ISLANDA 2015: 4000 KM DI NATURA ESPLOSIVA Viaggio dal 23 luglio al 4 agosto 2015 Barbara Grillo e Alberto Casagrande Auto a noleggio SUV Ford Escape 3000
PREMESSA Sarà il posto, saranno i troll, ma questo viaggio mi ha dato un forte senso di appagamento. E’ stato la realizzazione di un sogno che cullavo da tanti anni. E’ stato difficile convincere il compagno di viaggio, che aveva altre preferenze, a condividere con me questo mio obiettivo. Ma credo che i precedenti hanno fatto sì che mi preparassi a quello che quest’isola mi ha regalato. L’Islanda è per un geologo come la Mecca per un musulmano, deve essere visitata una volta nella vita. Non è solo il festival del basalto che si presenta in tutte le sue forme artistiche, ma la celebrazione della Natura all’ennesima potenza viva, dinamica, un teatro stabile dove noi siamo spettatori e ospiti: ghiacciai, cascate, falesie, Oceano, prati verdi, geotermalismo, vulcani, fumarole, faglie, cavalli capelloni, pecore a tre in tre, valli glaciali. Fortunatamente non abbiamo avuto giorni piovosi, il sole si è presentato spesso accendendo i colori. Tutto bello, peccato che costa una follia: cibo e pernottamenti sono spesso a prezzi tre volte quelli italiani e per mangiare ci si è limitati a panini o zuppe. La temperatura media è bassa (dai 5° C ai 12°C costanti tutto il giorno) e il dormire all’aperto richiede un buon equipaggiamento. Questa volta hanno vinto le Guesthouse, case comuni che non hanno niente da invidiare agli hotel, anzi. IL PERCORSO: 23-07-15 24-07-15 25-07-15 26-07-15 27-07-15 28-07-15 29-07-15 29-07-15 30-07-15 31-07-15 01-08-15 02-08-15 03-08-15 04-08-15
Km 110 Km 130 Km 320 Km 320 Km 470 Km 470 Km 270 Km 45 Km 265 Km 285 Km 330 Km 300 Km 445 Km 100
Aeroporto – Grindavik - Mosfellsaer Mosfellsaer – Thingvellir – Geysir - Gullfoos Geysir – Fluoir – Dyrholaey - Skogafoos Skogafoos – Vik - Hofn Hofn-Stoovarfjorour-Egilsstaoir-Seyoisfjorour-Laugarfell-Egilsstaoir Egilsstaoir - Dettifoos – Asbyrgi – Husavik – Reykjahlid - Akureyri Akureyri - Laugafell – Godafoos- Akureyri Akureyri – Balene - Akureyri Akureyri – Siglufjorour – Sauoarkrokur – Blonduos - Reykir Reykir – Hveravellir – Asgarour – Gullfoos - Reykholt Reykholt – Surtshellir – Borgarnes - Olafsvik Olafsvik – Snaefellsjokull – Arnarstapi – Haukadalur - Bjarkalundur Bjarkalundur – Holmavik – Akranes - Mosfellsaer Mosfellsaer - Aeroporto
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Giovedì 23 luglio 2015: Aeroporto – Grindavik - Mosfellsaer - Km 110 Il viaggio in aereo è andato bene. Alberto ha trovato pure la morosa settantenne veneziana, siamo arrivati a Copenaghen. Io ho trovato poi una vecchietta americana un po’ messa male e le ho fato assistenza volo tutto il tempo. Appena fuori l'aeroporto c'è una sorta di monumento a goccia. Alberto fa:"me par un ovo de dinosauro con quella gambetta"... e mi:"Distu, a mi al me par uno spermatozoo!" Pochi minuti dopo osservando la copertura della superficie gli chiedo:"ma secondo ti elo che quel pel sora la lava?". Lui" erba!". Mi fermo, ci cammino sopra... è muschio!! sofficioso!! Ti dà una sensazione strana a calpestarlo. Siamo in un paesetto a ovest di Reykiavik, inscrivibile tanto quanto pronunciabile, si perché il primo problema qua è lingua: sti vichinghi usano parole lunghe e piene di consonanti ma spesso ripetono la parte finale mettendo “jokull” e quindi per noi a nominarli diventano “eia eia colfrancui” oppure “yalla yalla colfrancui” e ci chiamo lo stesso!! Poi il secondo problema si è presentato al ritiro della macchina a noleggio, una Ford Escape. Consegnano a Alberto un foglio con il disegno della sagoma della macchina dentro e fuori e gli chiedono di segnare i danni che vede. Lui ribadisce che ha già pagato l’assicurazione e che i segni non li deve fare lui… Io nel frattempo sono nell’ufficio a far carte e capire meglio la faccenda ma con la coda dell’occhio vedo Alberto spazientito. Dopo un minuto entra in ufficio e mi dice:”Dighe che mi qua ghe mette una X granda su tutta la macchina parchè la e vecia, strussada, sporca, mal messa!”. Io tento da una mediazione scovando le parole con il mio cazzo di inglese che non parlo da un anno. Alberto esce con il tipo, gli apre il cofano della macchina, controlla se ha olio e acqua, guarda il tipo e gli fa:”Durela sta macchina per diese dì?! Te podea anca lavarmela! Almanco gonfiame le gomme!”. Tutto cosi come ho scritto. Qualche attimo di tensione, cerco di mediare e soprattutto capire l’eventuale ciavada, ma pare non ci sia alternativa. Qua le macchine sono tutte abbastanza provate ma funzionanti. Partiamo per i primi 100 km del giro attorno a quella parte penisola che sta a sud di Reykiavik. Usciti dall’aeroporto c’è un monumento a forma di goccia fuori. Alberto pensa sia un uovo, a me pare uno spermatozoo!
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Facciamo 30 km di fuoristrada, pare bene. Il paesaggio è per noi fuori dal comune, poi c’è il sole, è pure na figata maggiore! I colori delle poche piante contrastano con il nero: quando c’è erba il verde è intensissimo, poi spicca il viola, bianco, giallo dei fiori e qualche volta erba rossa. In tutto questo l’azzurro del mare e dei laghi rende questo posto marziano da bello e strano che è! Mi incuriosisce la copertura erbosa e mentre mi chiedo che cosa è quel pelo sopra la superficie, scopro che è muschio sofficioso!
