ospiti: la passione per l’ospitalità, l’amore per la terra, il rispetto delle tradizioni e l’entusiamo per il loro lavoro. L’azienda agrituristica La loggia antica (che prende il nome dalla bella loggia in mattoni che si trova nel casolare ottocentesco sede dell’azienda) opera da anni su questo territorio facendo scoprire sia il “gusto” di conoscere la natura e le tradizioni di queste parti,
sia i sapori della cucina tradizionale. Ada riscoprendo la ricca tradizione arsitana prepara numerose specialità: il coatto, la pasta alla mugnaia, la pecorara, le polpettine di ricotta e la “pizza dolce”, nonchè i suoi caratteristici antipasti. Il ristoro aziendale –aperto su prenotazione– propone un menù particolarmente adatto a chi ama i cibi semplici e comprende numerosi piatti tipici della tradizione abruzzese. Gli ingredienti utilizzati provengono quasi esclusivamente dalla campagna circostante, pertanto la preparazione dei piatti segue le stagioni. Ada, la cuoca della “loggia antica”, non ha dubbi: «Materie prime di eccellente qualità e di stagione sono la base fondamentale per la preparazione di qualsiasi piatto. Tra le nostre specialità potrete gustare gli infiniti antipasti, salumi di produzione propria, le famose carote arrosto della “loggia”, la zuppa di farro,le frittelle di pane, i ravioloni di ricotta, gli gnocchi e le pappardelle ai funghi e tartufo, la bistecca di marchigiana, grigliate miste, ma soprattutto il favoloso agnello di Costantino, saporiti pecorini locali e dolci casalinghi, annaffiati da ottimo Montepulciano d’Abruzzo».
Nel vecchio casolare viene offerta ospitalità in un appartamento dotato di tre confortevoli camere, 2 matrimoniali e una doppia e un ampio soggiorno-cucina con camino. La cucina-soggiorno è dotata di stoviglie, piccoli elettrodomestici, 2 fuochi, frigo+freezer, forno elettrico, tv satellitare, divano. «Alla Loggia Antica –prosegue Ada– potrete cimentarvi in escursioni guidate nei boschi e nelle valli, alle Sorgenti del fiume Fino e alle Gole dell’Inferno Spaccato, potrete riscoprire l’antica tradizione della macinatura del grano visitando il Mulino di Francesco, un mulino ad acqua e macine in pietra, del secolo scorso, perfettamente funzionante. E per chi ama l’arte è possibile visitare il caratteristico centro di Castelli, famoso per le ceramiche con il suo Museo e la chiesa di S. Donato oppure il piccolo borgo medioevale di Appignano. Tutto questo ed altro ancora, se verrete a trovarci sarà quella “giusta occasione” per riposare, divertirsi, crescere».
• Alcune immagini dell’agriturismo. Nella pagina a fianco la famiglia Di Mercurio
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SAN TOMMASO SPECIALITÀ ALIMENTARI
PROVARE PER CREDERE Un’azienda ortonese propone prodotti della tradizione abruzzese di altissima qualità con l’obiettivo di recuperare e valorizzare i sapori antichi della tavola regionale. San Tommaso specialità alimentari Srl Il brand offre una vasta gamma di prodotti di gastronomia, salumeria e caseari di altissima qualità provenienti da laboratori artigianali del territorio Zona Produttiva: Ingresso A 66030 Arielli (CH) Tel. +390871930022 Fax +390871930021 www.santommaso.eu Email: info@santommaso.eu
L
a storia narra che le reliquie di San Tommaso furono trafugate da un oratorio sull’isola di Chios e portate a Ortona dal navarca Leone, il 6 settembre 1258. Da allora riposano nella cripta della basilica della cittadina abruzzese, e l’apostolo è il patrono dei marinai e dei pescatori. San Tommaso è oggi anche il nome di un’azienda nata ad Ortona per il desiderio di giovani imprenditori che hanno voluto farsi portavoce di un progetto che fosse al tempo stesso sia di divulgazione culturale sia di promozione della migliore tradizione gastronomica locale: il brand “San Tommaso” raggruppa così un’ampia gamma di prodotti alimentari, realizzati artigianalmente secondo le ricette della migliore tradizione italiana con lo scopo di dare voce –e sapore– alle eccellenze regionali. Pasta fresca e secca, pesti e sughi rigorosamente in olio extravergine di oliva abruzzese, formaggi semi stagionati e stagionati, salumi tipici regionali, dolci, confetture, miele, tartufo e zafferano sono i principali prodotti in catalogo, per ognuno dei quali sono state rigorosamente selezionate le materie prime, le miscele e le combinazioni, fino a raggiungere raffinati prodotti gastronomici ricchi di sapore, gusto, tradizione e innovazione. «Sin dai suoi primi passi –racconta Silvia d’Alessandro, Amministra-
tore dell’azienda– l’azienda San Tommaso ha cercato sul territorio abruzzese i partner più consoni ad esaltarne le caratteristiche di genuinità, tradizione ed innovazione. È così che in maniera quasi del tutto naturale è nato il sodalizio con l’associazione dei cuochi “Custode della tradizione” di Villa Santa Maria, inconfutabile patria dei migliori chef di tutto il mondo: grazie alla loro competenza, passione e fantasia sono nati prodotti originali dal gusto ricco ed intenso. Provare per credere!». La pasta fresca San Tommaso, prosegue d’Alessandro, «è prodotta con semole di grano duro delle migliori qualità, delle quali prendiamo solo il cuore ricco di proteine e glutine, ingredienti nascosti che fanno della nostra pasta un ottimo aiuto per un sicuro successo in cucina. Per la pasta all’uovo utilizziamo da sempre solo uova di galline allevate a terra, secondo le proporzioni di un tempo, in questo modo diamo alla nostra pasta quell’elasticità e, allo stesso tempo, quella consistenza della pasta fresca fatta in casa.Tra le paste fresche è possibile trovare i formati più caratteristici delle tipicità regionali (quali chitarra, rintrocili, sagne, tacconi, cecamariti) mentre le paste secche, trafilate al bronzo ed essiccate lentamente, offrono formati “speciali” e dal gusto raro ed inconfondibile. I nostri cuochi di Villa Santa Maria hanno voluto una pasta
