klipsch, linn, moon, primare: tante soluzioni per la let tura dei file musicali
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audiophile2.0 Suono Stereo Hi-Fi la più autorevole rivista audio Poste Italiane Spa sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, Roma, aut. N. 140 del 2007 • mensile
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SUONO | 488 | giugno 2014
identikit dei nuovi sistemi di qualità avantgarde zero 1, sonos play:1 + sub: suono e versatilità sconosciute!
488 anno XLIV giugno 2014
€ 6,00
monaco hi-end
Come cambia il mercato
I colori del suono
In ricordo di Stratos e Rocchi
è arrivato il rottamatore!
Perché l’hi-end non sarà più come prima
SELECTOR a cura della redazione Streaming Player Sonos PLAY1 Prezzo: € 199,00 Dim.: 1,20 x 16,15 x 1,20 cm (lxaxp) Peso: 185 Kg Formati audio compatibili: PCM, AIFF, WAV, Apple Lossless, FLAC, WMA Lossless, MP3 cbr, AAC, WMA, Web Radio Sistemi operativi supportati: indipendente Tipo: mono Tecnologia: a stato solido Ingressi digitali: Ethernet (1), WiFi (1) Accessori e funzionalità aggiuntive: Controlli di tono, Loudness Note: Diffusore a due vie biamplificato con crossover attivo e DSP configurabile in mono oppure come Left o Right in stereo. Streaming Player Sonos SUB Prezzo: € 699,00 Dim.: 40,20 x 15,70 x 39 cm (lxaxp) Peso: 15 Kg Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Note: Sistema di riproduzione/amplificazione audio wireless o su rete ethernet subwoofer amplificato. Protocollo di trasmissione proprietario Sonosnet. Switch ethernet 1 porta (10/100Mbps, auto MDI/MDIX) per collegamento a PC o rete Ethernet, server musica Streaming Player Sonos PLAYBAR Prezzo: € 699,00 Dim.: 90 x 85 x 14 cm (lxaxp) Peso: 54 Kg Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Ingressi digitali: Ottico (1), Ethernet (2), WiFi (1) Accessori e funzionalità aggiuntive: Telecomando, Controlli di tono Note: sistema a 9 altoparlanti, 6 midwoofer e 3 tweeter amplificati singolarmente Distributore: Nital Via Vittime di Piazza Fontana, 54 10024 Moncalieri (TO) Tel.011.899.68.04 - Fax 011.899.62.25 www.nital.it
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SUONO giugno 2014
STREAMING PLAYER
Sonos Play:1 + Sub + Playbar
N
el numero di Gennaio 2006 (SUONO n.388) veniva pubblicata, in anteprima europea e con il titolo L’anello mancante, la prova del Sonos ZP100, uno dei primi streaming player che, insieme allo Slim Device Squeezebox (marchio poi acquisito da Logitech), avrebbe fatto la storia! Lo ZP 100, presentato negli States qualche mese prima, era il frutto di tre anni di lavoro da parte di un team visionario, composto da John MacFarlane, proprietario dell’azienda, e altri membri di una precedente esperienza con la Software.com; il team, inizialmente orientato a creare un network destinato a connettere i vari strumenti in un aeroplano, era stato successivamente accecato dall’illuminazione: era tempo di portare le comunicazioni IP dal posto di lavoro all’ambiente domestico! L’iPod era alla sua seconda generazione, Napster aveva
appena visto la luce, Pandora e Spotify erano lontani dall’essere concepiti. Parole quali musica liquida, info Hi-Fi e computer music cominciavano a diffondersi, in gran parte per merito di questa rivista. Qualche mese più tardi, il pubblico italiano ebbe per la prima volta l’occasione di conoscere e ascoltare dal vivo uno streaming player nella nostra saletta al Top Audio (settembre 2006): si trattava proprio del Sonos! (e dello Slim Devices, anch’esso in anteprima italiana!) Affinità elettive a parte, fin da subito l’impressione fu quella di essere di fronte a una killer app, benché alcune caratteristiche del prodotto (il look Apple like, la limitazione nei formati riproducibili al normale CD, la soluzione Wi-Fi proprietaria) potessero apparire più dei limiti che dei pregi. Sono passati quasi 10 anni da allora, Sonos ha mantenuto inalterati i capi-
