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Sommario
UNA GIORNATA DA FUTURA
Pubblicazione Le ragazze di Futura, fuori dal 40x20 Telematica Bimestrale Iscrizione Tribunale Civile di Roma 30/2012 VI RACCONTO L’EUROPA del 13.02.2012
Direttore Responsabile
Francesco Purromuto
Consiglio Federale Francesco Purromuto Giuliano Poletti Adriano La Croix Mario Bazzanella Annalisa Bonati Franco Chionchio Angelo Dicarolo Aldo Di Dario Giovanni Filice Maurizio Ifrigerio Giuseppe Lo Duca Maria Grazia Melchiori Aldo Modica Giovanni Saporiti Antonio Stanzani Segretario Generale Adriano Ruocco
Collegio Revisori dei Conti Giovanni Veronese Emanuela Capobianco Claudio Cusano Maria Luisa Giordano Fabio Tinari Fotografie Archivio FIGH
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Intervista all’azzurro Michele Skatar
UNDER 21: PARLANO I TECNICI
Voce a Giorgio Oveglia e Hubert Noessing
LA SERIE A1... DELLE PROMOSSE
Emozioni e obiettivi di Mestrino e Conversano
LE SARACINESCHE DELLA SERIE A
I portieri meno battuti dell’A Maschile, intervistati
PALLAMANO IN PILLOLE
Due mesi di notizie dai 40x20 italiani
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Una giornata
Loro sono la Esercito-FIGH Futura Roma. Il Progetto Olimpico “Rio 2016” avviato dalla Federazione nell’estate del 2011 e che quest’anno vede le diciannove ragazze impegnate nella Top League, il massimo campionato femminile sloveno. Ma dietro il nome “Futura” si celano anche diciannove ragazze che, tutte assieme, condividono ogni attimo della loro giornata, le une con le altre, al Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito della Cecchignola, a Roma. La media-età molto bassa - appena superiore ai 19 anni - parla da sola: le ragazze della Esercito-FIGH Futura Roma, seppur giovanissime, lavorano giorno dopo giorno, affrontando gli impegni sul campo e affiancandoli a quelli della vita quotidiana. E mischiando al tutto le trasferte in Slovenia per il campionato, quelle in tutta Europa quando si tratta di vestire, invece, la maglia delle Nazionali, senior e giovanili. Com’è, allora, la vita quotidiana di Futura? Lo abbiamo chiesto a due delle ragazze del team Federale: Angela Cappellaro (del 1995), al quarto anno di liceo, e ad Anika Niederwieser (del 1992), studentessa universitaria.
La giornata-tipo
“La mia giornata tipo inizia alle 06:30, con la sveglia per andare a scuola, dove rimango impegnata di solito fino all’una ed a volte fino alle due”, racconta Angela. Inizia presto anche la giornata di Anika: “Di solito - racconta - mi sveglio alle 07:00 per andare all’Università, tra metro e autobus impiego circa 45’ per arrivare ed ho lezione fino all’una”. Una volta rientrate in caserma, per tutte arriva l’ora del pranzo - “a volte anche alle 15:30”, dice Angela -, per iniziare la seconda parte della giornata. “Quando abbiamo allenamento in palestra, tre volte alla settimana, dopo pranzo vado subito in palestra”, continua Anika, che da alcune settimane lavora però quotidianamente per recuperare dall’infortunio alla caviglia, assieme anche al fisioterapista. “In questo periodo - dice Cappellaro - il pomeriggio è scandito anche dalla terapia, che occupa mezzora, poi mi preparo per l'allenamento delle 17:45, fino alle 19:45”. La sera, per Futura, è il momento libero di una lunga giornata: “Ora l’unico tempo che rimane per studiare è la sera”. E ancora: “una volta finita salgo in camera per finire gli ultimi compiti e sis-
Dalle vittorie nella Top League alla Challenge Cup: così cresce il Progetto Olimpico “Rio 2016” con le ragazze della Esercito-FIGH Futura Roma
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a da FUTURA
la cena, salgo in camera per finire gli ultimi compiti e sistemare le varie cose, o per rilassarmi e per recuperare energie per la nuova giornata”.
Gli impegni quotidiani: tra studio, allenamenti, Nazionale e Slovenia...
