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Fausto Falchi

Portfolio

Il lavoro di Falchi riflette un interesse per gli elementi del reale, soprattutto per ciò che fa riferimento al lavoro umano, al suo rapporto con la tecnologia e alle implicazioni e trasformazioni che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha prodotto e continua a produrre sul tessuto economico e sociale. Oggetti e strumenti di lavoro, apparecchi e materiali di derivazione industriale vengono decostruiti e riassemblati innescando processi di costruzione di senso che riflettono sulla natura sociale del lavoro e delle attività umane. La sua attuale ricerca artistica è incentrata su aspetti di problematicità propri del rapporto uomo-macchina e sulle implicazioni sociologiche della moderna divisione del lavoro. Attraverso una analisi dei contesti politici, Falchi si concentra poi sui processi di produzione del dissenso e sulle forme di lotta elaborate entro i movimenti per i diritti dei lavoratori degli anni sessanta e settanta. Decostruendo apparecchi obsoleti e riutilizzandone le singole componenti, l’artista conforma processi che ne riorganizzano il significato: una ricollocazione che oltre ad essere una critica al ruolo che essi dovrebbero ricoprire entro il moderno ciclo di produzione, apre alla necessità di un ripensamento continuo circa la loro utilità. Ferro, alluminio ed acciaio, animati dalla tecnologia Arduino, divengono gli elementi di una discorsività che, riflettendo su alcuni elementi della storia sociale, produce una peculiare pratica narrativa. Non vi è circolarità nel racconto, ciò che emerge è l’incongruenza di alcuni elementi che palesano una serie di crash nelle ricostruzioni storiche. Il ruolo dell’artista diviene allora quello di generare una riflessione circa la sostenibilità dei postulati neo-liberal e il disastroso effetto che questi hanno sulle masse di lavoratori. E’ interessante poi ciò che emerge dal processo di decostruzione e riassemblaggio: le componenti sono continuamente messe alla prova con lo scopo di sperimentarne le possibilità adattive e subiscono aggiustamenti che ne condizionano le capacità meccaniche. Le macchine che risultano da questo processo non hanno mai una completa autonomia, esse necessitano di una cura continua che le mette in una condizione di dipendenza verso l’artista.

Falchi’s work reflects an interest in reality, especially to human work and its relationship with technology and changes that the capitalist organization of work produced and continues to do for economy and social business. Objects and working tools , equipment and materials derived from industrial processes are deconstructed and reassembled triggering a meaning that reflect the social nature of work and human activities. His current artistic research is based on the problematic aspects of the relashionship between man and machine and on the sociological implications of the modern division of work. Through an analysis of political context, Falchi focuses on production processes of dissent and on forms of struggle developed within the workers’ rights movements of the sixties and seventies. The artist deconstructs obsolete machinery and reuses each components, recreating the meaning: a relocation that is not only a criticism of the role they should play within the modern cycle of production, but also leads to a rethink about their utility. Iron, aluminum and steel, inspired by technology Arduino, become a discursive elements that, reflecting on social history, produce a peculiar narrative practice. There isn’t circularity in the story, what emerges is the incongruity of some elements that show a series of crashes in historical reconstructions. The artist’s role is to generate a debate about the sustainability of neo-liberal assumptions, and the disastrous effect these have on the masses of workers. It is interesting what emerges from the process of deconstruction and reassembly: the components are continuously put to the test in order to experiment with its possibilities and undergo adaptive adjustments that change their mechanical properties. The machines that arise from this process never have a complete autonomy, they require continuous care, which puts them in a state of dependence by the artist.

Pasquale Nunziata

faustofalchi@gmail.com faustofalchi.tumblr.com www.sottobosco.net tel.+39 320 6119288


Ode an die Freude

/ 2012

European flag fireproof, LPG, iron, gas tube, speakers, amplifier, equalizer, mixer, 9th symphony

