Alpennino 2013 n 1

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIV - Num. 1 - GENNAIO 2013 __________________________________________________

Spedizione extraeuropea Ala Daglar 2012 nell’Anatolia Meridionale

LE PARETI DI LUCE

terdetta alle protezioni ad espansione. Forse anche per questa ragione l'Ala Daglar assunse una certa fama di pericolosità, tanto che non passava anno che non ci fosse un incidente mortale, magari dovuto al crollo di qualche pilastro o alla caduta di sassi. Nel 1993 l'arrivo in zona di alcuni forti arrampicatori francesi sconvolse un po' le cose. Addirittura le prime vie a spits nella Cimbar Valley, un gigantesco canyon nelle vicinanze del villaggio di Demirkazik, non vennero viste di buon occhio dai tradizionalisti. Ma i francesi fecero anche di più, aprendo la prima via a spits sul Parmakkaya e sul Güvercinlik (Tranga Wall), montagne simbolo del gruppo. La via al Parmakkaya, un incredibile dito di roccia, rimase per un decennio quasi sconosciuta e con pochissime ripetizioni. L'altra grande via fu ripetuta solo due volte e si pensava addirittura fosse opera di cecoslovacchi. Tuttavia le vie dei francesi fecero gradatamente nascere un centro di arrampicata sportiva nella Cimbar Valley, piuttosto frequentato dai turchi in estate. Oggi gli arrampicatori locali non sono tutti integralisti del no-spit, e la maggioranza vede di buon occhio la nascita delle nuove vie e anzi, le incoraggia. Occorre però che i visitatori non si lascino prendere la mano e rispettino le tradizioni e le vie esistenti, usando lo spit solo se necessario e mai aprendo vie dall'alto. In

questo senso, prima di aprire una nuova via, è meglio contattare i locali e coinvolgerli in qualche modo nel progetto. Di fatto le montagne dell'Ala Daglar rimangono ancora, nonostante le ultime vie moderne, un formidabile campo di azione. Moltissime pareti sono ancora inesplorate e le linee più compatte rimangono ancora da salire. E, considerando che la meteo in estate è incredibilmente stabile sul bel tempo, probabilmente nei prossimi anni l'Ala Daglar diverrà una destinazione alla moda. Segue a pag. 2

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La catena dell'Ala Daglar si trova nell'Anatolia Centrale, tra le città di Konya e Kayseri, Turchia. Non lontano dalla famosa area turistica della Cappadocia, queste montagne non sono tuttavia molto conosciute dagli europei. Ciò nonostante nel corso degli ultimi decenni vi si sono succedute varie esplorazioni, che le sono valse l'appellativo di «Dolomiti turche». Tra i più assidui esploratori delle pareti verticali vi sono gli italiani, che dal 1955 vi hanno organizzato spedizioni alpinistiche con l'intento di salire le pareti più evidenti e un piccolo gruppo di francesi, che dalla prima metà degli anni '90 ha aperto una grande quantità di vie miste, a spit e protezioni mobili. Tuttavia l'Ala Daglar rimane conosciuto soprattutto agli sci-alpinisti ed agli escursionisti piuttosto che agli alpinisti e per questo viene frequentato soprattutto in primavera. Fino a pochi anni fa l'alpinismo che si praticava sulle montagne del massiccio era essenzialmente di tipo tradizionale. Le pareti erano così numerose che la maggior parte di esse era stata salita solo per le linee più evidenti, che coincidevano con i tratti fessurati. I chiodi ad espansione erano stati usati solo saltuariamente e l'alpinismo turco su questo massiccio si sviluppò in questo contesto. Anzi, per un tacito accordo questo gruppo di montagne (ma tutte le montagne turche!) venne considerato zona in-

Alpinismo tra mito e storia

SCARASON: LA PARETE DEI SOGNI

Riuscirà la cordata Ligure ad uscire domani? Il giorno dopo alle 19.00 Fulvio esce in cresta allo Scarason: è il 7 settembre 1987. Il sole è un inno alla vita, un’ora dopo, dalla parete usciranno i due compagni di cordata, è un lieto fine d'un romanzo di avventura, la discesa a valle è accompagnata da luna piena di magica notte d'estate. Scarason è il nome del pino nano radicato nel gruppo del Marguareis-Alpi liguri, della parete oggetto di tentativi e presenze di alpinisti transalpini da farne un mito,

ed ora infine, grazie al lavoro di Fulvio Scotto, Scarason è un libro.

Nel libro la narrazione dei fatti è un susseguirsi emotivo e piacevole della dimensione psicologica dell'essere umano (rapportata all'agire sulla parete) che con certosina maestria Fulvio sa compulsare, chiosare, guidando il lettore alla conoscenza di una complessa parete nel farsi storia. L'autore, non è nuovo nel cimentarsi in scritti* o documentazioni alpinistiche, l'estro della ricerca connaturato al carattere ”nomade” fa di lui il moderno Ulisse, ricercatore di avventure negli angoli più remoti delle Alpi D'oc. L'alpinismo di ricerca, -tracciare vie su pareti mai testate, valutarne la possibilità, soppesare il rischio- non è da tutti, la preparazione richiesta contempla saggia conoscenza di sé stessi e determinazione. Conoscenza di sé e determinazione sono particolari elementi della struttura psicoSegue a pag. 3

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…Fulvio urla di gioia quando trova un terrazzino quasi orizzontale, è il primo che incontriamo dopo due giorni, sopra di noi però la grande fascia di strapiombi ha un’aria davvero ostica, riusciremo ad uscire domani?... (Scarason pg 161)


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LE PARETI DI LUCE

La nostra attività Abbiamo fatto l'accesso da nord, dove ai piedi delle montagne si trovano gli accoglienti paesini di Demirkazik e Cukurbag. Questi li abbiamo assunti come base per la nostra attività, poichè il versante sud della catena è ancora molto selvaggio e la logistica sarebbe stata più complessa. Nei pressi dei villaggi si trova l'ingresso della Cimbar Valley, dove noi abbiamo individuato una bella parete, la Pink Tower e dove abbiamo aperto la prima via, chiamata da noi “Il vento del silenzio”, 240 m, 7° grado superiore. La Emily Valley, che si trova invece più a sud ed è accessibile dal paese di Cukurbag lungo una pista che si sviluppa per una decina di chilometri, è stata teatro della nostra seconda via, in una grande parete chiamata Yeniceri T, 3150 m. Questa via l'abbiamo chiamata “Dove comincia il tempo”, 340 m, difficoltà 7° grado. Come ci siamo arrivati: abbiamo raggiunto in volo Adana, una delle città intorno al massiccio. Da qui in auto abbiamo raggiunto la cittadina di Nigde e quindi Demirkazik, dove si trova il campeggio “Ala Daglar”, gestito da una guida turca, Recep Ince. Nei giorni successivi abbiamo operato nelle Valli Cimbar e Emily, aprendo appunto i due itinerari recensiti. Componenti della spedizione: Matteo Bisiani, Marina Giordano e Gianfranco Patrucco (CAI Novi Ligure), Gianni Ghiglione (CAAI). Il periodo di svolgimento della spedizione è stato dal 29 luglio 2012 al 12 agosto 2012. Le relazioni delle due vie 1) Pink Tower Parete est “Il vento del silenzio”. Gianni Ghiglione e Gianfranco Patrucco; 31 luglio 2012 - 2 agosto 2012; 240 m; 6c+ (6b obbl.). Materiale: via attrezzata a fix inox. Per una ripetizione portare 10 rinvii, corde da 60 m, anelli di cordino, una serie di friends B.D. fino al n° 3. La parete si trova su una bellissima torre rocciosa situata sulla destra orografica della Cimbar Valley.

Accesso: dal capoluogo Camardi, raggiungere il villaggio di Demirkazik e quindi, proseguire lungo la strada principale in direzione Nord. Dopo circa due chilometri si incontra il parcheggio che adduce al canyon. Lo si percorre a piedi sino al Çatal, dove si imbocca il ramo di destra, verso l’Arpalik; risalirlo per circa 600 metri. Salire poi completamente un breve canale (sulla destra orografica) e reperire l’attacco della via, in corrispondenza di una grotta inconfondibile. Circa 1 ora dall’auto. Splendida arrampicata su roccia costituita da calcare eccezionale. Materiale: 10 rinvii - corde da 60 m - due anelli di cordino doppi. Via attrezzata a spit inox distanziati. Discesa in doppia lungo la via. I tiri: L1: 5c L2: 6b; L3: 6b L4: 6a+ ; L5: 6c+; L6: 6a; L7: 4b 2) Yeniceri T, 3150 m “Dove comincia il tempo” Gianni Ghiglione e Gianfranco Patrucco; dal 6 al 10 agosto 2012; 340 m; 6b (6b obbl.). Materiale: Via attrezzata a fix inox molto distanziati. Per una ripetizione portare 10 rinvii, corde da 60 m, anelli di cordino, una serie di friends B.D. fino al n° 4. La parete si trova sulla bellissima parete dello Yeniceri T, posta di fronte al Par-

makkaia, montagna simbolo turca. Accesso: dal campeggio Ala Daglar si oltrepassa l’abitato di Cukurbag e si imbocca l’imponente Emily Valley. La si percorre in fuoristrada per alcuni chilometri, fin dove lo sterrato termina. Si prosegue a piedi sino al pianoro di Koladolek, per poi piegare a destra in direzione dell’inconfondibile Parmakkaia. Da qui, dopo circa un’ora di cammino si ci dirige alla base dello Yanaceri T, verso il centro della grande parete. L’attacco si trova in corrispondenza di un grosso masso posto alla base, sotto il quale è presente un anfratto. Splendida arrampicata su roccia costituita da calcare eccezionale. Materiale: 10 rinvii - corde da 60 m anelli di cordino doppi. Via attrezzata a spit inox distanziati (mediamente uno spit ogni 10 metri). Discesa in doppia lungo la via. I tiri : L1: 6b; L2: 5b; L3: 6b; L4: 6b; L5: 5c; L6: 5c; L7:6°; L8: 6a Il Capo spedizione (Gianni Ghiglione, INA - CAAI)