Gestire così tante attività, tra mille impegni, viaggi e trasferte in Europa, non è cosa da tutti. Come fate? “Certo, gestire tutti gli impegni relativi allo sport e la scuola, contando anche le possibili commissioni o "lavori casalinghi", non è sempre così semplice - racconta di nuovo Angela -. “La soluzione migliore è riuscire ad organizzare la giornata in determinati orari per i vari impegni, e nelle trasferte utilizzare magari i tempi di viaggio per avantaggiarsi con i compiti del lunedì seguente”. Le trasferte e l’aiuto di qualche compagna, sono il segreto di Anika Niederwieser nello studio universitario. “In questo periodo, a causa della fisioterapia e dei viaggi con la Nazionale, è un po’ difficile riuscire a conciliare lo studio con il tempo libero. Riesco a guadagnare un po' di tempo per lo studio durante le trasferte in Slovenia, in aereo. Quest'anno ho la fortuna di avere Sabrina (Porini ndr) in squadra: lei studia astrofisica e spesso mi aiuta nello studio”.
E il tempo libero?
Qualche giornata libera durante il mese, in mezzo ad
un mare di partite e allenamenti, con Futura e con le Nazionali giovanili e non, rimane. “Il tempo libero che rimane non è molto”, dice subito Angela Cappellaro. “Ma quando c'è è una buona occasione per uscire e rilassarsi, magari andando a prendere un gelato, oppure facendo un giro per il centro di Roma, e se a volte capita una serata libera, una buona idea è anche quella di uscire insieme a mangiare una pizza o magari andare al cinema”. Anika è sulla stessa linea della compagna di squadra nell’impiegare il tempo a disposizione. “Il giorno libero è la domenica, tranne le volte in cui giochiamo in Slovenia. Di solito usciamo per andare in centro o al centro commerciale e, nei giorni più caldi, andiamo al mare a Ostia ad abbronzarci. Le occasioni per festeggiare di sera sono poche, ma ogni tanto riusciamo ad organizzarci per uscire. Se abbiamo un fine settimana libero, anche se quest'anno saranno pochi, colgo l'occasione per tornare a casa per passare il weekend con famiglia e amici”.
La vita di squadra: 24h/24h insieme
La caratteristica, il punto di forza, di un Progetto Olimpico come quello della FIGH, è la possibilità di portare un’attività permanente con uno stesso gruppo di ragazze, che rappresenta al tempo stesso l’ossatura
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della Nazionale. Questo vuol dire, però, non solamente giocare insieme, bensì dividere anche ogni momento della giornata, ogni emozione, affrontare insieme ogni difficoltà, gioire insieme. Com’è la vita ‘di squadra’ costante? 24h/24h assieme, dal 40x20 alla quotidianità... “La vita di squadra 24h al giorno comporta comunque delle difficoltà perché siamo 19 ragazze con caratteri diversi e ognuna ha comunque bisogno dei suoi spazi... Per cui nella quotidianità a volte non mancano delle incomprensioni”, rivela il pivot, classe 1995.
1995. “La possibilità di vivere assieme e superare anche diverse problematiche fa sì che si crei un gruppo più unito fuori dal campo e una squadra più complice in campo. E questo è sicuramente un aspetto importante per il percorso di crescita che stiamo facendo”. Anche per Anika, terzino sinistro, la vita di squadra rappresenta un elemento imprescindibile per il successo del Progetto Olimpico “Rio 2016”. “Vivere insieme fa parte del progetto, crea una certa sintonia che è molto importante per il gioco di squadra”, dice Niederwieser. “Non è sempre facile vivere in caserma poichè ci sono delle regole da seguire, ma di certo non ci si può lamentare perchè non ci fanno mancare nulla. Pure vivendo tutte quante assieme ognuna riesce a ricavare i suoi spazi e questo ti permette anche di staccare dalla monotonia quotidiana. E se sono stressata dalla giornata mi posso rilasssare nella mia stanza singola.
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RK Zagorje - Futura ZRK Ptuj - Futura Ajdovscina - Futura Celje - Futura RK Piran - Futura
26-18 28-34 25-31 19-22 25-26
Per tutte le informazioni, le news, i video e le foto su Futura, visita figh.it/esercito-fighfutura-roma
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“Vi racconto l’Europa” SQUADRE NAZIONALI
Michele Skatar: l’HBC Nantes, l’Europa e la Nazionale azzurra...
