rivista di informazione a cura di Idroelettrica srl
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Anno XXI - Maggio 2008 - IDROELETTRICA NEWS. Periodico di informazione trimestrale a distribuzione gratuita - reg. Trib. Siena n. 664 del 21 aprile 1998 - Tariffa pagata P.D.I. DCB/SIENA/PDI/17/2004 VALIDA DAL 22.03.2004 - Editore: Idroelettrica srl - strada prov.le colligiana, 44 - 53035 - monteriggioni (siena) - tel. +39 0577 306154 fax +39 0577 306156
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BENESSERE&SALUTE 6 Vedere meglio per vivere meglio di Giuseppe Greco
BUONVINOfaBUONSANGUE 10
Castello di Fonterutoli
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Il mito del wellness
LABUONATAVOLA 15 17
Slow food. Una filosofia per cambiare il mondo 2008. L’anno della patata
RICERCA&INNOVAZIONE 19 22 23 27 31
46 idnews. le vie del benessere DIRETTORE RESPONSABILE
La scuderia diventa energia di Enrico Sernini Il Gruppo Montepaschi. Risparmio Energetico Recupero energetico. La combustione di A. Massimo Dattilo La cattura della CO2 di Lidia Lombardi e Andrea Corti Il calore del legno
PROVATI&CONSIGLIATI 33
Relais Borgo Scopeto
IPERCORSIdell’ANIMA
Dr. Luca Luchini
COMITATO SCIENTIFICO Prof. Claudio Rossi - Università di Siena Prof. Andrea Corti - Università di Siena Prof. Alessandro Donati - Università di Siena Prof. Giuseppe Greco - Prof. a contratto, Università di Siena Dr. Steven Loiselle - Ricercatore, Università di Siena Dr. Luca Bracchini - Assegnista, Università di Siena Dr. Dino Dattilo, Borsista - Università di Siena Dr. Antonio Tognazzi - Assegnista, Università di Siena Dr. Avv. Riccardo Randisi - Azienda Ospedaliera Senese
REDAZIONE IDNEWS Idroelettrica s.r.l. strada prov.le colligiana, 44 53035 monteriggioni . siena . info@idnews.net
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Giovanni Fattori, il genio della “macchia” Terra Futura. “Buone pratiche” di sostenibilità
NONSOLOSOLDI 40 43
Un futuro sostenibile di Angelo Riccaboni GAS. Gruppi Acquisto Solidale
SOSPIANETAAZZURRO
progetto grafico&impaginazione Serena Fineschi . IDROELETTRICA srl .
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stampa Litomodulistica Il Torchio snc
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LA PAROLA AL DIRETTORE a società Idroelettrica srl è da tempo all’avanguardia nel settore dei sistemi di energie alternative e di impianti alimentati con fonti rinnovabili. Un costante impegno nella convinzione che questa sia la strada giusta per contribuire a risolvere uno dei problemi più gravi che nell’attualità riguardano il nostro pianeta e cioè il miglioramento e la salvaguardia dell’ambiente. Dopo anni di difficili battaglie, fortunatamente oggi la sensibilità generale verso i problemi relativi al degrado ambientale e l’attenzione alla nostra salute, ed a quella di chi verrà dopo di noi, è cresciuta sensibilmente. Così Idroelettrica ha deciso di provare ad offrire un ulteriore contributo per facilitare la conoscenza e l’utilizzo delle fonti rinnovabili non inquinanti, inesauribili, rispettose dell’habitat naturale, ed al tempo stesso economicamente vantaggiose per il consumatore.
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Mauro Salvini, manager dell’Idroelettrica, oltre a sempre più precisi
approfondimenti di carattere tecnico nello specifico settore dell’uso di fonti rinnovabili, ha ritenuto utile offrire un prodotto che affronti i molteplici e variegati settori che possono contribuire a migliorare la nostra vita, sia nell’immediato quotidiano che in prospettiva futura.
di Luca Luchini
La scelta della testata, “ID news. Le vie del benessere”, nelle nostre intenzioni dovrebbe già spiegare l’indirizzo che intendiamo dare alla neonata rivista. Parleremo dunque anche di ambiente, medicina, attività sportive, gastronomia, enologia, turismo, arte e cultura, cercando di offrire utili consigli ai nostri lettori, usando un linguaggio comprensibile a tutti, ma, allo stesso tempo, con rigorosa attenzione alla scientificità dei nostri interventi. Ogni argomento verrà trattato nell’intento di contribuire al raggiungimento di una vita più serena, tranquilla e (perché no?) piacevole.
giose collaborazioni, prima fra tutte l’Università agli Studi di Siena, nostro patner ufficiale in questa nuova avventura editoriale, da sempre prezioso collaboratore nel percorso di ricerca scientifica – tecnologica dell’Idroelettrica. Al contributo offerto dai docenti del plurisecolare ateneo senese si affiancheranno interventi di apprezzati luminari della medicina nelle sue varie specializzazioni e novità di aziende leader nel loro settore con le quali Idroelettrica si vanta di avere sperimentati e consolidati rapporti di collaborazione. E ancora approfondimenti di famosi enologi e cuochi, esperienze di imprenditori all’avanguardia nel settore turistico e della produzione ed alimentazione biologica, oltre a notizie utili e curiose. L’interesse ed i consigli dei nostri lettori rappresenteranno la stella polare alla quale fare costante riferimento per cercare di offrire un prodotto che possa essere al tempo stesso utile e gradevole.
E lo faremo avvalendoci di presti-
Attendiamo il vostro responso.
LeVIE delBENESSERE MENSSANAinCORPORESANO PROVATI&CONSIGLIATI NONSOLOSOLDI BENESSERE&SALUTE
RICERCA&INNOVAZIONE IPERCORSIdell’ANIMA LABUONATAVOLA SOSPIANETAAZZURRO
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“EVERY GREEN” la nuova RELIGIONE
VEDERE MEGLIO per VIVERE MEGLIO come affrontare
cataratta e presbiopia di Giuseppe Greco Professore a Contratto, Università di Siena
iamo nel terzo millennio, la possibilità di superare le barriere dell’età migliorando le funzioni è per ora vincolata all’evoluzione della tecnologia e della chirurgia. Il percorso evolutivo intrapreso dall’uomo, fino a questo punto, è legato a doppio filo al concetto di “immortalità”, e non solo dell’anima. “Every green” è il dictact della moderna società, cosìdetta, evoluta; se in
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gioventù percorriamo 10 km a piedi senza fermarci, a sessanta anni, ne dobbiamo percorrere almeno 20!. Così per i canoni della bellezza già descritti da Fabrizio D’Acquapendente: siamo destinati a nascondere, con vergogna, rughe, canizie e la calvizie, con ogni sortilegio, chimico o altro; senza contare il profilo aquilino, come la cute a “buccia d’arancia, e orecchio a sventola, labbra sottili, zigomi scarni, mammelle “calanti”, troppo piccole o
troppo grandi, insieme ai fianchi “debordanti”, al ventre pendulo con ombellico nascosto tra le pliche cutanee; la coscia tozza, il fondo schiena troppo in fondo (qualcuno lo pretende altezza ombellico), le varici debuttanti e l’alluce valgo, sono pressocchè bandite. A questo proposito possiamo immaginare come venga accettata la diminuzione “senile” della vista in senso presbiopico (diminuzione della acco-
modazione, cioè della capacità di messa a fuoco del cristallino) per l’indurimento o sclerosi della lente, oltre che il suo opacamento con il relativo annebbiamento della vista.
LA CATARATTA Cenni anatomici. Subito dietro l’iride, c’è il cristallino. Questo è una lente, della grandezza di un bottone di camicia, che serve a focalizzare le immagini sulla retina. E’ un processo di opacizzazione del cristallino. Ciò comporta una progressiva diminuzione della funzione visiva fino a rendere impossibile lo svolgere di una normale vita lavorativa e di relazione. La cataratta è una malattia della terza età, anche se è possibile registrarla in giovane età, sporadicamente o associata a sindromi sistemiche. Sintomatologia. Inizialmente si ha solo una diminuzione qualitativa della vista, per esempio difficoltà nella guida notturna, o la visione di aloni luminosi intorno ad una lampadina.
Successivamente una progressiva diminuzione qualitativa e quantitativa della visione fino alla cecità. Cosa fare. L’unico trattamento possibile è di tipo chirurgico. La tecnica maggiormente in uso è la facoemulsificazione, cioè la rimozione della cataratta mediante l’uso degli ultrasuoni. Quando operare la cataratta. Attualmente si tende ad operare la cataratta quando il paziente manifesta le prime difficoltà conseguenti al calo del visus. Non è necessario, come in passato, aspettare la maturazione della cataratta, anzi attualmente questo è sconsigliato a causa della maggiore quantità di ultrasuoni che è necessario utilizzare per asportare le cataratte mature, quindi più dure. L’intervento si effettua in anestesia locale (peribulbare) o topica (gocce). La durata è di circa dieci minuti e consiste nella frammentazione ed aspirazione, della cataratta, mediante gli ultrasuoni, attraverso un foro di 3mm. La stessa apertura è utilizzata per introdurre una lentina intraoculare (o cristallino artificiale in PMMA o Acrilico o PDMS).
Decorso post-operatorio. Nelle prime ore dopo l’intervento è consigliabile rimanere in casa seduti in poltrona. Nel giro di qualche giorno si potranno riprendere i normali ritmi di vita. Per due settimane è sconsigliata ogni forma di attività sportiva. Terapia. Si tratta semplicemente di instillare dei colliri antibiotici, cortisonici e anti-infiammatori non steroidei per alcuni giorni, più una copertura antibiotica, per bocca, per cinque giorni.
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Il percorso EVOLUTIVO
intrapreso dall’uomo è legato al concetto di “immortalità” Biomateriali: La storia del PMMA Alla fine della seconda guerra mondiale Harold Ridley osservò che piccole particelle delle volte trasparenti di aerei cacciabombardieri erano ben trattenute dall’occhio dopo essersi infisse nello stesso. Questo fatto è stato comunicato ai fabbricanti delle volte di questi aerei, comunicando inoltre che un materiale con tali caratteristiche sarebbe risultato idoneo all’uso in oftalmologia (questo materiale era il poli-metil-metacrilato, PMMA). Ridley era inizialmente interessato alla predisposizione di lenti intraoculari per la sostituzione del cristallino. Lo studio si indirizzò anche alla preparazione di protesi per condotti lacrimali, lenti a contatto ecc.). Nella fase di studio iniziale il PMMA come materiale innovativo è stato realizzato a fini bellici per l’uso nelle capotte trasparenti dei velivoli militari, grazie alle caratteristiche specifiche che sono, trasparenza, durezza e resistenza al calore. Per ottenere questi requisiti serviva un materiale con alto grado di purezza e
di polimerizzazione, cioè un monomero sostanzialmente libero da impurità e un polimero libero di metil-metacrilato monomerico. Dagli anni 40 il PMMA diventò un materiale di enorme interesse commerciale, seppur con variazioni dello stesso rispetto a quelle d’utilizzo militare. Successivamente agli anni ‘40-‘50 la chimica migliorò le conoscenze in questo settore e si crearono materiali sempre più sofisticati e più disponibili sul mercato, anche medicale, rispetto al PMMA il quale mantiene comunque elevate qualità ottiche e di bio-tolleranza, o biocompatibilità; infatti il PMMA oggi utilizzato è realizzato e migliorato nei seguenti aspetti: maggior purezza, nessun uso di additivi, catalizzato da perossido di benzolo possiede un contenuto molto basso di monomero non polimerizzato.
PRESBIOPIA I cristallini accomodativi In casi particolari è possibile impiantare un cristallino artificiale accomodativo che consentirà di annullare la
presbiopia. La presbiopia è quel processo fisiologico di invecchiamento dell’occhio per cui si perde la possibilità di mettere a fuoco le immagini da vicino (ad esempio, leggere il giornale o infilare l’ago). Questa nuova tecnica chirurgica ripristina il naturale meccanismo di “autofocus”, che dopo i quaranta anni tende a bloccarsi; pertanto non saranno necessari gli occhiali da lettura. La contrazione del muscolo ciliare comporta lo spostamento in avanti della lentina intraoculare permettendo così la messa a fuoco delle immagini da vicino.
L’uso combinato delle nuove metodiche chirurgiche, dei materiali altamente biocompatibili, e delle innovative tecniche anestesiologiche rendono possibili risultati inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Si tratta, infatti, di interventi di alta microchirurgia in cui l’esperienza e l’abilità del chirurgo, di tutta l’equipe operatoria, unitamente all’uso di sofisticate apparecchiature giocano, un ruolo fondamentale nel conseguimento del risultato.
la cataratta è una malattia della terza età. id8
CASTELLO diFONTERUTOLI Le vicende di una terra difficile, ma generosa, e di una famiglia nobiliare si intrecciano da oltre sei secoli per dar vita ad un vino al top della produzione nazionale.
e innovazioni in agricoltura sono sempre scelte difficili, perché si rischia di alterare fragili equilibri e di modificare tradizioni che sembrano far parte integrante del territorio. Ancora più difficili se le varie generazioni di una famiglia si identificano totalmente in quel borgo e quei vigneti che sono stati parte integrante della vita di decine di generazioni, addirittura dal lontano 1435.
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Come quando il marchese Lapo, subito dopo la guerra, abbandonò la mezzadria ed i vigneti a coltivazione promiscua per indirizzarsi quasi esclusivamente alla produzione di vino (unica eccezione un po’ di olio extra vergine di oliva di ottima fragranza), o alla fine degli anni ’60 quando l’azienda passò da una logica di mercato locale all’esportazione, introducendo una meccanizzazione parziale, ma specializzata.
I Marchesi Mazzei sono però riusciti nell’impresa, unendo tradizione a modernità, esperienze antiche come l’uomo a tecnologie all’avanguardia, anticipando sempre quelle che poi sarebbero divenute le tendenze del settore.
Tutto con la grande voglia di sperimentare, prendendo atto della tipologia dei terreni per ottenere la migliore qualità del prodotto finale, con grande attenzione ai fattori meteoclimatici e usufruendo dell’esperienza di enologi ed agronomi.