Una bandiera Europea sfida una linea di fiamme movimentate dalle onde sonore risultanti da un’esecuzione sperimentale del Tubo di Rubens. La riproduzione audio del quarto movimento della Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven genera la visualizzazione delle onde grazie ad uno speaker montato all’estremità del tubo perforato e alimentato a propano. Il tessuto, realizzato per resistere alle fiamme attraverso un processo di riduzione della classe di reazione al fuoco, subisce gli impulsi incendiari ottenuti per la prima volta dal fisico tedesco Heinrich Rubens nel 1905. La linea delle fiamme risponde agli impulsi del brano originariamente composto da Friedrich von Schiller, ispirato ai sentimenti di gioia e fratellanza universale poi adottato come inno ufficiale dall’Unione Europea: l’effetto visivo è un’alternarsi di picchi e discese che rimandano all’instabilità dei mercati finanziari, oggi al centro dell’attenzione per la loro capacità di destabilizzare gli equilibri economici mondiali, mettendo a dura prova la tenuta del progetto economico Europeo. Il dramma inscenato da Ode an die Freude porta al limite estremo la durabilità del tessuto che tiene insieme le parti di un tutto terribilmente esposto alle speculazioni e agli assalti di un capitalismo vorace e parassitario. Ogni possibile soluzione è ancora di là da venire. A European flag challenges a line of flames animated by the sound waves produced through the principle of the Ruben’s tube, originally experimented in 1905 by the German physicist Heinrich Rubens. The audio reproduction of the fourth movement of the Ninth symphony by Ludwing van Beethoven makes the waves visible, thanks to the speaker mounted over the edge of a propane-powered perforated tube. The fabric, designed to be fireproof through a process of reduction of its reactivity to fire, is constantly subjected to incendiary impulses. The line of flames reacts to the impulses of the piece originally composed by Friedrich von Schiller, inspired by ideals of universal joy and brotherhood, later adopted as the official anthem for the European Union: the visual outcome consists of an interchange of peaks and drops referring to the instability of the financial markets, lately in the spotlight for destabilizing the world economics, challenging the survival of European economic system. The drama played by Ode an die Freude takes to the extreme the durability of the fabric, that keeps together the parts of a whole awfully exposed to the speculations and the assaults of a voracious and parasitical capitalism. Any possible solution still has to come. Pasquale Nunziata

Ode an die freude installation 300x200x100 2012



To workers

/ 2011

Marble, hydrochloric acid, water, copper, iron, drill, pump, brick

Il lavoro nobilita l’uomo e lo rende libero: questa frase incisa su una lastra di marmo viene progressivamente erosa dallo scorrere dell’acido cloridico. Il processo di erosione si protrae lungo l’arco di tempo di una giornata lavorativa fino a cancellare l’incisione sulla facciata. La proposizione, di incerta attribuzione, si propone come l’epitaffio del lungo cammino che il lavoro e i lavoratori hanno intrapreso sulla strada dei diritti. Work ennobles man and set him free: the sentence engraved on a marble slab is progressively eroded by the flow of hydrochloric acid. The erosion has a duration of a working day until to delete the incision on the front. The proposition, of uncertain attribution, is the epitaph of a long journey that the work and workers undertaken on the road to rights. Pasquale Nunziata

TO WORKERS installation 100x80x200 2011



L. I. (lavoro illegale)

/ 2011

Dispenser, bullets.

Se costruire narrazioni è inscenare una fiction, ciò che sappiamo e ciò che raccontiamo è necessariamente una delle possibili ricostruzioni di eventi: lavoro illegale spinge ad una riflessione su una storia incerta i cui elementi rimossi e occultati emergono come un rigurgito nella contemporaneità. Frutto di un oscuro ritrovamento avvenuto in quella che oggi è un’area deindustrializzata della periferia milanese in passato area di lotte operaie e terreno di frontiera per le teorie politiche, la macchina che distribuisce proiettili da indirizzare al carnefice di turno ci sottopone un dubbio cruciale: i primi distributori automatici introdotti dalla Coca Cola, grazie ai quali l’allora nascente massa dei consumatori era spinta verso nuovi stili di vita e inediti modelli di consumo, conobbero usi e riusi. L’estetica della macchina pretende un corto circuito, rivela una trama nascosta nella finzione storica inserendosi nella narrazione come elemento fuorviante, almeno quanto le manipolazioni che le forze eversive, questa volta di matrice statale, operarono entro i movimenti di lotta nel corso degli anni settanta. Distribuire proiettili come lattine, tutto questo non fa alcuna differenza. A chi tocca il lavoro sporco? If the construction of narrations is the staging of fiction, what we know and what we tell is necessarily only one of the possible reconstructions of events: Illegal Work drives a reflection on an uncertain story whose repressed and hidden elements overflow into the present. Fruit of an obscure finding in a deindustrialized area of the contemporary Milanese suburban landscape – once the terrain of the workers’ struggle movement and the frontier of political theory –, the machine distributing bullets to be aimed at the executioner-on-duty exposes us to a critical doubt: the first vending machines introduced by Coca Cola, by which the newborn masses of consumers were pushed toward new lifestyles and models of consumption, experienced uses and reuses. The machine aesthetic requires a short circuit. It reveals the hidden weaves in the historic fiction and inserts itself as a misleading element within the narration. It is as deceptive as the manipulations operated by the subversive forces, this time modeled by the state, within the activities of political struggle over the course of the Seventies. Distributing bullets like pop cans; it makes no difference at all. Someone’s got to do the dirty job. Whose turn is it? Pasquale Nunziata

