Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monf., Ovada, San Salvatore Monf., Tortona, Valenza Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministr. Via Rivetta, 17 Casale Monferrato Redazione Stampa Tipografia Barberis snc San Salvatore Monferrato “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIV - Num. 4 - OTTOBRE 2013 __________________________________________________
Un progetto del CAI per il 150°
Aperta una nuova via in Corsica
Alle 6:30 del 23 luglio scorso si coronava uno dei principali progetti voluti dal Club Alpino Italiano per celebrare i 150 anni dalla sua fondazione: una spedizione internazionale per accompagnare un gruppo di ragazzi dell'Alpinismo Giovanile sulla vetta del Monte Ararat, a 5137 metri di quota. Il capo spedizione, l’ANAG Gian Carlo Berchi, socio della sezione di Ovada, ci ha raccontato questa esperienza. “L’Ararat ci ha detto - è in Anatolia, nella parte più orientale della Turchia; è una montagna simbolo dove, secondo il racconto biblico, è approdato Noè con la sua arca. Si è trattato di un progetto di ampio respiro con la collaborazione tra 4 commissioni nazionali del CAI. Il gruppo operativo era costituito principalmente da ragazzi ed accompagnatori selezionati come rappresentanza dell’Alpinismo Giovanile italiano, affiancati da specialisti, partecipanti in rappresentanza di altre commissioni nazionali del CAI. C’è stata un'attenta preparazione: la maggior parte degli incontri si è svolta ovviamente in montagna: Dolomiti Vicentine, Monte Rosa e Ortles-Cevedale. ”Ma veniamo alla spedizione: dopo il ritrovo il 17 luglio a Legnano, il gruppo è partito da Malpensa e, dopo uno scalo ad Istanbul, con un volo interno ha raggiunto l’aeroporto di Van. “Il programma, - ci ha spiegato Berchi - per le finalità alpinistiche e culturali proprie del progetto, oltre alla salita prevedeva la visita di importanti siti archeologici. Da Van siamo andati a Dogubayazit, una cittadina a circa 2000 metri di quota vicina al confine tra la Turchia, l'Iran, l'Armenia e l'Azerbaijan; di lì siamo partiti per il campo 1 (a 3200 metri di quota), base della salita all'Ararat, con un’ascesa di 1200 metri di dislivello. La via di salita alla vetta si sviluppava sul versante sud della montagna. Il giorno successivo è stato dedicato all'acclimatamento: salita fino al campo 2, a 4200 metri, e ridiscesa al campo 1. Ventiquattrore dopo siamo saliti nuovamente al campo 2 per pernottare e poi tentare la salita alla vetta”.
Nel mese di agosto 2013, Massimo Bottazzi ed io abbiamo terminato di aprire una nuova via in Corsica, nelle Aiguilles de Popolasca, di eccezionale bellezza, difficile ed impegnativa sia tecnicamente che psicologicamente. La nuova linea si trova su una torre rocciosa molto isolata, mai salita da nessuno ed in un ambiente davvero selvaggio. L’abbiamo chiamata “Torre Carlo”, in memoria di Bruno Carlo, l’alpinista novese nostro amico, deceduto nel 2000. La via è nata per commemorare il 150° anniversario di fondazione del CAI ed ha avuto l’egida di tutte le Sezioni della Provincia di Alessandria. La via aperta su questa torre magnifica mi ha regalato grosse soddisfazioni, riportandomi all’esplorazione in modo poco dissimile dal periodo d’oro dell’alpinismo ottocentesco. Oggi altri mezzi e problemi, accomunati dallo stesso filo conduttore, hanno permesso di comprendere l’avventura vissuta da quegli uomini appartenenti ad un’epoca meravigliosa in cui tutto era ancora da scoprire. Tracciando questa via nuova, Massimo ed io siamo andati alla ricerca unicamente della relazione estetica con la roccia, cercando sempre di affinare la nostra sensibilità esplorativa. Non abbiamo pensato mai molto ai gradi o a misurare la distanza tra i rinvii. Le vie di una volta, ovunque fossero, si svolgevano lungo linee deboli perché facili da proteggere. Attualmente si cerca l’itinerario ideale, fatto che moltiplica le possibilità. In questa via non è quasi mai possibile una protezione naturale e quindi l’abbiamo salita dal basso a fix, pur cercando di limitarli. Abbiamo dato tutto per questa via. Rischio, forza, coraggio, determinazione: il meglio che la montagna riesce a tirar fuori e qualche volta anche il peggio. Ma ci sono fuoriclasse che possono fare di meglio e possono fare di più. Qualche volta nei bivacchi sotto la parete o risalendo col cuore spompato le fisse, ho maledetto questa scelta e a chi si interroga sull’esigenza di spingere per forza al massimo in montagna non so dare una risposta sensata. Siamo fatti così, molto egoisti, molto desiderosi di dare il meglio. E non sempre bello per chi ci sta vicino. La parete, bellissima, si è presentata a noi come un terreno ideale per risvegliare forti sensazioni. Una specie di confine tra quello che è permesso e quello che è proibito, generando in noi la consapevolezza di essere liberi da ogni regola sociale. In vetta, guardando finalmente dall’alto e non più dal basso, eravamo molto felici e consapevoli che già l’indomani avremmo avuto un altro sogno da inseguire. Questa via mette assieme le caratteristiche tipiche della varie diversificazioni arrampicatorie che contraddistinguono l’alpinismo oggi: è situata in un ambiente molto selvaggio, ha un lungo e complesso approccio, non vi sono altre vie d’arrampicata e quindi noi siamo stati i primi salitori alla cima, ha delle difficoltà tecniche elevate, una compattezza assoluta della roccia,
CAI ARARAT 2013 TORRE CARLO, 150 ANNI SENZA CONFINI
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L’acclimatamento è stato particolarmente curato per permettere all'organismo di adattarsi alle mutate condizioni ambientali. “Molta attenzione è stata data a questo aspetto; - ci ha spiegato Berchi - due medici, membri del gruppo,
a graspola, che impedisce quasi totalmente l’uso di protezioni velici. Questo ci ha quindi permesso di scegliere l’itinerario ideale, consentendoci di realizzare l’aspetto creativo ed estetico nella sua massima espressione. Gianni Ghiglione (Accademico d’alpinismo) Note tecniche Prima salita: Gianni Ghiglione, Massimo Bottazzi 3/4 agosto 2013 - 25/26 agosto 2013 Sviluppo: 200 m (6 L) Difficoltà: 7b, 6b+ obbligatorio Materiale: 2 corde da 60 m, 12 rinvii, una serie di friends medio grandi (fino al n° 4 B.D.), cordini e fettucce. Via attrezzata con fix inox distanziati, da integrare in alcuni punti chiave con friends. Accesso: seguire la D 18 che dalla periferia verso Francardo porta a Popolasca. Giunti al paese, lasciare l’auto in un ampio piazzale in corrispondenza della struttura recettiva “A Penna Rossa”. Risalire il centro storico fino al suo termine, dove si trova la Fontana. Ascendere una breve gradinata fino a giungere ad una vasca d’acqua. Piegare verso destra (Nord) oltrepassando il rio Funtanella e raggiungere in salita la dorsale che separa tale rio da quello di Petra Grossa. Seguirla (ometti e numerosi ginepri tagliati dalla forestale) dirigendosi verso la base della parete (qui non visibile). Giunti ad un piccolo colletto a quota 1120 m circa, risalire un canalino fino ad un altro colletto erboso. Da qui, frontalmente e dopo una traversata in saliscendi, risalire al meglio un grande canale a pietraia. Sempre seguendo degli ometti verso sinistra ed in direzione sud, procedere la marcia fino a reperire un
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CAMMINANDO SI PESTANO STORIE (Segue dal numero precedente) Stiamo andando a Valenza, città dell’oro, fa caldissimo, si cammina, si scherza, si raccontano storie di altre valli, si è curiosi e attenti. La sera si improvvisa un primo bucato e si parla di timbri e credenziali. Camminiamo tutto il giorno.