Il suo nome dice più di qualcosa agli appassionati dell’handball. Anche fuori dall’Italia. Soprattutto fuori dall’Italia. Lui è Michele Skatar, terzino destro dell’HBC Nantes e della Nazionale italiana. Gioca nella Ligue-1, Skatar. Uno dei campionati più difficili e competitivi al mondo, per intenderci. E non è nemmeno la prima esperienza: gioca in Germania, prima nel TSG Friesenheim (2006 e 2007), poi nel TuS N-Lübbecke, squadra con cui vince la 2. Handball-Bundesliga nel 2008-09 e si guadagna la promozione nella Toyota Bundesliga, la lega in assoluto più prestigiosa al mondo. Alle sue spalle c’è anche l’Italia, naturalmente. C’è il Trieste, con cui vince l’Handball Trophy nel 2004-05 - oltre ad una finale Scudetto e una di Coppa Italia -, e con cui si laurea miglior marcatore della Serie A d’Elite, 233 reti realizzate. A cui se ne aggiungono 333 in Germania, tra prima e seconda lega. E altre 356 con la maglia della Nazionale. Senza contare la Ligue1 francese, dove solamente l’anno scorso è stato considerato, non computando i tiri dai sette metri, il giocatore più prolifico della rosa. Michele Skatar come orgoglio azzurro in Europa. Senza dubbio.
Ciao Michele. Benvenuto su “Il Giornale dell’Handball”. La prima domanda riguarda la tua esperienza in Ligue-1: quarto posto momentaneo col tuo Nantes. Come procede l’avventura nel massimo campionato francese? Per quanto riguarda la situazione attuale in casa Nantes, posso solo dirti che ci abbiamo messo un pò ad ingranare visti i nuovi arrivi, ma dopo un primo
periodo di rodaggio la squadra si è amalgamata molto bene. E' emersa anche la qualità dei singoli, in particolar modo di Jorge Maqueda e Alberto Entrerrios. Quest'ultimo un fuoriclasse eterno. Considerando poi, che al momento in classifica abbiamo alle spalle squadre a dir poco ottime come il Montpellier, che si sta riprendendo dalla bufera ‘scommesse’, o il Saint Raphaël, l'augurio è di mantenere il ritmo fin qui impostato perché forse più degli altri anni, questo si prospetta un campionato fortemente competitivo che, secondo me, difficilmente lascerà spazio ad errori. Personalmente, questo è il terzo al Nantes, una squadra con un progetto importante, sostenuta da tutta la città'. Abbiamo la media di spettattori più alta in Francia. 70 mila paganti su 13 partite casalinghe credo sia un considerevole indicatore della crescita d'interesse nei confronti di questo sport, crescita che va di pari passo con l'incremento delle sponsorizzazioni. Mi ritengo molto fortunato a giocare in un Club cosi', viste anche le ottime annate passate, un 5^ ed un 4^ posto, che ci hanno catapultato in Europa.
L’anno scorso sei andato a segno in 93 occasioni e, con le tue prestazioni, ti sei guadagnato la conferma in un campionato che ospita grandi campioni dell’handball mondiale. Qual è il segreto per competere, come te, a questi livelli? Sono andato lontano da casa molto giovane, è vero, Mi sono allenato seriamente, ho voluto mettermi in competizione con i migliori atleti del mondo della pal-
lamano ma non credo ci sia nessun segreto particolare. Come nella vita, una volta individuata la strada da percorrere tutto si riassume in umiltà, spirito di sacrificio, buona volontà e tanto lavoro.
In Ligue-1 hai l’opportunità di confrontarti anche con grandissimi giocatori, da Karabatic ad Abalo. Un’esperienza per te comunque non nuova, visto che in passato hai giocato anche in Bundesliga, uno dei campionati più competitivi al mondo. Provi ancora ‘emozione’, alla vigilia delle partite importanti, nel calcare palcoscenici importanti della pallamano europea? I palasport tedeschi li definirei ‘monumenti’ di questa disciplina. Qui in Francia la Ligue-1 non può essere comparata alla Bundesliga. La gente solo ora sta iniziando pian piano a scoprire questo sport. Eccezion fatta per il pubblico di squadre come lo Chambery e, notoriamente, il Montpellier non c’è una vera cultura dell'handball. Però questo e' un campionato in netta crescita, grazie soprattutto ai successi della squadra Nazionale che sta spopolando e fa letterarmente sognare il popolo francese lasciando così un'impronta concreta sui giovani, spronandoli a intraprendere le orme dei loro beniamini. Per quanto rigurda l'emozione del pre-partita? Intramontabile. Non saprei descrivertelo: ogni volta è come se contenesse un qualcosa che appartiene alla prima volta. Ma poi, sceso in campo stacco e trovo la
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giusta concentrazione per giocare la partita così come l'abbiamo preparata, aldilà dei nomi degli avversari.
