Alpennino 2012 n 3

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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIII - Num. 3 - LUGLIO 2012 __________________________________________________

AVVENTURA IN MAREMMA Tre giorni in Toscana, nel parchi della Val di Cornia, in provincia di Livorno. Questa è stata una delle ultime esperienze vissute, dal 4 al 6 maggio scorsi, dai soci della sezione CAI di Ovada. Un’esperienza un po’ diversa, in un ambiente particolare, quello delle colline toscane dell’immediato entroterra. Non ci sono state grandi cime da scalare (la massima vetta raggiunta è stata il monte Calvi, poco più di 600 metri), ma in compenso c’è stata, almeno per i primi 2 giorni, un’immersione nella “Wilderness” maremmana, in un paesaggio con rare tracce umane (e molte tracce di cinghiali). Il contrasto fra la fascia costiera, turistica e popolata (a breve distanza c’erano Piombino, Follonica, S. Vincenzo) e l’interno selvaggio è stato l’elemento che ha colpito di più i sedici soci che hanno vissuto questa avventura. Sono stati percorsi nei primi due giorni almeno una cinquantina di chilometri, prima sui sentieri che da Castagneto Carducci conducono a Campiglia Marittima, poi nel “parco dei Montioni”, con un breve sconfinamento in provincia di Grosseto. L’ultimo giorno è stato un po’ meno avventuroso, ma ugualmente interessante con la visita ad una miniera nel parco archeominerario di S. Silvestro ed alla necropoli etrusca di Populonia.

Mont Blanc du Tacul, parete est: goulotte Gabarrou-Albinoni e Modica-Noury

ATTRAVERSO UNA STELLA

Era una fredda mattina di febbraio, avevamo da poco aperto il negozio quando ad un tratto entrò l’amico Paolo Rinaldi. Aveva con sé quattro libri, più precisamente quattro guide d’arrampicata riguardanti il gruppo del Delfinato e quello del Monte Bianco. Con essi una lettera dal seguente contenuto: “Li ho conservati con orgoglio, con amore e commozione fino ad oggi, poi leggendo sul mensile del CAI le tue salite, descritte mirabilmente dal tuo socio, ho capito che Matteo avrebbe voluto che li conservassi tu. Leggendo i suoi appunti mi sono accorto di quanto fosse già bravo così giovane e che forse il suo amico di avventure di 14 anni fa avrebbe magari avuto voglia di ripetere qualche sua salita fatta in solitaria”. Non trovai le parole per ringraziarlo, mi commossi e lo abbracciai. Oltre le guide quante pagine di quaderno scritte da lui con l’elenco minuzioso dei passaggi da lui compiuti su molte vie, una vera miniera di suggerimenti. Da quell’incontro passarono settimane quando un giorno vidi su un sito alpinistico che una cordata italiana aveva scalato la via Gabarrou-Albinoni al Mont Blanc du Tacul, il canale dove perse la vita Matteo il 23 ottobre 1997. Inviai subito un sintetico sms ad Emanuele, amico e compagno di avventure, scrivendo: “Ti informo che hanno scalato la GAB-ALB”. Dopo qualche minuto la risposta fu altrettanto sintetica: “Prepara gli sci”. Uomo d’altri tempi pensai. Così il 25 febbraio 2012 partimmo per Courmayeur con un’auto carica di attrezzatura e di sogni. Arrivammo alle 22.30 circa, sistemammo i viveri sul tavolo ed iniziammo la divisione del materiale. In un angolo della camera vidi le piccozze ed i ramponi di Ema ancora sbeccati e stanchi dall’ultima salita alla nord delle Jorasses. Quindi doverosa limatina e poi in branda. La sveglia suonò alle 5 e, dopo una ricca colazione, ci dirigemmo velocemente verso Chamonix. Primi al parcheggio, primi alla biglietteria e naturalmente in pole position anche per la prima salita in telecabina. Una luce rosso fuoco illuminò la punta dell’Aiguille du Midi. Finita la discesa dell’aerea crestina sommitale, mettemmo gli sci ai piedi, direzione Mont Blanc du Tacul. Ci fermammo per mettere le pelli di foca in prossimità della Pointe Lachenal per poi risalire il pendio sottostante l’ambito itinerario. Ema attaccò a sinistra il crepaccio terminale per poi scompa-

rire sotto ad una luce incandescente. Percorremmo i primi 250 metri in conserva protetta, in seguito, una svolta a sinistra ci introdusse nel vivo della salita. La sera prima ero andato a letto con dei sintomi influenzali che inevitabilmente si fecero presto risentire. Affrontai il resto della goulotte febbricitante. Presi il comando di un tiro, con la laica benedizione del mio socio: “Alè homo, alè!”. Lo dovevo a Matteo. Cercai di tenere duro, a breve un sogno si sarebbe realizzato. Del resto un’invernale sul Bianco è sempre tanta roba! Grazie alle soste già attrezzate, iniziammo la lunga serie di corde doppie che ci ricondussero agli zaini saggiamente vincolati agli sci. Non ci restava che scendere lungo La Mer de Glace. Prestammo attenzione al crepaccio del Gros Rognon, molto simile al salto Angel. Cercai la concentrazione, richiamando tutte le energie rimaste. Il mio compagno mi incoraggiò ripetutamente, standomi vicino nei tratti più critici. La febbre mi indolenzì le gambe e venni assalito presto da dei terribili crampi. Mentre la luce del crepuscolo dava l’ultimo bacio al profilo mozzafiato del Dru, finalmente raggiungemmo la stradina nel bosco alla luce delle nostre pile frontali. Il sole era ormai tramontato da una quindicina di minuti, il tempo necessario per aggirare gli ultimi buchi. Ho il ricordo di questo ultimo tratto di strada percorso quasi in apnea… Ma ad un tratto una luce, un rumore assordante… era un mostro meccanico che mi veniva incontro. Solo dopo mi accorsi che era un gatto delle nevi ad inizio turno. Ero un po’ suonato! Era la fine di un giorno grande. Tolsi gli sci sulla statale per Argéntiere, la mia pila illuminò il volto di Ema, che mi sorrise: avreste dovuto vederlo, aveva la faccia di un moccioso che l’aveva appena combinata grossa. Segue a pag. 2