Camminiamo per arrivare, camminiamo per camminare, arriviamo per poter ripartire... È una variante della Francigena quella che pestiamo, la variante Terre Alte e, nei chilometri finali di questa secondo tratto del Camminacai, la Via degli Abati, che si ricongiunge con la Francigena in Lunigiana. E poi si continua, e dopo Valenza c´è Tortona, e pian piano si sale, e qui seguono Ponte Nizza, il Passo della Scaparina con resti di neve e 6 gradi, e una cuoca gioviale e generosa. Qualcuno brama un bel minestrone. E piove, e il cammino continua, la via non finisce mai, tanto che spesso mi vedo chiedere all’Uomo Dei Numeri come stiamo andando e a che punto siamo. Non male, dice chino sul GPS, siamo a 19,8 e a 4,2, non male. Io, che ho sempre schernito quelli che camminano col tachimetro. Il cammino continua e già alcuni piedi protestano e vengono incerottati senza mezze misure, e se ne avranno a male. A valle i primi congedi. Le sorelle Bandiera ci abbandonano lasciando il posto a tre inseparabili giovanotti dall´accento quasi ligure. Dopo la pausa serale si continua. Sindaci e vicesindaci virtuosi ci faranno spesso gli onori di casa lungo il percorso, duomi e abbazie apriranno le loro porte ai seguaci di Sigerico - e a me, mescolata a loro, improvvisamente divenuta Casalese and proud to be, vedete la maglietta? Sono del CAI. In questo viaggio verrò a conoscenza dei più segreti segreti del viandante moderno e presto saprò en detail tutto su zaini, suole e cerotti. Ascolterò i consigli più raccapriccianti sul cosa portare sempre con sé come riserva energetica ("allora, io ti consiglio un misto di noci, uvetta, zenzero, cioccolato e qualche scaglia di grana") e gusterò deliziosi fruttini fatti in casa, e grappa di prugnolo, e curiosi tortelli con la coda, salumi pregiati e grana ruspante. Respirerò intere selve bianche di sambuco e di acacia, quasi come se la natura volesse compensare i nostri effluvi di umanità varia, di calzini umidi, di magliette sudaticce. Guaderò fiumi, banchetterò sulle panchine, rifletterò con le spalle dolenti sulla necessità di mettersi per strada leggeri in tutti i sensi - ma come si fa quando si han 50 anni? Attraverserò incredula dozzine di villaggi senza vedere un´anima viva, completamente spopolati. C´è da mettersi ad urlare, ma come è possibile tanto spreco di case e fienili e di aria chiara e storia? Ma è possibile che le città continuino ad attirare? Ma non se ne accorge nessuno che non può continuare così? E un viaggio come questo ha anche questa funzione: far aprire gli occhi. Mi chiederò anche che senso ha svegliarsi alle 5 o alle 6 di mattina per andare da A a B, e alcune volte mi verrà in mente una risposta buona. Dormirò in posti che non avrei mai sospettato potessero accogliermi, scatterò
centinaia di foto fissando così la fragile poesia dei fiordalisi, blu come una volta, c´è da non crederci. E tante fabbriche arrugginite che punteggiano le nostre valli come fossero carcasse di dinosauri dove la natura è padrona e fa il suo lavoro, e lo fa bene, e fa crescere intere giungle dove chissà chi faceva il cemento o fabbricava artefatti necessari alle città degli anni 60 o 70, e anche questo è già storia, archeologia industriale, Land Art. Dopo scoprirò il ruolo di Bobbio nel Medioevo dopo la caduta di Norcia, conoscerò culti e storie di santi mai sentiti, vedrò in Lunigiana boschi senza fine e le tracce in ardesia di storie vecchie 3000 anni. E dormirò al freddo e di pessimo umore in uno stanzone parrocchiale dietro ad un calcetto d´epoca, ascolterò melange di sitar (ma no, niente sitar: erano una dilrba, una tampura, un esraj...) intrecciati come per magia a testi in catalano e tardolatino dal Llivre Vermell de Monserrat. Un concerto in nostro onore e per tutti i pellegrini medievali passati di lì messo in scena da un coro (il Gruppo Vocale Audite Nova di Pavia) di abati rossi - degno senz’altro di ben altri applausi che dei nostri, provati dalla fatica e dalle emozioni del nostro percorso. Quella sera mi daranno addirittura una medaglia. E poi si riparte e i nomi già si sovrappongono nella memoria. Mareto, Bardi, Volpedo con il suo Quarto Stato, Bardi, Borgotaro (e un piccolo hotel da nababbi, bella la civiltà, tutto sommato) e poi Pontremoli, la città che non si vede. Più avanti Berceto, altro paese pressoché deserto. Anche qui la storia e le storie dell´anno Mille si rappresentano in fregi in ardesia grigia sui muri delle chiese che da sempre osservano ieratiche il fare e il disfare dei viandanti. Un asino che
suona l´arpa, i ghigni degli eretici, spaventose bestie immaginarie come la chimera, o Quimera, con le sue tre teste nel mosaico nella Basilica di San Colombano. E saranno fior di professori e che qui ci parleranno di Alarico e di Alcuino di York e delle generazioni di amanuensi irlandesi e di pellegrini che hanno pestato prima di noi (e sicuramente senza Vibram) questi sentieri. Ma quali retroscena organizzativi deve avere questo Camminacai, chapeu, se non fossi così stanca mi commuoverebbe: Musei, abbazie, concerti, onorificenze d’ogni genere un’accoglienza esemplare. Un viaggio che è anche occasione straordinaria per toccare con mano la straordinaria ricchezza culturale, paesaggistica e storica del mio paese e dei suoi centri minori. Un paese così anarchico e contraddittorio, così stolto come un ragazzo che non crede che la storia abbia qualcosa da insegnargli e che quindi non si può che amare da lontano. Dopo undici giorni di cammino poi arriviamo a Sarzana, e la giornata è densa di tensione per l´exploit finale. Entreremo a Sarzana come trionfatori o piuttosto come scolaretti alla fine dell’anno? La verità è che entriamo in una città (e siamo di
nuovo in tanti, con i ragazzi di Libera e con le altre sezioni) pigramente domenicale, calda, sbadigliante, indifferente. Ma al castello già ci aspettano boyscout e parenti, ci aspettano quelli che non hanno potuto camminare sempre con noi e ci aspetta anche il bel podio con celebrità e parole belle ed importanti. E poi altre foto, abbracci, madame eleganti e profumate, qualche cravatta... Mario deve già partire. Adesso mi rendo conto che questa avventura all’improvviso sta finendo e che fa quasi male. Già si parla di settembre. È finita, siamo arrivati. Ma arrivati dove? Arrivati veramente? Ma questa è ormai un’altra storia. cinzia.fenoglio@gmx.de Cinzia Fenoglio, torinese "ma non parente di", osserva da oltre 20 anni dalla prospettiva confortevole dell´emigrata le evoluzioni e le involuzioni italiane. Pensa perlopiú in tedesco, si occupa di grafica editoriale e di lingua italiana, di agricoltura solidale e della buona cucina. È la socia CAI di Casale Monferrato che ci mette più tempo a venire alle riunioni.