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La particolarità di Fonterutoli, 117 ettari di vigneti, è data dalla diversità dei terreni che contraddistinguono la proprietà. Considerato che le altitudini variano dai 250 ai 500 metri, con differenziate condizioni microclimatiche, e le diverse composizioni del terreno, ogni singola parcella ha caratteristiche particolari che vengono valorizzate con attenzione e scientificità. La scelta fatta dai Mazzei è stata infatti quella di valorizzare queste “diversità” con l’obiettivo che la somma di queste portasse ad una “diversità assoluta”, capace di contraddistinguere il loro vino da tutti gli altri della zona. In ogni singola parcella, così, sono stati rifatti gli impianti, allargati i terrazzamenti cercando di dare ad ognuno di loro la giusta inclinazione
La curiosità L’enologo storico di Fonterutoli, Giulio Gambelli, ha una singolare capacità. E’ infatti in grado di riconoscere con sicurezza, soltanto assaggiando un vino del Chianti, la sua zona di provenienza. Da circa quaranta anni in azienda il suo principale “strumento” di lavoro è stato un eccezionale palato che non lo ha mai tradito.
verso i raggi del sole, studiate e selezionate varietà di uva e di cloni. Un approccio micro, e non macro, ai singoli terreni, un lavoro di ricerca, un difficile mosaico, quasi di cesello, che dura da oltre trenta anni e che non può considerarsi mai terminato, anche se il grande lavoro fatto per elevare la qualità oggi ha già dato i suoi frutti. I Mazzei, infatti, possono affermare con orgoglio che nell’attualità, in questo settore, Fonterutoli è l’azienda più avanzata di tutto il Chianti Classico avendo il 100% di vigneti fatti con criteri “moderni” (parola pronunciata con un po’ di esitazione), con una densità di impianto molto più alta di quella tradizionale. A Fonterutoli, infatti, ci sono 7.500 piante ad ettaro, quando la media è 2.500, con rese di un terzo – un quarto inferiori a quelle consuete (non oltre 800 grammi d’uva per pianta). Per valorizzare quanto fatto fino ad oggi, nel 2003 è partito il progetto
della nuova cantina, un’imponente struttura di 10.000 metri quadri, capace di esaltare al massimo la disomogeneità dei terreni e la diversità delle 110 diverse parcelle di Fonterutoli. Ben 74 vasche permettono che le uve raccolte a diversa altitudine, e con grado di maturazione differenziata fra loro, subiscano processi di fermentazione “personalizzati”. Considerato che la vendemmia (tutta manuale, naturalmente!) si protrae per oltre un mese e mezzo, si arriva addirittura a ben 160 diverse fermentazioni. Autrice del progetto della cantina è stata l’architetto Agnese Mazzei, sorella di Francesco e Filippo, tra l’altro componente del Consiglio di Amministrazione di Fonterutoli, capace di dar vita ad un elegante contenitore ad uso di un rigoroso concetto di produzione qualitativa, anziché lanciarsi nell’impresa di una struttura magari architettonicamente bellissima, ma inadatta alle esigenze dell’azienda. Agnese Mazzei Autrice del progetto della nuova cantina di Fonterutoli
“Fonterutoli è l’azienda più avanzata di tutto il Chianti Classico” id11 Lapo Mazzei con i figli Filippo e Francesco
Filippo e Francesco Mazzei
Il meticoloso percorso qualitativo compiuto, l’attenzione e la professionalità del personale, le caratteristiche del terreno, ricco di scheletro sassoso, povero ma al tempo stesso di grande vocazione, e le particolari condizioni microclimatiche, permettono ogni anno la produzione di vini eleganti, ma potenti, con una grande personalità, capaci realmente di distinguersi dalla concorrenza e di occupare un posto di primo piano nel panorama viti-vinicolo mondiale. A Fonterutoli si producono quattro vini rossi. Il “vino-bandiera” dell’azienda è il Castello di Fonterutoli, un Chianti classico di profilo molto alto, frutto di diversi cloni di Sangiovese con una piccola aggiunta di Cabernet Sauvi-
gnon, che raccoglie l’uva dei migliori vigneti dell’azienda. Il cavallo di battaglia dei Marchesi Mazzei è Fonterutoli, prodotto con Sangiovese e, in piccola quantità, Malvasia Nera, Colorino e Merlot. Un Chianti Classico che per i suoi equilibri è da sempre considerato uno dei più grandi vini della categoria. Per gli appassionati, però, il vino icona è Siepi, “Cru” da uve Sangiovese (50%) e Merlot (50%), che provengono dall’omonimo vigneto di soli sei ettari. Un vino blasonato, di grande spessore ed originalità. Infine, Poggio alla Biodola, prodotto con uve di Sangiovese e Merlot, provenienti dalla parte più alta dei vigneti, unisce struttura e morbidezza.
Il cavallo di battaglia dei Marchesi Mazzei è Fonterutoli, prodotto con Sangiovese e, in piccola quantità, Malvasia Nera, Colorino e Merlot. Un Chianti Classico che per i suoi equilibri è da sempre considerato uno dei più grandi vini della categoria.
PRODURRE UN OTTIMO VINO RISPETTANDO LA NATURA Da sottolineare la scelta compiuta dai marchesi Mazzei nella costruzione della nuova cantina. Uno degli obiettivi, infatti, è stato di dar vita ad un progetto che avesse un basso impatto ambientale, riducendo al massimo l’utilizzo di energia. La grande e funzionale struttura, così, si sviluppa su tre piani. Sfruttando la forza di gravità si riesce a minimizzare l’uso di pompe con un notevole risparmio. La barriccaia, inoltre, posiziona i suoi 3.000 metri quadri completamente sotto terra, a contatto con la roccia viva. Cinque falde di acqua sorgiva permettono di abbassare la temperatura in estate e danno un grado di umidità ottimale con una temperatura che non ha bisogno di interventi di riscaldamento neppure d’inverno. Facile intuire quale sarebbe stato il consumo di energia ed il relativo impatto ambientale se tutta la superficie avesse avuto bisogno di impianti di condizionamento.
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ilMITOdel
WELLNESS
Anche gli italiani, ormai, sembrano essere sempre più attratti dalla ricerca del benessere, inteso non soltanto in senso fisico.
ens Sana in corpore sano. Un tempo era questa l’affermazione principe che spingeva i giovani, soprattutto gli studenti, a praticare lo sport. Esisteva infatti la certezza che mettere in moto i propri muscoli garantisse quella giusta quantità di ossigeno al cervello indispensabile per raggiungere notevoli risultati in ogni settore. Uno stimolo molto utile, perché praticare sport a livello dilettantistico con le attrezzature, le strade ed i mezzi di allora costava enormi sacrifici. Nell’attualità la parola chiave è Wellness, termine difficilmente traducibile in italiano, perché ridurre tutto al generico benessere appare abbastanza limitativo. Le nuove generazioni, infatti, più che di uno stato fisico ottimale, sempre più necessario per poter essere all’altezza della vita sociale e professionale, sembrano aver bisogno di una specie di filosofia che possa uniformare e guidare la loro esistenza. Oggi l’esercizio fisico è importante, ma, da solo, sembra non bastare più!
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Occorre ricercare la serenità dell’anima, trovare nuove modalità per rilassarsi, seguire con attenzione regimi di alimentazione che illudano di poter eliminare i veleni della vita moderna (non solo metaforicamente), riuscire ad apprezzare il nostro corpo, vivere in pace con noi stessi. Tutto fatto nella maniera più scientifica possibile, naturalmente, seguendo ogni volta la dieta di moda o la tecnica lanciata dal divo di turno, avvalendosi del personal trainer o di sofisticati strumenti da palestra, nella convinzione che il benessere del corpo porterà con se anche quello dell’anima. Cosa non meno importante, però, le modalità di vita scelte devono produrre anche quei miglioramenti estetici che nell’attualità sembrano rappresentare l’unica vera chiave per raggiungere, o mantenere (talvolta impresa ancora più difficile!), il successo.
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Il bacino di utenza del Wellness è oggi difficilmente quantificabile ed in continua espansione. Prova ne sia il successo riportato da RiminiWellness 2008, che ha visto confluire nella cittadina adriatica quasi due milioni di persone ed attirato ben 330 aziende specializzate nel settore. La grande manifestazione, che già lo scorso anno aveva riscosso un grande consenso di pubblico, ha mantenuto la divisione fatta a suo tempo, individuando in sei distinte sezioni la strada per raggiungere il benessere e l’armonia con il proprio corpo e l’ambiente che ci circonda. Così la moltitudine di visitatori si è divisa fra i padiglioni del fitness, sport fashion, danza e sport fashion, turismo wellness, wellnessfood e contract e design. Termini sulla carta un po’ ostici e indecifrabili, che però altro non sono che la ricerca di esercizi fisici personalizzati, strumenti all’avanguardia, nuove diete che illudano di prevenire o ridurre i rischi di malattie, piacevoli massaggi con tecniche innovative. Senza dimenticare l‘attenzione nel cercare di prolungare il wellness anche a livello di arredo e di architettura nelle propria casa. Centinaia di ore di lezioni guidate da eccellenti istruttori, sedute di Acquafitness svolte nella più grande area di piscine indoor mai realizzata, prove di sofisticati congegni scientifici applicati alla ginnastica e menù studiati (utilizzando anche prodotto naturali e biologici) per garantire ad ognuno la soluzione dei propri problemi, hanno riscosso enorme successo, a con-
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ferma dell’importanza attribuita dalla società moderna al mito del Wellness. Di non poca importanza, infine, la possibilità di fare tutto in comunione con gli altri, perché insieme sembra di durare meno fatica e si ottengono migliori risultati. Più siamo, più ci si diverte, sembra essere la nuova massima da adottare e condividere, anche perché, oggi più che mai, la solitudine fa sempre più paura.
Oggi l’esercizio fisico è importante, ma da solo non basta più.
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TUTTI I NUMERI Nei quattro giorni, record di pubblico con 130.029 visitatori: (+ 30% sul 2007). Ecco alcuni numeri che hanno contribuito a determinare il successo di RiminiWellness 2008: 13 padiglioni, 330 aziende (tra dirette e rappresentate) oltre 150 mila metri quadrati occupati (di cui circa 90.000 indoor e 60.000 outdoor), la più estesa area acqua indoor mai realizzata prima, con 300 mq di vasche, 27 palchi (2 pilates, 5 acqua, 2 ballo, 1 danza, 3 spinning, 12 fitness, 2 rowing), 1200 mq dedicati agli incontri business, 400 presenter, più di 1000 ore di lezioni, 5 eventi speciali oltre 100 eventi notturni. La formula vincente delle due aree, diverse ma complementari tra loro, la W-PRO, dedicata al pubblico professionale, e W-FUN, a quello degli appassionati, hanno completato l´evento e le sue 6 anime, icone del vivere bene: Fitness, Benessere-Bellezza, Sport&Fashion Dance, WellnessFood, Turismo Wellness e Contract Design. Grande risposta positiva per le novità dell´anno: l´alimentazione dietetica e funzionale nel WellnessFood, il ballo nel W-Dance e l´area del Contract Design che inaugura da quest´anno una nuova sezione dedicata all´arredamento e architettura degli interni. Per le aree fitness, a RiminiWellness decine di presenters da Stati Uniti e Australia con masterclass in una ´non stop´ con famose star internazionali come il sud americano Dorman Racines, il famoso coreografo Kevin Stea, le sensuali Madonna Grimes e Sayonara Motta e il mitico Paolo Evangelista, presente in versione anche ´virtuale´.
Slow Food significa ormai molte cose. Ad esempio attribuire la giusta importanza al piacere legato al cibo
SLOWFOOD
una filosofia per cambiare lentamente il mondo n intreccio di saperi e sapori che non riguardano soltanto il cibo, ma che da esso sono strettamente dipendenti. Un insieme di obiettivi, sulla carta molto diversi fra loro, legati a doppio filo. Un serio lavoro di volontariato che contraddistingue l’impegno dei vari rappresentanti dell’associazione. Queste alcune delle caratteristiche di un movimento che lentamente (e sull’importanza di quest’ultimo termine ci soffermeremo in seguito) sta cercando di cambiare il mondo muovendosi da un punto di partenza talvolta sottovalutato da molti: la convivialità e il piacere. Una grande e variegata comunità internazionale che annovera fra le sue fila produttori e consumatori, chef, massaie, ambientalisti, studiosi e gourmet che hanno trovato in Slow Food un interesse comune. Slow Food significa ormai molte cose. Ad esempio attribuire la giusta importanza al piacere legato al cibo, insegnando (ed imparando) a godere della diversità delle ricette e dei sapori, a ri-
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conoscere la varietà dei luoghi di produzione e dei suoi autori, a rispettare i ritmi delle stagioni e del convivio. Ecco che prepotentemente torna il concetto di “lentezza”, intesa come capacità di recuperare ritmi esistenziali compatibili con una qualità di vita che purtroppo oggi abbiamo spesso dimenticato, coniugare il piacere alimentare con produzioni ricche di tradizione e in armonia con gli ecosistemi. Slow Food intende difendere i “saperi lenti”, quelle conoscenze che scompaiono insieme alle culture del cibo, lavorando in profondità per la sostenibilità delle produzioni alimentari. E tutto questo, nella filosofia di Slow Food, vuol dire agire per la salute della Terra e la felicità delle persone. Le attività di Slow Food non si limitano a corsi, degustazioni, cene e viaggi, promossi a livello locale, come taluni vogliono riduttivamente sostenere, ma partendo da questi si rivolgono ad obiettivi di ben altro spessore, quali la difesa della biodiversità. In una società nella quale si assiste ad una inarrestabile omologazione dei pasti, educare al gusto è la miglior di-
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Slow Food ha dato vita anche alla banca del Vino, archivio della migliore produzione vinicola nazionale per promuovere e diffondere la cultura del vino in Italia.
SLOW FOOD. Un po’ di storia Fondata da Carlo Petrini nel 1986 con il nome di Arcigola, Slow Food è diventata nel 1989 una associazione internazionale. Nata a Bra, oggi conta 86.000 iscritti, con sedi in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Giappone, Regno Unito, e aderenti in 130 Paesi, Slow Food è il “movimento per la tutela e il diritto al piacere alimentare, dotto, sensibile, condiviso e responsabile”. Il piacere alimentare, sostengono i soci di Slow Food, non può essere riservato soltanto a élite facoltose, ma deve essere un privilegio di tutti, anche degli abitanti dei paesi più poveri.
