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tf nne0granÙ Lssocian ouesocio-cutwra[e BOS@REALE
PRESENTA
na[[evaòici òe[passaf,o... I frwffiiòe[fwunvo MOSTRA SU
xhvnevúaziovrc e teyritoyio nei seclh "II rapporto dell'uomo con il ciba e dell'uomo con l'ambiente sonofra loro inestricabilmenteconnessi e affondanoIe radici nel nostropiù remotopassato. La nostra civiltà tecnologica è ormai consapevole che l'abbandono del territorio e delîe sae tradizioni rischia di generare insostenibilitàsociali, economiche ed ambientali. Occorre rivalorizzare ìl territorio, ancora, nonostantetutto, ricco di unforte patrimonio culturale, esaltandonele qualità peculiari e le tradizioni nel quadro di un auspicato sviluppo locale autosostenibile." Il Melograno, coerentecon i propri principi sfatutari quali: f impegnoper la conservaziane,valonz,z.azione e recuperodelle identita e specificità del territorio, così come del patrimonio culturale e ambientale, dà inrr;io alla sua attività conuna inizíativa che mette in rapporto le abitudini alimentari con il territorio vesuviano,dal 79 d.C. ai giorni nostri. SI RIiIGRAZIA
PER IA
Annamaria CIARALLO Soprintendenza Archeologíca di P ompei Laboratorio di Ricerche Applicate
ilIIIIERIALE
GUidoVISCIANO Giornalista
TGOMGiRAFIGO TBAIîO
Ciarallo A. Giardino Pompeiano Electa
DAl
Archivio privato Amamaria Cia@llÒ AngelandreaCasale Carlo Awisati
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llMelograw
ehmeutnziwrc etnmtmioneireco[i
Uu racclvttlcheattyar,tevsa [a stoyia è -' I territoriovesuviano più noto fio dai tempi I r antichiperla dolcezza delclimae la fertilitàdel zuolo, chesi sonotradottiin raccolti vari e abbondanti. Nel tempo,conI'introduzione di nuovespecie,a partúedalla pescae dall'albicoccacoltivate in epocaromam"al pomodoro, ai peperoni,ai loti non solo è cambiata l'economiaagricola dei luoghi ma la stessa alimentazione deisuoiabitanti. La noshastoriacominciacon I'eruzionedel79 d.C.,cheha conservatole testimonianz€ vive dellecoltue e dei cibi del tempo,e si dipananel corso dei secolifino ad arrivareai
Pomp€i - Aftesco con uva da lavola
Oplotrùs.vrlla ú Poppea- Coppadi vetro con Èuna
A[ivnentazione e tewitorionei seco[r
il tevyitoyio Yesuviano ne[79ò.C. a coslavesu\iaÌradel I ser. d. C. crd carattcrizata da spiagge dallasahhra.cLra orldledt pùrete,cu\rituilec55cn/lalmente rrrarru 'dd Púo d Alef'no (?inu. I lalcpensrsl, PurusPinastcrc Piru: Pmea-specrecherivc.rivzuìononpoca imponanTanell'economialocale. Da cssavcnivainîatli ricavata resuu per impeciarc lc anfore che awebberoospitato jl vino. Sc l'approdo aweniva nei pressidel fiume Samo bisoglava superare ì larghissrmicanncti chc si accompagnavanoagli acquitrini orlati di Salicìe di Ontani.Alla destradclla focc dcl Sarnole dunee gli ambienti retÌodunali ardavano a confondcrsi con lc salinc: il cui prodotto costituiva ùn delle maîene primc pcr la produzione di garurn.la salsadi pcscc csportataun po' ournque, ma cra anchc uu preziosamerce di scanbio a\,",,iatavcrso l'intemo grazie alla nar.igabilitadel liufie. I îeÍÈni fertilj dcllapian4 dinattu-a:ùuvionale e wlcanica, si prcsovano alla produione di diversccolfure(cereali, ortaSgi.1iuîta).Man mano che ci si inerpica!" lungo le pendici del Vcsuvio il paesaggioagrano cambiava:piccoli appe:zzamentr di teneno della pianumccdcvalo il passoalle grandiproprietàagricole che avevano iì cuore