Coleco Brand Magazine

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Crediamo in un futuro in cui si possa esprimere la propria umanità attraverso la tecnologia.

E D I TO RI A LE

<IMPRV_ guarda al mondo intorno a se e vede una generazione di giovani che hanno voglia di rischiare, buttarsi, reinventarsi e condividere le loro esperienze col mondo, ed è a loro che questa rivista si rivolge. Il mezzo più potente che abbiamo a disposizione per permettere nuove vie di espressione e per favorire progetti mai visti è senza dubbio la tecnologia. Lentamente le innovazioni tecnologiche hanno pervaso la nostra vita e proprio per questo non creano un mondo alternativo, ma vogliono essere un supporto per la nostra realtà, infrangendo i limiti e aiutando a creare nuovi modi di comunicare. Attraverso le storie di persone comuni ma con di spirito di iniziativa e tanta passione, vogliamo dimostrare come non abbiano importanza l’età, il contesto culturale o lo stile di vita, la tecnologia celebra ed esalta l’unicità di ciascuno. E come per essa, il nostro obiettivo è quello di avvicinare i nostri lettori tra loro e di abbattere le barriere che separano gli uni dagli altri, creando così una rete di idee ed esperienze.

- CAPOREDDATTORE MIRANDA PRIESTLEY

Ed è proprio dalle loro esperienze che noi vogliamo partire. 2




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TECNOLOGIA SU MISURA Il futuro è nella personalizzazione, ognuno potrà modulare i propri oggetti a seconda del modo in cui li vive. A partire dagli Smartphone.

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IL GIRO DEL MONDO IN 80 SCREENSHOT

I N D I C E

Grazie alla mappatura fotografica online, un moderno Jule Verne raffigura in un pacchetto di cartoline un virtuale. viaggio intorno al globo.

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La passione e la dedizione di Danielle sono capaci di oltrepassare le barriere fisiche. Da New York riesce a raggiungere studenti di tutto il mondo con un click.

Una coppia di artisti affronta una relazione a distanza e hanno trovato il modo di unire i loro mondi in un’unica foto, cosi da sentirsi di nuovo uno affianco all’altra.

LA VIOLINISTA DIGITALE

UNO SCATTO PER SENTIRSI VICINI


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Due architetti creano una start up che aiuta i progettisti a trovare il luogo perfetto in cui elaborare le loro idee ottimizzando gli spazi.

Quattro chiacchere con una giovane fotografa che racconta come il passaggio da pellicola a digitale le abbia aperto le porte della creatività.

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Due designer cinesi inventano un nuovo modo per far apprendere ai bambini come funzionano i colori attraverso un nuovo modo di giocare con i colori.

La storia di un ragazzo che reinventa il suo lavoro per poter viaggiare sei mesi all’anno.

LA CREATIVITÀ HA BISOGNO DI SPAZI

IMPARARE IN CMYK

NIRRIMI HAKANSON

CONDIVIDIRE UN DIARIO DI VIAGGIO

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VIVERE NELLA PAGINA Uno dei maestri dell’animazione racconta il passaggio dal disegnare su carta all’utilizzo della realtà virtuale per oltrepassare i limiti del foglio e degli schermi.

PRESS START TO P L AY

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TECH/MUSIC

La violinista digitale LA PASSIONE E LA DEDIZIONE DI DANIELLE SONO CAPACI DI OLTREPASSARE LE BARRIERE FISICHE. DA NEW YORK RIESCE A RAGGIUNEGERE STUDENTI DI TUTTO IL MONDO CON UN CLICK.

Testo di JULIA MESTER Foto di LAURA BRIGGS

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NEXT

Mi chiamo Danielle Turano. Abito a Brooklyn, New York, e sono una violinista e un’insegnante di violino. Ho abitato a New York per quattro anni. E’ quell’impulso che ti porta qui che ti spinge ai limiti di chi sei, fino a quei confini ancora più grandi. La scena musicale a New York è incredibile, è dinamica, è varia, è culturalmente affascinante. Quando inizio a suonare in metropolitana, il rumore dei treni, delle persone e dei freni scompare completamente. Sono sempre stata attratta dalla condivisione, dalla condivisione del mio amore per la musica, ed è quella condivisione della musica che mi ha condotto lungo la via per l’insegnamento. 8


LA VIOLINISTA DIGITALE

Do’ lezioni a bambini piccoli, dai tre anni agli adolescenti e anche a persone più anziane. Il livello di dettaglio e di cura che devi avere nei confronti della musica è anche la stessa cura e comprensione che serve per essere un grande dottore, un grande avvocato, un grande tutto e voglio accrescere e favorire/incoraggiare quella comprensione verso il dettaglio e la sua importanza nei bambini. Amo insegnare, amo insegnare in una scuola ma dopo l’arrivo dell’uragano Sandy a New York City, tutti i treni erano sommersi ed io volevo comunque insegnare ai miei studenti, così li ho contattati e gli ho proposto di utilizzare Skype.

