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“C’ERA UNA VOLTA…”
Così iniziano tutte le favole più belle. Persino la meno tipica di esse, quella del celebre burattino di Collodi, Pinocchio. “…un Re!” Direte voi. No ragazzi, avete sbagliato. “C’era una volta un pezzo di legno” scrive nell’incipit l’autore. La storia del cine club di cui parliamo inizia invece 30 anni fa da un pezzo di carta, o meglio di giornale. Correva l’anno 1985, in una Rivoli che aveva già perso alcuni dei suoi cinema, ma resisteva alla crisi che stava lentamente investendo le sale cinematografiche. In quella stessa cittadina l’attività di promozione del cinema di qualità aveva però un suo baluardo: il giornale locale “Rivoli15”. «Curavamo una rubrica di critica cinematografica con lo scopo di far avvicinare il pubblico al buon cinema» ricorda Mariella Rocchietti, che di cinema si era nutrita fin da bambina, a fianco dei genitori che l’hanno introdotta alla “magia” della sala buia, della condivisione collettiva, della vita raccontata dal grande schermo. «Andavamo tantissimo al cinema e non solo per vedere film per bambini». Il pregio di mamma Adriana e papà Edoardo fu proprio quello di “introdurla” in un mondo “da grandi” fin da quando era piccola e, come “Alice nel paese delle meraviglie” scoprire che basta poco per vivere una, dieci, cento vite: tutte quelle narrate dalle infinte storie messe su pellicola. Una passione poi condivisa con il marito Alberto Calosso, e con gli amici di Rivoli15, citare i quali sarebbe troppo lungo. Qualche nome però occorre farlo, a partire da Bruna Bertolo, allora insegnante, poi divenuta la “storica” del territorio ed autrice prolifica. O Silvana Guglielmino, allora presidente della cooperativa che editava il giornale, ha caldeggiato l’iniziativa sia presso il Cda sia presso la redazione che è stata coinvolta fin dall’inizio. Al suo fianco il marito Piero Ferrero che fu colonna portante di quel team di volontari attivi sul progetto. «Un’avventura per tutti, che ha segnato la cronaca locale e creato aggregazione – conferma la Guglielmino – convincendo coi successi ottenuti anche quelli che all’inizio erano dubbiosi». Era un segnale forte per la Rivoli che aveva perso, negli anni precedenti, alcuni cinema di antica tradizione. Un tempo c’erano numerose sale cinematografiche: Carnino, Gioiello, Don Bosco, Nuovo, Rivolese, Borgonuovo. «Nel corso degli anni la maggior parte di queste ha abbandonato l’attività con grave danno per questo importante settore della cultura – spiega Alberto Calosso - cosa che stava accadendo anche a molte altre sale cinematografiche della Provincia che non sono riuscite a sopravvivere alla forte diminuzione di spettatori». A Rivoli rimanevano solo tre cinema, uno dei quali a luci rosse. La loro scommessa di dar vita ad un cineclub sembrava senza futuro. «In contrasto con le previsioni più pessimistiche – ribadisce Calosso - le cose invece sono andate diversamente e noi stessi non immaginavamo neppure di poter arrivare così lontano». Proprio per reagire alla crisi del cinema, aggredito dalle nuove tecnologie (cassette prima, dvd poi) che rendevano possibile la fruizione “at home” loro avviano il primo Cineclub al Gioiello sotto il nome di “Cinemania”. Titolo e marchio tanto azzeccato, in quanto rispondeva ad un passione, 3
è stato poi imitato negli anni successivi da parte di programmi televisivi e di altri operatori culturali. Una passione rimasta viva, nel corso del tempo, nonostante siano poi cambiate le ragioni sociali, i partner e persino i luoghi di proiezione. In questi 30 anni altre cose sono cambiate nella società: le abitudini e i divertimenti, il modo stesso di andare al cinema. Il cineclub ha attraversato buoni momenti ed anche alcune difficoltà, ma ha sempre mantenuto l’impostazione che ne aveva ispirato la nascita per esprimere il quale bastano le parole del regista Jean Renoir: “Non perdete tempo a dire male dei film che detestate,parlate invece dei film che amate e dividete con gli altri il vostro piacere”. Il cineclub, che nel tempo è diventato “il Club del Cinema” e poi l’attuale “ilClub35mm”, ha contribuito a sostenere questa passione, creando una nuova “geografia mentale”. “Il mondo del cinema – qualcuno ha detto - è come un paese in più sulla carta geografica della Terra. Un paese a parte, un insieme di luoghi in cui una tribù si ritrova, si riconosce”. E la coppia Mariella Rocchietti e Alberto Calosso sono stati, e tuttora sono, i capitani del vascello che conduce gli Argonauti tra una costa e l’altra, in mare aperto.