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Sezione di Ovada


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ATTRAVERSO UNA STELLA

E’ il 24 marzo 2012 e siamo nuovamente diretti a Courmayeur. L’auto non è più la stessa ma i nostri sogni sì. L’obbiettivo? La goulotte ModicaNoury sempre sulla parete Est del Mont Blanc du Tacul, capolavoro alpinistico del 1979. L’avevamo osservata minuziosamente un mese prima ed ora non ci restava che misurarci con le sue difficoltà. Il copione sembrerebbe identico alla precedente salita, solo che è già primavera. Le giornate sono un filo più lunghe e io, questa volta, sono in forma. La prima parte del canale (quella in comune con la GAB-ALB) scorrerà via come l’olio, sempre in conserva ma meno protetta. In alto, a sto giro, la svolta sarà a destra e ben più pesante psicologicamente. E in effetti, c’è un po’ di tensione. Chiedo ad Ema se mi fa attaccare il primo tiro. Mi risponde di

no. Poi ci ripensa e mi fa l’occhiolino: “Dai, homo!”. Muovo i primi passi, c’è aria pesante… Poi le prime difficoltà mi distolgono dai troppi pensieri. Le prime due lunghezze saranno prevalentemente di misto, in alto invece troveremo più ghiaccio. I tiri si susseguiranno rapidamente e al mio socio, in ottima forma, toccherà il muro a 90° con uscita su sorbetto poco proteggibile. Quello che viene tecnicamente definito “un calcio nelle palle!”. La concentrazione rimarrà alta per tutta la salita e solo raggiunti gli zaini, al termine delle doppie, prenderemo respiro. Riguardando dal basso l’itinerario, il pensiero va a Matteo che tentò l’impresa in solitaria. Questo luogo sarà sempre punto d’incontro con lui. Nuovamente sci ai piedi e giù per La Mer de Glace. Ci fermiamo per contemplare il Supercouloir, incassato tra i due pilastri rossi del Tacul. Ema si gira verso di me, io abbasso lo sguardo e riprendo a sciare. Era evidente cosa mi volesse dire: “La prossima è quella, homo!”. Giungiamo sullo stradino. Stavolta, è ancora chiaro e ci sorseggiamo l’ultima goccia di thè. Un giorno racconterò questa storia a mia figlia. La storia di due amici che hanno rincorso un sogno e quella del ragazzo che si trasformò in una stella. Federico Poli - CAI Alessandria

Sezione di Alessandria

SCALARE LA VITA

Una mattina Chicco mi chiama con la solita agitazione e mi dice “perché non fare una serata al CAI e presentare un po’ di attività fatta in montagna?” La cosa mi lascia un po’ perplesso e subito non so che pensare. Un conto è andare in montagna, altra cosa è relazionare davanti alle persone… Chicco propone l’idea all’amico Emanuele, che accoglie con entusiasmo. “Va beh, penso, in qualche modo si farà…” Apro le agende dove la Patty ha raccolto scrupolosamente le relazioni delle salite, le faccio passare una ad una, poi la guardo e le dico “ma quante cose abbiamo fatto?”. Forse perché è diventata parte integrante delle nostre abitudini o forza interiore nel superamento di momenti difficili, sta il fatto che i momenti trascorsi in montagna sono veramente tanti. Con l’idea di passare una serata tra amici e niente più, se vorrete, ci vedremo insieme qualche foto e qualche filmato di questa passione che riunisce intorno a sé un gruppo di amici. La proiezione avrà luogo presso l’Associazione Cultura e Sviluppo in Piazza F. De Andrè 76 ad Alessandria venerdì 5 ottobre 2012, ore 21,15. Maurizio Coppero (CAI Alessandria)


3 Il CDR Piemonte ha concesso questo titolo per l’edizione 2013

LA “CINQUE TORRI” È GITA REGIONALE

“Il Comitato Direttivo Regionale del CAI Piemonte, il 16 giugno scorso, ha deliberato la concessione del titolo di Gita Regionale del CAI Piemonte per il 2013 alla “Cinque Torri”. La presentazione della manifestazione è stata fatta dal Presidente Regionale Michele Colonna e recepita favorevolmente da tutti i componenti del CDR”. Con questo secco comunicato è stata accolta la proposta di candidatura avanzata dalla Sezione del CAI di Acqui dopo il successo della edizione del 2012. Quello che auspicavamo si è avverato ed ora non ci resta che iniziare a lavorare per creare le condizioni per far divenire la “Cinque Torri“ una grande classica Nazionale dell’Escursionismo di Bassa Montagna. Il periodo scelto per la manifestazione, il mese di Aprile, è il periodo in cui le monta-

gne sono ancora in gran parte non percorribili per la stragrande maggioranza degli Escursionisti che invece trovano nei nostri territori una piacevole alternativa che unisce la possibilità di una escursione non banale con una vera e propria festa dell’Escursionismo. Questa è la Cinque Torri. Per una fortunata combinazione la concessione del titolo di Gita Regionale coincide con il 150° anniversario della costituzione del CAI e si inserirà nelle manifestazioni nazionali che si svolgeranno in Piemonte, regione in cui è nato il CAI, assegnando alla manifestazione della Cinque Torri una valenza non solo piemontese. A tal proposito abbiamo avanzato al CAI Centrale la possibilità del Patrocinio con l’utilizzo del logo previsto per le manifestazioni nazionali del 2013. Il successo della Manifestazione è stato raggiunto grazie alla sinergia fra i soggetti interessati (CAI Acqui, CAI Asti, CAI Provinciale, Pro Loco e Protezione Civile dei cinque Comuni interessati, Comunità Montana Langa Astigiana, Provincia Asti e la Regione Piemonte) che hanno insieme creato un clima favorevole per la riuscita delle precedenti edizioni e che non mancheranno certamente il loro apporto per preparare, il 21 Aprile 2013, una edizione che vedrà le 81 Sezioni e i più di 50.000 iscritti del CAI Piemonte coinvolte nell’organizzazione.