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che in cottura assicuri un’ottima tenuta senza perdite di consistenza o rotture, e che alla mantecatura in padella sprigioni tutto l’amido di cui è ricca per dare alle pietanze quell’uniformità di sapori che rende un primo piatto eccellente». Nella Terra della Pasta, qual è la provincia di Chieti, non poteva mancare una forte attenzione al condimento. «È questa la nostra sfida più importante ma anche la più avvincente: realizzare dei sughi veramente buoni che vincano la radicata diffidenza all’uso di un condimento già pronto.Vogliamo, con i nostri sughi, rivolgerci sia ai giovani consumatori ben predisposti al nuovo ma anche a chi vuol esser sempre pronto a far bella figura con un primo piatto preparato all’ultimo momento ma buono come se fosse condito con il sugo della tradizione». Proprio la ricerca della tradizione e del legame col territorio hanno fatto sì che l’azienda San Tommaso abbia cercato –e trovato– la collaborazione anche dei diversi consorzi locali di tutela del Pecorino d’Abruzzo. «Proponiamo sotto un unico brand sia il Pecorino di Farindola, unico nel suo genere per essere realizzato con latte crudo di pecora e caglio di suino, sia il Pecorino di Castel del Monte affinato in crusca ed in cera d’api, sia infine il Pecorino di Atri, formaggi che conservano nel gusto le essenze spontanee presenti nelle erbe dei
pascoli di altura dei Parchi d’Abruzzo». E sempre dalla fantasia dei cuochi di Villa Santa Maria nascono i Pesti a grana grossa, che mantengono la giusta consistenza di tutti gli ingredienti in una straordinaria armonia di gusto. «I Pesti San Tommaso propongono ricette nuove e, nello stesso tempo, semplici elaborazioni di vegetali della terra d’Abruzzo, per offrire alle nostre preparazioni in cucina quell’ingrediente in più. Sono ottimi sia come condimento, sia per preparare le tipiche “bruschette”,sia per impreziosire secondi piatti della cucina tradizionale quali bolliti, arrosti e piatti freddi». Infine, in un moderno caseificio dove vengono seguiti rigorosi procedimenti di lavorazione nel rispetto della qualità, dell’igiene e della tradizione casearia abruzzese, nascono i formaggi San Tommaso, di pecora e di mucca. «In azienda possiamo dire che la tecnologia e l’innovazione vanno a braccetto con la tradizione. I formaggi, sia freschi che stagionati, vengono realizzati solo da latte di pascoli abruzzesi, selezionati e preparati secondo le antiche ricette degli anziani, meticolosamente recuperate dai nostri esperti. Altrettanto avviene per i salumi, prodotti in salumifici che garantiscono il controllo completo della filiera partendo da una rigida selezione degli allevamenti per garantire alla produzione solo le carni
migliori. Nel salumificio vengono gestite internamente tutte le fasi della lavorazione, dalla macellazione alla stagionatura, così da assicurare un continuo monitoraggio di tutte le produzioni secondo rigidi disciplinari e grazie all’apporto di moderne tecnologie che consentono anche di proporre prodotti innovativi ed esclusivi, come le salsicce al Montepulciano, allo zafferano, al tartufo ed al miele». Proprio lo Zafferano di Navelli è tra i gioielli d’Abruzzo commercializzati da San Tommaso (in stimmi), insieme al Tartufo nero (disponibile al naturale, in olio extravergine d’oliva e in salsa). E non è tutto: «San Tommaso collabora alla realizzazione di progetti di solidarietà nel Terzo Mondo insieme all’Associazione Centro di Volontariato Internazionale di Ortona. L’iniziativa prevede la creazione di orti familiari sperimentali e la dotazione di tutta la strumentazione tecnica utile allo sfruttamento produttivo del terreno, per sostenere le popolazioni localmente, aiutandole ad apprendere l’attività agricola per sviluppare l’economia locale e aumentare lo standard di vita della popolazione. Sono in corso di realizzazione i primi orti in Burkina Faso e in Congo».
•In queste pagine alcuni prodotti aziendali e lo staff della San Tommaso
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LUIGI D’AMICO
UNA DOLCE TRADIZIONE Tenuto a battesimo nientemeno che da Gabriele d’Annunzio, il Parrozzo è il dolce più noto della gastronomia pescarese. La sua storia affascinante e quella della Luigi D’Amico, l’azienda che lo produce, sono intimamente legate a quella di Pescara
«D
ice Dante che là da Tagliacozzo/ove senz’arme vinse il vecchio Alardo/ Curradino avrìe vinto quel leccardo/ se abbuto avessi usbergo di parrozzo». Così Gabriele d’Annunzio (che in calce alla dedica si firmò “parrozzàno”) espresse in rima il suo apprezzamento sull’Albo d’Oro del Ritrovo del Parrozzo, a Pescara. La prestigiosa dedica campeggia ancora oggi sulla confezione del Parrozzo, il più noto tra i dolci abruzzesi e senza dubbio il dolce pescarese per antonomasia, prodotto dalla Luigi D’Amico, “premiata fabbrica biscotti e dolci”. E Parrozzo fu proprio il nome con cui il Vate battezzò il dolce, ispirato al tradizionale “pane rozzo” che i contadini preparavano con farina di granturco. Il giallo della farina è stato riproposto con le uova, mentre le bruciacchiature superficiali sono diventate una gustosa copertura di cioccolato, trasformando in dolce ciò che inizialmente non lo era. E così nel 1927 Luigi D’Amico apre a Pescara, in piazza Garibaldi, a due passi dalla casa dell’amico Gabbriellino, il “Ritrovo del Parrozzo”, che poi si trasferirà in Corso Umberto I per trovare la sua definitiva sede in via Pepe, dove
ancora oggi si può entrare e gustare ogni specialità prodotta dalla dolciaria pescarese. Ma non tutti sanno che il nome dei D’Amico, nel capoluogo adriatico, non è sempre stato legato alla produzione di dolci: l’impresa pescarese venne fondata nel 1850 da Luigi D’Amico (nonno del futuro inventore del “Ritrovo”) per commerciare prodotti alimentari, tra cui vino, granaglie, pesci salati, ma anche pece, reti da pesca e polvere da sparo. Come sede venne scelto il palazzo all’angolo dell’attuale corso Manthoné con piazza Garibaldi, che nelle intenzioni del fondatore voleva essere il punto di riferimento per le due maggiori attività economiche cittadine: la pesca e la fortezza borbonica con i relativi reparti militari. Fu Biagio D’Amico, figlio del primo Luigi, a concentrare le attività sul settore alimentare abbandonando progressivamente le altre, ma è a suo figlio Luigi che si deve il lancio del Parrozzo (e, va sottolineato, dei Parrozzini, coevi al dolce principale e decisamente innovativi in un’epoca in cui non esistevano monoporzioni o snack di alcun genere) e la grande fortuna conosciuta dall’azienda fino alla Seconda Guerra Mondiale.