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Ci serve una barca più grossa (dal film “Lo squalo”)
La Storia L’EVENTO CINEMA “Il cinema, e su un piano differente l’automobile, hanno costituito la sintesi ed il simbolo di un lungo processo di meccanizzazione della vita individuale e sociale - scrive il critico cinematografico Gianni Rondolino nella sua Storia del cinema curata per la Utet – essi rappresentarono nel ‘900 i fattori determinanti di profondi mutamenti nelle strutture sociali, almeno nell’ambito delle società occidentali quali Stati Uniti ed Europa”. Vero ovunque, ancor di più a Torino dove sono praticamente nati e dove sono cresciuti: il cinema con “Cabiria”, l’auto con la Fiat che ha segnato non solo la storia del costume, ma anche il piano delle lotte sindacali e del lavoro. E anche molti anni dopo quella nascita, Torino è rimasta, come ben documenta il sempre rinnovato Museo del Cinema alla Mole Antonelliana, la culla della “settima arte”. La città ed il suo interland sono tuttora l’habitat naturale per nuove e innovative esperienze attraverso i suoi principali festival, convegni e incontri. In quell’humus culturale è nata e cresciuta Mariella Rocchietti che non ha mai disgiunto l’esperienza vissuta da piccola, seduta nella sala buia ad assistere alla magnificenza del grande schermo, da quella sociale, coinvolgendo il suo entourage nella creazione della prima rassegna cinematografica, quel “Cinemania” creato nel 1985 in seno a Rivoli15, ed in tutte quelle successive. Non fu subito facile e semplice. Lei stessa ricorda «La mia fortuna fu incontrare due persone che avevano competenza e amore per il cinema: Rinaldo Carnino, gestore del Gioiello di Rivoli, e Picco, programmatore di via Pomba che allora era la Hollywood torinese». Da loro i consigli positivi, quelli che le permettono di muoversi nel settore un po’ “ingessato” dell’epoca. Quel che è seguito è storia locale.
Cabiria
Ritorno al futuro 5
L’ESORDIO DI “CINEMANIA” La prima stagione (1985/86) nasce già “celebrativa” come a recuperare il tempo perduto. S’intitola “1975-1985: dieci anni di successi sul grande schermo” , propone 20 film e attrae poco più di duecento abbonati cui era stata data in omaggio una cartellina con le schede critiche dei film in programma. «A partire da allora ogni anno è stata prodotta una analoga cartellina – afferma la Rocchietti - divenuta per molti appassionati un oggetto da collezione». Ad oggi le schede elaborate costituiscono un tesoretto con trame, critiche e qualche “pensiero” dell’organizzatrice, quasi un suggerimento di lettura ed interpretazione. Il bilancio di quella prima annata sarebbe stato in rosso se non fosse intervenuta la cooperativa che gestiva Rivoli15 che di fatto era la culla in cui la rassegna è nata e cresciuta. Il primo boom di tessere? Grazie ad una “coppia sostenitrice”: Nanni Campanella e sua moglie Marisa Chalier che operando in campo medico riuscirono a coinvolgere molti professionisti del settore. I primi anni il parterre era davvero composto di “camici bianchi” entusiasti, che a loro volta fecero da cassa di risonanza per questa iniziativa culturale. I TEMPI D’ORO Parallelamente all’aumento del numero di film proposti ad ogni stagione, aumentavano anche gli abbonati, tanto che a partire dal 1991-92 le proiezioni settimanali passano da due a quattro con l’aggiunta di due spettacoli in orario preserale. Andare al Gioiello era diventata la buona abitudine dei Rivolesi per vedere il film, ma anche per commentarlo e discuterne, proseguendo la serata in qualche locale. Lo stesso capiterà con l’avvio, nel 1991, di “Rivoli di Sera” per la stagione estiva al parco Salvemini. La storia del cinema si interseca dunque con la voglia di incontrarsi e ha una notevole “ricaduta economica” sul tessuto commerciale locale perché attrae anche gente da fuori, dalle valli e dai Comuni circostanti. «E’ così che negli anni ’90 il crescente successo del cineclub ci ha spinti a coinvolgere altri Comuni - conferma Alberto Calosso - come Avigliana, Susa, Pianezza, Condove, con diverse proiezioni settimanali. In occasione del 10° anno di attività abbiamo superato i 1700 abbonati». A Condove contribuiscono alla nascita del Valsusa FilmFest, selezionando i film in concorso della prima edizione, e alla formazione della giuria a cui partecipano il cantautore Ivan Della Mea e il tecnico del montaggio Claudio Cormio. A ridosso del 2000 coinvolgono il Corso di Avigliana, il Don Bosco di Cascine Vica, il Borgonuovo di Rivoli e il Bertolino di Beinasco. Con 8 proiezioni settimanali di ogni film gli abbonati erano liberi di scegliere in quale sala e in quale giorno assistere alle proiezioni. «Diventammo - prosegue - uno dei più importanti cineclub d’Italia». E’ proprio grazie al lavoro di promozione cinematografica che, ad esempio, nel piccolo cinema comunale di Condove è poi proseguita un’esperienza autonoma di cineclub portata avanti per alcuni anni dalla Pro Loco. Nel 2013 su richiesta della circoscrizione-2 di Torino realizzano una rasse6