Lavoro illegale installation 70x40x30 2011



Sciopero a gatto selvaggio

/ 2010

300 gold Maneki Neko made in china, nails, batteries

Lo sciopero a gatto selvaggio è una forma di lotta operaia praticata negli anni 60 e 70 con azioni improvvise e difficilmente prevedibili, esso mirava a paralizzare le linee di produzione nei grossi impianti industriali.Nei luoghi della produzione seriale, basati sul sistema a catena, gli operai sabotavano la linea di produzione interrompendo il lavoro in modo alternato. I Maneki neko, generalmente usati come portafortuna nella tradizione orientale, inscenano una protesta collettiva sovvertendo la loro funzione di pezzi singoli. Presentandosi come moltitudine, ossessionata da un ticchettio incessante, irrompono nello spazio con una rivendicazione: vanno a correggere la fortuna. The wildcat strike is a form of fight which was frequently practised by the working class in the 1960’s and 70’s. Characterised by sudden and unexpected actions, it aimed to paralyse the production processes in massive factory complexes. In the settings of mass production, the workers tended to sabotage the production line, subverting the order of the work alternately. The Maneki neko, generally used as a lucky charm in Eastern tradition, mount a collective protest, changing their usual function of single, separated objects. Showing themselves as a multitude, obsessed by a relentless clicking, they burst into the space with a claim: they aim to rectify fortune. Pasquale Nunziata

Sciopero a gatto selvaggio installation 400x200x20 2010



Worker Machine / 2010 Arduino, grinder, electronics, servo motors, electrical cables, table, magnets, wall, iron, iron dust.

La macchina operaia taglia una barra in acciaio con un disco abrasivo, l’operazione che la macchina compie genera un flusso di schegge metalliche incandescenti che vengono indirizzate su una parete. All’interno della parete dei magneti attraggono le schegge riproducendo una forma che rimanda al simbolo dei movimenti per l’autogestione sviluppatisi in tutta Europa durante gli anni 90. Il lavoro che la macchina svolge, diretta conseguenza delle logiche di produzione seriale, è qui anche una protesta nella quale non sembra comparire la componente umana, la macchina compie un gesto liberatorio ma effimero: ribalta il nesso causale con le sue circostanze di utilizzo, tentando di liberare se stessa dalla serrata logica che l’aveva prodotta. The machine cuts a steel bar with an abrasive disc, the operation that the machine performs generates a flow of hot metal particles that are addressed towards a wall. Inside the wall there are magnets which attract the particles creating a pattern on the wall which is the symbol of the movement for self-managed cooperatives in Europe which developed in the 90s. The work that the machine carries out, directs the consequence of the logic of mass production, is also a protest in which the machine doesn’t seem to perform a human component, in fact the machine makes a liberating but ephemeral gesture: flipping the issue of causality in its circumstances of a utility, trying to free itself from the tight logic which produced it. Pasquale Nunziata

Worker Machine installation 125x100x100 2010



Addicted Machine / 2010 Arduino, neoprene, electronics, servo motors, electrical cables, motoreducer, contact adhesive, solvent, stainless steel, iron, wood