Nel ringraziare il CAI Regionale, quello che chiediamo è la disponibilità di tutti a lavorare con noi per far diventare la Cinque Torri un evento Nazionale dal punto di vista Escursionistico e soprattutto un volano per rilanciare un territorio che merita un forte impegno in tal senso. CAI - Sezione di Acqui Terme

Sezione di San Salvatore

DYNAMO CAMP: UN’ INIZIATIVA CONCRETA

Le parole evocano immagini di giochi e sport all'aperto, avventura e movimento, proprio di questo si tratta: la particolarità è che a svolgere tali attività sono bambini e ragazzi affetti da gravi o croniche malattie in terapia o nel periodo post ospedalizzazione. La Dynamo Camp è infatti un'associazione no profit che, nella cornice di uno splendido parco nei pressi di Pistoia, ospita questi ragazzi gratuitamente per delle settimane avventura di terapia ricreativa. Equitazione, arrampicata sportiva, tiro con l'arco e molto altro ancora vedono impegnati i ragazzi che, a discapito delle loro gravi patologie, dimo-

strano un coraggio e una vitalità incredibili. Alcuni soci della nostra sezione ne avevano sentito parlare ma siamo venuti a contatto con l'associazione in occasione della nostra tradizionale “castagnata di ottobre” quando, a margine della manifestazione, era presente una rappresentante della Dynamo Camp con un gazebo. Approfondendo la conoscenza, in noi è scattata la voglia di fare qualcosa di concreto per appoggiare l'iniziativa. Abbiamo quindi deciso di raccogliere fondi, sotto forma di offerte, da parte dei partecipanti alla camminata che si snoda dal San-

tuario della Madonna del Pozzo di San Salvatore al Santuario di Crea (che si svolge ormai da quasi 20 anni il 25 aprile) e grazie alla numerosa partecipazione abbiamo acquistato materiale per arrampicata, corde, imbraghi e altro ancora che proprio in questi giorni abbiamo consegnato alla Dynamo Camp. Il sodalizio è ormai consolidato e in più occasioni abbiamo unito la nostra presenza a quella dei rappresentanti dell'associazione per dare loro una maggiore visibilità nelle manifestazioni sul territorio e ci prefiggiamo di proseguire nella nostra attività di sostegno anche nei prossimi anni.


4 Sezione di Casale Monferrato

MINIERE NEL BLU

passione con cui si dedica alla riscoperta della storia dei cavatori che tra Casale, Ozzano e Coniolo hanno fatto la storia dell’industria cementifera casalese ha avuto un ruolo importante nella scelta dell’Iglesiente come meta del nostro trekking. Questa terra è infatti preziosa fonte di minerali che contribuirono allo sviluppo delle civiltà del mediterraneo, dai fenici ai Romani e che, nella prima metà del secolo scorso, fecero di questa zona il più importante distretto minerario europeo per l’estrazione di piombo e zinco. Un territorio ed una storia che l’ottimo Lino Cianciotto, guida escursionistica con una profonda competenza mineraria, geologica e naturalistica ci ha fatto conoscere, con pazienza e puntiglio, in ogni aspetto, mentre camminavamo in una natura meravigliosa che il duro lavoro dei minatori non ha per nulla alterato. Fin dal primo giorno, tempo del trasferimento a Iglesias per posare i bagagli, siamo immersi nella bellezza e nella storia di questo territorio, diretti a Nebida, da dove, in tre tappe sospese tra cielo e mare, percorreremo il tratto di costa fino a Buggerru. Una costa incantevole in cui si alternano lunghe spiagge sovrastate da dune di sabbia bianca, occasione per piacevoli tuffi e meritati riposi, ad immense falesie, ora

candide, ora rosse o brune, interrotte da suggestive calette e fronteggiate da imponenti faraglioni ora esili e slanciati, ora possenti, come il famoso Pan di Zucchero, incantevolmente sorti dal mare cobalto. Ma questa costa non è solo fascino di una natura spettacolare; è storia della dura vita di donne e uomini che hanno lavorato duramente e lottato per vivere. Vite solitamente interrotte precocemente dai numerosi incidenti e, ancor di più dalle malattie professionali. Vite che si possono intuire nelle suggestive rovine del grande villaggio minerario di Planu Sartu, più di 2000 persone su un promontorio di straordinaria bellezza, difficile da apprezzare da chi passava dodici ore filate sotto terra, a respirare una polvere che si accumulava nella profondità dei polmoni; si possono intuire traversando la galleria Henry, seduti sui vagoncini che portavano il minerale alle chiatte dirette a Carloforte, unico porto della zona, insieme a Cagliari, a permettere l’attracco di grandi navi per il trasporto dei minerali. Una storia che può essere compresa in modo esaustivo visitando il museo minerario di Iglesias, nei locali della scuola professionale che fino agli anni 80 preparava i caposquadra minatori. Una scuola che agli approfonditi studi associava la pratica nella miniera didattica, che parte proprio dalla scuola, la cui visita permette di comprendere come si operava nei siti minerari che si incontrano numerosi su questo splendido tratto di costa sospeso tra il blu del cielo ed i blu cangianti del mare, spesso a picco sotto i nostri piedi, talvolta raggiunto percorrendo scoscesi sentieri che scendono le profonde spaccature delle falesie. In questo blu camminiamo affascinati per tre giorni, tra euforbie che dipingono il terreno coi caldi colori dal giallo all’arancio rosso e ginepri portati dal forte vento marino a formare le più stravaganti figure. Tre giorni interrotti dalla visita a Cagliari, martedì primo maggio, in occasione della festa di Sant’Antioco, per assistere alla sontuosa sfilata in costume di tutti i paesi dell’isola, svariate migliaia di figuranti, centinaia di cavalli bardati a festa, accompagnati da musiche della tradizione, prima del carro con la statua del Santo, trainato da enormi buoi coperti da ghirlande di fiori. La Sardegna è bella per le alte falesie a picco sulle incredibili trasparenze di un mare spettacolare, ma non meno affascinate è il suo entroterra selvaggio in cui ci siamo immersi nella lunga traversata del massiccio del Marganai, antica riserva di legname forte, leccio, ginepro ed erica, per costruire ferrovie e fornire carbone alle fonderie. Nel fresco di questi sterminati boschi abbiamo risalito antichi canaloni, difesi da