gna nell’area di fronte alla villa Amoretti di Parco Rignon. «La scelta di mantenere alto il livello della programmazione – commenta la Rocchietti - è stata premiata dagli spettatori che nelle risposte al questionario distribuito hanno dichiarato tutto il loro gradimento». La rassegna di Parco Rignon è stata ripetuta anche nel 2014. CAMBIAMENTI E RASSEGNE PARALLELE Molte le “ragioni sociali” assunte nel tempo, da “LiberaMente Associazione Culturale”, nata in seguito alla divisione concordata con Rivoli15, a “Cinemania & CO. Eventi Culturali”, da “il Club del Cinema” del ’99 fino all’attuale “ilClub35mm” proseguendo sulla strada intrapresa tanti anni prima. Molte le rassegne anche parallele realizzate oltre alle aree estive tout court. A Venaria, in occasione della celebrazione del cinquantenario dell’AGIS Piemonte Valle d’Aosta del 1997, Mariella e Alberto hanno realizzato una serie di proiezioni all’interno del parco de La Mandria. L’anno successivo sempre a Venaria anche nel cortile di una scuola a fianco del municipio. Tra le idee vincenti ci furono le rassegne dedicate agli studenti delle scuole con film di qualità e tematiche in grado di suggerire spunti di approfondimento e discussione. Le proiezioni si svolgevano al mattino nella sala del Gioiello di piazza Principe Eugenio a Rivoli, alla presenza degli insegnanti delle scuole coinvolte. CinemaBaby, rivolto invece ai più piccoli, era l’appuntamento del sabato pomeriggio, sempre al Gioiello, con tanto di baby bitter e merenda offerta grazie alla collaborazione con l’Abit e l’Associazione panificatori rivolesi. Al termine i prodotti non consumati venivano distribuiti a persone in difficoltà che si radunavano ogni sabato davanti all’usci-
ta del cinema. E poi convegni, come quello internazionale con FICC (Federazione Italiana Circoli del Cinema) e Iffs (International federation of film societies) del 2009 al Centro congressi e alla Casa del Conte Verde, in collaborazione con TurismOvest e il comune di Rivoli. E ancora corsi di formazione come “Filmare l’invisibile: il cinema documentario” per il quale è stato prodotto del materiale didattico integrativo per tutti i partecipanti tra cui i delegati di una dozzina di paesi stranieri: dall’America Latina e Centrale ad alcuni paesi Africani e Orientali, oltre ai paesi Europei. Nell’ambito della normale attività del cineclub vengono proposte mini-rassegne tematiche e d’Essai con “film d’autore”. «Un tipo di cinema che spesso passa inosservato e rimane pochissimo sugli schermi – sottolineano Mariella e Alberto – ma che invece merita di essere sostenuto e rivalutato». Alcuni titoli sono scelti in collaborazione con l’Aiace e il suo “Cinema Diffuso, sguardi d’autore sul mondo” patrocinato dalla Regione. UN NUOVO INIZIO Nel corso del 2011 il cinema Bertolino abbandona l’attività dopo che l’amministrazione comunale di Beinasco non ha potuto concedere il sostegno economico che era stato richiesto per la sua sopravvivenza. Nel 2012 poi lo “storico” cineclub si trova senza una sala in conseguenza alla decisione del cinema Don Bosco di non rinnovare l’accordo di reciproca collaborazione. «Accordo che durava 7
da oltre 10 anni – spiega la Rocchietti – ma è mancato in modo inaspettato». Loro però non si danno per vinti e migrano all’auditorium Magnetto di Almese col patrocinio di Comune e Regione. «Abbiamo riportato il cinema in un luogo in cui il cinema non c’era più da tempo» dice orgogliosa la Rocchietti, abituata ad essere antesignana in tutto ciò che fa. Una nuova location per la rassegna del cineclub della stagione invernale scatena altre idee e altre iniziative. Prima di tutto i grandi film del passato, con duplice proiezione di cui una in lingua originale, che hanno fatto la storia del cinema: la scelta dei titoli è diventata per Mariella “un percorso dell’anima e del cuore” e ha riscosso un buon gradimento nel pubblico che ha ritrovato vecchi film della propria infanzia o giovinezza, o semplicemente film di cui aveva sentito tanto parlare e non aveva mai visto. E ancora il “CinemaBaby” di Almese con merenda compresa il sabato pomeriggio e l’iniziativa “Libri in transito” per lo scambio gratuito di libri, in collaborazione con la biblioteca cittadina, con un regolamento che consente di prendere liberamente un libro da leggere e poi tenerlo o riportarlo senza alcuna formalità. La flessibilità derivata dai film in Blu Ray offre maggiori possibilità, come si era ben visto a Rosta, nell’arena estiva allestita dal Comune nella piazza della Stazione. «Dobbiamo ringraziare la lungimiranza dell’allora sindaco Gonella e dell’assessore alla cultura che hanno creduto nella possibilità di investire in nuova tecnologia per l’allestimento della sala di via Avigliana ad Almese – ricorda la Rocchietti – e l’attuale sindaco Bertolo per aver confermato questa scelta con entusiasmo». La sala è servita anche per la rassegna Cinema Estate, unica al chiuso di tutta la provincia. LE NOVITÀ DEL TRENTESIMO ANNIVERSARIO Molta acqua sotto i ponti è passata dalla prima proiezione del 1985, con “Lo squalo” che irrompeva sul grande schermo del Gioiello per diventare il primo di una serie di film indimenticabili. Molte le rassegne di Cineclub invernali o di arene estive che si sono susseguite. Quest’anno, il trentesimo della loro attività, la coppia Rocchietti Calosso ne ha introdotta una nuova e ha portato il “Cinema in piazza” a zonzo per Rivoli. «Purtroppo l’estate 2014 era stata condizionata dal maltempo su tutta la provincia – ricorda Calosso - con una percentuale del 70 per cento di tempo brutto: pioggia e freddo. Il che rendeva impossibile o a rischio l’allestimento di arene fisse». Da qui l’idea di fare diventare la rassegna estiva itinerante in vari luoghi della città. Un’occasione per non mancare l’appuntamento con il cinema e, nel contempo, creare opportunità nuove per socializzare. “Cinema in piazza” infatti invita la gente a fruire di film in modo simpatico nei diversi quartieri. “Non andare al cinema – dice lo slogan scelto - il cinema viene da te. Portatevi la sedia”. Non era scontato che funzionasse ma la sfida è vinta fin dalla prima sera ai giardini Lamarmora del quartiere Bastioni, cui hanno fatto seguito altri quartieri quali Maiasco, Fratelli Cervi e Piazza della Repubblica, in centro davanti alla villa Cane d’Ussol, sede del consiglio comunale, e persino un’area privata ma
