Cenerentola balla sola

Page 1



Lo Specchio di Akkuaria Collana di Poesia contemporanea diretta da Vera Ambra


Micaela Balìce CENERENTOLA BALLA SOLA Edizione 2010 © Associazione Akkuaria Via Dalmazia 6 - 95127 Catania - Tel. 095.722.38.31 www.akkuaria.org - libri@akkuaria.org ISBN 978-88-6328-074-6 1a edizione – Aprile 2010 Ristampa 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9


Micaela Balìce CENERENTOLA BALLA SOLA Poesie Edizioni Akkuaria



La cosa che indossiamo piĂš a lungo è un cappotto di polvere. Solo i canti di passione durano. Erica Jong – Il salto di Saffo

a Gino, fonte di grande ispirazione. Ai miei genitori e ai miei figli: mie radici e miei fiori.



Prefazione Dicono che dal titolo di un libro si possa dedurre il contenuto e individuare la personalità dell’autore: non conoscessi Micaela Balìce cercherei di immaginare una romantica figlia di papà in attesa del suo principe azzurro, vessata dalla crudele matrigna e dalle perfide sorellastre, costretta a togliere la polvere dai mobili - danzare con una scopa in mano, solitaria presenza in un superattico incantato. Niente di più falso, perché la nostra autrice, se ha avuto problematiche da superare per diventare il poeta che è, ha ampiamente esorcizzato ogni ostacolo con la ferrea volontà di raggiungere il suo nucleo creativo, realizzando in sé tutte le figure che possono aver composto la sua favola. Micaela Balìce è una donna nel pieno della sua femminilità che ha saputo viversi morendo a se stessa infinite volte “Ho scelto di morire molti anni fa / ne ho perso il conto” per rinascere “Così sorridi / pensando alla nuova donna / che sei il tu di ieri” improvvisamente “Come un fiore che sboccia / di petalo nudo vestita”. La sua poesia prende vita dal contatto con quel luogo dell’essere dove l’anima - profondamente radicata a valori ctoni “Tu che un giorno / raccoglierai / la mia carne / vuota di me, / raccogli nel tuo ventre / oggi il bulbo/ perché possa godere / del croco / come primizia” - incontra quella spiritualità genuina e trasparente legata ai ritmi della Natura “Così faccio anche io, / per morire un poco: / lasciar morire il seme / con lo sguardo verso l’aurora / del prossimo sole.”: un luogo dove silenzio e grida, gioia e dolore, solitudine e allegria, illusioni e disincanto si alternano con cadenza regolare, in un moto di accettazione del destino pur volendo esserne artefice. Allora leggiamo “Piango di solitudine / e se apro bocca muovo le mie parole /ma hanno suoni che non comprendi” ma anche “Le mie parole / non son morbide come la creta: / sono taglienti / come spade affilate” e la presenza malinconica di


“Amo la solitudine / del passeggiare con me stessa./ Mi incupisce / la solitudine / di non avere / a chi raccontare.” ci potrebbe trarre in inganno, se non apparisse d’incanto la confessione più sincera “Se non ci fossi tu, / tentativo di poesia, / mi perderei in me stessa / e so che ne morirei.”. Ecco dunque spiegata la nascita di questa raccolta poetica che prende vita e si infiamma immediatamente affrontando temi come la religione, la vita e la morte, il tempo e il silenzio di un’umanità in catene, senza per questo adottare un linguaggio aulico o privo di quella soffusa sensualità che è la cifra dominante dell’autrice. Un inno alla vita e all’amore, dunque, sin dall’esergo di Erica Jong dove spicca un preciso riferimento alla polvere, quella materia che si posa ovunque non ci sia movimento, ovunque il tempo fermi il ritmo del divenire, ovunque la vita cessi il suo pulsare: Micaela Balìce non teme la polvere “Ai poeti / non disturba la polvere” perché vuole vivere intensamente, per cui non si accontenta di guardarsi - immobile - allo specchio; vuole ascoltare il suo cuore battere all’unisono con la Natura, con il regno vegetale “Sto cercando la mia pace. / L’ho cercata in riva al fiume / e il fiume ha riso / della mia ingenuità.”, con quello animale “Come un’ape sarò / ubriaca di profumi / di primavera sbocciati / e di nettare avrò / sazie le zampe / e macchiate le labbra.” e anche, perché no, con quello minerale “trasformiamo le parole / in sassi / per un sol giorno... / tanto per sentirne il peso”. Certo, Cenerentola può ballare da sola perché non ha paura del tempo che scorre, perché “Amore e rabbia / giocano sulla soglia / della mia anima / come un drago /con la sua principessa”; perché “come ogni Strega / conosco il buio del bosco / e nonostante il dolore / più non mi perdo”. E per raggiungere il cuore di questo “bambino di carta” esiste la dichiarazione della primipara autrice che afferma “Quando dentro hai l’infinito / ovunque fuori è stretto” e che con ulteriore baldanza sembra gridare “.. della tua maschia


