UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE E AMBIENTALE Department of Civil, Environmental and Architectural Engineering
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura
Tesi di Laurea
IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO PER LA RIGENERAZIONE URBANA IN CHIAVE RESILIENTE
Il caso del distretto Ceccarini a Riccione
Relatore
Laureanda Matricola
Anno Accademico
Chiar.mo PROF. MICHELANGELO SAVINO
FILIPPO DA RU 1128317
2020-2021
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE E AMBIENTALE Department of Civil, Environmental and Architectural Engineering
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura TESI DI LAUREA
IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO PER LA RIGENERAZIONE URBANA IN CHIAVE RESILIENTE Il caso del distretto Ceccarini a Riccione
Relatore: Chiar.mo PROF. MICHELANGELO SAVINO Laureando: Matricola:
FILIPPO DA RU 1128317
Anno Accademico 2020-2021
Un ringraziamento speciale alla mia famiglia e ai rapporti più cari che, con la serenità che li contraddistingue, non hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Un sentito ringraziamento al mio relatore di tesi, il Prof. Michelangelo Savino per il supporto, il sostegno, il costante interesse dimostrato durante l’intero percorso, per la stima reciproca e per l’incessante condivisione di stimoli, dai quali questa tesi è potuta nascere. Un ringraziamento al settore urbanistica dello studio Stefano Boeri Architetti, in particolare agli architetti Anna Maiello e Corrado Longa e al Dott. Marco Sassattelli di Studio Silva per avermi concesso l’opportunità di collaborare alla stesura del documento di analisi del masterplan, condividendo con passione e professionalità l’interessante lavoro. Infine, un grazie di cuore a Chiara, la persona con cui ho condiviso questa esperienza, tutti i momenti di gioia e fatica di questi anni.
INDICE INTRODUZIONE
1
8
L’IMPORTANZA DEL VERDE URBANO NEI COMPLESSI MECCANISMI 11 DELLA CITTÀ 1.1
1.2
1.3
IL RUOLO DEL VERDE URBANO NELLA CITTÀ MODERNA
14
1.1.1 LA PIANIFICAZIONE DEL VERDE
16
1.1.2 LE FORME TIPICHE DEL VERDE URBANO
20
1.1.3 ALTRE FORME DI VERDE URBANO
22
1.1.4 IL CONCETTO DI INFRASTRUTTURA VERDE
26
I BENEFICI DELL’INFRASTRUTTURA VERDE
29
1.2.1 LA PRESA DI COSCIENZA E LA NECESSITÀ DI UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
31
1.2.2 IL RUOLO DEL VERDE URBANO NEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
32
Termoregolazione, isola di calore e conservazione dell’energia
33
Il nuovo regime di precipitazioni e il run-off
35
Bilanciamento di carbonio
37
Inquinamento acustico
37
La biodiversità
38
Salute, benessere e paesaggi terapeutici
38
1.2.3 LE SOLUZIONI RESILIENTI
40
Nature-Based Solutions
41
L’attività in Italia
43
IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO COME COMPONENTE DELL’INFRASTRUTTURA VERDE
46
1.3.1 UNA PRIMA PROBLEMATICA: LA GESTIONE DEI GIARDINI PRIVATI E LE DIFFICOLTÀ DI INTERVENTO
47
1.3.2 LE MANCANZE CONOSCITIVE SUL VERDE PRIVATO
51
1.3.3 LO SCENARIO POST-COVID: ALLA RICONQUISTA DEGLI SPAZI VERDI PRIVATI
52
2
RICCIONE: ANALISI STORICA E URBANISTICA DEL TERRITORIO
55
LA CRESCITA DELLA STRUTTURA URBANA E LO SVILUPPO TURISTICO DELLA CITTÀ
58
2.1.1 LE ORIGINI
59
2.1
2.2
60
2.1.2 LE PRIME URBANIZZAZIONI
61
2.1.3 LA NASCITA DEL COMUNE E LO SVILUPPO TURISTICO
61
2.1.4 GLI ANNI DEL SECONDO DOPOGUERRA: ESPANSIONI E FUNZIONALIZZAZIONI
62
2.1.5 LA SITUAZIONE PRECARIA DELLE COLONIE MARINE
63
LE TRASFORMAZIONI PREVISTE DELLA STRUTTURA URBANA
64
2.2.1 IL PIANO VIGENTE
64
2.2.2 VERSO IL NUOVO PIANO URBANISTICO
64
2.3
TAV. 2.1 EVOLUZIONE URBANA DEL TERRITORIO
TAV. 2.2 KEY PLAN DEI PRINCIPALI PROGETTI IN CORSO
66
2.2.2 I PROGETTI IN CORSO NEL COMUNE
67
Accordi operativi
68
Strategie territoriali
69
Altri progetti
70
IL TERRITORIO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO, ECONOMICO E URBANISTICO
71
2.3.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO-ECONOMICO
71
2.3.2 ANALISI DEMOGRAFICA E TURISTICA
72
TAV. 2.3 USO DEL SUOLO
74
VERDE E SPAZI APERTI
77
TAV. 2.4 INDIVIDUAZIONE DEGLI SPAZI APERTI
78
TAV. 2.5 ANALISI E VALUTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI
80
TAV. 2.6 ANALISI DELLA MOBILITÀ LENTA
82
TAV. 2.7 INDICAZIONI STRATEGICHE
84
3
IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO NEL DISTRETTO CECCARINI AREA DI STUDIO
88
METODOLOGIA DI ANALISI
89
TAV. 3.1 ANALISI DELLE SUPERFICI
90
TAV. 3.2 TIPOLOGIE EDILIZIE
92
TAV. 3.3 COPERTURA ARBOREA
96
TAV. 3.4 IL VERDE PUBBLICO
98
TAV. 3.5 IL VERDE PRIVATO
100
STUDIO DELLE TIPOLOGIE DI VERDE PRIVATO
102
TAV. 3.6 PERMEABILITÀ DELLE SUPERFICI
106
TAV. 3.7 GIUDIZIO SULLA PERMEABILITÀ DEGLI ISOLATI
108
ANALISI TIPOLOGICA DEI FRONTI
110
ANALISI DEGLI ISOLATI
112
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
4
87
LINEE GUIDA PER IL NUOVO RUOLO DEL VERDE PUBBLICO E PRIVATO NELLA RIGENERAZIONE URBANA IN CHIAVE RESILIENTE
120
123
INTRODUZIONE METODOLOGIA
124
AMBITO PUBBLICO
126
TAV. 4.1 PRINCIPALI AZIONI IN AMBITO PUBBLICO
128
TAV. 4.2 PRINCIPALI AZIONI IN AMBITO PUBBLICO NEL DISTRETTO CECCARINI
130
AMBITO PRIVATO
132
CRONOPROGRAMMA IPOTETICO DI DISTRIBUZIONE DELLE STRATEGIE
140
CONCLUSIONI
142
145
NOTE
BIBLIOGRAFIA
148
SITOGRAFIA
152
INTRODUZIONE
La ricerca che ha mosso lo sviluppo di questa tesi nasce dalla curiosità di comprendere quale sia il ruolo del sistema del verde privato nei complessi meccanismi che governano la città e soprattutto il possibile ruolo che questo specifico sistema può assumere nella costruzione delle condizioni di sostenibilità e resilienza del sistema insediativo urbano. Raramente ci si imbatte in tale questione all’interno del dibattito urbanistico e ciò si riflette inevitabilmente nei contenuti degli strumenti che lo relegano ad un ruolo marginale, con qualche limitata disposizione contenuta nei Regolamenti del Verde Urbano, qualora redatti e approvati. Questo fa pensare che, fino ad ora, non ci si è semplicemente dimenticati di affrontare il tema del verde privato, ma si è scelto di non occuparsene. Negli ultimi anni si è cercato di incentivare il privato a riorganizzare le proprie aree verdi con i sistemi di irrigazione, coperture verdi o verde pensile, concedendo una detrazione massima di 1.800 euro per immobile (36% di 5.000). Ma tutto questo è sufficiente? Questa mancanza di conoscenza della conformazione dei giardini privati e questi incentivi, la generale disattenzione per le pratiche e le modalità di uso e gestione di questi spazi, possono davvero essere in grado di trasformare il verde privato in una vera e propria risorsa ambientale? Questi dubbi hanno alimentato la curiosità che si è trasformata in necessità di conoscenza sulle motivazioni della mancata pianificazione, sulle difficoltà riscontrabili in fase di analisi e sulle possibilità di intervento future. Questa ricerca non poteva che essere affrontata in una
città che fin dalle sue origini ha cercato di fare del verde il suo punto di forza e la sua bellezza: Riccione. Ma oggi è ancora definibile la “Perla Verde dell’Adriatico”? Oppure si è adeguata alla massificazione edilizia rinunciando alla bellezza che l’ha generata? Riccione oggi è una città mutevole, nei mesi invernali sa bastarsi e umilmente attende l’estate dove si trasforma in una città dal “caos controllato”, dipingendo uno scenario fatto di sabbia dorata, e sfumature verdi-blu date dal mare e dalla rigogliosa vegetazione. Opportunità per poter sviluppare la ricerca, con un’attenta analisi e rilevazione dei caratteri distintivi presenti nel luogo e la formulazione di alcune possibili soluzioni, è venuta dalla possibilità di una temporanea collaborazione con il gruppo di lavoro formato da Stefano Boeri Architetti srl (Milano), MATE Engineering soc. coop. (Bologna) e StudioSilva srlconsulenza e progettazione ambientale (Bologna), incaricato dal Comune di Riccione per la redazione del Masterplan del distretto Ceccarini, area inserita nelle strategie comunali di rigenerazione. Per 5 mesi (tra ottobre 2020 e febbraio 2021) si è potuto lavorare quindi con il team incaricato della redazione del documento di analisi, nel quale sono stati approfonditi cases studies e best practices per la riqualificazione della città balneare, un’analisi della struttura urbana del waterfront ed infine il tema del verde pubblico e privato quest’ultimo sviluppato in parallelo, all’interno del progetto di tesi. Durante i mesi intercorsi, le attività (prevalentemente, 8
sopralluoghi, rilevazioni dati ed immagini, alcune riflessioni preliminari sugli esisti delle analisi) sono state condivise con i membri del gruppo di lavoro (tramite incontri virtuali, date le particolari condizioni di lavoro nel periodo della pandemia) ridefinendo di volta in volta obiettivi e strumenti di analisi. Nel mese di dicembre 2020 è stato presentato al Comune, un documento intermedio all’interno del quale sono state inserite diverse considerazioni emerse dal lavoro di rilievo e analisi critica, tradotte in analisi grafiche rappresentanti vari aspetti, criticità e potenzialità dello stato urbano e sociale del distretto, sui quali il gruppo aveva lavorato nei mesi precedenti. Il presente lavoro recupera ed integra quelle informazioni, muovendo dai primi interrogativi della ricerca, specificano meglio i caratteri del contesto così come emerso nelle attività di rilevazione, ma poi trovando uno sviluppo autonomo per elaborare una risposta ai quesiti che avevano avviato la ricerca e soprattutto individuare una possibile risposta progettuale di respiro più ampio e generale, ben distinta dalle soluzioni avanzate dal gruppo incaricato dal Comune di Riccione che era al contrario finalizzato a soluzioni specifiche e puntuali così come richiesto dal committente istituzionale. La tesi si articola secondo le quattro fasi distinte del lavoro di ricognizione, analisi critica e proposta progettuale che hanno caratterizzato la ricerca e che corrispondono ai quattro capitoli di seguito illustrati:
è cercato inoltre una nuova chiave di interpretazione che permettesse di elaborare un quadro di riferimento per le successive analisi. Nel capitolo, si è trattato prima del sistema del verde pubblico, con l’intento di ricercare i motivi che hanno escluso, nella trattazione disciplinare, il ruolo della componente privata, per poi porre l’attenzione sul tema specifico della ricerca, confrontando vari contesti europei ed extraeuropei anche alla ricerca di possibili suggestioni ed utili esempi di intervento. I capitoli centrali invece restituiscono le analisi svolte sul contesto: in particolare nel secondo capitolo verrà analizzato l’intero comune di Riccione, ricostruendone l’evoluzione storico-urbanistica e avanzando alcune considerazioni su aspetti sociali ed economici e dedicando uno spazio significativo allo studio delle dotazioni di verde pubblico presenti nel Comune, evidenziando l’importanza che assumerebbe la componente privata in un sistema di infrastrutture verdi e blu quale possibile strategia di rigenerazione urbana della città e di un suo adattamento a nuove condizioni di sostenibilità e resilienza. Il terzo invece analizza alcuni aspetti fondamentali del verde pubblico e privato all’interno del distretto Ceccarini: su di esso si concentreranno studi riguardanti le superfici, le specie arboree, le tipologie di verde associato alle varie edificazioni e agli isolati. Il salto di scala permette di affinare il metodo di analisi e soprattutto di rilevare aspetti e caratteri che assumono particolare rilevanza per l’elaborazione progettuale. Infine, il quarto ed ultimo capitolo presenterà alcune linee strategiche, articolate in obiettivi, strategie ed azioni specifiche per l’ambito pubblico e privato, oltre che nuovi spunti di approfondimento e riflessione per un tema, quello del verde privato, che potrà diventare centrale nell’evoluzione urbana delle città del futuro. Una proposta perché ogni componente di valore strategico della struttura urbana possa realmente ed efficacemente contribuire alla costruzione delle condizioni generali necessarie alla capacità di resilienza delle città del domani, un’ipotesti di intervento necessaria per rinnovare strumenti urbanistici e soprattutto introdurre elementi di profonda innovazione in alcune politiche urbane, capaci di spingere verso l’integrazione di interventi di settore con le strategie di carattere più generale.
FASE DI RICERCA TEORICA – “L’importanza del verde urbano dei complessi meccanismi della città” FASE DI ANALISI E CONTESTUALIZZAZIONE – “Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio” FASE DI SPERIMENTAZIONE METODOLOGICA – “Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini” FASE PROPOSITIVA – “Linee guida per il nuovo ruolo del verde privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente” Il primo capitolo contiene l’inquadramento teorico rispetto al tema di tesi, in esso verranno richiamati e discussi i testi presenti in letteratura nei quali si è cercato oltre alle conoscenze preliminari allo studio anche il supporto ad alcune ipotesi avanzate all’avvio del lavoro. In essi si 9
10
1 L’IMPORTANZA DEL VERDE URBANO NEI COMPLESSI MECCANISMI DELLA CITTÀ
Capitolo 1
12
L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
Si è ampiamente trattato di verde urbano negli ultimi decenni, un tema incalzante che si è evoluto tra concezioni spesso profondamente discordanti e tentativi di pianificazione più o meno riusciti. Nonostante l’ampia trattazione, il tema rimane centrale nel dibattito urbanistico a causa delle poche pratiche applicazioni che solo nel recente periodo stanno prendendo davvero piede. Scrivere di verde oggi non significa ripetersi in concetti già sufficientemente approfonditi: negli anni la società è mutata, sono cambiate le abitudini e si sono modificate le priorità, soprattutto grazie ad un’innovazione continua e costante. Sebbene quindi la trattazione sia già ampia e articolata, la necessità di verde è cambiata, diventando sempre più centrale, anche a causa degli effetti negativi che i cambiamenti climatici stanno arrecando ai sistemi urbani. Nel capitolo seguente verrà quindi affrontata l’evoluzione del verde urbano durante gli ultimi decenni, tra strumenti di pianificazione, classificazioni
e il concetto di rete infrastrutturale verde. Si evidenzieranno i benefici della natura nelle città e delle soluzioni resilienti, spesso prese in considerazione per nuovi interventi. Nel trattare il verde urbano si è soliti dimenticarsi di un contributo tutt’altro che secondario: il verde privato. Difficile comprendere come questa mancanza possa essersi protratta per così tanti anni, non riuscendo mai ad emergere e rimanendo all’ombra del verde pubblico. Nei primi due paragrafi si percepirà il verde privato come un tema dimenticato e solo di rado accennato, mentre nel paragrafo finale se ne analizzeranno le caratteristiche, attraverso i pochi studi condotti in alcuni contesti europei ed extraeuropei, e si affronteranno le difficoltà di raccolta dati per questa particolare componente, concludendo con alcune considerazioni riguardanti la crisi dei contesti urbani durante la recente pandemia.
13
1.1 IL RUOLO DEL VERDE URBANO NELLA CITTÀ MODERNA
L’evoluzione del pensiero urbanistico, e più precisamente del verde urbano, passa inevitabilmente dalle utopie prescientifiche che hanno ispirato Howard alla formulazione della città-giardino e che, seppur non trovando effettiva applicazione pratica, ha ispirato a sua volta figure di spicco di tutto il mondo. Altre applicazioni che ha segnato l’evoluzione di città europee, soprattutto inglesi, riguarda la green belt ovvero “cinture” di verde polifunzionale destinate ad impedire l’espansione urbana e tutelare il territorio agricolo, migliorando l’offerta di spazi verdi. Tuttavia, questo tipo di pianificazione non ha preso piede in Italia dove i suoli periurbani erano destinati all’approvvigionamento alimentare e, più recentemente, investiti dalla rendita urbana per la generalizzata attesa dell’urbanizzazione (cfr., Campos Venuti, 2004). Di contro, negli ultimi anni, alcune città italiane hanno rivalutato l’importanza e il valore che una cintura verde, inserita in un sistema di parchi fruibili ai cittadini, possa avere rispetto sia al contenimento dell’espansione che alla qualità dell’intero tessuto urbano; Milano fa parte di queste realtà attive (cfr., Tradi, 2018), e la sua green belt, formata da grandi parchi agricoli che circondano la città, sta diventando uno dei temi più interessanti per lo sviluppo paesaggistico del verde urbano.
Quando in letteratura si legge di verde urbano, le definizioni che si susseguono sono infinitamente varie ed articolate, quasi frutto di una percezione soggettiva dell’osservatore. Una tra le più utilizzate descrive il verde urbano come «quella porzione di territorio non edificata, di carattere privato o pubblico che coesiste con le strutture ed i manufatti e destinata al godimento e alla salute collettiva» (Marrone, Riccioli, 2008, p. 235). Questa definizione appare oggi vuota e superata: definire il verde urbano semplicemente come “una porzione di territorio non edificata” significa relegarlo ad un ruolo secondario rispetto al costruito, spogliandolo dell’importanza che esso ricopre nei meccanismi urbani. Rappresentandolo come un semplice “vuoto” esso perde, oltre che l’identità, anche la sua funzionalità visto che ci si curerebbe del verde quando esso diventa un problema, come accade per una buca sul manto stradale. Nelle Linee Guida per la Gestione del Verde Urbano, redatte dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel 2017, viene invece definito come «l’insieme delle componenti biologiche che concorrono a determinare l’impronta funzionale e paesaggistica di un centro abitato in equilibrio ecologico col territorio» (MATTM, 2017, p. 6). Viene quindi descritto come un sistema complesso di carattere eterogeneo e multifunzionale per la città ed i suoi abitanti, che mette in risalto il ruolo del verde all’interno del contesto urbano.
14
L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
«spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade». Questo doveva garantire spazi fruibili, ma spesso è stato trattato solo come un numero da esibire nel processo di approvazione degli strumenti urbanistici, senza essere realmente applicato o applicabile (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009). A più di cinquant’anni dall’entrata in vigore degli standard sono molte le riflessioni critiche su questo provvedimento come la mancanza di valutazioni differenziate per territori profondamente diversi, facendo sorgere l’ipotesi di inserire indici di performance dei servizi e di introdurre nuovi standard che possano misurare la dimensione sociale, assistenziale ed ecosistemica (cfr., Roccasalva, 2019). Il rapporto redatto dall’ISTAT nel 2014 in 116 comuni capoluoghi di provincia, ha evidenziato una media di verde urbano del 2,74% sulla superficie di ogni capoluogo, per un totale di 567 milioni di metri quadrati. Il rapporto analizza anche le dotazioni minime di 9 m2 per abitante insediabile, evidenziando che nella metà delle città si attesta una dotazione inferiore ai 20 m2 e in almeno 19 capoluoghi la soglia minima non viene raggiunta (2,2 milioni di cittadini). Nel XIII Rapporto redatto dall’ISPRA1, viene indicata la media complessiva pari a 31 m2 per abitante, ma alcuni comuni come Matera (990,5 m2/ab), Trento (399,6 m2/ab), Sondrio (316,9 m2/ab) o Potenza (190,9 m2/ab) alzano notevolmente la media rispetto a città molto più povere di verde fino a valori minimi di 2,2 m2/ab nel caso di Giuliano in Campania (cfr., Chiesura, 2017).