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SCARASON: LA PARETE DEI SOGNI

logica dell'essere umano che se introspettivamente non valutati pongono a rischio la vita, e qualora la padronanza della bravura acquisita la si interpreti certezza, saremmo comunque distanti dal “se”. Scrivere è un impegno non esente da stress o altre forme di turbamento, incluso il rischio inconcludente del lavoro, rischio che Fulvio autorevolmente ha gestito coniugando la capacità intellettuale e descrittiva, sfociate nel capolavoro che arricchisce e si somma ai tanti della letteratura alpinistica. Nella prefazione al libro Alessandro Gogna riconosce l'eccellenza del lavoro al punto di esprimere un rimpianto per... ”non essere lui il padrino di questa splendida creatura...”. Venni a conoscenza dell'ipotesi di scrivere il libro sullo Scarason tempo fa...” per ora raccolgo informazioni sui personaggi in qualche maniera coinvolti con la parete poi si vedrà...”. Il tempo scorre in fretta, vola a volte, si vorrebbe fermarlo tirare un sospiro riordinare le idee fare il punto, fiumi di parole subissano il pensiero, filtrare darle senso e composizione; scrivere un libro -di montagna- è una particolare impresa; non v'è cima, gradi, tempo; pensiero, solo pensiero. Febbraio 2012, la fatica di Fulvio profusa in anni di ricerca è premiata da un testo letterario pregiato, il libro è realtà. La chiave di lettura del libro -a mio avvisoè incentrata alla parete che oggettivamente assurge a “palcoscenico di provetti attori” nel contempo però, essa è altra cosa emotivamente pensarla, infatti il filo conduttore accumunante coloro che l'hanno salita, non è l'aspetto tecnico questo è fuori discussione- bensì la totale inaffidibilità della struttura rocciosa che condiziona il fattore psicologico. Questa è l'anomalia della parete più complessa delle Alpi D'oc, ed era già ben chiara nella mente del Monregalese Sandro Comino che così si esprime nella didascalia della foto nella prima guida alpinistica del Marguareis del 1963: ”...la parete nord della cima Scarason ancora inviolata... aggiungendo poi... una parete formi-

dabile e impressionante di 400 metri fortemente strapiombante...”. Rincara la dose Armando Biancardi, raffinata penna della Stampa Torinese, anch'egli conoscitore del luogo. L'esca era gettata; si trattava solo di aspettare, nel contesto sociale di quegli anni -l'onda lunga dei movimenti giovanili della contestazione Americana- c'era chi sognava un mondo migliore e nella montagna intravedeva liberazione e indipendenza; i tentativi si arenarono non oltre i primi 100 metri, i tempi non erano maturi e la dissacrazione dovette attendere... A infrangere il tabù della parete ci pensarono Alessandro Gogna e Paolo Armando i quali, alla ricerca dell'estremo grado, ingaggiarono una lotta -soprattutto con se stessi- e in due tentativi nell'aprile del 1967 ne vengono a capo. Nel suo libro “Un Alpinismo di ricerca” Gogna, al capitolo Scarason vi dedica 55 pagine; è un alpinista affermato che spazia dalle Alpi all'Himalaya eppure il suo racconto è toccante: ”...stiamo vivendo qualcosa di grande... siamo convinti che la salita che ci attende non segnerà una tappa solo per noi, ma per l'intero alpinismo... La via tracciata da Gogna/Armando però con un colpo di scena da romanzo- se per un verso rompe il tabù della parete, per l'altro l'avvolge nell'alone reverenziale degli anni che verranno. Solo 11 anni dopo il 26/27 ottobre 1978 si avrà la prima ripetizione della via da parte di Gianni Comino e Rio Celso, nononstante ciò la via avvolge il sogno di tanti ed è temuta da molti. Il punto forte della Scarason è concentrato al centro parete in una linea di fessure che dalla base puntano alla vetta, quella linea, peraltro osservata e tentata negli anni è per Fulvio, già salitore della Gogna, “...la via che vorrebbe per sé, sulla parete più temuta delle montagne che sente sue...” La via che vorrebbe per sé la realizza tra il 4 e il 7 settembre 1987, il merito della cordata ligure, il pregio di Fulvio, è nell'aver dato notorietà ad una parete che per la pessima qualità della roccia rischiava essere fine a se stessa. Senza dubbio la storia dello Scarason contempla la proiezione del pensiero di chi si è misurato sulla parete esprimendo arte, creatività, passione, vagheggiati sogni di avventura turbati da lieto fine, fino alla mitizzazione della stessa. Il mito è un’esigenza di spiegare la realtà,

è spiegazione di un rito (di questo poco si parla, ma nella storia dell'alpinismo e - dell'uomo- vi sono profonde tracce che conducono all'origine della specie nel suo evolversi, perche la storia dell'uomo è soprattutto un processo evolutivo psicologico) e come la parola stessa recita è innanzitutto un racconto. Un racconto che inizia (provocante) in una frase didascalica sulla foto dello Scarason e che coinvolgerà più generazioni in avvicendevoli prove con la parte più trasognante di se. Il libro di piacevole lettura molto concreto e poco romanzato, avvicenda personaggi reali analizzati dal loro parlare e comunicare, intreccia generazioni e culture diverse, modi di pensare e tecniche diverse -moderne-, insomma uno spaccato di storie personali cui gli elementi storico/culturale/psicologico, denotano il carattere di ogni singolo alpinista alle prese con la parete che più di altro si poneva a loro quale banco di prova. Fuor di dubbio la portata storica che propone, il libro merita il posto che gli compete nelle librerie degli appassionati di letteratura alpinistica, se ne avvertiva da tempo la necessità ma, come detto, scrivere non è da tutti. Nel libro si avverte, perché lo permea, il cuore pulsante, palpitante emotivo, dell'amore di un protagonista di primo piano delle Alpi D'oc, un amore sconfinato poi nelle grandi vie delle Alpi in altre avventure. Mentre leggevo il libro avvolto nell'atmosfera dello Scarason, pensavo che in fondo -chi piu chi meno- gli alpinisti (a loro modo) sono un pò tutti sognatori, ricercatori di un’anima che vaga nella natura imperfetta del nostro essere; l'icona della montagna o la metafora che rappresenta, rimane l'archetipo che coglie la parte più sensitiva dell'aspetto poetico che ognuno di noi, -nel vivere in società complesse e postmoderne prive di valori- coglie. E l'anima? non chiedetemi perche, ma, mentre scrivevo questo articolo un’aforisma di Eraclito entrato a gamba tesa nel pensiero, si è imposto a diagnosi riflessiva: ...”chi più cerca l'anima meno la troverà”... Che dire? Eraclito era il filosofo del divenire e nell'anima intravvedeva il “mondo” così sfuggente e immenso alla comprensione del suo tempo; come il nostro; buona lettura. Alessandro Nebiolo

*Fulvio Scotto. Membro del CAAI e GISM (Gruppo Italiano Scrittori Montagna), socio Alpine Club Britannico. Scarason: Il mito delle Alpi Liguri. Edito febbraio 2012.


4 Trekking della Sezione di Casale Monferrato

crinale ventoso che si affaccia sulla grande pianura del Po dove riconosciamo l’agglomerato di Piacenza e, forse, di Cremona. Continuiamo la lunga e comoda carrozzabile sterrata che ci porta a Mareto, dove l’Albergo dei Cacciatori ci accoglie con una prelibata cena fatta di gustosi piatti della tradizione locale, ideale per infondere coraggio e ottimismo per le prossime tappe, tutte oltre i 30 km, con dislivelli importanti. Così il mattino successivo, alle 7 tutti (quasi) puntuali con lo zaino in spalla, iniziamo la lunga discesa che ci porta sul fondo della Val Nure. Qui optiamo per il guado del torrente, piuttosto largo ma basso, che ci consente di risparmiare circa 3 km: una parentesi di fanciullesco divertimento per un gruppo la cui età media si discosta assai da quella della fanciullezza. Purtroppo ad una discesa segue spesso una salita e questa è altrettanto ripida della prima. A Groppallo la presenza di un bar ripropone gli agi della civiltà dopo la lunga salita tra i boschi. Per arrivare a Bardi rimangono ancora tanti chilometri, ma il percorso si snoda prevalentemente su una lunga dorsale senza grandi dislivelli. Gli estesi boschi, che emanano intenso profumo di funghi, la stagione ne è particolarmente generosa regalando gusto e profumo alle nostre cene, lasciano spazio talvolta a piccoli, isolatissimi borghi di poche case, capaci però di mostrare pregevoli sorprese architettoniche. Raggiunto il passo Linguadà, 1040 metri, il punto più alto della tappa, ci rimane la lunga discesa verso Bardi, con gli ultimi 3/4 chilometri piuttosto noiosi su asfalto. Rispetto a Mareto, precedente posto tappa, siamo però in una metropoli, vie, negozi, un paio di ristoranti, una grande piazza e soprattutto, in posizione ovviamente dominante, un imponente castello, edificato nel IX secolo a guardia della Val di Ceno. A cena il sindaco viene a portarci il suo saluto. Evidentemente, sebbene questo tracciato cominci ad essere abbastanza conosciuto, grazie all’ultra-trail che vi si corre tutti gli anni, la presenza di un gruppo numeroso ed organizzato del CAI desta interesse. Tanto più sapendo che questo trekking è fatto in preparazione ad un’importante evento per i 150 anni dell’Associazione. Il cielo grigio del mattino successivo ci conferma l’esattezza delle previsioni: sarà una lunga giornata molto umida. Chiediamo a Renzo che, causa lombalgia, si sposterà a Borgotaro con un passaggio in auto, di informarsi se c’è la possibilità di trovare un pulmino che recuperi i più stanchi ad Osacca, circa a metà percorso, dove arriva la strada asfaltata. Traversato il Ceno dopo breve discesa, iniziamo la lunga ed erta salita verso Gravago con la vana speranza che le nuvole rimangano sospese in cielo. Dopo meno di un ora, quando ne restano ancora 7/8 di cammino, cominciano le prime gocce, che presto diventano pioggia a tratti battente. A comode sterrate, dove mantellina