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suggestiva: le serre di MarinoFiori. Arrivare con sedie, panchette e sdraio è diventata, da subito, un’occasione di divertimento e socializzazione da parte dei cittadini dei quartieri. «Dobbiamo dire grazie all’assessore Laura Ghersi ed al sindaco Franco Dessì che hanno creduto in questa insolita proposta – precisa la Rocchietti – era una scommessa, ma sembra essere stata accettata dai cittadini che si sono trasformati da semplici spettatori a protagonisti della serata». Con la stagione 2015/16 il cineclub festeggia i suoi primi 30 anni di attività e lo fa aumentando il numero di film e pubblicando la storia di questa avventura di passione per il cinema. I risultati conseguiti dal cineclub in tanti anni, dimostrano che non solo il buon cinema può sopravvivere, ma che si possono ottenere dei risultati in netta controtendenza rispetto alla crisi di valori che ha investito anche questo settore della cultura e che ha determinato la chiusura di tante sale. IL SITO PER SAPERE TUTTO Nell’era del digitale e della informatizzazione della comunicazione l’associazione ha progettato e messo in rete un sito dedicato al cineclub e più in generale al mondo del cinema e dell’immagine. Progettato e curato da Alberto Calosso e Marco Aringhieri, contiene anche una vasta raccolta di link ordinati con un criterio tematico che consente agli appassionati di semplificare la ricerca di informazioni sul mondo del cinema e dell’immagine. Grazie a questa particolarità il sito raccoglie in media un migliaio di contatti al mese. Ovviamente contiene molte informazioni sul programma annuale del cineclub, sulle sale che ospitano la rassegna, sulle schede dei film programmati. Ogni scheda contiene i dati tecnici del film con il titolo originale, il cast, la trama, una selezione di commenti critici, delle note sul regista e sul film, gli eventuali premi vinti, l’immagine della locandina e un link che consente la visione del trailer. Il sito del cineclub (www.ilclub35mm.com) fa parte delle edicole virtuali di “Diari di Cineclub” (www.cineclubromafedic.it/diari-di-cineclub.html), periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica distribuito gratis on line.
Non molli mai (dal film “Come eravamo”) 9
MARIELLA
MAGNIFICA
ossessione, il cinema, che è stato per Mariella ben più di una semplice passione. “Madame Bovary? C’est moi” diceva Flaubert. Lei potrebbe dirlo per il cinema. Abituata a frequentare le sale cinematografiche e divorare film fin dalla tenera infanzia, coi genitori, la zia prediletta Jucci e la nonna materna, ha affiancato all’amore per l’arte in genere (da brava pittrice come lo zio), quella per le storie raccontate su pellicola. E nel tempo ha affinato tanto la sua capacità da diventare prima critica cinematografica poi ideatrice e programmatrice in prima persona. Eppure tutto questo non è mai diventato semplice routine, abitudine o lavoro. Lei è e resta soprattutto una “spettatrice” seppur eccellente. «Amo andare al cinema nelle ore più frequentate, immergermi nella folla che si trasforma in pubblico, sentire come reagisce ai punti salienti della vicenda» ammette. Al debutto del novembre del 1985 fremeva dal terrore di affacciarsi su una sala vuota, senza spettatori. E poco importa che queste “farfalle” nello stomaco le sentano anche i grandi attori prima di calcare la scena. Eppure quando appare al pubblico, microfono in mano, per salutarlo e spiegare con aneddoti la lavorazione della pellicola, i risvolti di
Avresti potuto chiederlo Denis … l’ho fatto: lei ha risposto di sì (dal film “La mia Africa”)
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cronaca e le critiche dei giornali specializzati, è calma, padrona di sé, come una star sotto i riflettori. Snocciola date e dati, nomi di registi ed attori, molti dei quali visti di persona nei vari festival cui ha partecipato: Cannes, Venezia, Deauville, Locarno, Annecy, Torino. «Amo la magia del cinema – conferma – quel gioco che a volte si fa serio, drammatico, capace di coinvolgere mente e cuore. Amo il fascio di luce che buca il buio e si trasforma in persone vive, in luoghi dell’anima». I jeans di James Dean divenuti il simbolo d’una rivolta culturale, la savana de “La mia Africa”, l’uso mirabile della cinepresa di Sergio Leone per il suo “C’era una volta il West”, ma anche il sorriso finale di De Niro per quel grande affresco che è “C’era una volta in America”. È quello che si dice “effetto cinema”, che funzionava ieri come funziona oggi, nonostante la grande concorrenza della fruizione alternativa di film, dalla home TV al tablet. «Nulla è come il grande schermo» ribadisce convinta e convincente. Tanto che persino agli inizi, quando molti “esperti” del settore torinese le sconsigliavano di lanciarsi in questa sfida, lei è andata avanti, lancia in resta come gli eroi della sua infanzia. E il coraggio, e la sua determinazione, l’hanno avuta vinta in questi 30 anni.