Sezione di Alessandria
BREITHORN OCC. VIA NORMALE Ventotto partecipanti di cui 26 sulla cima del Breithorn Occidentale 4165 m e 2 anche in traversata al Centrale. Giornata perfetta! Quest'anno il meteo ci è stato favorevole. E pensare che sabato aveva piovuto tutto il giorno a Cervinia! Ma così è la montagna: mai disperare. Qualcuno disse: “la montagna chi non la ama...” (il seguito lo dirò a richiesta). E noi invece le montagne, che durante la settimana vediamo solo da molto lontano, le amiamo e sono il nostro luogo di evasione ed elezione di ogni weekend (o quasi, tempo e impegni permettendo). Dunque: 21 a piedi con picca e ramponi più 7 con gli sci. Insomma un bel gruppo di appassionati. Sveglia alle 4 per partire in tempo per la prima funivia. Tutti su a Plateau Rosà, belli carichi e pimpanti. La giornata è bella, caldo e tanti appassionati come noi (incontriamo anche l'amico Vittorio Bedogni del CSMT che è in gita sociale con il CAI di Milano). Ma soprattutto, complimenti per il primo 4000 di molti partecipanti! E un arrivederci alla prossima salita alpinistica nel programma sociale: che non necessariamente sarà un 4000 ma sicuramente non meno bello ed interessante. Seguite il programma perché saranno delle salite di grande interesse.
3 Sezione di Acqui Terme nella Valle delle Meraviglie
TREKKING NELLE ALPI MARITTIME
Undici soci della sezione acquese del CAI si sono cimentati in un trekking di quota medio alta attraverso un gruppo montuoso delle Alpi Marittime dal 18 al 22 agosto. L’escursione non presentava particolari aspetti di tecnica alpinistica, sebbene il percorso sia stato ragguardevole per la lunga tappa di avvicinamento al primo rifugio e per quelle successive di trasferimento negli ulteriori posti di tappa, per i ripidi pendii o valichi superati di notevoli dislivelli, con uno zaino piuttosto pesante che già da subito si è fatto sentire e che ha costituito la maggiore difficoltà incontrata (ovviamente non derogabile). Un itinerario di tutto rispetto, segnalato, su carrarecce e sentieri anche impervi ma accessibili a persone sicuramente bene allenate e che frequentano da tempo la montagna con tutte le dovute attenzioni. In breve: imboccando con il pulmino del CAI la Valle Gesso, dopo Borgo San Dalmazzo, si prosegue fino all’abitato di Valdieri giungendo a S. Giacomo di Entraque dal cui piazzale inizia il percorso. Salendo al Pra del Rasur, ed in successione superando il passo del Muraion, si raggiunge il Rifugio Federici Marchesini al Pagarì (quota 2798 m), con un dislivello di circa 1400 metri. Il Rifugio è posto su un dosso roccioso dominato ad Ovest dalla parete imponente della Maledia dal quale si gode di un’ottima vista e ci si trova, soprattutto al tramonto ed all’alba, in compagnia di numerosi stambecchi di ogni età che non disdegnano la presenza dell’uomo. Dopo aver assunto alcune utili informazioni e comunque consultata, come sempre, la carta, il giorno successivo, ci siamo diretti verso il rifugio de Nice, in Francia, salendo al passo Pagarì a quota 2796 m per poi affrontare la lunga e ripida discesa in territorio francese, prima su una cengia erbosa e poi attraverso massi e detriti, scenden-
do e passando accanto ai suggestivi Lacs du Mont Clapier, proseguendo poi sino al Refuge de Nice, peraltro già da prima visibile poiché posto in una bella posizione panoramica sovrastante il Lac de la Fous. Qui abbiamo effettuato una breve sosta e dopo il rifornimento di cibo e soprattutto di acqua, ci siamo avviati verso il Rifugio Valmasque, meta del giorno e luogo di cena e di pernottamento. In questa tappa di trasferimento, a poca distanza dal rifugio, ci ha colti un improvviso e violento temporale che ci ha obbligati ad estrarre dallo zaino l’equipaggiamento di rito anche se l’intensità della pioggia non ci ha evitato la classica bagnata. Il giorno successivo con condizioni meteorologiche decisamente più favorevoli, dopo avere affiancato e superato in progressione gli incantevoli lacs Vert, Noir e du Basto, abbiamo affrontato il ripido pendio per il valico della Baisse de Fontanalba (m 2568) dalla cui sommità si è goduto, su entrambe le valli adiacenti, di uno spettacolo veramente stupendo. Il passo segna l’ingresso da questo lato nella Valle delle Meraviglie: iniziando a scendere lentamente, ci colpisce l’asprezza del paesaggio, ed al contempo, la particolare conformazione del sistema roccioso a lastre sovrapposte, che abbiamo attraversato accompagnati dalla vigile, agile e costante scorta di alcuni camosci. Ancora riducendo il dislivello si incrociano poi le Lac Vert di Fontanalba e le Lac Jumeaux. Transitando dal Parco Naturale delle Alpi Marittime (Italiano) al Parco Natural du Mercantour (Francese), si può scorgere, sulle rocce levigate, le innumerevoli incisioni rupestri degli uomini primitivi che abitavano in tempi ormai remoti questa valle, da qui nasce, infatti, il nome con cui è conosciuto questo luogo: “valle delle meravi-
Sezione di Acqui Terme
PROGETTO ACONCAGUA 2014
La presentazione ufficiale della Spedizione alpinistica sul monte Aconcagua (6962 m) organizzata dalla Sezione del CAI di Acqui Terme è fissata per Venerdì 8 Novembre ore 21 presso la Sala dei Convegni del Movicentro (nelle vicinanze della Stazione ferroviaria) in una serata promossa congiuntamente con l’Assessore al Turismo della città, Mirko Pizzorni. L'Aconcagua, nelle Ande argentine, con i suoi 6962 m, è la più alta montagna della Cordigliera, di tutto il continente americano e di tutto l'emisfero meridionale. È inoltre la più alta montagna della Terra al di fuori dell'Asia. A gennaio 2014 questo sarà l’obiettivo alpinistico del CAI di Acqui per festeggiare il 150° e per rilanciare la raccolta fondi per World Friends, un’associazione che si ispira ai valori della solidarietà e della giustizia, fondata dal nostro socio dott. Gianfranco Morino che ha deciso di vivere con la propria famiglia in Kenya e impegnarsi per migliorare la situazione disperata dei diseredati delle baraccopoli africane. La nostra Sezione ha ormai raccolto, verificando di persona i risultati, nelle spedizioni alpinistiche che si sono succedute negli anni a partire dal 2007, importanti somme di denaro tali da far citare il CAI fra i cofondatori nella presentazione del cantiere del Neema Hospital di Nairobi, un ospedale al servizio del bambini e delle donne della baraccopoli. La struttura è stata costruita e re-
sa funzionante in soli 3 anni e ora opera a pieno ritmo ma manca di un’ambulanza. Per questo vogliamo raccogliere i soldi per comprarla. Naturalmente, come nelle precedenti spedizioni, non un euro proveniente dalla vendita delle cartoline, andrà ai partecipanti che si finanzieranno autonomamente. La spedizione che ha il patrocinio del Comune di Acqui sarà presentata ufficialmente alla città e alla serata verranno invitate tutte le associazioni sportive e culturali, oltre che ai rappresentanti delle associazioni produttive e dei sindacati. Il tentativo è di coinvolgere tutti nella raccolta dei fondi, attraverso la vendita delle cartoline della spedizione e creare una sorta di “rete solidale” che porti Acqui Terme a candidarsi come “città della Solidarietà”. La nostra proposta è stata accolta con entusiasmo dall’assessorato al Turismo e apre un nuovo percorso di collaborazione con le Istituzioni del territorio. La serata sarà preceduta da una presentazione di filmati di montagna commentati dall’alpinista e scrittore Davide Chiesa, che siamo orgogliosi di avere come membro della spedizione, a cui seguiranno la presentazione congiunta da parte del CAI acquese e del Comune del progetto “Acqui città solidale”. L’invito a partecipare è naturalmente indirizzato a tutti i CAI della Provincia. Sezione Cai Acqui Terme
glie”. In particolare se ne possono contemplare alcuni esempi percorrendo la Voie Sacrée, lambendo poco dopo uno dei sentieri intorno alla regione del Monte Bego. L’intera Regione Francese, per l’importanza rivestita, è affidata alla sorveglianza delle Guardie del Parco Nazionale, scrupolosissime nel fare rispettare ogni norma posta a tutela del Parco stesso (nota altamente positiva). Il nostro percorso che si rivelava essere ancora piuttosto lungo, è proseguito verso il Rifugio de Fontanalbe - chiuso per lavori di risistemazione - e si è concluso, per ragioni logistiche, dopo una ex mulattiera, a Casterino. Il giudizio è pertanto del tutto positivo sulla suggestiva escursione effettuata in una parte molto caratteristica del comprensorio delle Alpi Marittime dotate, per la loro posizione (due versanti: mare e monti), di un fascino speciale e di contrasti veramente singolari che si riverberano non solo sulle montagne, ma anche sulla flora e sulla fauna. Nota conclusiva, di tutta rilevanza, consiste nell’evidenziare che il gruppo degli escursionisti era composto da quattro soci appartenenti alla cosiddetta “vecchia guardia” e da restanti sette, a rappresentanza dei numerosi giovani che si stanno avvicinando entusiasti a queste esperienze. Nessun problema a testimonianza che, nonostante la differenza di età, si può costituire un gruppo affiatato e vivere splendide emozioni insieme.