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Nel 1943 i bombardamenti alleati su Pescara distrussero la palazzina sede del “Ritrovo”, e si aprì un periodo di grandi difficoltà durato fino agli anni Sessanta, quando Teresa, figlia di Luigi D’Amico, eredita l’azienda e la conduce lentamente fuori dalle cattive acque con l’aiuto di suo marito Giuseppe Francini. Alla metà degli anni Settanta l’ingresso in azienda di Pierluigi, figlio di Teresa e Giuseppe, segna l’inizio della ripresa, con una forte espansione commerciale legata anche al rafforzamento dell’immagine di Pescara nel panorama regionale. La guida di Pierluigi Francini porta il dolce tradizionale in tutta Italia (ne sono testimonianza le numerosissime lettere e dediche ricevute negli anni da alcune tra le più eminenti personalità della cultura e dello spettacolo, gelosamente custodite) e lo fa conoscere anche all’estero; la produzione si sposta nel 2006 dalla sede cittadina ai nuovi locali di Manoppello, dove l’innovazione tecnologica va a braccetto con la tradizione: nei moderni laboratori dotati anche di impianto fotovoltaico per l’approvvigionamento energetico si lavora pazientemente su ogni singolo prodotto, esattamente
come in un laboratorio artigianale, per rispettare le esigenze del consumatore finale. Insieme al Parrozzo la Luigi D’Amico sforna anche altre deliziose specialità abruzzesi: tra tutte il Senzanome, un dolce realizzato con frutta candita e mandorle ricoperto di cioccolato fondente, e le Paranzelle, pasticcini con burro e farina di riso, prodotti i cui nomi sono stati partoriti anch’essi dalla fervida fantasia pubblicitaria di d’Annunzio. Pochi anni fa, dopo aver speso una vita intera a ricostruire e valorizzare l’azienda di famiglia, Pierluigi Francini ha passato la mano ai tre figli Giorgio, Teresa e Filippo, responsabili rispettivamente degli aspetti commerciali, di vendita e della produzione. Oggi l’azienda viaggia su numeri importanti: dieci dipendenti oltre ai titolari, circa 100mila Parrozzi e 2 milioni di parrozzini annui per un fatturato che si aggira intorno ai due milioni di euro all’anno.
• In apertura: il Parrozzo, dolce tradizionale pescarese. In alto a sinistra e qui sopra la sede storica del “Ritrovo del Parrozzo”. Nelle altre foto i prodotti della Luigi D’Amico: Parrozzo, Parrozzini e Senzanome
Luigi D’Amico Parrozzo sas Storica azienda specializzata nella produzione del Parrozzo e di altri dolci tradizionali abruzzesi Viale S. Tinozzi - Zona Interporto 65024 Manoppello (PE) Tel. +390858569139 www.luigidamicopescara.it info@ luigidamicopescara.it
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STRACCIA PACKAGING
QUALITà in scatola Non solo imballaggi: la confezione di un prodotto è oggi uno straordinario veicolo per la comunicazione aziendale. Lo sa bene l’azienda teramana che dal 1948 realizza prodotti di altissima qualità offrendosi alle aziende come interlocutore unico per tutti i servizi, dalla progettazione alla stampa
E
ra il 1948. L’Italia usciva con le ossa rotte da un drammatico conflitto e la voglia di ricominciare era tanta. L’industria chiedeva imballaggi affidabili per rilanciare la produzione, e la famiglia Straccia garantiva già un cartone ondulato robusto e realizzato secondo i dettami tecnici dell’epoca. Cinquant’anni dopo, il pack (ovvero la confezione di un determinato oggetto) è diventato uno strumento di vendita fondamentale e Straccia Packaging ha rinnovato del tutto gli impianti dando vita a nuove linee di prodotti. «Nel settore degli imballaggi –spiega Daniele Straccia, nuovo amministratore dell’azienda– le scatole americane rappresentano la tradizione, oltre che una quota di produzione spesso ancora predominante. Una tecnologia che dia valore aggiunto, in questo comparto, deve poter realizzare prodotti essenziali, con eventuali fori e tratteggi, nel minor tempo e nella maggior quantità possibile». Martin, l’impianto all’avanguardia per questo tipo di produzione, svolge il compito egregiamente. «Grazie a Martin e ad altri strumenti –chiarisce Straccia– abbiamo migliorato il servizio alle aziende con una
notevole velocità di stampa e molte altre funzioni, tutte fondamentali per ottenere un risparmio di tempo ed una diminuzione dei costi finali. La memorizzazione dei formati, ad esempio, permette di inserire le misure di stampa, fustella ed anche pallettizzazione una volta sola: dopo questa operazione, qualsiasi ordine dello stesso tipo verrà eseguito senza possibilità d’errore. Per i responsabili aziendali, inoltre, sarà sempre possibile conoscere la situazione del proprio lotto in tempo reale: un software ad hoc, il Supervisore, lo segnala costantemente on line». Il livello di sviluppo tecnologico raggiunto rende le performance della Straccia Packaging estremamente competitive sotto molti punti di vista. Il nuovo stabilimento (10mila metri quadrati, 6mila dei quali adibiti a magazzino e 3mila a laboratori di produzione) è un esempio di praticità, organizzazione e competenza. I macchinari, all’avanguardia nel settore, sono gestiti in tempo reale dalla sala operativa mediante sofisticati software di monitoraggio e schedulazione e da personale altamente professionale. «La nuova frontiera, però –prosegue Straccia– è quella di un uso attivo della sca-
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tola, non più semplice contenitore ma soprattutto veicolo di un contenuto d’immagine. Gli espositori, i contenitori da inserire direttamente sullo scaffale ed i multipack sono i classici prodotti che, in teoria, l’azienda avrebbe dovuto realizzare in tipografia. Per il cliente, tuttavia, è vantaggioso potersi rivolgere ad un unico fornitore per realizzare tutto quello che desidera. Pertanto abbiamo introdotto nello stabilimento un impianto Bobst, il migliore nella stampa in quadricromia, che offre la possibilità di aggiungere un quinto colore, il pantone istituzionale del logo aziendale oppure l’effetto lucido: le variazioni cromatiche risaltano, gli asciugatoi danno immagini vive e prive di sbavature. Fustellatura e colore evitano inutili passaggi e, inoltre, si utilizzano esclusivamente inchiostri ecocompatibili ad acqua. Così si riducono i tempi, offrendo praticità e risparmio». Gli investimenti, in macchinari e risorse umane, meritano una passerella che lasci poco spazio alla semplice descrizione dei lavori e faccia largo all’attenta osservazione delle capacità produttive dell’azienda. La nuova sede, ampia, moderna, perfettamente attrezzata e tecnolo-
gicamente avanzata, l’impeccabile organizzazione logistica, la piattaforma carico-scarico, sono caratteristiche indispensabili per seguire al meglio le esigenze dei clienti. I nuovi ed eleganti uffici, la confortevole sala riunioni, un nuovo e più ampio magazzino e la riorganizzazione di tutti settori interni hanno fatto compiere all’azienda un’ulteriore salto di qualità sia nelle capacità produttive che commerciali. Uno staff di collaboratori di lunga e collaudata esperienza, coadiuvato da giovani volenterosi e dalla sapiente gestione della famiglia Straccia, offre un pacchetto vincente di professionalità, competenza e cortesia. «L’acquisizione delle tecnologie e del know how –sottolinea Daniele Straccia– seguono un preciso progetto di marketing che tende ad ampliare la tipologia di servizi da offrire all’utente finale. La strategia che vede il rafforzamento dei segmenti di mercato classici e lo sviluppo di nuovi comparti sta già dando i suoi frutti. I risultati sono evidenti, l’attitudine a seguire il cliente là dove lo portano le esigenze di presidio del punto vendita è potenziata». Il nuovo stabilimento della Straccia Packaging si trova a Colonnella, a