TECH/MUSIC

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Ho realizzato che in quel momento potevo insegnare non solo a studenti che erano fisicamente di fronte a me ma anche a studenti in California e idealmente vorrei provare a mettermi in contatto anche con persone in tutto il mondo. Ho un gruppetto di ragazzi a cui do’ lezioni attraverso Skype e Adam, che abita in O.C., California, è uno di loro. Ogni volta che ho la possibilità di insegnare a lui è anche un momento speciale per me perché quando il sole è tramontato sulla costa est, è ancora in cielo su quella ovest ed è bello vedere il sole che splende ancora. <IMPRV_

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Ho un sogno, tutti ce l’hanno, e uno dei miei sogni è quello di vedere uno dei miei studenti andare su palcoscenici più grandi e fare cose più grandi di quelle che sono riuscita a fare io. In quel momento saprei che gli ho dato tutto quello che sapevo, che ho condiviso con lui tutto quello che avevo da offrire e che ora è preparato per andare avanti.

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Sinatra disse: “Se puoi farcela qui, puoi farcela ovunque” e quella paura di non farcela e di dover tornare da dove si è provenuti è ciò che mi spinge a lavorare più duramente e più velocemente che mai.


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TECNOLOGIA A MISURA D’UOMO Ognuno potrà modulare i propri oggetti a seconda del modo in cui li vive.

IL FUTURO È NELLA PERSONALIZZAZIONE

Phoneblocks è un progetto nato dall’intraprendenza di Dave Hakkens un giovane Olandese che, dopo aver studiato design e girato varie scuole in tutta Europa, si è dedicato sempre a nuove idee. Nel 2013 Dave stava cercando un progetto per contrastare lo spreco di oggetti e di risorse, infatti ogni giorno vengono gettati via milioni di apparecchi elettronici perchè diventano vecchi o si guastano. Solitamente è solo una delle componenti che causa il problema, il resto dell’oggetto potrebbe essere ancora funzionante ma deve essere comunque buttato via perchè gli apparecchi elettronici non sono pensati per durare e ciò rende lo spreco di oggetti tecnologici quello con il più alto tasso di crescita nel mondo. <IMPRV_

Testo di BEN JEMMERSON Foto di CARLA BROWN

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MODULARE È LA PAROLA CHIAVE DEL PROGETTO

La grande idea di Dave è stata quella di rendere il mondo dell’elettronica modulare, in modo da favorire riparazioni più semplici, migliorare le singole componenti oppure passarle da un apparecchio all’altro. Per questo cambiamento ha scelto di partire dal telefono. Phoneblock è stato pensato per dare il via ad una nuova generazione di telefoni. La cosa rivoluzionaria è che non è un corpo unico ma è costituito di tanti blocchi scomponibili, ognuno attaccato ad una base comune che collega tutti gli elementi insieme, il tutto assicurato da due semplici viti. Per questo motivo se il telefono comincia a diventare troppo lento è possibile sostituire e migliorare solo il blocco che determina la velocità del processore; se lo schermo si rompe è facilmente sostituibile con uno nuovo oppure aggiornato con la versione successiva. Ma la più grande innovazione che questa idea apporta al concetto di telefono è la personalizzazione. 15

Per esempio se una persona utilizza solamente il cloud per archiviare i suoi dati, potrà risparmiare spazio per inserire una batteria più grande; gli amanti della fotografia potranno migliorare le prestazioni della fotocamera. Sarà possibile selezionare i blocchi più utili all’utilizzo che ognuno fa del proprio telefono, magari scegliendoli tra i propri brand preferiti o addirittura progettare il proprio blocco. Il concetto innovativo è che l’hardware, piuttosto che il software, potrebbe creare una nuova rivoluzione delle app. In questo caso le “app” sono componenti hardware individuali che si assemblano come mattoncini Lego. Sarai in grado di scambiare i compo-


nenti vecchi con quelli nuovi, senza dover nemmeno spegnere il cellulare. L’idea con cui è nato Phoneblock è quello di una piattaforma aperta su cui varie compagnie possono lavorare per creare il telefono del futuro. Ma per poter attuare un progetto così ambizioso, Dave cercò di attirare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sperando in un responso da parte delle aziende. Decise di lanciare una campagna su Thunderclap che fece il giro del mondo e oltre 979.253 sostenitori postarono su Twitter e Facebook dicendo che davano il loro sostegno a Phonebloks, arrivando a raggiungere oltre 380.000.000 di persone. <IMPRV_