produttivo nelle ville rustiche,ìn realt4 in alcuni casj. vere e prcpúe sontuosedimore di caúpagna. Coltura pnncipale di questi suoli cm la \'itc. Essaasslrneva divene camtleristiche a secondaseavvenissein piiurumo in collìna.I teneni dcllc bassurcal livello del marc, molto pìù umidi e pesantì, consigliavaùodi teDerelc viti il più possibile lontane dal suoLoe qucstovetuva ottenuto "maritando" le viti agli olmi o ai pioppi. secondoun sìstcmadi coltura "ad alberata".Vcnivano piantati particolari vitigni che davanorur vino poco alcolico e piufosto aspro.Nella fasciacollinare,siadcllependicidel Vesuvio.chc di quelle dei monti Lattari. lc viti eranocoltivate a filan, oricntatc in sensoN-S, impianto ancoraoggì adottato.Qucsti pacsaggi rispecchiar.,aro I'armonicorapportochelegavaI'uomo e I 'ambienlre, cssodo I'uomo coruapcvolcdcllarìcchezzachedall'ambientegli ve va. f I L
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Ponìpci
Bacco e;1 Vesuvio
Rrcorruaone ambrentaledi un boscomrstosul Vcsuvio
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=* g ==5 --? .,sE é{E Villa della Pisanella- ncostruzrc.c
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Ahvnentazione e teyritotioneiseco[i
L'Ahvnentazinne ne[79ò.C.: i aegeta[t
Villa dei Misteri - tucostruzìonedi un torchiovinario
a popolazionevesuvianaviveva T Lutilizzando le risorsenanualidelsuo lemrono.Le specieonicolepiu dil'fuse eranola lattuga,i broccoli,il cavolo,le cipolle, I'aglio, il rafano, le pastinache,i muscan e r cetriolì. I peschi e gli albicocchivenivano coltivati preferibilmente nei piccoli orti ubani proprio per la vicinanza ai mercati cittadml. Frutti meno deperibili, quali pere,mele, fichi e susinevenivanoconservatiessiccatial sole, oppure immersi nel miel€. Gli abitanti dell'area vesuvianaprcstavano molta attenzionealla composizione del teneno. Infatti sui terreni lulcanici prediligevano coltivare la vite, mentre sui monti Lattari il suoìoera destinatoall'olivo. Le ville rustiche del suburbio pompeianoerano siclùamentei piu grossi centri di produzioneagricola del temtono. Le pendici del Vesuvio eranogeneralmente deputateanchealla produzionecerealicola (orz o, ftuÌnento, miglio) consumati interi, sotto forma di zuppeo come sfarinati,oppure tasformati in pane e focaccenei quali erano incluse anchele leguminose(ceci, lenticchìe, piselli, cicerchie).L'alimentazione degli abitanti vesuvianiera prevalentemente vegetariana.Molto marcataera la differenza u-ala cucha deiricchi. owiamentepruproteica. e quella dei poveri. Il consumodi cami era garantitodaì prodoni dellapescae della caccia. Per I'alimentazionedelle classipiù povere, soprattuttoin periodi di carestia,venivano usateanchele ghiandee le faggrole,ovrero r fiutli dei faggi. Erano, poi, consideratifiutta anchele sorbe,i corbezzoli,le nespole selvatiche.
Villa della PisaDella - doliaperla consewazionedel vrno
LA NCETTA
Erbeòaconserznve in aceto o in salawoia I broccol*i, i cawlí, i capperi, i gambi di sedano, la ruta, la fentla appena
sbocciata,i tenei gettí di vitalba, I'asparago,il pu gitopo, il rumolaccio, gli steli tenei del fnocchio si consemanoin due porti di acetoe na di salamoia me.scolate insíeme.Lo vitalba, íl pu gitopo, I'aspalago, íl ramolaccio,Ia pastinacavanno, petò, tenuti sottosole e all'ombrq per due gíorni pima di invasarli. Cotnprimere il contenuto del vaso con un fascetto di fìrlocchio.