Salendo verso la Sella dei Generali

L’alba del secondo giorno

Guado del Nure

LA VIA DEGLI ABATI

È certo affascinante, in questo tardo autunno che ha già abbondantemente imbiancato le nostre montagne, salire nel silenzio dei boschi innevati, raggiungere vette che si stagliano nel cielo cobalto, poi lanciarsi su pendii vergini di polvere bianca per fermarsi con il fiatone ed i muscoli roventi a rimirare le nostre serpentine; così come è impagabile il ricordo di una cresta a fil di cielo, salita in una bella giornata estiva, con la valle sempre più lontana sotto i nostri piedi, legati al compagno, più ancora che da una corda, da una segreta complicità. Diverse, ma non minori emozioni, possiamo provare camminando lungo i passi della storia: è quello che si prova percorrendo la Via degli Abati, che prende il via da Bobbio, piccola ma preziosa città sorta intorno al monastero fondato dal monaco irlandese Colombano, nel 615, al termine di lunghi anni di pellegrinaggio attraverso l’Europa alla volta della città di Pietro, che non riuscì a raggiungere. Da Bobbio però i suoi monaci, che del monastero fecero uno dei più importanti centri della cultura europea, continuarono il cammino del fondatore verso Roma, per tenere i costanti contatti con il Papato. Un cammino molto diretto, ma piuttosto impervio lungo i 120 chilometri di Appennino che separano Bobbio da Pontremoli, da cui poi, scendendo la Val di Magra, raggiungevano l’antico porto di Luni per proseguire attraverso l’intera Toscana e l’alto Lazio fino al soglio di Pietro. Un percorso, tra antichi borghi guardiani di estesissimi boschi che talora si aprono in vaste radure per preziosi pascoli e coltivi, pazientemente riscoperto attraverso la ricerca delle testimonianze dell’antico passaggio da alcuni storici, Mario Pampanin, Giovanni Magistretti, Emilio Ferrara, Luciano Allegri, appassionati di questi luoghi affascinanti e tuttora sostanzialmente integri. È così che, in una bella giornata di fine settembre, ci troviamo in 21 amici a Bobbio, accompagnati dall’amico Bruno, che questa volta non ci seguirà con il suo comodo pullman. L’intero nostro guardaroba dei prossimi 5 giorni dovrà stare nello zaino, facendo in modo da non appesantirlo eccessivamente, visto che rimarrà sulle nostre spalle per 8/10 ore al giorno. Ci accoglie Magistretti, che, dopo un saluto ed una brevissima visita della città, ci accompagna al suggestivo Ponte Gobbo o Ponte del Diavolo i cui pilastri di pietra, che salgono dal Trebbia ampiamente asimmetrici determinando un susseguirsi di gobbe, facendone un antico monumento all’irrazionalità, che si fa risalire all’operato del diavolo. Dopo le immancabili foto si parte, con qualche preoccupazione per la tenuta del gruppo, piuttosto eterogeneo. La salita, subito ripida, mette a dura prova i meno allenati che, forti di qualche incoraggiamento, stringono i denti a raggiungere Coli, per una prima breve sosta. Da qui la strada continua a salire, molto più dolcemente, fino alla Sella dei Generali, lungo il

ed ombrello riescono a ripararci, si alternano sentieri scoscesi nel bosco, dove l’equilibrio diventa difficile. Passiamo accanto al pregevole lavatoio seicentesco di Gravago senza apprezzarne particolarmente la bellezza, ma dopo un po’ anche questa pioggia diventa normalità e non dà più di tanto fastidio. Ad Osacca troviamo ad attenderci il pulmino, che subito carica otto escursionisti fradici, ma non sono gli unici, anche i più temprati approfittano ingloriosamente dell’occasione chiedendo all’autista di fare un secondo viaggio. Rimaniamo in quattro, tra cui non manca Carlo, incurante dei suoi 75 anni, a concludere il percorso, salvando l’onore del gruppo. Rinfrancati da un caffè bollente e grappino artigianale offerti da un gentile anziano signore, tra gli ultimi abitanti di questo borgo, riapriamo gli ombrelli e ripartiamo. La pioggia diminuisce fino a smettere così, nei pressi di Porcigatone, possiamo fare gli auguri ad una coppia di sposi che posa per le foto. Finalmente, verso le 17, raggiungiamo gli amici comodamente seduti sui divanetti della hall dell’albergo, mentre fuori si scatena il diluvio. L’ultima tappa è la più lunga. Fortunatamente le nubi ancora presenti all’alba lasciano posto ad un bel cielo azzurro e possiamo riprendere il cammino immersi nell’infinito mantello verde che copre questo Appennino. In circa quattro ore raggiungiamo i 1025 metri del passo del Borgallo, da cui lo sguardo spazia su una sequenza di sipari montuosi che occupano da ogni lato lo spazio fino all’orizzonte. Da qui percorriamo, scaldati dall’ultimo sole di settembre una lunga dorsale, a tratti rocciosa e affilata, fino ad incrociare la comoda sterrata che scende a Cervara, ultimo borgo prima di Pontremoli, la nostra meta finale. Dopo esserci crogiolati un poco al sole nella piazzetta del paese, ispirati da una simpatica famiglia di gatti, ed esserci concesso il lusso di un caffè o un bicchiere di vino nel minuscolo bar appositamente aperto per noi, affrontiamo l’ultimo tratto verso la nostra meta che ormai vediamo ai nostri piedi, ma che si fa desiderare ancora per un paio d’ore. A Pontremoli ci sistemiamo nell’ostello del Castello del Piagnaro, intelligentemente ristrutturato ad ospitare una struttura di accoglienza, spartana ma estremamente suggestiva per chi ama camminare nella storia, e lo straordinario museo delle Statue Stele, antichissime sculture di pietra risalenti fino al III millennio a.C. che nascondono un mistero non ancora compiutamente svelato, ritrovate, perlopiù casualmente, in questo tratto di Appennino. Ormai le fatiche sono alle spalle: ci rifacciamo con una sontuosa cena alla Locanda dell’Oca, dove il sindaco, accompagnato da Emanuele Fenucci, tenace presidente della piccola Sezione locale, viene a portarci il suo saluto, a conferma della considerazione che nutrono la Amministrazioni locali per la capacità della nostra Associazione di valorizzare il territorio. Resta il tempo, il mattino successivo, per una visita a questa straordinaria cittadina, porta dell’Appennino, alla confluenza delle valli del Verde e del Ma-


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gra, percorse rispettivamente dalla Via degli Abati e dalla Francigena di Sigerico. Dopo la visita guidata del castello e del suo museo, proseguiamo accompagnati dall’amico Emanuele e dal parroco Don Lorenzo, profondo conoscitore della storia del borgo, nella visita del quartiere medioevale, arroccato sullo scosceso rilievo culminante nella fortezza, e del quartiere rinascimentale, adagiato tra i due fiumi, che rievoca i fasti del periodo mediceo. Il disagio di un ritorno reso aleatorio da uno sciopero regionale dei ferrovieri, è ampiamente compensato dalla soddisfazione di aver camminato per quattro giorni

insieme a tanti amici, superando la fatica, respirando a pieni polmoni l’aria pura di un ambiente integro e, soprattutto, andando a conoscere, al ritmo lento dei nostri passi, uno dei tanti frammenti della nostra Italia, sconosciuti ma traboccanti di storia, cultura e bellezza. Le tappe: Bobbio - Mareto: km 23, disl. +980 -200 ore 6; Mareto - Bardi: km 32, disl. +700 -1150 ore 8,30; Bardi-Borgotaro: km 31, disl +800 -700 ore 8,30; Borgotaro-Pontremoli: km. 35, disl. +800 -950 ore 9,30; Enrico Bruschi, fotografie di Claudio Ferrando

Salendo verso il Passo del Borgallo

Sul crinale verso la Valle del Verde

Crinale della Valle del Verde

Farfarà

Guado del torrente Verde

Ingresso della Fortezza di Pontremoli

VIA FRANCIGENA RIFUGIO CAI CAI 150 CASALE MONF. Sono aperte le iscrizioni alla variante francigena organizzata il prossimo anno come evento nazionale per i festeggiamenti dei 150 anni di fondazione del Club Alpino Italiano. Il percorso, di 40 tappe, è stato suddiviso in quattro tronconi al fine di essere coordinato con altri eventi escursionistici di CAI 150. La partenza è fissata, come per tutte le manifestazioni nazionali, il giorno 20 aprile, l’arrivo il 28 settembre a Roma, dove convergeranno i camminatori della Via Salaria, provenienti da Ascoli, e della Via Micaelica, provenienti da San Michele in Gargano, per una grande festa del CAI nella Capitale. Ricordiamo nel dettaglio le quattro tratte: - Moncenisio - Casale Monf. 20-28 aprile - Casale Monf. - Sarzana 23 maggio-2 giugno - Sarzana - Siena 5-14 settembre - Siena - Roma 19-28 settembre È possibile iscriversi ad ogni singola tratta o all’intero percorso. Modalità e costi di iscrizione sono consultabili sul sito www.monferrato.net/cai/ È altresì possibile aggregarsi per una o più tappe ma, in questo caso, il partecipante dovrà provvedere alla propria logistica.