saldi della sua filosofia e la storia del marchio è diventata una case history di successo: oggi a Santa Barbara, sede dell’azienda, la Sonos occupa 4 edifici per un totale di quasi 10.000 mq e ha uno staff di 270 persone! Si è tentato di replicare il successo dei suoi dispositivi, li si è omaggiati (è il caso del convertitore realizzato da Arcam per migliorarne la qualità musicale), sono stati integrati in altri apparecchi (Peachtree) e, infine, c’è chi persino ha proposto degli upgrade che consentissero la lettura dei file ad alta risoluzione. Ai primi “Zoneplayer” pensati per connettersi, amplificati o no a seconda del modello, a un sistema Hi-Fi, e dopo l’esperienza per nulla inebriante con i diffusori tradizionali, si sono aggiunti due all in one (Play 3 e 5): il Play3 dispone di due woofer da 7,5 cm e un tweeter a cupola morbida che può essere configurabile come canale sinistro, desto o mono; il Play5 è un sistema con due woofer 7,5 cm, un sub integrato da 9 cm che a sua volta può essere utilizzato come il precedente ma anche in modalità stereo. Questi sistemi hanno “aperto” il marchio al mercato più generale degli ascoltatori di musica (e l’azienda, nel 2010, anno del rilascio dei sue sistemi, ha raddoppiato il fatturato!); recentemente, inoltre, è stato introdotto un sistema home theater costituito da una sound bar e subwoofer e il Play1, un all in one multiuso, utilizzabile anche come diffusore per i canali rear in un sistema ht, dato che il segnale può essere singolarmente indirizzato a
TEST
SUONOGRAMMA
PLAY:1 VS PLAYBAR La maggior differenza fra la Play:1 (a sinistra) e Soundbar si percepisce proprio dagli altoparlanti che sono tagliati e dimensionato appositamente per i due differenti utilizzi. Il minor spazio a disposizione nella Soundbar ha imposto il magnete al neodimio per il woofer, mentre quello del Play:1 è in ferrite ma possiede anche un traferro a doppio spessore e un equipaggio mobile a corsa lunga. Il tweeter della Soundbar è in alluminio mentre quello del Play:1 è in seta: a dispetto delle dimensioni quello del Play:1 scende più in basso, ha una risposta più estesa e minor distorsione.
ogni componente connessa via Wi-Fi o ethernet. Opzioni il cui valore non è da sottovalutare, tanto nei sistemi home theater (dove le connessioni di 5 canali e più diventano problematiche) che in quelli stereo e, a maggior ragione, in uno eventualmente “misto”. Se nei primi prodotti l’aspetto Apple like era volutamente sottolineato, quelli più recenti mostrano, invece, una più spiccata personalità, frutto del lavoro della designer Mieko Kusano, cresciuta alla scuola del centro ricerche Philips. In particolare il Play:1 è pensato per un utilizzo ancor più ampio rispetto agli altri modelli che lo hanno preceduto: si tratta di un due vie e due altoparlanti configurabile come canale destro, canale sinistro, mono, oppure abbinabile alla soundbar Sonos Playbar come satellite. È il primo a essere definito da Sonos “Hi-Fi”, anche perché con il suo woofer da circa 9 cm e il tweeter da 1 pollice si aggiudica il posto d’onore in fatto di potenziale qualità nel catalogo. Gli altoparlanti, la struttura e il progetto, infatti, si discostano notevolmente dal Play 3 e dal Play 5, e collocano il prodotto
in una categoria superiore, quella dei mini bookshelf a grande impatto, una categoria ai suoi albori che ha preso vita da poco tempo relativamente alle potenzialità della biamplificazione e dell’equalizzazione attiva e dinamica. Con due Play:1 si può allestire un sistema completo (a due vie e due altoparlanti), paragonabile a un piccolo impianto Hi-Fi “tradizionale” ma con la possibilità di riprodurre file musicali una volta inserito nella rete domestica o utilizzando il Wi-Fi proprietario, con l’unico vincolo di dover comunque collegare un componente al router della rete domestica. In questo modo verranno scaricati gli aggiornamenti che consentono a ogni prodotto Sonos (dal primo all’ultimo) di risultare up to date, e sarà possibile il controllo da iDevices con l’applicazione proprietaria Sonos o, dato che il sistema è compatibile DLNA, con un’altra applicazione proprietaria ma adatta anche ad usi generici come JRiver. Ai due satelliti si può (e si deve, a nostro parere) aggiungere, anche in un secondo tempo, il subwoofer Sonos Sub. I tre elementi, ma anche altri eventuali