Cannes, la Croisette, 43° Festival International du Film
“Rêves”
di Akira Kurosawa inaugura la manifestazione ma il “sogno collettivo” continua per tutti i dodici giorni del Festival e tanti frammenti di questo sogno restano nel bagaglio che ciascuno, alla fine della festa, porterà con sé. È tutta una città a parlare di cinema, ad essere cinema. La tanta gente che per ore attende, al di là delle transenne, il passaggio delle star è cinema proprio come i divi che è venuta ad applaudire, ognuno non potrebbe fare a meno dell’altro. C’è Alain Delon che esce alla fine della proiezione di “Nouvelle vague” di Godard, gli fanno ala le divise della polizia, gli smoking degli uomini, i lunghi abiti da sera delle donne, sorride, alza le braccia e la musica di Verdi (la marcia trionfale dell’Aida) accompagna il suo passaggio. E la sera dopo tocca a Depardieu, stessa musica (nel senso di Verdi), meno trionfalismo, più simpatia. E così ogni sera alle 19 per la proiezione “en tenue de soirée” scattano i mille flash dei fotografi, sfila la gente di cinema, sfilano gli invitati, sfilano vecchi e nuovi miti, sono lì in carne ed ossa ma, come per magia, tra lo sfavillare di tante luci il Palazzo del Cinema se li inghiotte per ricondurli al grande schermo e per regalarci un’altra volta l’immaginario. Quando poi arriva la serata di chiusura la festa è ancora più bella, i vestiti ancora più scintillanti, un biglietto trovato all’ultimo minuto sembra un tesoro. Ed è questo che succede a Marianne (che sottolinea di chiamarsi come il simbolo della donna che rappresenta la Francia), incontra Mariella e le chiede se per caso ha un biglietto di invito per la serata: la risposta è sì. Insieme salgono la scalinata delle stelle per entrare nel “Grand Auditorium Lumière”. Marianne, sessant’anni circa, capelli grigi cortissimi, racconta che sono dieci anni che viene al Festival ma che non è mai riuscita ad assistere alla serata di chiusura, e che ora le sembra “un miracle”. Dalla grande galleria dell’Auditorium Lumière vedono la lunga sfilata dei divi che consegnano o ritirano i premi, bersagliati dai flash dei fotografi. Tutta la sala applaude Cyrano-Depardieu premiato come miglior attore, abbracciato da Bertolucci, presidente della giuria. Applausi e contestazioni per David Lynch e il suo “Wild at Hearth” premiato con la Palma d’Oro come miglior film. Finita la premiazione inizia la proiezione della pellicola che conclude il Festival, “The Confort of Strangers” di Paul Schrader, alla presenza degli interpreti: Natasha Richardson, bionda e botticelliana, Rupert Everett, non più “bel tenebroso” ma con un’aria quasi timida, e Christopher Walken. Più tardi schierati in cima alla grande scalinata saluteranno il pubblico, il 43° Festival Internazionale del Cinema è finito. Anche Mariella e Marianne scendono per lo stesso scalone e si salutano, arrivederci al prossimo anno… chissà. Non si scambiano gli indirizzi: nei sogni questo non si fa.
Sharon Stone
(Mariella Rocchietti - Rivoli15 - maggio 1990) 11
Io li odio i nazisti dell’Illinois! (dal film “Blues Brothers”)
BRUNA
«MI PIACQUE
subito l’idea. Quando Mariella e Alberto, nel corso di una delle consuete riunioni di redazione ci parlarono della rassegna da inserire nelle iniziative diverse di Rivoli 15, il mio “Si” fu immediato. Ho sempre avuto un grande amore per il cinema e per i film capaci di parlare al cuore delle persone» afferma Bruna Bertolo, giornalista e scrittrice, che fu una delle fondatrici storiche del giornale locale, prima quindicinale e poi settimanale, una testata che raccontava il territorio. «Nei progetti del giornale – prosegue ricordando i tempi dell’esordio della rassegna – il desiderio di inserirlo nell’ambito delle iniziative culturali della città ci sembrava un’idea vincente». Al progetto “cinema” contribuì dunque con sincera passione. «Del resto – precisa la Bertolo – in quel periodo c’era una grande “fame” di novità, di partecipazione. E il cinema costituiva un ambito di sicuro appeal, affidato a persone appassionate e competenti come Mariella ed Alberto, in grado di dare a questa iniziativa lo spessore culturale necessario». Così fu subito aria di “movie” nelle molteplici riunioni di redazione prima, nel coinvolgimento della città: una scelta davvero vincente. Bello e intrigante il titolo scelto, “Cinemania”, che denotava la voglia di saziare una fame di storie in pellicola che rasentava la “mania” appunto. «Fu così che, con “Rivoli 15”, il cinema decollò felicemente – conclude la Bertolo - diventando una piacevolissima abitudine dei Rivolesi e non solo. Quanto e in che misura, questo compleanno lo dimostra». 12
CARNINO
CARNINO
è per Rivoli sinonimo di cinema. Non perché fosse l’unico, ma perché fu il più grande e meglio frequentato. Merito anche della posizione centrale che occupava: piazza Principe Eugenio divenuta poi piazza Martiri, lasciando il primo nome all’area dove nel ’68 sorse il Gioiello. E se questo fu la prima sede della rassegna “Cinemania”, la storia non può prescindere dalla prima sala fondata dal patriarca della famiglia che poi divenne una tra le più importanti della città. «Tutto inizia con la decisione di nonno Oreste Enrico Carnino di lasciare la frazione di Almese, Rivera, dove viveva, per intraprendere una strada nuova, seguendo i forti segnali del tempo» afferma il nipote Enrico Carnino che dal nonno ha ereditato anche il nome. Erano gli anni ‘20 del ‘900, e la sala diventa subito la più gettonata, con ben 800 posti e molte proiezioni. «Nel corso della settimana – rammenta il nipote – erano soprattutto i militari in libera uscita a gremirla, ma nel fine settimana c’era la ressa di bambini e adulti. Allora la fruizione era molto diversa: si entrava anche a spettacolo iniziato, si fumava in sala, si commentava con applausi, rise e urla l’andamento della vicenda narrata nel film». A metter fine a questa grande abbuffata, la tragedia dell’incendio allo Statuto di Torino, che impose misure di sicurezza più adeguate. «Il Carnino, con le scale strette e la galleria in legno, non poteva competere, dovemmo chiudere». Restò aperto però il Gioiello che era più moderno e funzionale, pronto ad accogliere, il 5 novembre 1985, la rassegna di Cinemania.
