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Amati, l’uomo che voleva domare le onde del mare ed illuminare Riccione. Lo storico Rodolfo Francesconi scova il geniale brevetto del 1911
from FA 1.2020
Lo storico Francesconi scova il brevetto del 1911, firmato da Amato Amati, per trasformare la forza del mare in energia elettrica. Ci riuscì ma preferì l’amore alla scienza.
di Rodolfo Francesconi
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Si sta diffondendo in questi ultimi tempi, con articoli di stampa, convegni e quant’altro, la “sensazionale” scoperta che dal movimento delle onde del mare si può ricavare energia pulita. Ma questo tema è stato affrontato da un riccionese più di cento anni fa, con tanto di brevetto n° 120619 depositato in Roma il 16 ottobre 1911 come si evince dal disegno che si allega unitamente alla dettagliata descrizione che ne fa lo storico riccionese Rodolfo Francesconi.
Amato Amati, Roma 16.10.1911
Amato Amati era un riccionese, figlio di Emilio (l’edificatore del primo Ospizio marino di Riccione, Amati-Martinelli), fratello di Sebastiano (l’edificatore della Colonia Comasca di Rimini) e di Lucio (l’edificatore dell’Ospizio marino Nettuno alla foce del Marano) e lui stesso della Colonia Piacentina di Misano. blicato da La riscossa. Settimanale repubblicano del 19 ottobre 1907 che raconta come un esperimento di utilizzazione della forza motrice del mare effettuato in quei giorni mediante una piattaforma collocata verso il secondo scanno davanti al costruendo Ospizio Comasco di Rimini si concluse in una tragedia, poiché investiti da una burrasca perirono (dopo essere riusciti ad accendere una lampadina di dieci durante il suo lento e regolare movimento (il beccheggio) e non nei momenti d cattiveria? Questa fu l’idea che maturò nel cevello dell’Amato e che riuscì a realizzarla, attraverso molte prove, solo dieci anni dopo, riuscendo ad accendere anche lui una piccola lampadina. Ecco allora il deposito del brevetto che non ebbe poi alcun seguito perche l’Amato lo vendette (non si sa a
UN PRECURSORE L’immagine del brevetto dal titolo “Utilizzazione dell’energia contenuta nelle onde marine” mostra una specie di imbarcazione carica di aggeggi vista di fianco e dall’alto. In fondo a destra la firma di Amato Amati e la data 16 ottobre 1911. “Partendo dall’osservazione che le onde marine in prossimità delle spiagge o coste hanno un andamento presocchè parallelo alle coste stesse e che un’imbarcazione posta col suo asse longitudinale normalmente sulla linea di avanzamento delle onde, cioè normalmente alla costa o alla spiaggia, deve subire l’influenza delle onde stesse per modo che l’avanzarsi di un’onda innalza prima l’estremo dell’imbarcazione rivolto verso mare che poi si abbassa dopo passata l’onda, mentre s’innalza l’altro estremo, producendo in tal modo il ben noto movimento di beccheggio delle navi, ho ideato il seguente sistema meccanico per utilizzare l’energia insita in tale movimento. (...)
Cosa ha spinto questo Amato, allora trentottenne, a inventare e brevettare un siffatto sistema (riportato alla luce solo qualche anno fa presso l’Archivio di Stato di Roma) divenendo un precursore (esattamente di 108 anni) di tutti i sistemi di ottenimento dell’energia elettrica che vengono in questi giorni esaltati su tutta la stampa nazionale e locale e sono oggetto di convegni altamente specialistici? Ci viene in aiuto un articolo pub
candele e mezzo) il direttore dei lavori ing Giorgo Servadio e altri due operai. A questa tragedia, svoltasi davanti a loro, assistettero i fratelli Amati (impegnati nell’edificazione dell’Ospizio) annullando definitivamente l’idea che il mare fosse una bestia feroce dotata di una forza colossale che poteva essere domata prelevando tutta l’energia che sviluppava. Perchè invece non pensare che la sua energia potesse essere raccolta chi!) per acquistare con il ricavato uno scialle per sua moglie. Tutto questo si raccontava in famiglia (l’Amato era il nonno materno dello scrivente) come episodio curioso e senza importanza, finché la ricerca (Archivio di Stato) non diede i suoi frutti dimostrando che un riccionese aveva anticipato di un secolo l’idea che meglio dell’alta e bassa marea fosse il beccheggio a fornire l’energia che si desiderava trarre dal mare.
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