Il Rifugio della Sezione è ubicato in località St. Jacques di Ayas, ai piedi del massiccio del Monte Rosa a 1700 metri di quota ed è uno splendido punto di appoggio per tutte le stagioni. Durante la stagione estiva è possibile effettuare con partenza direttamente dal rifugio escursioni turistiche, escursioni più impegnative, salite alpinistiche, gite in mountain-bike. In inverno in pochi minuti si raggiungono le piste del MonterosaSky, si possono salire la cascate di ghiaccio ed effettuare escursioni con ciaspole e gite di scialpinismo. Nelle mezze stagioni i boschi della Valle d’Ayas regalano indimenticabili momenti di quiete al cospetto di una magnifica natura. La struttura, dotata di riscaldamento, acqua calda e docce, è raggiungibile in auto tutto l’anno e può ospitare gruppi di soci CAI in camere da due e quattro letti oppure in camerata. Per informazioni potete contattarci presso la Sede sociale dalle ore 21,15 alle ore 23,00 del giovedi sera (telefono 0142 454911) oppure al seguente indirizzo di posta elettronica caicasale@e-volution.it

Bardi

Il libro

LE FERROVIE DELLE MERAVIGLIE

Si comunica ai Soci la recente edizione a cura della Confederazione per la Mobilità Dolce (CO.MO.DO) di un volume fotografico di 193 pagine riguardante il patrimonio storico-architettonico delle linee ferroviarie dismesse, intitolato “Ferrovie delle Meraviglie”; il Club Alpino Italiano ha partecipato alla stesura di alcuni capitoli, tra cui si segnala per il Piemonte quello sulla Bra-Ceva-Bastia-Mondovì curato dalla Sezione di Ovada, che ormai da qualche anno fornisce la propria collaborazione all’organizzazione della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate (la prima domenica di Marzo). Chi fosse interessato al volume può contattare direttamente la sezione CAI di Ovada o in alternativa il seguente indirizzo e-mail andbr1980@libero.it


6 La fauna in montagna nella cattiva stagione

GLI ANIMALI E L’INVERNO Per gli animali selvatici l’inverno è una stagione particolarmente avversa; soprattutto in montagna, la difficoltà maggiore è vincere le basse temperature e ciò è possibile solo riuscendo a reperire il cibo necessario per produrre l’energia indispensabile alla vitalità del corpo. Non tutti gli animali però adottano gli stessi accorgimenti: gli animali a sangue caldo riescono a mantenere il proprio corpo ad una temperatura costante trasformando gli alimenti in calore corporeo, trattenuto sfruttando la protezione della pelliccia o del piumaggio. Gli animali che hanno la temperatura corporea che dipende da quella dell’ambiente nel quale vivono e cioè gli animali a sangue freddo e nel dettaglio gli anfibi e i rettili, quando il calore ambientale diminuisce, trovano rifugio nelle loto tane, generalmente ben protette nel sottosuolo, nelle insenature rocciose, tra i vecchi edifici rurali o nel tronco degli alberi. Anche se non mancano eccezioni come ad esempio la marmotta, il ghiro, il riccio, lo scoiattolo che in inverno vanno in letargo, le specie a sangue caldo rimangono attive durante tutto l’inverno anche in montagna, talvolta fino a quote abbastanza elevate. Molti uccelli non affrontano direttamente l’inverno poiché migrano verso aree più miti in attesa della primavera superando grandi difficoltà connesse alla distanza da percorrere in autunno e poi per il ritorno in primavera, all’alimentazione, alla rotta da seguire, all’efficienza fisica per affrontare un viaggio molto lungo. Alcune specie come il pettirosso e lo scricciolo abbandonano semplicemente la montagna per svernare a quote collinari. Per gli animali che in inverno restano attivi, gli ostacoli principali sono dunque il freddo e la carenza di cibo. Il calore del corpo è direttamente collegato alla quantità di alimenti consumati o allo sfruttamento delle riserve di grasso accumulate in estate. Tutti i mammiferi all’inizio dell’inverno rinnovano la pelliccia che diviene molto più folta al fine di ottenere un isolamento più efficace. Anche gli uccelli infoltiscono il piumaggio ed alcune specie che permangono a lungo sulla neve, come la pernice bianca, possono avere le penne anche sulle zampe. Altri ancora, come ad esempio il pettirosso, gonfiano il piumaggio trattenendo l’aria che consente un maggiore isolamento termico. Alcune specie hanno il mantello invernale quasi nero come il camoscio o semplicemente di una tonalità più scura che cattura maggiormente il calore del sole. Solo pochi animali vestono un mantello bianco agevolando il proprio mimetismo sulla neve ed essi sono la pernice bianca, l’ermellino e la lepre alpina. Anche le estremità del corpo e quindi orecchie, naso, coda e arti delle specie che permangono a lungo nelle aree fredde sono talvolta ridotte e sempre ben protette. Altre specie ancora sfruttano l’isolamento della coltre nevosa sufficiente per evitare il freddo più intenso, permanendo per lunghi periodi sotto la neve; in primavera è facile osservare le gallerie delle arvicole che in inverno sono individuabili a fatica solamente dai rari fori usati per uscire brevemente all’esterno. I tetraonidi e soprattutto il gallo forcello si proteggono dal freddo della notte e durante le tormente scavando una buca nella neve e ricoprendosi quasi completamente con la neve stessa. La

ricerca del cibo in inverno è molto complessa soprattutto per gli animali erbivori o semplicemente non carnivori: la neve ostacola gli spostamenti e rende insidiosi i versanti, tutti gli animali a sangue freddo e gli insetti non sono disponibili, la vegetazione utilizzabile come alimento è molto ridotta ed anche l’acqua è quasi assente. I grandi erbivori generalmente scendono di quota permanendo a lungo nelle fasce boschive dove la coltre nevosa è sempre meno spessa oppure frequentano i versanti di maggiore pendenza che generalmente sono liberi dalla neve, così come la lepre comune che abbandona le aree aperte per rifugiarsi nelle faggete e nei boschi di conifere sostando alla base dei grandi alberi nello spazio liberato dal vortice del vento intorno al tronco dove può alimentarsi e ripararsi dalle tormente. Molti erbivori e vari uccelli si adattano al cambiamento della dieta consumando le poche parti di piante disponibili come erba secca, aghi di conifere, licheni, cortecce. Vari piccoli uccelli ed in particolare cincie, fringuelli, passeri, oltre ad accettare volentieri il cibo offerto o abbandonato dall’uomo, ricercano semi direttamente sulle piante mentre altri come la ghiandaia e la nocciolaia visitano le scorte occultate alla fine dell’estate e in autunno dimenticandone solo una piccola parte che contribuisce alla nascita di nuovi alberi. Anche la riduzione delle attività alla sola ricerca del cibo e per breve tempo durante il giorno, contribuisce al risparmio energetico. Per i carnivori è più semplice reperire nutrimento poiché una sola preda può garantire alimento per più giorni. In realtà però non mancano notevoli difficoltà anche per loro, soprattutto in relazione all’immobilità delle specie da predare, quindi meno vulnerabili, ed alla difficoltà di movimento anche per i predatori. Per questo molti carnivori come la volpe, i mustelidi e talvolta anche il lupo, non disprezzano il consumo di frutti selvatici di ogni genere e piccoli animali come le arvicole ed i topi campagnoli. Anche i rapaci in inverno sono meno attivi e riducono all’essenziale la ricerca e la caccia delle prede sostando a lungo in luoghi riparati negli anfratti rocciosi o nel fitto dei boschi. Inoltre, alcuni, come il biancone o il falco pecchiaiolo che hanno una dieta molto specializzata rispettivamente costituita da rettili e grossi insetti, superano l’inverno migrando verso aree geografiche più miti.

Poi c’è chi in inverno sfrutta il letargo; oltre allo scoiattolo, il ghiro, il riccio, il pipistrello che affrontano l’inverno in tane di piccole dimensioni o semplicemente in luoghi appartati, la marmotta costruisce tane profonde e ben isolate dove vive in gruppi familiari riducendo il metabolismo e la temperatura corporea a livelli bassissimi. Durante il letargo, alcune specie interrompono il sonno per brevi uscite dalla tana (scoiattolo, talvolta il riccio), mentre altre dormono ininterrottamente (marmotta, ghiro). Il mondo degli insetti affronta l’inverno in modo diverso: essi sono assenti e superano la stagione fredda permanendo in una delle fasi dello sviluppo ben riparati tra la vegetazione oppure assicurano la prosecuzione della specie deponendo le uova in luoghi ben protetti alla fine dell’estate. Nel contesto dell’inverno della montagna dove già all’inizio della stagione ogni attività degli animali è limitata dalla necessità di risparmiare energie, fanno eccezione poche specie che hanno scelto questo difficile periodo per la riproduzione, dalla fase iniziale del corteggiamento agli amori. Il camoscio è attivo dai primi giorni di ottobre e tra l’inizio di novembre e la metà o poco oltre di dicembre avviene la fecondazione delle femmine al termine di uno stancante cerimoniale. Per lo stambecco il corteggiamento è posticipato al mese di novembre e la fecondazione delle femmine è ulteriormente protratta nell’inverno, anche fino all’inizio di gennaio. I rituali di corteggiamento e soprattutto gli

scontri tra maschi di camoscio e stambecco, generalmente incruenti ma molto faticosi per i protagonisti, sono uno spettacolo eccezionale. I colpi di corna sferrati dagli stambecchi sono chiaramente percepibili anche ad una certa distanza. Un buon binocolo ed un appartato appostamento al sole garantiscono una condivisione con il mondo animale della montagna quasi impossibile in altri periodi. Al termine del periodo degli amori i maschi di stambecco e camoscio, molto provati dalle fatiche della riproduzione che tra l’altro hanno imposto una notevole riduzione del tempo dedicato all’alimentazione ed un elevato consumo di energia, dovranno ancora affrontare freddo, fame, valanghe, intemperie, subendo gli effetti di una selezione naturale molto severa. L’inverno è dunque una stagione dura per gli animali selvatici; esso chiede molto e solo coloro che sono sufficientemente forti e capaci di sfuggire alle peggiori insidie dell’ambiente, possono giungere alla primavera e riprodursi ancora una volta.