Visitiamo due siti idrotermali con fumarole e spussa de ovi marsi. Alberto le chiama “pignate par far la pastasutta”. Effettivamente sono pozze che bollono e la prima che ho visto mi ha particolarmente impressionato causa il rumore sordo, pareva un drago in caverna! Perrnottiamo sfruttando per la prima volta il servizio Airbnb. Ci ospita un signore distinto in casa sua. Non siamo gli unici ospiti, c’è una altra coppia. Ha gente per casa tutte le sere questo qua! Pazzesco! Andiamo a esplorare il territorio per cenare con la constatazione che è una isola molto americanizzata dal punto di vista del cibo… mi pare di tornare a un anno fa. Andiamo a un KFC. Soliti cazzi per spiegare che il panino il principe Casagrande lo vuole senza niente... La tipa mi spiega in inglese e poi intervalla parole del tipo: zztthfnkooffi, wiwyyhdferghho, kjhnxcaqwpol. Ecco quale panino vuoi?! Risposta: as you want = fa ti tosa, come che te vol, ma dame da magnar!! Che tipo di salse vuoi? E de novo: mjkiojhna, dghqzccolp, etc... E mi: in white!! Eh ciò co sta lingua xè caxxi! In Italia è quasi la una e qui sono le 23.00 c’è ancora il sole anche se tenue. Fa freschetto. Venerdì 24 luglio 2015: Mosfellsaer – Thingvellir – Geysir - Gullfoos - Km 130 Il terzo problema dell’Islanda è cercare di trovare un posto da dormire per 100 Euro… e se va ben! Ci avevano detto che era costosa, ma adesso che ci siamo dentro lo sentiamo sul portafoglio! Me cojoni: una camera di hotel con bagno condiviso costa dai 120 euro in su. Se la vuoi con bagno privato allora devi spendere 200 euro. Siamo ora in un B&B a 115 Euro col bagno condiviso. Cogito ergo sum... No cambia niente da una casa privata a un hotel. Pure gli ostelli non scherzano! Tutti questi locali sono poi un po’ fatiscenti visti da fuori, quindi non invitano a entrare. Una volta dentro però lo stile è molto moderno, a tratti spartano, ma nessuno vale i soldi pagati! Non esiste una architettura edilizia. E’ tutto squadrato e piatto. Il quarto problema dell’Islanda è scordarsi la parola “economico” e pensare di mangiare un panino, una acqua e una minestra per meno di 25 euro… Te passa la fan! La ristorazione tradizionale è buona, ma prevalgono i fast food alla McDonald che non cozzano di certo con il posto! Massa americanizzato… niente bar, quindi la gente non socializza imbriagandosi, gli costa troppo. Si socializza ai distributori di benzina, dove fai colazione e fai la spesa... Altra questione il meteo. E’ birichino: 10 minuti piove, poi arriva il sole. Poi passa mezza ora e ripiove. Insomma, molto lunatico ma fa parte del luogo. Basta ciaparla co calma. 3
A parte tutto ciò oggi abbiamo visitato uno dei luoghi del nostro Pianeta più mistici per un geologo e non solo: la fossa tettonica dove si dividono la placca Nord americana ed Euroasiatica (Reykjavik infatti sta su quella USA, ora siamo passati in Europa), poi il sito del geyser e la cascata più ampia d’Europa. L’area di divergenza della due placche consiste in una vallata ampia circa 5 km con un grande lago allungato circa NE-SW. Non me la immaginavo di certo cosi. Tutto attorno moltissimi vulcanetti che non superano i 1500 m di quota. Si vede il sistema di horst e graben, cioè lunghe spaccature della lava dritte. Abbiamo fatto una passeggiatina lungo i vari sentieri incontrando la nostra prima cascata: anche se il fiume fa un salto di 5 metri dopo aver percorso un ampio altopiano, il contrasto del colore dell’acqua con la roccia scura e l’erba verdissima unito al fragore la rendono una chicca da vedere.
Poi per caso siamo passati davanti a una area parcheggio dove si stanno cambiando molti subacquei. Caxxo, allora è qui che si immergono nella faglia tra i due continenti! Che sorpresa! Hanno una visibilità di 100 m in una acqua a 3°C… immersione fresca!! Li guardo con estrema invidia, vedo immergersi non solo dei sub ma anche tanti euro messi assieme: una immersione qua costa in media 250 euro!! Ma io preferisco sognarmela!! Il viaggio prosegue verso l’area dei geyser e il sito si chiama proprio Geysir, magari avrà preso il nome da qua. Alcuni sono tranquilli, invece Stokull no e ogni 5 minuti fa una folata di 30 metri di acqua. Altro che Stokull... Sticaxxi!! La prima che ho visto mi ha spaventato un po’ perché non me la aspettavo. Alla seconda pure perché son mona mi, ma alla terza me la sono gustata perché poi si capisce quando sta per sbuffare. E’ un pozza di 5 metri con acqua che bolle. Quando evapora di più allora è pronta la pasta! E pensare che i geyser degli USA arrivano fino a 120 m! La temperatura dell’acqua è di circa 80-100°C. Tutto attorno alla buca ci sono incrostazioni a colatine, come concrezioni.
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Pochi minuti di macchina più avanti visitiamo la cascata più grande d’Europa: è larga circa 200 m con un due salti, il primo da 11 metri e il secondo da 20 m. Può avere una portata massima di 2000 m2/sec!! Una sorta di piccola Niagara! Si è formata su una faglia e tutta l’acqua poi confluisce dentro un canyon. Ammirevole proprio! Dormiamo nel Geysir B&B per 115 euro. Cosa ho imparato oggi? Che quello che ho studiato sui libri è niente a confronto! Qua si percepisce la potenza della Natura e ti fa sentire come un esserino suo ospite… Sabato 25 luglio 2015: Geysir – Fluoir – Dyrholaey - Skogafoos - Km 320 Il vero problema dell’Islanda è che è talmente bella che ti fa andare giù per i fossi! Stamattina dopo aver fatto una veloce visita di nuovo ai geyser per vederli col sole, ci avviamo verso Fludir ammirando da lontano sempre i geyser. La strada non è più asfaltata, è uno sterrato ben battuto, ma è normale qui che le strade ora siano comode e pulite ora una pista a toule ondulè, soprattutto se vicino a grandi fiumi o vulcani. Non è normale trovarsi però l’erba sul finestrino, cosi tutto di un colpo distratti dal paesaggio siamo fuori strada. Io:”Ma Alberto cosa fai?!”. Lui:”Eh cicio, i geyser!!”. Mi son resa conto che anche lui guardava dove guardavo insomma, e non sulla strada! Ci ritroviamo cosi con la macchina pericolosamente inclinata nel fosso, a cavallo di esso proprio con anche una ruota per aria… Alberto:”Cosi male non mi sono mai trovato, si rischia il ribaltamento…”. Io:”Sta calmo che in Africa hai fatto di peggio e risolviamo anche questa”. Intanto dentro di me bestemmiavo… Come potevo dirgli:”Eh si, me par anca mi che te ha fat na bela cagada sto giro, una vacanza tranquilla mai ah?!”. Siamo sì spersi ma fortuna è stata che siamo vicino a una fattoria a cui chiedere aiuto (speravo in qualche cow boy col trattore!). Entro nella fattoria, stile ranch americano. Ci sono tre case, vado a caso su una. Sono le 9.00 di mattina, saranno svegli, “alè i cavai da varnar, ho pensà”… E mi apre la porta un vichingo in mutande con due cocker, visibilmente assonnato. Questa immagine resterà indelebile nella mia mente per sempre! E mentre penso in che situazione imbarazzante mi mette sempre il mister Casagrande gli dico:”Sorry, I need help”. Mi farfuglia un non so cosa ma capisco che mi chiede se ci siamo fatti male, gli rispondo:”No, the car is in the… foss over there!”