L’importanza dei giovani Slow Food punta molto sui giovani. Di grande interesse l’attività svolta per portare una nuova educazione nel mondo della scuola, con interventi che mirano anche ad aggiornare gli insegnanti e migliorare le mense, o progetti specifici ed originali quali gli “orti scolastici”. Da ricordare, infine, la creazione dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.
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fesa contro la cattiva qualità e le frodi. Tutelare e salvaguardare la cultura delle cucine locali e delle produzioni tradizionali contribuisce in maniera determinante alla difesa delle specie vegetali e di animali a rischio di estinzione, ed al sostegno di un nuovo modello di agricoltura meno intensivo e più pulito. Cultura eno-gastronomica non vuol dire soltanto momentaneo godimento, ma aiuta a riconoscere i cibi buoni, puliti, giusti e a scegliere ciò che è meglio per le nostre famiglie. Slow Food promuove, comunica e studia la cultura del cibo in tutti i suoi aspetti, educando al gusto, all’alimentazione, alle scienze gastronomiche, salvaguardando la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate, nel rispetto degli ecosistemi. Non è certamente impresa facile pro-
muovere un modello alimentare diverso da quello che gli interessi economici e la globalizzazione hanno cercato di imporre. Una sfida difficile, nella consapevolezza degli enormi interessi che ruotano intorno al sistema di produzione, di distribuzione e di consumo del cibo. Ma Slow Food ci sta riuscendo, insegnando il rispetto dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, diffondendo la conoscenza di nozioni ormai dimenticate, ma soprattutto educando a quel piacere del cibo che migliora la qualità della vita di tutti noi. E se realmente riusciremo a sfuggire alla trappola dell’omologazione e della frenesia che sembra ormai contraddistinguerci, e a produrre e distribuire in maniera diversa, permettendo a tutti di godere del proprio territorio e dei suoi frutti, il mondo sarà sicuramente più piacevole.
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L’ANNOdella
PATATA
Il 2008 è stato proclamato l’anno della patata. Impariamo a conoscere questo prezioso alimento, presenza costante sulla nostra tavola.
a patata è un tubero commestibile della famiglia delle Solanacee, il Solanum Tuberosum, originaria dell’America meridionale. Scoperta dai conquistatori spagnoli nel territorio compreso fra il Perù e il Cile, alla fine del 1500 fu portata alla corte di Madrid.
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Presentata come una curiosità botanica, detta “il tartufo americano”, la patata iniziò ad assumere una certa importanza soltanto quando, dopo molto anni, si pensò di utilizzarne il tubero per l’alimentazione animale e si diffuse in Paesi come Italia e Germania che tenevano stretti rapporti con la Spagna. Durante il 1600, nel corso di una delle frequenti crisi economiche e militari che caratterizzarono quel periodo storico, l’uso di questa snobbata solanacea fu esteso agli esseri umani con
La patata viene ingiustamente ritenuta un alimento che fa ingrassare.
molti vantaggi per tutta la società. Spesso, infatti, le invasioni di eserciti stranieri, e i non meno devastanti passaggi di truppe “amiche”, portavano alla distruzione di tutti i raccolti con la conseguenza che soltanto ciò che si trovava sottoterra si salvava. Così il tubero della patata rappresentò frequentemente l’unica risorsa a disposizione della povera gente per affrontare devastanti carestie. Nello spazio di poco tempo la patata occupò un posto di rilievo nell’alimentazione di tutte le popolazioni europee, specialmente quelle delle nazioni del centro e del nord del vecchio continente. Nell’attualità il popolo belga ne è il maggior consumatore con una media di 200 Kg annui a testa. La patata viene ingiustamente ritenuta un alimento che fa ingrassare. Infatti, 100 grammi di patate conferiscono appena 80 calorie, a fronte delle 260 – 270 date dal corrispondente peso di pane bianco. Non è dunque la patata che fa ingrassare, ma il condimento o i sughi con
cui viene preparata. La patata, inoltre, presenta un livello di colesterolo uguale a zero! L’aspetto negativo, invece, è rappresentato dal basso indice di sazietà della patata e dei suoi derivati classici ed il maggior apporto calorico rispetto alle altre verdure.
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Una curiosità A differenza di altri alimenti, le patate si prestano facilmente alla cottura a microonde senza perdere i propri valori nutrizionali, a patto che siano avvolte in un foglio di plastica bucherellato che consenta la ventilazione e allo stesso tempo, trattenga l'umidità. Questo metodo di cottura dà risultati simili a quello della cottura in forno.
TIPI di PATATE normalmente in commercio Patate a pasta bianca
Patate a buccia rossa e pasta gialla
Caratterizzate dalla polpa farinosa, adatte per essere schiacciate e usate nella preparazione di gnocchi, puré, crocchette.
Caratterizzate dalla polpa soda che le rende indicate per le cotture intense quali cartoccio, forno e frittura.
Patate a pasta gialla
Patate novelle
Dalla polpa compatta, devono il loro colore alla presenza di caroteni. Sono eccellenti per essere lessate, cotte a vapore, arrostite, fritte e per le preparazioni in forno.
Sono raccolte quando la maturazione non è ancora completa. Più piccole, con buccia sottile, presentano una polpa più tenera e dolce, ma si conservano per poco tempo.
IL RUOLO DELLA PATATA NELL’ ALIMENTAZIONE. Consigli utili per un alimento dalle molteplici virtù. Valore Nutrizionale Dal punto di vista nutrizionale le patate sono conosciute principalmente per il loro alto contenuto di carboidrati (circa 26 grammi in una patata di 150 grammi, cioè di medie dimensioni) presenti principalmente sotto forma di amidi. Parte di questi, resistenti agli enzimi presenti nello stomaco e nell’intestino tenue, raggiungono l’intestino crasso quasi intatti con effetti fisiologici pari a quelli delle fibre alimentari. Le patate forniscono importanti vitamine (vitamina C e B5), potassio, tracce di tiamina, niacina, magnesio, fosforo, ferro e zinco, oltre a svariati composti fitochimici, quali i carotenoidi ed i polifenoli. Il potassio, in particolare, favorisce la dilatazione delle arterie, prevenendo l’arteriosclerosi ed è importante nella contrazione dei muscoli in generale e del cuore in particolare.
Modalità di consumo Le patate possono essere cucinate nei modi più vari, ma è necessario che siano cotte perché gli amidi siano scomposti e nel contempo venga completamente inattivato quel seppur basso quantitativo di solanina che esse contengono.
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La solanina è una delle tossine presenti nella patata soprattutto nelle parti verdi, nei fiori e nei germogli. Gran parte delle sostanze nutritive delle patate si trova nella buccia. La cottura può alterarle notevolmente e quindi sarebbe consigliabile cuocerle con la buccia. Considerato, però, che la presenza di solanina è concentrata soprattutto nella buccia, è ormai abitudine consolidata cucinarle già sbucciate, senza affondare troppo il coltello in fase di pelatura, perché la maggior quantità di vitamine e sali minerali si trova tra la buccia e la polpa.
Modalità di conservazione Occorre evitare di consumare i tuberi quando questi presentino parti verdi, perché in tal caso si rischia un’intossicazione. Per questa ragione le patate devono essere conservate al buio, ed in luoghi asciutti, per evitare che germoglino. Le patate sbucciate e conservate a lungo perdono parte delle loro proprietà nutrizionali, benché mantengano il contenuto di potassio e vitamina B. Al momento dell’uso devono presentarsi senza macchie, non raggrinzite e non
eccessivamente morbide ed anche la polpa deve essere esente da macchie e odori sgradevoli.
Uso industriale Il consumo alimentare di patate si sta progressivamente spostando dall’uso diretto del prodotto fresco a quello di prodotti industriali. Uno degli utilizzi principali è quello delle patate congelate che comprende la grande maggioranza delle patate fritte servite nei ristoranti e nei fast-food. Un altro prodotto industriale è quello degli snack a base di patata, le cosiddette "patatine”, preparate tagliando e friggendo fettine sottili di patate, confezionate poi con sapori diversi, dal solo sale ai più svariati aromi. C’è poi la fecola di patate, una farina usata come addensante, insapore e inodore, composta dall’amido delle patate ed ottenuta dall’essiccamento delle medesime. La fecola è utilizzata in pasticceria per torte e pasticcini, in cucina per preparare salse, focacce, sformati, e nell’industria per produrre glucosio e alcol.
Una tecnologia per il riutilizzo a fini energetici delle lettiere usate.
La SCUDERIA diventa ENERGIA
di Ing. Enrico Sernini Direttore Tecnico SEA
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LO SMALTIMENTO DELLE LETTIERE USATE: un problema che diventa opportunità ella gestione del centro equestre lo smaltimento delle lettiere usate costituisce un problema anzitutto di tipo logistico, perchè i considerevoli volumi provenienti dalle stalle richiedono spazi di stoccaggio non trascurabili. In secondo luogo l’accumulo di deiezioni animali diviene il presupposto ideale per la proliferazione incontrollata di insetti, generando in questo modo condizioni igieniche precarie, sia per l’uomo che per gli stessi animali. Non per ultimo lo smaltimento delle lettiere richiede un impegno economico ingente, al punto da rappresentare una dei maggiori oneri nella gestione del centro ippico.
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LA SOLUZIONE SEA (Sistemi Energia Alternativa), azienda di ricerca e realizzazione impianti nel campo delle energie rinnovabili in provincia di Siena, ha studiato e messo a punto una tecnologia per il riutilizzo a fini energetici delle lettiere usate ribaltando di colpo la prospet-
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tiva, trasformando un problema in un’opportunità di guadagno. I quantitativi di biomassa raccolti sono immediatamente trattati e utilizzati per la produzione di energia termica ed elettrica. Così il fabbisogno interno del centro equestre potrà essere soddisfatto a costo nullo e le eccedenze essere cedute ad utenze esterne o, nel caso dell’energia elettrica, vendute direttamente al gestore della rete elettrica.
DESCRIZIONE DEL SISTEMA La biomassa proveniente dalle stalle viene preventivamente trattata per omogenizzarne le caratteristiche fisiche e renderla idonea all’alimentazione di un sistema di cogenerazione che produce energia termica ed elettrica. Lo spazio occupato è funzione delle dimensioni dell’impianto e può variare da pochi metri quadrati fino a 100 -150 metri quadrati che potranno essere protetti con una semplice copertura metallica.
CHI OFFRE L’OPPORTUNITA’ DI REALIZZARE QUESTA INNOVATIVA TECNOLOGIA SEA (Sistemi Energia Alternativa), divisione del gruppo Idroelettrica srl, specializzata nella proposta di sistemi per il risparmio energetico e l’utilizzo utilizzo di fonti rinnovabili. Nella riqualificazione energetica, così come nella costruzione di impianti exnovo, SEA adotta, dove possibile, la logica del finanziamento tramite terzi accollandosi di fatto gli interventi ma teriali e finanziari necessari per con-
I VANTAGGI
seguire gli obiettivi di risparmio energetico prefissati.
Ridotti volumi di accumulo, minore superficie occupata.
Il committente, in questo modo, può beneficiare di un risparmio immediato senza alcun investimento iniziale.
Drastica riduzione della presenza di insetti con notevole miglioramento delle condizioni igieniche
SEA sviluppa impianti a biomasse, impianti solari termici e fotovoltaci, impianti geotermici e sistemi di cogenerazione alimentati da fonti rinnovabili.
Costi di smaltimento azzerati Completa autosufficienza energetica del centro equestre, annullamento degli esborsi dovuti all’acquisto di combustibili ed energia elettrica. L’energia elettrica potrà essere anche venduta al gestore, realizzando in questo modo una vera e propria entrata monetaria.
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Il Gruppo Montepaschi sostiene le energie rinnovabili Un finanziamento agevolato per le aziende che intendono risparmiare energia utilizzando fonti alternative che rispettano l’ambiente.
Gruppo Montepaschi propone una soluzione finanziaria flessibile per incentivare le aziende all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, attraverso un intervento finalizzato alla concessione di prestiti a medio o lungo termine e all’apertura di credito a scadenza determinata. Il pacchetto “Risparmio energetico” del Gruppo Montepaschi è rivolto a tutte le imprese che operano nel settore della produzione e commercializzazione di beni e servizi che intendono sviluppare nel proprio immobile o processo produttivo un programma ecosostenibile per la riduzione dei consumi. A questo scopo sono finanziabili gli investimenti per la produzione di ener-
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gie alternative - derivanti da risorse naturali quali vento, acqua, sole, ma anche scarti di origine vegetale o animale (come le biomasse provenienti
dalle stalle dei cavalli) - e per l’incremento dell’efficienza energetica degli
edifici, in particolare per quanto riguarda la realizzazione, acquisizione o ristrutturazione di impianti solari termici, gli interventi per il recupero del calore residuo, la coibentazione, l’impiego di macchinari e i sistemi di illuminazione e riscaldamento ecoefficienti. Il finanziamento a medio e lungo termine ha una durata di 5 o 7 anni e prevede sia la possibilità di rimborso capitale, sia un ammortamento del 55% del capitale nei primi tre anni e il restante nei successivi anni in quote semestrali, con interessi posticipati per tutta la durata, in modo che per il primo periodo il rimborso del capitale coincida con la detrazione fiscale. L’apertura di credito su conto speciale interno è funzionale ad assistere l’azienda nella fase di realizzazione dell’investimento, per una durata massima di 12 mesi, e prevede modalità rapide per l’effettivo utilizzo dei fondi, sviluppando al tempo stesso un agire etico sensibile ai bisogni dell’ambiente e finalizzato all’efficientamento.
Tecnologie di RECUPERO ENERGETICO La combustione di Arduino Massimo Dattilo Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche e dei Biosistemi - Università degli Studi di Siena
La nostra epoca è caratterizzata da un forte e crescente sviluppo tecnologico. Questo sviluppo è basato sull’uso, in larga scala, di risorse energetiche non rinnovabili, il cui utilizzo sta causando gravi problemi ambientali.