7 Sezione di Casale Monferrato

ESCURSIONE NELLA STORIA INDUSTRIALE DI CASALE Martedi 8 maggio lezione del tutto inusuale per tre classi dell’Istituto Leardi, del corso turistico e del grafico. Accompagnati dagli insegnanti di educazione fisica e guidati dagli accompagnatori di Alpinismo Giovanile della Sezione Casalese del CAI il gruppo di studenti ha raggiunto la periferia di Casale in pullman, per proseguire a piedi il percorso del cemento verso Rolasco e Ozzano. Il primo tratto, pianeggiante, si snoda lungo l’ameno fondovalle del rio Rizza, dove un tempo transitava il trenino che trasportava la marna alle fabbriche casalesi. Della vecchia ferrovia esiste ancora la massicciata e il piccolo locale della stazione. Ad illustrare sul campo la storia dell’industria del cemento, che fece del nostro territorio uno dei grandi poli industriali italiani nella prima metà del 900, Michele Barbano, anch’egli socio CAI oltre che dell’Associazione ozzanese OperO, dedita alla riscoperta e valorizzazione di questa storia. Lasciata la valle del rio Rizza è iniziata, tra i primi mugugni degli studenti, poco abituati a camminare fuori da strade asfaltate, la salita verso cascine Sinaccio, lungo la quale si incontra, quasi sorto improvvisamente dal verde della campagna, il pozzone di carico Ecola, imponente ed elegante torre, ancora in ottimo stato di conservazione nonostante i numerosi decenni si abbandono. Barbano ne ha spiegato il funzionamento: la torre, attraverso un sistema di montacarichi, serviva a portare in superficie la marna estratta dal duro lavoro dei “cavatori” in un reticolo di gallerie profonde fino a cento metri, per caricarla quindi sui carrelli della teleferica che raggiungeva il successivo pozzone Biandrà, dove convergeva anche la teleferica proveniente dalla cave di ghiaia presso il Po, ghiaia utilizzata come correttivo del cemento. Dalla Biandrà poi transitava per il pozzone Cavallera giungendo infine allo stabilimento UIC Marchino; proprio alla partenza da villa Sordi gli studenti avevano potuto vedere il ponte di un’altra teleferica, destinata agli stabilimenti di Morano, che riparava dalla caduta di materiale la strada per Coniolo. Con qualche momento di relax per far dimenticare la stanchezza, si è pro-

seguito in salita fino alla località Sinaccio, che segna il confine tra Casale ed Ozzano, in direzione del quale si è scesi per percorrere la valle del Rio Fontanola, centro nevralgico dell’industria cementiera. Raggiunto il fondovalle si è potuto vedere dapprima l’imbocco della galleria di carreggio che parte dalla cascina del Mago, da cui fuoriesce un ruscello, segno della falda che questa galleria intercetta; successivamente i poveri caseggiati in cui vennero alloggiati gli operai delle valli bergamasche, assunti in sostituzione dei nostri cavatori, licenziati e ridotti alla fame in seguito ad un prolungato sciopero per ottenere migliori condizioni di lavoro e salario (vicenda che, in forma diversa si ripete ai nostri giorni con le delocalizzazioni); il pozzone Cavallera, che svetta sugli alberi del bosco e che per decenni rifornì con la marna estratta dalle sue profondità le grandi fabbriche ozzanesi, lo stabilimento dell’Unione Cementi Marchino e quindi la “Milanese e Azzi” che, nei pressi della ferrovia utilizzata per il trasporto del cemento, domina il paesaggio con la suggestiva sequenza delle sei grandi ciminiere in cotto. Dopo una pausa presso i locali della proloco per il pranzo al sacco, l’associazione OperO ha aperto i locali del piccolo ma istruttivo museo del cemento, dove l’anziano “cavatore” Luigi Degiovanni, illustrava con chiarezza agli studenti, attraverso i precisi plastici presenti, il funzionamento dell’intero ciclo del cemento, aiutandoli a meglio comprendere ciò che avevano visto sul terreno. Infine, prima di lasciare Ozzano il geometra Mauro Monzeglio guidava la scolaresca alla visita della chiesa di San Salvatore, gioiello romanico che domina il paese e che custodisce preziosi affreschi del 1400 recentemente restaurati. Rimaneva l’ultima fatica del ritorno verso San Giorgio e Casale per concludere una giornata ricca di insegnamenti: il valore del cammino, non solo utile esercizio per il corpo, ma fondamentale per vedere e conoscere il territorio che ci circonda; la capacità di vincere la fatica per raggiungere una meta; la conoscenza dal vivo di un pezzo importante della storia del nostro Monferrato.

Sezione di Casale Monf.

BIBLIOCAI

Con l’arrivo dell’autunno e delle prime nevicate inaspettate in montagna riprendono, come ogni anno, nell'ambito dei progetti legati alla Biblioteca Luigi Bo, le serate “Bibliocai” dedicate alla Montagna e non solo, organizzate dal CAI di Casale Monferrato, con il patrocinio del Comune. La rassegna 20122013 propone nove incontri che si terranno, di venerdì, presso l’auditorium Santa Chiara di via Facino Cane 31, con inizio ore 21,15. Dopo le serate dedicate ai 150 anni dell’alpinismo italiano (con Enrico Camanni), al mito alpinistico delle Alpi Liguri (con Fulvio Scotto e Angelo Siri), all’esperienza attraverso la via Francigena (a cura di Mario Casalone) e all’intervento di Annibale Salsa su “Il CAI e la società italiana” il programma prosegue con il seguente calendario: 25 gennaio - Cantieri d’alta quota - Rifugi alpini ieri e oggi a cura di Luca Gibello; 8 febbraio - Trekking sulle Alpi di Torino a cura di Gianluca Boetti; 1 marzo - Nepal, La culla degli Dei. Presentazione fotografica a cura di Marco Coppo; 15 marzo - Gli ultimi scarponi. Conferenza a cura di Alberto Marchionni; 29 marzo - Una montagna di ricordi 2012. I momenti più belli in montagna dei nostri soci. Presentazione fotografica a cura di Emanuela Patrucco; Come si può constatare dal momento che il 2013 sarà caratterizzato dai festeggiamenti per il 150° anniversario della fondazione del CAI molte delle serate casalesi “Bibliocai” sono dedicate a questo tema. Si va dalla storia dell’alpinismo, illustrata da Enrico Camanni con una testimonianza diretta sui “Nuovi Mattini” di cui fu uno dei protagonisti, al racconto di Alberto Marchionni dell’alpinismo torinese che precedette quest’epoca, con il titolo evocativo “gli ultimi scarponi”, passando per l’avvincente storia della conquista dello Scarason, parete tanto sconosciuta quanto difficile, emblema dell’Alpinismo nella sua caparbia volontà di affrontare i rischi dell’ignoto. Questo viaggio attraverso la storia del CAI tocca il suo momento più alto con la conferenza del Past President Annibale Salsa. A questi incontri si aggiunge la presentazione del volume di Luca Gibello sulle problematiche legate alle opere di adeguamento e ristrutturazione dei rifugi alpini, della guida escursionistica delle valli torinesi di Gianluca Boetti; le esperienze di Mario Casalone, socio della nostra Sezione, sulla Via Francigena, di Marco Coppo, fotografo professionista, in Nepal; infine la tradizionale conclusione, curata dalla sensibilità artistica di Emanuela Patrucco, con i più bei ricordi di montagna dei nostri soci. Ma non è tutto qui, poiché la Sezione di Casale raddoppia ed accanto alle serate BiblioCai organizza CineteCai, un programma di proiezioni di film ambientati in montagna. Si tratta di una novità assoluta per la nostra Sezione, sicuramente gradita ai soci. Le serate si svolgono presso la sede di via Rivetta 17, alle ore 21,15, con il seguente calendario: 16 gennaio - Grandi a confronto “Entre terre et ciel” - Gaston Rebuffat “La Via Bonatti” 30 gennaio - 1936 - parete nord dell’Eiger “North Face” 20 gennaio - dal romanzo di Jon Krakauer “Aria Sottile”


8 Un periodo molto impegnativo per la Sezione di Ovada

TRENTENNALE CON... TRASLOCO Doveva essere un autunno ricco di eventi importanti per la sezione CAI di Ovada e così è stato… anzi, fin troppo. In calendario c’erano due iniziative per celebrare i trent’anni di fondazione: il 14 ottobre andava in scena “Trenta vette per il Trentennale”, cioè la salita in contemporanea di trenta cime dell’Appennino Ligure Piemontese, e dal 1° al 9 dicembre la mostra di gruppo di artisti, iscritti alla sezione, che esponevano le loro opere che, in gran parte, avevano come filo conduttore la montagna. Ma in mezzo ai due avvenimenti programmati, proprio subito dopo l’evento del 14 ottobre, c’è stato l’imprevisto: l’edificio che ospitava la storica sede di via Gilardini è stato dichiarato inagibile, per la presenza di una serie di grosse crepe, verificatesi - a quanto pare in seguito ai lavori di un attiguo cantiere edile. Risultato: rapido ed avventuroso trasloco, momentanea sistemazione presso gli amici (molto ospitali) speleologi del gruppo “Anveria” e affannosa ricerca di un nuovo locale dove trasferirsi. Fortunatamente è stata trovata in breve tempo una sistemazione eccellente, nei locali situati nella centrale via XXV Aprile, al civico 10. Immediatamente un gruppo di soci volenterosi (e molto abili nei lavori pratici) si è messo all’opera realizzando tutti quegli interventi necessari a rendere fruibile la nuova sede. Alcune settimane di duro lavoro e l’operazione si è felicemente conclusa: il trasloco definitivo ha potuto così avere luogo. Intanto però venivano portate avanti le iniziativa programmate: la mostra (con relativo annullo filatelico) veniva inaugurata con successo il 1° dicembre e soci e non soci potevano ammirare i lavori degli artisti, realizzati con le tecniche più varie,

dal legno alla pietra, dalla pittura alla miniatura: Giuliano Alloisio, Luigi Bartolini, “Dip”, Enrico Mazzino, Giuseppe Piccardo, Giuseppe Robello, Gianpiero Scarsi, Clelia Sciutto e Maria Grazia Sciutto. È stata però l’occasione per ricordare, con l’esposizione di alcune loro opere, due iscritti scomparsi: Piero Jannon e Angelo Ravera “Pantalin”. La mostra ha poi offerto ai visitatori la possibilità di rivedere le foto delle “30 vette” salite il 14 ottobre (per la verità le cime raggiunte sono state 32…) e di portarsi a casa il libro-ricordo, magnificamente realizzato dal punto di vista grafico da Giuseppe (Pino) Robello. Insomma, a dispetto delle disavventure immobiliari, tutto si è concluso per il meglio e il 12 dicembre scorso la nuova sede è stata ufficialmente inaugurata. Inutile aggiungere che la soluzione dei diversi problemi è stata possibile solo grazie allo sforzo congiunto di tanti soci che, in modo del tutto disinteressato, si sono impegnati a fondo nei vari lavori e nelle diverse attività. Sarebbe lungo citarli tutti (col rischio di dimenticarne qualcuno), ma a loro va il più ringraziamento del Consiglio Direttivo e della Sezione al completo. Senza di essi non ce l’avremmo fatta. Il Presidente - Diego Cartasegna