1.1 Green belt, Milano
A segnare pesantemente lo sviluppo delle città sono stati gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso quando «al boom edilizio, [..] si contrappone il crack urbanistico» (Orioli, 2013, p. 22). L’abuso del cemento armato, utilizzato per edifici sempre più alti e imponenti e l’assenza di pianificazione adeguata hanno ridotto sempre più le aree verdi, saturando il tessuto urbano. Solo nel 1968 si è posto fine a questo scempio costruttivo grazie ad uno strumento quanto mai necessario. Il D.M. 1444, oltre ad introdurre le zone territoriali omogenee, i limiti di edificabilità, altezza e distanza tra fabbricati, ha introdotto gli standard urbanistici riconoscendo una dotazione minima fissata a 18 m2, per ogni abitante insediato o da insediare, destinati a spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggio. In particolare, per la dotazione di verde viene indicata la quantità di 9 m2 per aree destinate a
Nel testo è evidenziato l’utilizzo di “verde urbano” che viene definito nel glossario allegato al documento ISTAT come: «il patrimonio di aree verdi [..] gestito (direttamente o indirettamente) da enti pubblici [..] in larga prevalenza destinato alla fruizione diretta da parte dei cittadini» e, nel lungo elenco delle tipologie, compare anche «il verde incolto» (ISTAT, 2014). Tuttavia, il testo del D.M. 1444/68 individua nella dotazione minima di aree verdi pubbliche tutte quelle aree “effettivamente utilizzabili” non permettendo di considerare nel calcolo questa categoria che spesso è formata di aree di grandi dimensioni. Assunte queste premesse, ci si rende conto che il verde 15
Capitolo 1
negli ultimi cinquant’anni è stato trattato alla stregua di un valore tabellare e, non tenendo conto del suo contributo all’interno della società e dei suoi effetti benefici, se ne è persa la concezione di risorsa.
adozione risulta ancora troppo limitata soprattutto nella pianificazione, strumento essenziale per tracciare le linee di sviluppo future delle città, e che se sostenuta dagli strumenti di gestione, avrebbe la capacità di esaltare la componente verde nelle città rendendole esteticamente piacevoli e soprattutto vivibili. Anche solo per abbozzare una pianificazione è necessario essere a conoscenza dell’intero patrimonio verde di cui la città dispone. La legge che prevede questo tipo di conoscenza è la n. 10 del 20132 nella quale si esortano i comuni con numero di abitanti superiore a 15.000, ad eseguire un censimento degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica (art 3 bis) al fine di crearne un “catasto”. I dati da reperire per la catalogazione degli alberi e delle componenti di verde pubblico (prati, cespugli, aiuole, ecc) sono di varia natura e comprendono sia caratteristiche quantitative che qualitative (parametri dendrometrici, specie, stato vegetativo, ubicazione). Questo strumento assume notevole importanza soprattutto riguardo la programmazione della manutenzione ordinaria e la progettazione di interventi di riqualificazione (cfr., Chiesura, 2017, p. 164). Viene anche richiesto al sindaco il Bilancio Arboreo «che deve indicare il rapporto fra il numero di alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica al principio e alla scadenza del naturale mandato» (art. 3 bis). Questo bilancio deve tenere conto anche della consistenza e della manutenzione delle aree verdi urbane. Inoltre, l’art. 4 della legge 10/2013, impone ai comuni inadempienti agli standard del D.M. 1444 del 1968 «di approvare le necessarie varianti urbanistiche per il verde e i servizi entro il 31 dicembre di ogni anno». Queste innovazioni sono un primo passo verso una nuova concezione del patrimonio arboreo e permettono di migliorare l’aspetto manutentivo, avendo chiaro il numero di alberi su cui intervenire, e di fornire un valido contributo negli aspetti progettuali per la scelta di nuova vegetazione da piantumare. I dati relativi al censimento evidenziano come 84 comuni capoluoghi di provincia, sui 116 analizzati, hanno provveduto al censimento del verde urbano, pari al 72,4% dei capoluoghi. Nel 53,6% dei casi si riferisce all’intero patrimonio verde comunale, di cui il 61,1% realizzato attraverso mappatura georeferenziata (cfr., ISTAT, 2014). Si noti che non vi è mai un riferimento al censimento di alberature e aree private, che pure contribuiscono alla
1.2 Disponibilità di verde urbano nei capoluoghi di provincia (m2/ab) (ISTAT, 2014)
1.1.1 LA PIANIFICAZIONE DEL VERDE Complice il rapido peggioramento del clima, la necessità di operare sul verde negli ultimi anni è diventata un imperativo: esso non deve più essere considerato come elemento fine a sé stesso, ma come ingranaggio fondamentale del complesso sistema urbano entrando a far parte di una coerente pianificazione. Gli strumenti che possono essere utilizzati sono di varia natura: si va dal rilievo puntuale di ogni albero (Censimento del Verde), ad una regolamentazione tecnica (Regolamento del Verde), una pianificazione strategica (Piano del verde) (cfr., MATTM, 2017), fino a strumenti meno conosciuti come la Carta del Verde e il Piano di Monitoraggio e Gestione del Verde Urbano. Tuttavia, vedremo che la loro 16
L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
formazione dell’intero patrimonio verde della città. Il Piano del Verde Urbano è uno strumento di pianificazione volontario ed integrativo del Piano Regolatore Generale volto ad una visione strategica delle infrastrutture verdi e blu e redatto da professionisti abilitati. Esso permette di determinare un programma di sviluppo quantitativo e qualitativo del patrimonio verde, la manutenzione e la gestione in relazione agli obiettivi dell’area urbana (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009, p. 15). Tuttavia, solo un capoluogo di provincia su 10, circa il 22%, si è dotato di un Piano del Verde Urbano (cfr., ISTAT, 2014).
Urbano non prevede una pianificazione integrata con i piani regolatori risultando quindi utile, ma non sostitutivo al Piano. Viene impiegato nel 44% dei comuni capoluoghi di provincia come evidenziato dalla figura 1.3. 72,4%
19,1%
53,2%
80,9%
61,7% Legenda Piano del Verde Regolamento del Verde Censimento del Verde
34,0%
4,3%
1.3 Strumenti di pianificazione e governo del verde approvati o attuati dai comuni capoluogo di provincia (ISTAT, 2014)
Esistono poi altri strumenti meno utilizzati dei quali alcuni comuni si sono dotati. Uno di questi è la Carta del Verde Urbano, di solo carattere divulgativo e informativo. È un “manifesto” nel quale i soggetti promotori dichiarano obiettivi e linee guida di tutela, intervento e promozione del verde (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009, p. 16). Infine, il Piano di Monitoraggio e Gestione del Verde Urbano è un documento di previsione e programmazione per il controllo annuale del verde pubblico, utile alle amministrazioni comunali per mantenere alta l’efficienza della vegetazione. Esso contiene le attività di controllo e gestione del patrimonio verde, ivi compreso il verde privato di interesse pubblico come parchi di ospedali, delle università o degli esercizi commerciali (cfr., MATTM, 2017, p. 8). Sebbene ognuno di questi strumenti abbia una sua importanza, è quantomeno auspicabile che buona parte dei comuni, con un numero mediamente alto di abitanti, si dotino dello strumento di pianificazione strategica del verde che, accompagnato da strumenti di gestione, monitoraggio e di intervento, permette la presenza di una vegetazione sempre più integrata nel sistema urbano.
Un altro documento per il governo del verde comunale, che può essere redatto da professionalità specifiche come agronomi o forestali, è il Regolamento del Verde Urbano. Esso ha carattere puramente prescrittivo e contiene norme sulla progettazione, l’attuazione e la manutenzione del verde pubblico e privato. Esso definisce le modalità di esecuzione delle nuove realizzazioni pubbliche e private, le specie e le tipologie dispositive per le varie specie ornamentali; contiene anche regole per l’abbattimento, la potatura e i danneggiamenti indicando anche le sanzioni in caso di inadempienza (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009, p. 15; Chiesura, 2017, p. 166). Il Regolamento del Verde
17
Italia
Nord 4,5%
45,5%
77,3%
Piano e censimento del verde assumono ancora più efficacia se vengono inseriti nel Sistema Informativo del Verde, uno strumento georeferenziato, dove vengono indicate le tipologie di verde urbano (derivanti dal Piano del Verde), i punti d’acqua o aree dotate di sistemi di irrigazione, le specie arboree, le aree fruibili e sensibili (scuole, ospedali, aree cani, ecc.) e i vincoli. Questo sistema, integrato con ogni tipo di informazione presente a livello locale o nazionale, permette di valutare le relazioni tra verde e costruito e contribuisce ad una conoscenza fondamentale in fase di progettazione in quanto permette di individuare i siti inquinanti e le zone sensibili, mentre con mappe meteo-climatiche è possibile conoscere le tendenze degli eventi estremi. Inoltre, permette di tenere traccia degli interventi di manutenzione sul patrimonio verde, i relativi costi, registrare e conservare lo storico degli interventi (cfr., MATTM, 2017, pp. 11-12).