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artendo da queste considerazioni, è ormai riconosciuta a livello mondiale, l’esigenza di indirizzare l’economia e lo sviluppo dei Paesi Industrializzati verso l’utilizzo di forme di energia rinnovabile che possano garantire uno sviluppo compatibile con la disponibilità e le tipologie di risorse ambientali presenti sul territorio (sviluppo ecosostenibile). L’impiego delle fonti rinnovabili è auspicabile non solo per gli enormi vantaggi ambientali, che generalmente non sono valutati da un punto di vista economico, ma soprattutto per il fatto che sono rinnovabili e quindi impiegabili su una scala temporale tale da ammortizzare i costi iniziali di investimento e garantire una diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Inoltre, le ricerche nel settore energetico hanno condotto a tecnologie ormai mature, permettendo di ottenere una progressiva massimizzazione delle rese dei processi di conversione energetica. In un mondo in cui la disponibilità delle
risorse energetiche rappresenta uno dei principali fattori limitanti dello sviluppo, la presenza di biomasse rinnovabili provenienti da origini diverse (agricoltura, allevamenti, residui solidi urbani), ci obbliga a realizzare in fretta impianti di produzione di energia per ottenere da questa risorsa le migliori rese energetiche. Di seguto esamineremo le differenti tipologie di processo delle biomasse per ottenere energia termica (calore) ed elettrica. La combustione è una reazione chimica che avviene tra un combustibile ed un comburente, accompagnata dal rilascio di energia. Affinché ciò avvenga sono necessarie le seguenti condizioni: IL COMBUSTIBILE; IL COMBURENTE; L’ENERGIA
DI ATTIVAZIONE O CALORE.
Il combustibile è la sostanza in grado di bruciare (ossidarsi). Può presentarsi allo stato solido, liquido o
gassoso. Nella maggior parte dei casi la reazione di combustione ha inizio allo stato gassoso, perché i liquidi, e frequentemente anche i solidi sottoposti a riscaldamento, emettono vapori combustibili. Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare, ed è nella quasi totalità dei casi l'ossigeno contenuto nell'aria. Vi sono altri comburenti molto meno diffusi come il protossido di azoto N2O, il biossido di azoto NO2, l'ossido di azoto NO, ecc. L'energia di attivazione rappresenta il calore necessario ad elevare la temperatura della miscela combustibilecomburente al di sopra di certi valori per poter avviare la combustione. Tale temperatura viene definita temperatura di ignizione (o di accensione), ossia la temperatura minima alla quale deve essere portata una sostanza combustibile affinché la sua combustione si inneschi spontaneamente e da quel momento in poi possa mantenersi da sola, senza ulteriore apporto di calore.
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Dalla combustione si sviluppa energia termica. La quantità di calore generata dalla combustione è chiamata potere calorifico, e rappresenta un’altra fondamentale caratteristica dei combustibili. Si distingue tra potere calorifico superiore (PCS), che tiene conto anche del calore latente di vaporizzazione dell’acqua generato nella combustione, e potere calorifico inferiore (PCI), che non considera il calore latente. Per i combustibili più comuni si ha: Metano: PCS (MJ/m3) = 39.82 PCI (MJ/m3) = 35.88 GPL (G30): PCS (MJ/m3) = 133.10 PCI (MJ/m3) = 122.80 Olio Combustibile: PCS (MJ/litro) = 38.12 PCI (MJ/litro) = 35.85
Due aspetti fondamentali del processo di combustione sono la combustione stechiometrica e la combustione in eccesso d’aria. Ogni tipo di combustibile ha bisogno di un certo quantitativo d’aria per bruciare completamente. Quando si fornisce al combustibile il giusto rapporto di comburente si ha la combustione stechiometrica. A titolo di esempio, per bruciare un metro cubo di Metano (CH4) si devono fornire all’incirca 9,52 metri cubi d’aria (aria stechiometrica), di cui due metri cubi sono di O2 (ossigeno) e 7,52 di N2 (azoto). La reazione di combustione del metano è la seguente: 2O2 + CH4 > 2H2O + CO2 Come si può notare tutto il combustibile ed il comburente si sono trasformati in acqua sotto forma di vapore e CO2, anidride carbonica. In questa trasformazione si ottengono
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fumi secchi, pari a 8.52 m3 (1m3 CO2 + 7.52m3 N2) e fumi umidi, determinati dalla somma dei fumi secchi e del vapor d’acqua (2m3 H2O), per un totale di 10.52 m3. Durante il processo di combustione reale, però, le cose sono diverse; nel bruciare il combustibile cede calore e l’energia disponibile permette la formazione di composti quali ossidi di carbonio, ossidi di azoto, biossidi di zolfo e incombusti, che costituiscono le emissioni inquinanti. Più operiamo con concentrazioni di ossigeno/aria, vicino ai valori stechiometria più le emissioni inquinanti peggiorano. In difetto di ossigeno si ha formazione di ossido di carbonio, gas tossico e potenzialmente esplosivo e composti del carbonio ad alto peso molecolare, idrocarburi, nerofumo, prodotti tossici per la salute. Per ottenere una combustione sicura e pulita si opera sempre in condizioni di eccesso di aria rispetto a quella stechiometrica. La parte in più di aria rispetto al valore stechiometrico teorico viene indicata con la lettera ε. L’eccesso di aria ε dipende dal tipo di bruciatore, dalla natura del combustibile, dal tipo di focolare e, per le comuni caldaie, dalla potenza. Il valore di ε non deve tuttavia superare anche limiti superiori, infatti un eccesso di aria produce un abbassamento del rendimento di combustione causato dalla presenza di un gas (aria) che sottrae energia alla combustione. Un valore ottimale di ε = 1.21, è spesso utilizzato in molte caldaie di dimensioni piccole e medie, il che significa un eccesso di aria del 21%, rispetto al valore stechiometrico. Le caldaie, per produrre energia termica ed elettrica, possono essere alimentate sia da combustibili fossili
(carbone, oli minerali, gas naturale), che da combustibili rinnovabili (biomasse, residui solidi urbani o RSU, biocombustibili liquidi). In questa sede analizzeremo solo le caldaie che utilizzano combustibili rinnovabili. Le tecnologie per la combustione della biomassa si distinguono in base alla tipologia della caldaia. I principali tipi di caldaia sono: caldaia a letto fisso, a letto fluido, caldaie per combustibile in polvere. Le caldaie a letto fisso possono essere costituite da un forno a griglia, oppure da un forno con alimentazione dal basso. Il combustore a letto fluido può essere di tipo bollente (BFB) o ricircolante (CFB). La tecnologia di combustione a letto fisso è quella più comune e consiste nel far passare un flusso d’aria (aria primaria) attraverso un letto fisso in cui avvengono i processi fondamentali di essiccazione, degassazione e combustione del materiale combustibile. I gas combustibili che si formano, in seguito a tali processi, vengono poi bruciati per mezzo di un flusso d’aria secondaria immesso dalla zona sovrastante il letto fisso.
Le caldaie per produrre energia termica ed elettrica possono essere alimentate sia da combustibili fossili che da combustibili rinnovabili.
Le caldaie a letto fisso dotati di forno a griglia si distinguono per la tipologia della stessa; la griglia può essere fissa, mobile (inclinata o orizzontale), travelling (vibrante, rotante). Generalmente i combustori a letto fisso dotati di forno a griglia fissa sono adatti a bruciare biomassa avente dimensione variabile, ma con particelle non troppo piccole (>1 cm). In questo tipo di caldaie è fondamentale l’uniformità di distribuzione delle braci sulla griglia per garantire la corretta distribuzione dell’aria primaria nella griglia. Il contenuto di umidità delle biomassa non rappresenta un problema, ma è necessario che la biomassa sia a carattere legnoso ed omogenea. La miscela di biomassa di diversa natura, quale legno e biomassa erbcea,
composti da un’alternanza di griglie fisse e mobili che hanno il fine di miscelare in modo opportuno la biomassa combusta e incombusta per far circolare meglio l’aria primaria sul letto e quindi aumentare l’efficienza di combustione Le griglie mobili possono essere di due tipi: ci sono le air-cooled moving grate furnaces, caratterizzate da un flusso di aria primaria che raffredda la griglia e che si adattano bene alla combustione di corteccie umide, segatura, chips di legno, e le water-cooled moving grate furnaces, in cui, all’aria primaria, viene sostituita l’acqua per il raffreddamento della griglia. Questa tecnologia è adatta per combustibili secchi con bassa temperatura di fusione delle ceneri.
sizione inclinata e posizionato su molle si parla di griglie vibranti. Queste si utilizzano quando si vuole evitare la formazione di scorie di grandi dimensioni e per combustibili che presentano problemi di sinterizzazione e formazione di agglomerati (ad es. paglia, scarti di legno). Di contro, si verifica l’alta emissione di ceneri volatili, di monossido di carbonio e combustione incompleta delle ceneri (bottom-ash). Le caldaie a letto fisso, dotate di forno ad alimentazione dal basso, sono caricate con un sistema a vite (coclea) nella parte inferiore del forno. Il combustibile viene poi trasportato da una griglia dove agisce l’aria primaria. L’aria secondaria interviene poco prima che il materiale entri nella camera di combustione secondaria. Questo tipo di caldaie viene spesso utilizzato per realizzare impianti di potenza massima di 5-6 MW e di solito si usano per biomasse a basso contenuto di cenere (chips, pellets, segatura) e di piccole dimensioni (< 5 cm). Il sistema ha una resa ottimale anche per carichi parziali. Gli inconvenienti possono presentarsi per la presenza di cenere fusa/sinterizzata, che può ricoprire la parte superiore del letto di combustione, e per l’instabilità di combustione quando l’aria primaria e il combustibile rompono la superficie delle ceneri fuse.
determina la forte diminuzione dell’efficienza di combustione a causa delle differenti caratteristiche del combustibile (umidità, diverso punto di fusione delle ceneri, diverso potere calorifico). Biomassa non omogenea può essere utilizzata nei sistemi a griglia rotante con alimentazione a vite o a spruzzo: in tal caso si verifica la perfetta distribuzione del materiale per la combustione e si eliminano le zone disomogenee sul letto del combustore, anche grazie alla modulazione della velocità della griglia rotante. I sistemi a griglia mobile inclinata sono
Le caldaie dotate di griglie mobili orizzontali si presentano con una struttura di barre parallele tra loro ed orizzontali, in grado di generare un letto di braci che non risente dei possibili movimenti della biomassa determinati dall’azione della gravità, di distribuzione omogenea e di solito non sono presenti punti caldi che potrebbero formare ceneri fuse. Tali sistemi hanno però lo svantaggio di richiedere il precarico per l’avvio del sistema. Quando il piano delle barre (sempre parallele tra loro) risulta disposto in po-
Caldaia a letto fisso: a sinistra, schema di sistema a griglia fissa. A destra, sistema a griglia mobile (inclinata). La freccia rossa indica l’ingresso del flusso di aria primaria, la freccia verde quello di aria secondaria. La zona A denota la zona di combustione primaria, mentre B indica la zona di combustione secondaria.
Le caldaie a letto fisso dotate di forno ad alimentazione dal basso sono caricate con un sistema a vite (coclea) nella parte inferiore del forno.
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I combustori a letto fluido sono caratterizzati da un letto caldo composto da combustibile (in percentuale al max = 2%) e da materiale inerte e granulare (al 90-98%, per esempio sabbia, dolomite), mantenuto in sospensione da un flusso d’aria primaria proveniente da un sistema di fori presenti nella parte inferiore del combustore. Il raffreddamento ad acqua è tale da mantenere la temperatura al di sotto di 800 °C per evitare la sinterizzazione del letto. La combustione è praticamente ottimale grazie alle condizioni di basso eccesso d’aria (ε=1.1-1.4) che, oltretutto, riduce il volume dei gas. Questi combustori hanno pertanto un’elevata efficienza di combustione, un tempo di residenza dei materiali tra i 5-6 secondi, possono bruciare diversi combustibili e diverse miscele, per esempio legno e paglia, e producono basse emissioni di azo-
I due tipi di combustori a letto fluido sono i bubbling fluidised bed (BFB), ossia a letto fluido bollente, e i circulating fluidised bed (CFB), cioè a letto fluido ricircolante. I combustori BFB hanno velocità di fluidizzazione di 1.0-2.5 m/s che mantiene il letto in sospensione senza turbolenza. Questo flusso di aria primaria rende fluido il letto, mentre l’aria secondaria che fuoriesce da opportuni ugelli orizzontali favorisce la reazione di combustione. Il funzionamento per i carichi parziali non è ottimale, ma il sistema presenta numerosi vantaggi, quali la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto, flessibilità di pezzatura, condizioni non critiche di umidità della biomassa, possibilità di utilizzo di miscele di combustibili (cofiring). I combustori CFB sono caratterizzati
Combustori a letto fluido: bubbling fluidised bed (BFB, a sinstra) e circulating fluidised bed (CFB, a destra). to, grazie ad un processo di combustione a stadi. È necessario comunque che la pezzatura della biomassa non sia oltre gli 8-10 cm per cui spesso serve un pre-trattamento del materiale in ingresso; il sistema non è adatto a lavorare con carichi parziali, il tempo di avvio risulta molto lungo (oltre 15 ore), nei gas di scarico sono presenti molte polveri per cui si rende necessario l’utilizzo di opportuni filtri. Il materiale del letto fluido si disperde con le ceneri ed è necessario un reintegro periodico dello stesso. da maggiore velocità di fluidizzazione
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(5-10 m/s) che determina turbolenza e migliora, così, gli scambi termici e l’omogeneità di temperatura nel letto. In queste caldaie il letto fluido risulta composto da materiale sabbioso, con pezzatura di 0.2-0.4 mm che viene trasportato con i gas, separato dai cicloni e reintrodotto nella camera di combustione con il risultato che si rendono più stabili le condizioni di combustione rispetto ai BFB. Generalmente con queste caldaie si ottengono maggiori efficienze di combustione, minor volume dei gas combusti, minori costi di realizzazione di
impianto. Di contro si hanno notevoli carichi di sabbia per il letto, maggiore perdita di materiale del letto, maggiori costi di pre-trattamento della biomassa, difficoltà di lavoro con carichi parziali. I combustori a polvere di biomassa utilizzano biomassa omogenea molto frazionata (segatura, trucioli di legno, di dimensione massima 1.0-1.5 cm) che viene iniettata, con regime di moto vorticoso, nella fornace tramite l’aria di combustione primaria. L’umidità non deve essere superiore al 20%, le particelle molto piccole di materiale determinano la contemporanea gassificazione e combustione del materiale carbonizzato. Questi impianti hanno notevole flessibilità del carico di biomassa, sono caratterizzati, da combustione ottimizzata, visto che lavorano a bassi eccessi d’aria e producono gas di scarico a basso contenuto di ossidi d’azoto. I fumi di questi impianti a biomassa contengono alcuni inquinanti, i principali sono ossidi di azoto (bassa quantità), ossido di carbonio, idrocarburi incombusti, sostanze derivate dall’acido cloridrico e polveri. La riduzione di tutti questi inquinanti, variabile anche in rapporto alle caratteristiche fisico-chimiche della biomassa impiegata, può essere attuata attraverso una razionale progettazione e gestione termica degli impianti. Particolare cura deve essere rivolta - alla regolazione della quantità di aria di combustione immessa, - al mantenimento di una giusta temperatura di combustione - al tempo di combustione. L’abbattimento delle polveri e delle particelle di differente dimensioni può essere eseguita attraverso l’utilizzo di sistemi a ciclone (a gravità, centrifugo) e di filtri (porosi, elettrostatici) che con l’attuale tecnologia garantiscono il pieno rispetto delle normative vigenti.