Sezione di Ovada

ALLA SCOPERTA DELLA SPELEOLOGIA Si è concluso recentemente il primo corso di introduzione alla speleologia promosso dalla sezione di Ovada in collaborazione con il gruppo speleologico “l’Anveria”, sotto l’egida della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI. Il corso è stato seguito da sei ragazzi e da una ragazza di età compresa tra i 21 e i 34 anni ed è stato strutturato con un’alternanza di lezioni teoriche ed uscite domenicali in grotta. La teoria verteva su temi utili come i tipi di nodi e l’utilizzo degli attrezzi per la progressione su corda, la cartografia per la rilevazione geografica delle grotte, il soccorso su corda, le tecniche di armo. I corsisti hanno potuto poi sperimentare la progressione su corda nella palestra del gruppo Anveria e a Borgio Verezzi nella palestra di roccia a cielo aperto che si trova quasi a picco sul mare. Le grotte oggetto del corso sono state: l’Arma della Pollera (zona Finale Ligure), antro dai passaggi non particolarmente tecnici, con uno sviluppo orizzontale, ma con un tempo di percorrenza rilevante; la grotta Iso12 detta “Agnoletto” (zona Isoverde), all’apparenza semplice ma con passaggi strettissimi, non consigliato ai claustrofobici, il Buranco de’ Strie (zona Genova, Valle Chiaravagna), antro interamente verticale dove i corsisti hanno potuto sperimentare seriamente la progressione su corda in discesa e in salita con un pozzo finale frazionato di 50 metri, il Buranco Rampiun (zona colle del Melogno), grotta molto più impegnativa delle precedenti con passaggi su corda piuttosto tecnici. L’uscita finale all’Antro del Corchia nelle Alpi Apuane, ha impegnato due giornate, per la precisione la notte tra il sabato e la domenica, in quanto si tratta della seconda grotta più lunga in Italia snodandosi per chilometri e chilometri. Si ringrazia il gruppo speleologico del CAI di Bolzaneto che ha supportato i corsisti durante le varie uscite ma in particolar modo l’istruttore Domenico (Nico) Bocchio e il suo braccio destro Corrado Morchio. Marcella Caneva

Un grave lutto

ADDIO A BRUNO BUFFA

Le parole non possono esprimere il dolore che ha colpito i Soci della Sezione di Acqui alla notizia della morte di Bruno Buffa. Un sentimento collettivo che ha attraversato come una scarica elettrica il corpo sociale del CAI e ci ha portato a ritrovarci per condividerlo la sera stessa del giorno in cui Bruno ha scelto di lasciarci. E subito il pensiero è andato alla sorella, ai familiari, a condividere con loro il lutto rispettando le scelte di Bruno. È proprio alla famiglia che vanno le nostre condoglianze e

il nostro ringraziamento per averci consentito di partecipare al momento in cui Bruno ha lasciato Acqui per sempre. Grazie alla famiglia per aver compreso cos’era il CAI per Bruno e chi era Bruno per il CAI. Ogni momento della vita del nostro Sodalizio vedeva la sua presenza discreta e intelligente. Noi non lo dimenticheremo e ogni volta che entreremo nella nostra Sezione, la sua presenza ci accoglierà con le sue vignette, i suoi disegni, che esprimono tutta la sua profonda cultura e l’umorismo raffinato

che utilizzava per rappresentare le varie attività del CAI. Quel suo stile, un pò anglosassone, è diventato nel tempo il tratto caratterizzante del nostro Sodalizio. Ciao Bruno. Sezione “Nanni Zunino” Acqui Terme


9 Sezione di Valenza: la meta di fine estate

ESCURSIONISMO E CULTURA NEL CILENTO

La sezione di Valenza, quest’anno per la classica meta di fine estate dedicata alla scoperta di luoghi nuovi ed insoliti, ha organizzato con la collaborazione del CAI di Napoli e Salerno un soggiorno in Cilento. Il Cilento è il ritratto di una regione che deve al suo isolamento secolare e alla difficile praticabilità del territorio la conservazione della natura. Il suo paesaggio è vario. La costa è ammantata di macchia mediterranea con un succedersi di insenature, piccole spiagge sabbiose, pareti strapiombanti, promontori dominati da fari e antiche torri di guardia. L’interno, invece, è costituito da montagne aspre, presenta arditi torrioni e vasti pianori calcarei interrotti da faggete e solcato da torrenti impetuosi. Numerosi piccoli centri abitati ornano declivi e sommità. Si parte domenica 16 settembre con 103 partecipanti su due pullman. L’assistenza per la parte logistica, dimostratasi come sempre particolarmente precisa ed efficiente, è affidata alle brave ed effervescenti accompagnatrici Alessandra e Silvia. Comodo percorso autostradale con adeguate soste in autogrill e interruzione del viaggio a Tivoli per la visita della celebre Villa d’Este. Dopo la visita guidata il viaggio prosegue verso l’accogliente villaggio Olimpia di Marina di Ascea con i suoi giardini, le piscine e la spiaggia circondata da macchia mediterranea e uliveti secolari. Cena e poi sistemazione in confortevoli bungalow. Nel ristorante del villaggio consumeremo colazioni ed ottime cene a buffet allietate da musica ed animazione mentre per il pranzo è previsto il classico packet lunch. Lunedi, incontro con l’amico Sandro della sezione di Salerno e Giuseppe dell’Archeo Trekking che ci accompagneranno, con grande entusiasmo, nelle escursioni e nelle visite turistiche coordinati dal professore Enzo Di Gironimo. L’eclettico Enzo, già presidente del CAI di Napoli e grande amico dai tempi delle escursioni in Costa Amalfitana, con il suo eloquio colto ed affascinante incanterà per tutta la settimana escursionisti e turisti. Gli escursionisti da Marina di Camerota andranno alla scoperta della Baia degli Infreschi dai panorami spettacolari a strapiombo sul mare con ritorno in barca. I turisti invece visiteranno le perle dello splendido golfo del Cilento e Policastro: Capo Palinuro in barca con le grotte dai riflessi incredibili, Maratea con la monumentale statua del

Redentore simile a quella di Rio de Janeiro, Sapri e Marina di Camerota dove i gruppi si ricompatteranno per tornare in villaggio. Martedi, tutti a Paestum: visita del sito archeologico pari, per importanza, alla Valle dei Templi di Agrigento, più breve per gli escursionisti che proseguiranno per Agropoli. Qui inizierà la piacevole camminata tra i profumi della macchia mediterranea attraverso un sentiero panoramico sulla zona costiera con antichi muri a secco terrazzati verso S. Maria di Castellabate dove incontreranno i turisti reduci dalla visita del Santuario della Madonna del Granato, Agropoli e Castellabate, inserito dall’Unesco nella lista dei borghi più belli d’Italia e dove è stato girato il famoso film “Benvenuti al Sud”. Mercoledi, levataccia per gli escursionisti che con un pullmino noleggiato raggiungeranno per strade impervie l’inizio del sentiero che conduce attraverso una secolare faggeta con catteristici inghiottitoi e neviere naturali e poi per aride pietraie alla vetta del M. Cervati (m 1990) il più alto della Campania. Alla firma del libro di vetta scopriamo, con piacevole sorpresa, che sono rappresentate nel nostro gruppo ben undici sezioni CAI: Napoli e Salerno dei nostri accompagnatori, poi Valenza, Casale, Ovada, Mortara, Voghera,

Borgomanero, Magenta, Novara e Galbiate. Dopo aver ammirato il grandioso panorama si ritorna per il sentiero storico della Madonna della Neve. Per i turisti intensa giornata con visita alla Certosa di S. Lorenzo di Padula, patrimonio mondiale dell’Umanità, alle caratteristiche grotte dell’Angelo di Pertosa attraversate da un fiume sotterraneo e Teggiano antico borgo fondato dai Lucani Giovedi, si parte tutti insieme alla volta di Napoli. I turisti visiteranno gli scavi di

Sezione di Tortona

LE ATTIVITÀ AUTUNNALI

Il nuovo Consiglio Direttivo della Sezione di Tortona continua a promuovere tutte le attività in montagna. Nel periodo autunnale sono state svolte alcune escursioni sull’Appennino; i dettagli delle iniziative, molto spesso decisi con pochi giorni di anticipo soprattutto in relazione alle condizioni meteo, sono sempre disponibili all’indirizzo e-mail della Sezione. E’ stata incentivata anche la vita di Sezione dove ogni giovedì è possibile incontrare alcuni soci e conversare in amicizia con

un rinnovato desiderio di vita in comune. In qualche occasione sono state proiettate immagini concernenti le attività in montagna. Il 30 settembre è stato posizionato il “Libro di vetta della Sezione di Tortona” in vetta al Monte Ebro. Nella stessa giornata presso il rifugio Ezio Orsi sono stati premiati i soci con 50 e 25 anni di iscrizione al CAI. Il Consiglio Direttivo ricorda a tutti i soci le consuete modalità di rinnovo del bollino per l’anno 2013.

Ercolano, la “città gemella” di Pompei ritenuta ancora più emozionante della sua più famosa vicina per poi recarsi a Salerno a scoprire i luoghi più interessanti e curiosi della città. Gli escursionisti saliranno sul Vesuvio per un emozionante periplo del cratere dove, accompagnati da una guida, raggiungeranno i 1281 m della massima quota in corrispondenza delle impressionanti pareti di lava, con fumarole di gas ardente, che precipitano con colori cupi per quasi 400 m fino al fondo del cratere creando un’atmosfera da girone dantesco. Un mondo selvaggio che a pochi chilometri si apre, tra gli ampi squarci delle nuvole, sull’incantevole litorale del golfo di Napoli. Divertente discesa sugli instabili lapilli e poi partenza per Salerno. Breve visita e incontro “istituzionale” nella sede della sezione. Alla sera, con un giorno di anticipo per motivi logistici del villaggio, festa di ringraziamento, come consuetudine, con gli amici che hanno collaborato per l’ottima riuscita della vacanza. Grandiosa torta e scambio di doni, gagliardetti, targhe, con un riconoscimento particolare agli autisti sempre disposti a percorrere strade impossibili, consegnate dal nostro vice presidente Omodeo e dal consigliere Moraglio, in un’atmosfera di grande amicizia allietata dalle canzoni del mitico Ettore con in più un tocco di mondanità creato dall’eleganza delle nostre gentili signore. Venerdi, Monte Gelbison (m 1707) il monte sacro fin dai tempi più remoti con uno dei Santuari più noti del Sud Italia. Gli escursionisti salgono per il sentiero dei Monaci, tra la folta vegetazione, costeggiando un torrente che saltella tra i massi di arenaria creando una successione di pozze e cascatelle mentre alcuni turisti usufruiscono delle più comode navette. Altri, complice la magnifica giornata, preferiscono rimanere in villaggio per un ultimo bagno. Nel tardo pomeriggio visita ancora al parco archeologico di Elea-Velia, città della Magna Grecia fondata intorno al 540 a.C. e sede della scuola filosofica di Parmenide e Zenone che irradiarono il loro sapere in tutto il mediterraneo. Sabato, si torna con sosta a Orvieto per passeggiare fino al Duomo, simbolo della città e gioiello dell’architettura romanogotica; al Pozzo di S. Patrizio capolavoro dell’ingegneria rinascimentale. Poi a casa, ognuno con i propri ricordi, emozioni, sensazioni. Enea Robotti, CAI Valenza