Beh, nessuno è perfetto (dal film “A qualcuno piace caldo”) 13
Johnny Depp
Sam Neill e Mariella 14
Billy Crystall Ashley Judd
Sophie Marceau
Robert De Niro
Kevin Costner
Kathy Bates e Mariella 15
William Hurt
Sam Neill, Willem Dafoe e Mariella
Sam Neill, Willem Dafoe e Mariella 16
GIGI
TORINO
come Hollywood, ma molto prima, visto che il cinema nella città sabauda c’è nato e cresciuto. E anche molti anni dopo, quando ormai la Cinecittà romana e gli studios di Los Angeles l’avevano ampiamente superata, è rimasta per anni un’enclave particolarmente interessante e viva. Negli anni ’60 lo era ancora e via Pomba, via Andrea Doria e via Cavour costituivano la sede delle maggiori case di distribuzione dei film da proiettare nelle sale. A ricordare quel periodo come il migliore della sua vita è Luigi Dapperno, per tutti Gigi. Aveva iniziato dalla gavetta, come fattorino, quando ancora era un ragazzo, facendo la spola tra Metro Goldwyn Mayer, Columbia ed altre case cinematografiche che avevano qui i magazzini di distribuzione. Poi era passato alla “cabina” controllando le pellicole con le mani infilate nei guanti bianchi per non sciuparle e infine alla proiezione vera e propria che è stata poi la sua vera passione. «Il momento più importante? Quello in cui devi unire una pellicola all’altra – dice – come si vede in “Nuovo cinema Paradiso”. Poi fare il buio in sala e mandare il fascio di luce che diventerà il film sullo schermo». E mente quello scorre, il brusio della gente in sala, che non ti fa mai sentire solo, ma partecipe e protagonista. Una passione che non poteva non attraversare la strada di Rocchietti e Calosso, con cui strinse una collaborazione divenuta amicizia che dura ancora adesso che è andato definitivamente “in pensione”.
Stupido è chi lo stupido fa (dal film “Forrest Gump”)
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Houston, abbiamo un problema (dal film “Apollo 13”)
NINO
«AMO
il cinema e lo ritengo uno strumento di comunicazione, messaggero di contenuti e passioni, via privilegiata per le vicende umane, quelle di tutti, e la Storia con la esse maiuscola che di queste si nutre». A dirlo è Nino Boeti, oggi vice presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato per la Resistenza e la difesa della Costituzione. La sua vita politica s’intreccia con quella delle rassegne cinematografiche all’epoca di “Rivoli di sera” quando era assessore alla cultura del Comune e, come tale, sostenitore dell’iniziativa che rendeva più belle le estati dei cittadini. Fu proprio lui a “suggerire” agli organizzatori di utilizzare il parco Salvemini, decidendo di aprirlo fino a notte, per farlo diventare la più bella e suggestiva delle arene di spettacolo. «Fu un successo crescente - ricorda - e una straordinaria occasione di crescita culturale per la città, che col cinema acquisiva anche danza, teatro e cabaret, canzone di autore e persino interviste con l’autore». Erano gli anni dell’Eldorado per l’arte condivisa, che dai palazzi e teatri paludati usciva nelle vie, piazze, punti verdi richiamando un pubblico sempre più numeroso. La politica in genere, e l’amministrazione della città in particolare, davano sostegno a queste iniziative culturali che andavano incontro alle esigenze di chi non poteva fare vacanze altrove o le scaglionava in momenti differenti, restando nei mesi estivi in città. «Il merito però - precisa Boeti - va alle competenze e alle capacità professionali di coloro che organizzavano queste occasioni, diventando di fatto il deus ex machina della cultura locale».
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MARCO
«HO
conosciuto Mariella ed Alberto almeno 20 anni fa, quando erano coinvolti in tutto quello che riguardava cinema e spettacolo nella frizzante cintura ovest di Torino - dice Marco Aringhieri, autore del sito ufficiale del cineclub - Passione, energia, indiscussa preparazione animavano e animano tutt’ora i due pionieri della “movida” culturale di quel periodo. Girando per Rivoli e dintorni, non si poteva non notare le locandine affisse che promuovevano le innumerevoli iniziative dell’associazione». Lui all’epoca era studente universitario ed ogni occasione per racimolare qualche lira (l’euro non c’era ancora) era gradita ed auspicata. A dargli l’occasione di conoscere il “dinamico duo” la fidanzatina di allora. «Fu il mio ingresso nello show biz – rammenta il giovane – loro due, dimostrandomi fiducia incondizionata, mi offrono un ruolo di grande responsabilità, come avevano dipinto la funzione di “maschera” durante le serate di “Rivoli di Sera”, cinema all’aperto nel suggestivo parco Salvemini». Il rapporto professionale con M&A si è poi trasformato in una solida amicizia che gli ha permesso di arricchire le sue esperienze in ambito di cinema e non solo. «Indimenticabili – ricorda - le serate al Festival di Cannes e i pomeriggi a rincorrere Mariella che a sua volta rincorreva qualche star del grande schermo». Aringhieri ha contribuito a realizzare alcuni progetti di successo a Condove ed Avigliana, le rassegne estive a Rivoli, Alpignano, Venaria, La Mandria.
Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire (dal film “Blade Runner”)
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MARCO (FICC)
“TENERE
vivo nel pubblico l’interesse per il cinema di qualità è stata da sempre la loro mission. E farlo per 30 anni è un impegno che equivale ad una vita”. Così commenta l’anniversario del club Marco Asunis, attuale presidente nazionale della FICC, federazione italiana club del cinema, che aveva conosciuto Mariella Rocchietti e Alberto Calosso al festival di Venezia in cui facevano parte di una giuria. «Io allora ero il responsabile del centro regionale sardo e loro operatori culturali cinematografici – ricorda – Mi aveva colpito subito la loro capacità di creare un legame forte con il pubblico e l’impegno che avevano messo nel tener viva la passione per il cinema di qualità nella provincia torinese. Un impegno che andava a braccetto con quello politico, mai disgiunto dalla convinzione che il cinema sia da sempre uno strumento forte e adeguato per far crescere la voglia di cultura e la fruizione intelligente». Da allora è nata un’amicizia ed una reciproca collaborazione che ha poi portato all’organizzazione del convegno del 2009 svoltosi a Rivoli, al Centro congressi e alla Casa del Conte Verde, assieme alla Iffs International federation of film societies, a TurismOvest e al Comune, con tanto di corso di formazione e alla rassegna sul documentario intitolata “Filmare l’invisibile: il cinema documentario”. «Sono felice di essere uno dei tanti testimonial della loro capacità ed inventiva - conclude – e non avevo dubbi che sarebbero arrivati così lontano».
Quello che ha preso la signorina (dal film “Harry ti presento Sally”)
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ALMESE
AUDITORIUM,
ma anche sala per il teatro e per il cinema, il Magnetto di via Avigliana ad Almese che dal 2013 ospita la rassegna di cine club organizzata dall’associazione 35mm. «Un luogo di cultura che in questi anni è riuscito a trasmettere molto al pubblico» afferma Ombretta Bertolo, sindaco della città. «Una iniziativa ereditata dalla precedente amministrazione – prosegue – era già nei nostri “desiderata” elettorali e l’abbiamo sostenuto e consolidato». L’avvio era infatti stato con Valeria Carello, assessore alla cultura della giunta Gonella, ma anche l’attuale primo cittadino vuole fortemente sostenere il luogo dove vedere, o rivedere, film, assistere a spettacoli teatrali ecc. In un periodo segnato da pesante crisi, che coinvolge la società e non solo il cinema, con sale che chiudono e altre che pur resistendo perdono spettatori, il Magnetto è stato ben accolto dalla gente che ha iniziato a frequentarlo sempre più assiduamente. «Si è creata una buona sinergia col territorio e le altre realtà operanti su di esso – conferma la Bertolo – teatro, musica, cinema sono elementi importanti per la cultura cittadina». Da quest’anno, ha preso il via al Magnetto anche la rassegna estiva al coperto, unica nel suo genere. Dopo il cinema per bambini del sabato in stagione invernale, quello estivo in una sala che ha tutti i confort, aria condizionata compresa.
La poesia non è di chi la scrive ... è di chi gli serve! (dal film “Il postino”)
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... ho la coda gelata.. e il naso gelato.. le orecchie gelate.. e i piedi gelati (dal film “La carica dei 101”)
ROSTA
ROSTA
è stata la prima cittadina dei Comuni del circondario a regalare cinema gratuito ai suoi cittadini con la rassegna dell’Associazione 35 mm intitolata “Rosta-Stelle & Stars”. Merito anche della presenza della grande tensostruttura in piazza Stazione recentemente ristrutturata. E fu proprio nell’ambito della inaugurazione di questa area che il sindaco Andrea Tragaioli e l’assessore Sonia Leone anticiparono l’intenzione di farne un’arena all’aperto da utilizzare per spettacoli, incontri e cinema. Un evento estivo completamente gratuito per gli spettatori. La spesa, infatti, se la sobbarca il Comune che ha puntato sulla riqualificazione dell’area, promuovendone la fruizione anche nelle sere d’estate con dvd proiettati a grandezza da schermo cinematografico e con ottima definizione. «È un modo intelligente per vivere meglio la città, nelle sere d’estate da passare all’aria aperta» afferma Tragaioli. «L’appuntamento – dice la Leone - è diventato subito una buona abitudine cittadina e, grazie ad una interessante rosa di titoli, ha catturato l’interesse e la partecipazione di un pubblico variegato, compresi i cittadini più piccoli». Alcuni dei titoli del fine settimana erano del resto rivolti proprio ai bambini, così che la fruizione fosse anche “familiare” e all’insegna del divertimento per tutte le età.