Nazionale italiana, di cui continui a essere, partita dopo partita, uno dei migliori realizzatori. Come giudichi la vostra ultima partita contro la Grecia e qual è il tuo pensiero sulla qualificazione dell’Italia in questo primo turno per EURO 2016? Sul tema Qualificazioni non vorrei sembrare monotono. Purtroppo è il risultato quello che conta. Non siamo riusciti a portare a termine una gara che avevamo in pugno per 35-40 minuti circa. Noi cerchiamo di dare del nostro meglio anche se quella sensazione di poterecla fare, con delle squadre che sulla carta sono considerate più forti, fa rimanere con l'amaro in bocca. Le speranze di qualificazione si sono notevolemente ridotte, bisogna battere i greci in trasferta con un minimo di 7 gol di scarto. Ovviamente non è ancora detta l'ultima parola, sarà fondamentale affrontarli con il massimo impegno.
Con l'augurio che anche voi possiate un giorno indossare la maglia della Nazionale e scoprire la bellezza del rappresentare il nostro Paese solcando i campi dei campionati più forti del mondo. Vi saluto tutti affettuosamente!
In campo, con l’Italia, hai dimostrato in più occasioni di saper prendere la squadra ‘per mano’, trascinandola coi tuoi gol. Ti senti ‘cucito addosso’ il ruolo del leader, essendo anche uno dei più esperti della squadra? Non basta segnare dei gol per essere un leader. Invece penso che a noi, ritmo delle partite importanti a parte, manchi uno spronatore che nel momento giusto possa trasmettere sicurezza e coraggio ai propri compagni, e non mi riferisco solo ai momenti più delicati delle partite, ma anche al tempo che trascorriamo insieme come rappresentativa.
Cos’è la pallamano per Michele Skatar? La pallamano è un gioco, e questo è un particolare che non andrebbe mai trascurato. Purtroppo, molto spesso oggi lo sport professionistico fa dimenticare i valori più importanti che sono l'amore e la passione originaria di un atleta per la propria disciplina. Molti cedono alle varie pressioni, tentazioni: si sente quotidianamente di doping, scandali scommesse... In fondo si tratta di scelte, e da questa io mi sento appagato, rappresenta una buona fetta della mia vita.
Un saluto, se vuoi, ai lettori de “Il Giornale dell’Handball”. Vorrei approffittare di questo messaggio di saluto rivolto a tutti gli amici de “Il Giornale dell’Handball” lanciando un piccolo appello ai lettori più giovani di questa valente iniziativa, invitandoli ad avvicinarsi senza timore a questo amabile gioco che custodisce impareggiabili momenti di divertimento e di gioia.
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Under 21 parlano i tecnici SQUADRE NAZIONALI
All’orizzonte di entrambi c’è la Bielorussia. Ci sono le qualificazioni ai Campionati Mondiali di Bosnia Herzegovina 2013. Gruppo 3 per l’Italia, che dal 4 al 6 Gennaio affronterà i locali bielorussi, la Polonia e la Svizzera. Loro guideranno i ragazzi dalla panchina: Giorgio Oveglia e Hubert Noessing, i tecnici della Nazionale U21 che prepara, in queste settimane, l’importante appuntamento di Gennaio. Con loro “Il Giornale dell’Handball” fa il punto sulle attività future, sugli obiettivi, sui sogni azzurri.
Primi due raduni alle spalle, a Dicembre nuovo appuntamento. Facendo il punto del lavoro svolto fino ad ora, come si presenta la Nazionale U21 italiana alle prossime qualificazioni Mondiali? Giorgio Oveglia: Abbiamo svolto un ottimo lavoro, sia di quantità sia di qualità, ricercando la miglior amalgama possibile in vista dell’impegnativo girone di qualificazione che ci aspetta a Gennaio. La squadra ha risposto bene a quanto richiesto dimostrando buone individualità e soprattutto, nel secondo stage, è stato molto importante affiancare il lavoro di preparazione a tre gare consecutive con una buona squadra come l’Austria under 21, è stato un confronto che ha messo in risalto pregi e difetti del gruppo, e precisamente buon gioco con ottima difesa nelle prime due gare mentre la terza gara ci ha visto soccombere a livello di resistenza ed esperienza pur dimostrando un buon carattere. Da questo impegno abbiamo richiesto ai ragazzi di aumentare concentrazione e preparazione nelle loro società per arrivare in condizione agli ultimi due stage di fine dicembre in programma a Trieste.
Giorgio Oveglia Hubert Noessing parola ai tecnici della Nazionale Under 21, in campo per le qualificazioni ai Mondiali.