vendetta / ne ho fatto / le mie poesie migliori”. Come ognuna di noi leggendo Erica Jong ha imparato ad “abbracciarsi forte forte se il principe azzurro ha perduto la strada” anche Micaela Balìce è entrata nel mondo magico del potere femminile, libera dalla dipendenza perché “Non cerco più / l’apprezzamento / degli altri, / ma solo / il godimento / di me stessa” e ha compreso profondamente che “Cenerentola balla da sola. / La sua gioia non sta nella scarpa / né in un principe distratto, / ma dentro se stessa. / E ridendo abbraccia una quercia / come solo una strega può fare.” Chicca Morone Moncalieri, 18 luglio 2009


(...)

DOPO LA LITE Dopo la lite non resta nulla, se non quel silenzio fatto di disperazione e due esseri senza meta.


Non so modellare l’argilla: le mani sono incerte, la forma consueta. Non so usare i colori: il tratto è scarno, le proporzioni errate. Pulsa dentro di me l’universo. Infinito. Quali forme dare? Quali colori? Quale materia plasmare? Non mi rimangono che le parole: squadrate, incolori. su quella pagina chiara …


(...)

La mia disperazione è come un urlo lanciato nel buio di un antro cavernoso. Mi rimane solo la smorfia nella bocca asciutta in un desolante silenzio.


Tu che mi dici: “Ti amo! Ti amo!” lo sai di che materia è fatto il bene? Può essere una fune con la quale legare per non perdere. O una corda da far vibrare per regalare un suono. Io non ti dico: “Ti amo” non perché non voglio. Perché non so.


Trasformiamo le parole in sassi. Quelle dette lungo un sol giorno, quelle sentite dagli altri, alle radio, ai telefoni o in televisione. Trasformiamo le parole in sassi. Per un sol giorno ‌ tanto per sentirne il peso.


L’ESERCIZIO DELLA MONTAGNA Quando la vita ti sbatte contro con le sue luci, i voluttuosi oggetti il frastuono del vociare, i “devi” e i “puoi”, trasformati in montagna: ferma immobile eterna spettatrice di un vorticoso mondo di pulci agitate. Poi, lento, solleva lo sguardo oltre le nuvole, quasi a toccare il Cielo: ciò che allora vedi è ciò che conta.


Chi sono io? Ma non quell’io che scrive, ma la Coscienza di chi eternamente ha Errato cercando il Giusto. Chi sono io? A quale goccia d’Eternità appartengo?


Ho giocato il gioco della “normalità”. Ho perso. Scusate per il disturbo se cerco d’essere solo ciò che sono.


La polvere copre le cose, nonostante le cure. Ti volti un attimo e la polvere copre ancora le cose.


(...)

La noia del volo notturno di una cimice mi ricorda lo starnazzare di folle ad un supermercato.