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Così cominciarono i contatti con numerose aziende ed organizzazioni. Una su tutte fu Motorola, la grande compagnia che lanciò il primo telefono cellulare, che voleva investire nel progetto di Dave. Oggi invece la sua idea è acquistata dal colosso Google. Così, grazie alle avanzate tecnologie ed alle innovazioni che i laboratori Motorola avevano a disposizione, dopo un anno di lavoro e progettazione è nato il primo telefono modulare: Project Ara. L’elaborazione del telefono non è stata tenuta segreta; al contrario, la comunity formata intorno al progetto Phoneblocks è sata tenuta costantemente aggiornata così che l’azienda 17

potesse ricevere continui feedback e consigli dagli utenti finali, e per lavorare con essi sin dai primi passi del progetto crearono la Phoneblocks Comunity in cui parlare apertamente dello sviluppo del prodotto. Presto Motorola rilascerà addirittura un kit per sviluppare il telefono modulare in modo che le aziende, le startup e gli sviluppatori di tutto il mondo potranno sviluppare i loro prototipi personali.


Ad oggi il Progetto Ara appare chiaro e definito: sarà possibile infilare i moduli a tessera dentro una cornice di alluminio chiamato “Endo”, abbreviazione di endoscheletro. Ce ne saranno di tre dimensioni. Potresti acquistare un solo Endo, ma in pratica ne vorrai due – avere un Mini o Medium per viaggiare ed un Large da tenere a casa ha perfettamente senso, siccome si possono scambiare le tessere tra le cornici. Scambiarle sarà facile dal momento che non ci sono prese strane – le parti comunicano tra di loro in modalità wireless attraverso piattaforme “capacitive interconnect” – e i modili sono tenuti insieme saldamente con elettromagneti.

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Il lato negativo delle componenti separate è che Ara sarà più largo, più pesante e la batteria avrà una minor durata rispetto ad un telefono attuale. Ma Google sta puntando a renderlo meno performante in queste aree solo del 25% e spera che questo sarà abbastanza per tentare gli utenti alla conversione – soprattutto quando si considera che gli involucri di plastica sono personalizzabili fino all’infinito. Potrai scegliere di avere foto, disegni, texture sui vari blocchi, quando si farà un ordine tutte queste cose saranno prodotte utilizzando stampanti 3D. Ara è ancora un prototipo, ma si dice che Google mira ad un rilascio nei primi mesi del 2016. Una versione estremamente economica e basic senza nemmeno una scheda telefonica potrebbe essere venduta nei paesi più sviluppati. Ara, allora, potrebbe essere meno il futuro dei telefoni cellulari e più il futuro di computer cellulari - uno in cui un computer - tablet soddisferà qualsiasi esigenza e qualsiasi desiderio dell’utente.

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Il giro del mondo in ottanta screenshot. Testo di AHMED ABDEL AL Foto di PERLA BORSETTO

Grazie alla mappatura fotografica online, un moderno Jule Verne raffigura in un pacchetto di cartoline un virtuale viaggio intorno al globo.

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Da bambino Lehel Kovacs sognava di girare il mondo come Phileas Fogg, il protagonista del suo libro preferito per bambini, Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni di Jules Verne. Nel libro, Fogg faceva una scommessa del valore di £20,000 dicendo che avrebbe circumnavigato il pianeta in ottanta giorni, viaggiando dal Reform Club a Londra fino a New York, attraversando gli Stati Uniti e l’Asia prima di ritornare a Londra. 20


L E H E L

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KOVAC S

A quei tempi Kovacs immaginò di seguire il percorso di Fogg e disegnando quello che vedeva; le sue cartoline fatte a mano facevano da illustrazioni per il libro. Kovacs non ha mai fatto il viaggio, non fisicamente. Invece l’illustratore di Budapest, i cui lavori sono comparsi sul Guardian, WIRED UK, e il New York Times, ha creato la sua personale versione dell’avventura, con un colpo di scena del 21esimo secolo.


Lehel è un premiato illustratore con base a Budapest. Gli piace il melone e i sandwich di tonno (ma non insieme).

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Kovacs ha cercato ogni location su Google Street View e ha iniziato a disegnare quello che vedeva. Ha “visitato” (e disegnato) 40 luoghi diversi—inclusa la Gare du Nord di Parigi, Broome Street a New York e il Durham Museum ad Omaha, che è vicina alla stazione Amtrak della città. Adesso vuole farli diventare cartoline, un’idea che sta finanziando con una campagna di Kickstarter.