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Hubert Noessing: Devo dire che l'organizazzione degli stage era veramente ottima. I raduni sono stati caratterizzati da allenamenti e amichevoli. Abbiamo provato nuovi atleti, ma anche ragazzi che avevano già fatto parte di questo gruppo negli anni passati. Solo provando, abbiamo potuto capire quale sarebbe stata la nuova rosa che affronterà le qualificazioni. A Dicembre naturalmente il gruppo sarà definito. Devo dire che i ragazzi si stanno dimostrando caratterialmente forti, grintosi. Siamo veramente contenti del lavoro svolto. Speriamo di poter lavorare altrettanto bene nei prossimi stage e speriamo che i ragazzi abbiano lavorato bene anche con le loro società, per arrivare pronti all’appuntamento.
Avete già lavorato, coi ragazzi convocati, sulle avversarie che l’Italia affronterà in Bielorussia (ovvero Svizzera, Polonia e proprio Bielorussia)? Giorgio Oveglia: Io e Hubi conosciamo direttamente la forza della Polonia ed abbiamo analizzato, in DVD, sia la Svizzera sia la Bielorussia. Da questo lavoro, definito di studio, stiamo organizzando con i ragazzi la strategia migliore per affrontarli nelle qualificazioni. Certamente, tralasciando il ranking, abbiamo di fronte quasi l’eccellenza a livello giovanile (Svizzera e Polonia) e un’ottima realtà, la Bielorussia, che affronta il girone in casa e dunque può essere favorita. La principale difficoltà sarà a livello fisico, perché tutti gli avversari ci sovrastano a centimetri e chili - ad esempio i terzini bielorussi alti cm. 210... -. Comunque se riusciremo, sia nei club che nei prossimi stage, a lavorare “duro”, con continuità e professionalità, faremo sicuramente bella figura. Proprio per questo stiamo cercando di organizzare, assieme alla Federazione che ci supporta in tutto, altre amichevoli importanti. Hubert Noessing: Grazie ai contatti di Giorgio abbiamo potuto studiare tramite DVD la Polonia, la Bielorussia e la Svizzera. La Svizzera l'abbiamo quardata insieme ai ragazzi nel primo stage, così da analizzare il ritmo di gioco a cui andremo incontro e sul quale dovremo lavorare anche noi. A nostro parere la Svizzera è sicuramente la squadra più forte, ma la Bielorussia, in quanto squadra di casa, dirà la sua. E anche i polacchi sono fortissimi.
Come giudichi l’integrazione tra i ragazzi più grandi (1992-1993), col biennio ‘entrante’, quello dei ‘94-’95 che hanno terminato l’anno scorso l’esperienza con la Nazionale U18? Giorgio Oveglia: Quando ci è stata assegnata, a me e Hubi, la guida degli under 21 per le qualificazioni abbiamo subito deciso di lavorare in primis per le
qualificazioni abbiamo subito deciso di lavorare in primis per la qualificazione ma non abbiamo voluto che questi stage e impegni under 21 abbiamo un fine unico, ma bensì abbiamo voluto lasciare ai ragazzi del 92/93, che secondo noi potranno essere il serbatoio da attingere per la Nazionale seniores del futuro, un grosso bagaglio di esperienza europea. Mentre abbiamo individuato alcuni elementi del gruppo under 18 che saranno prossimamente protagonisti nella nuova under 21: i vari Colasuonno, Dapiran, Stabellini e Bulzamini, tutti con una grossa esperienza già acquisita in questo periodo. Dunque, un duplice lavoro di programmazione per il futuro, sia nei confronti dei giovani da inserire nella Seniores, sia nei confronti delle nuove selezioni azzurre. Questa è stata la filosofia con cui abbiamo lavorato, integrando i ragazzi 92/93 con i più giovani under 18. Hubert Noessing: La cosa fondamentale è sicuramente trovare i ragazzi con grandi potenzialità. Credo sia importantissimo che tutti possano fare delle esperienze in campo internazionale, con squadre anche più forti di loro. È proprio questo che li farà crescere nel migliore dei modi. Fondamentale è che questo gruppo deve avere come obiettivo quello di essere il futuro della Nazionale Seniores.
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La Serie A1... delle promosse Mestrino e Conversano, le neopromosse della Serie A1 Femminile. Raccontate dai loro capitani.
C’è chi torna, c’è chi è all’esordio assoluto. Per entrambe l’inizio del campionato di Serie A1 Femminile ha rappresentato un traguardo importante: Lombardi Ecologia Conversano e Alì Mestrino sono giunte nel massimo campionato ‘in rosa’ con l’ambiziose e l’obiettivo di rimanerci più a lungo possibile. Dei sogni, delle sensazioni, dei momenti che le due neo-promosse dell’A1 Femminile vivono, abbiamo parlato coi due capitani: Marilena Fanelli (Conversano) e Valentina Piasentini (Mestrino) sono le protagoniste di questa chiacchierata.