La macchina assuefatta impasta continuamente colla a contatto che rimane fluida grazie alla continua e graduale aggiunta di solvente. Addicted machine compie un’azione programmata: mescola un prodotto chimico le cui esalazioni saturano lo spazio espositivo. Il collante, nato per uso industriale e poi successivamente lanciato sul mercato, è anche utilizzato in alcune aree del mondo per il suo effetto psicotropo. Lo spettatore è coinvolto in un’esperienza di sniffing, riconducibile a condizioni di estrema povertà, che riflette sullo sviluppo tecnologico in quanto causa dei fenomeni di polarizzazione delle risorse. The addicted machine kneads continuously contact glou that remain fluid because of continuous and gradual addition of solvent. Addicted machine takes an action planned: a chemical compound whose vapors saturate the exhibition space. The glou was born for industrial use and then later released on the market, is also used in some areas of the world for its psychotropic effects. The viewer is involved in an experience of sniffing, due to extreme poverty, which reflects on technological development as a cause of polarization of resources. Pasquale Nunziata

Addicted Machine installation 150x54x50 2010



Bored Machine

/ 2009

Arduino, polymethylmethacrylate, aluminum, copper, threaded rods, neoprene, plastic, electronics, cigarettes, servo motors, rubber tubes, electrical cables

Una macchina annoiata che consuma incessantemente una quantità sproporzionata di comuni sigarette, fumandole. L’atto di fumare, privo di utilità e di finalità per l’uomo, rifatto da una macchina, innesca un pensiero doppiamente ironico sul senso di questa azione costruttiva, inscenando una tragedia: umanizzare una macchina facendo in modo che riesca autonomamente a fumare e meccanizzare un uomo, l’artista, impegnato nella costruzione di un marchingegno inutile, alienante. A bored machine that constantly smoke a disproportionate amount of common cigarettes. The smoking act is useless for man and react by a machine triggers a doubly ironic thought about the meaning of this constructive action, staging a tragedy. To Humanize a machine so that it can independently smoking and mechanize a man, the artist committed to build an useless gimmick, alienating. Sottobosco

Bored Machine installation 100x60x35 2009



food for fish

experiment / 2009

Webpage, gold fish, aquarium, Arduino, servo motor, fish food, camera, computer, internet

Food for fish experiment è una pagina web che mostra in streaming live un pesce in un acquario 24 ore su 24. Grazie ad un dispositivo automatico attivabile da remoto è possibile nutrirlo cliccando il tasto “food” posto inferiormente al riquadro video. Un’ interfaccia che avvia una relazione tra il reale ed il virtuale in modo da creare una serie di rapporti tra l’utente connesso in rete ed un pesce in un acquario. Un flusso di informazioni che catalizzato verso un punto statico del mondo, simula la coercizione dei sistemi d’informazione. Un ‘apparato meccanico elettronico, gestito da remoto, trasforma informazioni in food per il pesce, che inserito in un tempo internet, diviene vittima dell’overload della rete. Food For Fish è per sua natura un experiment in progress, sfrutta la variabilità ed i misunderstanding della rete, e non è destinato ad avere una risoluzione definita, ma a campionare gli atteggiamenti dell’utente medio al cospetto dei non luoghi internet. Food for fish experiment is a web page that shows streamed live fish in an aquarium 24 hours on 24. Thanks to an automatic device can be activated remotely feed by clicking the button "food" to lower positions in the video pane. An 'interface that starts a relationship between the real and the virtual in order to create a series of relationships between the user connected to a network and a fish in an aquarium. A flow of information that catalyzed a static point to the world, simulates the coercion of information systems. An 'electronic mechanical device operated by remote, transforming information into food for the fish, which was added to an Internet time, becomes an overload network victim. Food For Fish is an experiment in progress, exploiting the variability and the misunderstanding of the network, and is not intended to have a defined resolution, but to sample the attitudes of the average user in the presence of non-Internet sites. Vincenzo Estremo

Food for fish experiment Web page 1280x800 2009


Knowledge Zone

/ 2008

Public intervention: Internet, wireless signal, router, Cantenna, carpet, enamel white