NOTTE DEI RICERCATORI 2013
Il 27 settembre si è svolto, presso la sede di Alessandria dell’università del Piemonte Orientale, l’annuale Appuntamento noto come “Notte dei Ricercatori”. Un evento estremamente interessante dove Università e Centri di Ricerca aderenti (è una iniziativa promossa dall’Unione Europea, si svolge quindi in numerose città del nostro continente) si aprono alla popolazione per mostrare cosa fanno nei loro laboratori. In molte di queste iniziative partecipano anche enti esterni e associazioni, sponsor, etc. Anche il CAI è stato invitato, grazie all’interessamento della nostra socia Paola Camperchioli. Ma il CAI non è andato solo “a fare presenza”. Perché il CAI, la ricerca, la fa! Forse non tutti sanno che il CAI ha almeno due strutture che si occupano attivamente di ricerche legate all’ambiente di nostro interesse. Un organismo è la Commissione Medica, l’altro il Centro Studi Materiali e Tecniche (CSMT). Il CSMT, in collaborazione con la sezione di Alessandria e Arco Sport, ha partecipato quindi a questa interessantissima iniziativa. Lo scopo è stato mostrare alcuni dei risultati delle ricerche svolte sulla resistenza dei materiali per alpinismo: resistenza degli infissi (roccia e ghiaccio), sollecitazioni e resistenza della catena di assicurazione in caso di caduta su roccia, durata e deterioramento dei materiali con l’esposizione al sole e agli agenti atmosferici.
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IN RICORDO DI MARCO DEMARTINI C’è una rassegna che si svolge da 8 anni e che coinvolge alcuni Comuni del Monferrato (Mirabello, San Salvatore, ecc) che si chiama “Parole e Musica in Monferrato”. Una sua peculiarità è quella di svolgersi in affascinanti giardini di case private aperti a tutti per l’occasione. Una serata di quest’anno era stata programmata a Mirabello Monferrato, su un’altura meravigliosa ad alcuni km dal paese, e dedicata al camminare o meglio al “viaggiare con lentezza”. La prematura scomparsa di Marco De Martini - ex Sindaco di Mirabello, grande appassionato di viaggi e di montagna - ha indotto l’attuale Sindaco Luca Gioanola a dedicargli questo appuntamento. Ma non solo. Vista la passione di Marco per le escursioni, con la collaborazione delle Sezioni CAI di Casale, San Salvatore e Valenza, si è deciso di raggiungere a piedi il luogo dell’incontro, la Casa del Capitano nella Frazione Annibalini. Quale cosa migliore, per ricordare un caro amico, che fare insieme una cosa che a lui piaceva fare, ovvero “camminare”? E così sabato 14 settembre alle ore 17 un bel gruppo di “camminatori” ha raggiunto gli Annibalini ed ascoltato con interesse i racconti di viaggio di Angelo Bosio (che con il Barcé ha risalito l’intero corso del Po da Venezia a Torino), Checco Galanzino (unico uomo al mondo ad essere riuscito nell’impresa di attraversare a piedi in autosufficienza 4 deserti in un solo anno) e Guido Morandini (Regista di RAI 5, autore di numerose trasmissioni di viaggi fra le quali “Spartiacque”). Angelo ha raccontato la sua t
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CAI ARARAT 2013
hanno eseguito controlli sanitari volti a valutare il grado di acclimatamento raggiunto da tutti i componenti la spedizione. Due volte al giorno tutti sono stati sottoposti a misurazione della saturazione, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa”. Ma veniamo alla salita vera e propria. La partenza dal campo 2 è avvenuta alle 1:30 di notte. “È stato un percorso impegnativo - ci ha tenuto a precisare Berchi - su sfasciumi tra lingue di neve e ghiaccio. Faceva freddo e qualcuno ha accusato qualche piccolo malessere, subito gestito e recuperato con il supporto dei medici. C’erano nuvole basse e vento. L'ultima rampa era costituita da ghiaccio. A 200 metri dalla cima il vento si è fatto ancora più forte, la bandiera di vetta era ghiacciata (temperatura stimata circa -15°). Alle 6:30 del mattino del 23 luglio, l’obiettivo era raggiunto! Purtroppo le condizioni meteo non ci hanno consentito una permanenza prolungata, quindi, dopo qualche foto ricordo, abbiamo cominciato a scendere. Arrivati al campo 2, dopo un breve riposo, abbiamo proseguito per il campo 1 dove abbiamo trascorso la notte. Il 24 luglio, lasciato il campo, abbiamo effettuato un percorso diverso rispetto a quello di salita, incontrando attendamenti di pastori dove le donne erano intente a fare il bucato o lavorare la lana sui prati. Abbiamo lasciato materiale e medicinali e, con il supporto della nostra guida con cui siamo ancora in contatto, ci siamo ripromessi di raccogliere ed inviare loro indumenti per l'inverno. Dal 25 luglio, poi, è iniziata la seconda parte del programma, dedicata completamente ad aspetti culturali con visite a siti archeologici nella zona orientale. Da Van abbiamo ripreso l'aereo per Istanbul, dove siamo rimasti fino al 30 luglio, giorno del nostro ritorno a Malpensa. Il gruppo ha avuto anche l'onore di essere ricevuto dal Console Generale Italiano a Istambul, Gianluca Alberini.”