Le teconologie di cattura della CO2 dalle correnti gassose come opzione per la
riduzione dell’ Effetto Serra nel medio periodo
di Lidia Lombardi Dipartimento di Energetica - Università degli Studi di Firenze, Andrea Corti Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - Università degli Studi di Siena
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Da sapere Fra i gas climalteranti che concorrono all’incremento della temperatura media atmosferica – il cosiddetto EffettoSerra-l’anidridecarbonica (CO2) rappresenta certamente il principale responsabile a causa delle ingenti quantità che vengono immesse in atmosfera a seguito della combustione di combustibili fossili.
ra i gas climalteranti che concorrono all’incremento della temperatura media atmosferica – il cosiddetto Effetto Serra - l’anidride carbonica (CO2) rappresenta certamente il principale responsabile a causa delle ingenti quantità che vengono immesse in atmosfera a seguito della combustione di combustibili fossili. L’emissione annuale di questo gas è cresciuta dal 1970 al 2004 di circa l’80%, da 21 a 38 gigatonnellate (Gt), e rappresenta circa il 77% delle emissioni antropogeniche di gas serra nel 2004. Il tasso di crescita delle emissioni di CO2 negli ultimi dieci anni (1995-2004) è stato pari a 0,92 GtCO2equivalenti/anno ed è molto più elevato del tasso registrato nel periodo precedente (1970-1994), pari a 0,43 GtCO2equivalenti/anno. La forte crescita nel periodo 19702004 è principalmente derivata dai settori della trasformazione di energia e dei trasporti, mentre il contributo derivante dal riscaldamento commerciale e residenziale, dalla deforestazione
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e dal settore agricolo è cresciuto più lentamente. Il settore della trasformazione energetica, che si basa prevalentemente sull’utilizzo di combustibili fossili, rappresenta un contributo significativo e concentrato alle emissioni di CO2, è quindi adatto ad essere oggetto di analisi ed applicazione di sistemi di contenimento delle emissioni. Le opzioni percorribili in tal senso sono diverse e l’applicazione combinata di esse può portare ad un significativo risultato di riduzione. Rispetto al settore energetico, alcune possibilità di riduzione delle emissioni di CO2 sono l’utilizzo di combustibili con minore contenuto di carbonio (il gas naturale a scapito del gasolio o del carbone), il miglioramento dell’efficienza di conversione energetica (rinnovamento e sostituzione impianti) e la cogenerazione. Tutte le tecnologie che si basano sull’utilizzo di fonti rinnovabili (eolico, solare termico, solare fotovoltaico, idroelettrico, geotermico e biomasse), inoltre, permettono di
contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 nel settore energetico. Anche l’utilizzo dell’energia nucleare, rispetto all’Effetto Serra, non ha nessun tipo di contributo. La disponibilità e la diffusione delle tecnologie più avanzate per la conversione energetica, e soprattutto per l’utilizzo delle fonti rinnovabili, appare certamente il principale obiettivo a lungo termine nell’applicazione della strategia di riduzione delle emissioni di CO2 dal settore energetico. Rispetto all’orizzonte temporale del medio periodo, un’altra opzione appare poter fornire un significativo contributo di riduzione delle emissioni dal settore degli impianti industriali energetici e manifatturieri, pur consentendo di continuare ad utilizzare i combustibili convenzionali. Tale possibilità è rappresentata dalla applicazione di tecnologie per la rimozione della CO2 dai fumi derivanti dalla combustione di combustibili fossili e dai successivi compressione e stoccaggio definitivo della CO2 separata.
Applicazioni e tecnologie di cattura della CO2 a separazione della CO2 dalle correnti gassose è un processo comunemente utilizzato in alcune attività di tipo energetico ed industriale quali raffinerie, produzione dell’ammoniaca, produzione dell’idrogeno e depurazione del gas naturale caratterizzato
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da elevati contenuti di CO2. La separazione della CO2 da correnti gassose può avere luogo prima della combustione (pre-combustion) o dopo la combustione (post-combustion). La separazione pre-combustion, ad esempio, può avvenire in impianti di parziale combustione di combustibili fossili, utilizzati per produrre idrogeno o gas ricchi di idrogeno, come anche nel caso specifico del gas di sintesi da gassificazione del carbone (Integrated Gasification Combined Cycle – IGCC). L’opzione della separazione della CO2 post-combustion è applicabile in impianti di produzione di energia elettrica ed è ovviamente l’unica alternativa nel caso di rimozione da impianti esistenti. Questa opzione – che può essere realizzata attraverso diverse tecnologie –
è in generale caratterizzata da un elevato consumo energeticocon conseguente riduzione dell’efficienza complessiva dell’impianto – ed elevato costo economico. Una delle principali difficoltà nella cattura della CO2 dai gas di combustione risiede nella necessità di separarla da una miscela estremamente diluita a causa dei forti eccessi di aria necessari a realizzare la combustione completa. Rispetto a questa complicazione, una proposta è quella di realizzare la combustione in presenza di solo ossigeno (avendo preventivamente separato l’ossigeno dall’azoto dell’aria in appositi dispositivi). In tal caso i fumi di combustione conterranno principalmente CO2 e vapore acqueo. Questo ultimo può essere condensato in un processo di raffreddamento dei gas al fine di ottenere una corrente costituita quasi esclusivamente da CO2. La rimozione pre-combustion o postcombustion in processi industriali, o di conversione energetica, può essere realizzata attraverso l’uso di tecnologie tipiche della separazione dei gas, appropriatamente integrate con i processi che generano la CO2 stessa (Figura 2). I processi disponibili per la separazione dei gas sono l’adsorbimento, l’assorbimento, la separazione con membrane e la separazione criogenica. L’adsorbimento è il passaggio di un composto dalla fase gassosa su una
superficie solida adsorbente (sorbente), mentre l’assorbimento è il passaggio di un composto dalla fase gassosa in una soluzione liquida in cui è contenuto un liquido assorbente (solvente). Il legame fra il composto rimosso ed il sorbente/solvente può essere di natura esclusivamente fisica o implicare legami di tipo chimico. Il sorbente/solvente può essere rigenerato per via termica, per mezzo della riduzione della pressione o per via chimica ed essere quindi ricircolato e riutilizzato nel processo di adsorbimento/assorbimento (Figura 3). Il processo di separazione con mem-
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brane (Figura 3) si basa sull’utilizzo di materiali semiporosi che permettono la permeazione selettiva di un gas attraverso la superficie permeabile, sulla base della differenza di pressione sui due lati della membrana. Per questo motivo correnti gassose che si trovano già in pressione sono preferibili per l’applicazione di questa tecnologia. La separazione criogenica prevede il processo di liquefazione della miscela contenete la CO2 attraverso una serie di compressioni, raffreddamenti, espansioni ed una separazione finale in colonna di distillazione.
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el caso di applicazioni di rimozione della CO2 postcombustion, alcuni studi comparativi hanno mostrato come il processo di assorbimento basato su solventi chimici sia attualmente l’opzione preferibile per questo tipo di applicazioni. Infatti tali processi al momento offrono la maggiore efficienza di cattura e selettività verso la CO2, rispetto agli altri composti presenti nei fumi, ed il minore costo energetico ed economico in confronto ad altre possibilità di rimozione post-combustion. Il processo di assorbimento della CO2
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post-combustion utilizza solventi di natura alcalina e rigenerabili – solitamente ammine. Lo schema di processo è quello riportato in Figura 4, in cui la reazione di assorbimento avviene in un primo reattore dove si realizzano le condizioni favorevoli al passaggio nella fase liquida (bassa temperatura), mentre la rigenerazione avviene in un secondo reattore ad elevate temperature (100-
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140 °C), dove viene fornito dall’esterno il calore necessario. Attualmente a livello mondiale sono esistenti tre processi disponibili commercialmente per la cattura della CO2 post-combustion. Il processo Kerr-McGee/ABB Lummus Crest [6] recupera la CO2 dai fumi di combustione di coke e carbone ai fini della produzione di soda e di CO2 liquida, tramite l’assorbimento in una soluzione acquosa al 15-20% in peso di MEA (Mono-Etanolammina). L’installazione più grossa di questo processo è relativa al recupero di 800 tCO2/giorno utilizzando due linee di processo in parallelo. Il processo Fluor Daniel ® ECONAMINE™ si basa sull’utilizzo di MEA in soluzione al 30% in peso addizionata con un inibitore della corrosione. E’ stato utilizzato in numerosi impianti a livello mondiale recuperando, in una singola linea di trattamento, fino a 320 tCO2/giorno, successivamente utilizzata nell’industria delle bevande e della produzione dell’urea. Il processo Kansai Electric Power Co., Mitsubishi Heavy Industries, Ltd., KEPCO/MHI è basato sull’utilizzo di ammine, per lo sviluppo di solventi specifici. Il primo impianto commerciale è stato realizzato nel 1999 in Malesia per la produzione di urea recuperando circa 200 tCO2/giorno. Gli studi relativi all’applicazione della rimozione della CO2 post-combustion, riportano stime dell’incremento del costo di investimento di impianto de44-87% ed un aumento del costo
Proposte di sviluppo Nel contesto delle tecnologie di rimozione della CO2 è nato e si è sviluppato il progetto LIFE GHERL (LIFE05 ENV/IT/000874), il cui obiettivo è la cattura della CO2 presente nel gas di discarica per mezzo di un processo di assorbimento con soluzioni idrossido di potassio (KOH), con produzione di carbonato di potassio (K2CO3), che con opportuni trattamenti può essere reso disponibile allo stato solido. Nell’ambito del progetto GHERL, il processo proposto è stato studiato per mezzo di un impianto pilota, effettuando anche valutazioni di carattere economico ed ambientale. Il progetto si concluderà nei prossimi mesi ed è stato presentato in un evento il 30 maggio scorso. Maggiori informazioni sul sito www.gherl.it.
dell’elettricità del 42-81%, a fronte di una riduzione di circa 80-90% dell’emissione di CO2. In tutti i casi, una percentuale significativa dell’aumento del costo è dovuto alla richiesta energetica aggiuntiva per cattura e compressione, che è pari a circa ad un incremento del 24-42% del consumo di combustibile per MWh di energia prodotta dall’impianto. Orientativamente la metà di questo consumo aggiuntivo è necessaria per la rigenerazione del solvente ed un terzo per la compressione della CO2 separata da avviare a stoccaggio definitivo.
IL CALORE del LEGNO l’energia biologica in risposta
ai problemi dei combustibili fossili
no dei problemi che accomuna le popolazioni di tutto il mondo globalizzato è rappresentato dal prezzo del greggio, con le naturali ripercussioni su quello di olio combustibili e gas naturali, che cresce di giorno in giorno battendo record un tempo inimmaginabili. Da tempo si sostiene che le riserve di combustibili fossili, come il petrolio o il gas, si stanno esaurendo ed il progresso economico in Asia, in particolare in Cina, oltre a Paesi emergenti come l’India, non hanno fatto che accelerare la corsa all’accaparramento di tali risorse. Oltre al problema relativo ai costi, che rischiano di divenire insostenibili, fortunatamente negli ultimi tempi sembra che la coscienza collettiva abbia riscoperto i valori legati all’ambiente ed alla tutela della natura che fino a poco tempo fa sembravano inesora-
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bilmente soccombere al desiderio di comfort. Tutti sono ormai consapevoli dell’importanza della scelta dei combustibili per il nostro clima.
Energie rinnovabili e rigenerative Sempre più spesso, oggi, si parla di Biomassa. Con questo termine si definiscono “le materie organiche di tipo biologico non fossile, comprendendo pertanto materie viventi e crescenti in natura e gli scarti che ne risultano, sia della massa organica vivente che di quella già morta”. La biomassa, pertanto, è energia solare legata chimicamente. Durante la fotosintesi delle piante, la luce del sole e l’ossido di carbone (CO2) legato dall’aria, vengono trasformati in sostanza organica. Durante la combustione del legno, piante, scarti organici o dei loro prodotti derivanti, questa energia ac-
cumulata viene nuovamente liberata. In questo modo si forma solamente tanto CO2 quanto la pianta ha assimilato durante la sua vita. La biomassa brucia il in modo neutro. . Sole + CO2 = Biomassa
Biomassa = energia + CO2 Al contrario delle energie fossili e finite come il carbone, il petrolio e il gas naturale, la biomassa fa parte delle energie rinnovabili e rigenerative. Queste forme di energia sfruttano l’attività solare in forma diretta (es. riscaldamento solare dell’acqua o fotovoltaica), oppure indiretta (es. Biomassa, energia eolica, energia idrica).
la coscienza collettiva ha riscoperto i valori legati all’ambiente ed alla tutela della natura.