Vorrei che i pensieri oscuri come neri corvi si alzassero in volo dal mio campo di grano arato, lasciassero libero il cielo della mia mente e la terra fertile del mio cuore. Vorrei che il loro gracchiare non stridesse pi첫 fra le mie orecchie e riempisse lo spazio il canto armonioso del vento primaverile. Non voglio pi첫 essere in guerra. Neppure con me stessa.


Amo la solitudine del passeggiare con me stessa. Mi incupisce la solitudine di non avere a chi raccontare.


I fallimenti si rincorrono nel tempo della mia anima. Il mio tesoro è rimasto intatto: nessuno ha varcato la soglia. Ancora veglia il drago e le sue sette teste. In molti lo hanno affrontato: nessuno ucciso. Alcuni son scappati, altri han disprezzato che non vi fosse - pronta la principessa che cercavano. Il mio vergine tesoro è rinchiuso nel Tempio. Io e il mio drago attendiamo sulla soglia.


Se non ci fossi tu, Parola sola che colori di vita i miei slanci confusi in un mondo che non comprendo. Se non ci fossi tu, tentativo di poesia, mi perderei in me stessa e so che ne morirei.


Se trovo un po’ di luce è grazie a te mio piccolo fiore di poesia che sbocci la notte, quando nessuno più mi vuole, e mi lasci volare dentro me stessa a toccare i miei spazi infiniti.


Dov’è che la mia vita si fa follia? Che si sfilacciano gli strati della mia mente? Che i miei pensieri si trasformano in un urlo nel buio? Cerco la soglia in un labirinto senza fine.


Se potessi trasformare l’amore in rabbia e la rabbia in amore forse ti amerei. Studio la formula da anni ma l’alchimia non l’ho trovata. Amore e rabbia giocano sulla soglia della mia anima come un drago con la sua principessa.


(...) C’è un’altra in me che vuole uscire ma ha perso la strada. C’è un’altra in me intrappolata tra i fili sottili della paura. C’è un'altra in me che non è ciò che sono diventata. E il labirinto dell’anima si fa bosco. E il bosco notte. C’è un’altra in me che vorrebbe nascere ed io partorirla per godere entrambe di una nuova occasione.


Non inizierò l’anno facendo pulizie … ma scrivendo Poesie.


(‌)

Si arriva all’inverno col freddo nelle ossa e la stanchezza di un mancato letargo.


Sto cercando la mia pace. L’ho cercata in riva al fiume e il fiume ha riso della mia ingenuità. L’ho cercata al limitar del bosco e il bosco mi ha detto: “Vieni” e io sono fuggita. Sto cercando la mia pace.


AUTUNNO Sbattute le piante dal vento, sferzate dalla pioggia, si ritirano meste in loro stesse. CosÏ faccio anch’io, per morire un poco: lasciar marcire il seme con lo sguardo verso l’aurora del prossimo sole.


Amo come il vento: intensamente ma senza mai concedermi. Capace di sacrificarmi ma non di dire “ti amo�.


LA COSTOLA DI EVA Con uno slancio d’amore una costola mi hai incrinato affinché cogliessi l’intensità del tuo sentimento. Per la fitta dell’amore di colpo trattengo il fiato. A te penso, o mio caro, … ad ogni movimento!


Ho il cuore che pesa come piombo attaccato al mio seno. Sei tu che ti appendi rigidamente a me uccidendo i miei slanci. Lasciami andare! Lascia che le mie piccole cose non si frammentino nel vuoto dell’incomprensione. Ho il cuore greve e il peso mi stende a terra, non riesco a sollevare lo sguardo nÊ a guardarti negli occhi. Le umiliazioni rendono gli uomini deboli ‌ e le donne un niente.


Si stanno imbiancando i capelli di chi mi circonda di quelli che amo e – o mio Dio! – sto imbiancando anch’io! La Storia costringe i corpi in percorsi prefissati. Ma il mio animo ha sempre lo sguardo incantato di fanciullo. Non riesco a star dietro al tempo.