. Vi giuro che fosso non mi veniva in inglese, in compenso in islandese significa cascata!! Ahhaa!! Ho la macchina in cascata, aiuto!! Mi dice di attendere, eh si ciò, deve vestirsi... E resto sola con il suo cocker nero rognoso dalla faccia stizzita come al paron, mentre dall’altra parte della strada il Casagrande gira nervosamente attorno alla macchina chiedendomi ad alta voce se ho combinato! Finalmente il vichingo esce di casa, mi fa salire sul suo pick up Dodge anche se gli ho detto che preferivo il trattore, ma lui niente. Arriviamo sul posto e constata anche lui la situazione critica. Si ferma un Land con tre vichinghi bei maschioni che però invece di aiutarci ci augurano buona fortuna. Forse dovevo mostrargli altro per farli restare… Alberto insiste che dobbiamo fermare altri, mentre il vichingo con molta calma pensa cosa fare, quando non sa neanche lui cosa… Allora mi metto in mezzo alla strada e fermo un Toyota con una coppia di tedeschi gentilissimi. E fu cosi con grazie alla Germania che teneva il muso davanti e all’Islanda che traina indietro, la nostra macchina non si è ribaltata e siamo potuti ripartire sani e salvi!! Salutiamo e ringraziamo tutti. Risalgo in macchina e la prima cosa che Casagrande dice è:”Ecco adesso mi prenderanno in giro…” espresso con il tono di un bimbo che ha fatto la marachella!! Eh i ha anca rason!! 5
Riprendiamo il viaggio cercando di smaltire l’adrenalina e visitiamo una fattoria medievale con il tetto in erba. Il muro è spesso oltre un metro. La copertura erbosa è posta sopra la costruzione in legno. La casa è composta da uno stanzone grande e due laterali, più una chiesetta fuori in un paesaggio bucolico. Poi visitiamo un paio di cascate scenografiche, con un salto una di 30 m e l’altra 40 m con un percorso a piedi per dietro della stessa molto carino e umido. Fanno tutte parte del vulcano che aveva eruttato 5 anni fa bloccando l’isola, Eyajallajokull. Per gran parte della giornata però piove e con le nuvole basse non si vede il vulcano. Solo quando arriviamo sulla costa la situazione migliora. Vistiamo un ghiacciaio lungo 14 km vicino a Skogar. In 15 anni si è ritirato di 1 km e abbassato di 100 m, in pratica se continua il riscaldamento globale fra 100 anni non resterà più niente! Il ghiaccio non è bello bianco ma sporcato dal nero delle polveri vulcaniche (ash). La vallata è proprio a forma di U con tanti depositi morenici, come scrivono i libri.
La cosa più bella in assoluto vista oggi però è la costa nera di basalto con i faraglioni, Dyholaen. Il panorama dal faro a 360° è veramente spaziale e permette di vedere la falesia e le valli glaciali della parte continentale con qualche ghiacciaio che sbuca timidamente tra il nero vulcanico e il verde intenso dei prati. La vista sulla spiaggia dall’alto è fenomenale: la sabbia nera bagnata dall’oceano è talmente intensa che sembra appena asfaltata! Tutta la parete della falesia è caratterizzata dalla fessurazione colonnare del basalto e abitata da tranquille pulcinelle di mare appollaiate nei vari ripiani. Mi perdo a osservare sassi piatti, sabbia, oceano e a respirare un momento di sana e spirituale calma. Un posto mistico. Soggiorniamo in un hotel per la modica cifra di 160 euro a Skogar, camera con vista su cascata e bagno interno, il tutto stile IKEA. Da fuori l’albergo pare un prefabbricato per terremotati… Si cena con un panino, una minestra e una fettina di pesce spendendo 40 euro. Per fortuna che ci avevano detto che costavano tanto gli alcolici! Una acqua da litro 3 euro e un caffè 3 euro. Cosi tanto per dare numeri… Cosa ho imparato oggi? Viaggi Albertour, no Alpitour? Ahi ahi ahi! Domenica 26 luglio 2015: Skogafoos – Vik - Hofn - Km 320 Oggi non è successo niente!! Waw! Giornata passata a visitare ghiacciai sulla costa meridionale, uno dietro l’altro in sequenza sempre più grandi. Tutti fanno parte del più grande ghiaccio di Europa, Vatnajokull che da solo copre 8000 km2 dell’isola! Sotto questa immensa cappa di ghiaccio ci sono molti vulcani, le cui eruzioni ingrossano i fiumi glaciali che possono arrivare in poche ore a 50000 m3/sec… una cosa pazzesca!!
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Siamo partiti da Skogar e ora siamo a Hofn dopo 300 km immersi in un panorama spaziale: basalti a fessurazione colonnare, imponenti falesie da 100 m a picco sull’oceano, canyon, cascate, pianure nere chilometriche con fiumi glaciali in piena che tagliano antiche colate laviche con una morfologia a cuscini o dolci colline… e dove ci sono prati verdissimi trovi sempre il mitico trio di pecore che stanno sempre a gruppi di tre (un maschio e due femmine, chiamalo mona!), è una costante proprio… chissà per quale spiegazione etologica. Siamo passati anche sopra all’eruzione del 2010 che aveva bloccato gli aerei di mezza Europa. E’ veramente una isola in continuo movimento, wonder lava land oltre che iceland! Quello che mi ha colpito di più è l’ultimo ghiacciaio, il più grande, perché ha gli iceberg che si staccano e si incanalano tutti in fila, come cristiani alla Coop, verso la foce del fiume in oceano. Decisamente impressionante la velocità con cui vengono trasportati a mare. Mi ha dato una sensazione di desolazione. Un conto è studiare il global warming sui libri, una altra cosa prenderne consapevolezza dal vivo. Tutti a fotografare i morti viventi, ad assistere al saluto definitivo di migliaia di anni di neve depositata: in meno di 15 anni si sono ritirati di quasi un km e fa pensare. E’ vero che tutta la parte ora libera dal ghiaccio una volta era coperta fino a toccare l’oceano, ma le velocità di scioglimento non erano certamente come quelle degli ultimi 70 anni. Mi sono persa nell’assistere al navigare di questi blocchi alla deriva sentendo i suoni del ghiaccio che si crepa, che cade nell’oceano, che viene eroso dalle onde rotolando sulla spiaggia nera, creando ammassi cristallini dalle forme uniche. Lasciato il ghiacciaio ci dirigiamo ancora più a Est e le pianure di lava finiscono dando spazio a scalini di lava sotto la falesia dominate dal verde. Qui la zona è meno attiva. Ogni tanto qualche casa - fattoria con il tetto in erba dona quel caratteristico particolare al paesaggio che si è perso nel tempo. Ora i tetti sono per la maggior parte rossi. Per questa sera pernottiamo in una guesthouse, perché ci è toccato ma il Casagrande in una casa comune non è proprio a su agio. Tutte queste location fuori sono quasi fatiscenti, ma dentro fortemente arredate IKEA. E’ la prima volta anche per me che sperimento una guesthouse. Gli altri ospiti sono cinesi, tedeschi, francesi. E’ un po’ una rogna avere un bagno o due al massimo in 12 persone, ma qui i prezzi veramente sono folli e se vuoi un cesso tutto tuo devi spendere 200 euro/notte se va ben! Con tendina si può comunque campeggiare ovunque, solo che quella non ce la abbiamo e facciamo girare l’economia locale. Ogni paese ha un suo modo di viaggiare. E come diceva il saggio: il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina. 7