fortificazioni nuragiche, superando facili e divertenti passaggi di roccia, raggiunto vette panoramiche, ritrovato accessi a gallerie minerarie, percorso il tracciato aereo di una piccola ferrovia delle miniere, tra alte falesie frequentate da climbers selvaggi. Infine la discesa nel vallone solcato dal Canali s’Ega su Boi che entra nella grande grotta di San Giovanni, circa un chilometro di forme fantastiche a formare mammelloni, colonne, piscine. Unico caso in Europa di grotta carsica traversata da una strada carrozzabile, ormai provvidenzialmente chiusa al traffico; ai due ingressi della grotta vie attrezzate di estrema difficoltà, meta di climbers di tutto il mondo, dove Lino ci racconta di aver visto Manolo “danzare” sull’8a. Torniamo al mare per l’ultima escursione, sull’isola di Sant’Antioco, di origini vulcaniche, sede di una delle ultime due tonnare attive in Italia, che raggiungiamo in traghetto da porto Vesme. Saliamo verso capo Sandalo, oasi LIPU dove nidificano circa 70 coppie del raro falco della regina, alcune coppie di falco pellegrino e numerosissimi gabbiani che riempiono l’aria dei loro schiamazzi, allarmati dalla presenza del nostro numeroso gruppo. L’ambiente è brullo, camminiamo, e a tratti arrampichiamo, tra fragili rocce chiare originate da cenere vulcanica, che formano grandi grappoli di cavità a nido d’ape. La scogliera sotto di noi è invece formata da alte colonne di basalto nerastro, a tratti tanto regolari da apparire artificiali. Da capo Sanalo scendiamo verso il litorale La Caletta per raggiungere il promontorio La Punta, camminando tra nidi di gabbiani in cova che cerchiamo di non disturbare, per ammirare dal basso la scogliera, dal punto di osservazione che Lino utilizza nella paziente attesa di fissare nelle sue fotografie naturalistiche il volo elegante dei rapaci che le abitano. La vacanza , ormai alla fine, si conclude con lo shopping gastronomico a Carloforte, un angolo di Liguria in Sardegna, e con una sontuosa cena a base di tonno, che entra a pieno titolo tra i bei ricordi di questo splendido trekking. Enrico Bruschi - CAI Casale Monferrato Fotografie: Vilma Manca Durando CAI Casale Monferrato

I vagoncini del trenino alla Galleria Hanry

Il faraglione Pan di Zucchero

Il massiccio del Marganai

Ancora una volta, la terza, atterriamo in Sardegna per il trekking di primavera. Un’isola aspra e selvaggia, affacciata su un mare che presenta le infinite sfumature del blu e lascia penetrare la vista attraverso le limpide acque su fondali straordinari ma fortemente caratterizzata dalla terra, con le vaste falesie di bianco calcare, i fitti boschi di leccio, i ginepri attorcigliati dal vento, i profondi canyon; un’isola che sa offrire ogni volta nuove e profonde emozioni a chi cammina alla scoperta dei suoi antichi segreti. Queste affermazioni non erano affatto scontate dopo aver camminato per due volte nel territorio del Golfo di Orosei, quello di “Selvaggio Blu” e solo l’insistenza di Vilma, Ozzanese doc che sente ancora forti i legami con la sua isola, è riuscita ad indurci a questa scelta; probabilmente la

A picco sull'ingresso della galleria Hanry a Buggerru

Un tuffo dove l'acqua è più blu...


5 Previsioni del tempo

PROVERBI, PIANTE E... BAROMETRO Oggi le previsioni del tempo sono molto attendibili, soprattutto nei tre giorni successivi alla divulgazione ed abbastanza affidabili anche in quelli seguenti. I frequentatori della montagna ne conoscono bene l’importanza. In passato però era soprattutto il contadino che osservava i segni premonitori della natura per prevedere, almeno in parte, le condizioni meteorologiche dei giorni futuri. Lui temeva il maltempo e l’arrivo delle piogge, soprattutto nel periodo estivo, mentre erano in corso alcune attività, anche perché tutti i lavori erano eseguiti manualmente e quindi richiedevano molto tempo, ma soprattutto molto buon tempo. Appunto il bel tempo era molto im-

portante durante la fienagione di inizio estate nei mesi di maggio e giugno, in settimane diverse in relazione alla quota: dalla metà di giugno per la salita agli alpeggi, in piena estate per la mietitura del grano e della segale, in autunno per la discesa dagli alpeggi e nei giorni di raccolta e trattamento delle castagne, alla fine dell’autunno durante l’allestimento delle carbonaie che potevano essere compromesse dal vento e dalla pioggia. Il contadino dunque valutava attentamente i segnali del tempo ed in base a questi ultimi iniziava o ritardava i grandi lavori stagionali. Indubbiamente le previsioni in passato erano molto approssimative, basate in parte sul contenuto dei proverbi o sull’interpretazione di alcuni segnali della natura molto spesso connessi ai venti che giungono da lontano e portano informazioni sul tempo che verrà. Molto spesso il contadino confrontava le condi-

zioni meteorologiche della giornata con il contenuto dei proverbi a lui noti ed in questo modo poteva giungere a delle conclusioni: le previsioni erano molto grossolane ma complessivamente permettevano una sommaria valutazione. Infatti alcuni proverbi forniscono informazioni e l’elenco delle massime di origine popolare sarebbe lunghissimo. Ne segnaliamo qualcuna tra le più attendibili: quando il tempo volge al peggio, entro il giorno successivo o prima di sera le mucche al pascolo tendono a radunarsi e coricarsi in gruppo in un luogo pianeggiante mentre mosche e tafani diventano molesti; le marmotte annunciano l’arrivo del maltempo evidenziando nervosismo mediante frequenti segnali di allarme nei confronti di pericoli che normalmente tollerano guardinghe. Anche le rondini e le trote forniscono indicazioni sul tempo: poiché il nutrimento principale di questi animali sono gli insetti, con l’avvicinarsi della bassa pressione questi ultimi sono trattenuti dal vento vicino al suolo; per questo motivo le rondini volano radenti al terreno e le trote guizzano continuamente fuori dall’acqua. E ancora: se alla sera abbiamo ancora la fortuna di vedere un pipistrello che volerà fino a tardi, il giorno successivo sarà di bel tempo, mentre se esso è assente dalle aree di caccia usuali o se vola per un breve periodo, il tempo volge al peggioramento. Anche il coro prolungato delle rane conferma il bel tempo. Altre informazioni possono essere tratte in modo attendibile dall’osservazione delle nuvole nel cielo e dal confronto con alcuni proverbi: “Quando il monte ha il cappello, il contadino prepara l’ombrello” è riferito alle nuvole presenti sulla cima dei monti al mattino; “Nuvole verdi o scurette, tempesta e saette” indicando che nuvole con riflessi verdastri o molto scure annunciano un forte temporale ma attenzione al contrasto delle luci al mattino ed al tramonto. “Cielo a pecorelle, acqua a catinelle” riferito ai cirrocumuli che generalmente annunciano la pioggia entro un paio di giorni; “La tramontana la pioggia tien lontana” perché generalmente è aria fredda e secca e per concludere “Rosso di sera, bel tempo si spera; rosso al mattino acqua al mulino” indicando il colore del cielo al mattino presto ed al tramonto. In rari casi il contadino possedeva un semplice e rudimentale igro-