Esistono attese pazienti e attive: ... come l’albero che frena l’impeto della linfa vogliosa di riaffacciarsi dalle radici. “Non ancora!” ordina, annusando il gelido dell’aria, mentre la gemma gravida sembra sempre che stia per esplodere. Esistono attese pazienti ma attive nell’inverno del tempo.


Dammi un bacio, un alito, un sospiro bocca su bocca, perchĂŠ possa prender fiato e respirare ancora: con te e senza te.


Vuoi essere padrone? sii pure padrone, con la tua lancia pronta a difendere ciò che ti appartiene. Io non son padrona di nulla se non di me stessa, cose e persone passano attraverso me insegnandomi a guidare con equilibrio il mio piccolo carro.


Beati gli uomini che hanno avuto il coraggio di lasciarsi addomesticare. Beate le donne che hanno avuto la sapienza di addomesticare. Io ho scelto la libertĂ . Mi arrovello cosĂŹ nella mia solitudine, nĂŠ conosco amore.


Come fiore che sboccia sono nata stamane. Come fiore che sboccia di petalo nudo vestita.


Coltiva il mio pudore come rosa preziosa. Una Bloomfield antica del giardino perduto. Di miele è l’odore e di spine è ritrosa: la fragranza proibita è per man di velluto. Coltiva il mio pudore come petalo e rosa.


(...)

A Emily Chissà perché sempre nel soffrire e nell’incompresa solitudine a te penso e sorrido, al trifoglio con due api, al trifoglio, al prato e alle api…


Forse un giorno indosserò l’abito bianco e farò di una stanza il mondo … Quando dentro hai l’infinito ovunque fuori è stretto.


(...)

Non ho voglia di far nulla. … La noia è l’agonia del ticchettio eterno di un vecchio orologio.


Ci sono spazi inesplorati in me che nessuno è riuscito a percorrere. Come un buon brodo che molti han bevuto ma nessuno ne ha gustato l’aroma di spezia.


Il tuo spazio dentro di me è una stanza vuota con al centro un biglietto: “torno subito”.


Tu che un giorno raccoglierai la mia carne vuota di me, raccogli nel tuo ventre oggi il bulbo perchĂŠ possa io godere del croco come primizia.


Prendimi tra le tue braccia e spogliami di me stessa … ché non voglio più pensare.


(...) Ai poeti non disturba la polvere. Son stelle luminose che danzando appaiono tra la lama di un raggio che trafigge il vetro. Ai poeti non disturba la polvere. E ora che son poeta lo scriverò fuori dalla porta di casa. CosÏ sapranno che entrando non troveranno pulito.


COME SORDOMUTA C’è un abisso tra me e te, un abisso che non si colma. E il mio cuore si strugge dilaniato tra amore e incomprensione. Lo strappo dilata il mio animo – teso – come pelle lacerata. Piango di solitudine e se apro bocca muovo le mie parole ma hanno suoni che non comprendi. Come sordomuta ai tuoi occhi dico cose che non capisci e le tue lance in risposta trafiggono il mio cuore.


(...) TU SAI BANDIRMI DAL TUO REGNO Tu sai bandirmi dal tuo Regno ogni Tempo in cui la mia Parola ti sembra straniera. Il tuo Silenzio è un alito di gelo che raffredda le stanze e mi costringe all’esilio. Ma come ogni Strega conosco il buio del bosco e nonostante il dolore più non mi perdo.


TI HO CHIESTO AIUTO Ti ho chiesto aiuto mille e mille volte e mai, nel mio dolore, hai allungato la mano. Ma della tua maschia vendetta ne ho fatto le mie poesie migliori.


Senza parole, in un giorno di vento che si intromette tra gli alberi piegandoli in se stessi, oggi il mio cuore cammina lento. Preferisco annusare che parlare.


Amami, ti prego, come si ama una cosa nuova.