10 Sezione di Alessandria

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO

L’assemblea del 30 novembre 2012 ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo. Diamo il benvenuto ai tre nuovi Consiglieri Gisella Barbieri, Attilio Lagostina, Alfredo Rosina, che si aggiungono agli altri confermati dal precedente mandato, ovvero Massimiliano (Max) Avalle, Roberto Mandirola, Bruno Penna, Claudio Stringa, Marco Torti e Ferruccio Fei. Quest’ultimo confermato Vice-Presidente si affiancherà a Max, nuovo Presidente per il prossimo triennio. A Gisella è stato affidato l’incarico della Segreteria. Il nuovo Tesoriere sarà

il socio Giorgio Regnoli. Revisori dei Conti Maria Firpo, Gianni Accornero e Giampiero Todarello. A questi due ultimi, insieme a Gianni Girolimetto, vanno i nostri sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto nel precedente Consiglio. Grazie anche a Piercarlo Antonioletti e Antonio Ivaldi revisori uscenti. Confermato infine Angelo Camillo Delegato all’Assemblea Nazionale del CAI. Il 2013 sarà l’anno del 150° del CAI e l’impegno che attende il nuovo Consiglio Direttivo sarà importante. Auguri di un proficuo lavoro.

PROGRAMMA ATTIVITAʼ OVADA

SAN SALVATORE

ESCURSIONISMO

ESCURSIONISMO

27 GENNAIO

GENN-FEBBR

24 FEBBRAIO 3 MARZO 1 APRILE 21 APRILE

RIVIERA DI LEVANTE (E) Org. Rolando, Barisione RIVIERA DI PONENTE (E) Org. Piccardo, Piana, Alloisio GIORNATA NAZIONALE DELLE FERROVIE DIMENTICATE (E) Org. Bruzzone, Caneva PASQUETTA COL CAI (E) Org. Cons. Direttivo GIRO DELLE 5 TORRI (E) Org. Sezione Acqui T.

SCI FONDO / RACCHETTE  10 FEBBRAIO 16-17 MARZO

Da definirsi in base allʼinnevamento - Org. Bello WEEK END SULLA NEVE AD ARPY (E) Org. Bogino

17 FEBBRAIO 3 MARZO 17 MARZO 7 APRILE 14 APRILE 21 APRILE 25 APRILE

USCITE CON RACCHETTE DA NEVE Date e località da definirsi FORTI DI GENOVA (T) GIRO DELLʼINGEGNERE (E) VAL GARGASSA (Parco del Beigua) (E) MONTE RAMA (E) MONTE FIGNE (E) GIRO DELLE 5 TORRI (T) CAI Acqui Terme SENTIERO DEI SANTUARI (T) San Salvatore - Crea - km 39

ALPINISMO 7 APRILE

MONTE RAMA (A)

IN SEDE 22 MARZO

ASSEMBLEA DEI SOCI

ACQUI TERME ESCURSIONISMO 10 FEBBRAIO 10 MARZO 1 APRILE 21 APRILE

LEVANTO - MONTEROSSO - VERNAZZA S. PIETRO AI MONTI E MONTE RAVINET GITA DEL MERENDINO - ANELLO DI S. LUCA GIRO DELLE CINQUE TORRI

VALENZA RACCHETTE 20 GENNAIO 3 FEBBRAIO 17 FEBBRAIO 3 MARZO 17 MARZO 31 MARZO

RACCHETTE DA NEVE RACCHETTE DA NEVE “WHITE DAY” (tutti insieme sulla neve) RACCHETTE DA NEVE RACCHETTE DA NEVE RACCHETTE DA NEVE

SCIALPINISMO / CIASPOLE

ESCURSIONISMO

25-27 MARZO

13 GENNAIO 27 GENNAIO 10 FEBBRAIO

RIFUGIO TEODULO. TRE GIORNI SULLE PISTE DI CERVINIA-ZERMATT

MTB 7 APRILE

GIRO DEL GORREI

IN SEDE 18 GENNAIO 8 FEBBRAIO 1 MARZO 6 APRILE

PRESENTAZIONE ATTIVITÀ 2013 PRESENTAZIONE PROGRAMMA MTB 2013 PRESENTAZIONE LIBRO “NEL CUORE DELLE ALPI LIGURI” CONVEGNO SULLA SENTIERISTICA

24 FEBBRAIO 10 MARZO 24 MARZO 7 APRILE 14 APRILE 21 APRILE

LEVANTO - MONTEROSSO MONEGLIA E DINTORNI BOISSANO - S. PIETRO AI MONTI - MONTE RAVINET TRAVERSATA CERVO - ALASSIO MONTE CARMO (Loano) SASSO DEL FERRO (Lago Maggiore) ROCCA DELLʼADELASIA (con CAI Sampierdarena) SULLE COLLINE VALENZANE (con CAI Ciriè e Valli Riunite) GIRO DELLE 5 TORRI (CAI Acqui Terme)

APERTURA SEDI ACQUI TERME Via Monteverde, 44 - Tel. 0144 56093 www.caiacquiterme.altervista.org/ caiacquiterme@alice.it Giovedi e Venerdi 21,00 - 23,00 ALESSANDRIA Via Venezia, 9 - Tel. 0131 254104 www.caialessandria.it alessandria@cai.it Venerdi 21,30 - 23,00 Mercoledi e Venerdi 18,30 - 19,30

CASALE MONFERRATO Via Rivetta 17 Tel. 0142 454911 www.monferrato.net/cai/ caicasale@e-volution.it Giovedi 21,30 - 23,00 NOVI LIGURE Via Cavallotti 65A www.cainoviligure.it noviligure@cai.it Mercoledi 18 - 19 - Venerdi 21,00 - 23,00

OVADA Via XXV Aprile 10 Tel. 0143 822578 caiovada.altervista.org Mercoledi e Venerdi 21,00 - 23,00 TORTONA Via Trento 31 (Palestra F. Coppi) - C.P. 153 Tel. 0131 820778 info@caitortona.net www.caitortona.net Giovedi 21,00 - 23,00

VALENZA Giardini Aldo Moro Tel. 0131 945633 - 340 9882624 www.caivalenza.it cai@valenza.it Martedi e Venerdi 21,00 - 23,00 SAN SALVATORE Piazza Carmagnola, 2 info@caisansalvatore.it www.caisansalvatore.it Martedi 21,00 - 23,00


PROGRAMMA ATTIVITAʼ ALESSANDRIA RACCHETTE 13 GENNAIO 26-27 GENNAIO 10 FEBBRAIO 23-25 FEBBRAIO

ESCURSIONISMO CIMA MONTICCHIO m 1697 da Bocchetta Sessera m 1382 (MR) D.G. Fei, Grassi, Torti IN NOTTURNA AL CHIARO DI LUNA in località da definirsi (MR) D.G. Barbieri, Penna ANELLO DELLʼALPE SANGIATTO m 2010 DallʼAlpe di Devero m 1630 (MR) D.G. Fei, Torti TREKKING NEL CUORE DELLA VAL MAIRA (MR/BR) D.G. Fei, Mandirola

SCIALPINISMO 10 FEBBRAIO

10 MARZO

BECCA TRECARE m 3033 (Valtournenche) da Chamois m 1816 (BS per la vetta; MS per il colle) D.G. Avalle, Scorza (CAI Novi Ligure) TÊTE DE LA TRONCHE m 2584 (Courmayeur) da Villair Superiore m 1327 (BS) D.G. Avalle, Zacco (CAI Novi Ligure)

ESCURSIONISMO 20 GENNAIO

3 FEBBRAIO

10 MARZO 24 MARZO

7 APRILE

21 APRILE

GENOVA SAMPIERDARENA - MADONNA DEL GARBO - FORTE DIAMANTE - VALICO DI TRANSASCO Traversata tra le alture di Genova e la Val Bisagno (E) D.G. Accornero, Modica SORI - MONTE UCCELLATO m 827 - MONTE CORNUA m 680 - SORI Riviera di Levante (E) D.G. Accornero, Modica MONTE REIXA m 1183 (Arenzano) da Case Soprano m 133 (E) D.G. Accornero, Modica LA STRADA ANTRONESCA (Valle Antrona) Traversata da Villadossola m 273 ad Antronapiana m 902 (E) D.G. Fei, Firpo SENTIERO DEL VIANDANTE (Lago di Lecco) Traversata da Dervio al Santuario di Valpozzo (T/E) D.G. Astori, Avalle GIRO DELLE 5 TORRI (Langhe Astigiane) (T/E) D.G. in collaborazione con CAI Acqui T.