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Riscaldare con il legno può essere una soluzione? Se è vero che il legno è forza solare accumulata e che la sua combustione avviene con un CO2 neutro, ove ne sussistano le condizioni (abbondanza di legno) la risposta non può che essere affermativa. Come combustibile, infatti, possono essere usati prodotti triturati, pellet (ossia segatura essiccata e compressa in forma di piccoli cilindri di 2-3 cm con un diametro di qualche 6-8 mm) e, per i grandi impianti, diversi resti dell’industria del legno. L’uso del legno locale, inoltre, crea numerosi posti di lavoro nell’industria, nel commercio, nel settore dei servizi, nell’agricoltura e nell’economia forestale.Sono in tanti ormai ad affermare che riscaldare con il legno vuol dire adottare un metodo moderno, pratico, economico e rispettoso dell’ambiente.
Diminuire i costi di riscaldamento. Per anni gli impianti di riscaldamento a cippato (cioè legno proveniente da ramaglie o piccoli tronchi e ridotto a scaglie di qualche mm fino a 2-3 cm) e a pellet sono stati sinonimo di fonti energetiche sostenibili ed ecologiche. Oggi, invece, sono anche sinonimo di fonte di energia economicamente più conveniente. Come detto, causa la diminuzione delle risorse fossili e la ri-
chiesta in continua crescita di energia, i prezzi del greggio, che in gran parte proviene da regioni politicamente critiche, sono in costante crescita. La materia prima locale, invece, è di solito stabile nei prezzi, indipendentemente dallo sviluppo dell’economia e di crisi della politica mondiale, tanto che il costo, unitario, di acquisto del pellet é addirittura diminuito (attualmente si aggira intorno ai 0.24-0.27 €/kg). In generale i costi per il materiale combustibile nei sistemi di riscaldamento a biomassa sono molto minori di quelli per riscaldamenti ad olio.
condizioni del terreno. Ad esempio il miscanthus, che cresce anche su terreni poveri o senza acqua, produce un raccolto inferiore dei pioppi della pianura padana.
Ottenere energia dai campi. I prezzi in aumento per olio e gas offrono all’agricoltore sempre migliori possibilità di trasformarsi, almeno parzialmente, da agricoltore in produttore di energia. Salici, pioppi e robinie sono alberi che, per via della loro struttura lignea, si prestano molto bene a questo utilizzo, come il miscanthus, un’erba di crescita rapida. Da tener presente che per tutte le piante energetiche vale il principio che migliore è il terreno e l’approvvigionamento dell’acqua, migliore sarà anche il raccolto. Il guadagno va pertanto valutato anche sulla base delle
La risposta del mercato Gli argomenti esposti fino a questo momento per l’uso di questi impianti di riscaldamento hanno ormai suscitato grande interesse in tutta l’Europa ed anche in Giappone. Una delle aziende leader a livello mondiale in questo settore si è dimostrata la ditta GILLES (Gmunden, Austria) che da oltre 15 anni si occupa di calore generato con la combustione del legno ed è sempre alla ricerca di nuovi standard di efficienza nella produzione di impianti per prodotti triturati, impianti a pellet, riscaldamenti industriali e caldaie con combustione di pezzi. Stando agli esperti questi impianti sono molto funzionali e dispongono di gradi d’efficienza fino al 94 % (fino a 900kW disponibile in container). Le caldaie sono di costruzione massiccia e dotate di comando SPS e di modem. Le coclee d’estrazione sono costruite in modo particolarmente massiccio e queste caratteristiche sono apprezzate sia da proprietari di singole abitazioni che da grandi imprese. Come dimostrano alcuni im-
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portanti interventi effettuati dalla GILLES. Il gruppo IKEA, ad esempio, che dal 2006 si dedica alla protezione climatica, nella sede di Belfast ha installato un riscaldamento per prodotti triturati GILLES. Da quest’anno nell’aeroporto di Stansted è in funzione un impianto per prodotti triturati da 2.000 kW, mentre in un grattacielo nel centro di Londra GILLES sta installando un grosso impianto a pellet, che limiterà sensibilmente l’emissione di CO2.
BORGOStoria&Benessere SCOPETO nella campagna senese
ecuperare un antico borgo medievale di cui si hanno notizie fin dall’anno 1000, con totale rispetto delle sue caratteristiche e della sua storia, e trasformarlo in un’oasi di pace e tranquillità al centro della splendida campagna senese per una clientela di alto livello. Questa la scommessa iniziata nel 1999 da Elisabetta Gnudi e dal figlio Igino Angelini quando dettero il via alla ristrutturazione di Scopeto, un’affascinante comunità agricola, quasi del tutto abbandonata e con numerose strutture in parte diroccate. La comunità di Scopeto si era ampliata progressivamente intorno alla torre di avvistamento che per secoli ha rivestito un importantissimo valore militare perché da quella posizione si poteva tenere sotto controllo una zona incredibilmente vasta che andava da Siena, alla Montagnola, fino alla Val d’Arbia. Conteso da senesi e fiorentini, come dimostrano anche gli antichi stemmi che, incuranti del tempo, ancora oggi fanno bella mostra di se, grazie alla ricchezza di acqua della zona, il borgo
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si ampliò nel tempo dando vita ad vero e proprio villaggio di contadini. Intorno alla torre ad alla villa padronale, nacque così una struttura autosufficiente nella quale non mancavano le botteghe del fabbro e del falegname, il forno per il pane, la fornace e quanto altro poteva servire al sostentamento degli abitanti di Scopeto. Una ristrutturazione molto difficile, perché i pur fascinosi ambienti medievali esistenti mal si conciliavano con le normative previste e con le sofisticate esigenze di impiantistica moderna e di cablaggi necessari per dar vita ad una struttura ricettiva di altissimo livello. Ma quando nel 2005 i lavori sono terminati, grazie anche alla professionalità dell’architetto Alberto Sifola, Borgo Scopeto si è presentato in tutto il suo rinnovato splendore. La scommessa era stata vinta! Al centro di boschi e di un bellissimo vigneto, integrato da oltre 5.000 piante di olivo, alcune secolari, con giardini nei quali verdi prati si accompagnano a querce e lecci nani, Borgo Scopeto rappresenta oggi una struttura alberghiera di altissimo livello, immerso nei
ricordi della storia, ma con tutti i moderni confort. La “pignoleria” e la professionalità adottate per allestire gli interni, poi, hanno dato vita ad un arredamento classico, rivisitato in stile moderno, con materiali, tessuti e colori sobri, ma eleganti, fuori dagli schemi degli altri alberghi di alta categoria, che si sposano perfettamente all’ambiente. Al di là della bellezza del posto (Borgo Scopeto si trova nella parte più affascinante del mitico Chianti), la struttura alberghiera si vanta di poter modellare per ogni tipo di cliente il soggiorno perfetto, “cucendo” su misura, sia che si tratti di vacanze individuali che di gruppo, i servizi ed i programmi che meglio possono rendere indimenticabile la sosta in terra toscana. La sala congressi con 150 posti, sorta al posto della vecchia suggestiva vinsantaia, la vicinanza di centri storici di fama mondiale, gli enormi spazi della campagna senese che fanno dimenticare le paranoie della frenesia della vita moderna, portano in continuità grandi gruppi italiani e stranieri ad organizzarvi convegni per eventi esclusivi o piccoli meeting di due, tre giorni.
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Il personale di Borgo Scopeto, ad esempio, ricorda con simpatia l’occasione in cui la Transappenninica, forse il raduno italiano più importante di auto storiche dopo le 1000 Miglia, alla quale possono essere iscritti soltanto veicoli prodotti prima del 1940, ha fatto sosta nell’elegante struttura alberghiera. Il piazzale dell’antica fattoria, con i suoi ricordi millenari, pieno di affascinanti auto, fra le quali una Rolls Royce del 1910, resta un’immagine difficilmente cancellabile. Nel ristorante “La Tinaia”, situato nell’antica cantina del Borgo, in un ambiente suggestivo e curato in ogni particolare, le ricette tradizionali di una terra di grande cultura gastronomica sono rivisitate con originale abbinamento di sapori ed accompagnati dai vini prodotti in loco, oltre ad un’ampia selezione di prestigiosi marchi nazionali. Su ogni tavolo, inoltre, si trova l’ottimo olio prodotto a Borgo Scopeto.
L’ANEDDOTO STORICO La storia popolare racconta ancora oggi che nell’antico borgo si accamparono nel lontano 1260 le truppe fio-
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rentine in attesa della battaglia di Montaperti. In quell’occasione la popolazione locale, evidentemente più vicina a Siena che a Firenze, avrebbe scientemente distratto i soldati con abbondanti pranzi e libagioni. Così le milizie fiorentine sarebbero arrivate al tragico scontro in condizioni fisiche non ottimali e, pur in numero nettamente superiore, subirono una storica sconfitta colorando di rosso l’Arbia con il loro sangue, come raccontò il sommo poeta Dante.
IL CLIENTE PIÙ ESTROSO Il suo arrivo fu preceduto dal meccanico personale che, con apposito carrello carenato, portò a Borgo Scopeto l’adorata macchina, una Mercedes del 1936. Unico esemplare rimasto dei tre a suo tempo fabbricati, quattro metri di “muso”, curata dallo stesso carrozziere di Hitler, avrebbe un valore stimato superiore ai due milioni di euro. Per una settimana girò per le strade della campagna toscana a bordo della sua amata vettura, seguito dal meccanico alla guida di un altro mezzo, pronto per qualunque
emergenza. Una volta parcheggiata con cura la sua Mercedes, il cliente mangiava al ristorante dell’albergo, tenendo rigorosamente accanto al piatto un perfetto modellino della sua auto.
La ricetta dello chef RISOTTO alla SALVIA con PETTO di PICCIONE e le sue COSCETTE ingredienti per 6 persone 450 gr di riso Carnaroli 25 gr di burro 10 gr di parmigiano Reggiano 3 piccioni interi 10 foglie di salvia di cui 6 fritte in olio per guarnire 1 carota, 1 costola di sedano 1 cipolla bianca 1/2 bicchiere di olio extra vergine d’oliva Sezionare i piccioni mettendo da parte il petto e le cosce . Con quest’ultime si deve preparare il fondo bruno come segue/ tagliare a pezzetti le carote, il sedano e la cipolla e farli soffriggere in una casseruola con parte dell’olio e dopo 15 minuti aggiungere le ossa dei piccioni ben lavate con acqua corrente. Far rosolare il tutto a fuoco vivo per 5 minuti poi aggiungere del brodo vegetale in quantità tale da coprire le carcasse e far bollire a fuoco medio per almeno 2 ore fino a che tutto il liquido non si è ritirato- Colare con lo chinoise spremendo anche le ossa che saranno molto morbide – Intanto avrete preparato le cosce e cotto in forno a 165 ° per 20 muniti avendole prima salate e pepate ed in una padella iniziato a preparare il risotto con il fondo bruno del piccione e 4 foglie di salvia tritate finemente – Per la cottura del riso aiutarsi con brodo vegetale caldo – dopo circa 12 minuti di cottura del riso aggiungere il petto fatto a cubetti piccoli – Togliere dal fuoco la padella dopo 3 muniti - Mescolare energicamente e mantecare con il burro e parmigiano – Servire ben caldo con la coscette appoggiate al riso e come guarnizione le foglie di salvia fritte -
Scopeto fu per secoli proprietà della famiglia Sozzini, i cui componenti ricoprirono importanti incarichi nella Repubblica Senese.
IL FASCINO DEL MISTERO Scopeto fu per secoli proprietà della famiglia Sozzini, i cui componenti ricoprirono importanti incarichi nella Repubblica Senese. Nel 1500 alcuni membri della famiglia sposarono le idee della Riforma e così Scopeto divenne luogo di ritrovo dei seguaci di dottrine che odoravano di eresia, che si riunivano intorno ad un leccio secolare.Processati e condannati dal Sant’Uffizio, alcuni Sozzini furono catturati mentre Camillo e Fausto fuggirono, forse grazie ai sotterranei segreti ancora oggi esistenti. La villa fu confiscata dal Sant’Uffizio, ma il leccio continuò ad essere meta di pellegrinaggio di così tante persone che nel ‘700 i nuovi proprietari, Terrosi Vagnoli, deci-
sero di farlo abbattere. Rimase, però, un misterioso cerchio di pietre, chiamato il circolo sociniano, che si trovava intorno al leccio e che ancora oggi si può ammirare all’interno del giardino inglese.
IL PERSONAGGIO Ospite abituale di Borgo Scopeto é Dario Castagno, un nome sconosciuto alla maggioranza degli italiani, ma che è un autentico idolo negli Stati Uniti. Nel 2005 il libro di uno scrittore italiano più venduto al mondo è stato la sua guida in inglese del Chianti, nella quale racconta con il ritmo di un affascinante romanzo le avventure in terra toscana di turisti americani. Studente di college
a Londra, al seguito del padre che si era trasferito per motivi di lavoro, Castagno tornò in Italia a 14 anni quando il padre decise di traslocare definitivamente a Vagliagli. Unico italiano a parlare un inglese perfetto, Castagno iniziò a guidare con il suo “vespino” i primi turisti d’oltre Oceano alla scoperta delle meraviglie del Chianti, fino a divenire un punto di riferimento insostituibile. Oggi è uno scrittore di grande successo, autore di importanti libri e sulla sua storia verrà presto girato un film. A Borgo Scopeto arrivano con regolarità suoi fan con l’unico scopo di poterlo incontrare.
Ospite abituale di Borgo Scopeto é Dario Castagno, un nome sconosciuto alla maggioranza degli italiani, ma che è un autentico idolo negli Stati Uniti.
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I PERCORSI dell’ANIMA
GIOVANNI FATTORI il genio della “macchia” Nel primo centenario della sua morte, una serie di iniziative di notevole spessore ricordano la figura di Giovanni Fattori, capostipite della corrente artistica dei Macchiaioli.
l termine Macchiaioli fu coniato nel 1862 da un anonimo recensore della «Gazzetta del Popolo» che voleva definire in senso dispregiativo un gruppo di pittori che si riunivano al caffè Michelangelo di Firenze e che avevano dato origine ad un rinnovamento antiaccademico della cultura pittorica italiana in senso verista. La poetica macchiaiola sosteneva che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, inizialmente ottenuti tramite una tecnica chiamata “dello specchio nero”, ossia utilizzando uno specchio annerito col fumo che permetteva di esaltare i contrasti chiaroscurali all'interno del dipinto.