Lunedì 27 luglio 2015: Hofn – Stoovarfjorour – Egilsstaoir – Seyoisfjorour – Laugarfell Egilsstaoir - Km 470 Siamo in una camera in sottotetto di una casetta tipica, finalmente, a Egilsstadir, un paesetto dell’Islanda dell’Est. Ora si respira un po’ più aria del Nord. Fuori sono 6°C praticamente tutto il giorno con vento pizzicante e di fianco a me c’è pure il termosifone accesso! La fascia orientale dell’isola è meno tormentata dall’attività vulcanica recente, essendo la zona più vecchia insieme a quella orientale. Ovvio, se la placche divergono perché il magma crepa la crosta, la lava più giovane sta circa in mezzo all’isola creando pianure martoriate da continui cambiamenti. Ora il paesaggio è costantemente più verde, più prativo, ma (remengo suo) più freddo! Dopo aver percorso 200 km di panoramici fiordi siamo arrivati in un paesetto di marinai, Seyoisfjordur, anch’esso alla testa di un fiordo. Qui tre case caratteristiche e una chiesa in legno bianca dal tetto azzurro hanno attirato subito la nostra attenzione facendoci innamorare del posto. Mi accorgo per caso che il pub si chiama “El Grillo” e ovviamente non poteva che farmi ridere sta cosa. Entro, mostro il passaporto al barista e gli dico:”Hi, I am Grillo, I didn’t know to have a local beer bar in Iceland!”. Lui scoppia a ridere. Mi dice che il nome del locale era di una nave affondata nella Seconda Guerra Mondiale da un aereo tedesco. No me ha offerto mia na birra sto tirchio! E io che pensavo de ciavarlo! Per arrivare a questo paesetto abbiamo tagliato per la parte continentale salendo dentro una vallata dalla stupenda sezione a U e con i fianchi verdi tagliati da innumerevoli cascate. Il paesaggio è tipico dei nostri 3000 m, con nevai in scioglimento, solo che siamo a 600 metri di quota. Ricorda molto le Rocky Mountains americane. Sopra le vallate glaciali ci sono delle infinite piane piatte occupate un po’ da neve, un po’ da laghi. Le rocce affioranti sono montonate, cioè levigate dall’azione del ghiacciai quando era tutto coperto: sono in pratica tavolati di rocce tutte lisciate e solcate in un senso, verso l’Oceano, che ci testimoniamo come la copertura glaciale fosse spessa centinaia di metri. In un fiordo abbiamo visitato la casa della signora Petra, una appassionata di rocce e minerali che attualmente possiede la collezione privata più grande al mondo. In pratica sta donna in 60 anni ha raccolto sassi, li ha messi nel suo giardino in aiuole fiorite e dentro la sua casa e fa pagare 7 euro a persona per la visita. E’ pure morta da pochi anni e i nipoti hanno creato il business!! Gran parte dei minerali che questa espone sono le varietà del quarzo in tutte le suo forme, anche ripetitive, poi qualche osso di balena, scheletri di animali e ciavarie varie. Corriere di turisti che si fermano… Dio caro, co tutti i sass che ho mi casa allora no ho capio nient! E’ cosi che gira l’economia! Bisogna svejarse! Arrivati a Egilsstadir siamo andati a vedere la cascata Hegifoss a monte del lago lungo 30 km, famoso per la presenza di un fantomatico mostro anaconda… Quando il gestore del Guesthouse mi ha detto se son andata a vederlo gli ho risposto:”Ah, yes, I was waiting for it…”. Eh ciò, son qua apposta! Invece ero là per vedere la cascata che taglia una stupenda colata di basalto a fessurazione colonnare metrica, sembra congelata sul momento della formazione. Una mezza ora di camminata e 100 m di dislivello ti porta a gustare un panorama spaziale su una ampia vallata, il 8
tutto allietato da un sole oggi sempre presente. I colori sono fantastici, soprattutto quando il cielo si specchia nei laghetti e l’azzurro diventa intensissimo. I primi giorni di viaggio erano di corteggiamento, ma tra ieri e oggi sta isola si sta facendo amare. Martedì 28 luglio 2015: Egilsstaoir – Dettifoos – Asbyrgi – Husavik – Reykjahlid - Akureyri Km 470 Sono due le sberle che ricevo ogni mattina: la luce del sole che entra prepotentemente dalla finestra alle 5 di mattina e la botta di freddo scendendo dalla macchina per fare le foto, soprattutto di mattina! E’ come una doccia fredda! Tutti il giorno sono sempre 6°C, non cambia. “Welcome to the Moon” è il messaggio che il panorama di oggi ci ha lanciato quando siamo arrivati su un altopiano. Lunare è tanto per dire. E’ vero che ci sono zone qui usate per addestrare gli astronauti della NASA. Noi ne abbiamo visto solo una piccola parte lasciando Egilsstadir stamattina dopo 100 km di valli glaciali ed entrando nella zona continentale. Un paesetto in mezzo al niente ci porta ad una sosta. Hanno dei muffin fritti che sono la fine del mondo. E poi il distributore di benzina è dentro una casetta in legno tipica con il tetto in erba. Una cosa buffa. Oggi abbiamo raggiunto il nostro punto più a nord visitando la cascata Dettifoss e lo zoccolo di Odino a Asbyrgi. In questa zona si trova uno dei canyon più lunghi e fondi dell’isola, che oltre a Dettifoss ha anche altre cascate minori. Ma quello che è impressionante è la portata: 400 metri cubi al secondo, è la cascata più potente dell’Islanda! Quando la ho vista ha esclamato un due parole in veneto che non è educato qui riportare… ma D.P., una roba pazzesca! Il canyon finisce a nord sull’Oceano dove si dividono di nuovo le placche (adesso siamo passati in quella americana). Alla fine si allarga a zoccolo di cavallo per diversi km, perché secondo la legenda è stato creato dall’impronta del cavallo di Odino quando è sceso per creare la Terra… poetico ah?! Comunque ora capisco perché gli speleo cantano “Odino odino, no stane mandar acqua,manda vino”, perché qua piove anche 7000 mm/anno!! Fatta la pausa culturale riprendiamo per Myvatn, una interessante e curiosa area geotermale di 40 km quadri, con un grande lago, tanti vulcanetti e fumarole, che si trova dopo diversi chilometri dall’oceano dentro un antico fiordo. Questa zona è tra le aree più sismicamente attive dell’Isola e presenta un hot spot, un punto caldo con intensa attività idrotermale. Hanno installato un mega impianto geotermico, d’altronde tutta l’isola vive di quello, quando ci si lava a volte l’acqua pare fin oleosa, oltre che puzzona. Dal terreno la Natura sbuffa energia in tutte le sue forme, o con vulcanetti di fango o con fumarole: soffia vapore e gas tanto che in macchina l’odore di “ovi slolzi” permane e ti ci devi abituare. Se non è quel profumo, l’aria sa di acido solfidrico. Per me sempre profumi buonissimi, comunque! Come una deficiente disturbando i giapponesi che vorrebbero far foto, mi diverto a metter il culo in umido sulle fumarole, che sfiatano veramente di brutto con un rumore particolare, come da pentola a pressione.
