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Cavallerizzo
Bergiola
Castelnuovo dei Sabbioni
Cavallerizzo Cerzeto(Cosenza) Calabria
Comune di Minucciano (Lucca) Toscana
Castelnuovo dei Sabbioni (Arezzo) Toscana
Situato nel comune di Lucca, a pochi km dall’abitato di Monti di San Lorenzo il piccolo borgo di Bergiola, o Bergalla in passato, sorge su un’altura raggiungibile percorrendo un sentiero che attraversa il bosco. Il nome sembra derivare dal termine tedesco “berg”, ovvero montagna, che richiama la sua posizione geografica a circa 377 metri s.l.m. sul declivio del Monte Brugiana oppure dall’italico “Berga” cioè capanna. L’origine del borgo viene fatta risalire al II –III sec. a. C. e la sua ubicazione particolarmente favorevole creava una difesa naturale dall’attacco del nemico dell’epoca: i Romani. I liguri avevano, infatti, scelto questa impervia zona collinare disseminata di boschi per insediarsi e costruire il loro rifugio, inoltre la posizione rialzata del borgo offriva una completa visuale sulla vallata sottostante e permetteva agli altri villaggi fortificati della zona, cioè Renzano Saldina, Pugliano e Artigliano, di comunicare fra di loro in caso di pericolo. Bergiola fu anche centro politicamente strategico grazie alla sua posizione geografica, situata lungo il tracciato della via del Volto Santo, principale variante della Via Francigena, che collegava fra di loro Garfagnana e Lunigiana alla città di Lucca.
Comune: Minucciano Provincia: Lucca Tipologia: borgo medievale Stato attuale: rudere Età di edificazione: II –III sec. A. C. Data di abbandono: 1920 Motivo dell’abbandono: terremoto
L’antico borgo si presenta cinto da mura di forma quasi poligonale alte circa tre metri e dai muri perimetrali delle case che contribuivano a rendere piÚ solido il borgo; si raggiunge attraverso una ripida discesa lastricata, le abitazioni, un tempo dodici, ora ridotte a ruderi, ne tetti, ne finestre, ne porte preservano piÚ quello che fu un tempo un luogo di vita.
Le abitazioni furono ricavate nell’arenaria e la sabbia silicea utilizzata per la costruzione prelevata dalla “pozzolana”, una cava molto vicina al sito. L’unico edificio ben conservato e sottoposto recentemente a restauro è la chiesa della Santissima Annunziata risalente al XVII secolo (altre fonti la citano come dedicata a San Luigi): l’edificio si affaccia sulla piazza principale del borgo, l’interno è spoglio e dell’altare non rimane altro che lo scheletro, sprazzi di colore ricordano quelle che un tempo dovevano essere pitture sacre. Al bordo della piazza attira l’attenzione un pozzo di raccolta d’acqua piovana. Un tempo Bergiola disponeva di tre cisterne di questo tipo. Nei pressi del borgo sono ancora visibili i terreni a terrazza utilizzati per la coltivazione dei cereali, di olive e uva; l’economia di Bergiola era un’economia di sussistenza basata sull’agricoltura e la pastorizia che ha permesso però la creazione in questo luogo di un microcosmo che nulla faceva mancare ai suoi abitanti.
Le famiglie che abitavano a Bergiola erano: i Tolomei, i Mariotti, i Puccini, i Brusadelli e la loro vita continuò serena fino al 7 settembre 1920 alle ore sette del mattino quando un feroce terremoto sconvolse il lucchese, lo spopolamento fu graduale e oltre al terremoto che distrusse in parte il borgo un’altra causa dell’abbandono furono le modifiche delle rotte commerciali nel secondo dopoguerra. Bergiola oggi è un paese fantasma e le sue alte mura non lo difendono più dai soprusi: negli ultimi decenni, trattori e ruspe guidati dai contadini della zone stanno violando l’abitato di Bergiola cancellandone giorno dopo giorno l’antica memoria che conserva.