Sulla vetta del Cervino Paola e Marco Demartini con le guide Luigi Herin e Jean Bich nel 1983
passione per il Po e il suo ambiente fluviale e di come sia diverso lo “starci dentro” dal vederlo dalle rive. Risalirlo tutto con fatica e lentezza - guadagnandosi il titolo di “Imperatore del Po” - è stata una sfida personale ma anche un
modo per gustarne per intero la bellezza. Guido si è invece soffermato sul cambiamento di atteggiamento che abbiamo avuto noi italiani nei confronti dei fiumi e del Po. Negli ultimi 50 anni siamo diventati idrofobi. Lo rifiutiamo, lo nascondiamo, abbiamo smesso di viverlo, ci limitiamo a riempirlo di liquami e immondizie. Ha poi invitato tutti a riscoprire ritmi diversi, più vicini alla natura e a ridurre consumi e desideri. Un invito a riscoprire la lentezza e l’essenziale. Checco Galanzino, oltre a raccontare alcune delle sue imprese, ha sottolineato come l’uomo sia ancora la macchina a miglior efficienza. Per percorrere 250 km di deserto in 7 giorni sono servite a Galanzino 25.000 calorie, l’equivalente di 3 litri di gasolio. Una utilitaria invece con quella dotazione avrebbe fatto al massimo una sessantina di km, per non parlare di un Suv che si sarebbe fermato al 25° km. Al termine dell’incontro, la lettura di una pagina di Walter Bonatti dedicata ad una sua ascesa del Cervino, che Marco ha sempre chiamato “Sua Maestà”, ha accompagnato la commovente consegna di un mazzo di fiori alla moglie Paola. Marco Demartini, socio della Sezione di Valenza ha partecipato attivamente a tutte le sue attività per anni. Ultimamente ricopriva l’incarico di revisore dei conti, intervenendo alle riunione del consiglio direttivo con tutta la sua intelligenza e la sua grande passione. Lo ricordiamo con tanto affetto. Sezione CAI Valenza
Nel luglio scorso
WEEKEND “IN FAMIGLIE” E finalmente quest’anno ce l’abbiamo fatta! Dopo due tentativi infruttuosi (causa maltempo, ovvio) siamo riusciti a portare tra le nostre belle montagne un bel gruppo di famiglie con tanti bambini allegri: 18 adulti con ben 16 bambini. L’idea: far conoscere famiglie con bambini, più o meno piccoli, diciamo in età elementare fino a quelli delle scuole medie, per creare un gruppo che riesca ad andare insieme in montagna. Perché le famiglie hanno il problema, quando ai genitori piace l’escursionismo o l’alpinismo, che ai bambini non interessa nulla, si fa fatica e non si può giocare. A parte casi eccezionali (ho una collega con un figlio cui non riesce a star dietro e la invidio molto) bisogna che trovino delle buone motivazioni per continuare a salire (a volte anche a noi grandi, magari allenati ed abituati a camminare per ore, serve trovare delle buone motivazioni per continuare la salita). Altrimenti si rischia di fare la fine di tanti escursionisti ed alpinisti, i cui figli le montagne non vogliono nemmeno vederle in cartolina: mi sono sempre ripromesso di non cadere nel medesimo errore. Ma in realtà ai bimbi basta metterne altri insieme che non si accorgono più di nulla: né fatica, né sete, né caldo. Anzi l’escursione diventa gioco. Questo era ciò che volevamo e abbiamo fatto. A questo si è voluto aggiungere il portarli in tenda: attendarsi in ambiente montano, passare la notte all’aperto non è da tutti i giorni. Né per i grandi né per i piccini: anzi, per i bimbi è un’esperienza nuova e affascinante, un po’ meno per i grandi se non abituati. Ma portarsi dietro la propria casina di tela è, a nostro parere, il modo migliore di vivere l’ambiente alpino, di starne intimamente a contatto. Un contatto quasi fisico, isolati da pochi centimetri di mate-
rassino e sacco a pelo. Ma un contatto vero, che chiunque si è risvegliato nella rugiada di un prato, magari con un’alba colorata, conosce benissimo. In realtà non tutti hanno osato: siamo stati presso la baita della Val Veny che alcuni hanno preferito. Ma va bene anche così. Il programma a questo punto, non era importante, l’importante era far conoscere la montagna ai bambini e alle loro famiglie e farli stare insieme nel nostro ambiente preferito. E ci siamo riusciti, con gran divertimento e piacere di tutti. Comunque il programma è presto detto: sabato, anteprima a Montestrutto, a questa deliziosa falesia, adatta a tutti i palati. Tutti i bambini hanno provato a salire sulle vie più facili con gran divertimento dei più, qualche piccolo spavento in discesa per alcuni… Trasferimento in Val Veny, località Zerotta: attendamento sotto la baita e cena in compagnia. Domenica, salita facile al Rifugio Elena; sosta di fronte al magnifico ambiente del Triolet e del Ghiacciaio di pré de Bar, pranzo presso il rifugio e tranquilla discesa. Alla fine? Tutti contenti e soddisfatti a chiedere di ripetere presto l’esperienza. Certamente la ripeteremo per mantenere vivi i contatti ed il festoso gruppo. Max Avalle, CAI Alessandria
5 Sezione di San Salvatore Monferrato
MOSTRA IN RICORDO DI RINO PORZIO “La montagna unisce”: questo lo slogan per i 150 anni della fondazione del Club Alpino Italiano. È vero: le montagne non sono una barriera ma, attraverso i valichi e le gallerie, permettono ai popoli di incontrarsi e, soprattutto, l’amore per la montagna permette a molte persone, a molti giovani, di fare esperienze comuni, di vivere a contatto con la natura e con gli amici.
no le prime gite, poi ascensioni sempre più impegnative, una generazione completa va a conoscere il Monte Rosa con le alte vette e le valli laterali. Negli anni ’60 i viceparroci, prima don Mario Acuto, poi don Valerio Garlando, iniziano ad accompagnare i giovani oratoriani in montagna: passeggiate prima, ascensioni di una certa importanza dopo. Da ricordare che in quegli anni un sacerdote di San Salvatore, don Dino Rota compie diverse e importanti ascensioni invernali nel Monte Rosa. Nel 1966 Rino Porzio promuove la costituzione della sottosezione CAI e finalmente nel 1970 il CAI a San Salvatore ha la sua Sezione, Rino è il presidente, carica che gli sarà rinnovata fino all’anno 1998. Pochi i soci iniziali, quasi un club d’elite, ma tutti accomunati da una grande passione: la montagna. Verranno poi lo sci alpinismo, lo sci di fondo, l’escursionismo per i più giovani. Tanti momenti di vita sociale, ma anche grandi progetti. Nel 1971, l’idea di collocare una statua della Madonna sul Corno Nero nel gruppo del Rosa darà inizio ad una avventura pluriennale ricca di colpi di scena e di grandi soddisfazioni: oggi la Madonnina sorride e benedice tutti dalla vetta del Corno Nero! Nel 1976 un forte terremoto scuote la Carnia, enormi sono i danni, il CAI si mobilita, predispone con l’aiuto di tanti sansalvatoresi una completa casa prefabbricata e la consegna ad una famiglia del Comune di Attimis. Nel 1997, in ricordo del socio ed amico carissimo Sandrino Davite, il CAI ed altri amici fra i quali Giancarlo Degiovanni, prematuramente scomparso, tracciano e segnano un sentiero (il 602), un percorso fra natura e fede, dal Santuario della Madonna del Pozzo di San Salvatore al Santuario di Nostra Signora di Crea. È ormai tradizione ogni anno il 25 Aprile ripercorrere il sentiero in un clima di amicizia e di allegria. Fra le varie attività non poteva mancare una spedizione extra europea. Ancora Rino ed un gruppo di amici dello Sci Club Frecce Bianche con Pierluigi Luparia rag-
La sezione di San Salvatore Monferrato celebrerà l’anniversario del CAI con alcune alcune iniziative improntate soprattutto al ricordo del socio fondatore Rino Porzio, mancato nel mese di Agosto. Rino non è stato solo un conosciuto ed apprezzato imprenditore edile della città, ma per noi del CAI una figura storica degli amanti della montagna, nostro punto di riferimento dell’alpinismo, dello sci alpinismo e di ogni altro interesse legato alla passione per i monti. Rino, classe 1928, fin da giovanissimo innamorato dei nostri monti, andava a sciare con
Il CAI Casale al Monte Sarezza