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La cosa interessante oltre a questi sfiati sono gli innumerevoli vulcani e le diverse colate laviche. Camminandoci sopra si possono ammirare forme ondulate “stile nutella sul panino” dovute a diversi momenti di raffreddamento. Disegni veramente incredibili! Dal lago di Myvatn ci dirigiamo verso Akureyri lungo una pista che vede Alberto molto divertito con un bel sali-scendi del fiordo. Per strada ci fermiamo a vedere l’ennesima cascata, Godafoss, non contenti di aver ormai fatto 400 km. Andiamo a visitare la città cercando un posto per cenare. Molto carina, grande, con edifici tipici. Qui abbiamo trovato una splendida location in una catena di fattorie – albergo, Lamp Inn FarmHouse, si esatto, siamo in una fattoria ristrutturata dove la stalla è diventata albergo con tante stanze. La nostra ha vista sul fiordo e l’oceano con piscina di acqua calda privata! Una chicca veramente inattesa visto che da fuori non gli si darebbe un centesimo! Puzza di mucca in giro, trattori a lato, immersi nel verde, ma il bagno con 6°C fuori non lo faccio neanche se mi pagano! Sta volta son rimasta su fino a tardi per vedere quando scende il sole. A mezzanotte passata mi ha salutato dopo un bel tramonto rosso. Dato fra poco mi darà la sua solita sberla del buon giorno! Mi piace questo Nord anche se troppo americanizzato. Mercoledì 29 luglio 2015: Akureyri – Laugafell – Godafoos - Akureyri - Km 270 Ci abbiamo preso gusto, siamo rimasti due notti a Akureyri, una zona con molte cose da fare. Prima tra tutti vedere le balene. Il giro dura 3 ore e per 75 euri ti portano al largo nel fiordo più lungo dell’isola. La compagnia è l’Ambassador e sono decisamente ben equipaggiati con una guida che spiega pure e Capitan Findus al comando! Giacchetta chiara, cappellino marinaro, seduto in poltrona al comando maneggia un mouse e governa la barca. Abbiamo la fortuna di vedere un gruppo di tre balene sempre unito, cosa rara dicono. Sarà che il tre porta bene, tre sono i gruppi di pecore che vediamo ogni giorno… Queste balene sbuffano per 4-5 volte e poi si immergono per 5-10 minuti. L’emozione più grande è stata quando una mi è passata di fianco la barca facendomi vedere tutta la sua eleganza: pareva un astronave! All’inizio non focalizzavo bene, ma poi il colore bianco della pinna risaltava nella trasparenza dell’acqua man mano che lei saliva in superficie e come per magia ecco la Natura emergere all’ennesima potenza!! Waw è dire poco. Veramente un bel spettacolo per quasi una ora, fermi con la barca e binocolo ad osservare l’orizzonte. 10
La magia poi è finita e siamo ritornati nella città, dinamica e interessante, forse una delle più grandi del Nord, dove si può trovare da mangiare decente, anche se un panino a meno di 10 euro non lo trovi da nessuna parte. Oggi doveva essere giornata relax. Ma con un fuoristradista non esiste sta parola. Tra un hamburger e una zuppa si mangia benzina e consuma gomme. Siamo partiti da Akureyri verso Sud per fare una pista ad anello che ci ha riportato alla cascata Godafoss, percorrendo prima una stupenda vallata a U (uuh che bella si!) e poi un vasto altopiano lavorato dalle nevi e dai ghiacci, chiamato Sprengjsandur, dal paesaggio estremamente lunare. Il tutto breve a detta di Alberto, eh ciò, 200 km cosa vuoi che siano! Sulla carta pareva strada grande asfaltata, almeno un pezzo. Ma come dice lui:”E’ una strada eh!” quindi di logica si fa, anche se ti trovi davanti guadi, pioggia, neve, te va insomma. Appena ha visto la pista si è pizzicato la cintura come tirarsi l’elastico delle mutande. Poi si è spostato leggermente indietro con il sedile per accomodarsi dicendo un sordo:”Mmh”. Quando fa cosi significa che la faccenda si fa interessante e lo vedi accendersi, gli passa la stanchezza, minimizza tutto, osserva, porta avanti la macchina con dolcezza e nel momento di massimo godimento lo senti dire:”Datemi qualsiasi macchina basta che sia un 4x4 e te lo porto anche giù nel fosso!”. Eh si, abbiamo visto!! Aaah! Il giro merita, la pista è in buone condizioni anche se non manca l’acqua e la neve. Siamo saliti fino all’altopiano lunare che si eleva a una quota di 900 m, tanto lunare che ho filmato la mia conquista con l’antenna e le mutande (antenna che odio perché sta sempre in mezzo alla visuale per far le foto!). Pareva di essere un po’ in Marocco in po’ in Cile. Abbiamo visto pioggia e sole in poco tempo e pochi metri. Siamo arrivati al rifugio Laugfell, composto da 3 case e una piscina con acqua calda all’aperto spersi veramente nel nulla: l’acqua esce da una piccola fessura veramente calda, poi è stata incanalata e hanno fatto la vasca. La si può pure bere, quindi ci fai direttamente il thè dal rubinetto! Butta la pasta, direi!