È passato qualche tempo, ma: che ricordi hai della promozione in Serie A1? Emozioni e sensazioni? Marilena Fanelli: Non è la prima volta che passiamo in A1, ma quello che è successo lo scorso anno è stato eccezionale. È vero che purtroppo in Italia il livello dei campionati si è abbassato e probabilmente il campionato di A2 a 7 squadre dello scorso anno non è paragonabile alle passate stagioni, però per la prima volta siamo state impeccabili. Avevamo una squadra giovane ma compatta, con tante individualità e talenti da coltivare. Inoltre ad eccezione del portiere argentino, Mary Sol Carratu, che ha dato un contributo importantissimo alla vittoria, il resto della squadra è nata e cresciuta qui a Conversano. Siamo cresciute insieme su un campo da pallamano ed Enza Fanelli è la nostra seconda mamma. Insomma una vittoria di
famiglia. Certamente la vittoria più esaltante è stata quella di Nuoro contro il Sassari. Dopo una estenuante trasferta in traghetto e con poche ore di sonno, riuscire per la prima volta nella nostra storia a vincere in terra sarda è stata l'emozione più grande che abbia mai visstuto in questo sport, ricordo ancora l'abbraccio di gruppo e le lacrime di gioia. Che giornata indimenticabile! Valentina Piasentini: Non sono ricordi facili da descrivere perché si mischiano fra la pazzesca promozione del 2010, che poi purtroppo non si è concretizzata con la partecipazione alla massima serie, e quella ancora più straordinaria del 2012. In entrambi i casi un lungo cammino con partite emozionanti e una continua crescita di tutta la squadra. Nella fase di ritorno dell'ultima stagione abbiamo infilato 10 vittorie consecutive, fra cui la larghissima vittoria contro la favorita Vigasio in un palazzetto stracolmo. Il ricordo più nitido è certamente la vittoria casalinga contro Ferrara, che ci ha dato la matematica certezza della promozione in A1F. Ricordo molto bene anche tutti i festeggiamenti che ne son seguiti, la gioia di tutte le mie compagne, le tantissime congratulazioni che abbiamo ricevuto.
Com’è stato l’approccio con il massimo campionato femminile della tua squadra? Marilena Fanelli: Quest'anno abbiamo una squadra davvero competitiva, e questo l'abbiamo capito subito, già in preparazione, durante le amichevoli disputate con il Salerno. Abbiamo capito che questo campionato è alla nostra portata, e la vittoria in casa con il Teramo della prima di campionato ci ha dato ragione. Valentina Piasentini: Beh, ricordo che negli spogliatoi prima dell'inizio della gara d'esordio contro Salerno, la tensione era molto forte, la paura di non essere all'altezza era un sentimento comune. Poi però per l'intero match abbiamo lottato alla pari e, anche se alla fine ha meritatamente vinto Salerno, la consapevolezza di poter lottare alla pari con le squadre
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di A1 è cresciuta e anche nelle partite successive abbiamo dimostrato che esaltando le caratteristiche del nostro gioco, difesa aggressiva e velocità, possiamo competere con tutte le squadre del massimo campionato. Sono arrivate anche due vittorie a Nuoro e a Teramo e questo ci ha dato ancora più entusiasmo.
Quali sono le vostre aspettative, giunte a questo punto della stagione, in Serie A1? Marilena Fanelli: L'obiettivo principale è la salvezza che è decisamente alla nostra portata, ma anche se siamo la squadra più inesperta del campionato, soprattutto ora che siamo senza Elena (Barani ndr), possiamo comunque dar filo da torcere a tutte le altre e lavorando di più per raggiungere le giuste intese e smussando qua e là qualche angolo, possiamo giocarci tutte le partite alla pari delle altre, alla ricerca dei play-off. Valentina Piasentini: Il nostro obiettivo rimane comunque la permanenza nella massima serie. Ci aspettiamo di continuare a giocare con la stessa intensità espressa finora e che arrivi presto una vittoria casalinga anche per ringraziare i nostri tifosi. Spero anche che tutti i nostri sforzi creino entusiasmo e passione nelle atlete delle categorie giovanili che sono il futuro della nostra società.
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Le saracinesch
Vito Fovio, Luigi Malavasi, Paolo Sirsi. I meno battuti della Serie A Maschile si raccontano.