pochi chilometri dallo svincolo autostradale di San Benedetto del Tronto e dalla statale 16. «Dove siamo è presto detto. Nel nostro nuovo stabilimento sviluppiamo giorno dopo giorno soluzioni nuove per essere i protagonisti dell’evoluzione nel nostro settore. Per questo è difficile descrivere dove saremo quando la maggior parte delle aziende avrà compreso il valore dell’imballaggio nella comunicazione moderna; di certo, saremo al loro fianco».
Straccia Packaging L’azienda produce scatole in cartone ondulato di qualsiasi tipo e forma anche con stampa in quadricromia. Strada Bonifica del Tronto Km 4 64010 Colonnella (TE) Tel. +390861700000 Fax +390861700002 www.stracciapackaging.it info@stracciapackaging.it stracciapackaging@pec.it
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LE VIRTù d’Abruzzo
una terra DA GUSTARE Un progetto pensato per diffondere le eccellenze gastronomiche abruzzesi oltre i confini regionali. Nasce a Teramo la società che offre ai produttori di qualità l’opportunità di sviluppare il loro mercato su scala nazionale
C
he l’Abruzzo fosse una regione di eccellenze gastronomiche è cosa abbastanza nota; per contro, molto scarsa sembra essere, per chi abruzzese non è, la conoscenza specifica delle tipicità regionali. «È come se la cucina dell’Abruzzo venisse apprezzata soprattutto per la sua genuinità, bontà e naturalezza senza una precisa identificazione dei prodotti e dei piatti che ne sono alla base» spiega Angelo Corona. «Ad esempio, i vini abruzzesi, ad eccezione del Pecorino (Montepulciano, Trebbiano, Passerina, Coccinella), pur avendo conquistato riconoscimenti di altissimo livello nelle più prestigiose manifestazioni enologiche, non hanno notorietà presso il vasto pubblico; e soprattutto non sono percepiti per il loro reale livello qualitativo». Corona, insieme ad un gruppo di abruzzesi “doc”, ha messo in piedi un progetto che punta a diffondere la conoscenza dei prodotti tipici abruzzesi al di fuori dei confini regionali, dando nel contempo visibilità al patrimonio culturale regionale, ricco di storia, leggende, tradizioni popolari affascinanti che hanno fornito un apporto fondamentale alla cultura nazionale. «Il gruppo è formato da persone che
vengono da esperienze diverse», prosegue Corona, «dalla gastronomia al marketing, dal commerciale alla gestione d’impresa, che hanno individuato nella sostanziale scarsità di conoscenza del grande patrimonio enogastronomico e culturale, al di fuori del territorio regionale, una grande opportunità per l’Abruzzo e per gli abruzzesi tutti». Il progetto si inserisce in una iniziativa più ampia denominata Le Virtù d’Italia, che vede come primo passo la valorizzazione del territorio abruzzese ma che, nel medio periodo e secondo lo stesso modello, potrà essere esportato in altre regioni italiane. «Il progetto si articola su due direttrici parallele: creare mercati di sbocco al grande numero di piccole e medie imprese enogastronomiche del territorio che negli anni hanno portato avanti prodotti di altissima qualità ma che concentrandosi sulla ricerca e sulla produzione non hanno saputo o potuto costruire un’adeguata struttura di marketing e commerciale che consentisse loro di emergere al di là del microcosmo in cui operano; e naturalmente valorizzare l’attività commerciale e di marketing anche attraverso iniziative culturali, in particolare eventi mirati, coinvolgimento dei media, sensibilizzazione dei
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consumatori. Gli effetti di queste due azioni saranno di accrescere le opportunità di impiego per i giovani, prospettando loro nuove opportunità professionali anche al di fuori della regione, e promuovere l’incoming turistico con particolare attenzione a quello culturale ed enogastronomico. Abbiamo inoltre intenzione di creare un portale che raccolga tutte le informazioni sul progetto, le iniziative che si porranno in essere, e che sia aperto anche ai contributi di singoli o associazioni. Il portale potrà essere usato anche come strumento di comunicazione con i media e con i consumatori di altre regioni, oltre ad essere utilizzato come piattaforma commerciale per gli operatori del settore attraverso un’area riservata». A partire da questi presupposti, chiarisce Corona, è stata messa a punto una strategia che si orienta in più direzioni: «Prima di tutto bisogna individuare i prodotti e i piatti caratteristici della tradizione abruzzese da esportare, tenendo conto dei fattori legati alla facilità di trasporto nel rispetto della massima conservazione della qualità originaria. Per far questo vanno selezionate sul territorio abruzzese quelle aziende che si attengono a procedimenti di lavorazione
artigianali e garantiscono la qualità e la genuinità dei loro prodotti. Le aziende che aderiranno al progetto saranno così facilitate ad incrementare le proprie quote e aree di mercato comunicando meglio il valore della propria offerta». Questo, per capirci, esclude i colossi alimentari regionali che non necessitano di ulteriori supporti commerciali e di marketing. «Il progetto favorirà anche lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro quali, ad esempio, la creazione di cooperative, soprattutto di donne, specializzate nella preparazione di pasta fatta in casa. Infine bisogna individuare le migliori forme di distribuzione dei prodotti e diffusione del marchio. Le possibilità sono diverse: dall’apertura di negozi a marchio “Virtù d’Abruzzo”, in cui proporre tutta la gamma di prodotti (e nei quali organizzare tutta una serie di attività culturali tese alla promozione turistica del territorio abruzzese come mostre fotografiche, spettacoli di musica e danza, corsi di cucina, pacchetti di soggiorno scontati, escursioni, visite a musei etc.) all’utilizzo di reti di distribuzione già rodate, come enoteche e gastronomie di alto livello, specializzate in prodotti tipici, a cui proporre un kit di prodotti di qualità dell’enogastronomia
abruzzese sotto il marchio unificante “Le Virtù d’abruzzo”, o attraverso ristoranti di livello interessati a proporre ai propri clienti prodotti selezionati dal marchio “Le Virtù d’Abruzzo”, anche all’interno di “serate evento” dedicate alla cucina abruzzese». Decisivi per il successo dell’iniziativa saranno anche il modo, gli strumenti e gli oggetti con cui verrà comunicata. «In un mercato in cui esiste una sovrabbondanza di offerta –conclude Corona– l’idea del marchio unificante “Le Virtù d’abruzzo” è una chiave determinante per proporre un’idea diversa di prodotto di qualità. Ogni prodotto offerto dovrà sempre essere garantito dal marchio “Le Virtù d’Abruzzo”».