Knowledge zone è un progetto che trova il suo fulcro nella riflessione sul mezzo internet, come elemento di conoscenza e di divulgazione della cultura, a cui tutti dovrebbero avere libero accesso. Con l’ausilio di pochi e semplici oggetti comuni, è stata costuita un antenna per trasmettere il segnale wifi. Un raggio di connessione di circa 1 km verrà proiettato da un tetto di Campiello Mosca, nei pressi del centralissimo Campo Santa Margherita dalle 9.00 alle 20.00 del 26 giugno. Tutti coloro che si troveranno a passare dal Campiello, troveranno segnalata la presenza del segnale e potranno accedere alla rete in maniera libera e gratuita, senza l’utilizzo di alcuna password. Una provocazione che vuole lasciare un segno significativo, sottolineando la fallacia della legge antiterrorismo del nostro paese, per la facilità da parte di chiunque di poter costruire un’antenna wifi, ma anche un gesto forte e concreto, una riflessione sul bisogno che lega la società moderna all’utilizzo del web. Una necessità democratica, di cui non si può e non si deve certo più fare a meno. Knowledge zone is a project that finds its fulcrum in the debate on the internet half as part of knowledge and dissemination of culture, to which everyone should have free access. With the help of a few simple objects, it handmakes an antenna to transmit the wifi signal. A beam connection of about 1 km will be screened by a roof of Campiello Mosca, near the central Campo Santa Margherita from 9.00 to 20.00 on 26 June. Anyone who happened to be passing by Campiello, indicate the presence of signal, can access the network freely and for free, without using a password. A provocation that will leave a significant mark, highlighting the fallacy of anti-terrorism law in our country, for the ease by anyone who can build wifi antenna, but also a strong gesture and concrete reflection on the need that binds society modern use of the web. A democratic necessity, of which we can not and should not certainly do without. Chiara Di Stefano

Knowledge Zone Pubblic action 2009


Share Pain

/ 2008

Performace Interactive: computers, electrification for fencing, bib

Share pain è una performance interattiva dove il pubblico è invitato condividere del dolore. Chi è interessato si avvicina ad i due performers e stringe loro la mano, così facendo chiude un circuito elettrico. Una scossa fa contrarre le mani dei due artisti e dell’utente. Tutti e tre la sentono. Tutti e tre contemporaneamente provano lo stesso piccolo fastidio, un lieve dolore. Share Pain is an interactive performance where the audience is invited to share the pain. Who wants can approache to the performers and shake their hand, thereby closes an electrical circuit. An earthquake contracts the hands of two artists and the user. All three at once feel the same little discomfort, a mild pain. Luca Giocoli

Share pain Interactive performance 2008


IARP 2

/ 2008

Performace Interactive: computer touch screen, slaps, bib

International Association of the Right Pain 2 é una performance interattiva che vuole far riflettere sul dolore e le emozioni che questo provoca. Lo schermo di cui lo spettatore si serve per interagire con la performance rappresenta il filtro mediatico attraverso il quale la società moderna guarda assuefatta scene di dolore e violenza, filtro rotto nel momento dell’interazione. Da un’ azione digitale scaturisce un reazione analogica, catapultato dal virtuale al reale, lo spettatore si troverà in stretto rapporto con il dolore e sarà chiamato a riflettere sul suo rapporto con esso. International Association of the Right Pain 2 is an interactive performance that wants to reflect about the pain and the emotions that it provokes. The screen that the viewer uses to interact with the performance, represents the mediatic filter with which modern society watches, accustomed, scenes of pain and violence, broken filter at the time of interaction. From a digital action gives rise to a similar reaction, catapulted from virtual to reality, the viewer will be in close contact with the pain and will be asked to reflect on his relationship with it. Eugenia Delfini

IARP 2 Interactive performance 2008


Fausto Falchi

1982, Pomigliano d’Arco, Naples, Italy Lives and works in Venice, Italy Education IUAV University of Venice, Venice, Italy Degree in Sculpture at the Accademy of Fine Art in Naples 2002-2007 Residence/Workshop 2011 VIR Viafarini-in-residence (May-July), Milan, Italy 2010 F.A.R. Superior course of visual arts Teaching Professor Hans Hacke, Fondazione Antonio Ratti, Como, Italy 2007-2009 Workshop with: Jimmie Durham, Tania Bruguera, Marjetica Potrc, Benjamin Weil, Antony Muntadas, IUAV, Venice, Italy 2006 Cantiere Trafeli, workshop, Pontedera, Pisa, Italy Project Memeber of Sottobosco collective 2008 F.A.Q. ARTE, C Festival Arte Contemporanea, Museo Carlo Zauli, Faenza, Italy Festival 2009 LOOP Festival, Barcelona, Spain Awards Extempore 2006, ranked first with the project Rom Gallery, WE!, Suvereto, Italy Le Vallette 2007, Pinacoteca Gianni and Marella Agnelli, Artissima 14, Turin, Italy Solo shows 2012 Ode an die Freude, Kaufmann Repetto gallery, Milan, Italy Temporary workers’ landfill, uno + uno gallery, curated by Pasquale Nunziata, Milan, Italy 2007 Rom Gallery Factory, Sale docks , edited by Marco Baravalle, Venice, Italy