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CINEMA IN PIAZZA
RIVOLI
Tu non immagini quanta gioia mette in corpo a un uomo una donna come te ... anche solo vederla (dal film “C’era una volta il West”)
ancora una volta fa tendenza e, grazie alla proposta dall’Associazione 35 mm, porta il cinema estivo sotto casa, di frazione in frazione, di quartiere in quartiere. Una svolta che il sindaco Franco Dessì ha apprezzato, perché “dimostra che dopo 30 anni di attività è ancora possibile dare nuova energia e nuove motivazioni per portare la cultura alla gente, e richiamare gente alla cultura”. Proprio come dice lo slogan: “Non andare al cinema, il cinema viene da te”. La città del resto ben si presta, come sottolinea il primo cittadino, per via dei numerosi quartieri, ognuno dei quali ha una sua caratteristica specifica e comitati di quartiere che tengono viva la socializzazione con numerose iniziative. Ora anche il cinema. E Dessì ricorda come un tempo questa fruizione collegiale e “attiva” fosse un’abitudine in voga quando di sale disponibili non ce n’erano molte e la gente era affamata di buon cinema. «Una formula più agile che ha incontrato subito il gradimento degli spettatori contenti di vedere buoni film ad ingresso libero e gratuito» afferma l’assessore alla cultura Laura Ghersi che, con la collega Francesca Zoavo assessore ai quartieri, ha tenuto a battesimo l’avvio alla pista di pattinaggio dei giardini Lamarmora. Le altre location sono state ai giardini Falcone di via Sestriere, la serra di Marino Fiori in corso Torino, la piazza Fratelli Cervi, l’area esterna del centro Don Puglisi in via Camandona, e l’area davanti al municipio, nella villa Cane d’Ussol, nel parco Turati.
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PAOLA E DORIANO
PASSIONE
e lavoro, ovvero condivisione completa per Paola Feroglia e Doriano Polo che, nonostante i loro diversi impegni professionali, hanno trovato tempo ed energie per occuparsi di cinema. «Tutto è iniziato negli anni ’90 con CinemaBaby al Gioiello di Rivoli» ricorda Paola che era stata chiamata da Mariella e Alberto a collaborare alla gestione dei pomeriggi con i piccoli spettatori della rassegna di cinema per bambini del sabato, proprio per la sua esperienza in campo educativo, forte di anni di lavoro in questo settore. «Un’esperienza bella ed interessante – afferma lei – che mi permetteva di avvicinarmi al cinema non solo da spettatrice». Doriano è stato coinvolto l’anno dopo, quando c’era bisogno di un proiezionista. «Erano tempi d’oro per le sale cinematografiche e le arene – ricorda lui – e c’era tanto bisogno di persone che si occupassero di questo aspetto della proiezione». Da lì la decisione di frequentare un corso da proiezionista a Torino per ottenere il “patentino” da operatore cinematografico. E il mondo dei sogni che è il cinema permette loro di realizzare in breve tempo anche il sogno del matrimonio, perché un lavoro in più dava una sicurezza in più. Poi nascono Arianna e Matteo ora appassionatissimi baby-cinefili, che spesso danno una mano ai genitori durante le rassegne di cinema. Paola e Doriano sono oggi soci dell’Associazione 35mm.
Io sono uno a leggere, loro sono milioni a scrivere (dal film “Le vie del Signore sono finite”)
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BEPPE E CARLA
Nel 2004
entra nella ormai grande famiglia del cineclub il Bertolino di Beinasco. Nella pattuglia, che viene al Don Bosco per i primi accordi, c’è Beppe Rivolta che insieme a sua moglie Carla fa parte del gruppo di volontari che portano avanti l’attività del cinema Bertolino. La sala aveva incominciato a patire la presenza del gigantesco Warner Village (oggi The Space Cinema) sorto da pochi anni nello stesso comune. Beppe, ottico e fotografo di professione, è proiezionista e restauratore di proiettori per passione. Lui ama il cinema anche nei suoi aspetti tecnici. Ben due proiettori Cinemeccanica Victoria 4 e Victoria 8, precisa Beppe, sono stati restaurati da lui e da altri volontari e sono stai usati al Bertolino fino alla sua chiusura. Beppe e Carla per due estati sono protagonisti come proiezionista e come cassiera per le “Notti di Stelle al Rignon” di Torino. Oggi com’era naturale che succedesse fanno parte dell’Associazione 35mm.
Sarei perduto senza di lei (dal film “Quel che resta del giorno”)
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APPENA UN ATTIMO
prima di mandare in stampa questo piccolo libro che state leggendo ci capita tra le mani un articolo che ci ricorda il tempo della nostra giovinezza, un tempo che ciascuno vorrebbe non potesse finire mai. QUANDO ANDARE AL CINEMA ERA UNA FESTA (…) Per una sera (…) guardate di aver spento la luce, e prendete le chiavi di casa e chiudete la porta dietro di voi. Stasera si va al cinema. Non importa a vedere cosa. La gioia deve essere il raggiungere una sala, vicina o lontana, vedere l’insegna, guardare l’orario, fare il biglietto e scegliere il proprio posto, che magnifico privilegio, ed entrare. (…) C’erano i cinegiornali. Stentorei o spiritosi, che precedevano il film. La gente si accalcava davanti alle porte chiuse prima dello spettacolo che iniziava la giornata (…) Però era così bello … Era una festa. Andare al cinema era più importante che vedere un film. Perché l’ingresso in quella sala, una volta spostata la tenda lisa, era un’emozione in sé. Perché si era sempre in tanti e si rideva, facilmente, e si piangeva, facilmente, insieme. Perché quel buio era un tempo senza limiti, perché quella porta era l’ingresso nel regno della fantasia e del sogno che solo in sala (…) si poteva incontrare. (…) Stasera andate al cinema. E non accettate mai che una sala chiuda senza almeno provare dispiacere. È come un albero che cade. Meno ossigeno per tutti. (Walter Veltroni – Ciak – settembre 2015)
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III
IV