Le Virtù d’Abruzzo Commercializzazione e distribuzione di prodotti tipici e piatti caratteristici dell’enogastronomia regionale Corso Michetti, 49 64100 Teramo Tel. +39068540310 Fax +39068555021 www.virtudabruzzo.it info@virtudabruzzo.it
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LE MASSERIE DEL PARCO
SAPORE DI MONTAGNA Dall’antica tradizione contadina dell’area vestina nasce una delle eccellenze gastronomiche d’Abruzzo più rinomate e ricercate dai gourmet di tutto il mondo: il Pecorino di Farindola. La cooperativa Le Masserie del Parco è uno dei circa 30 produttori aderenti al Consorzio di tutela, organismo nato nel 2002 e teso alla valorizzazione e promozione del prodotto e dell’intero territorio
I
l Pecorino di Farindola è una delle specialità gastronomiche dell’area vestina, un formaggio crudo ottenuto dal latte di ovini allevati nella zona utilizzando il caglio ricavato dallo stomaco dei suini. Una particolarità che gli conferisce aroma e sapori particolari e che lo rende assolutamente unico. Si produce in quantità limitatissime, in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso, storicamente sede privilegiata di allevamenti ovini e bovini delle razze autoctone. «La preparazione del caglio suino –spiega Fiorenzo Sarto, presidente della cooperativa Masserie del Parco– ha origini molto antiche, risale all’epoca romana, e ancora oggi è prerogativa esclusiva delle donne, che si tramandano la ricetta di generazione in generazione». Nel corso degli anni l’attività congiunta di Slow Food, Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e Comune di Farindola ha portato alla creazione, nel 2002, di un consorzio di tutela del Pecorino di Farindola, che ne riunisce i produttori (circa una trentina) e tutela e valorizza il prodotto attraverso il mantenimento delle antiche prerogative dell’arte casearia locale, del sistema di allevamento degli animali,
della localizzazione dei produttori sul territorio, oltre a organizzare, per conto dei produttori, la presenza a fiere, mostre, convegni, trasmissioni televisive e contatti con la stampa. Le Masserie del Parco è una cooperativa formata da 4 soci: oltre al presidente Sarto ne fanno parte Sara Picelli, Giulio Di Marcantonio e Donato Di Marco, che ha conferito alla coop il caseificio che si trova nell’area immediatamente contigua al parco. «Secondo il metodo tradizionale per la produzione del Pecorino di Farindola –prosegue Sarto– le pecore devono rimanere sempre nell’area tipica, spostandosi, eventualmente, solo sulle montagne del Parco; devono essere allevate al pascolo e il più possibile alimentate solo con erba, fieno, e concentrati tradizionali: mais, orzo, grano, fave. Il latte viene cagliato a 33–34 gradi senza refrigerazione, con caglio di maiale e salatura superficiale delle forme ottenute in cestini di vimini (fiscelle). Nessun ingrediente o fermento viene aggiunto. La stagionatura va da 3 mesi a 1 anno, senza lavare le forme: dopo i primi giorni “all’aria” su assi di legno le forme proseguono la stagionatura in casse o madie di legno; ad in-
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tervalli di circa una settimana le forme vengono girate e trattate in superficie con una miscela di olio ed aceto. Le migliori caratteristiche organolettiche vengono raggiunte a 60 –90 giorni di stagionatura per forme di 2 –3 kg. Forme più grandi (6 – 8 kg) mantengono tali caratteristiche fino a 150 giorni. Prolungando la stagionatura si ottiene un formaggio asciutto da grattugiare, ottimo condimento per molti piatti tipici abruzzesi, come sullo spezzato di agnello con l’uovo o nella pasta in bianco con peperoncino o pepe». Le forme, che recano sull’etichetta anche il nome delle donne che le hanno realizzate, pesano in media 1,5 – 2 Kg, ottenute cagliando 5 litri di latte per Kg di semistagionato, da pecore che producono meno di 1 litro al giorno per circa cento giorni di mungitura. Le “Masserie del Parco”, all’interno del Consorzio, hanno optato non solo per il marchio del Parco, ma anche per la certificazione bio, con la convinzione che «la certificazione dia maggiore riconoscibilità al prodotto e risponda all’esigenza del “mangiare sano”». La cooperativa rappresenta un tentativo di mettere insieme le microrealtà del Consorzio, per abbattere i costi di
produzione ed essere meglio presenti sul mercato con la riconosciuta qualità del prodotto. «La filiera prevede che il latte prodotto nelle aziende dei soci venga conferito al caseificio e trasformato. Si ottengono tre tipologie di prodotto: pecorino, ricotta e formaggio misto. La commercializzazione prende diverse strade: vendita diretta, ristoranti specializzati, spedizioni all’estero». Le restanti produzioni aziendali, come cereali, marmellate e olio trovano mercato soprattutto nell’agriturismo. Sui 20 ettari aziendali la cooperativa alleva gli ovini per produrre i circa 120 quintali di formaggio annui, e naturalmente fa della carne di agnello e di pecora il principale prodotto dopo il formaggio. «Coltiviamo principalmente erba medica, utilizzando tecniche agricole come la rotazione (con grano e farro) e il sovescio, nel rispetto delle antiche tradizioni. Abbiamo anche un frutteto in cui sono presenti alberi di mele di varietà Gelata, molto antica e pregiata». La cooperativa ha deciso di sposare l’etica “bio” con quella “green”: «Abbiamo bonificato alcune aree incolte e restaurato vecchi fabbricati ora destinati all’agriturismo, dove si fa la raccolta
differenziata dell’organico. Attualmente stiamo cercando di migliorare le strutture degli allevamenti e il laboratorio di trasformazione per aumentare e diversificare la produzione, e inoltre stiamo implementando lo sviluppo di nuove tecnologie per generare energia a basso impatto ambientale e basso costo».