10,3%
44,0%
Centro
Sud
Capitolo 1
Legenda Edifici Zone urbanizzate Zone agricole Idrografia principale Verde di arredo: giardini storici parchi urbani spazi verdi di quartiere Verde funzionale: sportivo scolastico sanitario Verde di servizio: viali e piazzali alberati aiuole spartitraffico parcheggi Verde “privato”: ville storiche strutture alberghiere Verde ambientale: mitigazione boschi green ways Verde tecnologico: verde pensile verde verticale 1.4 Censimento del verde pubblico del comune di Abano (Abano Green City, 2020)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
AMBITI OMOGENEI D’INTERVENTO
2 1
3 4 5
1. Ambito naturale protetto 2. Ambito agricolo ambientale 3. Ambito urbano 4. Ambito agricolo tradizionale 5. Ambito fluviale
Legenda Edifici Zone urbanizzate Zone agricole Idrografia principale Infrastruttura verde Buffer BlueWay Riconnessioni ambientali (siepi campestri, corridoi ecologici) Infrastruttura dei colli Euganei Direttrici principali mobilità verde (Abano BikeCity) Porte d’accesso con valore paesaggistico (Abano BikeCity) Interventi verdi scala micro 1.5 Masterplan per il nuovo Piano del Verde della città di Abano (Abano Green City, 2020)
19
Capitolo 1
1.1.2 LE FORME TIPICHE DEL VERDE URBANO Nonostante i pesanti lasciti di scrittori e filosofi che tra gli anni ‘80 e ’90 snobbavano il verde tanto da ironizzarlo come “idolatria del verde tipica di ambientalisti e naturalisti” (Corrado, Lambertini, 2011, pp. 17-18), dall’inizio del nuovo millennio qualcosa è cambiato, anche grazie alla Convenzione Europea del Paesaggio che ha aperto un dibattito nuovo alla riscoperta «delle processualità naturali, il piacere della coltivazione delle piante, l’estetica dei giardini, il ruolo sociale di orticoltori e giardinieri in città, l’incanto
dei prati fioriti spontanei in città e delle tanto perseguitate erbacce» (ibidem). Tuttavia, si percepisce oggi una certa stanchezza nell’uso di termini come “spazio verde” e “verde urbano”, pertanto sembra arrivato il momento di ripensare al modo in cui si percepiscono i paesaggi urbani. Risulta necessario un complicato processo di rinnovamento del vocabolario per esplorare le potenzialità offerte da altre espressioni, in modo da riferirsi all’ambiente con una visione nuova e coerente (cfr., ivi, p. 19). Pertanto, se da un
1.6 Parco attrezzato dello studio LAND a Essen, Germania (2016)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
lato il censimento del patrimonio arboreo, l’adozione di una pianificazione strategica e di un programma di gestione sono la base per il futuro del verde nelle città, dall’altro una classificazione passiva e quantitativa del patrimonio verde non può essere esaustiva. Limitarsi ad individuare e suddividere le aree verdi in arredo urbano, aree speciali, parchi urbani, verde storico e verde attrezzato, come da classificazione ISTAT, appare riduttivo nei confronti delle funzioni che queste aree svolgono. Se si prende come esempio il verde attrezzato, esso viene caratterizzato dalla presenza di strutture sportive, ludiche o ricreative ignorando completamente la componente vegetale (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009, pp. 21-22). Viene quindi persa la concezione del verde come sistema di organismi viventi e generatore di benefici ecologici e funzionali.
TIPOLOGIA
Spazi verdi di livello sub-comunale/comunale
Per valorizzare la classificazione è necessario comprendere quali sono le funzioni che svolge il verde: la prima e più importante è la funzione ecologico-ambientale poiché contribuisce a mitigare gli effetti negativi prodotti dall’attività dell’uomo, migliorando la qualità dell’aria e regolando il microclima. Come seconda funzione si evidenzia quella igienico-sanitaria, importante quando collegato anche alle strutture di cura visto gli effetti psicologici positivi sui pazienti. Svolge anche una funzione protettiva in territori sensibili o aree degradate (argini, scarpate o zone di pericolo frana) oltre alla funzione sociale, ricreativa e didattica e a quella estetico-architettonica (cfr., ISPRA, Chiesura, 2009, pp. 45-46). Si comprende come solo tramite l’utilizzo di indicatori relativi alla qualità ambientale ed ecologica degli spazi verdi è possibile ottenere una categorizzazione “attiva” degli elementi del patrimonio verde. Diventerebbe quindi possibile individuare, ad esempio, le aree che, per assenza o inefficacia del verde, sono più a rischio di effetti ambientali negativi per la qualità dell’aria, che talvolta causa provvedimenti come il blocco del traffico. L’Osservatorio Città Sostenibili propone una classificazione e una serie di indici (figure 1.7-1.8), limitati alla categoria dei giardini e parchi pubblici, che valutano la qualità degli spazi: ogni requisito dipende da indicatori di base che vengono calcolati tramite funzione ponderata degli indicatori di base (cfr., ivi, pp. 27-28).
DESCRIZIONE Verde di pertinenza per l’istruzione dell’obbligo Verde per attrezzature sportive in aree residenziali Parco o giardino pubblico al servizio di aree residenziali Parco o giardino storico Verde e attrezzature sportive in aree produttive/commerciali
Spazi verdi di interesse generale di livello comunale/ comprensoriale
Verde di pertinenza di attrezzature per l’istruzione superiore Verde di attrezzature sportive urbano/commerciali Parco pubblico di rilievo urbano/comprensoriale Aree a bosco/fascia fluviale demaniali o private accessibili
Elementi connettivi per la realizzazione di reti di spazi verdi
Piste ciclabili e strade verdi Viali e strade con alberature Strade ed aree pedonali
1.7 Classificazione proposta da Osservatorio Città Sostenibili (ISPRA & Chiesura, 2009)
INDICATORI FUNZIONALITÀ Funzioni rare Gioco bimbi e ragazzi Spazio anziani Recinto cani Percorsi senza barriere
SERVIZI E ARREDO Servizi igienici Acqua potabile Posteggio bicicletta Panchine Cestini
QUALITÀ ESTATICA Valore storico e artistico Varietà floristica Presenza dell’acqua Contesto e sfondo
FATTORI DI PRESSIONE Strade e traffico Ferrovie Elettrodotti Industrie Depositi
SICUREZZA Accessi pedonali e ciclabili sicuri Recinzione
MANUTENZIONE Manto erboso Percorsi Pulizia
1.8 Indicatori di base (ISPRA, Chiesura, 2009)
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Capitolo 1
1.1.3 ALTRE FORME DI VERDE URBANO Negli ultimi anni, grazie ad un’avanguardia tecnologica e costruttiva che offre prodotti sempre più innovativi sul mercato, sarebbe quasi riduttivo pensare che le tipologie di verde si esauriscano nelle categorie enunciate in precedenza; basti pensare ai tetti verdi, già da anni sfruttati in molti paesi europei che non trovano una collocazione in queste classificazioni. Esistono tetti verdi di tipo estensivo, maggiormente contribuenti alla biodiversità (cfr., Petsinaris et al., 2020), adatti per edifici esistenti con copertura piana o di grandi dimensioni che consentono il calpestio solo per la manutenzione e la limitata irrigazione di cui necessitano. I tetti verdi intensivi invece, sono più adatti su superfici mediamente piccole e sono paragonabili a giardini a terra visto che permettono di ospitare una vegetazione che sviluppi importanti radici. La manutenzione, necessaria per assicurare una buona salute ad alberi e arbusti, comprende l’irrigazione, la potatura, la concimazione e la rimozione di piante infestanti. Anche le pergole verdi vengono utilizzate in ambito
residenziale con la possibilità di creare zone d’ombra in un sistema a bassa manutenzione. Uno dei progetti più affascinanti che sfrutta questo sistema è di Costantino Nivola, artista e scultore che immaginava per la sua Orani una soluzione progettuale pubblicata sulla rivista Interiors nel 19533. In un paese di abitazioni realizzate in blocchi di granito e calcare in sagome cubiche che richiamano forme scultoree, ipotizzava un sistema di pergole verdi che potessero trasformare la città in un labirinto verde. La tinteggiatura azzurra nella porzione bassa delle abitazioni che richiama il colore del cielo, oggi risulta l’unico intervento realizzato dalle più recenti amministrazioni comunali. In questo borgo fatto di case in pietra molto vicine tra loro, si sarebbe scisso il significato di pubblico e privato creando, durante i mesi estivi, una serie di ambienti dove socializzare senza mai aver bisogno di una piazza, mentre nei mesi invernali le foglie cadute lascerebbero spazio ai raggi solari di infiltrarsi e riscaldare le facciate delle abitazioni.
1.9 Il labirinto verde immaginato da Nivola, disegni pubblicati sulla rivista Interiors nel 1953
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.10Le funzioni del tetto verde per il progetto del nuovo Policlinico di Milano dello studio Stefano Boeri Architetti (2008-2018)
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Capitolo 1
Oltre ai tetti e alle pergole, le tecnologie si stanno adattando per ottenere una buona efficienza e costi ridotti anche riguardo al verde verticale sotto forma di verde parietale, muro vegetale o di giardino verticale. Il verde parietale viene promosso soprattutto in contesti residenziali e commerciali, ottenuto con vegetazione rampicante piantata a terra o come vegetazione ricadente messe a dimora in contenitori o vasche collocate sui tetti. Importante è mantenere il giusto equilibrio tra vegetazione e manufatto per evitare danneggiamenti di materiali e superfici anche nelle applicazioni con supporti di griglie e telai (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, pp. 256-257). Il muro vegetale è invece realizzato con componenti industriali e accoglie un impianto di irrigazione automatizzato; viene solitamente utilizzato per mitigare gli impatti di queste strutture e, se certificato, funge anche da barriera acustica (ivi, p. 257). Infine, il giardino verticale utilizza sistemi industriali totalmente o parzialmente prefabbricati, spesso dotato di irrigazione automatica e permette di ospitare piante arbustive ed erbacee (ivi, pp. 257-258).
bordo strada per intercettare le acque piovane e ridurre il fenomeno del run-off e i fossati e bacini inondabili, per una raccolta controllata dell’acqua in caso di eventi estremi (cfr., Dessì et al, 2017). È chiaro che il verde in città sta assumendo forme nuove rispetto al passato che meritano di essere valutate e integrate nel complesso sistema urbano, tuttavia la concezione di naturale non deve assumere un significato ambiguo e controverso (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, p. 259). Bisogna prestare massima attenzione soprattutto di fronte a quei modelli di marketing che puntano a caratterizzare architetture iconiche nelle quali i componenti naturali svolgono una funzione puramente comunicativa come “la casa ecologica” e il “grattacielo verde” (cfr., Mussinelli et al, 2018, p. 119). Se da un lato il valore comunicativo di queste opere può risultare solido, le ingenti spese di costruzione e manutenzione possono vanificare il risparmio ottenuto da tutte le scelte green introdotte. In questo vasto panorama costellato di “situazioni verdi”, vi è ancora qualcosa che manca. Se da un lato il verde urbano si sta evolvendo, da mero parco cittadino ad esperienze più contemporanee e tecnologiche, esso è pur sempre considerato nella sua accezione di spazio pubblico; vi è però un insieme di aree che avrebbero eguali potenzialità di essere riabilitate e inserite in un concetto unico: i giardini privati. La mancanza di quest’ultima componente nelle considerazioni sul verde, che sarà affrontata nei paragrafi successivi, si percepisce come una grave assenza.