prodotti Sonos che si vogliono utilizzare (multiroom), sono configurabili a piacere e con la semplicità d’uso che contraddistingue i prodotti Sonos fin dalle origini. Il collegamento avviene sempre tramite rete ethernet con protocollo proprietario e tutte le regolazioni sono effettuabili attraverso il software di controllo multipiattaforma (uno dei pochi a essere praticamente identico a prescindere dal device su cui è montato!), disponibile per quasi tutti i dispositivi oggi presenti in casa, dal tablet al computer da scrivania. Una nota sulla concretezza dei sistemi: abbiamo in redazione uno dei primi Zone player e il primo controller hardware che, senza batter ciglio, si sono aggiornati alle nuove release di software, si integrano con gli altri apparecchi e non danno alcun segno di idiosincrasia! L’abbinata Play:1 (x2) + SUB supera di poco i 1.100 euro ma difficilmente si troverà, ad oggi, un sistema completo di streaming player a questo prezzo. Da considerare, inoltre, che l’abbinamento con il sub è estremamente più semplice che con i sistemi tradizionali: l’inter-
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO.................... 2 2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ................................ 2 3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA......................... 1 4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA................... 2 5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ.................. 1
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE............................ 2 7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE........................... 2 8 RISPOSTA AI TRANSIENTI........................................ 1 9 VELOCITÀ................................................................ 1
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2 11 FREQUENZE ALTE.................................................... 1 12 FREQUENZE MEDIO-BASSE..................................... 2 13 FREQUENZE BASSE.................................................. 2 14 TIMBRICA................................................................ 1 15 COERENZA............................................................... 1 16 CONTENUTO DI ARMONICHE................................... 1
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da -3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed esprime la congruità della prestazione con prodotti analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
IL VOTO DELLA REDAZIONE COSTRUZIONE ■ ■■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■ Inimmaginabile nel settore ma soprendente anche per chi opera a cavallo tra informatica e consumer. BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ DSP croce e delizia? È stato interpretato il meglio di ciò che questo strumento può offrire, abbinato ad un hardware ottimizzato. VERSATILITÀ ■ ■■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■ Difficile immaginare più di così al punto tale che anche l’unico limite (l’impossibilità di riprodurre formati hi-res) passa in secondo piano. ASCOLTO ■ ■■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■ La coppia PLay:1 + Sub darà del filo da torcere sia a sistemi tradizionali prezzo equivalente che spostando l’asticella in alto. FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■ Da 10 anni sul mercato con prodotti privi di obsolescenza. Si può voelre di più? QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■ Non a caso la casa californiana ha fatto strike. Siamo al ivelli impensabili secondo i canoni hi-fi dove solo qualcuno può pensare tutt’al più ad avvicinarsi. I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza dell’apparecchio. Il fattore di concretezza rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del prodotto, del marchio e del distributore.
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SELECTOR
TEST STREAMING PLAYER SONOS PLAY:1 + SUB + PLAYBAR
10
BOTTE PICCOLA...