• Nelle foto alcune immagini dell’attività casearia della cooperativa e i prodotti aziendali
Le masserie del Parco Cooperativa agricola dedita all’allevamento ovino, alla produzione e commercializzazione di Pecorino di Farindola e carne ovina. C.da Pantane - Arsita (TE) Tel +390861995957 Mob 3992098950 - 3334716745 fax +390861995957 masseriedelparco@libero.it
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MARRAMIERO
LA CULTURA DEL LAVORO La tradizione secolare della famiglia è la base su cui Dante Marramiero ha costruito la sua vita, spesa al servizio della terra. Un grande viticoltore che ha lasciato in eredità al figlio Enrico e a tutto l’Abruzzo vini di eccellente qualità, simbolo di una dedizione al lavoro senza precedenti
• Nelle foto di queste pagine le masserie Marramiero e una suggestiva immagine della bottaia. Nella foto al centro Enrico Marramiero
“V
i invito a non tradire mai il Lavoro, ma, da qualunque parte esso venga, a desiderarlo ed amarlo, perché in esso si trova, e se si perde si ritrova, fiducia, serenità e benessere”. La filosofia che ha ispirato la vita di Dante Marramiero, uno dei più importanti viticoltori abruzzesi, è tutta in questa frase che tradisce la sua provenienza contadina, la tradizione secolare della sua famiglia. Una storia che affonda le radici nei primi anni del XX secolo, quando la famiglia Marramiero cominciò a coltivare la vite sulle colline di Rosciano, ai bordi della Val Pescara. Una grande eredità che oggi è sapientemente portata avanti dal figlio Enrico, grazie alla collaborazione dell’enologo Romeo Taraborrelli e del responsabile Antonio Chiavaroli che ne hanno condiviso valori ed obiettivi. La Masseria Sant’Andrea, 50 ettari di terra (di cui 30 vitati) a 270 metri sul livello del mare, è stata la prima superficie vitata. I suoi impianti risalgono all’inizio del Novecento e rappresentano il vero patrimonio storico culturale dell’azienda; da qui provengono tutte le nuove barbatelle utilizzate per i nuovi impianti riprodotti in collaborazione con noti vivaisti italiani. «In quest’area –spiega Enrico Marramiero– i vigneti
ricevono dalla terra un nutrimento sopraffino grazie alla presenza di tufo e all’impasto prevalentemente argilloso del terreno. Nei 30 ettari, dove sono già iniziate le rotazioni, sono coltivati per la maggior parte Montepulciano, ma anche Trebbiano, Chardonnay in zona Punta di Colle, e Pinot Nero per la nostra base spumante e 1 ettaro sperimentale con 50 vitigni diversi tra autoctoni ed internazionali, a conferma che la ricerca continua». A Rosciano si trova anche la Masseria Tratturo, che insieme alla Masseria Sant’Andrea rappresenta le radici storiche della famiglia Marramiero. «Il terreno è particolarmente favorevole alla coltivazione della vite e dell’olivo: qui abbiamo impiantato 3 ettari di vite Trebbiano e 700 alberi di olivo. Inoltre in questa masseria produciamo l’energia pulita per la nostra attività». Un’ulteriore appezzamento di terreno, chiamato Masseria Milano, si estende per circa 27 ettari. «21 sono vitati, 15 a Montepulciano e 6 a Pecorino, mentre 1 ettaro circa è un oliveto con le varietà Maurino, Frantoio, Itrana e Leccio del Corno; i restanti 5 ettari sono a bosco». Al centro del vigneto domina un antico casale del secolo scorso, interamente ristrutturato come in origine, riservato a sala degu-
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stazione ed eventi conviviali. Le proprietà della famiglia contano anche 6 ettari in montagna, nei pressi di Ofena: è la masseria Amarello, situata nella piana conosciuta come il “forno d’Abruzzo” per le alte temperature che si raggiungono nel periodo estivo. «In questa zona si crea un microclima particolare con forti escursioni termiche tra la notte e il giorno; il terreno, completamente diverso da quelli più vicini alla costa, è caratterizzato dalla presenza di ciotoli che in milioni di anni si sono sgretolati dalle rocce circostanti creando un terreno molto drenante e arido dove la vite deve sviluppare le sue radici in profondità alla ricerca di acqua e nutrimento. In questo sito sono stati impiantati 6 ettari a Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Pinot Nero». La qualità di un vino dipende soprattutto da ciò che la natura riesce a donare alle uve. Per questo l’azienda Marramiero nutre le sue piante solo con prodotti naturali, tramite la coltivazione sotto il vigneto e il sovescio di piante leguminose ricche di sostanze nutritive. In questo modo le viti trovano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, riducendo al minimo l’aggiunta di trattamenti.