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Le cartoline hanno un gusto di metà secolo e sono colorate, il che è una mossa intelligente per connetterle maggioramente al mondo di cui scrisse Verne nel 1873. Kovacs dice che disegna le linee con matita e carta, poi scannerizza i disegni sul suo computer. In seguito aggiunge colore ed una texture con Photoshop. “Solitamente le mie illustrazioni sono un pelo più dettagliate, con più ombre e textures”, dice. “Questi schizzi non hanno come obiettivo quello di essere dei lavori fatti e finiti, ma vogliono essere più come un’impressione del luogo raffigurato”. Le cartoline sono così belle che sembra quasi di essere lì. Quasi. <IMPRV_

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UNA COPPIA DI ARTISTI AFFRONTA UNA RELAZIONE A DISTANZA S H I N L I A R T

UNENDO I LORO MONDI IN UN’UNICA FOTO COSI DA SENTIRSI DI NUOVO UNO AFFIANCO ALL’ALTRA.

Uno scatto per sentirsi vicini Forse alcuni di voi avranno provato a mantenere una relazione a distanza e saprete sicuramente quanto può essere frustrante. Cosa si potrebbe fare quando Skype non basta più? Una coppia creativa coreana ha trovato un modo geniale per avvicinarsi grazie all’arte. 27


Anche con 14 ore di differenza, Danbi Shin, attualmente a New York, e Seok Li, a Seoul, mantegono la loro relazione viva scattando foto e creando collage. Il progetto è intitolato “Half&Half ” e il duo ShinLiArt si diverte a scovare le similarità tra il loro diverso modo di vivere.

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Il progetto mira a scoprire gli aspetti simili durante il corso di due stili di vita completamente diversi tra new york e seoul. La nostra arte è iniziata con la semplice curiosità se qualcosa potesse essere creato mentre eravamo lontani l’uno dall’altro. — Racconta la coppia.

Mi manca la sensazione della tua mano nella mia. La protraggo in avanti per toccare la luce. Sentirai quello che sento anche io? — È la descrizione sotto una delle loro foto più popolari (quasi diecimila likes su Instagram).

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fb.com/ShinLiArt @ShinLiArt



START UP SPLACER

LA CREATIVITÀ HA BISOGNO DI SPAZI UNA COPPIA DI ARCHITETTI SCOPRE IL MODO PER OTTIMIZZARE GLI SPAZI NELLE GRANDI CITTÀ E CREANO UNA START UP CHE AIUTA I PROGETTISTI A TROVARE IL LUOGO PERFETTO IN CUI ELABORARE LE LORO IDEE.

Testo di JULIA MESTER Foto di LAURA BRIGGS

STA RT

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UP

Probabilmente non possedete un attico nel West Village di New York City. Beh,nemmeno io! Ma sarebbe pazzesco. Tuttavia questo non significa che non si possa far finta di averne uno. In una città dove un immobile di qualità (vale a dire un appartamento più grande di una cabina armadio) è difficile da trovare, i suoi abitanti hanno sviluppato un gusto per un’espe-


OTTIMIZZARE GLI SPAZI Per come le vedono i fondatori le nostre città non potrebbero essere più economiche.

rienza voyeuristica: ci piace guardare gli spazi altrui. Ancor più di questo, ci piace poterci entrare anche se per poco. Splacer è una nuova startup di Tel Aviv, familiare “Airbnb di spazi per eventi”, il suo tono è semplice e familiare: È possibile affittare uno spazio, sia esso una casa West Village, <IMPRV_

L’INVENTORE “Il risultato ha rivelato che passavano 10 ore a scuola, quattro ore di lavoro e il resto della notte dormivano. Così abbiamo pensato: perché non troviamo un modo per utilizzare questi spazi sottoutilizzati?” 32


un loft nel quartiere finanziario, uno deposito in Chinatown-per ore (non giorni), e farlo con efficienza e facilità e senza un location scout. Qual’è il rovescio della medaglia ? È possibile fare soldi con il proprio spazio e con meno impegni che ospitandoci qualcuno. Gli architetti Adi Biran e Lihi Gertsner hanno inventato Splacer qualche anno fa dopo aver realizzato che tanto dello spazio architettonico in aree urbane non viene usato al meglio. A quel tempo, erano entrambi docenti di architettura a Tel Aviv, così durante un esercizio informale, hanno chiesto ai loro studenti di fare il punto su come hanno trascorso la loro giornata. “ il Risultato ha rivelato che passavano 10 ore a scuola, quattro ore di lavoro e il resto 33

START UP


della notte dormivano”, dice Gertsner. “Così abbiamo pensato: perché non troviamo un modo per utilizzare questi spazi sottoutilizzati?” Per poter impostare Splacer a distanza, l’offerta locale è controllata e curata da architetti. Il suo target di riferimento è centrato esattamente sui giovani creativi. Così invece di concentrarsi su sedi per eventi commerciali, Splacer ha dedicato gran parte della sua attenzione alla ricerca di residenze private che possono essere affittate (in questo momento ci sono più di 180 spazi a disposizione

a New York e più di 200 a Tel Aviv, con l’intenzione di lanciare a San Francisco a breve). Gli spazi sono tutti di atmosfera e di design. Da ora in ora si può affittare una casa a più piani in Alphabet City per una cena, mettere su uno spettacolo in una galleria di Chelsea, o ospitare una serata nel garage di un famoso stilista. «Sì, è voyeurismo”, dice Gertsner. “Ma ora è voyeurismo con cui si può sperimentare.” Intelligentemente, il sito offre anche una scheda “amici di Splacer”, che si rivolge a musicisti, ristoratori e artisti si possono ingaggiare se si è in cerca di intrattenimento.