Distnbuzionedi pani da pare di un Magistraio
Unhvnentazilne ne[79ò.C.: caynie pesci T o sporddic!apponodi proteineadmali venivaassicurato | ,daipodoni detlapescae d€llacaccia-I prodosiitici erano abbcodmieval provenienti siadallapesca che<hll'icbolurra. Molto difrrso €,.ail garu4 uDasalsaricavatadallaf€nnqlbzione dellcpartidi scartodelpesceazuno. Il tenitoriovesuvianoera riccodi sehraggina e di avifrunasUziale edi passo. NellefnoprieÈ agricolepiù gandi eraroallevatisuinio lepri,meotei cortilidelle abibzioi spesso ospihvao galiE €,in afpGiti c@Enibri,i ghiri le cui camieranopsdicolannente appezate.I bovinie gli ovini €re alb\di p€rúéfomihi dineiaÉrna p€rtroddi ùasftnmdi, qualifonnaggi,laoa o in quantoutilizzaticonìeforzalavoro. LA RICBTTA ,
qne MIau It enqe ta cqne di naiolc t4glialo a pL co\ tbd a! sah e conprimqlo condci p6i Prakysrp l4 carnemaa mop cle sqve. Il posso è b sW web pa ontlr;ance Ic oca@c.
Ercolano ' Polli morti c dlÙftne
Ercolano-Tordiefirlehi
ErcolaDo - L€pre e capponi morti
Ercolano - Pemice 6o!la e mele
Pompei - Aftesco con pcsci e molluscbi
Pomoei - Pithra di larario con testa di meialino e alti cibi
Pompei, casadel FauDo- Mosaico coo pesci
'\{iilme[fyano
Ahvnentazione e teyyitotio nei seco[i
I[ meòioevo
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ai Preparazione del !ane
n seguitoall eruzioncdcl 79 d.C. il terribrio vesuvieno 1 i_ venne abbandonato.Solo dopo qualchcsccolo cominciaronoad csscrcnuovamentepopolate.anchese ìn tòrma sporàdica.A partire dal VII scc. d.C. lc incursioni barbaricheprima e saracenepoi. determinaronoun ulleriore abbandonodcll'agro vesuviano,che in brevetempo si ricoprì di immense selve. (ìli oggcttivì perìcoli ìegati àl calaredella popolazionee I'involuzionepoliticae socialercserola zonascarsamente ahitatapcr sccoli Lc cstcsrssrme fore.tern ep.rcaungrurna edicatealle gandi battutcdicaccia rcali.Tali cstcnsioni lerroftedi tantoin tanroda piccolì "casalì",agglomeratì i povcre casesorte intomo Àd aÌcuni monasteried ia quanticustodivano i dominircali,principalmentc ispcttarclc lcggi che regolavanola caccia.Le àbitudÙi rri di qucstopcriodo non dovevanodrscosîarsimolto e precedenli.Il sostcnîamcntovcniva dallc pratichc e da quanto il terrìtorio potc\'a ollìirc. -csancllc tradizioni culinarie, almeno per le classi riù ricchc,cojncisecon ìl regnodiCarlo d'Angiò. A qucstopenodo. inlatti. risalgono i più antichi documenti di artedellacucinaitaliana.tuttidedicatja qucstorc. E' inlercssante constatare l'uso,poi successìvamente abbandonato. di alcunccrbc aromatichcquali I'atreplice,il sommacoe il linano. Sul finire del '400 Napoli è la fiorcntc capitalc dcl regno amgonese.La provincia toma ad essereabitataanche nella fascia coslicra.dovc si moltiplicano casali e nìasserie, intomo ai quali, si lbrmeranno iprimi agglomeratiurbani. Il pacsaggiovcsuviano fu tÉsformato in questoperiodo da bonifìche, iniziate già da qualchedecennioda Alîonso I d'Aragonanell'areapompeiana-stabieseVennero.infafti. prosciugati itcrrcni acquitrinosidi Schito e di Bottaro che in precedenzacrano slati utjlizzati per la macerazionedella canapa.
lli:. PrcpÀrazrc.c dcl pranzo
LA NCI,TTA I
IaaaFwLta Afare faví frante fa bollire le fal,í mondate u o bollore et giecta via l'acqua et larale beneet tuictele in uno akro lascíello coh poca acqua scì che scia solamente coperte, et mictice radìci de petrosimulo, et vollale spíssoscnza cucchiaro. Poí Ie desbactí con poca acqua, et desbacti multo forte, et sopra alle scudelle puni mele et olíofrícto con cipolle.