ASSEMBLEA DEI SOCI Venerdi 22 Marzo 2013 alle ore 20,00 in prima convocazione e, mancando il numero legale, alle 21,15 in seconda convocazione, presso la sede sociale, via Venezia 9, Alessandria, si terrà lʼAssemblea ordinaria dei Soci. Lʼordine del giorno prevede: 1 - Nomina del Presidente e del Segretario dellʼassemblea; 2 - Approvazione bilancio consuntivo 2012; 3 - Approvazione bilancio preventivo 2013; 4 - Delega al Consiglio per la determinazione della quota associativa 2014; 5 - Varie ed eventuali. Il bilancio è depositato in sede a disposizione dei Soci interessati ad esaminarlo. I soci sono pregati di intervenire numerosi; si ricorda che hanno diritto al voto i Soci della Sezione di Alessandria delle categorie Ordinari e Famigliari. Ciascun partecipante potrà portare una sola delega. DELEGA Il sottoscritto___________________________ delega a rappresentarlo, all'Assemblea dei Soci del 22 marzo 2013 il Socio __________________________________________________________ approvando fin d'ora e senza riserva alcuna il Suo operato. Data______________ Firma____________________________

TO R TO N A MTB 20 GENNAIO 17 FEBBRAIO 24 MARZO

FINALE LIGURE - I PONTI ROMANI SORI - CASE CORNUA - SORI I SENTIERI DEL GAVI - Gita intersezionale CAI 150 - a cura del CAI Novi Ligure

CIASPOLE 20 GENNAIO 24 FEBBRAIO 24 MARZO

CASALE

APPENNINI: Bruggi, Pranardo, Chiappo, Bocche di Crenna, Pian dei Cavalli, Bruggi ALPI: Estoul, Punta Palasina e ritorno (in alternativa Val Formazza su Alpe Veglia - Alpe Devero) ALPI: Vallone di San Bernolfo da Bagni di Vinadio a S. Bernolfo e ritorno (in alternativa Passo Sempione - Monte Leone)

24 MARZO 7 APRILE 20-28 APRILE

LAVAGNA - MONTE CAPENARDO - SESTRI (E) Org. Piotto, Rossi ANELLO DEL MONTE BARDELLONE (E) Org. Piotto, Rossi CAMMINACAI 150 dal Moncenisio a Casale

ALPINISMO 10 MARZO

ANELLO DEL MONTE CRAVÌ (Val Vobbia) (EE - un tratto di 2° grado) Org. Ferrero

SCI NORDICO - ESCURSIONISMO INVERNALE 13 GENNAIO 20 GENNAIO 27 GENNAIO 1-3 FEBBRAIO 10 FEBBRAIO 17 FEBBRAIO 23-24 FEBBRAIO 3 MARZO 10 MARZO

TORGNON GRESSONEY VALLE GRAN SAN BERNARDO WEEK END IN VALLE DI CASIES RIVA VALDOBBIA VALPELLINE COGNE con ciaspolata notturna e pernottamento ST. BARTHELEMY VAL FERRET

CICLOESCURSIONISMO 21 APRILE

IN BICI SUL FIUME PO (TC) Org. Bobba, Mazzuccato

SCI ALPINISMO 20 GENNAIO

PUNTA FOUNSET (Val Germanasca) (BS) Org. Pesce 3 FEBBRAIO MONTE CARLEI (Valle di Susa) (BS) Org. Mazzuccato 16-24 FEBBRAIO SETTIMANA IN VAL PUSTERIA (Alto Adige) Org. Mazzuccato, Bobba 3 MARZO MONTE SELLETTA (Val Germanasca) (BS/OS) Org. Mazzuccato 17 MARZO PUNTA MONTAGNAYA (Valpelline) (BS) Org. Bobba 13-14 APRILE MONTE BASODINO m 3273 da Riale (BSA) Org. Pesce

ALPINISMO GIOVANILE Gruppo esploratori 24 FEBBRAIO LA CITTADELLA DI CASALE scoperta e gioco 17 MARZO IL MONTE FAVATO salita al monte più alto 7 APRILE VISITA PARCO MONTEVALENZA la moderna arca di Noè 28 APRILE PONZONE-CIMAFERLE alla scoperta dellʼAppennino Gruppo pionieri 3 MARZO VARIGOTTI - NOLI la grotta dei saraceni 7 APRILE MONTE EBRO una cima tra le più alte dellʼAppennino Gruppo guide 20 GENNAIO VALLE DEI FRATI uscita casalese 10 FEBBRAIO BIELLESE uscita con ciaspole 23 MARZO PONTESTURA uscita in notturna 7 APRILE VAL GARGASSA escursione 21-22 APRILE CAMPO A PIANCERRETO Gruppo trekker (1° corso di Alpinismo Giovanile) 20 GENNAIO APPENNINO uscita con ciaspole 17 FEBBRAIO MONFERRATO esercitazione di orientamento 3 MARZO VALLE STRONA uscita speleo 24 MARZO FINALESE uscita speleo 14 APRILE PUNTA MARTIN salita alpina

SERATE BIBLIOCAI 25 GENNAIO 8 FEBBRAIO 1 MARZO 15 MARZO 29 MARZO

CANTIERI DʼALTA QUOTA TREKKING SULLE ALPI DI TORINO NEPAL - LA CULLA DEGLI DEI GLI ULTIMI SCARPONI UNA MONTAGNA DI RICORDI - 2012


12 Una giornata, una vetta…

MONTE SALANCIA

m 2088 Val Sangone - Parco Naturale Regionale Orsiera- Rocciavrè La salita al monte Salancia, itinerario da percorrere preferibilmente nella tarda primavera o nel primo autunno, si sviluppa nel vallone del rio Sangonetto, affluente di sinistra del torrente Sangone, in un ambiente assai vario, nel territorio del Parco Naturale Regionale dell'Orsiera-Rocciavrè. I motivi di interesse sono numerosi: apprezzabile nella prima parte del tracciato è l'amenità del sentiero, che si sviluppa in uno stupendo bosco di latifoglie (interessante per la contemporanea presenza di faggi, ciliegi, qualche quercia, noccioli, castagni ed altre essenze forestali), un tracciato reso suggestivo dalla presenza di antichi muretti a secco; in questa prima parte della camminata si attraversano antiche borgate, con case in pietra e tetti in lose, testimonianze di un'antica civiltà, patrimonio che va purtroppo inesorabilmente perdendosi. Dopo il bivio per l'alpe Palè, il sentiero attraversa dolci pascoli e si addentra in un rado bosco di larici, tra mirtilli e ginepri, fino alle praterie sommitali da dove il panorama si fa ampio ed interessante: mentre verso sud e verso occidente incombono alcune delle cime più alte del gruppo Orsiera-Rocciavrè (tra cui proprio il Rocciavrè e la punta Cristalliera), verso nord-ovest e verso settentrione appare ben evidente l'intero spartiacque Susa-Viù, dominato dal solco vallivo che sale al Moncenisio e dall’inconfondibile sagoma del Rocciamelone, che mostra il versante lungo il quale un bel sentiero ne consente una relativamente facile salita. Caratteristiche dell'escursione Dislivello: 940 m circa Esposizione: Sud Difficoltà: E Descrizione del percorso Lasciata l'auto presso l'ultima casa di Tonda, si abbandona la strada asfaltata per imboccare un sentierino, inizialmente stretto ma ben visibile, che si stacca verso valle in prossimità di una locandina della Comunità Montana (rappresentativa dell'itinerario "Quota 1000"): è presente anche una freccia lignea con l'indicazione "Colle del Vento". Dopo avere attraversato alcuni prati, il tracciato si inoltra in un bosco di latifoglie, ombroso e assai vario; il sentiero è spesso lastricato e frequentemente delimitato da muretti a secco: con piacevolissima camminata si raggiunge facilmente

Dogheria, antica borgata oggi purtroppo in abbandono. Questa prima parte dell'itinerario è contrassegnata dai segni rossi della GTA: da Dogheria in avanti compaiono invece i rettangoli gialli del trekking "Quota 1000". Si trascura il bivio per la Presa Grangette, subito all'inizio della tipica frazione, e si prosegue superando l'abitato: il sentiero continua con le già descritte amene caratteristiche, ora lastricato, ora su morbido terreno di foglie, superando dapprima la Fontana Sisi e raggiungendo quindi la borgata Sisi, caratterizzata da alcune suggestive case in pietra con tetti in losa, assai ben conservate. Si abbandona per un breve tratto il bosco, passando tra prati soleggiati in vista dell'Alpe Palè, che compare sull'altro versante della montagna: si passa accanto ad una caratteristica parete di roccia (Roc Jas), che la leggenda vuole sia stata qui trasportata dal biblico Sansone, e ci si immerge nuovamente nel piacevolissimo verde del bosco di latifoglie. Con tranquilla camminata si raggiunge quindi una stretta forra in cui precipita il Rio Pairent, la si lascia sulla propria sinistra e si guadagna il bel ponte in legno sullo stesso rio, in prossimità del quale si incontra il bivio per l'Alpe Giaveno. Oltrepassato il ponte, si svolta immediatamente a destra e si incomincia a salire tra larici e rododendri, vegetazione completamente diversa da quella incontrata nella prima parte dell'itinerario. In breve si raggiunge un vasto pianoro, dove alcuni segni (nuovamente rossi) aiutano a seguire il sentiero un poco inerbito; attraversato il pianoro, il tracciato diviene nuovamente evidente ed inizia a guadagnare quota con decisione tra larici, rododendri e ginepri, risalendo un'evidente costa posta al centro del vallone del Sangonetto: il percorso si sviluppa inizialmente sul suo versante destro, quindi segue per un tratto la linea di displuvio ed infine si sposta nettamente sul versante sinistro. Proprio in occasione dello spostamento sul versante meridionale del costone ammantato di giovani larici, si abbandona il sentiero principale che, dirigendosi all'Alpe Giaveno,

Dalla vetta verso le cime del gruppo Orsiera-Rocciavrè

raggiunge infine il Colle del Vento: si prende invece una traccia che si sale piegando verso destra e si raggiunge in breve una chiesetta (Cappella dell'Alpe Giaveno, posta a circa 1850 m), inizialmente non visibile ma che compare dopo pochi passi. Oltre l'antica cappella, si segue nuovamente la linea di displuvio per praterie (non c'è sentiero) e quindi si scende un poco nel vallone posto alla destra di chi sale, proprio sotto le pendici meridionali del monte Salancia, per imboccare un evidente tracciato che ha origine alla base di alcuni evidenti roccioni, alti diverse decine di metri, uno dei quali pare quasi un antico cavallo con paramenti medioevali. Si imbocca l’evidente sentiero che, attraversando il versante sud del monte Salancia, sale da ovest a est passando accanto ad una bella sorgente ricca d'acqua e raggiungendo poco dopo la cresta spartiacque Sangone-Susa: raggiunta la linea spartiacque, si abbandonano tutti i sentieri (uno continua verso est verso la Punta dell'Orso mentre un secondo riattraversa le pendici meridionali del Salancia piegando verso occidente); si segue invece l'ampia e panoramica cresta erbosa (cresta est) che conduce comodamente e rapidamente in vetta. Claudio Trova Il monte Muretto, in primo piano, ed il Pian Real (cima rocciosa, al centro)


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