100
I Play:1, insieme al subwoofer, appartengono alla nuova produzione Sonos orientata al settore dei diffusori amplificati di qualità: isi apprezza uno slancio notevole nella selezione degli altoparlanti e nella scelta dell’architettura dell’amplificazione e del DSP. Anche il mobile e le soluzioni ingegneristiche dello chassis sono un esempio di raro design industriale in cui funzionalità e gradevolezza delle forme si completano. Il volume di carico del Play:1 è realizzato con due gusci in pressofusione, uno in plastica molto spessa e disseminata di nervature e setti di rinforzo in cui sono alloggiato gli altoparlanti, l’altro con un pannello sagomato in pressofusione di alluminio su cui è fissato il PCB dell’elettronica e costituisce anche l’elemento per la dissipazione del calore generato dall’amplificatore di potenza. Infatti si notano le due protuberanze sul pannello in alluminio che
dBSPL
dBV
90
0
80
-10
70
-20
corrispondono ai circuiti integrati sul PCB accoppiati termicamente tramite un tappetino siliconico. All’interno del PCB è presente un processore Freescale MPC8314VRADDA in cui sono implementate tutte le funzioni di comunicazione, gestione del segnale e di trasformazione. È presente “stranamente” un DAC BurrBrown PCM 5101A stereo in quanto, il chip di amplificazione in classe D, un Texas TPA3116, accetta solo ingressi analo-
gici. Il sistema di gestione del segnale inviato ai due altoparlanti si occupa del taglio di crossover e della equalizzazione di linearizzazione della risposta degli altoparlanti nonché della equalizzazione dinamica in funzione del livello di uscita. In pratica si tratta di uno dei primi loudness efficaci e reattivi che modifica la curva di equalizzazione in funzione del livello di uscita. È presente inoltre un sistema contro il sovraccarico che effettua una
compressione sul segnale in uscita per ridurre la distorsione ed evitare rotture meccaniche dell’altoparlante. Si tratta di contromisure importanti e necessarie soprattutto nel momento in cui si effettuano equalizzazioni dell’ordine dei 15dB: senza un controllo dinamico e accurato dei parametri funzionali di sicurezza, nessun altoparlante tradizionale potrebbe sopportare lo stress a cui verrebbe sottoposto per lungo tempo!
facciamento è ottimizzato grazie al DSP mentre il collegamento Wi-Fi esclude la servitù dei cavi. Dulcis in fundo, la procedura di ottimizzazione utilizza un “giro di basso” al posto dei noiosissimi quanto inutili, segnali test! Il subwoofer è davvero un piccolo gioiello tecnologico: non solo è uno dei pochi sub wireless presenti in commercio (altri ne arriveranno), ma le soluzioni
adottate sono davvero brillanti dal punto di vista ingegneristico ed estetico. In generale la possibilità di configurare ogni singolo diffusore apre le porte a una versatilità sconosciuta ai sistemi tradizionali. Noi, ad esempio, abbiamo realizzato un sistema home theater utilizzando la soundbar con il sub e i Play:1 come canali posteriori (con una semplice regolazione
diventano il sinistro e il destro + sub di una configurazione stereo). Nessuno spostamento, nessun cavo sostituito, solo un paio di clic! Mai come in questo caso possiamo giocare provando questi diffusori nelle più diverse situazioni, sia per le loro dimensioni minuscole che per la loro modalità di collegamento, che richiedendo solo un cavo di alimentazione per ognuno dei
moduli. Ecco, così, che la prova d’ascolto si è svolta su differenti scenari: solo con i due satelliti, con i due satelliti e il sub, su scrivania ai lati di un computer, su piedistallo nella classica disposizione Hi-Fi... L’ascolto si apre con una prima sorpresa: che siano collocati sui classici piedistalli o posti ai lati del monitor di un PC i piccoli Play:1 denotano una capacità
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Risposta in frequenza rilevata in campo vicino
Tweeter Woofer
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Hz
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Funzione di Trasferimento del Filtro
Tweeter Woofer
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1k
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-40 10
Hz
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1k
10k
20k
10
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Funzione di Trasferimento del Filtro
dBV
0
ESERCIZIO DI STILE
40
Woofer
-10
30
-20
20
-30
10
-40 10
Modulo dell’impedenza degli altoparlanti
Ohm
Hz
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1k
0 10
Woofer
Hz
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1k
10k
20k