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Allare bla mager itr quaresma tolli amandole mundate et assuccale bene con una tovalglía et pistale, et quando elli èpiste, sciucale coh esseI'amandole, et I'olío che ne oscierà mictolo in uno vascello, et salvala be e la sustantia delle amandule, et destempera con acquafreda, et colala colla stamegha o con seta, et con quello lacte desleúperalarina de grano rtso sì mentata desopra, e pufli ad bollire sícoùto è dicto de sopra, et mictice del cuccaro et della polpa del pe$cie de lu?Co,de tlocta o de dhro pescíe che abia la polpa biancha esJìlata,et quando el se menesta, puni sopra quccaro et olio de amakdole.
Ahvnentazione e tewitoúonei seco[r
il cinquecevúo | 500 segnaI'rngressoin Europadelle specieprovenìenti dal Nuo\ o Mondo. Le piantevenivanoconsenate sono lormadr essrccatr e ne venrvanoraccoltir semiper permetteme le crescita nei paesi ewopei. Molte piante, che oggi faluto parte del nostro vivere quotidiano, fiIono coltivate come curiositàbotaniche.Se il 1500rappresenta,quindi, il secoloin cui l'acquisizione di nuove piante diverme tumulnrosa,dall'altra essenon mtrarono immediatamentenell'uso quotidiano. Alcune, come il mais, si diffusero dopo un secolo; altre, come la patata, solo nell'800. Al peperone,ad esempio,inhodotto in Spagna dal Brasile, nrono riconosciùte solanente Foprietà terapeutiche. Il pomodoro, invece, fu introdotto dal Peru come pianta omanentale e îale funzione mantennea lùtgo, anchesequalcuno lo mangiava. Inizialmenteì gusti alimentaridel tempo non si arricchirono, dunque, delle novita che arrivarono dal Nuovo Mondo, ma continuarono a sfruttare quanto la natura ofFiva e Napoli e la suapmyincia certarnenteeranoda considera$i luoghi privilegiati per questo. Le materie prime erano ricche ed abbondanti e stimolaranol'inventiva dei cuoclu che riusci\arìo a prepaÍrc piatti sontuosi destinati soprattutto alla mensa dei ricchi. Il numero di vini e la loro qualità erano noti in Italia ed in Europa: Coda di cavallo, Lagrim4 Aglianico, Mangiaguerr4 Fistignano, Greco di Soúma.- Dalle testimoniaúze di alcuneOpere si ricava I'impressione di una terra di straordinariaf€,rtilità,ma soprattutto di un ambiente che al tempo non conosceva inquinamento e ciò si traducevain una grandissimavarietà di prodotti. Risulta palese che i pesci erano presenti nel golfo in gîandi quantità e in tantissimevarietà.Tra i frutti vengonoricordati i ciliegi di Sommae di Sant'anastasia, il fico gentile,la peramosiarella e la mastantonia,I'uva comicella,il fico samese,il pallaro, il bergasottoe il troiado, le castagne,il melonee l9 percoche,Ie albicocche,i corbezzolie le azzaruole,frutti questiultimi oggi in disuso.Anche le verdure non eranoda meno: insalate,broccoli e carciofi, cardi, cappucce e scarole, borragine, erba cedrina, mentae nastì.rrzi, cicerbita,rucola,prezzemolo.L'elenco delle cami comprend€va il maiale, utilizzato in tutte Ie sue parti insieme ad altre cami per fare, ad esempio,il'lignatto mariîato", minestra di cami e verdwe che ancom oggr sr consuma, se pm raramentenel periodo invemale. Non mancavano le cami ovine e bovine,da cui si ricavavala trippa, alimentodiffusissimotra le classisocralimeno abbientie Ia cacciagione. T I
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LA NCETTA Fagiolo
Da "ltinerunogasttonomica itahano,,
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P€racamosina,cnsomolaspaccàr'ello, perapapale,peracosciadr donna,occhiodi bue,perazuccaffla,persica pcro sorbo spaccariello,
... mangerai vilella di Surrento, Ia quale si stflge in boccd con maggior diletto che nonfa il zuccheto; e che maraviglia è se è di sì grato sqore, poiché non si cibaio glí qrme\ti d'altro che di serpillo, nepitelld, rosmorino, spico, maggiorana, citonello, denîa ed altre símili erbe; tu sguazzetai con què cacicîvalhbcí fresch' atostiti tron con l'eldo fuoco, ma prestissimo, con sopraveste di zucchero e cinnamomo. Io mi struggo solo a pensarvi ... maLgieroi in Napoli di susameli, mostscciuoli, rafroi, pesci, fvngh| castagni di zucchero, schiacciate di mandorle, pasîa reqle, consetye rosate, biancomangiare; Sarannoti appresentato de buoni caponi, fa che tu alizzi, gropízzí e non coseggi, cioè nangia I'ali e gropone, e lasciq star le coscie; se brami coscie, pìglia coscie de pollastrí e ali dí caponí e spslle dí ùontone; e questi sono tre buoni bocconi desiderati in ogni luogo; gusterui quelle percoche da far risuscitar i mortí.