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Fattori, partendo dalla grande tradizione del disegno del Quattrocento toscano, indicò una via fondamentale per traghettare la pittura italiana verso il novecento. Coinvolto nei moti risorgimentali del 1848, il tema militare divenne uno dei favoriti del pittore livornese, insieme a quello di poetici e fantastici paesaggi agrari, con particolare attenzione alla Maremma toscana. Fattori dette così vita a grandiose scene nelle quali ogni figura ha una straordinaria intensità, frutto di approfonditi studi che iniziavano con geniali schizzi, nelle quali dimostrava la sua grande padronanza del colore sotto l'influenza della luce e delle ombre.
MOSTRE. A questo grande innovativo pittore che, ancora in vita, divenne un punto di riferimento assoluto dell’arte figurativa dell’ottocento, sono dedicati a cento anni dalla sua scomparsa numerosi importanti appuntamenti LIVORNO “Giovanni Fattori fra epopea e vero” Granai di Villa Mimbelli. Fino al 6 luglio 2008. Esposte 290 opere, oltre a foto d’epoca, documenti, taccuini di schizzi ed oggetti personali di Fattori.
FIRENZE Villa Bardini. Fino al 22 giugno 2008 35 dipinti, per lo più di grandi dimensioni, per documentare l’influenza che il più celebre dei Macchiaioli ebbe su dieci artisti toscani di seconda generazione macchiaiola che intrattennero con lui rapporti di vicinanza artistica e di amicizia, riconoscendogli indirettamente il ruolo di caposcuola, benché non fossero suoi allievi in senso stretto.
VENEZIA “I Macchiaioli. Capolavori della collezione Mario Taragoni” Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti. Palazzo Franchetti Fino al 27 luglio 2008 L’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia ospita nella sede di Palazzo Cavalli Franchetti una grande mostra dedicata ai macchiaioli. L’esposizione intende ricostruire la prestigiosa collezione d’arte dell’ottocento toscano appartenuta a Mario Taragoni.
FOLLONICA Mostra Giovanni Fattori nel centenario della morte Civica Pinacoteca Amedeo Modigliani - Opere dalla raccolta Pepi Fino al al 30-06-2008
GLI ORARI. LIVORNO Orario: ore 10-13 16-19. Chiuso il lunedì. INFO e pren. : Tel. +39 0568 811114 +39 0586 808001
FIRENZE Orario: tutti i giorni ore 9-22. Chiuso primo e ultimo lunedì del mese. INFO e pren.: Tel. +39 055 243140 prenotazioni@cscsigma.it
ROMA Ottocento - Da Canova al Quarto Stato Scuderie del Quirinale. Fino al 10 giugno 2008 Per la prima volta una mostra dedicata alla pittura dell'Ottocento in Italia che racconta la nostra storia con un taglio e in una prospettiva di grande arte europea. Questa mostra rappresenta dunque una grande sfida. Le Scuderie del Quirinale ospitano circa 100 capolavori selezionati da Maria Vittoria Marini Clarelli, (Soprintendente alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma), Fernando Mazzocca e Carlo Sisi (i maggiori studiosi dell'arte del secolo e già curatori delle mostre dedicate ai Macchiaioli e a Boldini che hanno riscosso un eccezionale successo di pubblico e di critica), per illustrare quanto moderno e sorprendente possa essere il nostro Ottocento.
VENEZIA Orario: tutti i giorni ore 10-19 INFO: Tel. +39 0412407711
FOLLONICA Orario: ore 15.30 - 19.30 Chiuso Lunedì INFO: Tel. +39 0566 42412 +39 0566 41305
ROMA Orario: domenica-giovedi ore 10.00 - 20.00 venerdi-sabato ore 10.00 - 22.30 INFO: Tel. +39 06 39967500
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TERRA FUTURA “buone pratiche” di sostenibilità
sociale, economica e ambientale n nuovo approccio all’economia è possibile. Un nuovo approccio che si occupi di sostenibilità, salvaguardia dell’ambiente, solidarietà sociale è possibile e già raccoglie migliaia di persone che si impegnano attivamente per tentare di dare una sterzata al futuro nel nostro Pianeta.
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Anche quest’anno – per la quinta edizione consecutiva – TerraFutura ha di-
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mostrato che esiste un reale interesse nell’economia sostenibile che viene ormai condiviso da migliaia di realtà diverse. La grande mostra-convegno dedicata alle tematiche ed alle “buone prassi” della sostenibilità è andata in scena dal 23 al 25 maggio nello spazio espositivo della Fortezza da Basso, a Firenze, riscuotendo un successo notevole. Moltissimi i dibattiti, gli incontri, le ini-
ziative culturali che si sono susseguite all’interno dei vari padiglioni, al fianco dei numerosi espositori presenti; enti ed istituzioni, associazioni, realtà e reti del non profit e produttori impegnati in moltissimi ambiti, dall’alimentare biologico al tessile, dalla bio-edilizia e bio-architettura alle energie rinnovabili, dal riciclaggio differenziato dei rifiuti alla salvaguardia dell’ambiente, passando per la solidarietà sociale ed altro ancora.
che cos’è TerraFutura TerraFutura vuole far conoscere e promuovere tutte le iniziative che già sperimentano e utilizzano modelli di relazioni e reti sociali, di governo, di consumo, produzione, finanza e commercio sostenibili. Pratiche che, se adottate e diffuse, contribuirebbero a garantire la salvaguardia dell’ambiente e del pianeta e la tutela dei diritti delle persone e dei popoli. Organizzata e promossa da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus, per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Consorzio Etimos, Etica SGR, Rivista “Valori”), Regione Toscana e Adescoop-Agenzia del-
l’Economia Sociale s.c. e realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente, Terrafutura è ormai un appuntamento importante nel calendario annuale della sostenibilità. Lo scorso anno ha accolto quasi 85mila visitatori ed anche in questa edizione 2008 i numeri sono sicuramente importanti: oltre 550 espositori con 5000 realtà rappresentate, 160 appuntamenti fra laboratori di buone prassi e animazioni per coinvolgere i visitatori ed un programma culturale (con 220 appuntamenti in calendario e 850 relatori) che ha visto arrivare a Firenze
numerosi esperti di fama internazionale e testimoni dei diversi mondi della politica, del non profit, dell’economia, della cultura.
ZOES_zona equosostenibile All’interno del calendario di eventi che hanno animato la tre giorni fiorentina di Terrafutura si è anche svolta la presentazione ufficiale di ZOES_ZONA EQUOSOSTENIBILE, il portale della sostenibilità e dell’economia solidale, nato grazie alla collaborazione tra Fondazione Culturale Responsabilità Etica e Fondazione Sistema Toscana. ZOES (www.zoes.it) è un social network con lo scopo di mettere in comunicazione ed in rete tutte quelle realtà, persone, organizzazioni, produttori, enti locali e iniziative della società civile attiva impegnate in una nuova visione di economia solidale.
ZOES è un social network con lo scopo di mettere in comunicazione tutte quelle realtà impegnate in una nuova visione di economia solidale.
Il portale offre anche una mappa - da usare per orientarsi nel mondo delle reti, delle iniziative, delle azioni e delle possibilità dell’economia solidale e della sostenibilità presenti nella propria zona geografica - ed una possibilità di e-commerce che privilegia l’acquisto collettivo ed il prezzo trasparente.
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VERSOunFUTURO Il mercato è ancoraSOSTENIBILE in grado di AUTOREGOLAMENTARSI?
di Angelo Riccaboni Preside della Facoltà di Economia - Università degli Studi di Siena
“Ricordatevi della data del 14 marzo 2008: è stato il giorno in cui il sogno del capitalismo globale è morto, dopo tre decadi costantemente rivolte verso la costruzione di sistemi finanziari guidati dal libero mercato.”
uesta frase non è stata pronunciata da qualche attivista no-global particolarmente ottimista. Costituisce, invece, l’incipit del commento di Martin Wolf al salvataggio da parte della Federal Reserve della Bearn Stearns, pubblicato sul Financial Times del 25 marzo. Wolf, autorevole columnist del quotidiano inglese e uno dei massimi sostenitori, per anni, dei vantaggi della deregulation finanziaria, non è certo l’unico epigono della globalizzazione market-driven che in questi ultimi mesi vede messe in crisi le proprie certezze. Ormai a porre in serio dubbio l’effettiva capacità dei mercati globali nell’allocazione delle risorse non sono più soltanto pochi attivisti disturbati dai treni superveloci o dagli iceberg impazziti, ma gli stessi protagonisti del mondo finanziario come Josef Acker-
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mann, chief executive di Deutsche Bank, che ha recentemente dichiarato di non credere più nelle capacità di autoregolazione del mercato. Queste posizioni discendono direttamente dai rischi che molti vedono nella crisi finanziaria globale in corso, e dalla constatazione della risposta di natura “pubblica” fornita “persino” negli Stati Uniti. Al di là di quanto sta avvenendo in queste settimane come conseguenza della crisi subprime, è almeno dalla metà degli anni ‘90 che forti appaiono i segnali che il “capitalismo finanziario globale”, almeno come si è andato definendo negli ultimi tre decenni, stia producendo effetti pericolosi, non solo per la società in generale -come da molto più tempo denunciato - ma anche per le imprese stesse, spesso consi-
derate le principali beneficiarie della indubbia crescita quantitativa avvenuta nell’economia mondiale negli ultimi decenni. E’ ovvio, e per certi versi disdicevole, che per il mondo finanziario e delle imprese la caduta di imprese icone del successo globale -come Arthur Adersen, WorldCom, Enron, Parmalat, Northern Rock, Bear Sears- costituisca un campanello d’allarme sulla crisi del capitalismo finanziario molto meglio avvertito rispetto al degrado della vita sociale ed alle condizioni ambientali. Le preoccupazioni in merito alle ricadute negative del “turbocapitalismo” sulla salute del sistema finanziario globale, tuttavia, non possono affatto essere disgiunte da quelle inerenti alle conseguenze sull’ambiente naturale e sociale.
Molte delle questioni in termini di degrado dell’ambiente e della vita sociale con cui oggi ci troviamo a fare i conti discendono, infatti, dalle stesse ragioni che hanno portato alla crescente crisi dei sistemi finanziari e di molte imprese. Per questo motivo, è difficile pensare che le soluzioni per superare le questioni sociali ed ecologiche siano tanto diverse da quelle necessarie per evitare che le imprese si trovino così di frequente minacciate da fattori che ne mettono in discussione la stessa esistenza. E’ chiaro che non tutto quello che oggi genera preoccupazione nella nostra società è strettamente connesso ai comportamenti delle imprese. Vi sono fenomeni, come i processi migratori ed i cambiamenti culturali, demografici e religiosi in atto, che, almeno all’apparenza, non sono direttamente collegabili al modo in cui sono regolate, governate e gestite le imprese.
con le analisi inerenti ai meccanismi operativi in virtù dei quali le imprese vengono operativamente governate e condotte. Questo per molteplici motivi. Primo perché, da sempre, qualsiasi analisi gestionale si deve porre nell’ambito di un quadro teorico generale di riferimento, ed è venuto il tempo per affermare che il framework di riferimento non può più essere quello della creazione di valore per l’azionista, particolarmente orientata al breve termine, e “a tutti costi”, verso la quale piano piano ci eravamo più o meno consapevolmente adattati tutti ad aderire. La seconda ragione a supporto di “analisi integrate”, risiede nella constatazione che, a causa dei modelli di organizzazione del lavoro che si stanno affermando, basati su forte mobilità, impegno ed energia personali, sembra sempre più difficile, per gestisce. Si tratta di un elemento di grande novità, perché per la prima volta la discussione avviene anche a livello di chi conduce concretamente gli organismi aziendali. Ai tempi di Enron, ci si riferiva spesso al termine “bad apples”, ovvero mele marce, per evidenziare che i profondi e devastanti problemi finanziari e contabili emersi in quegli anni fossero dovuti soltanto all’esistenza di poche persone che non erano state in grado di resistere a facili tentazioni. Oggi ci si rende conto che il problema non è quello di isolare gli avventurieri ma di rivedere il modo stesso di concepire il governo e la gestione aziendale. Siamo di fronte ad un’opportunità assai importante, che si dovrebbe cercare di cogliere. Peraltro, una delle conseguenze delle crescenti preoccupazioni nei confronti dei rischi economici e sociali generalmente associati all’economia ed alla finanza globali, ed alle imprese che ne sono l’elemento più visibile, è la sensazione negativa che viene sem-
Tuttavia, anche nei casi appena ricordati, il modo in cui si definisce e si esercita la leadership, il grado di orientamento al breve termine ed il sistema di incentivi interno possono indurre le imprese a comportamenti in grado di alleviare od acuire i rischi connessi a tali questioni. E’ necessario, pertanto, integrare la prospettiva di analisi interna all’impresa, che a chi scrive è più congegnale, con quella di taglio più generale, nei suoi profili non solo economico, finanziario e giuridico ma anche sociale, filosofico ed ambientale. Sarebbe un errore, infatti, continuare a tener separati gli studi in merito ai limiti (ed ai vantaggi) economici, ambientali e sociali della globalizzazione un crescente numero di persone, riu-
scire a distinguere una “vita dentro all’impresa” da una vita “fuori dall’impresa”. La necessità di affrontare concorrenti assai motivati porta inevitabilmente a richiedere ai lavoratori flessibilità e capacità di adattamento. Tutto questo, però, non deve portare a fenomeni di alienazione e precarietà nella sfera del lavoro che, a causa della prossimità prima ricordata, si ripercuotono con chiara intensità nell’agire sociale. Il dato nuovo ed interessante è la crescente consapevolezza in merito ai limiti degli attuali modi di operare in azienda e rilevabile non solo in chi si pone “contro” la globalizzazione o “contro” le imprese in quanto “strumento di sfruttamento”, ma anche in chi opera dentro le imprese, le governa e le
Oggi ci si rende conto che il problema non è quello di isolare gli avventurieri ma di rivedere il modo stesso di concepire il governo e la gestione aziendale.