Stanchi veramente sto giro, siamo tornati ad Akureyri e abbiamo pernottato in una Guesthouse in centro. Il padrone non rispondeva al telefono perché degli italiani gli hanno portato la grappa e quindi era felice a festeggiare con loro! Ah posto sen! E sta volta Alberto era ancora talmente contento della pista che non si è addormentato russando con il dito ancora sul telefono! Giovedì 30 luglio 2015: Akureyri–Siglufjorour –Sauoarkrokur–Blonduos– Reykir- Km 265 Abbiamo raggiunto 2500 km e la macchina va benone! L’isola ce la vediamo in 7 giorni si con i nostri ritmi! Quindi oggi giornata relax sul serio, abbiamo passato due giorni intensi. Ci svegliamo con calma e gustiamo l’atmosfera della Guesthouse. Vedere Alberto che gira in mutande in corridoio con irriverenza è uno spettacolo, ragazzi! Al se ha abituà anca massa! Andiamo a fare shopping e al momento di pagare mi dicono che quando andrò in aeroporto devo consegnare una carta e mi ritorneranno i soldi delle tasse locali, pari al 20%! Waw, come in Italia 11
insomma! Ma sul servizio nei locali sono lenti. Mentre cercavo di dire che si sbrigassero a portare il cibo, son scoppiata a ridere perché Alberto mormorava:"Da quando sti vichinghi i ha pers i cor ni, no i funziona pi ben!". Decidiamo di continuare il viaggio verso nord – ovest girando attorno la costa. Il paesaggio è sempre verde, meno falesie, tante baie, ma sempre valli glaciali che si affacciano timide sul fiordo ancora innevate, il cui colore bianco contrasta con il marrone scuro della montagna. Ogni tanto spunta qualche fattoria qua e là con i cavalli di Odino: hanno un manto nero o bruno, a volte macchiati come quelli della leggenda, ma tutti con una bellissima criniera, gli mancano le trecce come ai vichinghi! Lunghi capelli biondi, chiome da pubblicità della shampoo Panthen! E poi trovi sempre costantemente macchiette bianche dei gruppi da tre di pecore con un pelo talmente gonfio che quando corrono sembrano batuffoli di cotone! Quando suoni si scaturiscono e sembra dicono:”Dove vado, cosa faccio, destra, sinistra?!”. Uno dei colori che domina è anche il verde intenso del muschio, a volte è addirittura fluorescente! Fatto il giro della costa arriviamo a Blonduos e pernottiamo in un hotel vicino al Lago Svinavatn che ha pure la piscina con acqua a 38°C! Fuori sono 13°C, sta volta si che ce lo facciamo il bagnetto!! Che botta di relax! Ci voleva! Ceniamo veramente bene (il mio primo agnello islandese, molto buono, anche se pagato 25 euro) nel ristorante dell’Hotel Huni. La nostra permanenza qui è stata molto piacevole, con anche il bagno di mezzanotte e la musica tradizionale mentre mangiavamo. La padrona è molto speciale. Bellissimo tramonto all’orizzonte coi cavalli. I posti dove dormiamo non sono prenotati prima, lo facciamo last minute il giorno prima o lo stesso giorno in base al giro che si decide di fare, quindi andiamo un po’ a caso per trovarli (alla caxxo, tecnicamente), come a volte le tappe, anche se Alberto cerca le cose da visitare (lui le chiama “robette”) a casa e che io scopro sempre sul momento. Sai quello che lasci, non quello che cerchi. Assaporiamo il gusto dell’improvvisazione. Venerdì 31 luglio 2015: Reykir – Hveravellir – Asgarour – Gullfoos - Reykholt - Km 285 “Eh zio ken, aven sbusà!”. Eh già, stamattina dopo 120 km di pista che taglia Nord-Sud l’isola presso il rifugio Asgarosfjali abbiamo bucato la gomma davanti. La macchina è proprio vecchia e usurata, per tirar giù la ruota aven bestemà un fià. Alberto riesce a cambiarla ed a mettere quella di scorta. Io in rifugio mi faccio spiegare dove possiamo trovare un gommista. Abbiamo dovuto fare altri 90 km per arrivare a Reykholt. Qui al distributore di benzina ci hanno mandato in una officina che a trovarla ci è voluto un po’. “Il posto si trova a Lanrtdjfjeutoj” (scusate mi si è bloccato il dito sulla tastiera ma poco cambia, i posti qua son illeggibili) “dato troverete il simbolo della chiave dell’officina”, ci ha detto il tipo. Eh sì, peccato che non è una insegna ingombrante come le nostre ma un piccolo simbolo 10 cm per 10 cm sotto un cartello stradale con scritto “Loa”… qua non se fa pubblicità par strada, sono timidi! E per 32 Euro il meccanico ce la anche bilanciata. Ma quando mi tocca chieder indicazioni me ciapa sempre mal…. Il tratto di oggi era lungo 180 km. Abbiamo attraversato paesaggi veramente unici: la pista è una strada sterrata, abbastanza ben messa anche se a volte a toulè ondulè, molto trafficata dai turisti 4x4, perché permette di tagliare l’isola da nord a sud attraverso un territorio decisamente isolato e ricco di laghi e torrenti; passa tra i due ghiacciai (=jokull), Langjokull e Hofsjokull, che scendono verso valle quasi confondendosi con le nuvole, spesso con quel bianco candido che hanno non si capisce quale è il limite tra cielo e ghiaccio. Lungo questa strada ogni tanto c’è qualche pista 4x4 più impegnativa che porta verso angoli più nascosti. Il paesaggio tipico è un esteso altopiano sui 650 m di quota circondato da vulcani a tronco di cono dalle cime innevate, che sembrano essere abbracciati dai due grandi ghiacciai. Le piste girano attorno a questi e come base ci sono alcuni rifugi attrezzati anche per campeggio, ovviamente la vasca con l’acqua calda non manca mai! Ma a 10°C con il vento freddo del nord io ammiro chi fa il bagno! A Hveravellir c’è un sito geotermale con acqua che bolle dal suolo (schizza di brutto proprio) e fumarole come quelle di Geysir. L’attività è talmente tanta che a forza di sbuffare, l’acqua incrosta e sono cresciuti dei vulcanetti 12
concrezionati con delle righe tipo gours delle grotte nostre! Magari anche noi nelle nostre casere avere una vasca a 38°C! Una sosta cibo in rifugio per far girare l’economia non manca: un bel thè caldo e torta tipo sacher rende più calda la giornata, che per fortuna è soleggiata.
Oltre ai turisti 4x4 ci sono anche corriere di linea che fanno il tour dell’Islanda. In pratica pagando un biglietto che è valido da giugno a settembre puoi farti il giro dell’isola in autobus a partire direttamente dall’aeroporto: puoi scegliere le tratte/pacchetti e ti portano nei punti più belli dell’isola, un po’ come abbiamo fatto noi. Al massimo chiedono 400 euro, tutto il giro, anche per dentro. Andando sul sito www. ioyo.is si trovano le offerte. E’ molto interessante per chi pensa di fare un viaggio low cost e un po’ più all’avventura con zaino in spalla. Gli ostelli ci sono, anche se si fan pagare nei punti più turistici, le capanne dove fermarsi tipo rifugio anche, basta sapersi adattare. Anche certi hotel offrono servizio branda o campeggio a lato (qui si campeggia ovunque) e con 30 euro risolvi il problema della notte. Noi invece con la nostra Ford Escape abbiamo ormai chiuso il cerchio del giro previsto perché oggi siamo arrivati di nuovo a Gullfoss, la cascata più grande d’Europa, che abbiamo ammirato con il sole potendo vedere pure il fantomatico arcobaleno delle foto nei manifesti: è uno spettacolo incredibile! Il vento porta via l’aria nebulizzata e l’arco si forma giusto davanti arco davanti, fantastico! Sembra persino infuocata la cascata! Pareva ci aspettasse. Come pure pareva un caso che dovevamo pernottare proprio dove abbiamo aggiustato la gomma. Sta volta siamo riusciti a trovare la Husid Guesthouse a 70 euro, decente, “cussi almaco se riva magnar”, dice Alberto, “minestra” dico io… son stufa ormai… Sabato 1 agosto 2015: Reykholt – Surtshellir – Borgarnes – Olafsvik - Km 330 Non ancora sazi abbiamo deciso di puntare tutto a nord-ovest, in quella parte di isola che io chiamo “a manina”. Ma non senza percorre strade alter native… Quindi oggi fuoristrada duro e puro nella zona occidentale del ghiacciaio Langjokull, quello che una volta fatto te lo senti tutto sulle spalle... A botta fredda pochi minuti dopo la partenza abbiamo imboccato una pista che secondo Alberto tagliava un po’ di percorso. Me cojoni! Aveva una pendenza del 25 %! La han fatta su dritta per il versante della montagna! Manco mal che la macchina va bene e che le condizioni dello sterrato sono buone! Il panorama sulla valle di Geysir è molto piacevole e tutto il paesaggio attraversato, circa 100 km, è stato quasi inaspettato e ben goduto. La strada la abbiamo decisa ieri sera e non sai mai cosa ti trovi. Una volta arrivati sul pianoro abbiamo assaporato un momento d’Africa passando una lunga conca dal fondo piatto e sabbiosa con qualche duna grigia, molto divertente alla guida, con rilievi vulcanici innevati da 1200 m tutto attorno. 13
In quasi 5 ore abbiamo attraversato diverse colate laviche, dall’aspetto a volte ah-ah, a volte pahoehoe (termini tecnici per dire che la superficie della colata ora è accidentata come se fossero passate tante talpe, ora è liscia, budinosa, a cipolla). Si vede la direzione del flusso in quelle “nutellose”. E proprio in corrispondenza di una di queste colate “dolci” si apre un sistema di grotte lunghe 3,5 km e dove c’è grotta, c’è casa: la Surtshellir e Stefanshellir, rispettivamente 2 km e 1,5 km di lunghezza per 10 m circa di profondità. Gli ingressi sono ovviamente in corrispondenza dei crolli della volta della condotta e lungo tutta la direzione del sistema se ne contano diversi. Ci siamo infilati nel primo percorrendo 350 metri, ma l’uscita dal secondo non era possibile e dopo aver scattato una infinità di foto siamo usciti dalla parte dell’entrata. Senza una luce decente non era affidabile la prosecuzione. Il percorso ipogeo è parzialmente ingombro da massi di crollo, da passare con attenzione. A parte il nero i colori dominanti erano anche il rosso e il grigio metallico, quasi color alluminio. Era molto suggestivo vedere la luce entrare sull’ingresso ingombro dalla neve. La condotta avrà 20 metri di larghezza per 10 di altezza in alcuni punti. E’ stato bello chiudere gli occhi, ascoltare lo stillicidio e sentirsi a casa per un momento.