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ilme[íyano
Ahvnentazione e teyyitorio nei seco[i
Seiceuto e Settecento
l,ruTionedel Vesuvronel 1751
Donnadi Boscotrccas€, 1790
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LA NCETTA
Di òilc.erci fnaccaÍ\hi [asaaw e noccbeti eòe[vnoó oòifaili sqwsltalne!úe
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lfbnso II d'Ar-agona,crcdcdcll immenso a nord Ì\ paînmonioboschiyochesi estendcva del marefino a Nola. ad ovestiino a Torre del Grecoc ad cst fino a S- Marzano,si reseconto chc non potevasolamentcfuîclarcla caccia. Cominciò a venderepartcdeììeproprierà: l'abbaltimcntodei boschi,la messaa colhua di nuuvitencnifa\ori I inscdlamcnto Jeicolùnt. All inrzrodcl Sercenlo l< collmccranocoltivatca viti c cerealie nacqueromolti casalisen,itida "bottcghc.maccaronene,fortu e chjanchc".Lc condizionrdelp,proloet.,rnù misffc l allmmtdzonc. 91àprevalentementevcgetariana,eaarcsa ancor plu preúria dallc tasscsulla farinae sulla1ìutta:una .ituazrone bendrrersaJa quell.rdcllcclassrpru abbientr,le cui tavoleabbondavano di ogni ben di Dio. Nelle ricettcdcdicatealla pasta,ancoranon risultadilììlo I'uso deÌ pomodoro:lc lasagnc.ad esempio.vcnivanoconditecon parmigianr,. caciocavallo,provola,zucchcroc cannella Il Sctlccenlorappresentò Luìmomentodi slolta per I'alimentazionc.L'attcnzioneper i bisognidelle clar.ipiu poverc;nnoa iapre eheun alimmrarionc inadcguataeracausadi m.{attia rmderrdonecess:mo I'ammodemamentodcllc pratichcagricole.ln particolareci si adoperòper dillonderc I'uso dclia pal.rtdc dcl mais.Cominri;[ono ad appanrcpru spcssoncettein cui sl utijrzava il pomodoro,me re ancomnon cm diffuso il peperonc.La piana vesuvianaem coltivataad ortaggiqualit insalate, cipolle, brcccoli, cavolîori, lattughe,cavoli, finqjchi. piselli e fagiolini cuì si sarebberoapgiunti pomodori, peperoni c patate.I vigneti invecc continuarono ad csscrccoìtjvatia feston€.a pergolato,a cordame.
Píglierai due libbre di for di faina, I'impastarai con acqtn chíara calda con qwútr'or4i e unWo di sale, rímetandola con un poco dí fatíca, e quando conosceraí che sia venuta a perfenone, neformeraí pagrcttine píccíole; nefarai lo sfoglin sottile di largheza e lunghezznseí díta in ctrca; nefarai quadrettí di quattro dita l'úno, larghi per ogní verso. Tagliati che saranno, li meferai dentro a logli di cana, uno denîro I ahro. awertendo chenoa s'attacchino ihsietne;quanda saranno slati un ar d'ore dentro le sudele corîe, li metîeraidentro unpolzo nettod'acqra bollente, avendo awerîenza che quawlo sono dí pasla sottíle richiedonopoca cottura. Quando saranno cotti li metterai nell'acqua fresca epoi ih uh píatto utrlo be e di botiro cot catcio Wrmígiano gratfato, cascío cayallo, provola Wre grattata con poco di cascio di Puglía;farai un solaro delle sopradette lasagne, ftatnezzatecon bocconcíni di botiro overo confettoline dí provola; le sen)iraí poi con zuccaro e cannella sopra, calde oliedde eÍ il sudettopiatto metterai poi a stagionare sopra rn polso netto d'acqua bollente.