Nell’ambito di studio delle Nature-Based Solutions, che saranno trattate nel prossimo paragrafo, sono state sperimentate una serie di soluzioni innovative per l’infrastruttura verde e blu. Tra le tante tipologie di soluzioni verdi spiccano i giardini “tascabili”, interventi puntuali in ambiti poco frequentati nati a New York, i giardini condivisi gestiti dalla collettività per la produzione di ortaggi, frutti e fiori, poi ancora i giardini della pioggia utilizzati a
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.12 Liuzhou Forest City dello studio Stefano Boeri Architetti a Liuzhou, Cina
1.11 Muro vegetale progettato da Patrick Blanc del Caixa Forum a Madrid
1.13 Sistema del verde sulla High Line di New York, un diverso uso del verde in città
1.14 The Hillside Eco-Park di Z + T Studio a Changsha, Cina. Progetto a dislivelli con rain gardens
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Capitolo 1
1.1.4 IL CONCETTO DI INFRASTRUTTURA VERDE Elementi di connettività naturale: corridoi ecologici, fiumi, paesaggi naturali per la fauna selvatica e pareti di roccia; Elementi di connettività artificiali: ponti verdi ed ecodotti per favorire la fauna nel superamento di infrastrutture di trasporto.
La trattazione fatta fino ad ora valuta le aree verdi nella loro singolarità, utile per la conoscenza delle componenti vegetali che la caratterizzano, per una corretta manutenzione, grazie ad un adeguato uso degli strumenti visti in precedenza, e per supportare gli strumenti di pianificazione. L’obiettivo però è quello di ottenere una rete interconnessa tramite una pianificazione coerente, per cercare di connettere tutte le singole aree ed accrescere la qualità urbana complessiva.
Vista la complessità e la vastità di questi fattori, è importante una pianificazione dell’infrastruttura verde che comprenda varie scale, per mantenere integra la rete e fornire il maggior numero di servizi ecosistemici possibili4 (cfr., European Environment Agency, 2011, p. 30). Lo studio del territorio a scale differenti consente di valutare un’ampia gamma di benefici: a scala urbana ci si concentra principalmente sulla permeabilità dei suoli, sulla loro fruizione e qualità, mentre una visione più ampia permette, ad esempio, una valutazione dei corridoi ecologici.
Negli ultimi anni il concetto generale di infrastruttura, da sempre legato alle opere complementari utili per lo svolgimento di un’attività economica come strade, ferrovie e aeroporti, viene associata al termine “verde” generando così una «Green infrastructure refers to an interconnected green space network (including natural areas and features, public and private conservation lands, working lands with conservation values, and other protected open space) that is planned and managed for its natural resource value for the associated benefits it cofears to human populations» (Benedict, McMahon, 2006, p. 3). La definizione sottolinea l’importanza nelle città di una interconnessione di aree verdi pubbliche e private, evidenziando come la sua presenza apporterebbe un beneficio all’intera società. La rete che compone l’infrastruttura verde è costituita da una serie di elementi che concorrono, o possono concorrere, al mantenimento di una connessione continua. Il Manuale sulle Infrastrutture Verdi redatto nell’ambito del Progetto Interreg Central Europe MaGICLandscapes nel 2019 (cfr., John et al, 2019, p. 9) evidenzia i seguenti elementi:
Un esempio a vasta scala riguarda il progetto London Green Grid. Il piano, redatto nel 2011, vuole rendere più verde la città ponendosi tre obiettivi: proteggere e migliorare la rete verde degli spazi verdi includendo il Tamigi e le aree residenziali più grandi, iniziare una campagna di sensibilizzazione coinvolgendo i cittadini per un maggiore senso di appartenenza e garantire spazi verdi e aperti di alta qualità per rispondere alla sfida del clima (cfr., Mayor of London, 2011, p. 14). Questo piano studia la città su diversi livelli e a diverse scale: dalla Londra ecologica, a quella produttiva, fino alla valutazione della qualità dell’aria e del soundscape, individuando corridoi e connessioni strategici, percorsi ciclabili e pedonali, e destinazioni d’uso differenti per i vari distretti londinesi. Lo studio approfondito su diversi livelli mette in luce la complessità e la varietà del sistema dell’infrastruttura verde che, per essere ben progettata, ha bisogno di una profondità di pianificazione e interazione con il contesto raggiungibile solo se vengono considerate le diverse scale del territorio. Inoltre, l’analisi qui proposta vuole mettere in luce, la particolarità e le differenze che si generano all’interno del sistema infrastrutturale verde quando quest’ultimo viene considerato secondo diversi zoom.
Nodi: aree ad alto valore di biodiversità, spesso protette o di grandi dimensioni; Aree di ripristino/riqualificazione: suoli di nuova previsione di habitat utili per creare servizi ecosistemici; Aree con uso sostenibile del suolo: foreste multifunzionali e aree agricole ad elevato valore naturale; Elementi di verde urbano e peri-urbano: parchi, giardini, piccoli boschi, prati, tetti e pareti verdi, sistemi di drenaggio urbano sostenibile, campi sportivi, cimiteri con presenza di verde, orti, alberature, stagni;
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.15 Green Grid Areas (Mayor of London, 2011, p. 76)
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Capitolo 1
Uno degli esempi più significativi di intervento alla scala di quartiere, relativo alla costruzione di un’infrastruttura verde connessa ad intera rigenerazione del tessuto urbano, è l’Ekostaden Augustenborg a Malmö. Costruito negli anni ‘50 vede un lento declino già dagli anni ‘70 dovuto ad isolamenti termici insufficienti e un sistema fognario spesso in difficoltà. Si noti che questi problemi riscontrati nel quartiere svedese non sono così lontani dalle condizioni italiane attuali. Negli anni ‘90 è stato promosso un progetto di rigenerazione che adatti il quartiere per una migliore gestione delle acque con superfici a cielo aperto, incentivando l’uso di tetti e pareti verdi e migliorando gli spazi pubblici. Il progetto, che ha anche introdotto l’utilizzo di energie rinnovabili e nuovi sistemi di gestione dei rifiuti, (cfr., European Environment Agency, 2011) è stato seguito in altre realtà europee come la Francia che negli ultimi dieci anni ha visto la realizzazione di numerosi eco-quartieri, tra cui il Clichy-Batignolles a Parigi o il Bottière-Chénaie a Nantes.
plasmano a loro volta il territorio. La complessità di far interagire varie reti fra loro pone la necessità di un’innovazione degli strumenti di pianificazione per ogni scala di valutazione. Nell’articolo del professor Carlo Gasparrini pubblicato nel 2020 in Dossier Online si legge: «In questo quadro deve essere affermato il ruolo delle infrastrutture verdi e blu all’interno dei piani come componente strutturante di valore strategico per la rigenerazione urbana e territoriale, ripensando anche all’efficacia multiscalare della filiera che va dai piani di area vasta alla pianificazione urbanistica comunale e, contemporaneamente, dalle interazioni con i piani di settore in capo a specifici soggetti istituzionali». Nell’articolo viene evidenziata la necessità di nuovi standard urbanistico-ambientali che permettano di qualificare a livello performativo le infrastrutture verdi e blu. A questa valutazione globale di efficacia sono di basilare importanza i database di verde citati in precedenza per poter utilizzare valori maggiormente attendibili, che permettano scenari di intervento coerenti e a loro volta efficaci. Infine, oltre a nuovi strumenti è necessaria una diversa forma di governance che includa ulteriori soggetti sia pubblici che privati, da affiancare alla Pubblica Amministrazione e nuove risorse per introdurre soluzioni che aumentino la resilienza dei luoghi.
In questi progetti le infrastrutture verdi sono strettamente collegate a quelle blu5 per l’approccio dinamico all’adattamento e per le molteplicità dei rischi ambientali, ma non devono prescindere dalle infrastrutture grigie che
1.16Uno dei river di Augustenborg
1.17 Il grande parco pubblico dell’ecoquartiere Clichy-Batignolles, Parigi
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1.2 I BENEFICI DELL’INFRASTRUTTURA VERDE
Il principale veicolo dei cambiamenti climatici è dovuto agli insediamenti urbani, luoghi di fortissima antropizzazione dove la natura trova ormai, poco spazio. Non a caso, gli effetti negativi vengono maggiormente percepiti nelle grandi città (cfr., Filpa et al, 2009, p. 511) che, d’altro canto, sarebbero i luoghi dove il riscaldamento globale potrebbe essere combattuto con maggior efficacia (cfr., Mancuso, 2020, p. 65). Tuttavia, l’attuale incapacità delle città di gestire le problematiche riguardanti i fenomeni del climate change è sempre più evidente, per questo l’importanza di agire in tempi brevi sulla sicurezza, la valutazione del rischio, sull’adattamento, la difesa e la prevenzione (cfr., Musco, Zanchini, 2013) assume un valore indiscutibile. Surriscaldamento globale e aria sempre più inquinata, oltre che provocare evidenti danni all’essere umano, provocano conseguenze critiche anche al sistema floristico e faunistico, presente nell’ambiente urbano e nelle zone naturali circostanti, per i quali una mancanza di capacità d’adattamento rapida può indurre rischi enormi alla loro sopravvivenza. Il ruolo del verde, in questo contesto, entra con un’importanza strategica sia per quanto riguarda la mitigazione delle isole di calore, sia per una migliore gestione delle acque meteoriche e della qualità dell’aria; inoltre, anche il beneficio psicologico derivante dall’immersione nella natura e il ruolo della biodiversità negli ecosistemi urbani, non devono essere sottovalutati come importanti contributi che la componente verde può apportare alle città e ai suoi cittadini.