Sezione di Tortona

NUOVO DIRETTIVO Al termine dell’assemblea generale dei soci del 26 aprile scorso, è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo della Sezione per il triennio 2012-2013-2014. Sono stati eletti Gianluigi Carca, Benito Moratto, Gianfranco Lapata, Pier Paolo Maccarini, Gabriele Sacco, Andrea Presciutti, Piero Bonadeo, Giulio Bernardi, Giovanni Curone. Nella prima riunione del nuovo Consiglio Direttivo sono stati nominati il Presidente, Gianluigi Carca e il vicepresidente, Benito Moratto. I soci Giuseppe Pagella, Francesca Caffarone e Patrizia Bagnasco sono stati nominati revisori dei conti. Svolge le funzioni di Segretario se-

zionale Rossana Zucchelli. Il nuovo Consiglio Direttivo ricorda a tutti gli iscritti della Sezione di Tortona che è possibile inviare consigli e suggerimenti all’indirizzo e-mail segreteria@caitortona.net e che la Sezione è aperta ogni giovedì dalle 21 alle 23. Inoltre, ogni martedì e giovedì è possibile usufruire della palestra di arrampicata rivolgendosi al responsabile Andrea Carpo tramite il sito www.arrampicareatortona.blogspot.com. Ogni settimana sono organizzate escursioni e ciclo-escursioni in località dell’Appennino e delle Alpi che saranno comunicate a tutti i soci in possesso di indirizzo e-mail.

scopio costruito preferibilmente con il legno dell’abete bianco che è maggiormente sensibile alle variazioni di umidità atmosferica. Per le donne di un tempo la prova del sale grosso non falliva mai: conservato sempre in un luogo asciutto, se esso era umido ed aggregato, presto sarebbe arrivata la pioggia. Molte informazioni importanti erano ottenute anche osservando alcune piante che sono caratteristiche del periodo estivo. In molte località del Piemonte gli anziani indicano l’orto con il termine “giardino” ed in tutta la regione l’orto del passato non era semplicemente un orto. Infatti, in essi, piantate con un ordine non casuale ma rispettoso delle esigenze delle varie specie, erano coltivati ortaggi, piante aromatiche, piante da frutto, frutti selvatici, fragole e fiori in una mescolanza solo all’apparenza confusionaria. In realtà l’alternanza delle coltivazioni rispondeva ad esigenze di fertilità dei suoli, difesa dai parassiti, richiamo per gli insetti impollinatori, rispetto delle esigenze delle singole piante. Tra queste non mancavano alcuni fiori che potevano fornire indicazioni sul tempo delle giornate successive come ad esempio la calendula (Calendula pluviale e Calendula officinalis e la spontanea Calendula arvensis), la zinnia (Zinia angustifolia), il tulipano (Tulipa praecox e gli spontanei Tulipa australis e Tulipa Sylvestris) ed altri ancora che tendono a rimanere chiusi, almeno parzialmente, anche durante il giorno quando l’umidità atmosferica inizia ad aumentare. Nel periodo estivo, è attendibile l’osservazione della carlina comune (Carlina acaulis ed altre specie simili ma di dimensioni più ridotte) presente nei prati e nei pascoli, generalmente non oltre i 2500 2800 m di quota, quasi sempre alta solo pochi centimetri e mai oltre i 10-15, spontanea nelle Alpi e nell’Appennino. E’ uso diffuso appendere un esemplare di questa pianta alla porta degli alpeggi e degli edifici rurali per osservare eventuali cambiamenti utili per una attendibile previsione del tempo. Infatti questa pianta è molto sensibile alle variazioni di umidità dell’aria e tende a chiudere il fiore in anticipo di alcune ore rispetto all’effettivo cambio del tempo. Anche se oggi le previsioni del tempo sono decisamente affidabili, un po’ di esperienza sui segnali della natura e qualche proverbio dei nonni può contribuire ad adattare ad una specifica località la previsione regionale. Per esempio ho personalmente notato che nei rilievi del basso Piemonte ed in quelli della provincia di Cuneo fino al Monviso, soprattutto nel periodo centrale dell’estate, le condizioni del tempo sono spesso differenti dalle previsioni a causa dei venti meridionali, caldi e umidi, che contrastano con l’aria più fredda dei rilievi ed originano vapori e nebbie in quota. Adattando le previsioni con l’esperienza e qualche osservazione, ho più volte programmato con successo escursioni in giornate poco affidabili e, fortunatamente, ho rinunciato a qualche salita nonostante le previsioni di bel tempo; in questo ultimo caso ho poi raccolto informazioni locali e quasi sempre la scelta era stata quella giusta. E poi… se il tempo è proprio brutto, la giriamo in polenta.


6 La Sezione di Ovada celebra il suo trentennale

TUTTI IN VETTA IL 14 OTTOBRE La sezione CAI di Ovada, per festeggiare i 30 anni di fondazione, sta organizzando l’iniziativa “Trenta vette per il Trentennale”. L’obiettivo è quello di salire in contemporanea, il 14 ottobre prossimo, su trenta vette del’Appennino LigurePiemontese, situate nella zona dell’Ovadese e nella vicina Valle Stura. La macchina organizzativa si è già messa in moto: sono state individuate le trenta cime (per la verità sono 35, così c’è più possibilità di scelta per i soci) e si sta procedendo alle “prenotazioni”: su un apposito tabellone in sede gli interessati segnano il loro nome accanto a quello della vetta prescelta e si impegnano così a raggiungerla (possibilmente in compagnia) proprio il 14 ottobre prossimo, data dell’ascensione collettiva. L’obiettivo è di ritrovarsi contemporaneamente sulle trenta cime all’ora di pranzo e di scattare una foto per immortalare l’evento. Sul posto sarà anche lasciato un gagliardetto “commemorativo”. L’iniziativa della sezione ha anche ottenuto il patrocinio del Comune di Ovada. Gli obiettivi di questa manifestazione sono essenzialmente due, oltre a quello ovvio della celebrazione. Coinvolgere il maggior numero possibile di soci nell’iniziativa e far conoscere alcune cime minori del nostro Appennino.