E ci siamo talmente persi via in grotta che non ci siamo accorti dell’ora. Quindi siamo ripartiti sul tardo pomeriggio. Siamo passati per Fljotstunga, dove sembra ci sia la grotta lavica più grande del mondo, e ci siamo diretti a Olafvik, una cittadina tutta a ovest nel Parco del ghiacciaio Snaefells, a 160 km circa da dove eravamo. Non proprio dietro l’angolo ecco! E pensare che quando invece sei a casa quasi ti prende male andare fino a Trieste, perché è troppo lunga! Ma in viaggio tutte le distanze si accorciano, i chilometri li senti solo a fine giornata! Il paesaggio è notevole anche qua. Riprendono le falesie sull’oceano, i prati verdi, le cascate. Mi preoccupo della desolazione di questa parte di isola perché non abbiamo pranzato e ho una fame boia, con Casagrande si mangia polvere e benzina… Fortunatamente il paesetto, dove abbiamo trovato la Guesthouse (il cui nome è inscrivibile, oltre che impronunciabile, avendo una “d” che ha la stanga a croce), è fornito anche di ristoranti. Con il cervello ormai in over-booking per tutte le cose viste siamo andati a cena in un bel locale, trovando finalmente un tipico piatto islandese: merluzzo sopra una porzione di orzo, con una crema di zucca, tegoline, pannocchiette crude, germogli di soia e un’altra cremina indescrivibile. Veramente speciale! E poi fanculo a chi mi ha detto che gli alcolici costano tanto e di stare attenta a prenderli: stasera una birra Viking non me la toglie nessuno! Fosse quella che costa, il resto non te lo regalano di certo! Domenica 2 agosto 2015: Olafsvik – Snaefellsjokull – Arnarstapi – Haukadalur Bjarkalundur - Km 300 Con oggi ho raggiunto il massimo orgasmo mentale geospeleologico del giro! Altro che iceland, qua è lavaland, con le mille forme del basalto, il festival del basalto! Basta un po’ di sole e cambia 14
totalmente il paesaggio! Il nero si accende, i contrasti di colori illuminano il panorama. Qui nella terra dei Troll e dei mostri marini le colate laviche hanno creato angoli di paradiso. Siamo partiti da Olafvik e abbiamo fatto il giro antiorario della penisola del ghiaccio Snaefells correndo tutto in costa, e si perché anche in questa parte più a ovest ci sta un vulcano coperto da un piccolo ghiacciaio e hanno creato una area parco. Nella parte della punta settentrionale la colata risale a qualche migliaio di anni fa e ora è un prato ondulato verde, con delle doline allineate e ogni tanto dei crolli fan capire che sotto c’è la condotta. Le spiagge hanno ciottoli arrotondati di diverse dimensioni e dal peso di centinaia di kg. L’oceano è abbastanza tranquillo, ma quando le onde arrivano a riva è suggestivo sentire il suono quasi temporalesco che emettono i sassi rotolanti! La falesia nera dal basalto e puntellata di bianco dai nidi di gabbiani scende a picco sull’oceano per 20 metri, con qualche ampio antro.
La parte meridionale della penisola è molto più bella perché offre una passeggiata panoramica sulla costa con il basalto a fessurazione colonnare nella sua più aulica veste: quasi a strati o a onde sembra proprio di vedere la colata ibernata, con l’erosione marina che ne ha enfatizzato le forme quasi a esfoliazione a cipolla… una roba mai vista, uno spettacolo indescrivibile! Una emozione e una meraviglia continua, culminata con la visita alla Vatnshellir, la grotta dell’acqua, perché la gente locale la usava come riserva idrica essendo l’accesso un pozzo di crollo dentro il quale si accumulava la neve. E’ a questa grotta che Jules Verne si è ispirato per scrivere “Viaggio al centro della Terra”, secondo lui la porta era questa. La visita è durata quasi una ora e ti portano a vedere 300 m di grotta, scendendo fino a 35 m di profondità grazie a due rampe di scale a chiocciola. In pratica sono tre spezzoni di tubo da 100 m dal soffitto molto alto con una temperatura interna di 0°3°C. Ma la cosa speciale di questo posto sta nei particolari: quando hanno illuminato le concrezioni piccole su parete e spiegato che sono laviche, ho iniziato a connettere sul momento che sono come quando prendi la polenta e la versi sul piatto, nel colare si raffredda sul momento e forma le tendine! Finalmente ho realizzato come si formano, senza studiarlo sui libri. Andando avanti poi ho visto l’apoteosi per uno speleo: stalagmiti di 1 m di altezza per 20 cm di base senza la rispettiva stalattite e il non plus ultra, un gruppo di stalagmitine dalla sezione più ridotta, che sono gli zampilli della lava pietrificati. Dopo questo io non capivo quasi più nulla! Una soddisfacente, orgasmantica scoperta. Ci ha sorpreso anche la visita alla spiaggia Djupalonssandur, tutta nera con la falesia consumata dall’erosione dell’oceano, molto bella, un po’ marziana forse. Non è molto pubblicizzata. Non so perché ma queste cose mi danno una carica pazzesca, partire con una valigia di vestiti e tornare a casa con una valigia di lava, si siamo noi!