gli sci legati alla “Lambretta”! A cominciare dagli anni ’50, con i ricordi della guerra ormai lontani e il sopraggiungere di un po’ di benessere, alcuni giovani sansalvatoresi si avvicinano alla montagna grazie a Rino, inizia-
E’ stata tutta all’insegna del bel tempo, a discapito delle previsioni, la salita degli amici del CAI di Casale Monferrato alla cima del Monte Sarezza (2.820 m) in Valle d’Ayas il 18 agosto scorso. Il gruppo, escursionisti ed alpinisti, si è dato appuntamento a Champoluc per salire alla croce posta in cima alla montagna e ricordare il socio, amico e compagno di tante uscite in montagna, Marco Corino, tragicamente scomparso nel rogo del Rifugio Casale del 23 maggio scorso. La cima è stata raggiunta per due itinerari differenti: gli alpinisti, divisi in 3 cordate, hanno risalito lo spigolo nord-ovest, una classica via di arrampicata con difficoltà sino al 4° grado, mentre gli escursionisti si sono inerpicati per il sentiero che, lasciato il Crest, risale le ripide pendici del monte; tra di loro Franca Cotti, moglie del compianto Marco. Raggiunta la cima, si è anche provveduto ad eseguire piccoli lavori di manutenzione alla croce ed alla sostituzione della vecchia cassetta contenente il quaderno di vetta, ormai deteriorata dalle intemperie, con una nuova in acciaio, alla quale è stato affidato, al riparo dagli
giungono la cima del monte Ruwenzori (m 5109) nell’anno 1977. Quante attività, quanti ricordi, quante persone si sono incontrate e hanno fatto amicizia! Oggi la Sezione conta quasi 200 soci, tanti giovani e giovanissimi. In occasione dei 150 anni del CAI presenteremo una panoramica delle varie attività svolte dalla nostra sezione in una mostra nel salone di Palazzo Cavalli (Scuole elementari), via Cavalli 23 da sabato 30 novembre a Domenica 8 dicembre. Sarà visitabile i sabato e le domeniche dalle ore 10 alle 12,30 e dalle 15 alle19; i restanti giorni della settimana sarà aperta per visite guidate alle scuole, su prenotazione. La montagna ha però la sua storia, ha tante storie da raccontare, sono queste le più interessanti e le più coinvolgenti. Parte della mostra sarà dedicata a presentare alcuni aspetti della montagna legati alla vita sull’alpe.
UNA SALITA IN RICORDO DI MARCO CORINO
agenti atmosferici, il nuovo quaderno delle ascensioni. Sulle prime pagine del quaderno è stato ricordato, con una dedica e una fotografia, il caro amico Marco, instancabile collaboratore della sezione e frequentatore sin da giovanissimo di quella valle e di quelle montagne. L’emozione è stata grande da parte di tutto il gruppo e soprattutto per la moglie Franca; con qualche lacrima, qualche abbraccio e qualche sorriso, abbiamo salutato il nostro Amico per l’ultima volta.
6 La fauna alpina: le abitudini di una dormigliona
Sezione di Alessandria
LA MARMOTTA, SIMPATICO RODITORE GIORNATE DELLO La marmotta è probabilmente l’animale delle Alpi più noto tra i frequentatori della montagna. Ciò è dovuto alla diffusione della specie, all’aspetto simpatico anche ai bambini, al grido di allarme, alla spiccata vitalità, alle abitudini sociali che consentono di osservare contemporaneamente più di un esemplare. Anche se è molto conosciuta l’attività estiva della marmotta, il letargo invernale è stato studiato in modo approfondito solamente dagli anni ’50 nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, diretto in quel periodo da Renzo Videsott. La direzione del Parco riuscì a dare un forte impulso alla ricerca scientifica sugli animali segnando per molti aspetti il passaggio dalle indagini puramente descrittive alle ricerche più approfondite. La marmotta appartiene all’ordine del roditori ed alla famiglia degli sciuridi: l’animale a lei più vicino, in Europa, è lo scoiattolo europeo. Ma nel mondo esistono 12 differenti specie di marmotta: secondo alcuni autori la specie Marmota marmota cioè quella alpina, in realtà è suddivisa in due sottospecie, la seconda delle quali è presente solo sui Monti Tatra. Il notissimo fischio di allarme emesso da questo animale, in realtà è un grido emesso dalla laringe a bocca aperta. Per molto tempo è stato ritenuto che nella colonia gli animali svolgano a turno il ruolo di sentinella. In realtà sembra che non esistano marmotte sentinella; tutti i membri della colonia prestano attenzione all’arrivo di un eventuale predatore, in particolare la volpe e l’aquila. Infatti la marmotta mentre pascola alza frequentemente la testa e controlla brevemente il territorio ed il cielo; quando gli individui al pascolo sono in numero ridotto o nelle vicinanze è presente un bosco, i controlli sono più frequenti poiché tra la vegetazione boschiva potrebbe occultarsi la volpe e colpire con facilità. Nelle aree protette dove è anche molto frequente la presenza dell’uomo per la vicinanza di un rifugio o di un sentiero molto praticato, l’atteggiamento può cambiare radicalmente ed effettivamente alcuni esemplari sembrano svolgere il ruolo di sentinella anche per gli altri. In realtà generalmente si tratta degli individui più timorosi che mantengono un atteggiamento più distaccato posizionandosi in luoghi più elevati. Quando l’area di pascolo è vicina a grosse pietraie, è facile essere indotti in errore dall’allarme lanciato dalla marmotta posizionata sul masso più grande e ritenere che essa sia la sentinella della colonia; l’osservatore è tanto sorpreso o attratto dalla marmotta che ha lanciato l’allarme che a fatica vede gli altri esemplari posizionati a breve distanza. Il fischio (grido) di allarme della marmotta non è sempre lo stesso e la sua modulazione ha un preciso significato comunicativo per i componenti della colonia. Quando la marmotta tace è inutile illudersi di averla sorpresa; essa ha valutato non ostile la presenza. L’esperienza mi ha permesso di concludere che la sorpresa effettiva può avvenire solamente giungendo sulla tana principale prima dell’alba o avvicinandosi in una zona di fitta copertura vegetale o tra le rocce. Il fischio della marmotta è singolo quando segnala un pericolo che proviene dal cielo ed in particolare i predatori come l’aquila e l’astore. Ho rilevato più volte che rapaci di dimensioni più piccole e veloci possono anche non essere segnalati. Il biancone è segnalato con efficacia anche se la marmotta non è preda di questo maestoso rapace; probabilmente essa è indotta in errore dalla sagoma molto grande. In qualche caso, quando la marmotta volge le spalle all’aquila in arrivo, se il sole è posizionato correttamente,
SPORT
quest’ultima produce un’ombra ben delineata che precede lo stesso rapace; la marmotta molto spesso riesce ad evitare l’attacco e salvare anche le compagne lanciando l’allarme non appena scorge l’ombra in movimento. Il fischio è sempre multiplo per segnalare i pericoli a terra come la volpe, probabilmente il lupo, molto spesso camosci, capre domestiche al pascolo libero, cani pastore, più raramente stambecchi e pecore e solo sporadicamente mucche staccate dalla mandria. L’uomo è sempre segnalato con fischio multiplo soprattutto se è accompagnato da un cane. All’inizio del 1800 si diffuse in Europa la credenza che il grasso di marmotta avesse proprietà curative contro raffreddori, reumatismi e coliche renali incentivando la caccia praticata molto spesso all’inizio dell’inverno scavando le tane e prelevando gli animali addormentati, talvolta custoditi vivi ed in letargo per un certo periodo nelle cantine delle abitazioni. In questo modo il montanaro disponeva di carne da consumare in relazione alle esigenze della famiglia e grasso fresco da commercializzare. Invece, in molte località alpine del Piemonte e soprattutto in Valle di Susa, anticamente i dolori reumatici e muscolari in genere erano curati anche con un estratto di rododendro misto con olio ottenuto spremendo i noccioli di una pianta denominata Prunus brigantina, localmente noto come “marmotta” o altri vocaboli dialettali molto simili. Ancora oggi nelle località alpine è talvolta commercializzato un olio balsamico indicato come “Olio di marmotta” che in realtà è un estratto vegetale .