Quindi non si percorreranno solo i consueti sentieri delle escursioni più “collaudate” nel territorio dell’Ovadese, ma si effettueranno percorsi meno noti, salendo su alture meno frequentate: un modo, questo, per far conoscere più a fondo il nostro territorio. E così, accanto al Tobbio, al Tugello, al Figne, al Leco, al Taccone, alla Colma, al Pracaban, al Dente, al Poggio, alla Costa Lavezzara, al Pavaglione, ci sono anche il Bric dei Ladri, il Bric degli Alberghi, il Saliera ed altre montagne modeste e semisconosciute della zona. E poi ci sono le alture situate sul territorio comunale di Ovada: quattro in tutto, la maggiore delle quali è quella delle Ciazze, di poco superiore ai 730 metri. Il materiale fotografico raccolto sarà poi

Sezione di Ovada

Alpinismo Giovanile

GLI AMICI RICORDANO CLAUDIO

Il 2 giugno scorso un gruppo di soci del CAI di Ovada, insieme a parenti e amici di Claudio Ferrando, il giovane tragicamente scomparso in un incidente sul lavoro nel novembre scorso, si sono recati in val Mastellone, in val Sesia, ed hanno raggiunto Valle Piatto, a quota 1769 metri, per sistemare in una cappelletta un foto in suo ricordo. La località è stata scelta perché frequentata abitualmente proprio da Claudio durante le sue escursioni. La bella giornata di sole ha favorito la camminata che ha voluto essere un momento di ricordo per il socio CAI che non c’è più. Erano presenti anche la sorella e la nipote di Claudio.

inserito nella mostra in programma a dicembre, negli spazi espositivi di piazza Cereseto ad Ovada, dove gli artisti (di arti figurative) che sono iscritti alla sezione presenteranno le loro creazioni. Il Consiglio Direttivo quindi invita tutti i soci ad “arruolarsi” in vista di questa ascensione collettiva, che vuole essere una festa speciale per i 30 anni della sezione. Diego Cartasegna

ECCO I NUOVI ACCOMPAGNATORI

Sabato 14 aprile ha avuto luogo la consegna dei diplomi per gli allievi del corso ASAG organizzato dalla Scuola Interregionale di AG LPV e diretto dall'Accompagnatore Nazionale di Alpinismo Giovanile (ANAG) nonché direttore della Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile Gian Carlo Berchi. Nel corso della serata, svoltasi presso il ristorante “Il Campanile”, in frazione Bandita di Cassinelle, i 15 allievi hanno ricevuto, alla presenza dei presidenti delle sezioni CAI di Novi Ligure, Acqui Terme e Ovada, i distintivi e i diplomi comprovanti il superamento delle prove finali e quindi la qualifica ottenuta. Fra le diverse tematiche trattate durante il corso, particolare attenzione è stata dedicata al progetto educativo, ad alcune manovre di tecnica alpinistica, all'orientamento ed alla cartografia, alla meteorologia (essenziale in ambiente montano), allo studio dell'itinerario e alla conduzione di gruppi. Si è svolta, inoltre, con la collaborazione della delegazione CNSAS di Alessandria, una lezione relativa a primo soccorso ed attivazione del soccorso, sempre molto utile in caso di necessità e sperimentato attraverso esercitazioni sul campo. Diverse uscite sul territorio hanno consentito di sperimentare le discipline trattate nelle lezioni teoriche, ad una di queste hanno partecipato un gruppo di ragazzi dell’Alpinismo Giovanile. La frequenza al corso ha consentito ai partecipanti di socializzare esperienze, sviluppare spirito di gruppo e ha posto le basi per una fruttuosa futura collaborazione. A comprova di quest'ultimo punto, è già

stato avviato il corso di Alpinismo Giovanile che interessa ragazzi appartenenti alle tre sezioni coinvolte. I neo-accompagnatori hanno dimostrato di essere particolarmente motivati ed hanno manifestato interesse ed apprezzamento per l'iniziativa formativa. Il direttore del corso, dopo essersi complimentato con i diplomati, ha ringraziato tutti i docenti che, con il loro impegno, bagaglio di conoscenze ed esperienze sul campo, hanno contribuito alla buona riuscita del ciclo di lezioni. Hanno partecipato al corso Valter Marenco, Debora Borgoglio, Giancarlo Rizzo e Valentino Subrero di Acqui Terme, Alessandro Gemme, Giovanni Manca, Luca Moro, Stefano Mutti, Antonella Pallante, Luca Raddavero, Simona Recco e Alessandra Saturnino di Novi Ligure, Amir Bendoumou, Diletta Boschi e Luca Stiber di Ovada.


PROGRAMMA ATTIVITAʼ ALESSANDRIA ESCURSIONISMO 8 LUGLIO

14-15 LUGLIO

21-22 LUGLIO 3-10 AGOSTO 24-26 AGOSTO

9 SETTEMBRE 23 SETTEMBRE

7 OTTOBRE

BREITHORN OCCIDENTALE m 4165 da Plateau Rosà m 3455 - Valtournenche (F) - D.G. Avalle PUNTA GNIFETTI, CAPANNA REGINA MARGHERITA m 4554 dal Rifugio Gnifetti m 3647 (F) - D.G. Avalle, Salini ESCURSIONE PER FAMIGLIE CON PERNOT TAMENTO IN TENDA - D.G. Avalle, Mandirola TREKKING IN CORSICA GR20, parte meridionale - D.G. Avalle TREKKING NELLE VALLI GARDENA, FUNES E BADIA Anello da Selva di Valgardena (EE) D.G. Accornero, Fei BIVACCO BONELLI m 2330 dal Saretto m 1530 Val Maira (E) D.G. Fei, Salini BIVACCO CITTÀ DI MARIANO m 2860 da Saint Jacques 1689 m - Val dʼAyas (EE) D.G. Grassi, Penna ALPE RES m 1419 - COLLE DELLʼORCHETTA m 1818 - da Pianello di Rimella - Valsesia (E) D.G. Accornero, Colla