Splancer ha dedicato molta attenzione alla ricerca di residenze private da affittare. <IMPRV_

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START UP SPLACER

Se il fine di Airbnb era quello di rivoluzionare gli alloggi peri viaggiatori, la più modesta ambizione di Splacer è di aprire le città a coloro che ci abitano. Per come le vedono i fondatori, le nostre città non potrebbero essere più economiche! Sempre più persone stanno cominciando a vivere insieme, e i confini tra lavoro, relax e divertimento diventano sempre più sfocati. Per una fetta della popolazione urbana, investire in un appartamento proprio non è solo impossibile, in realtà è inutile una volta che si pensa a cosa succede quando la gente inizia a condividere le risorse. 35

Certo, sotto un certo punto di vista, una piattaforma come Splacer è solo un modo per le persone per giocare a fingere di essere qualcun altro per un’ora o due. Ma allora, se il successo di numerose start-up recenti ci ha insegnato qualcosa, è che l’accesso e la condivisione può rendere la proprietà personale molto meno attraente, soprattutto quando questo significa che si può mettere la residenza nel West Village, anche se solo per poche ore.


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celcom.com


IMPARARE IN CMYK I colori affiancano da sempre i primi anni di vita dei bambini

DUE DESIGNER GIAPPONESI INVENTANO UN NUOVO MODO PER FAR APPRENDERE AI BAMBINI COME FUNZIONANO I COLORI. Testo di TRAVIS BARKER Foto di MARK HOPPUS

Ima Moteki, una coppia di designer giapponesi, ha creato una serie di tubetti di vernice che aiutano i bambini ad apprendere la composizione dei colori. Invece di utilizzare nomi come “verde”, “blu” o “rosso”, ogni tubetto è stato etichettato con la combinazione di colori da cui è composto e la proporzione in cui essi sono presenti all’interno. Yusuke Imai e Ayami Moteki credono che etichettare i colori con un nome possa rendere problematica la comprensione da parte dei bambini della composizione delle varie tinte e le diverse sfumature che si possono ottenere mischiandole tra loro. 37


Yusuke e Ayami, hanno avuto un’idea semplice ma straordinaria. Lavorando sempre a stretto contatto con i bambini di età inferiore ai 3 anni hanno potuto capire come i bambini stessi sono più intuitivi verso le forme e le immagini semplici. In questo modo essi sono in grado di capire facilmente forme geometriche basilari e individuare i colori che li circondano. I colori, infatti, affiancano sempre i primi anni di vita di un bambino, poiché sono il modo più semplice ed immediato per comunicare con il mondo esterno. Purtroppo per un bambino che non è in grado di leggere o comprendere le complicate etichette dei tubetti, è difficile capire come ogni colore si differenzia dall’altro in base ai componenti che lo costituiscono.

La parcentuale di colore presente nel tubetto è data dalla grandezza dei cerchi di colore.

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La creatività dei due designer e la loro passione per il loro lavoro li hanno così portati a rivoluzionare il modo di etichettare dei semplici tubetti di colori, con un metodo altrettanto semplice. Anziché utilizzare nomi come “verde”, “blu” o “rosso” che o non possono essere letti dai bambini oppure non aiutano a distinguere facilmente un colore dall’altro, ogni

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tubetto è stato etichettato con con la combinazione di colori da cui è composto e la proporzione in cui essi sono presenti al suo interno. Questa idea può portare a notevoli miglioramenti nella comprensione delle varie tinte e diverse sfumature che si possono ottenere mischiandole tra loro da parte dei bambini. Chiacchierando con Imai e Moteki si riesce subito ad intuire come la passione per il proprio lavoro li abbia porta a trasmettere le conoscenze che hanno acquisito negli anni anche ai giovani. Aiutare i bambini in giovane età a comprendere meglio come sono composti i colori e come utilizzarli al meglio è un primo passo per diffondere la loro professionalità e creatività a tutti.