A fronte di una configurazione in bass reflex con due altoparlanti inseriti in un box comune, le soluzioni e le prestazioni del sistema sub sono da primato! I due altoparlanti, costrutti appositamente per questo progetto, hanno il cestello in plastica trasparente; davvero curioso osservare l’equipaggio mobile e le parti in genere occultate della bobina, molto robusta e con numerosi inseriti in metallo per il fissaggio delle viti in posizione ortogonale fra loro. La ragione di tale soluzione è che i due woofer sono
fissati su un supporto che li colloca in posizione frontale uno verso l’altro che costituisce anche il fissaggio dei due grandi pannelli laterali con il foro al centro. Il cestello quindi sostiene l’altoparlante e costituisce una “costola” del mobile creando un tutt’uno decisamente robusto e privo di risonanze! La membrana è in alluminio e la sospensione in gomma a corsa lunga e progressiva. I due condotti di accordo si articolano con una forma
lungo lo spazio utile circondando gli altoparlanti ed emettendo nella stessa cavità dei due altoparlanti che si fronteggiano. La sezione di gestione del segnale e delle funzioni è affidata allo stesso microprocessore installato sui Play:1 mentre il convertitore digitale analogico è un Asahi Kasei AKM4398 in quanto, l’amplificatore in classe D ad alta potenza TAS5630, come nel Play:1, dispone di un ingresso analogico. La risposta è equalizzata
e viene effettuato un taglio molto ripido per le frequenze sotto la soglia utile, per evitare sovraccarichi ed eccessiva distorsione. Da notare che durante il funzionamento, disattivando il subwoofer dal controller, i due Play:1 senza alcuna esitazione riproducono la banda che era stata tolta e indirizzata al sub e viceversa appena riattivato il sub! Una efficienza davvero inusuale considerando che i dispositivi sono collegati in wi fi.
di diffondere il suono con una grande dispersione orizzontale, più che discreta anche in altezza e profondità. Va detto che i due si comportano come un vero e proprio mini monitor di quelli tenuti nella più alta considerazione dalla comunità audiophile più intransigente, sparendo cioè letteralmente dalla scena, completamente annegati nello splendido mare magnum so-
noro di cui sono capaci. Se accompagnati dal sub, con cui la fusione sonora appare perfetta, il suono acquista quella corposità che rende l’ascolto ancora più coinvolgente, anche fisicamente. Considerare i Play:1 dei satelliti può essere fuorviante, in quanto sono capaci di riprodurre un suono molto più completo ed esteso di quanto solitamente ci si possa attendere da ogget-
ti di questo genere. Tramite la app Sonos possiamo equalizzare la risposta in modo da adattarsi alle diverse collocazioni dei diffusori. Se si desidera un suono più aperto e ricco in alto, è possibile ottenerlo tramite la app di controllo da dispositivi Android o Mac OS, in modo facilissimo e intuitivo. Si tratta di una regolazione dei toni, ma l’effetto è tutt’altro che sconta-
to. Forse perché è asservito da DSP e da altri tipi di interventi oltre a quelli di livello? Anche ascoltando i diffusori posti ai lati di un monitor si apprezza la voce, ben centrata, in alcuni casi quasi impressionante per realismo, circondata dai suoni che continuano a fluttuare in un semicerchio avvolgente. Il bello è che, anche in questo caso, se si utilizza il sub, posto per terra SUONO giugno 2014
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SELECTOR
FUNZIONALE AL SISTEMA Lo spazio molto ridotto a disposizione ha reso necessaria l’adozione di altoparlanti di piccole dimensioni e l’utilizzo “intelligente” dell’unico vano di carico a disposizione. Il DSP, oltre a occuparsi dell’equalizzazione e del taglio delle frequenza di crossover pensa anche a rendere mono il se-
gnale sotto una certa soglia e a inviarlo a tutti i midwoofer per sfruttare al massimo l’impatto di sei altoparlanti in gamma bassa. Poi, al salire della frequenza, i segnali vengono indirizzati ai rispettivi canali e dirottati parzialmente verso il canale centrale. Ci troviamo di fronte ad una riproduzione per nulla stereofonica ma elaborata
con modalità a volte discutibili ma che offrono in ambiente un campo sonoro abbastanza plausibile e gradevole. Sono presenti quattro amplificatori stereo in Classe D TAS5708 con ingresso digitale e con DSP a bordo. Il guscio interno è in plastica molto robusta su cui è applicato un profilo in alluminio che ha la funzione
di dissipatore e di sostengo anche delle antenne wi fi disposte lungo tutta la superficie posteriore. I segnali AV giungono alla PlayBar attraverso l’ingresso ottico sul posteriore che si occupa di distribuirli ai rispettivi canali codificati, mantenendo comunque le impostazioni per la distribuzione dei segnali monofonici sui midwoofer.