VALENZA ESCURSIONISMO 6-9 LUGLIO 15 LUGLIO 22 LUGLIO .... AGOSTO .... AGOSTO .... AGOSTO 2 SETTEMBRE 16-22 SETTEMB 30 SETTEMBRE

DOLOMITI: DA RIFUGIO A RIFUGIO MONTE MALAMOT (MONCENISIO) RIFUGIO ALPETTO (CRISSOLO) NOTTE IN RIFUGIO (data da definire) NOTTE IN RIFUGIO (data da definire) UN 4000 METRI (data da definire) HOCHLICHT dal Gabiet - Gressoney CILENTO (Campania) VALLONE DEL LEVIONAS (Valsavarenche)

TO R TO N A ESCURSIONISMO 14-15 LUGLIO

TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 Brusson (Estoul)

MTB 14-15 LUGLIO 16 SETTEMBRE 21-23 SETTEMB

TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 Brusson (Estoul) MONTE CHABERTON CASTELLANIA - MARE

ARRAMPICATA 14-15 LUGLIO

TUTTI INSIEME AL RIFUGIO ARP m 2446 Brusson (Estoul)

CASALE

ACQUI TERME ESCURSIONISMO 8 LUGLIO 22 LUGLIO 24 LUG - 4 AGO 12 AGOSTO 26 AGOSTO 2 SETTEMBRE 8-9 SETTEMBRE 30 SETTEMBRE

TRAVERSATA DAL VALLONE DI TESINA S. BERNOLFO SORGENTI DEL MAIRA MADONNA DI CAMPIGLIO (Trentino Alto Adige) MONTE ROCCIAMELONE 3538 m GRAND TOURNALIN - CIMA SUD 3371 m SUI SENTIERI DI NANNI ZUNINO VAL GERMANASCA E IL QUEYRAS VERSO IL 150° - SENTIERI DEL PONZONESE

ALPINISMO 14-15 LUGLIO 24 LUG - 4 AGO 4-5 AGOSTO

RIFUGIO REGINA MARGHERITA m 4554 MADONNA DI CAMPIGLIO (Trentino Alto Adige) PIZZO BADILE 3308 m - Via Molteni

OVADA ESCURSIONISMO 7-8 LUGLIO 14-23 LUGLIO 29 LUGLIO 10 AGOSTO 16-23 SETTEMB 30 SETTEMBRE 7 OTTOBRE

WE IN VAL VARAITA Pernottamento al posto tappa di Chianale (EE) Org. Cartasegna TUTTI IN BAITA VAL VENY Org. Icardi, Stiber MONTE ALBERGIAN 3041 m - Val Chisone (EE) Org. Bello, Torrielli FIACCOLATA NOTTURNA A SAN LORENZO (T) Org. Piccardo, Piana CILENTO (E) Org. CAI Valenza TRENOTREKKING: Acquasanta - M. Pennello Pegli (EE) Org. Tambussi, Sanguinetti, Camera POLENTATA SUL MONTE TOBBIO (E) Org. Piana e le ragazze del CAI

ALPINISMO 1-2 SETTEMBRE 9 SETTEMBRE

RIF. QUINTINO SELLA 2640 m con possibilità di salite al MONVISO (PD) Org. Vitale, Sonaglio VIA FERRATA - VAL CHISONE (D) Org. Ferraro

SAN SALVATORE ESCURSIONISMO 7-8 LUGLIO 22 LUGLIO 28-29 LUGLIO 19 AGOSTO 16 SETTEMBRE

RIFUGIO CARESTIA - CORNO BIANCO (EE/F) RIFUGIO MEZZALAMA m 3036 (E-EE) RIF. GIACOLETTI m 2741 PUNTA ROMA (EE) OROPA dalla Valle di Gressoney (E) MONTE TAMARO - LEMA (E)

ALPINISMO 7-8 LUGLIO 28-29 LUGLIO 5 AGOSTO 2 SETTEMBRE

RIFUGIO CARESTIA - CORNO BIANCO (EE/F) RIF. GIACOLETTI m 2741 PUNTA VENEZIA (A) FERRATA CIMALEGNA (A) TAGLIAFERRO 2964 m da Rima (A)

SPELEOLOGIA 30 SETTEMBRE

GROTTA DI RIO MARTINO - CRISSOLO (F)

ESCURSIONISMO 8 LUGLIO

LAGO PERRIN IN VAL DʼAYAS (E) Org. Piotto, Rossi 22 LUGLIO MONT FORTIN IN VAL VENY (E) Org. Bobba 29 LUGLIO RIFUGIO JERVIS - COLLE DI NEL (E) Org. Marangoni 9 SETTEMBRE SENTIERO WALSER DELLA VAL FORMAZZA (E) Org. Marangoni 23 SETTEMBRE COLMA DI CAMPERTOGNO - Valsesia (E) Org. Piotto, Rossi 27 SETT- 1 OTT LA VIA DEGLI ABATI - da Bobbio a Pontremoli Org. Bruschi 7 OTTOBRE COLORI E SAPORI DELLʼALTO ASTIGIANO (E) Org. CAI Foglizzo

ALPINISMO 15 LUGLIO

PELVO DʼELVA (F) Org. Mazzuccato

APERTURA SEDI ACQUI TERME Via Monteverde, 44 Giovedi 21,00 - 23,00 ALESSANDRIA Via Venezia, 9 - Tel. 0131 254104 alessandria@cai.it www.caialessandria.it Martedi, Venerdi 21,30 - 23,00 Mercoledi e Venerdi 18,30 - 19,30 CASALE MONFERRATO Via Rivetta 17 - Tel. 0142 454911 www.monferrato.net/cai/ Giovedi 21,30 - 23,00 NOVI LIGURE Corso Marenco 21 Mercoledi e Sabato 18 - 19,30 Venerdi 21,00 - 23,00

OVADA Via Gilardini, 9 - Tel. 0143 822578 Mercoledi e Venerdi 21,00 - 23,00 SAN SALVATORE Piazza Carmagnola, 2 info@caisansalvatore.it www.caisansalvatore.it Martedi 21,00 - 23,00 TORTONA Via Trento 31 (Palestra F. Coppi) - C.P. 153 segreteria@caitortona.net www.caitortona.net Giovedi 21,00 - 23,00 VALENZA Giardini Aldo Moro Tel. 0131 945633 - 340 9882624 cai@valenza.it Martedi e Venerdi 21,00 - 23,00