Sezione di Tortona
ATTIVITÀ ESTIVA Nel periodo estivo la Sezione è stata particolarmente attiva raggiungendo tutte le mete programmate. Purtroppo le avversità atmosferiche e le condizioni del manto nevoso residuo hanno talvolta imposto modifiche al programma, soprattutto all’inizio della stagione, ma sono state effettuate ugualmente alcune interessanti escursioni. Il programma presentato ai soci prevedeva anche alcune salite alpinistiche che sono state svolte con la partecipazione di un considerevole numero di persone; i più esperti hanno accompagnato coloro che avevano minore esperienza sui ghiacciai del Gran Paradiso e del Monte Rosa. Anche coloro che preferiscono la mountain bike hanno raggiunto interessanti risultati effettuando varie ciclo-escursioni in giornata ed altre articolate in più giorni. La sede della sezione, anche se parzialmente inagibile a causa di un guasto idrico non ancora riparato definitivamente, ogni giovedì sera è animata da molti soci che in un sincero clima di amicizia scambiano esperienze e programmi. Si invitano tutti gli appassionati della montagna a partecipare alle escursioni ed a condividere l’unione e la cordialità della sezione.
La parola sacrificio è decisamente troppo, ma rinunciare alla “sacra uscita del sabato in bici” e alla gita in montagna la domenica è sempre quantomeno fastidioso, talvolta però “noblesse oblige” e allora il fine settimana si passa in Cittadella nell’ambito della manifestazione del 7 e 8 settembre conosciuta come Festa dello Sport. La partecipazione dell’anno passato ci ha insegnato a rafforzare le nostre file, far salire diverse centinaia di bambini sul muro di arrampicata e approntare un front office per dare spiegazioni a chi si avvicina al nostro gazebo necessita della collaborazione di un notevole numero di Soci e Socie. Stare con i bambini mi ha divertito tantissimo, ci sono quelli che prima chiedono quanto costa, altri premettono che arriveranno fino ad una certa altezza e poi basta. Non mancano le mamme molto apprensive e i papà che danno consigli non sempre richiesti. L’ambiente è molto da festa patronale, rivedi amici e conoscenti che erano anni che non incontravi, tra “espositori” si crea un certo feeling, riceviamo inviti a partecipare ad altre manifestazioni alcune che esulano completamente dal nostro ambiente, il “muro” risulta come un ottimo catalizzatore di persone. Non tutti comprendono che non è un’attrazione da Luna Park e che il nostro scopo è un altro. Molti però sono attratti dalle nostre proposte e soprattutto da ciò che riguarda la sicurezza e conoscenza del territorio; quasi tutti convergono sul fatto che almeno una volta si sono trovati in difficoltà e hanno avuto paura di essersi infilati in qualcosa per cui non erano preparati, o hanno rinunciato a fare una gita perché non si sentivano sicuri. Concludendo, non rimpiango di aver rinunciato alla bicicletta e all’uscita in montagna, sono contento che tanti soci abbiano aderito, alcuni esempi a caso: una Socia ha coperto da sola le due ore di pausa nella giornata di domenica prima di recarsi al lavoro, una non socia (prossimamente lo sarà) ha gestito le richieste d’informazioni sulle gite con le famiglie e ultima sorpresa mia figlia che è allergica a tutto ciò che riguarda la montagna si è prestata a seguire i bambini in coda… Una bellissima esperienza, e se la manifestazione verrà ripetuta ci troverà ancora presenti a far conoscere cosa è il CAI e in particolare cosa fanno i Soci e Socie della nostra Sezione. Ferruccio Fei, AE AI
PROGRAMMA ATTIVITAʼ ALESSANDRIA
CASALE
ESCURSIONISMO
ESCURSIONISMO
13 OTTOBRE
13 OTTOBRE
ANELLO DEI LAGHI DI FREMAMORTA 2429 m - da Terme di Valdieri 1368 m (E) D.G. Barbieri, Moscato CASTAGNATA AL MOLINO NUOVO (T) MONTE TARDIA DI PONENTE 928 m - (Genova Voltri) da Crevari 200 m (E) D.G. Grassi, Mandirola PRANZO SOCIALE in località da destinarsi ANELLO DEI PIANAZZI Moretti -Bric Berton, 773 m - Pianazzi - Moretti (EE) D.G. Accornero, Fei AUGURI DI NATALE IN SEZIONE dalle ore 21
20 OTTOBRE 10 NOVEMBRE
24 NOVEMBRE 15 DICEMBRE
20 DICEMBRE
CULTURA ALPINA 18 OTTOBRE
ASGARD PROJECT un film del regista Alastair Lee EVEREST SEA TO SUMMIT protagonista di questo film Tim Macartney Snape
15 NOVEMBRE
ACQUI TERME PONZONE PER IL 150° (prima edizione) CAMOGLI - SAN FRUTTUOSO - PORTOFINO GITA NEL PONZONESE
ALPINISMO 18 OTTOBRE
AVVICINAMENTO ALLʼARRAMPICATA E ALLʼALPINISMO - teoria AVVICINAMENTO ALLʼARRAMPICATA E ALLʼALPINISMO - pratica ACONCAGUA 6962 m Spedizione alpinistica 150°
20 OTTOBRE NOVEMBRE
MTB 13 OTTOBRE
10 NOVEMBRE 24 NOVEMBRE
CICLOESCURSIONISMO 13 OTTOBRE
DA SCIARBORASCA A PRÀ RIONDO (MC/BC) Org. Ferrero
ALPINISMO GIOVANILE Gruppo guide 6 OTTOBRE 3 NOVEMBRE
IN SEDE 22 NOVEMBRE 19 DICEMBRE
ESCURSIONISMO 13 OTTOBRE 27 OTTOBRE 25 DICEMBRE
OVADA ESCURSIONISMO POLENTATA SUL MONTE TOBBIO (E) Org. Piana e le ragazze del CAI SENTIERO DEGLI ALPINI (EE) Org. Ciliberto, Agosto CASTAGNATA AL MULINO Alpinismo Giovanile (T) Org. Cartosio, Rolando LERICI - MONTE MARCELLO (E) Org. Torrielli, Bello GITA CON PRANZO SOCIALE (E) Org. Cartasegna PRESEPE SUL MONTE TOBBIO (E) Org. Dagnino, Arecco FIACCOLATA NOTTURNA A SAN LORENZO (E) Org. Bello, Piana
3 NOVEMBRE 10 NOVEMBRE 24 NOVEMBRE 8 DICEMBRE 24 DICEMBRE
SPELEOLOGIA OTTOBRE
USCITA IN GROTTA Org. Gruppo Anveria
IN SEDE
t
20 DICEMBRE Segue da pag. 1:
VIDEOPROIEZIONE: UN ANNO DI ATTIVITÀ
MTB 20 OTTOBRE 17 NOVEMBRE
20 OTTOBRE 10 NOVEMBRE 24 NOVEMBRE 15 DICEMBRE
LE GOBBE DEL CAMMELLO FINALE LIGURE - I CIAPPI GIORNATA DEDICATA ALLA SEGNALETICA DEI SENTIERI DEI NOSTRI APPENNINI SENTIERO DEGLI ALPINI - Alta Via Monti Liguri PUNTA MARTIN SENTIERO DELLʼINGEGNERE - Arenzano ZONA LAGO MAGGIORE - LAGO DʼORTA
SEDE 27 OTTOBRE OTTOBRE
PRANZO SOCIALE - CONSEGNA AQUILOTTI SERATA IN SEDE CON PROIEZIONI ospite Matteo Eydalin vincitore del Trofeo Mezzalama 2013
VALENZA ESCURSIONISMO 6 OTTOBRE 20 OTTOBRE 10 NOVEMBRE 24 NOVEMBRE 8 DICEMBRE 15 DICEMBRE 31 DICEMBRE
TORRE CARLO, 150 ANNI SENZA CONFINI
