Il Giornale dell'Handball - Novembre 2018

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BI ANCADELBAL Z O Un av i t ai nv i a g g i o : i l Wa n d e r l u s td i Bi a n c aDe l Ba l z o , r a c c o n t a t o

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Ch i u s aaCa t a n i al ap r i ma e d i z i o n et u t t ai t a l i a n ad e l t o r n e od i Be a c hHa n d b a l l

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Tutta la Pallamano che vuoi. Il Giornale dell’Handball - Novembre 2018

ProprietĂ Federazione Italiana Giuoco Handball Stadio Olimpico 00135 Roma Tel: 06-87975901 Fax: 06-87975913 Pubblicazione Telematica Mensile Iscrizione Tribunale Civile di Roma 30/2012 del 13.02.2012 Direttore Responsabile Marcello Festa Redazione Matteo Aldamonte Sabrina Alessio

Consiglio Federale Pasquale Loria Stefano Podini Gianni Cenzi Flavio Bientinesi Gian Luca Brasini Andrea Guidotti Anna Maria Lattuca Fabrizio Quaranta Stanislao Rubinetti Massimo Petazzi Marcello Visconti

SOMMARIO

04 Il coraggio di osare

10 Fuoricampo: Bianca Del Balzo

06 Catania da Champions

12 Come eravamo: 11 volte Cassano

08 Italia: tutto in 3 gare

14 Serie A1: sguardo a tre mesi dallo start 3

Segretario Generale Adriano Ruocco Direttore Generale Daniele Sonego Collegio Revisori dei Conti Michele Turato Olimpia Formisano Renato Vicinanza Fotografie Isabella Gandolfi Karin Larcher Antonio Villari Claudio Carpinato Bianca Del Balzo Archivio FIGH


IL CORAGG di Marcello Festa La Champions Cup (per tre anni), gli Europei di II Divisione della categoria Under 17 femminile nella prossima estate, i Mondiali di Beach Handball a Pescara nel 2020. I vertici internazionali (EHF e IHF) hanno individuato nell’Italia un partner affidabile per l’organizzazione di Grandi Eventi e non più soltanto un affascinante avamposto di retroguardia. E

se nel ranking tecnico c’è ancora molto da fare e da scalare posizioni, dal punto di vista organizzativo, della struttura federale, il passo è stato compiuto! Era uno dei primi punti della Nuova Governance, una scommessa da vincere: missione compiuta. Oggi Wiederer e Mousta come evidenziato nelle due missive indirizzate alla FIGH, considerano quella italiana una Federazione affidabile, evoluta, che sta provan4

do a bruciare i tempi per recuperare il terreno perso. Prima di loro era stato il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ad alzare il pollice e a promuovere il nuovo corso. “ Il fatto che EHF e IHF stiano sempre più sul nostro paese deve rappresentare per tutti un motivo di grande orgoglio” ha dichiarato di recente il Presidente Federale Pasquale Loria che poi ha aggiunto “sono opportunità che non possiamo lasciarci scap-


GIO DI OSARE pare e credo anche che sia questo l’ultimo treno da afferrare in corsa per restare in scia ad un Movimento che in tutta Europa sta viaggiando a ritmi elevatissimi”. Ecco, il punto sul quale focalizzare l’attenzione sta proprio nell’ultimo concetto espresso dal massimo vertice federale: “afferrare in corsa l’ultimo treno”. La sfida è epocale ed andrebbe compresa fino in fondo. Dopo il “cataclisma” del marzo 2017 il Nuovo

Consiglio Federale si è trovato davanti ad un bivio, c’era soltanto da scegliere la propria direzione e il proprio destino. Avrebbe potuto migliorare l’esistente apportando piccoli ma “avvertiti” correttivi, rasserenare l’ambiente, fare qualche operazione di Buon Governo, ingraziarsi la propria base elettorale e tirare a campare senza particolari stress, oppure alzare l’asticella, pigiare il piede sull’acceleratore e spingere 5

forte nel tentativo di invertire il trend facendo crescere, possibilmente in fretta, una nuova e diversa consapevolezza anche un tasso considerevole di autostima, questa sconosciuta dopo tanti anni trascorsi in retrobottega. Bisognava scegliere e assumersene l’onere cosa che puntualmente è avvenuta! In tempi di scelte orientate e condizionate dai social può sembrare davvero una stranezza….