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Foto di PERLA BORSETTO

VIVERE NELLA PAGINA UNO DEI MAESTRI DELL’ANIMAZIONE RACCONTA IL PASSAGGIO DAL DISEGNARE SU CARTA ALL’UTILIZZO DELLA REALTÀ VIRTUALE PER OLTREPASSARE I LIMITI DEL FOGLIO E DEGLI SCHERMI.

ARTE

GL E N K E A N E

NUOVE PROSPETTIVE “Oggi le regole sono cambiate grazie all’utilizzo di nuovi strumenti che sono in grado di creare forme all’interno di una realtà virtuale.” <IMPRV_

Quando disegni stai esprimendo qualcosa che è reale e viscerale. Quando disegni una linea, essa è una sorta di sismografo della tua anima. Ho lavorato per Disney per circa 38 anni e mi è stata data l’opportunità di animare la Piccola Sirenetta, Aladin, Tarzan e Pocahontas. Questi non sono disegni, sono personaggi reali perché esistono nella mia vita. Picasso disse “Quando ero giovane potevo disegnare e dipingere come Raffaello. Mi ci è voluta una vita per imparare a disegnare come un bambino”. 42


Lo spirito di un artista è quella libertà e quel coraggio di essere un bambino. Sono cresciuto nel nido ideale: mio padre era un cartonista che creò il “Family Circus”. Era un bambino, era solo un grande bambino. Quando mio figlio Max era ancora piccolino, mi chiese “Papà, mi insegni a disegnare?”. Gli ho insegnato nel modo in cui lo ha fatto mio padre. Mio padre mi tracciò dei cerchi su un foglio e scrisse una serie di espressioni sotto di essi. Dopo una mezzoretta tornò ed erano tutti riempiti da me. Il segreto per fare disegni di questo tipo è chiedersi “come mi sento?”. E’ quello a cui dobbiamo appigliarci, quella totale immersione nel disegno. “Quando faccio animazioni c’è una frustrazione che provo perché vorrei che la piattezza del foglio potesse scomparire e che io potessi tuffarmici dentro.” 43

ARTE

ESSERE LIBERI Lo spirito di un artista è quella libertà e quel coraggio di essere un bambino che non ha paura di niente.


Oggi le regole sono cambiate grazie all’utilizzo di nuovi strumenti che sono in grado di creare forme all’interno di una realtà virtuale. Posso indossare degli occhialini e fare un passo all’interno del video e capire come le sto disegnando. Nord, sud, est, ovest, ora tutte le direzioni sono possibili. È come una danza. Quando disegno nella realtà virtuale, disegno tutti i personaggi con le loro misure reali. Sono delle dimensioni con cui li ho immaginati e li posso anche ruotare, camminarci attorno. E anche se tolgo gli occhialini, ricordo ancora la figura che ho disegnato, è ancora lì, è reale. <IMPRV_

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La porta verso l’immaginazione è sempre più aperta. I margini del foglio non esistono più. Non si parla più di un disegno piatto, esso è diventato un disegno scultoreo. Fare arte nello spazio 3D è un nuovo completamente nuovo di pensare per un artista.

IMMAGINARE Amo l’idea che da animatore posso fare qualsiasi cosa che esiste nella mia immaginazione.

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Cosa significa questo per la narrazione di storie? - Amo l’idea che da animatore posso fare qualsiasi cosa che esiste nella mia immaginazione e come un bambino ho completa libertà. L’animo di qualsiasi tipo di forma artistica creativa è la libertà.



NIRRIMI HAKANSON Il passaggio da analogico a digitale raccontato da una fotografa

QUATTRO CHIACCHIERE CON UNA GIOVANE FOTOGRAFA CHE RACCONTA COME IL PASSAGGIO DA PELLICOLA A DIGITALE LE ABBIA APERTO LE PORTE DELLA CREATIVITÀ.

Testo di TILDA SWANSON Foto di NIRRIMI HAKANSON

Duro lavoro e determinazione sono due delle parole che saltano in mente quando si pensa alla signorina Hakanson: la giovane fotografa nota per i suoi ritratti leggeri e sognanti di giovani ragazze in bilico sulla linea che separa l’infanzia dalla vita adulta della donna. E’ l’abilità di Nirrimi di fare scatti malinconici e di altri mondi che attira la mia attenzione; la bellezza e l’innocenza sono catturate attraverso l’attento studio della luce e dei filtri e niente sembra mai esagerato. 47


Era tempo fa quando ho scoperto i lavori della diciannovenne Nirrimi Hakanson, tuttavia ogni volta che mi ritrovo a sfogliare il suo portfolio pieno di immagini impressionanti, la mia mente va in trance per il suo puro talento e l’occhio esperto nella ricerca del dettaglio. Figlia di un’artista Aborigeno e una hippie Australiano-Svedese, Nirrimi ha sangue creativo che scorre nella sue vene. Mentre molti teenager ricorrono al babysitting o a lavoretti del sabato per guadagnare qualche spicciolo, Nirrimi aveva piani migliori e certamente più grandi; piani che comprendevano una Canon 4D e un’immaginazione avventuruosa.