8 Una giornata, una vetta…

ROCCIA NERA

m 4075

Valtournenche, Val d’Ayas

L’imponente dorsale che dal Breithorn occidentale si allunga verso oriente elevandosi a formare alcune vette, tra cui il Breithorn centrale ed il Breithorn orientale, termina in prossimità della Scharztor con una cima nevosa, che si erge evidente al di sopra di una nera parete di roccia alta oltre 200 metri. La cima nevosa è nota con il toponimo Roccia Nera ed è raggiungibile dal versante sud risalendo un lungo e piuttosto ripido pendio di neve. La Roccia Nera, che tocca i 4075 m, risulta meta ambita dagli appassionati che desiderano immergersi in uno straordinario ambiente glaciale, senza dover ricorrere a tecniche di arrampicata ma limitandosi all’arte del camminare: l’unica difficoltà da considerare è rappresentata dal ripido pendio finale, che raggiunge la vetta risalendo il ghiacciaio con pendenza considerevole (fino a 45 gradi circa), superando gli ultimi 200 m circa di dislivello. La salita di tale versante, che normalmente viene effettuata per la massima pendenza evitando pericolosi percorsi a zig-zag, è consigliata solo quando le condizioni sono ottimali, informazione che spesso viene fornita dai gestori dei rifugi presenti in zona. In tal senso è innanzi tutto necessario che la neve sia assestata, per evitare il rischio di valanghe, dal momento che si percorre un lungo traverso alla base dei ripidi pendii meridionali della catena dei Breithorn. Inoltre è indispensabile assicurarsi che il pendio finale non sia ricoperto di ghiaccio vivo, fatto che si verifica più frequentemente a fine estate. Dal punto culminante si gode di un panorama formidabile: verso oriente si nota il Polluce, che mostra la tradizionale cresta percorsa dalla via normale, nonché il pendio di neve (con pendenza di circa 50 gradi), percorribile in alternativa alla via su roccia. Più in lontananza si individuano facilmente il Castore, i Lyskamm, la Gnifetti, la Dufour e la Nordend; verso occidente certamente affascinante è l’elegante cresta, percorsa in piccola parte, che unisce i Breithorn, cresta lungo la quale si notano insidiose cornici di neve protese verso la Svizzera. Verso mezzogiorno, decisamente più in lontananza, si notano il Gran Paradiso ed il Ru-

tor. Di grandissimo interesse è infine il panorama che si apre verso il Vallese: procedendo in senso antiorario, si possono osservare prima i dolci pendii ghiacciati a valle della cima Jazzi, quindi lo Stralhorn, il Rimpfischorn, la catena del Mischhabel con l'Alphubel (dall’inconfondibile forma a trapezio), il Weissmies, lo Zinal-Rothorn e altri celebri Quattromila elvetici. L'ascensione richiede la conoscenza di tecniche alpinistiche di base, anche se la progressione avviene semplicemente camminando: è necessario infatti ricorrere all’uso di corda, piccozza e ramponi. Caratteristiche dell’escursione Dislivello: l'ascensione è caratterizzata da salite e discese con percorso libero; è quindi difficile calcolare il dislivello reale. È possibile comunque stimarlo in 725 m circa all'andata e 125 m circa al ritorno, per un totale di 850 m. Esposizione: ovest fino al Colle del Breithorn, quindi Sud. Difficoltà: F (escursione su ghiacciaio); se il pendio finale è coperto di ghiaccio vivo, la difficoltà potrebbe essere maggiore. Descrizione del percorso Molti salgono la Roccia Nera partendo dal Rifugio Guide di Ayas, il più vicino in linea d'aria alla meta; in alternativa si può preferire il rifugio Guide del Cervino come base di partenza: collocato a quota 3480 m della Testa Grigia, è comodamente raggiungibile in funivia, evitando all'escursionista una lunga marcia di avvicinamento ed il superamento di un considerevole dislivello. La salita al Roccia Nera partendo dalla Valtournenche presenta l’unico inconveniente di incrociare nella prima parte alcuni impianti di risalita: superato il primo terzo circa del percorso, il paesaggio si fa comunque selvaggio e incontaminato. Partendo dal rifugio Guide del Cervino all’alba, si sale prima a margine di ampie piste di sci, dirigendosi verso oriente; senza incontrare difficoltà particolari, almeno in condizioni di buona visibilità, si perviene ad una piccola cabina, utilizzata dal personale degli impianti di risalita, situata a quota 3796 m, in prossimità del colle del

Il Polluce (in primo piano) ed il Castore (al centro) visti dalla vetta della Roccia Nera

Breithorn, all’incirca a metà percorso lungo la dorsale che unisce il Piccolo Cervino e la Gobba di Rollin. Si inizia quindi a scendere con gradualità per portarsi a distanza adeguata dai pendii meridionali dei Breithorn; non esiste un percorso univocamente definito ma è necessario individuare al momento la strada più opportuna da percorrere: è opportuno che in questo tratto dell’ascensione la cordata avanzi non in fila indiana ma a ventaglio, al fine di assumere una disposizione perpendicolare alla direzione più probabile dei crepacci. Al termine della lunga traversata, quando il pendio di neve inizia a scendere con pendenza pronunciata verso la Schwartztor (Porta Nera), si piega verso sinistra, affrontando il ripidissimo versante che sale in direzione del punto culminante della Roccia Nera; si affronta l’ultimo tratto del percorso per la via più diretta, tenendosi non lontani dal bordo roccioso orientale, evitando di ricorrere a inopportuni tracciati a zig-zag: trattandosi di un passaggio quasi obbligato, questa parte dell’itinerario è spesso segnato dalla presenza di tracce di passaggio. Si tratta comunque di un punto caratterizzato da una pendenza decisamente elevata (45 gradi circa), un punto che può richiedere cautela elevata, specialmente durante la discesa, se in presenza di ghiaccio vivo (condizione più frequente a fine dell'estate); occorre invece evitare la salita nel caso in cui ci si trovasse in presenza di neve non adeguatamente assestata, per il rischio considerevole di valanghe. Superati i 150-200 metri di dislivello che caratterizzano il pendio finale, si perviene ad una cresta, piuttosto larga, distante una cinquantina di metri dalla vetta: affrontato un ultimo breve risalto, si tocca infine il punto culminante. Claudio Trova claudiotrova@alpioccidentali.it Dalla vetta verso la Svizzera


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