UNA NESSUNA
centomila tre storie per Venezia
“Il problema non era se fosse meglio mettere il belletto a un cadavere, meglio mettergli rossetti, renderlo talmente ridicolo da farlo irridere fin dai bambini, oppure quello che abbiamo ottenuto noi difensori, ma senza potere, profeti disarmati, e cioè, che il cadavere vada in liquefazione davanti ai nostri occhi” “sono susurri quelli che Venezia riesce a lanciare ... suonano insopportabili agli occhi della modernità” M. Tafuri, Venezia febbraio 1993
sullo spettro
“..Venezia non è più un cadavere, che, se essa in qualche modo ancora esiste, non può che essere necessariamente passata allo stadio che segue la morte e alla decomposizione del cadavere. Questo stadio è lo Spettro.” “Di che cosa è fatto uno spettro? Di segni, anzi, più precisamente, di segnature, cioè di quei segni, cifre o monogrammi che il tempo scalfisce sulle cose. Uno spettro porta sempre con se una data, è cioè un essere intimamente storico.” “Venezia assomiglia ai sogni. Nel sogno, infatti ogni cosa strizza l’occhio a colui che la sogna, ogni creatura esibisce una segnatura..” “Cosi nella città tutto ciò che è accaduto in quella calle, in quella piazza, in quella via, in quelle fondamente, in quella ruga, di colpo si condensa e cristallizza in una figura, insieme labile ed esigente, muta e ammicante, risentita e distante. Quella figura è lo Spettro o il Genio del luogo”
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Sposalizio del mare
Festa del Giovedi grasso
1177 a.C.,Piazza San Marco
1177 a.C.,Piazza San Marco
“Da quel tempo in poi il doge, nella Sensa, montato sul bucintoro retto da tre ammiragli dell’Arsenale, a cui obbedivano cento capimaestri, e condotto da cento e sessanta artieri dell’Arsenale medesimo, disposti a quattro per remo, muovevasi, fra lo sparo delle artiglierie ed il suono festivo dei sacri bronzi, dal molo di S,Marco verso il Lido.”
“..fabbricavasi nel Giovedi Grasso una macchina di legno pei fuochi d’artifizio, conformata a somiglianza di torre quadrata, e fiancheggiata da due eminenti palchi, o solaj. [...] I fuochi furono bellissimi e stimati. Molte maschere però non li lodano affatto perchè le racchette abbruciarono loro il tabarro;” Apriva lo spettacolo una marcia dei membri delle due corporazioni dei Frabbri e dei Macellai, vestiti in particolare costume, che seco traevansi tre buoi inghirlandati, a cui innanzi al doge, tagliavano, con una spadone a due tagli, e d’un sol colpo, la testa, fra lo schiamazzo e l’applauso popolare, [...] Frattanto, ascesa sopra i due palchi laterali alla macchina, una mano d’Arsenalotti eseguiva la Moresca, ...”
G.Tassini, Feste spettacoli degli antichi veneziani.
G.Tassini, Feste spettacoli degli antichi veneziani.
“Qui la moglie e là il marito Ognuno va dove gli par Ognun corre a qualche invito, chi a giocar chi a ballar”. Carlo Goldoni
Concerto Pink Floyd
Carnevale
15 luglio 1989 “Venezia e i Pink Floyd si scontrarono per uno degli eventi rimasti nella memoria come una specie di catastrofe, di tentato suicidio di una città che non seppe organizzare l’invasione dei fan di una delle più popolari rock band del mondo trovandosi alla fine a subirne l’assalto fortunatamente pacifico nella peggiore condizione possibile.”
«Tutti i teatri, tutti i ridotti erano aperti. Le botteghe da caffè, le trattorie, le malvasie, i magazzeni da vino riboccavano di gente, come pure le strade, la Piazza, e la Piazzetta di San Marco per molti casotti ove ammiravansi animali feroci, funamboli, e prestigiatori. Che diremo delle maschere? Qui tu vedevi un Pantalone, che dialogava con qualche Zane, o Brighela. Là un Arlechino che, in mezzo ad un crocchio, faceva pompa della propria eloquenza. Da un’altra parte un Matacino, o Pagliaccio, oppure un Trufaldino, oppure qualche nazionale mascheretta in vesta e zendado neri».
Giò Alaymo, Gazzettino di Venezia
Visita PioVI
Festa della Sensa
19 Maggio 1177, campo Santi Giovanni e Paolo
1177 a.C.,Piazza San Marco
“Per la benedizione si è deciso di erigere un imponente palco posticcio, preceduto da una scenografica scalinata a rampe ora divaricate ora convergenti, di fronte alla facciata della Scuola Grande di San Marco [...] circa l’aspetto di questa struttura effimera, che avrebbe dovuto richiamare nella forma e nella decorazione la parte inferiore della basilica di San Marco, con i suoi mosaici e la sua decorazione plastica e pittorica. Per permettere al maggior numero di persone di assistere alla cerimonia il vicino rio è stato provvisoriamente coperto ampliando sulla sinistra l’area del campo.”
Da quel tempo in poi il doge, nella Sensa, montato sul bucintoro retto da tre ammiragli dell’Arsenale, a cui obbedivano cento capimaestri, e condotto da cento e sessanta artieri dell’Arsenale medesimo, disposti a quattro per remo, muovevasi, fra lo sparo delle artiglierie ed il suono festivo dei sacri bronzi, dal molo di S,Marco verso il Lido.”
G.Tassini, Feste spettacoli degli antichi veneziani.
G.Tassini, Feste spettacoli degli antichi veneziani.
Uno - passato
Uno - futuro
Uno - presente
nessuno - passato
nessuno - futuro
nessuno - presente
centomila - passato
centomila - futuro
centomila - presente
Un muro alto 25 metri, lungo 1400 metri, comprende diversi strati di passaggi, veloci e diretti quelli superiori, lenti e contorti quelli inferiori. Avrà la funzione di bariera tra la Venezia nuova, quella degli arrivi e delle velocità, e quella lenta scolpita nel tempo che tanto esaspera lo spirito dell’avventurero!
Muro
dei viaggi perduti
Passaggi e aperture entro il muro faranno da cornice a varie vedute della città storica. Costruzione in blocchi di pietra bianca sul Canal Grande, rivestimento metallico su calcestruzzo verso la Stazione ferroviaria.
Chiatta
del desiderio
Terminata la premonizione sui lunghi passaggi del muro, ci si imbarca nella “chiatta del desiderio”. Qui si attende, con ansia e gioia, l’arrivo al luogo tanto atteso. Sollevando lo sguardo al cielo, scorgendo qual volta un segno che ci rassicura dell’imminente arrivo. Una volta fermati, si potrà scendere le scalinate e scorgere finalmente la piazza, il campanile, il desiderio si avvera! Come nell’antichità l’ingresso torna ad essere quello splendente, quello mostrato.
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Torri
dei custodi
In pochi resteranno ... “Venezia è un vero e proprio museo dove i pochi abitanti più che abitanti sono diventati “custodi” che tengono in funzione la città per i visitatori.”
Ugo La Pietra “Pro Memoria”, Edizioni Katà, 1982
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