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Siamo di fronte ad un’opportunità assai importante, che si dovrebbe cercare di cogliere.
pre più associata a tali istituzioni. Come in precedenza evidenziato, è certamente vero che le imprese (e l’economia) hanno un ruolo in molte delle preoccupazioni che ora ci attanagliano. Tuttavia sarebbe sbagliato passare all’impostazione secondo la quale le imprese sono per definizione irresponsabili o rappresentano la ragione unica dei problemi mondiali. Non si può dimenticare, infatti, che le imprese sono semplicemente “uno strumento dell’umano operare”, e dunque, come per tutti gli strumenti, l’esito delle loro attività dipende dalle intenzioni e dagli obiettivi di chi le conduce e vi opera. Né si può trascurare l’importante contributo da esse fornito, in molti Paesi, nel conseguire gli elevati livelli di benessere sociale oggettivamente raggiunti nella seconda parte del XX secolo. Sono organizzazioni che, attraverso i beni ed i servizi che producono, aiutano a soddisfare in maniera efficiente i nostri bisogni, luoghi dove, attraverso il lavoro, è possibile trovare spunti e
Evidenziare le best practice aiuta sia a “difendere” un’istituzione importante come l’impresa sia a motivare i comportamenti più virtuosi. id42
modalità per realizzare le nostre aspirazioni materiali ed immateriali. Le imprese sono certamente ancora in grado di fornire ancora un contributo assai positivo al benessere delle nostre società; a tal fine è indispensabile, però, introdurre cambiamenti in alcuni degli elementi che definiscono il contesto normativo e culturale nel quale esse operano. Occorre ripensare al ruolo delle regole, stimolando la produzione di forme di regolamentazione globale, e superare l’approccio eccessivamente individualista che caratterizza i meccanismi decisionali ed operativi d’impresa. E bisogna introdurre meccanismi di misurazione del progresso e dello sviluppo di natura non meramente quantitativa. Vanno introdotte, inoltre, modifiche nel modo in cui le imprese sono governate e gestite, individuando meccanismi di monitoraggio e incentivazione di più lungo termine e maggiormente coerenti con i temi della sostenibilità sociale ed ambientale. In tutto questo, un ruolo essenziale va
assegnato ai vertici aziendali, la cui leadership costituisce un fattore indispensabile per l’efficace implementazione delle necessarie trasformazioni interne. Per sostenere la possibilità di un’economia e di imprese “dal volto umano”, come si potrebbe sostenere con un facile slogan, si può rivelare utile, allo stesso tempo, fornire visibilità a casi e situazioni nei quali l’impresa o il ricorso ai principi e agli strumenti dell’impresa hanno consentito interessanti risultati in termini di miglioramento del benessere sociale. Evidenziare le best practice aiuta sia a “difendere” un’istituzione importante come l’impresa, sia a motivare i comportamenti più virtuosi. Si tratta di un percorso non facile. Ma il mondo delle imprese è già stato più volte capace, in passato, attraverso l’innovazione e opportuni cambiamenti organizzativi, di superare altri momenti di difficoltà. Con il motivato impegno di tutti gli operatori e la saggezza di chi scrive le regole, è possibile farcela anche questa volta.
GRUPPIdiACQUISTO
solidale
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Persone rispettose dell’ambiente, desiderose di poter acquistare e consumare prodotti biologici, ecosostenibili ed ecosolidali.
GAS. Gruppi di acquisto solidale. Una risposta a molti problemi nquinamento dell’ambiente sempre più grave, prodotti alimentari contaminati chimicamente, prezzi al consumo alle stelle.Questo il drammatico quadro che quotidianamente si presenta ai consumatori, per la maggioranza dei quali provvedere al sostentamento giornaliero non è più un piacere, ma rappresenta un autentico incubo, soprattutto se visto in proiezione futura per i nostri figli.
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Per cercare di rispondere praticamente ai problemi accennati, in tutta Italia sono sorti, pur con modalità ed attuazione spesso molto difformi tra loro, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). Persone rispettose dell’ambiente, desiderose di poter acquistare e consumare prodotti biologici, ecosostenibili ed ecosolidali, si sono riunite per approvvigionarsi direttamente da produttori locali, eliminando qualsiasi forma di intermediazione, riuscendo così a ridurre drasticamente i prezzi d’acquisto.
L’acquisto delle varie merci in quantità di una certa importanza, unito al rapporto di conoscenza e stima stabilito con i produttori, permette una drastica riduzione dei prezzi.
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eonomia sostenibile L'economia sostenibile è una tipologia di economia incentrata sul concetto di sviluppo sostenibile. Questa tipologia di economia prevede che lo sviluppo della società sia perseguito rispettando l'ambiente e utilizzando le risorse in modo da pemeterre alle stesse di potersi rigenerare in modo da fornire alle generazioni future le stesse risorse.
GASALPA SIENA. UN’ESPERIENZA DA ESPORTARE ra i numerosi GAS sorti nelle varie regioni d’Italia, particolarmente interessante pare l’attività svolta dal GASALPA SIENA. Il gruppo senese, formalmente costituito con statuto e regolamento, oltre a numerosi nuclei familiari, raccoglie al suo interno l’Associazione Lavoratori Produttori dell’Agricoltura (ALPA), l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB), Federconsumatori e Legambiente. Basandosi esclusivamente sul volontariato, GASALPA SIENA, puntando sul concetto di “Filiera Corta”, cioè direttamente dal produttore al consumatore, acquista per i soci prodotti locali, quasi esclusivamente biologici, ma comunque sempre testati e controllati nella loro filiera di produzione, con particolare attenzione al rapporto di fiducia instaurato con i produttori che divengono essi stessi parte integrante del gruppo. I soci, con congruo anticipo, vengono informati delle offerte disponibili, effettuano le loro prenotazioni e ritirano
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poi, in date predefinite, presso il magazzino dell’associazione gli ordini fatti. Nel corso dell’anno sono possibili visite alle aziende fornitrici per valutare di persona il rispetto dell’ambiente e degli animali allevati, ed effettuate riunioni per aumentare la conoscenza dei soci nel settore della produzione agro-alimentare, sull’utilizzo dei vari prodotti, sul risparmio energetico domestico, l’uso di energie alternative e le tecniche di produzione e l’impiego di prodotti eco-compatibili. .
DIECI PUNTI DI FORZA del GASALPA SIENA Salvaguardia della salute Tutti i prodotti acquistati per i soci sono per la loro quasi totalità biologici o, comunque, controllati nell’intero loro ciclo produttivo. Ciò garantisce la possibilità di nutrirsi con alimenti sani, non contaminati da sostanze chimiche, fortemente dannose per la salute, come accade purtroppo oggi con sempre maggiore frequenza. Riduzione dei prezzi L’acquisto delle varie merci in quantità di una certa importanza, unito al rapporto di conoscenza e stima stabilito con i produttori, permette una drastica riduzione dei prezzi, specialmente nel settore del biologico, particolarmente costoso e spesso non alla portata della maggioranza delle famiglie. Attenzione alla provenienza del prodotto Vengono acquistati soltanto prodotti locali con grande attenzione alle tradizioni del luogo d’origine, alla tipicità dei cicli di coltivazione e delle modalità di allevamento peculiari del territorio. Ciò permette anche una riscoperta di sapori troppo spesso dimenticati. Riduzione di consumo di energia e fattori inquinanti L’acquisto di generi alimentari prodotti soltanto in un ristretto ambito territo-
riale permette grandi risparmi energetici nella fase di trasporto, con importante riduzione di carburanti e relativo contenimento dell’inquinamento atmosferico. Consumo di prodotti stagionali Ai soci vengono offerti soltanto prodotti stagionali nel periodo della loro naturale maturazione, evitando così qualsiasi “forzatura” di carattere produttivo e di conservazione. Attenzione all’impatto ambientale L’acquisto di prodotti biologici, attentamente testati garantisce la conservazione di un ambiente naturale, non inquinato da fertilizzanti e pesticidi chimici. Favorire la costituzione di piccole aziende L’associazione, acquistando generi alimentari selezionati e prodotti nel territorio, favorisce la costituzione e lo sviluppo delle attività di giovani agricoltori locali o cooperative di piccoli produttori. Questi, che si impegnano in produzioni ed allevamenti selettivi, con particolare attenzione alla qualità ed alla salvaguardia dell’ambiente, senza adeguati canali di distribuzione difficilmente riuscirebbero ad inserirsi in un mercato globalizzato.
Verifica di un corretto utilizzo della manodopera Viene prestata particolare attenzione alle condizioni di lavoro, alle norme di sicurezza ed alla regolarità di contratti e retribuzioni di chi opera all’interno delle aziende fornitrici al fine di evitare abusi e soprusi, spesso frequenti nelle piccole e grandi aziende del settore agro-alimentare. Solidarietà tra i soci Le modalità di acquisto e distribuzione, la creazione di incontri che favoriscono la conoscenza e l’approfondimento di nozioni relative al ciclo produttivo, alla stagionalità dei prodotti e alle tradizioni colturali locali, legate anche a stili di vita spesso ormai abbandonati, favoriscono l’istaurarsi di importanti rapporti sociali fra gli iscritti all’associazione e gli stessi produttori. Attenzione all’utilizzo di fonti energetiche alternative La sensibilizzazione fatta verso il rispetto della natura in generale, e l’habitat locale in cui svolge la propria attività l’associazione in particolare, favorisce fra i produttori una cultura volta a sviluppare l’utilizzo di fonti energetiche alternative con futuri enormi vantaggi per il territorio e la comunità.
Vengono acquistati soltanto prodotti locali con grande attenzione alle tradizioni del luogo d’origine.
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SOS PIANETA AZZURRO
SOS ANIMALI da SALVARE ra i cambiamenti più eclatanti che stanno modificando il quadro globale del nostro pianeta, occorre purtroppo registrare l’inarrestabile evento della scomparsa dalla superficie terrestre di numerose specie di animali che da sempre hanno accompagnato il cammino dell’uomo nella sua storia. Un evento da non sottovalutare che non può, e non deve, lasciarci insensibili. Ciascuno di noi, nelle proprie possibilità, può portare un piccolo contributo per cercare di arrestare questo devastante fenomeno. In questo numero ci occupiamo di due importanti specie, molto dissimili fra loro, ma di grande importanza nei delicati equilibri della natura.
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LA TIGRE La tigre è il più grosso felino del pianeta. Riesce a raggiungere i 450 kg di peso e misurare oltre tre metri dalla punta del naso a quella della coda. Senza ombra di dubbio può essere considerato uno degli animali più belli della terra. Forte, veloce, elegante, i suoi colori sembrano rappresentare la perfezione della natura. Il numero delle tigri esistente é drammaticamente crollato dai 100.000 esemplari all'inizio del XX secolo a circa 5.000 - 7.000 esemplari presenti oggi, divisi tra India, Indonesia, Cambogia, Burma, Cina e Malesia. Nella sola India un secolo fa vi erano 40.000
tigri, nel 2002 se ne stimavano 3.600 ed oggi soltanto 1.400. Ben tre sottospecie di tigre, quella di Bali, di Giava e del Caspio, risultano ormai estinte negli ultimi 70 anni e le cinque ancora esistenti, – Amur, Bengala, Indocinese, Cina Meridionale e Sumatra – sono tutte gravemente a rischio di estinzione.
Le principali minacce alla sopravvivenza della tigre sono indicate nella distruzione del suo habitat e nel bracconaggio. Lo spazio vitale delle tigri si fa sempre più stretto, quasi claustrofobico. La selvaggia deforestazione da parte delle industrie di pasta di legno, carta e olio di palma hanno portato al restringimento del loro naturale territorio ed a una vicinanza con l’uomo che porta inevitabilmente ad un conflitto micidiale per questo splendido animale. Secondo recenti studi l’habitat della tigre si è ridotto del 40% rispetto a 10 anni fa, arrivando ad occupare appena il 7% di quello originario. La povertà degli abitanti unita al miraggio di un facile, anche se esiguo, guadagno spinge numerosi bracconieri ad una spietata caccia per alimentare il commercio illegale di numerose parti del corpo della tigre, quali denti, pezzi di pelle, baffi e ossa. Il bracconaggio e la costante crescita della popolazione, con la conseguente pressione che questa esercita erodendo l'ambiente dei grossi felini, se non affrontati immediatamente, decreteranno velocemente la fine di questo splendido animale, anche tenendo presente che purtroppo soltanto il 23% delle zone dove ora sopravvive la tigre sono aree protette.
LE API Nel corso della storia, per la sua alacrità, l’ape è stato forse l’insetto più celebrato da autori di racconti, romanzi e novelle. Allo stesso tempo, l’esemplare modello di organizzazione sociale degli alveari, con i suoi delicati equilibri, le gerarchie ed i compiti ben precisi assegnati ad ogni
suo componente (l’ape regina, le api lavoratrici, i fuchi), è stato studiato approfonditamente da scienziati e sociologi e portato ad esempio come una perfetta organizzazione lavorativa e di convivenza. La bontà e gli effetti salutari ed energetici dei prodotti dell’instancabile operosità delle api, dal
coltori e gli agricoltori italiani confermano questa drammatica tendenza. Negli ultimi quattro anni sono scomparsi miliardi di api, con la conseguenza a livello mondiale di un dimezzamento del numero totale di questo utilissimo insetto. Le cause indicate dagli studiosi e dagli addetti ai
miele, al polline, dalla pappa reale, alla propoli, tanto per citare i più conosciuti ed usati, pur importanti non esauriscono i benefici risultati del lavoro di questi piccoli insetti. L’attività degli sciami, infatti, è indispensabile per l’impollinazione degli alberi da frutto.La sensibile diminuzione della presenza delle api può, pertanto, portare ad una crisi delle produzioni agricole, con conseguente inevitabile aumento dei prezzi per i consumatori. Ed è ciò che purtroppo sta accadendo. Dopo il grido di allarme lanciato dagli scienziati degli Stati Uniti e di molti paesi europei, anche gli api-
lavori sono molteplici, ed ancora nessuno sembra essere in condizioni di individuare le vere responsabilità. Si spazia dall’uso di pesticidi e fitofarmaci di ultima generazione al riscaldamento globale del pianeta, passando da nuovi ignoti virus all’emissione di onde elettromagnetiche usate per la telefonia cellulare. In attesa di conoscere i veri motivi di questo grave problema, resta l’amarezza di un continuo aggravarsi delle condizioni di salute del nostro pianeta, nella consapevolezza che il genere umano non è sicuramente estraneo all’inarrestabile deterioramento di equilibri millenari.
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