Nonostante il maltempo che ha flagellato l’Italia e la Sicilia, va agli archivi un’edizione della Champions Cup di Beach Handball dai forti contenuti tecnici e spettacolari. Esame superato a pieni voti per l’Italia e Catania che gia’ si preparano alla prossima edizione.

Catania da Champions di Matteo Aldamonte

del 2019 e de 2020, anche quelli in Italia. Con 32 squadre partecipanti, 96 gare e oltre 600 fra atlete, atleti e addetti ai lavori, quella ospitata a Catania è stata l’edizione dei record per la Champions Cup, che mai negli anni scorsi a Gran Canaria, in Spagna, aveva visto ai nastri di partenza un così alto numero di formazioni partecipanti. Nel torneo maschile gara quasi a senso unico, quella che ha incoronato lo Zagabria a spese dei russi dell’Ekaterinodar Krasnodar, campioni uscenti, ma battuti 2-0 (19-18; 2416). Shoot-out decisivi nella finale inedita fra

Tre prime volte. Per l’Italia in qualità di nazione ospitante, per i croati del Detono Zagreb e per le ungheresi Multichem-Szentendrei. Catania, con la spiaggia del lido “Le Capannine”, è stata teatro della 5^ edizione della Champions Cup di Beach Handball, la più prestigiosa competizione europea per club. E per la FIGH tutto si riassume in due parole: successo organizzativo. Indiscutibile, certificato dalla Federazione Europea negli attestati di stima e nella volontà di guardare con entusiasmo agli appuntamenti 6


Multichem-Szentendrei e le tedesche del Sand Devils Minden, superate 2-1 (23-16; 18-27; 1210). “Questa è stata la prima di tre edizioni che ospiteremo in Italia e non posso che essere soddisfatto, perché in pochi mesi siamo riusciti a mettere in piedi una manifestazione di tutto rispetto”, commenta il Presidente Federale, Pasquale Loria. “Ringrazio la Federazione Europea, nella persona del Presidente, Michael Wiederer, per aver dato fiducia all’Italia, alla nostra Federazione, nell’organizzazione di un appuntamento così prestigioso per il Beach Handball europeo, peraltro per la prima volta giunto addirittura a 32 squadre partecipanti. Grazie ai vertici del CONI Sicilia e del Comune di Catania, che hanno supportato l’evento, ma grazie soprattutto a Sandro Pagaria, quale Presidente del Comitato FIGH Sicilia, che personalmente si è speso sul territorio in un’attività organizzativa e di promozione incessante. Il Beach Handball rapppresenta un fronte d’azione verso il quale la nostra Federazione è proiettata con forza e decisione, su cui vogliamo continuare in futuro anche e soprattutto ospitando in Italia la Champions Cup dei prossimi due anni e i Campionati Mondiali del 2020”. Per quanto riguarda le compagini italiane partecipanti, è andata meglio all’Italia Team tra le donne, classificatasi al 12° posto. Termina il suo torneo in coda, in 16esima posizione, invece, la compagine toscana del Grosseto.

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ITALIA: tutto in 3 gare

C’è il Gruppo 3 di qualificazione ai Campionati Mondiali di Giappone 2019 nell’agenda della Nazionale femminile che si è radunata a Roma per preparare l’appuntamento internazionale programmato dal 23 al 25 novembre ad Amyntas, in Grecia. Tutto in tre giorni e in altrettante partite ravvi-

cinatissime con le Azzurre che dovranno affrontare nell’ordine le elleniche, padrone di casa, il Portogallo e la Bielorussia. Posti in palio: uno, forse due in quanto la formula dà il passaggio del turno alle vincenti dei gironi che compongono il primo turno – sono in tutto quattro – e contestualmen8

te alla migliore seconda classificata. Chi supera lo scoglio del gruppo va ai Play-Off di giugno, fase già raggiunta dall’Italia due anni fa. A guidare la Nazionale il croato Neven Hrupec che dopo la sfortunata e non brillantissima parentesi ai Giochi del Mediterraneo avrà la possibilità di conquistare