di fianco alla postazione del PC, esso non viene minimamente percepito. La fusione sonora, dunque, non è solo a livello timbrico ma anche fisica, e i bassi paiono provenire ugualmente dalla medesima scena ricreata dai Play:1. L’ascolto senza il sub non è poi così drammaticamente priva di consistenza, solidità e corposità; certo, la differenza si sente, specie con quei generi in cui il basso, spesso sintetizzato, ha un ruolo fondamentale, ma è comunque assai meno marcata di quanto si potrebbe immaginare in linea generale e in modo “sconvolgente” osservando le dimensioni dei Play:1!. Su tutto vince la sorprendente naturalezza, musicalità, in una parola piacevolezza che proviene da un azzeccatissimo mix tra correttezza e precisione da una parte e dolcezza, delicatezza
dall’altra. L’utilizzo del sistema completo in AV, pur privo delle decodifiche più avanzate (ma proprio per questo abbastanza in linea con i dettami audiofili), risulta naturale, poco affaticante ma non per questo caratterizzato da un minor punch, dato che il sub sembra non mostrare limiti alla sua erogazione (in altre parole, cedono prima le nostre orecchie!). Piuttosto, la soundbar utilizzata per la riproduzione stereo, pur non risultando spiacevole, offre una rappresentazione sonora un po’ distante dai tradizionali canoni Hi-Fi a causa dell’intervento del DSP, sebbene si parli, in questo caso, di valori ed entità da addebitare più ai gusti personali che a giudizi assoluti. Assoluto per assoluto, si potranno certamente trovare super monitor in grado di scandagliare
ancor più il contenuto musicale, operazione di cui spesso si paga lo scotto in termini di criticità d’ascolto rispetto a tanti altri aspetti, primo dei quali un facile inserimento da ogni punto di vista nella vita domestica: spesso, infatti, i sistemi più performanti impongono posizionamenti obbligati e partner capaci di offrire loro il segnale che più gli aggrada. In questo caso, come detto, abbiamo una libertà praticamente senza vincoli di collocamento e, per quanto riguarda i partner... semplicemente non servono, pensa a tutto Sonos! In sintesi, lasciatecelo dire, il fatto che il sistema suoni bene, decorosamente, o semplicemente al di sopra di quella soglia che garantisce un gradimento ad... alta fedeltà, è solo un elemento di una complessa architettura dove tutto è ottimizzato, ben fatto e
ben assortito, quando non perfetto (perlomeno rispetto agli attuali panorami offerti). Il Play:1 è robusto, semplice da usare e non si intoppa mai, elementi decisivi per questo tipo di sistema. Ad essi si somma la possibilità di aggiornare perfettamente ogni elemento che ne fa parte, ed è stato anche risolto il problema della riproduzione gapless, uno degli altri scogli più duri nella riproduzione della musica “seria”! L’unica vera lacuna rimane l’impossibilità di riprodurre file ad alta risoluzione o, perlomeno, di riprodurli almeno grazie a un downgrading a qualità CD (che non è affatto male). Chissà se in Sonos parte dei recenti investimenti siano rivolti anche alla risoluzione di questo piccolo neo, visto che il futuro della musica hi-res è sempre più ampio...
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