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Chi (o cosa) ti ha ispirato ad iniziare a fare fotografia? Quello che ha veramente acceso la mia passione è stato innamorarmi. È successo con un giovane fotografo quando avevo soltanto 14 anni. L’amore a quell’età è pieno di vita e ti consuma del tutto. Facevo foto sperando che guardandole lui potesse innamorarsi di me. Un giorno accadde e io mi arresi del tutto alla sua persona.

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NIRRIMI HAKANSON

Com’è cambiato il tuo rapporto con la fotografia nel corso degli anni? La prima macchina fotografica che ho tenuto in mano era una vecchia Pentax di mio nonno. Usare pellicole era normale a quei tempi, ma sono passata quasi subito (e molto volentieri) alla reflex digitale. Cerco di rimanere al passo coi tempi, a modo mio, ma lo faccio e non rimpiango la mia scelta di essere passata al digitale. L’hardware delle macchine fotografiche moderne mi aiuta ad essere più veloce e precisa nel catturare attimi irripetibili, i software di ritocco invece aprono infinite porte per quanto riguarda la resa finale della foto. I comandi a disposizione sono sempre più sofisticati ed ottenere le immagini che ho in mente è sempre più facile. 49


Internet è una piattaforma gigante che svolge un ruolo importante per esibire talenti sconosciuti. Qual è la tua opinione sull’impatto che hanno avuto i social network sulla tua persona e su altri artisti? I social network sono stati in grado di dare ad ogni artista una voce. In un mondo dove solo persone con conoscenze o un talento incredibile potevano una volta avere successo, adesso quasi tutti hanno la stessa opportunità. La tecnologia ha generato una società di giovani che vogliono ottenere cose istantaneamente e senza doversi impe-

gnare, ma anche se è tutto molto più facile grazie all’avvento dell’era fotografica digitale, non si arriva da nessuna parte senza duro lavoro. Internet è un luogo pazzesco per essere riconosciuti e per esporsi, ma come sempre non significa che sia facile ottenere fama e successo. Il mio sogno è quello di trasferirmi a New York, una città che mi ha affascinata fin da bambina. Il chaos non mi spaventa, al contrario mi ispira. Ci sono stata una volta per un lavoro importante e sono rimasta profondamente colpita dall’energia che regna nella città, non si spegne mai. E come sanno tutti è la “melting pot” per eccezione: tutto il mondo è riunito in un’unico luogo e ognuno è libero di esprimere la propria persona senza la paura di essere giudicato. È una città di opportunità.

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ULTRA ROMANCE

CONDIVIDERE UN DIARIO DI VIAGGIO LA STORIA DI UN RAGAZZO CHE REINVENTA IL SUO LAVORO PER POTER VIAGGIARE SEI MESSI ALL’ANNO. CON LO PSEUDONIMO DI “ULTRAROMACE” MOSTRA LE TAPPE PIÙ BELLE DEL SUO VIAGGIO ANCHE A CHI RESTA IN UFFICIO.

Testo di JULIA MESTER Foto di LAURA BRIGGS

V I AGG I

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Nonostante viviamo immersi nella tecnologia, in un mondo che sembra voler dominare la natura e scandire un determinato stile di vita fatto di lavoro e consumi, c’è ancora chi prova a gestire la propria esistenza in maniera radicalmente alternativa. Vogliamo raccontarvi la storia di un trentacinquenne americano conosciuto con lo pseudonimo di Ultra Romance.


SPIRITO LIBERO Non mi vergogno affatto di dire che lavorare non mi piace, è una cosa innaturale.

Si chiama Benedict e ha deciso di dedicare al lavoro il minor tempo possibile, circa sei mesi all’anno, per poter il resto del tempo viaggiare in giro per il mondo in sella a una bicicletta, la sua più grande passione, e con una basilare attrezzatura per il campeggio. “Vivo con non più di dieci dollari al giorno – racconta Ultra Romance – <IMPRV_

Oggi abbiamo questa concezione del successo che ci costringe a concentrare la nostra vita sul lavoro. Io non mi vergogno affatto di dire che lavorare non mi piace. È una cosa innaturale”. Ultra Romance, che viene dalla valle del fiume Connecticut, lavora per sei mesi come pescatore o come guida, e risparmia abbastanza soldi per potersi permettere le sue scelte. 54


ULTRA ROMANCE

VIAGGI

Ha un piccolo conto in banca, ma solo per riuscire a comprare e vendere pezzi di ricambio per biciclette online su Ebay. La sua non è affatto una scelta che rinnega la tecnologia e la modernità: “Non voglio vivere come un eremita solitario che se ne va in bicicletta in cima a una montagna. Da Instagram a internet ci sono moltissime cose della nostra contemporaneità che amo moltissimo”. Crede di star testimoniando con grande dignità la possibilità concreta di un’alternativa plausibile alla vita a cui siamo abituati tutti i giorni. 55

ULTRA ROMANCE Crede di star testimoniando con grande dignità la possibilità concreta di un’alternativa plausibile alla vita a cui siamo abituati tutti i giorni.