sul campo un risultato di prestigio. Mancherà all’appello la stella della Nazionale Azzurra, il terzino Anika Niederwieser, ancora alle prese coi postumi dell’infortunio rimediato proprio a Tarragona nell’estate scorsa, assenza pesantissima che priva l’Italia di una fondamentale e imprescindibile bocca da fuoco. A compensare l’assenza di Niederwieser il ritorno – rispetto ai Giochi del Mediterraneo – di Laura Rotondo mentre è in forte dubbio Ilaria Dalla Costa. Quattro le new entry: le giovanissime Vanessa Dijogap e Ramona Manojlovic, Sofia Ghirardi del Dossobuono e Andrea Eder, specialista difensivo particolarmente in evidenza nel campionato di vertice del Bressanone. Proprio la convocazione delle giovani Dijogap, Manojlovic e Ghirardi che vanno ad aggiungersi a quelle delle altrettanto giovani Casale, Lauretti, Di Pietro senza, poi, dimenticare la giovanissima età delle “veterane” Meneghin, Babbo, Del Balzo, Fanton, Dalla Costa, Cappellaro, tutte di età compresa tra i 24 e i 21 anni fanno dell’attuale gruppo in assoluto tra i più giovani del panorama continentale e dunque con ampi margini di crescita. Sperare in un grande risultato è quasi un obbligo.

In alto, Anika Niederwieser: ancora una volta l’Italia dovrà fare a meno della sua stella alle prese con la riabilitazione dopo l’infortunio rimediato a Tarragona. In basso, le mancine Gheoghe ed Ettaqi.

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viaggio con lo zaino in spalla. Per la meta invece, cerco di scegliere dei posti particolari dove io non sia mai stata.

nia, ndr) a Vienna. Io avevo solo 12 anni, e in confronto all’altezza FUORICAMPO dei miei genitori e mio fratello - tutti sopra 1.80 m - ero una di Sabrina Alessio nana, quindi ogni loro pedalata Starter pack dei tuoi viaggi... ne valeva cinque delle mie. In Se è vero che il mondo è un BDB: Uno zaino, la macchina fo- sintesi io ci mettevo il doppio libro e quelli che non viaggiano tografica, le cuffie per la musica, per raggiungere una città, ed ero ne leggono solo una pagina, di il computer e una power bank. lasciata sempre indietro. È una pagine Bianca Del Balzo, ne ha cosa che tutt’oggi rinfaccio a mia già lette un bel po’. Il viaggio più bello che hai madre. Il pivot della nostra Nazionafatto finora? le femminile, ex del Cassano BDB: Ne ho fatti molti bellissimi, Il cibo più buono, quello più Magnago oggi in forza al club ma il più bello - per esperienza particolare e quello più dipolacco del Pogon, nonostante e per posti visti - è quello fatto sgustoso che hai mangiato in la giovane età è infatti una viag- a 17 anni per tutta l’estate del viaggio. giatrice incallita e tra Interrail, 2014, in America. Ci ero già BDB: Il più buono è sicuramente sogni e qualche pedalata di stata più volte ma quello è stato l’avocado, l’ho scoperto in Catroppo, ci racconta dove l’ha già il mio primo viaggio senza i lifornia nel 2014 e non me ne portata e dove presto la porterà miei genitori; sono stata 1 mese sono più separata. Quello più l’ormai famoso Wanderlust, e mezzo a Los Angeles con una particolare è l’hummus, l’ho ovvero il forte desiderio di viag- mia grande amica, visitando mangiato per la prima volta in giare, conoscere e scoprire. anche San Diego, Las Vegas e il Giordania nel 2015 mentre per il Grand Canyon. Poi lei è tornapiù disgustoso, non ho un cibo in Da cosa nasce la tua passione ta a casa e io mi sono spostata particolare, ma posso dire che la per i viaggi? ad Atlanta dai miei zii, e infine cucina che mi è piaciuta di meno BDB: Non credo che la mia sia sono andata da sola a Washinè stata quella cubana che ho prouna passione nata da qualcosa, gton e poi a New York. Senza vato nel 2017, perché i loro piatti è semplicemente il mio modo di dubbio l’estate più bella della sono sempre a base di riso, pollo vivere. Mi piace andare all’avmia vita. e fagioli. ventura e scoprire nuove culture, nuove lingue e nuove città. Cre- Quello che ti ha deluso di più? Prendiamo in prestito alcune do che viaggiare sia un’esperien- BDB: Questo viaggio non è che frasi celebri sul viaggio e usiaza molto formativa. mi abbia deluso, è che non mi mole come spunto per qualche proprio piaciuto sin dal prinaltra domanda... Che tipo di viaggiatrice sei? cipio. Mia madre ha avuto la Sulla base di cosa scegli un splendida idea di portarci a fare Viaggiare non diventa un’avitinerario o una destinazione? un “road trip” dell’Austria in ventura finché non lasci te BDB: Fino a poco tempo fa ero bicicletta, e questo comprendeva stesso indietro. (Marty Rubin) più una viaggiatrice “da spiagfarsi dai 50 ai 60 km al giorno Qual è l’avventura più grande gia” - viaggiavo senza particolari in bici per una settimana, da che hai vissuto? sforzi -, adesso preferisco un Passau (il confine con la Germa- BDB: L’Interrail durante l’estate