e tewitotioneisecoh ^FJwneut^azione
L'Ottocento
Fabbrica di pasla rn Torre Anlúziata
Pescivendolo a BassoPorto
V€nditore di fiutta e v€rdura
verso la povera gentedopo , interesserivolto r ìa Rir o)uzionel-rancese acquislósempre I -ÀJ piir imponarua:anchenel Regnodi Napoli. i Borbone, pur mal volentieri, cercarono di ammodemareagricolhrraed a|evamsnti. Quella che era la cucina vemmentepovera la si apprende, da un lavoro del I 863 redatto al fine di raccogliere informazioni per migliora.re I'alimentazione delle classimenoabbienri.Vengonopresi in esarnei principali alimenti dividendoli per classi: quelli derivati dai cereali, dai legumi, dagli erbaggi ed hfine dalla frutta. Il secolo è caratterizzatodalla notevole diffusione dei famosi maccheroni, e da altre pasig: strangolapreti,pazziaieui, pbze, pizze condite e zeppole fritte venivano consumate abbondantemente.Torre Annunziata accrebbein questosecoloil suoruolo di centromolitorio, infatti i vecchi mulini lasciarono il posto a strutture industriali per la molin-ra e la pastificazione. Di grandeconsurnoeranoanchei legumi quali: fagioli bianchi, fave, piselli, ceci, lenticchie, cicerchi€ e lupini. Lo scrino permette non solo di verificare I'effettivo regime alimentarenell'Ottocento, e quali erano le colture più dim$e all'epoca, ma ci fa comprendereanchenotizie diverse, quale ad esempio, quella relativa ai dami apportati alle viti dall'infestazione di fìlosserà. 11paesaggioagrario ottocentesco.ricco di coltu€ di varia nairra" famose per qualitàe quantitadi prodori 1siricordinoi peperoni di Nocera. ipomodori di S. Marzano. i carciofi di Schito) perdurerà ancom per la pnma metàdel Norecento:l'antropizzazioneselvaggiaI'uso dei pesticidi, la sceltadi cultivars più redditizi, porterà a partirc dagli almi sessantaad un continuo depauperamenlodel patrimonio varietale.
LA RICETTA
ttwrr;uM fwule f"ú" *rn tow . '
l*r-'F?T\-'.'
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Op€rai all'estemo di una fabbnca di maccheronì
Mansiatoridi macch€ronì
V€ndiîore di erbaggi con somarello
ChistifasuliI'haje d'accanaco ttuttele scorze, Wcchè lí venneturespognato li sicchee li bennenea la chiazza,e at quatt'autefasule frische,fegnennode munnàchille cu li scorze, mballanola prubecade lo puopolo:pecchèa chíllo tíempolefasule sicchehannopíglioto de ronceto,e chilleÍrische costanode chiù: addoncape dudeceperzonepiglia otto rolola de chille ct li scotzee doppo,núnndtee scaudate,wtale dint'a ru sausadeWnuarolq fattq o co ru teao de zognoo d) li ssoletetre musurelled'uoglio.