Come accennato in precedenza, gli effetti del cambiamento climatico non si trovano più solo in vaghi numeri e statistiche, iniziano a farsi più reali e tangibili con eventi estremi che diventano sempre più comuni. Uragani, inondazioni, ondate di calore e siccità hanno messo in ginocchio molte comunità con danni economici ingenti su fabbricati e raccolti, causando anche la morte di migliaia di persone. Senza dimenticare che sono in atto trasformazioni dovute al cambiamento climatico che avranno un effetto futuro sulla vita umana: il surriscaldamento globale sta causando lo scioglimento dei ghiacci del polo Artico, Antartico e della Groenlandia, influenzando nel lungo periodo l’innalzamento del livello delle maree (cfr., Manigrasso, 2019). Come evidenzia Stefano Caserini «L’aumento delle temperature medie globali già registrato nell’ultimo secolo, circa 1°C, è il più consistente registrato negli ultimi due millenni» (Caserini, 2016, p. 18). Gli effetti che oggi subiamo, suonano solo come un avvertimento; il futuro che ci attende sarà infatti contraddistinto da un lato, dalla convivenza e l’adattamento a questi eventi, mentre dall’altro è già necessario lavorare per limitare il verificarsi di questi fenomeni: «perciò si parla della Quarta Rivoluzione Industriale: dopo la meccanizzazione, l’elettrificazione, la digitalizzazione, adesso abbiamo da “sostenibilizzazione”» (Manigrasso, 2019, p. 91). Inoltre, la politica di limitare nuovo consumo suolo6 per contenere l’espansione urbana, non sta dando i risultati sperati, visto che i dati ISPRA evidenziano una ripresa nello sfruttamento di suolo libero dopo un rallentamento negli 29
Capitolo 1
anni successivi all’emanazione delle relative leggi regionali7 (cfr., ISPRA, 2019, p. 42). In questo senso, ampliare la superficie costruita ad oggi, significa compromettere sempre più il già precario equilibrio della condizione climatica, gravando ulteriormente sugli aspetti sopra citati,
oltre che diminuire le possibilità di interazione città-natura. Assunte queste premesse, il paragrafo cercherà di evidenziare come il verde e le superfici permeabili debbano essere centrali nell’evoluzione delle città per migliorare la qualità della vita e consentire un futuro ora incerto.
1.18 Ecoquartiere Bottière-Chênaie a Nantes (2005-2018)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.2.1 LA PRESA DI COSCIENZA E LA NECESSITÀ DI UNO SVILUPPO SOSTENIBILE Erano gli anni ‘60 quando si iniziò a comprendere che il mondo stava mutando, e che senza un’inversione strategica dello sviluppo urbano si sarebbe andati incontro a scenari catastrofici per l’intero pianeta. La prima occasione per un incontro internazionale avvenne con la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, tenutasi a Stoccolma nel 1972, nella quale furono enunciati 26 principi sulla relazione tra benessere sociale e tutela del patrimonio ambientale. Il testo, che aveva il fine di «ispirare i popoli verso un miglioramento dell’ambiente umano», risulta ancora oggi attuale. Il quindicesimo punto cita testualmente: «Nella pianificazione edile e urbana occorre evitare gli effetti negativi sull’ambiente, ricavandone i massimi vantaggi sociali, economici ed ecologici per tutti». Negli anni successivi il dibattito si accende e si moltiplicano gli incontri internazionali che restituiranno carte, piani e protocolli, ma che contribuiranno solo in minima parte a sovvertire le sorti del clima. Per citarne alcuni, nel 1987 verrà redatto “Our Common Future”, ricordato anche come Rapporto di Brundtland, nel quale il significato di sviluppo sostenibile sarà definito come «Sustainable development is development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own need» ed inoltre la protezione dell’ambiente diventerà una condizione necessaria per lo sviluppo duraturo (Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, 1987).
Nel 1992 viene emanata la Carta di Rio de Janeiro dove, sulla base dei punti della Conferenza di Stoccolma, vengono redatti 27 punti per individuare principi e responsabilità delle nazioni. Vedono luce anche una serie di documenti ufficiali tra cui Agenda 21, la Convenzione sulla diversità biologica e i Principi sulle foreste che contengono proposte di conservazione, rafforzamento e metodi di esecuzione per lo sviluppo futuro dei temi toccati. Altro anno fondamentale è il 1997 con il protocollo di Kyoto, dove vengono promulgati obblighi di riduzione all’emissione di gas inquinanti per ogni paese industrializzato. Entrato in vigore nel 2005, al 2013 gli stati che hanno aderito e ratificato il protocollo sono 192. Si può comprendere con quanta difficoltà si progredisca a seguito di questi incontri, una lentezza che non ha fatto altro che aggravare il fragile equilibrio tra attività dell’uomo e resistenza dell’ecosistema naturale. L’ultima tappa di questo quadro generale riguarda la più recente Conferenza del Clima di Parigi8 che impone un obiettivo importante per i 196 paesi che hanno aderito all’unanimità, ovvero la riduzione delle emissioni di diossido di carbonio per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e con una tempistica del “più presto possibile”; obiettivo che alcuni studiosi mettono già in discussione.
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Capitolo 1
1.2.2 IL RUOLO DEL VERDE NEL CAMBIAMENTO CLIMATICO Spesso snobbata, maltrattata e mal gestita, la natura si pone al mondo come un essere silenzioso e drasticamente essenziale. Per anni l’uomo ha voluto essere il principale protagonista del pianeta, cercando di imporsi sulla natura ponendosi ad essa superiore, ma fallendo miseramente. E non poteva essere altrimenti, visto che gli animali rappresentano solo lo 0,3% della biomassa, mentre le piante l’85% (cfr., Mancuso, 2020, p. 12). Emblematica, in questo contesto, è la rappresentazione che l’uomo aveva delle città, luoghi relegati alla perfezione architettonica, dove regnavano geometrie conosciute e regolari; basti pensare ai dipinti rinascimentali conosciuti come “La città ideale”, capolavori artistici nei quali di piante e natura non vi è traccia (ivi, p. 45). Questi erano il manifesto di come dovesse essere la città perfetta, icone in un certo senso rincorse, visto che i centri urbani risultano oggi poveri di verde. Le nostre città sono quindi figlie di espansioni incontrollate e leggi tardive dove si percepisce una latente
necessità di riportare la natura all’interno dei centri antropizzati per rendere non solo migliore la permanenza dell’uomo, ma rafforzarne la connessione con l’ambiente naturale. Per individuare i benefici che il verde, se ben progettato e pianificato, apporterebbe al sistema urbano, vengono di seguito elencate le diverse funzioni che esso svolge nella regolazione del clima e degli eventi atmosferici. Senza dimenticare che, il beneficio derivante dall’insieme di queste azioni, è riscontrabile solo se il verde rientra come componente diversificata di un’infrastruttura che attraversa l’intero sistema urbano. Si vedrà allora, come la compresenza e l’alternanza di soluzioni differenti nell’uso della natura in città, contribuiscano nel loro insieme a mitigare gli effetti climatici e, allo stesso tempo, a donare nuovi spazi pubblici visivamente attrattivi e fisicamente accoglienti e confortevoli.
1.19“Città ideale”, uno degli affreschi, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
Termoregolazione, isola di calore e conservazione dell’energia Uno degli effetti più importanti che la vegetazione svolge per le città è la termoregolazione. Nella torrida estate del 2003, le ondate di calore sono state responsabili di circa 70.000 morti solo nell’Europa continentale (cfr., Colucci, Cottino, 2015), mentre uno studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Sistema Sanitario della Regione Lazio stima che, tra il 2005 e il 2016, le ondate di calore siano costate la vita a 23.880 persone solo nelle 23 città esaminate. Ma gli effetti non si limitano solo a danni umani, incombono anche sull’agricoltura e sulla fauna, oltre che determinare, in ambiente urbano, una maggior richiesta di energia utile al raffrescamento degli ambienti. Superfici artificiali come l’asfalto stradale e i muri degli edifici durante le ore diurne, imprigionano calore che poi cercano di dissipare, con grandi difficoltà, durante la notte, rilasciandolo sotto forma di radiazioni infrarosse che contribuiscono a riscaldare nuovamente l’aria. Questa condizione rende asfissianti intere giornate abbassando notevolmente la qualità della vita. Contribuisce a questo fenomeno anche la morfologia urbana che, a causa di urbanizzazioni ad alta densità, può limitare la circolazione dell’aria, partecipando attivamente alla formazione delle isole di calore9. Gli schemi seguenti permettono di comprendere come la temperatura superficiale sia molto alta durante il giorno, soprattutto in corrispondenza delle aree maggiormente edificate, mentre un apprezzabile abbassamento avviene nei pressi delle zone naturali come parchi e corsi d’acqua, con una temperatura dell’aria inferiore e quasi costante. Durante le ore notturne la temperatura superficiale e dell’aria tendono a sovrapporsi innalzandosi notevolmente nelle zone ad alta densità ed abbassandosi in corrispondenza delle zone rurali (cfr., SOS4Life, 2020).
1.20 Effetti delle isole di calore nelle città (SOS4Life, 2020)
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Capitolo 1
La presenza di vegetazione tra gli edifici svolge quindi un ruolo fondamentale sia durante il giorno, assorbendo l’irraggiamento per favorire in parte la fotosintesi clorofilliana, sia durante la notte, visto che libera velocemente il calore assorbito, sotto forma di calore latente, permettendo così, attraverso il meccanismo dell’evapotraspirazione10, un raffrescamento dell’aria. L’ombreggiamento giornaliero e la presenza di superfici vegetali diventano fondamentali per intercettare i raggi solari prima che essi raggiungano superfici artificiali, riducendo il calore trasmesso dagli edifici all’atmosfera. Nei mesi invernali la vegetazione arborea funge da frangivento permettendo un minor abbassamento delle temperature e, grazie ad un accurato progetto di giardini, parchi e zone boschive, è possibile consentire ai raggi solari di riscaldare in modo naturale gli edifici. Oltre al beneficio diretto dato dal verde al microclima, esso provoca un vantaggio indiretto ossia la riduzione dell’uso di sistemi di condizionamento meccanici, tanto che negli Stati uniti se ne stima una riduzione tra il 20 e il 40% solo attraverso uno strategico posizionamento delle piante (cfr., Cameron et al, 2012). Particolare importanza assumono anche le coperture verdi che riducono la temperatura dell’intradosso grazie all’isolamento dei vari strati soprastanti, mentre alcune sperimentazioni riguardanti le facciate verdi indicano un abbassamento di più di 2°C nella parte interna della facciata. Tutte queste considerazioni tengono conto di condizioni ideali delle superfici permeabili e delle piante; tuttavia, il cambiamento del regime delle precipitazioni può provocare scompensi soprattutto ai prati che potrebbero ridurre la loro efficienza sugli effetti del microclima (cfr., ivi, 2012).