Group shows 2012 Augmented Place, curated by Elisa De Marchi, Padua, Italy Prune in the sky, Vesterbro contemporary workout, curated by Hanna Heilmann, Copenhagen, Denmark

2011 L’odore del legno bruciato, Ceramic Station, edited by Vincenzo Estremo and Cristiano Magi, Arezzo, Italy Turno14/22, cascina Cuccagna, edited by Alterarti, Milan, Italy Vir open day Memories and Encounters, Viafarini, Milan, Italy Superfluo #1, P.M. Central Park, edited by Superfluo, Padova, Italy 2010 Kinetic Step, Science Museum, edited by Alessio Giromella e Claudia Bernareggi, Milan, Italy Give and Take, Fabbrica del Vapore, edited by Anna Daneri & Cesare Pietroiusti, Milan, Italy My Favourite Things, Contemporaneo gallery, edited by Sottobosco, Venice, Italy ZOOlive, edited by Ass. Art.ur, Cuneo, Italy Corso Aperto, Villa del Grumello, edited by Anna Daneri & Cesare Pietroiusti, Como, Italy 2009 Rodeo 09, atelier 7, Palazzo Carminati, edited by Blauer Hase, Venice, Italy Share pain, Nopasswd festival, edited by Sottobosco, Genova, Italy Anexibition, Fondazione Bevilacqua la Masa, shows and workshop with Benjamin Wail, Venice, Italy Fatal Error, Anyway Gallery, edited by Roberta Cantarini, Genova, Italy 2005 - 2008 Azione Mutante, Jarach Gallery, edited by Domitilla Musella and Gaia Conti, Venice, Italy Container Art, IARP6, edited by Daria Carmi, Piazza Barche, Mestre, Italy Knowledge Zone, pubblic intervention, edited by Chiara Di Ste fano, Campo Campiello Mosca, Venice, Italy Contatti, Share pain (interactive performance),edited by Sintetico, Campo S.Margherita, Venice, Italy Traiettorie Liquide, Gallery Bevilacqua la Masa, edited by Accade, Venice, Italy International Association of the Right Pain2(interactive performance), edited by Gruppo Cerbero, MAXXI, Rome, Italy International Association of the Right Pain, raid Rom Gallery, edited by Cerbero Group, MACRO Future, Rome, Italy Particle accelerators, Raid Roma Gallery, European Night of Research, edited by Gruppo Cerbero, Frascati, Rome, Italy WE!, Raid Roma Gallery, Extempore IX, edited by Cerbero Group, Suvereto, Livorno, Italy Cantiere Trafeli, Piaggio Museum, curated by Valentina La Salvia, Pontedera, Pisa, Italy Acrilico Natura, curated by Sara Taglialagamba, Lajatico, Pisa, Italy Zi ‘Giulietta, specific intervention side, private balcony, edited by Fausto Falchi, Pomigliano d’Arco, Naples,Italy Election campaign, urban interventions, edited by Gruppo Cerbero, Naples, Italy Hermann, Neapolitan box, Accademia di Belle Arti in Naples, curated by Ciriaco Campus, Naples, Italy

Publications Pratica al Plurale, edited by Gennaro Castellano and Gabi Scardi, 2011 Give and Take, edited Fondazione Antonio Ratti, editor Mousse, November 2010 My favourite things 2010, edited by Sottobosco, editor Antiga edizioni, September 2010 Sottobosco un archivio nuovo di zecca, Giancarlo Politi interview to Sottobosco on Flash Art n°284 May 2010 Accade 2008, edited by G.Conti e D.Musella, editor Studio LT2, Venenice, October 2008 Le Vallette 2007, Giovanni edited di M. Alverà, Jonan&Levi Editore, October 2007 Mino trafeli, edited by M.Tonelli, editor Martinelli, Gennaio 2006


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