Bianca Del Balzo

Il Wanderlust di BIANCA 10


del 2017. Era uno stage di lavoro di un mese, dove avevo il compito di girare l’Europa usando un biglietto Interrail con un altro ragazzo italiano e scattare delle fotografie a tutte le città visitate. È stato il mio primo vero viaggio con lo zaino in spalla, un’ esperienza veramente stancante perché cambiavamo città ogni 2 giorni, ma un’avventura bellissima.

ragazzo che ha partecipato con me allo stage di lavoro in giro per l’Europa. Il caso ha voluto che fosse anche lui un giocatore di pallamano, originario di Grosseto. Siamo andati d’accordo per tutto il mese nonostante ci fossimo conosciuti solo il giorno prima di partire, lo sento tutt’ora e qualche volta riusciamo anche a beccarci quando sale a Milano per lavoro.

Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo. (Lao Tzu) Qual è stato il tuo primo viaggio? BDB: Credo che il mio primo viaggio sia stato quando avevo 3 anni, in Messico, per Natale e Capodanno. Un po’ mi dispiace, perché tutt’ora quando provo a proporre il Messico come meta per i viaggi di famiglia, mi dicono che ci siamo già stati, ma io non mi ricordo quasi nulla.

Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè. I loro desideri hanno le forme delle nuvole. (Charles Baudelaire) Oggi che forma hanno i tuoi desideri? BDB: Mi piacerebbe fare un’esperienza di volontariato in un paese povero. Credo che vada fatto almeno una volta nella vita, per rendersi conto che il mondo non è quello che siamo abituati a vedere.

Vivi la vita senza scuse, viaggia senza rimpianti. (Oscar Wilde) Ne hai di rimpianti? BDB: No perché ora come ora non ho nulla da rimpiangere. Mi piace tutto della mia vita e non la cambierei di una virgola. Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta. (Alexandra David-Néel) La persona più stravagante che hai incontrato in viaggio? BDB: Si chiama Davide ed è il

Il più bel viaggio, è quello che non è stato ancora fatto. (Loick Peyron) La tua prossima meta? BDB: L’Indonesia. Vorrei fare come prima tappa Bali, e poi da li girare tutte le isole intorno passando anche per la Malesia, è un’idea che ho in testa da parecchio tempo, spero di realizzarla al più presto!

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“In viaggio mai senza...la mia reflex!” Gli scatti più belli tratti dai viaggi di Bianca.


COME ERAVAMO di Matteo Aldamonte Undici volte consecutive. Undici gioie, una dopo l’altra. Undici. Non è una cosa da tutti, men che meno nello Sport, ripetersi per undici volte, messe in fila e ininterrotte tra la stagione 1985/86 e quella 1996/97, senza perdere mai la fame, la voglia, la cattiveria agonistica. Ecco perché l’impresa di Cassano Magnago, l’unica squadra italiana a poter annoverare la Stella – il simbolo che spetta a chi vince 10 titoli italiani – merita di essere ricordata, di essere patrimonio della Pallamano italiana. E del resto parte e città importante di quello stesso patrimonio, lo è la stessa Cassano Magnago, comune dell’hinterland milanese, anche se formalmente provincia di Varese, che di questa disciplina è sempre stato ed è tutt’oggi luogo di culto, di tradizione, di storia. Il lavoro, quotidiano, duro, affrontato quasi come missione, è il mantra di quelle latitudini. E, si sa, il lavoro, quello ben fatto, paga. Quello nel segno del patron di quella macchina perfetta, Giovanni Saporiti, ha pagato a tal punto da segnare in modo indelebile il corso degli eventi di un segmento, quello della Pallamano femminile di casa nostra, che vede tutte le altre inseguitrici di quel record, di quelle undici volte, ancora ben distanti. Una macchina perfetta, quella squadra, con un’anima – Giovanni Saporiti – e, su tutti, due condottieri: Marco Trespidi e Neven Andreasic, allenatori, a fasi alterne, di 9 degli 11 Scudetti che fanno bella mostra di sé nella casa della società cassanese, il Pala Tacca. Marco Trespidi è l’allenatore deprimi due titoli della serie e della conquista della celebre Stella, arrivata esattamente