In poco meno di ottant’anni, infatti, a Bergiola abbandonata dopo il terremoto del 1920, la natura si era riappropriata di quello spazio che il sudore e la fatica umana le avevano strappato pezzo dopo pezzo. In quest’opera, fu aiutata dall’incuria e dal vandalismo dell’uomo, che aveva privato il piccolo paese anche degli stipiti delle porte e delle canalette di scolo dell’acqua piovana. Lo scenario di degrado e di abbandono a cui si trovarono di fronte però non spaventò tre uomini che, anzi, si sentirono stimolati a far tutto il possibile affinché quell’antico borgo potesse riacquistare una nuova vita, per divenire un importante simbolo di storia locale. Si tentò di recuperare una dignità storiografica al luogo, e contemporaneamente di sensibilizzare la popolazione e le amministrazioni locali sull’argomento. Approfondite ricerche svolte presso l’Archivio di Stato di Lucca, e non solo quello, portarono al ritrovamento di numerosi documenti, con i quali fu possibile ricostruire in maniera dettagliata le vicende storiche di Bergiola, dal 1287 al 1920. Da quel momento, la storia dell’antico luogo non si basò più su leggende o tradizioni orali, ma acquistò un pieno e solido rilievo storiografico, derivante da rigorose ricerche archivistiche, talmente approfondite e accurate da poter essere raccolte in un volume, pronto ad essere pubblicato non appena saranno raccolti fondi sufficienti. Enzo, Noël ed Edoardo, per coinvolgere la popolazione e le amministrazioni locali, organizzarono una mostra fotografica su Bergiola, esposta tra l’agosto e il settembre del 1998 in tre luoghi: Gorfigliano, Pieve San Lorenzo e Castelnuovo Garfagnana. Questa mostra, che ebbe un grandissimo successo di pubblico, raggiunse gli scopi per cui era stata progettata. Ma alcune amministrazioni locali si interessarono al posto e numerosi cittadini iniziarono a prendere a cuore il ripristino storico-ambientale del borgo abbandonato. Nel febbraio del 1999, con il finanziamento della Comunità Montana della Garfagnana e del Comune di Minucciano, fu costituito il “Comitato per Bergiola”, che per primo si occupò del recupero di Bergiola, e che ancora oggi continua la sua opera.
Bergiola, a distanza di cinque anni, ha cambiato profondamente aspetto non ci sono più piante rampicanti a nascondere le pietre ed il disegno delle antiche mura, le vie sono di nuovo percorribili e la leggiadra chiesina del paese ha riacquistato la propria dignità. Anche i resti delle altre costruzioni non rappresentano più soltanto sassi insignificanti: grazie alla ricerca storiografica, è stato possibile ricostruirne molte vicende attraverso i secoli. Molto è stato fatto, ma altrettanto deve essere ancora fatto per riportare Bergiola allo splendore di un tempo e far sì che il paese possa essere riportato a nuova vita, a vantaggio anche del territorio in cui si colloca. I tre promotori della rinascita di Bergiola ed il Comitato hanno dimostrato nella concretezza dei fatti, come i cittadini attivi siano essenziali per lo svolgimento di “attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”
CASTELNUOVO DEI SABBIONI
Provincia: Arezzo Tipologia: Borgo Stato attuale: ruderi/strutture ben conservate/museo Età di edificazione: sconosciuta Data di abbandono: anni ‘70 Motivo dell’abbandono:smottamenti del terreno causa estrazione mineraria Accesso: su strada Modalità di visita: con restrizioni
Castelnuovo dei Sabbioni è un paesino della provincia di Arezzo, situato curiosamente in un punto che si trova a 33km da Arezzo, a 33km da Siena e a 33km da Firenze. La sua storia è legata a quella della sua miniera di lignite, che serviva per alimentare la vicina centrale elettrica di S. Barbara, aperta nel 1916 che consentiva l’ accensione della luce elettrica nelle zone limitrofe fino ai lungarni fiorentini. Negli anni, gli scavi della miniera hanno portato ad un progressivo ed inesorabile disfacimento del suolo sottostante la collina su cui è costruito il paese, e a metà degli anni '60 a causa delle continue frane, il borgo è stato definitivamente sgomberato. L’attività mineraria aveva eroso la collina sopra la quale il paese era sorto e con il passare del tempo molte delle case vennero interessate da crolli, una frana inghiottì oltre la metà degli edifici prima di fermarsi e permettere di vedere oggi quel che resta del borgo, ovvero il centro dell’abitato. Un nuovo paese fu riedificato più in alto, in un luogo sicuro, e i vecchi abitanti di Castelnuovo dei Sabbioni furono fatti emigrare. Oggi tre quarti di Castelnuovo dei Sabbioni sono spariti. Inghiottiti dalla miniera che dava lavoro a tutti i suoi abitanti e che è rimasta attiva fino al 1994. Ciò che rimane è il centro del paese, la piazza principale che il 4 luglio del 1944 è stata teatro di un tremendo eccidio nazista. Quel giorno, 75 uomini vennero barbaramente trucidati dalle truppe delle SS, entrate nel paese col preciso scopo di compiere una carneficina per rappresaglia. Lo stesso destino che accomunò molti altri paesi dei dintorni, in quella tragica estate del 1944.
Ma nonostante questo paese ormai abbandonato sia legato a ricordi tragici e sia rimasto vittima del loro stesso lavoro, i suoi abitanti continuano a portarne avanti la memoria, con affetto, con nostalgia e con la volontĂ di far conoscere a tutti la loro storia.