grande canale che discende frontalmente. Risalirlo per circa 150 metri in dislivello (passaggio delicato dentro una strozzatura - Cordino) per poi piegare verso destra, ancora in salita e fino ad un piccolo pianoro. Da qui, la torre è ben visibile e la si raggiunge risalendo un canale alla sua base (due passaggi di IV°). Nota: avvicinamento piuttosto complesso e che richiede un buon senso di lettura del territorio
CASTAGNATA GITA SOCIALE SALITA NOTTURNA AL MONTE TOBBIO (E)
TO R TO N A
13 OTTOBRE
20 OTTOBRE
LA TRADIZIONALE CENA SOCIALE GLI AUGURI DI NATALE
ESCURSIONISMO
GIRO DEI TRE BRICCHI
6 OTTOBRE
CASALESE uscita MTB ORIENTEERING BOSCO PARTECIPANZA
SAN SALVATORE
ESCURSIONISMO 6 OTTOBRE 10 NOVEMBRE 1 DICEMBRE
27 OTTOBRE
LA TRADIZIONALE CASTAGNATA: ANELLO RONCO CANAVESE - VALPRATO SOANA (E) Org. Piotto, Rossi QUARONA - MADONNA DEL SASSO (E) Org. Piotto, Nosenzo SULLA SERRA DI IVREA (E) Org. Piotto SUL SENTIERO VERDEAZZURRO DA MONEGLIA A BONASSOLA (E) Org. Marangoni
Corso. Via eccezionale su roccia magnifica che si svolge su muri compatti prevalentemente a graspola, tranne gli ultimi due tiri su tafoni. Al terzo fix del quinto tiro, sulla destra, è visibile l’ancoraggio della seconda doppia. Ignorarlo e continuare il tiro ascendendo a sinistra. La via non è stata completamente liberata. I tiri: L1: 7b (4 passi A1); L2: 7a; L3: 6c; L4: 7a (3 passi di A1); L5: 5a; L6: 6a+
BICICLETTATA E CAMMINATA SULLE NOSTRE COLLINE FAIALLO - MONTE RAMA - LERCA SESTRI LEVANTE - S. ANNA - S. GIULIA LAVAGNA Recupero escursioni sospese Recupero escursioni sospese PRANZO SOCIALE FINE ANNO IN SEDE
8 Una giornata, una vetta…
MONTE ANTOROTO m 2144
Valle Tanaro
Il Monte Antoroto rappresenta la prima cima significativa superiore a 2000 m ad ovest del Colle di Cadibona, cioè la prima vera vetta alpina che supera tale quota. Costituito da calcari di origine sedimentaria, caratteristica geologica tipica delle Alpi Liguri, è interamente visibile fin da Valdinferno, punto di partenza dell'escursione: con forme relativamente aspre, occupa l'estremità nordoccidentale del selvaggio vallone tributario della Valle Tanaro; si raggiunge con un percorso tipicamente escursionistico che si sviluppa inizialmente tra splendidi boschi di faggi e, più in quota, tra ontani e rododendri. Frequente è la presenza del brugo. L'itinerario tocca alcune tipiche frazioni, i tetti delle case delle quali, un tempo ricoperti di paglia, sono purtroppo oggi tutti in lamiera: gli abitati tipicamente montani conservano tuttavia aspetti suggestivi. La vetta rappresenta un punto panoramico di straordinario interesse: mentre verso est appaiono le Langhe, non essendovi alcuna cima più alta frapposta, a sud il panorama è dominato dalla catena Armetta-Galero. Quest'ultimo monte si distingue nettamente in direzione di Garessio; se l'atmosfera è sufficientemente tersa, lo sguardo può facilmente sorvolare lo spartiacque che sostanzialmente segue il confine tra Piemonte e Liguria e giungere fino al Mediterraneo. Dall'Antoroto sono inoltre visibili Ormea, alla base del suo versante meridionale e, ad oriente, l'aguzzo Pizzo d'Ormea e il tozzo Mongioie; verso settentrione nessun ostacolo impedisce di volare con lo sguardo dalla Val Casotto fin oltre la pianura piemontese, compren-
Poco prima della cima, guardando a ritroso verso il Pizzo d’Ormea
Descrizione del percorso Raggiunto in auto Garessio e superato l'abitato in direzione di Ormea, si imbocca la strada asfaltata che si stacca a destra e che sale per alcuni chilometri, con percorso abbastanza agevole, fino a Valdinferno (m 1213): si può parcheggiare l'auto in un piccolo piazzale appena prima della chiesetta del paese. Si imbocca una stradina molto stretta (sconsigliata alle auto), inizialmente in battuto di cemento: dopo 10-15 minuti di cammino si perviene ad una sbarra, oltre la quale il passaggio ai veicoli è riservato ai residenti. La strada, che alterna tratti sterrati a tratti battuti in cemento, sale alle frazioni Bertolotti (da dove ha origine il sentiero per il Rifugio Savona) e Mulateri, dove termina definitivamente: in queste due frazioni sono presenti due fontane dove è possibile fare rifornimento di acqua; si noti che, salendo alle borgate, si incontra a quota 1350 m circa una diramazione a sinistra che conduce a Case Biallera che va trascurata. Oltre Mulateri inizia il sen-
tiero vero e proprio, che dopo un tratto in piano si inoltra in un boschetto di faggi. Il sentiero, individuato da molti segni rossi, inizia a salire con decisione; quando si passa sotto alcuni bianchi torrioni calcarei che si ergono su un contrafforte del Monte Grosso, si incontra (quota 1610 m circa) un sentiero che proviene dal Rifugio Savona. Si supera ancora una rampa e si raggiunge, tra ontani e rododendri, la Colla Bassa, dove il panorama si apre sulla val Casotto. Si piega a sinistra seguendo inizialmente lo spartiacque: il sentiero, segnalato ancora con segni ora rossi ora bianco-rossi, si inoltra nel versante nord dell'Antoroto. Salendo con decisione, si raggiunge la linea spartiacque poco a occidente della vetta, che si raggiunge seguendo il largo crestone; la cima è sormontata da una croce con una targa commemorativa del CAI di Garessio: poco sotto il punto culminante, quasi nascosta, è presente una piccola cappella scavata nella roccia. Claudio Trova Croce di vetta, sullo sfondo del Monviso.
dendo in un sol colpo d'occhio tutte le cime dal Monviso al Monte Rosa e oltre, fin verso le Alpi Centrali e Orientali. Le caratteristiche di stabilità dell'atmosfera nelle belle giornate d'autunno rendono tale periodo dell'anno sicuramente il più indicato per realizzare l'escursione; il tipico marrone che quasi sfuma nell'arancio che il bosco di faggi assume nel mese di Ottobre può creare un'occasione per godere di splendidi contrasti cromatici tra il vivo colore delle foglie, l'azzurro intenso del cielo ed il bianco luminoso di alcune pareti di roccia che dominano la parte intermedia della camminata. Caratteristiche dell'escursione Dislivello: 930 m circa Esposizione: inizialmente sud, quindi est presso la Colla Bassa, infine nord nell'ultimo tratto Difficoltà: E