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Come sempre non sapevamo che la zona era cosi bella e che meritava una visita cosi lunga e ci siamo presi tardi sulla tappa successiva. Pronti via che abbiamo altri 160 km da fare e ormai è tardo pomeriggio, senza di nuovo aver pranzato, qua se magna lava e chilometri! Siamo cosi arrivati nella baia Gilsfiorour presso l’unico hotel prima dei fiordi dell’ovest, Bjarkalundur, Berufjarðarvatn (quale è la parte che non riuscite a leggere?!! Aahhh). E’ un prefabbricato coi muri in cartone, ma basta un posto per metter lo scheletro. Il bagno è pure in condivisione, ormai qua non fa più differenza. Ci siamo resi conto che la parte geografica dell’isola a forma di manina è troppo grande per farla tutta, sarà anche la parte più a ovest di tutta l’Europa con tanti bellissimi fiordi che a percorrerli pare di fare le chicane, ma noi siamo cotti e con domani si torna verso la capitale. Mentre siamo a cena un turista ci sente parlare, è triestino e si siede a tavola con noi per raccontarci della sue esperienza di viaggio in bicicletta:”La go messa in te un cartòn e la go spedida in aereo ciò, ma che zima dormir fora, no pensavo mia!”. Dopo 10 giorni in mezzo a una lingua astrusa, a sentirlo ci sentiamo a casa! Come lui ne abbiamo visti parecchi in bicicletta, vento, piova, freddo, hanno tutta la mia compassione! Lunedì 3 agosto 2015: Bjarkalundur – Holmavik – Akranes - Mosfellsaer - Km 445 E’ arrivato il momento della fine del viaggio, quella in cui fai i conti e metti in valigia il ricordo... Con oggi abbiamo totalizzato 3800 km, di cui 2/3 su sterrato e pista. Siamo tornati al punto di partenza a casa di Reynir a Mosfellsaer, dal signore che mette a disposizione la sua casa che ormai sentiamo come nostra casa. E questo fa parte di una delle novità di questo viaggio, l’uso dell’airbnb. La seconda sono le guesthouse. Per il resto come da nostro stile tanti chilometri = tante cose viste. Oggi abbiamo concluso con 450 km andando a nord tra la nebbia e la pioggia dei fiordi cercando le foche, che non abbiamo visto. Abbiamo fatto corte passeggiate perché Alberto ha riempito gli scarponi di sassi da portare a casa e quindi non li può più usare! Aahh!! Siamo passati per Holmavik fino a costeggiare il fiordo di Hrutafjordur e prendere la strada n°1 che porta alla capitale. Per ammazzare la noia Alberto si infila in qualsiasi pista che lo tenga più sveglio, cosi la gamba non gli fa male, dice. Il navigatore segna sempre “strada principale” anche se è roba per trattori! Il paesaggio è ripetitivo ma sempre piacevole, con ampie vallate verdi, poche case, tante pecore a gruppi di tre, bellissimi cavalli capelloni e pacioccose mucche grasse. Poi tavolati di basalto messi a scalini e levigati in un senso fanno capire la direzione del ghiacciaio, in cima a questi su lato strada come sentinelle gli omini di pietra fanno da vedetta: sono i troll, gli spiriti del nord…
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Ci siamo fermati presso una sorgente idrotermale ben visibile da lontano dal vapore che emette: l’acqua fluisce a 100°C da una fessura a 180 litri al secondo ed è la sorgente di questo tipo più grande del mondo, con un sistema di tubi di 74 km che portano acqua calda fino alla capitale. I fiordi sono belli ma lunghi da passare, entri per 30 km e devi uscire per altri 30 km, per esempio, quindi ti trovi a fare 70 km in più quando basta quasi farla a nuoto… fanno uno, poi iniziano a essere in sede ed è lunga. Finché siamo arrivati alla capitale, che conta 10 volte la popolazione di Pordenone, in pratica 2/3 degli islandesi stanno qua, il resto è popolato quasi solo da pecore. La città è tranquilla, molto moderna, come pure la chiesa principale: stile new gotic, bianca, in cemento, senza pitture, arredata IKEA, ha un organo da spavento! Una candelina per la nonna e via. Il campanile è provvisto di ascensore che ti porta dopo 8 piani a vedere il panorama sulla città in una stupenda giornata di sole: da qui forse la si apprezza meglio con tutti i suoi tetti colorati. Davanti alla chiesa impera un monumento regalato dagli USA per ricordare Leirfur Eiriksson, un esploratore islandese, il primo europeo a sbarcare nel Nord America 1000 anni fa (nell'isola di Terranova): questo fa capire una volta di più quanto sia fortemente contaminata dagli americani tutta l’Islanda… Io sapevo di Colombo, ma questo no… ci hanno fatto qualche regalo anche a noi perché li abbiamo trovati?!
Ci fermiamo a cenare in piazza e ci lasciamo quei 40 euro per l’ultima zuppa con l’agnello e un piatto islandese (due bruschette con il salmone, merluzzo secco, patate lesse): abbiamo speso in totale più per mangiare (panini e zuppe) che per la benzina! Ma l’acqua è gratis eh, come negli USA. E’ anche vero che se uno si organizza ci sono le cucine a disposizione nelle guesthouse, ma siamo in ferie e facciamo girare l’economia… Domani aereo e alle 23.00 se tutto va bene saremo a casa. Basta scarponi, che ormai porto da 10 giorni come fossero ciabatte. Ci faremo la doccia con acqua normale finalmente: è disarmante uscire dalla doccia tutta profumata e sentirti dire:” Mmh, che odore di merda, la hai fatta?!”. Qui circola acqua vulcanica che puzza di ovo marzo, mica io uso bagnoschiuma che sa di cacca!! Martedì 4 agosto 2015: Mosfellsaer – Aeroporto - Km 100 Salutiamo la “nostra casetta” e andiamo a lasciare la macchina a 80 km da dove siamo, presso la carrental.com, in una area commerciale nei pressi dell’aeroporto. Siccome siamo in anticipo ne approfittiamo per fare un giro fino al faro, dove troviamo gente che campeggia, è una area libera. E’ una bella giornata anche oggi, quasi un peccato andarsene. Arrivati all’autonoleggio i controlli non portano a variazioni di prezzo, la macchina è ok. Eh eh, ma magari cambiarghe le gomme per il prossimo non sarebbe male! Aahhaa!!
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Con il bus navetta ci portano all’aeroporto, che è super tranquillo, con una calma quasi da ospedale, poca gente, buoni ristoranti, no ansie. Tutto procede bene. Ci affidiamo alla Lufthansa e facciamo scalo a Francoforte.
Nella mia vita per scelta o per fortuna non ho investito su mattoni della casa, ma sui mattoni dell’anima e ogni mattone è un viaggio, una esperienza, una gita. Sarà nel DNA, non so cosa sia, ma viaggiare è partire con una valigia mezza vuota e tornare con una piena di lava e ricordi; viaggiare è come innamorarsi, tutto si fa nuovo; viaggiare non è solo scoprire posti nuovi, ma tornare con occhi nuovi e nel mio caso non è solo tutto un dire.
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