Comune: Cerzeto Provincia: Cosenza Lingua: arbëresh Età di edificazione: 1600 Data di abbandono: 2005 Motivo dell’abbandono: frana
Cavallerizzo (Kajverici in albanese) è una frazione del comune di Cerzeto di 841 abitanti, nella provincia di Cosenza in Calabria. Situata a circa tre chilometri a nord di Cerzeto, è una delle comunità albanesi d'Italia, raro caso esempio di frazione sotto amministrazione di un comune della stessa origine e identità etnica (arbëreshe). Cavallerizzo è situata alle falde di un monte degli Appennini chiamata Colle S. Elia (Rahji i Shën Lliut), o semplicemente Rahji, che si erge a circa 1000 metri di altezza dall'abitato. Circondato da castagni, e da numerosa fauna, l'abitato antico è diviso in tre borghi. Storia Gli esuli albanesi fondatori di Cavallerizzo, nel XV secolo, la chiamavano inizialmente Shën Gjergji, in riferimento al santo orientale San Giorgio Megalomartire ai quali erano molto devoti i suoi abitanti sin dai tempi dell'esilio dall'Albania. Quindi fu chiamata San Giorgio in San Marco, Cavalcato e in fine Cavallerizzo. La sua storia è legata ai comuni di Cerzeto, Mongrassano, San Martino di Finita.
Nel marzo 2005 frana il centro storico di Cavallerizzo, frazione di Cerzeto, comune calabrese della provincia di Cosenza. La strada principale che attraversa il paese è interrotta. Su una popolazione di 581 abitanti, oltre la metà – 329 – sono le persone evacuate. Lo stato di emergenza viene dichiarato l’11 marzo 2005 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, e in seguito prorogato più volte, fino al 23 dicembre 2011 che fissa la fine dell'emergenza al 29 febbraio 2012. La frazione di Cavallerizzo poggia su una frana storica, nota da oltre un secolo, ed è costruita su terreni instabili caratterizzati da altissimo rischio idrogeologico e da elevata sismicità. Gli studi commissionati dal Dipartimento della Protezione civile evidenziano che: “l’intera frazione di Cavallerizzo è sita su di una frana classificabile come attiva. La parte alta del paese è in abbassamento, mentre le parti media e bassa del paese sono in traslazione con un movimento stimato verso est di almeno un cm all’anno. Il cantiere viene aperto nell'ottobre 2007. Il progetto, concordato con i cittadini, riprende le caratteristiche dell'abitato originario: la nuova area residenziale si compone di cinque quartieri, le tradizionali gjitonie, disposte secondo la tipica forma di petali di un fiore. Le 260 case per circa 560 persone, affacciate su sei piazze, sono state personalizzate sulla base delle richieste pervenute nel corso dei lavori dai nuclei familiari. Per favorire le occasioni di incontro tra i cittadini, il Dipartimento della Protezione Civile ha realizzato nelle vicinanze di Cavallerizzo un centro di aggregazione, inaugurato a marzo 2007. Per favorire la ripresa, nell'area artigianale di Colombra in prossimità del centro abitato, sono stati realizzati e già consegnati al Sindaco di Cerzeto una falegnameria e due capannoni per attività edili.
A febbraio 2011 sono stati consegnati i primi 40 alloggi e quattro unità commerciali in due quartieri, Inserte e Breggo, a Pianette. A dicembre 2011 sono terminati i lavori di realizzazione del nuovo centro abitato. I 261 edifici realizzati interamente a carico dello Stato e nel pieno rispetto delle normative antisismiche hanno avuto un costo complessivo pari a circa 67,5 milioni di euro – per la ricostruzione di circa 48.000 mq di residenze, magazzini, attività commerciali e artigianali. Il 29 febbraio 2012 è scaduto lo stato di emergenza. Con l'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 77 dell'11 aprile 2013 il Comune di Cerzeto è stato individuato come amministrazione competente a coordinare le attività necessarie a superare in maniera definitiva le criticità causate dal dissesto idrogeologico. Il progetto rispetta le caratteristiche della comunità colpita, con l’obiettivo di ricostituire il “paese” nella sua interezza e non solo di ridare una casa a chi l’ha perduta.
Cavallerizzo fa infatti parte della dorsale di insediamenti arbëresch, di tradizione albanese in Italia, il cui tessuto urbano è caratterizzato dalle gjitonie, quartieri composti da tre o quattro case abitate da famiglie legate da una relazione di stretto vicinato. Questa realtà ha fornito il modello di riferimento per disegnare i nuovi spazi pubblici ed i modi dell’abitare, tenendo conto delle relazioni tra parenti, amici, nuclei familiari. Il nuovo nucleo residenziale, per 564 abitanti, è costituito da 264 unità abitative, 5 locali per attività commerciali da spazi pubblici, spazi verdi ed orti. È prevista anche la costruzione di una scuola e una chiesa. Come nell'abitato originario, la nuova area residenziale si compone di cinque quartieri, le gjitonie, disposte secondo la tipica forma di petali di un fiore con sei piazze. Le case, disposte a schiera e affacciate sulle piazze, sono state personalizzate sulla base delle richieste avanzate dai singoli nuclei familiari. Il progetto ha vinto nell’ottobre 2009 il Premio Ancitel per la sostenibilità ambientale e sociale perché realizzato con soluzioni innovative dal punto di vista dell’efficienza energetica.