(…) Complice tu di ciò che chiami livore: la mia rabbia sprezzante che mi fa aprire le ali vogliosa di librarmi nell’aria. Ma le tue buone catene mi stringon la caviglia. Così mi agito, irruente, ché mi è impedito il volo. Dalla rabbia maledico te e divoro i miei stessi figli cercando di punire l’incomprensione - antica come antico è il mio viscerale dolore. Il dolore di chi ha subito il veto, con catene dorate, di poter divenire ciò che per natura era bello diventasse … Ma di questa colpa nessun Adamo


pagherĂ il fio.


Mi guardo attorno e son tutti come morti viventi colpiti dalla stessa maledizione: vagano come vivi si nutrono, si amano e son mai sazi ‌ Solo la luna li tradisce. Cerco uno sguardo pirata tra quelli che son normali che la mia, di maledizione, è di veder l’inganno senza poterne parlare.


Sono stata sulla terraferma troppo a lungo. Sono come quell’ape che cerca qualcosa che sappia di casa odorando i colori dietro la finestra socchiusa. Troppo a lungo sono stata sulla terra ferma.


(...) Quante sono le mie paure? Le snocciolo una ad una come perle su una collana. Quante sono le mie paure? Ne ho giĂ perso il conto e ricomincio una ad una. Ma quante sono le mie paure? LĂ dove meglio esprimo di me il creativo finisco per costruire una collana che mi minaccia la gola. Quante sono le mie paure?


(...) LIKE A BEE I'LL BE Come un'ape sarò ubriaca di profumi di primavera sbocciati, e di nettare avrò sazie le zampe e macchiate le labbra. E dopo tanto godimento, abbandonata sarò su calici di seta, inebrianti, e scivolerò giù, giù, giù, fin nel profondo; fino a dormire di un sonno bambino. Mentre il vento cullerà la sua ninna nanna agli steli del prato.


INDICE Prefazione di Chicca Morone Il vento della notte Pioggia Gelida stanza Vorrei saper volare via Lento un entrare di zampogne Fiore Le mie parole Notte colma di luna piena Dopo la lite Non so modellare l'argilla Chi l'ha detto Il Dio gli disse La mia disperazione Tu che mi dici Trasformiamo le parole in sassi L'esercizio della montagna Chi sono io? Ho giocato il gioco La polvere copre le cose Ho scelto di morire Bisogna credere al proprio genio La noia Vorrei che i pensieri oscuri Amo la solitudine I fallimenti si rincorrono Se non ci fossi tu Se trovo un po' di luce Dov'è che la mia vita Se potessi trasformare Quieto è il salmodiar dell'anima C'è un'altra in me Non inizierò l'anno

7 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41


Non cerco piÚ C'è stato un fraintendimento Dio ha mai partorito? Si arriva all'inverno Sto cercando la mia pace Autunno Amo come il vento La costola di Eva Ho il cuore che pesa Si stanno imbiancando Esistono attese Dammi un bacio Vuoi essere padrone? Beati gli uomini Come fiore che sboccia Coltiva il mio pudore Il mio calderone ribolle A Emily Forse un giorno Ho incontrato una Fata Non ho voglia Ci sono spazi inesplorati in me Il tuo spazio dentro di me Tu che un giorno Prendimi tra le tue braccia Voglio respirare le ali di questo autunno Vorrei che la mia voce Ai poeti non disturba la polvere Come sordomuta Nella solitudine mi hai lasciato Tu sai bandirmi dal tuo regno Ti ho chiesto aiuto Senza parole Amami, ti prego Una persona che non serve

42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76


Cenerentola balla sola Complice tu di ciò che chiami livore Mi guardo attorno Sono stata sulla terraferma Costruirti nella mia mente Non abbiamo bisogno di redenzione Non ho paura di te Quante sono le mie paure? C'è chi vive nel mondo Like a bee I'll be

77 78 79 80 81 82 83 84 85 86


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.