Vendiîoredi Íìittellc
,{ llMe|ffilmo
lliment"azione etnrnunoneiseglh
L'oggi ... ggi il nostro patrimonio agricolo è putroppo in gave pericolo a causadella forte anÍopizzazione e dell'uso sconetto di presidi sanitari,nonchédall'abbandonodi campi, tecnichecolturali, speciee varietàlocali. L'area vesuvianaperò resisteancora:la ricchezzadi produzioni ortofrutticole, tipiche, perché appafenenti alla memoria storica dei loro luoghi di produzione e perché caratterizzate sia da fattori geografici che dalle tecnichedi coltivazione e di preparazionedel prodotto,ne sono la prova. Si pensi alle tante speciedi limoni, arance,susine,albicocche,uva, pesche,noci, nocciole, fichi, carciofi, pomodorini ecc.,prodotti tipici protagonisti di uoa tradizione alimentare hamandata nei secoli e che oggi è statarivalutata con I'appellativo di "dieta mediteranea". Legata al sole, al mare ed alla terra, questotipo di alimenkzione è costituito da prodofti semplici che hauro contraddistinto nei secoli la cucina delle popolazioni rùali della Campania.Gli ingredienti principali di qùestadieta sono I'olio di oliva, il vino, il pane,la pasta,i legumi secchi,la frutta e gli ofaggi, inte$ati da piccole quantità di prodotti di origine animale (latte, formaggi, uova, came, pesce). Oltre ad assicurareuna nutrizione completaed equilibrata, adatta a qualsiasi età, qu€sto modello alimentarc si è dimostrato in grado di prevenire molte malattie. Ma, mentre le regole del mangiare mediterraneo si andavano affermando nel mondo, questestessesaneabitudiri alimenrari veni!ano progessivarnente abbandonatedalle popolazioni meditenanee, sulla via di ua consumismo importato da una societa industrialmentepiù avanzate.Nonostantetutto però, grazie alle forti tradizioni delle popolazioni rurali, ed il forte attaccamentodella popolazionevesuvianaalle abifudini alimentari consolidatenel corso dei secoli,possiamocredere in un recuperoe nella salvaguardiadelle identità locali.
LA RICETTA
nzzattngfiena Dosiper quanropersone Pastaper la piza; 300g di mozarella; 400g di pomodoi pelati: un ciufo di basilico; olio; sale epepein grani. i pomodori,pivaadoli dei semí,fateli scolate Spezzettate w poa, salatelie afettatesottilmentela mozarella Stendete la pasta in una teglia unla, úngetelaco unflo d'olio, adagiatevísoprala mozarella ed i pomodoi ed infomatelo per vettí ,nimtti circa. A metàcottura adagioteEn e là in supeficie Iefoglie di basilícotuîate nell'olio e afne cottula insapoìte tutto corrurrpoco di pepemaci4atoal momento.
Carciofo
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Cantina
Agnturismo "Vivinatura"
sotto gli occhi di tutti che nel recente passatocomplicità, conniverze e collusioni È hanno fatto sì che uno splendidoe fsrtilissimo teÍitorio venisseimpunementc devastato.L'istituzione del ParcoNazionaledel Vesuvio ha segùatouna inversionedi tendenza rispetto al passato.Il territorio va protetto mslemc alle sueipecrficitae tipicita: solocosipoE-àessere non solo opporfunità,ma risorsaconcretaper la crescitaeconomica.socialee culhuale dell'area vesuviana.I paesaggidell'area vesuvianada semprehamo rispecchiatol'armonico rapporto che legaval uomo e I'ambiente.Tale felice equilibrio purtroppo non esistepiu nella realtà odiema. Oggi il nostro obiettivo è riuscùe a stimolare, in particolarele nuove generazronr, per acquisireuna coscienzasensibilealla salvaguardiadell'ambienteche guardi, non solo alla tutela del territorio. ma anchealla conservazionedelle antichetradizioni e alla riscopertadelle proprie radici. L'abbondanza delle risorseagricole, ed una seria e convinta azione di valorizzazione delle varietà locali. ouò produrre gnndi vantaggi economici. Le produzioni tipiche, oltre che per il settore strettamenteagdcolo, possonoesseretainanti ancheper aìtri campia quesrocollegari.Ciò. sia perchéessedeterminanoun "indofto" da Iron trascuare, sìa per la capacitàche hanno di integÉlsi con I'economia exîra-agricoladei territori interessati.L'esempio di più immediato riferimento è quello dei collegamentiche sr possonorealizzarefia prodÌrzionitipiche ed attività twistiche (agriturismo).L'Assocrazrone CulturaleIl Melogranowole impegrarsi collaborando con le lstinrzioni e le organizzazrom socialie crvicheaffinchécr sia la promozionee la salvaguardiadi questeprezioserisorse.Il rilancio delle produzioni tipiche insieme alla difesa del teÍitorio, assruneun forte valore sociale nelle areetoccatedal degradoambientale.Davanli a tale fenomeno appar€ evidente che lo sviluppo rurale.se opporntramenleorientato.può giocare un ruolo fondamentalenell offena di bcni e servizi ambientali.La valorizzazionedei prodotti tipici può incentivare le piccole e medie imprese Iocali divenendoun propulsoredi sviluppo ecocompatibile.
Pan€palatone