11 volte CAS

Storia e aneddoti del clu più vincente di sempre

dieci anni dopo, nella stagione 1995/96. “Venivo da due promozioni consecutive a Rubano e nel 1985, a Chianciano, venni contattato da Giovanni Saporiti. A quell’epoca ero vice-allenatore di Simonetta Montagni nelle Nazionali giovanili, avevo vinto già a livello giovanile e decisi di accettare la proposta 12

del Cassano Magnago, società determinata a vincere, ma che nelle stagioni precedenti non era mai riuscita a raggiungere un titolo che da 5 anni apparteneva al Bressanone”. “L’8 agosto di quell’anno partimmo con la preparazione, rivoluzionando la squadra. I risultati ci diedero da subi-


SSANO

ub femminile

to ragione, fino ad arrivare ai Play-Off, dove, proprio contro Bressanone, riuscimmo a girare a nostro favore una serie che ci vedeva in difficoltà. Il nostro primo titolo arrivò a Teramo, al Pala Scapriano e davanti a 3mila persone: fu il primo Scudetto del Cassano Magnago, il mio primo Scudet-

to e fu una sensazione davvero particolare e unica. Quella era una squadra che ha vinto così tanto negli anni, perché ognuna delle giocatrici era disposta a sacrificare qualunque cosa pur di vincere una partita e questo fu decisivo”. E la Stella? “Quello fu un anno molto particolare, difficile. Avevamo poche risorse economiche, ma la volontà di tutte le giocatrici e di tutta la città era di conquistare la Stella, il decimo titolo. Posso dire che Cassano Magnago fece davvero quadrato: le realtà locali ci aiutarono, noi stessi, io e le giocatrici, andammo a servire i tavoli in alcune sagre della zona per raggranellare le risorse economiche necessarie per andare avanti e anche quella fu una bellissima soddisfazione”. Di quelle undici volte, ben 6 portano il nome di Neven Andreasic, croato di Umago che il vizio di voler vincere ce l’ha ancora adesso, alla guida dell’Oderzo in Serie A1. “Il mio ricordo è legato a due rimpianti, anche se può sembrare strano: la sconfitta a Salerno che interruppe la nostra incredibile serie di risultati utili, che ci avrebbe portato a battere un record assoluto tra tutte le discipline sportive (72 vittorie della Teodora Ravenna ndr), e l’eliminazione agli ottavi di Coppa dei Campioni per una sconfitta di misura, anche in quel caso compiendo comunque qualcosa di straordinario. Ma, a parte questo, credo davvero che l’anima di quel progetto e di quei successi fosse Gianni Saporiti, con le sue doti dirigenziali, grazie alle quali riuscì davvero a costruire un giocattolo perfetto. A quel ciclo di vittorie sono legati, da parte mia, ricordi veramente straordinari di una società che ragionava a grandi livelli, che voleva avere sempre le migliori giocatrici, che voleva vincere sempre”. E che ci è riuscita benissimo. 13