Chiamateli pure, se volete, “Saracinesche”. Non state commettendo un errore. Loro sono Vito Fovio del Loacker Bozen, Luigi Malavasi del Carpi, Paolo Sirsi della Junior Fasano. In comune hanno la professione: portieri, tutti. E poi, di comune, hanno anche qualcos’altro: sono i meno battuti della Serie A Maschile - 1^ Divisione Nazionale, rispettivamente con 166, 156 e 203 reti subite. Meno di tutti. Merito delle rispettive difese, ma anche e soprattutto merito loro, dei portieri. E proprio della vita dell’estremo difensore parliamo in questa intervista ‘a tre’, rilasciata a “Il Giornale dell’Handball”.
Ciao e benvenuto su "Il Giornale dell'Handball". Partiamo dalle origini, le tue origini: come hai iniziato a giocare a pallamano e quando hai capito che saresti stato un portiere? Fovio: Iniziare a giocare a pallamano nella mia città, Fasano, è quasi una tappa per tutti i ragazzini. Poi io abito nel quartiere dove si trovava l'ex palazzetto del Fasano, quindi approcciarmi a questo sport è stato facile e subito me ne sono innamorato. Ho iniziato a giocare in porta per scelta del mister Lino Alberto Soleti, che ha creduto in me e mi ha sottoposto per tutta la mia giovinezza ad allenamenti ed ha fatto sì che io m’innamorassi di questo ruolo. Fasano ha un’ottima scuola di portieri: io, Sirsi e poi altri ragazzi veramente promettenti. Malavasi: Ho iniziato a giocare a pallamano all'età di 8 anni. Sin dal primo allenamento ho chiesto all'allenatore di giocare in porta, ma non saprei spiegare il perché. Semplicemente penso che fosse l'unico ruolo che facesse al caso mio. La mia prima squadra è stata il Ravarino, in provincia di Modena. Giocavamo ancora all'aperto; solo se pioveva avevamo a disposizione la palestra della scuola, che però aveva le porte disegnate con il nastro adesivo. Sirsi: Mi sono avvicinato alla pallamano all'età di 9 anni, coinvolto da un gruppo di miei coetanei che
da qualche mese giocava. Ho iniziato come terzino, mai miei tecnici mi convinsero a giocare in porta. In realtà non ero entusiasta di questa scelta, preferivo correre e segnare piuttosto che essere preso a pallonate, ma mi sono subito reso conto che in porta mi trovavo a mio agio e parare mi veniva quasi naturale.
Quanto credi influiscano il tuo ruolo e le tue prestazioni, dunque, nell'andamento delle partite? Fovio: Io sarò esagerato ma penso che l'apporto del portiere nella pallamano sia fondamentale... Sicuramente il 60% e in certi casi anche più. Lo so, sono di parte, ma la penso così. Malavasi: Il portiere è il ruolo più importante nella pallamano, essenzialmente per due motivi. Primo: in ogni partita giungono nello specchio della porta almeno una quarantina di tiri. Secondo: se un esterno commette un errore il risultato non cambia; se l'errore è commesso dal portiere, invece, il tabellone segna +1 per gli avversari. Di conseguenza le mie prestazioni - ma così vale per ogni portiere - sono fon-
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he della Serie A damentali per la squadra. Quello del portiere è unruolo di grande responsabilità, pur essendo un ruolo passivo. Sirsi: Sono tra quelli che credono che le partite si vincono in difesa, pertanto considero il portiere il ruolo più importante, le sue prestazioni condizionano moltissimo l'esito di un incontro.
Come ti prepari durante la settimana? E in che modo, durante la gara, mantieni la concentrazione? Fovio: Durante la settimana, oltre a fare allenamenti specifici, studio molto forse troppo le squadre che andrò ad affrontare, con la visione di tanti video. Quindi cerco di avere più informazioni possibili sui tiratori avversari. Il livello di concentrazione è molto condizionato da come mi sento fisicamente, quindi cerco di essere sempre preparato, così da non perdere lucidità durante le gare. Malavasi: Durante la settimana il difficile è simulare le situazioni di gioco della partita. Non è importante solo il numero delle parate: è decisivo il momento in cui il portiere riesce ad evitare un goal. A volte vale di più una parata all'ultimo minuto che non venti interventi nel corso dell'intera gara. L'unico modo che
conosco per rendere utile l'allenamento è creare una condizione tale per cui faccia la differenza parare o meno un determinato tiro. Ci sono vari sistemi, per eempio includere nelle consegne di un esercizio la regola che la difesa deve subire meno di un tot di goal, e così via. Sirsi: In settimana cerco innanzitutto di curare la condizione fisica, se si sta bene fisicamente è tutto più facile. Successivamente mi concentro sugli aspetti più tecnici e sulla preparazione della partita, magari studiando qualche DVD degli avversari. Durante la partita mi impegno a non pensare al gol appena preso e cerco di tenere a mente quelle "informazioni" sugli avversari che ho raccolto in settimana.