Massima attenzione viene riservata a tutte le fasi della lavorazione, dalla raccolta fino all’imbottigliamento per preservare tutta la freschezza e la genuinità delle uve, ed esaltare le caratteristiche di ciascun prodotto. Il sonno e la tranquillità contribuiscono a formare il carattere di un vino. Per questo i vini Marramiero seguono ognuno un loro percorso, rispettando i tempi dettati dalla natura, siano essi affinati in acciaio o in tini o in barriques di legno spaccato, nel rispetto delle naturali venature del materiale che garantiscono una maggiore tenuta, realizzate in pregiato rovere per favorire l’evoluzione ottimale, prima di arrivare all’affinamento finale in bottiglia. I vini Marramiero sono il frutto di questa storia in cui si incontrano e si fondono l’amore per la terra e l’attenzione per il progresso, l’attaccamento al lavoro e lo sprigionarsi dell’arte, il rispetto dei più antichi processi di vinificazione e l’utilizzo delle più moderne tecnologie conquistando i palati dei consumatori in tutto il mondo e regalando loro grandi emozioni. La linea classica Da.Ma trae il nome da Dante Marramiero, di cui è l’acronimo. Alle versioni tradizionali, Montepulciano,
Trebbiano e Cerasuolo è stato affiancato il Pecorino 60 passi: quattro vitigni autoctoni che racchiudono i profumi, i colori e i sapori della terra d’Abruzzo. «Nelle nostre selezioni si distinguono la linea dei vini affinati in acciaio (il Montepulciano Incanto, il Trebbiano Anima, il Pecorino Marramiero Pecorino), quelli affinati in barriques (il Montepulciano Inferi, il Trebbiano Altare e lo Chardonnay Punta di Colle), un Montepulciano unico che esce dopo 10 anni in commercio che è la riserva numerata Dante Marramiero, oltre ai nostri spumanti metodo classico, Marramiero Brut e Marramiero Rosè, ai quali si aggiunge l’ultimo nato, il Vino cotto Livia, e per finire l’Acquavite di Vinaccia Dante Marramiero e gli olii Extra Vergine d’Oliva Marramiero.
Azienda Marramiero srl Produzione e commercializzazione di prodotti vitivinicoli. C.da Sant’Andrea, 1 - Rosciano (PE) Tel. +390858505766 Fax +390858505318 www.marramiero.it marramiero@tin.it
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AZURMUVI
UNO SGUARDO DAL CIELO Volano, fotografano, effettuano riprese mozzafiato: è l’Abruzzo in alta definizione. Uno studio fotografico mette al servizio delle aziende la sua flotta di droni per unire l’hi-tech alla promozione del territorio. Con risultati di straordinaria efficacia
• In alto: uno dei droni della flotta AzurMuvi. Nella pagina a fianco alcune riprese aeree realizzate dallo studio: l’abbazia di San Clemente a Casauria, le Torri Camuzzi di Pescara e la cantina Citra a Ortona
S
i chiamano Phantom, Mikrokopter, Cinestar. Sono capaci di volare, di vedere lontanissimo, di compiere evoluzioni prodigiose, ma non sono dei supereroi. Tecnicamente si chiamano Sapr, ovvero Sistemi aerei a pilotaggio remoto, ma nel linguaggio comune sono noti come “droni”: oggetti volanti molto ben identificati, comandati a distanza da un operatore che ne controlla i movimenti. Li abbiamo visti in azione durante gli ultimi Mondiali di calcio in Brasile, quando ci hanno regalato ardite riprese in volo sul campo, ma vengono utilizzati già da tempo per effettuare riprese aeree in numerose trasmissioni televisive e naturalmente –con l’ingresso, di prepotenza, dei formati video digitali nel cinema– anche in molti film. Ora un team di professionisti, capeggiati da Enrico Di Nenno, hanno implementato l’uso dei droni nella propria attività, dando vita ad AzurMuvi, una società che si occupa di video e fotografia aerea, con sede a Ortona. «AzurMuvi nasce dall’unione di due grandi passioni: la fotografia che è sempre stata anche la nostra professione, e il volo che ci ha fatto innamorare del punto di vista degli uccelli. Dal
1983, anno di inizio della nostra attività, abbiamo fotografato dall’alto la natura in ogni sua forma, i siti archeologici, i manufatti architettonici, le città, le aziende e le case dei nostri clienti; lo abbiamo fatto a bordo di aerei, elicotteri, ultraleggeri, parapendii a motore. Il nostro approccio all’immagine aerea non è dunque quello del modellista prestato alla fotografia, ma del fotografo e videomaker appassionato del proprio lavoro, con oltre trenta anni di esperienze, studio e confronto. Tutto questo bagaglio di conoscenze, insieme alle nuove tecnologie applicate ai velivoli a pilotaggio remoto “APR” o “droni”, ci permette oggi di fornire un servizio di riprese aeree tecnico-creative a basso costo e ad altissimo impatto emotivo». I campi di intervento dei velivoli APR sono molteplici: video, fotografia, termografia, fotogrammetria, rilievi 3D e molti altri ancora da immaginare. «Il nostro studio si occupa della pianificazione delle riprese, della loro esecuzione e della post-produzione. Con le immagini fotografiche aeree possiamo creare una brochure aziendale, un diaporama o un grande pannello fotografico con cui arredare uno stand,
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un ufficio, un’abitazione; dalle riprese video può scaturire un filmato istituzionale, uno spot pubblicitario o un video didattico; attraverso le immagini realizzate per un rilievo tridimensionale possiamo fornire ortofoto del sito o del manufatto, mesh 3D, dati DEM, utilizzabili in ambiente GIS o CAD. Infine, il telerilevamento iperspettrale consente di conoscere una serie di informazioni utili per molte applicazioni ed in particolare dati NDVI (Mappe di vigore vegetativo) per la gestione dell’agricoltura di precisione, la mappatura del paesaggio, il controllo del verde urbano e tanto altro». Nel gruppo di AzurMuvi coesistono figure professionali dalle diverse competenze specifiche: agronomi, copy, sceneggiatori, montatori di docu-film, musicisti e registi riconosciuti. «I nostri operatori, di trentennale esperienza nel mondo del video e della fotografia pubblicitaria, aggiungono alle riprese video e fotografiche, il giusto pizzico di creatività che non guasta mai» commenta Di Nenno, che col suo team ha realizzato riprese aeree per molti clienti in Abruzzo e fuori regione. «I droni di cui disponiamo permettono di operare in ogni ambiente, interno o
esterno ed a quote comprese tra zero e centocinquanta metri dal suolo con estrema naturalezza e senza particolari rischi. La nostra “flotta” si compone di tre velivoli ultratecnologici, ognuno dei quali adatto a particolari tipi di riprese video-fotografiche o rilievi. Il piccolo Phantom, leggerissimo e molto maneggevole, ci consente di operare in ambienti difficili sia esterni che interni, anche relativamente angusti: equipaggiato di una video-fotocamera Go Pro HD e un camera mount brushless stabilizzato, garantisce riprese fluide e precise. L’esiguità del suo peso al decollo, circa 1.100 grammi, lo rende praticamente inoffensivo e quindi sicuro». Il Mikrokopter Okto Xl, prosegue Di Nenno, «è un velivolo capace di aviotrasportare apparecchi fino a 2kg di peso. Monta un camera mount due assi, stabilizzato con motori brushless. È in grado di volare anche in completa autonomia in missioni di rilevamento foto-video-3D; pilotato da un solo operatore, leggero da poter essere portato ovunque sia richiesto, è il mezzo tuttofare più flessibile in assoluto della flotta. Il possente Cinestar 6, invece, è un velivolo interamente costruito in
fibra di carbonio, equipaggiato con un camera mount 3 assi brushless in grado di ruotare in tutte le direzioni dello spazio, indipendentemente dall’orientamento del velivolo. Estremamente adatto a riprese di sapore cinematografico, può volare autonomamente dal decollo fino all’atterraggio, seguendo un percorso e una serie di attività pianificate su PC ad esso collegato attraverso un sistema Data Link. Le immagini provenienti dai sistemi Mikrokopter e Cinestar possono essere georeferenziate per applicazioni 3D, GIS e CAD».