Funziona l’ITALIA unita

Equilibrio, imprevedibilità, giovani. E’ fondato su questi tre pilastri il new deal del massimo campionato maschile ritornato al girone unico dopo stagioni di dispendiosa (tecnicamente ndr) parcellizzazione. L’equilibrio è dimostrato dalla classifica, l’imprevedibilità è il connotato che segna l’esito delle gare, i giovani – impiegati come mai successo in passato – rappresentano l’elemento di collegamento. Si pensava che sarebbe stato impossibile radunare quattordici squadre in grado di “battagliare” tra loro ogni maledetto sabato ed invece alla prova dei fatti si è visto che anche i club maschili potevano “riunificare” l’Italia e dare vita, finalmente, ad un campionato unico. Si temeva, poi, che l’introduzione del doppio straniero potesse fortemente penalizzare i giova-

ni talenti italiani ed anche questa previsione si è rivelata sbagliata. Il secondo straniero, in molti casi ma non sempre, ha innalzato il livello qualitativo del gioco e non ha minimamente intaccato la valorizzazione del talento nostrano. I giovani, quelli bravi e talentuosi, quelli che dovranno caricarsi sulle spalle la Nazionale del futuro, giocano, giocano bene e in tutti i club senza alcuna distinzione di classifica e obiettivi. C’era preoccupazione per i Millenials, almeno quelli che giocano in Italia ed invece i club stanno dimostrando coraggio e lungimiranza dando ampio spazio alle speranze tricolori, sacrificando in qualche caso l’affidabilità e il rendimento della squadra prova ne è il nuovo corso del Fasano Campione d’Italia tra i club più attivi in quanto a valorizzazione del 14

talento. E se il Bolzano dopo il passaggio a vuoto dello scorso anno sembra aver tutta l’intenzione di ritornare a vincere, va evidenziata la regolarità dei Tarafino’s Boys del Conversano ma anche la sfacciataggine dei giovani talenti del Cassano Magnano, club che ha fatto della Linea Verde un inconfondibile tratto distintivo. Si saluta con piacere il ritorno ai livelli che gli competono del “cinquantenario” Trieste, “muli” testardi ma anche un tantino sfortunati e ciò nonostante competitivi, ma anche la conferma ad alti livelli del Pressano. Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti e questo soprattutto perché si è deciso di riunificare l’Italia. Bastava davvero poco…


Brixen&Oderzo sfidano Salerno Tutto secondo copione? Forse si. Che questo sarebbe stato un campionato diverso dagli ultimi lo avevano pronosticato un po’ tutti alla vigilia della stagione. La rinuncia dolorosissima del Conversano e il conseguente “esodo” verso altri lidi di alcuni dei pezzi pregiati e ancora l’introduzione della seconda straniera, il malcelato desiderio da parte di molti di spezzare il dominio della Jomi Salerno e, perché no, la speranza di un legittimo “appagamento” delle campionesse in carica, promettevano un campionato più equilibrato. Pronostico rispettato e così quando mancano due giornate al giro di boa troviamo in testa alla classifica, con l’habituè Jomi, il Brixen Sud Tirol e al terzo posto, distanziato di appena un punto, la Mechanic Sistem Oderzo. Alle spalle del trio un

gruppone che non dà alcun segnale di resa. La vera sorpresa della stagione è sicuramente la squadra alto-atesina allenata da Noessig che sta, di fatto, prolungando gli ottimi risultati già ottenuti nel girone di ritorno dello scorso campionato aggiungendoci un anno di esperienza in più e i gol, tanti, di Giada Babbo. Non è una sorpresa, bensì una conferma ad alti livelli, la Mechanic Sistem Oderzo guidata da Neven Andreasic. I gol e le prestazioni dei “rinforzi” Romeo e Di Pietro, la crescente autostima del gruppo, pongono le venete, che ospiteranno la prossima edizione della Coppa Italia, tra le favorite alla vittoria finale. E se la Jomi Salerno ha trovato al suo interno le risorse per riavviare un ciclo grazie alla definitiva consacrazione di Ferrari, Lauretti e Casale, ha cambiato 15

tantissimo la Venplast Dossobuono protagonista di una “fusione a freddo” di due gruppi squadra. Al nucleo storico guidato da Sanchez si è aggiunto un robusto contingente giunto da Ferrara sponda Estense. Per il momento le grandi attese non sono state ancora rispettate, ma c’è tempo prima di tirare la linea….Sono, invece, in linea con le aspettative il Brescia del tecnico Scalia e la Suncini Agrobiochimica Ferrara di capitan Soglietti, al di sotto delle attese Casalgrande (ma occhio al ritorno di Fanton ndr) e Cassano Magnago – appena pochi mesi fa ai play off scudetto – in crescita Leno, in attesa di miglioramenti il Civitavecchia ancora fermo al palo ma mai sottomesso sul piano del gioco.



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