Con la tua squadra, detieni il primato della miglior difesa del girone. Quanto conta l'apporto della difesa nelle tue prestazioni? Fovio: Nelle mie prestazioni, ma credo che questo valga per qualunque portiere, la difesa è fondamentale. Avere una buona difesa ti dà la possibilità, magari, di anticipare la parata o comunque di subire tiri sempre sotto contatto. Penso, quindi, che la difesa sia assolutamente fondamentale. Malavasi: La difesa è ovviamente fondamentale. Il rapporto difesa-portiere è basato su una stretta collaborazione. Se poi sia il portiere, con i suoi interventi, a stimolare la difesa o piuttosto quest'ultima a consentire al portiere di riprendersi in caso di diffi-
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coltà, questo forse non sta a me dirlo. Diciamo che dipende dalle circostanza di gioco. Sirsi: La collaborazione del portiere con i suoi compagni è fondamentale nella riuscita di una difesa, noi giochiamo insieme ormai da parecchi anni e abbiamo raggiunto un livello di affiatamento invidiabile. Ci sono situazioni in cui sia i difensori che io in porta, sappiamo esattamente cosa fare e questo nell'economia di una partita e di un campionato è un valore aggiunto non da poco.
Il luogo comune, tra gli appassionati della pallamano, è che i portieri siano 'pazzi' (naturalmente in senso positivo). Confermi? Hai delle 'pazzie' da raccontarci? Fovio: Io non sono tanto pazzo, ma i portieri generalmente lo sono. Invece, sono molto scaramantico: da quando ho iniziato a giocare, ho sempre gli stessi riti prima delle partite che ripeto ormai automaticamente. Malavasi: Confermo. Essere disposti a rimetterci la faccia (in senso letterale) di fronte alle cosiddette cannonate dei tiratori non è da tutti. E in materia ho acquisito negli anni una discreta esperienza. Sirsi: Un briciolo di pazzia è evidente in noi che esultiamo come pazzi dopo aver preso una pallonata addosso e che mettiamo la faccia dove altri non metterebbero nemmeno la mano..... se non è pazzia questa!
Il Giornale dell’Handball figh.it
19
VITO FOVIO SSV Bozen
LUIGI MALAVASI Pall. Carpi
PAOLO SIRSI Junior Fasano
Il Giornale dell’Handball figh.it
20
PALLAMANO
Due mesi di notizie dai 40x20, raccolte in due pagine...
15 Settembre Il Loacker Bozen vince la Supercoppa maschile, battendo in finale la Junior Fasano 28-24.
29 Settembre Supercoppa femminile alla Jomi Salerno: finisce 20-25 la contesa sul campo dell’HC Teramo, campione d’Italia in carica.
30 Settembre Si chiude a Terrasini, in Sicilia, la serie di raduni che la FIGH ha riservato agli Arbitri Nazionali di 1° e 2° livello, svolti inoltre a Roma e Lignano Sabbiadoro.
3 Ottobre Esercito-FIGH Futura Roma sulla homepage della European Handball Federation, con un articolo di approfondimento (www.eurohandball.com/article/15568) sul Progetto Olimpico “Rio 2016”.
7 Ottobre L’Italia femminile torna a vincere in trasferta dopo 19 anni: 27-29 in casa della
in PILLOLE Lituania, nella seconda gara delle qualificazioni ai Mondiali di Serbia 2013.
21 Ottobre I giovani arbitri Simone Zendali e Stefano Riello debuttano nelle Coppe Europee. Finisce 36-22 la gara di Challenge Cup femminile tra GAS Anagennisi Artas (GRE) ed Enosi Neoleas Athienou (CYP).
23 Ottobre A Vienna si svolgono i sorteggi relativi alle qualificazioni agli Europei U17 e U19 femminili. Italia con Svezia, Spagna e Bulgaria in U17 (dal 22 al 24 Marzo); contro Francia, Portogallo e Montenegro le azzurre U19 (dal 17 al 19 Maggio).
4 Novembre Si chiude il secondo raduno dell’Italia U21 maschile, dopo tre amichevoli contro l’Austria. Il bilancio è di una vittoria, una sconfitta e un pareggio.