AzurMuvi Srl La società realizza riprese e fotografie aeree mediante l’utilizzo di pratici e ipertecnologici droni, per uso cinematografico, pubblicitario o di supporto tecnico. Zona Artigianale Tamarete 66026 Ortona (CH) Tel. +390859069252 www.azurmuvi.it info@azurmuvi.com
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LE AZIENDE DEL POLO AGIRE • Agriverde srl • Ali d’Oro Srl • Carlo e Gianfranco Iubatti & C Sas • Delverde Industrie Alimentari SpA • F.lli De Cecco di Filippo SpA • Gelco srl • Industrie Riunite Confetti William Di Carlo srl • Luigi D’Amico Parrozzo sas • Oleificio Matalucci Ortenzia • Prodotti Alimentari Fioravanti & C srl • Relais del Vino Agriverde di Fania Basciani • Società Agricola Anfra • Confindustria Teramo • Testingpoint 10 srl • Università di Teramo • Vision Device srl • Cacao srl • Frantoio Montecchia di G. Montecchia & C • Reginella d’Abruzzo srl • C.N.A. - Confederazione Naz.le Artigianato • Astra srl • Azienda Agricola Giacomo Santoleri • Galeno Engineering • S.Ole.M A. snc • Conf. Cooperative Abruzzo • Nepa Florindo Packaging srl • Torrefazione Adriatica Spa • Abruzzo Vini srl • AMPP Soc. Coop. Agricola • API Pescara - Chieti • Associazione Prod. Zootecnici d’Abruzzo scrl • Associazione Regionale Terranostra Abruzzo • Az. Agr. “La Sorgente di Remartello” di Carota Luigi • Az. Agr. Battaglia Roberto • Az. Agr. “Chiusa Grande” di D’Eusanio Franco • Az. Agr. Di Francesco Mirko • Az. Agr. Di Giorgio Antonio • Masciarelli Tenute Agricole s.r.l. • Az. Agr. Meepanya La Ongdao • Az. Agr. Il Bosco degli Ulivi di V. Pracilio • Az. Agr. Sichetti Nicola Antonio
• Az. Agr. Sissa Catuscia • Az. Vinicola F.lli De Luca Srl • Bellizzi 1906 Srl • Casal Thaulero • CIA Abruzzo - Conf.ne Italiana Agricoltori • CIPAT Abruzzo • CITRA VINI - Cons. Coop. Riunite d’Abruzzo • CO.T.IR. Srl - Consorzio Divulgazione Sperimentale Tecniche Irrigue • CO.VAL.PA. - Abruzzo Soc. Coop. Agricola • COLDIRETTI Abruzzo - Federazione Regionale • C.A.D.A.M. - Consorzio Agrario d’Abruzzo e Molise Soc. Coop. A.r.l. • Consorzio DEP • (Distretto Economico Produttivo) Abruzzo • Consorzio Patto Territoriale della Marsica • CRAB - Consorzio Ricerche Applicate alla Biotecnologia • Eurosviluppo SpA • GAL Terre Aquilane Srl • Hotel Villa Elena di Buonasorte Maria • Impresabruzzo Srl • Ist. Zooprofilattico Sper.le Abruzzo e Molise “G. Caporale” • L.G. International Srl • Metron Srl • Outsourcing Group srl • Partner Srl • Rustichella d’Abruzzo SpA • Siros - Sistemi Sas di R. Di Gianfilippo & C. • Tenuta Strappelli di Strappelli Guido • Soc. Agricola Franco Pasetti Soc. Semplice • Soc. Agr. Fattoria Nora S.S. • Oleificio “La selva d’Abruzzo” snc • Gesco Consorzio Coop. Soc. Coop. Agricola • D&D Corporation srl • Università degli Studi dell’Aquila • Novatec Srl • Az. Agricola Angelucci Srl • Gexma Srl • Industrie Rolli Alimentari SpA • Pescaradolc Srl
AGIRE • Polo di Innovazione Agroalimentare d'Abruzzo VARIO GUSTO 85 05/11.indd 48
• Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane • Terre dei Peligni Soc. Cons. Coop. a r.l. • MoDiv s.n.c. • LeVirtù d’Abruzzo Srl • Ico srl Industria cartone ondulato • F.lli Candelori s.n.c. • EDF srl • AZIEND’UP srl • EatArte srl • SAF ALLESTIMENTI srl • Associazione Italiana Sommeliers ABRUZZO • Società Agricola Colle d’oro • Victoria sas • ISTEMA Group srl • Associazione Regionale Allevatori d’Abruzzo • Azienda Marramiero srl • FIESA Regionale d’Abruzzo • MATER FOOD srl • Innova Solar Energy srl • Made in Bio srl • Straccia Packaging srl • Cykel Software di Giammaria de Paulis • Peltuinum Antica Azienda Agricola • BDA di Luca Forcella • Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara • Glocal Foods srl • Spinosi Marketing Strategies srl • Pastificio Di Lullo Davide & C. s.a.s. • Camera di Commercio di Teramo • Abruzzo Consulting per l’Export srl • Aprol Abruzzo Soc. Coop. Agr. • San Tommaso Specialità Alimentari • Spiaggia d’Argento srl • Punto Energia srl • Pasticceria Mariella • FADISA FOOD (Abruzzè) • Soc. Agr. F.lli Spinosa ss • Soc. Agr. Di Mercurio Costantino e Dante • Coop. Agricola Masserie del Parco • Ambra sas di De Ovidiis Rita & C. • It’sitaly srl • Azur srls
P.O. FESR Abruzzo 2007-2013. Attività I.1.2. Approvato con D.D. n. DI9/55 del 08/08/2011 P.O. FESR Abruzzo 2007-2013. Attività I.1.2. Approvato con D.D. n. DI9/55 del 08/08/2011 11/11/14 12:25