1.21Sistema di assorbimento, riflessione e trasmissione della radiazione solare da parte di una specie arborea (Rielaborazione da Dessì et al, 2017)
1.22Efficacia degli alberi in città (SOS4Life, 2020, p. 39)
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Il nuovo regime di precipitazioni e il run-off
ridurre la quota di evapotraspirazione data dalla vegetazione e dal suolo, coinvolge anche la falda che non essendo più alimentata dagli eventi meteorici può provocare variazioni nel comportamento meccanico dei suoli con possibili cedimenti e dissesti. Le aree verdi, siano esse parchi pubblici che giardini privati, svolgono quindi un ruolo fondamentale in ambiente urbano, essendo in grado di raccogliere l’acqua ed assorbirla lentamente, evitando fenomeni dannosi come l’inquinamento delle falde; al contempo, il patrimonio arboreo contribuisce ad intercettare le precipitazioni e quindi a rallentare l’afflusso di acqua alla rete fognaria (cfr., Cameron et al, 2012). Non a caso si è introdotto il termine “giardini privati” come componente delle aree verdi urbane: la mancanza di una approfondita visione dell’intera infrastruttura verde urbana dove, ad aree pubbliche, si uniscono quelle private, non può prescindere da una corretta analisi dei benefici totali. L’indifferenza al tema del privato, che si può constatare in piani e progetti di reti verdi per contesti nazionali e internazionali, evidenzia come, seppur siano stati fatti grandi passi avanti nella progettazione del verde, vi sia ancora qualche tassello mancante.
Negli ultimi anni il regime di precipitazioni ha subito delle significative variazioni; sebbene il quantitativo di pioggia sia invariato negli anni, si è ridotto il numero dei giorni in cui essa cade. Questo comporta un aumento della quantità, della durata e dell’intensità dei fenomeni piovosi (cfr., SOS4Life, 2020). A fenomeni molto intensi di precipitazioni sono contrapposti lunghi periodi di siccità che possono mettere in difficoltà l’ecosistema e che devono essere bilanciati da un apporto d’acqua al patrimonio verde, in modo che quest’ultimo possa svolgere al meglio la propria funzione. I recenti fenomeni di precipitazioni intense hanno spesso messo in ginocchio i sistemi fognari delle città a causa di superfici impermeabili che non permettono l’assorbimento delle acque meteoriche, in confronto a quelle permeabili. Alla forte impermeabilizzazione dei suoli si associa il fenomeno del run-off, ovvero lo scorrimento delle acque meteoriche su superfici non drenanti; quando ciò avviene, l’acqua porta con sé tutte le impurità e gli agenti inquinanti presenti sulla superficie, mentre in un contesto naturale il filtraggio nel terreno permetterebbe la depurazione delle acque piovane. L’interruzione poi del ciclo naturale delle acque, oltre che
1.23 Grafico delle quantità di pioggia, dei giorni e delle intensità (Dessì, et al, 2017, p. 41)
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Capitolo 1
Evapotraspirazione
Deflusso lento del volume di acqua
Evaporazione
Infiltrazione superficiale che aiuta il flusso del fiume Infiltrazione profonda che aiuta a ricaricare la falda Falda Fiume
Situazione rurale Situazione urbana
Deflusso rapido del volume di acqua
Evapotraspirazione limitata a causa della poca vegetazione
Infiltrazione superficiale che aiuta il flusso del fiume Infiltrazione profonda che aiuta a ricaricare la falda Falda Fiume
1.24Schema di impatto dell’urbanizzazione nel ciclo dell’acqua e nel run-off (Rielaborazione da Woods-Ballards et al, 2007)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
Bilanciamento di carbonio
Inquinamento acustico
Un altro effetto positivo dato dalla vegetazione, in questo caso soprattutto dalla componente arborea, è dato dalla capacità di rimuovere dall’atmosfera i principali inquinanti gassosi come CO2, NO2, CO, SO2 e O3, ma anche le polveri sottili se inferiori a 10 micron. Queste ultime contengono metalli pesanti, solfati, nitrati, ammonio, carbonio organico, idrocarburi aromatici policiclici, diossine e furani che possono causare gravi conseguenze al sistema respiratorio umano. Accade spesso che nei mesi invernali vengano emanati dei blocchi del traffico nelle città, soprattutto nei periodi di scarsa piovosità e in quelli con temperature basse in quanto favoriscono il ristagno dell’aria. In questo contesto, la qualità filtrante data dalla vegetazione dipende sia dalle caratteristiche fisico-chimiche delle molecole coinvolte, sia dalle dimensioni della pianta (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, p. 47). Per questo è importante, nella redazione dei piani del verde, porre attenzione alle nuove specie arboree da insediare in città, individuando, soprattutto nei filari stradali, quelle che meglio si comportano rispetto all’assorbimento degli inquinanti atmosferici; secondo uno studio eseguito dalla Regione Toscana per il Piano Regionale per la qualità dell’aria e dell’ambiente, è stato individuato che, seppur esistano delle specie che si comportano in modo differente rispetto ai diversi inquinanti, è in realtà un uso combinato delle stesse che permette il raggiungimento di un risultato apprezzabile (cfr., Regione Toscana, 2018). Anche in questo caso l’apporto di alberature private concorrerebbe ad una completa gestione del patrimonio arboreo urbano, sia in qualità di manutenzione che di studio sui benefici ambientali.
“Soundscape”, così viene definito dal musicologo canadese Murray Schafer l’insieme di suoni che provengono dall’ambiente. Fanno parte di questa categoria i suoni naturali dati dallo scroscio dell’acqua, il rumore del vento sugli alberi, il canto degli uccelli e tutti quei suoni provenienti dalla biodiversità. A questi si aggiungono i suoni prodotti dalla presenza dell’uomo e il rumore delle sue tecnologie come treni, fabbriche, automobili; quest’ultimi fanno parte dell’inquinamento acustico i quali, oltre che ridurre in un certo senso la percezione della natura, possono apportare seri disturbi anche ad ambienti periurbani, dove le infrastrutture “pesanti” si inseriscono non sempre nel rispetto dell’ambiente. Per quanto riguarda l’effetto sull’ecosistema naturale, i rumori prodotti dall’uomo possono mettere in difficoltà le specie animali che potrebbero non riuscire a difendere il loro nido o territorio tramite i suoni che mettono (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, p. 191). Anche in questo caso l’uso di spesse cinture di vegetazione attorno alla città, come nei pressi di strade ad alta percorrenza, può aiutare ad una migliore percezione e interazione dell’insediamento urbano con l’ambiente naturale.
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Capitolo 1
La biodiversità
Salute, benessere e paesaggi terapeutici
A popolare le città, dunque, non sono solo gli esseri umani, anche flora e fauna cercano di adattarsi all’azione antropica, trovando spazio nelle aree verdi e nei pressi di corsi d’acqua, per questo, il mantenimento della biodiversità in ambiente urbano è possibile solo attraverso una rete interconnessa di infrastrutture verdi e blu, cioè una rete formata da spazi verdi e connessioni fluviali. In ambiente urbano, ad alimentare la biodiversità sono le composizioni vegetali miste che permettono il nutrimento e il rifugio di insetti, mammiferi e uccelli (cfr., MATTM, 2017), mentre fondamentali sono le aree naturali protette e i cunei verdi che entrano in città (Corrado, Lambertini, 2011, p. 50). In Svizzera, a partire dai primi anni 2000, sono stati ritenuti contribuenti alla biodiversità anche i tetti verdi a bassa manutenzione poiché permettono agli animali di colonizzare l’habitat (cfr., Catalano et al, 2016, pp. 1-10). La biodiversità urbana soffre principalmente l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico ed agli stabilimenti industriali, ma anche le superfici vetrate, i pannelli fonoisolanti trasparenti a lato delle carreggiate, i cavi aerei e le pale eoliche costituiscono un pericolo per l’avifauna, come l’uso di pesticidi, che possono intossicare alcune specie animali, oppure l’uso di mezzi operativi per lo sfalcio dei prati e la potatura degli alberi che può creare un grande danno alla protezione dei nidi (cfr., Dinetti, 2017). Se da una parte la presenza di insediamenti può recare degli scompensi al mondo animale e vegetale, ambienti urbani ben progettati nel rispetto della natura e del suo ciclo vitale, «svolgono un ruolo nella conservazione della biodiversità globale, essendo di fatto dei mosaici di nicchie ecologiche che ospitano una diversità di specie» (Dinetti, 2017). È quindi un paesaggio urbano dove città e natura si intersecano, dove si instaura un rapporto di permeabilità tra le parti, ciò al quale si deve puntare: vi sono grandi aree permeabili nelle città che possono essere sfruttate come contenitori di biodiversità, nei quali attraverso percorsi verdi e blu, la natura può avvicinarsi all’ambiente costruito e viceversa, in un continuo scambio benefico per la formazione di una nuova “Natura Urbana”11.
Il processo di cambiamento a cui si sono sottoposte le città negli ultimi secoli ha provocato una diminuzione del livello di comfort per i cittadini. È risaputo che le persone vivono al meglio quando il luogo in cui si trovano trasmette sicurezza e permette una percezione di benessere, sia fisico che psicologico. Tra gli elementi che creano questo benessere fanno parte la morfologia dello spazio, i materiali vegetali e minerali, la presenza di acqua, di alberi e sedute ombreggiate lungo le aree pubbliche (cfr., SOS4Life, 2020). Non è un caso che durante le ferie estive le persone non siano in grado di rimanere nelle città, ma vadano alla ricerca di paesaggi naturali come il mare e la montagna, una ricerca della natura che scaturisce da un bisogno interno dell’uomo. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sull’incidenza del paesaggio verde sull’umore delle persone indicando la vegetazione come benefica nei confronti della gestione dello stress. Tuttavia, va evidenziato che le aree verdi non sono accessibili in egual misura a tutta la popolazione e sarà dovere della pianificazione rendere questa risorsa maggiormente godibile. Inoltre, l’uso della vegetazione nelle strutture di cura favorisce la riabilitazione da patologie acute o croniche attraverso il contatto diretto con piante ed elementi naturali. In questo caso, la natura permette di ristabilire il corretto equilibrio psichico, emotivo e sociale durante il delicato periodo della convalescenza (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, p. 130). Il tema si rivela di particolare importanza soprattutto nel caso degli ambienti di cura come residenze per anziani o istituti di cura per malattie degenerative, in quanto questi luoghi sono spesso affidati alla gestione di un privato e non alla pubblica amministrazione; la presenza di giardini e aree verdi, progettati al fine di rendere la permanenza di ospiti e visitatori più profonda e pacifica possibile, si inserisce nel bisogno di tornare a considerare la componente privata come parte essenziale dell’infrastruttura verde della città oltre che come contenitore di funzioni inseribili in un insieme già diversificato.