Benedict non è l’unico giovane di oggi che cerca di cambiare il nostro modo di viaggiare. A Milano nasce TheSocialTravel, dall’intuizione di due giovani amici, Riccardo Parrino e Andrea Scalogna, il primo designer e grafico 3D ed il secondo ingegnere meccatronico, durante il viaggio di una vita nel centro-sud dell’India. I due arrivano in quel paese nell’Ottobre del 2012 ospiti di un amico che vive lì oramai da parecchi anni, lavorano da qualche mese al progetto di una startup nel settore della domotica. A metà Dicembre si concedono una pausa e partono per un lungo giro del paese di Gandhi, sacco in spalla e via; visitano luoghi, incontrano nuove persone, si spostano di continuo. Riccardo sente spesse volte l’esigenza di sapere dove sono e dove sono diretti, consulta mappe, cerca di capire la loro collocazione nello spazio. <IMPRV_

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THE SOCIAL TRAVEL

Preso da questi pensieri una mattina propone ad Andrea la realizzazione di una mappa con l’insieme degli amici e dei luoghi visitati e da visitare, una sorta di carta geografica in cui compaiono i volti delle persone e dei luoghi proprio là dove si trovano, e dove andarli a visitare. Andrea annuisce, suggerisce di arricchire con i mezzi di viaggio disponibili e la possibilità di prenotare biglietti e voli. Stava nascendo TheSocialTravel. Nel corso del viaggio accantonarono l’idea, al rientro in Italia si occuparono ancora di domotica, ma l’idea del viaggio era oramai nelle loro teste. Il progetto riprese vita nell’Aprile del 2014, fino al lancio della versione 2.0 alla fine dello scorso Maggio. 57


TheSocialTravel si può definire una piattaforma social visuale di viaggi che colloca al centro gli amici che ognuno di noi ha sparsi in Italia e oltre i nostri confini, si appoggia principalmente al database di Facebook, e permette di popolare una mappa con le icone degli amici che abbiamo modo di invitare al sito tramite alcuni semplici modi disponibili. Le icone sono tutte attive, cliccando su ciascun amico si apre una finestra con una proposta di viaggio in un fine settimana e al miglio prezzo. Altro elemento che caratterizza la piattaforma è quello chiamato Top 10, la lista cioè dei dieci migliori tra amici e località proposti da andare a visitare in un fine settimana. Insieme agli amici ci sono le capitali dei vari paesi del mondo ed a breve gli eventi, <IMPRV_

altra vera forza aggregante che sarà disponibile sul portale. Una volta definito il viaggio ed il mezzo di trasporto, volo o car sharing, si passa all’acquisto del biglietto tramite uno dei portali collegati in automatico che permettono di definire quei pochi dettagli ancora necessari alla partenza. Sempre al centro di tutto ci sono gli amici, da invitare o da visitare, luoghi ed eventi da vivere sempre e possibilmente in gruppo. Non e’ stato dimenticato il modo classico delle prenotazioni a cui tutti siamo abituati, è presente una comune barra di ricerca, chiamata Search Bar, per chi ha esigenze particolari e diverse dagli amici; è sufficiente inserire luoghi e date di partenza e rientro, e attendere il risultato. In pratica dicono gli autori – cerchiamo e cercheremo sempre di non lasciare indietro nessuno. 58




Capo Redattore MIRANDA PRIESTLEY Vicedirettore TRAVIS BARKER Art Director MARK HOPPUS Photo Editor FRANCESCA MOROSINI Ufficio Grafico ANDREA BRINDISI, MASSIMILIANO MAURO, BIANCA MILANI, DANIELA SANZIANI, ANDREA SPINAZZOLA Creative Consultant DAVID MORETTI Illustratori LUCA BATTAGLIA, TIMO MEYER Hanno collaborato a questo numero: NICHOLAS DAVIS ALTEA, ROSY BATTAGLIA FEDERICO BONA. MICHELE BORONI. MARCO BOSCOLO, ANDREA BRESSA, FEDERICO BONA

EDIZIONI CONDÉ NAST S.p.A. Sede: 20121 MIlano, piazza CasteIlo 27, tel. 02876545-telegr. NASTIT - fax 028055716. Roma, via della Zabarella 113, tel. 0498455777

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