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.25 Progetto per un corridoio della biodiversità dello studio LAND a Montréal, Canada (2018)
1.26 Il giardino terapeutico del Kaufman Cancer Center, Mariland, USA
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Capitolo 1
1.2.3 LE SOLUZIONI RESILIENTI Oggi le città sono soggette a due tipi di fenomeni: da un lato eventi di shock come alluvioni e allagamenti, dall’altro azioni di stress come inquinamento dell’aria e dell’acqua, ondate di calore. Per combattere questi fenomeni la via da percorrere è individuata da due azioni strategiche: la mitigazione e l’adattamento. La prima punta a limitare le azioni dannose nel breve periodo per vederne un beneficio futuro ed ha come obiettivo la stabilizzazione della concentrazione atmosferica di gas serra sotto la soglia di pericolo indicata alla Conferenza di Parigi (2015) a 2°C rispetto alle temperature preindustriali12. La seconda invece, opera a livello preventivo o reattivo affinché si possa ridurre o annullare l’entità dei danni (cfr., Manigrasso, 2017). Se l’adattamento risponde a specifiche necessità di un determinato luogo ad attrezzarsi con piani, programmi, tecnologie per convivere con i cambiamenti climatici, gli effetti della mitigazione hanno una valenza molto più vasta, definita “a-spaziale” che mira ad evitare una catastrofe climatica planetaria (cfr., Dessì et al, 2017) per la quale ogni nazione deve contribuire a ottenere dei miglioramenti ambientali futuri diversi da quelli oggi prospettati.
analizzandoli attentamente ci si rende conto che il principio dell’adattamento è un requisito fondamentale per raggiungere la resilienza di un ecosistema. Essa quindi deve essere intesa come la capacità di rispondere sia alle fragilità territoriali, sia ai cambiamenti sociali ed economici (cfr., Savino, 2016). Nel contesto delle città, non bisogna dimenticarsi di una componente importante: il cittadino, ovvero l’essere vivente che meglio riesce ad adattarsi al contesto, a mutare le abitudini per sopravvivere; egli quindi non tende ad adeguarsi finché gli effetti negativi non toccano la loro sfera privata (ibidem). Per questo, prima ancora di costruire una “città resiliente” è necessario formare dei “cittadini resilienti”, ovvero una comunità consapevole di un possibile cambiamento e partecipativa. Nel complesso metabolismo delle città colpite dai cambiamenti climatici, un’attenta progettazione del verde e del paesaggio, unita ad una nuova concezione di rigenerazione urbana, non è solo capace di migliorare il senso qualitativo del vivere urbano, ma anche di aumentarne il grado di resilienza. In questo senso, resilienza, adattamento e mitigazione rientrano in una politica di sviluppo sostenibile che mira ad assicurare un futuro più “verde” per la città: gli effetti della vegetazione in ambiente urbano di cui si è trattato precedentemente, sono essenziali alla crescita di una nuova città capace di resistere alle evoluzioni in atto. Per raggiungere questo obiettivo, sono state istituite una serie di azioni sia a livello locale che nazionale volte ad un uso più consapevole dell’infrastruttura verde e ad una sua completa compenetrazione nell’ambiente edificato, tra cui soluzioni applicabili tramite piccoli interventi (Nature-Based Solutions) e piani inseriti in programmi di rinnovamento e rigenerazione di un’intera comunità (Piani Locali di Adattamento ai Cambiamenti Climatici).
A questi viene spesso accostato il termine resilienza13 che, come per i precedenti, deriva da altre discipline e viene utilizzato in urbanistica per spiegare la complessità dell’organismo urbano ad adattarsi a fenomeni improvvisi. Visto la grande risonanza mediatica degli ultimi anni, il termine resilienza viene definito in modi diversi: alcuni affermano che la resilienza dipende dall’abilità delle città di mantenere contemporaneamente le funzioni ecosistemiche e umane, mentre altri lo utilizzano per indicare la capacità di previsione dei cambiamenti per adattarsi alle circostanze di incertezza e trarne un vantaggio da situazioni altrimenti sfavorevoli. Spesso i termini di adattamento e resilienza vengono utilizzati come sinonimi l’uno dell’altro, ma
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
ottenibili, utilizzando i brownfield (aree residuali di contesti densamente urbanizzati), i fronti ciechi degli edifici o le opere edilizie ed infrastrutturali incompiute o abbandonate (cfr., Mussinelli et al, 2018, p. 119).
Nature-Based Solutions Le Nature-Based Solutions (NBS) prendono spunto dalla natura per affrontare le sfide socio-ambientali che oggi siamo chiamati a risolvere. La Commissione Europea ha individuato nelle NBS 4 obiettivi principali: • • • •
Risulta poi fondamentale la valutazione per il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento prefissati. Spesso si ricorre infatti, ad indici a valenza ambientale che tengono conto del valore direttamente associabile alla componente naturalistica e di valori funzionali quali permeabilità idraulica, risanamento o bonifica dei suoli e mobilità dolce locale. Della molteplicità di questi indici fanno parte i green factor14, mentre possono essere utilizzati indici a valenza naturalistico-ecosistemica specifica per tenere conto del valore della biodiversità e delle funzionalità ecologiche coinvolte, tra cui può essere citato il metodo STRAIN15. Tuttavia, questi metodi di calcolo non sono sufficienti a garantire gli standard progettuali e si rende necessaria una collaborazione tra vari soggetti, pubblici e privati, per valutare gli obiettivi comuni ed evitare discontinuità tra confini amministrativi (ivi, p. 120).
potenziamento dell’urbanizzazione sostenibile; ripristino degli ecosistemi degradati; sviluppo di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; miglioramento della gestione di rischio e resilienza.
A questi vengono associati 7 ambiti di intervento che riguardano: la rigenerazione urbana, il miglioramento delle aree urbane, la resilienza per le coste, il displuvio e ripristino degli ecosistemi, l’aumento nell’uso sostenibile di materiali ed energia, l’aumento il valore assicurativo degli ecosistemi e del sequestro di carbonio (cfr., European Commission, 2015, p. 7). Le NBS sperimentate alla scala architettonica, per edifici e spazi aperti, hanno dimostrato di restituire nuovi livelli di performance che altrimenti sarebbero difficilmente
1.27Schema che individua in maniera semplificata l’insieme delle NBS: uso della vegetazione come schermatura acustica e assorbimento dell’inquinamento, protezione idrogeologica di argini e scarpate, uso di pareti e tetti verdi (http://www.lifemetroadapt.eu/en/2020/05/19/nature-based-solutions-in-metropolitan-areas-characteristics-and-benefits/)
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Capitolo 1
Un documento stilato da GrowGreen individua una serie di nature-based e ‘gray’ solutions attraverso una collaborazione con alcune città europee tra cui, per l’Italia, ha contribuito il comune di Modena (cfr., Petsinaris et al, 2020). Il programma ha ricevuto dei fondi nell’ambito del progetto di innovazione Horizon 2020 promosso dall’Unione Europea nel 2014. La tabella successiva riporta l’elenco di
alcune soluzioni resilienti studiate e i rischi climatici che possono affrontare, tra queste si segnalano: i tetti verdi, le foreste verticali, i giardini della pioggia e le vasche di laminazione. Ogni soluzione, descritta dettagliatamente in schede approfondite nel documento, viene poi valutata in base ai benefici che essa apporta all’ambiente, agli aspetti sociali e culturali ed economici (figura 1.28).
1.28Benefici forniti dalle NBS (Petsinaris et al, 2020)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
L’attività in Italia
loro volta una nuova risorsa utilizzabile. In questo progetto, Bologna funge da banco di sperimentazione e prova, con l’obiettivo di rendere più resiliente la città ed essere da esempio applicativo per le comunità locali. Un’altra città che fin da subito si è messa in prima linea su questo tema è Padova che nel 2016 ha redatto le Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico. La metodologia utilizzata supporta la formulazione sia di Piani di Adattamento Locale, sia di Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e si avvale di 6 step riportati nella figura 1.29. Il documento analizza l’idrografia, le aree sensibili, il suolo impermeabile, l’irraggiamento su tetti e strade e propone azioni pilota all’interno di una porzione di territorio analizzata nel dettaglio (cfr., Comune di Padova, Università IUAV di Venezia, 2016).
Parallelamente ai progetti europei, in Emilia-Romagna viene promossa un’attività chiamata REBUS (REnovation of public Buildings and Urban Spaces), composta da laboratori e seminari, che ha prodotto una serie di guide pratiche, utili a professionisti e tecnici della pubblica amministrazione che si affacciano alla progettazione in termini resilienti degli spazi pubblici, proponendo interventi basati sulla rigenerazione attraverso la natura (Dessì et al, 2017). Le guide si compongono di cinque temi: materiali minerali e vegetali, acqua, alberi e infrastruttura verde, regimazione delle acque, attrattività degli spazi pubblici. Per ognuna di queste categorie vengono indicate delle soluzioni che contengono modalità di applicazione, vantaggi e suggerimenti di impiego. La Regione Emilia-Romagna è molto attiva sul tema del cambiamento climatico ed infatti Bologna è stata una delle prime città italiane a dotarsi di un Piano Locale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici come risultato del progetto BLUE AP (2012-2015), finanziato dal programma LIFE+. Con questo documento il Comune vuole preparare i cittadini a fronteggiare in modo efficace ondate di calore, siccità, inondazioni, alluvioni (adattamento reattivo), riducendo al tempo stesso le vulnerabilità esistenti nel territorio (adattamento preventivo). Tutte le debolezze che sono state riscontrate prevedono degli obiettivi da raggiungere per mezzo di azioni pilota (cfr., BLUE AP, 2015, p. 10). Il Profilo Climatico Locale, principale strumento di analisi, è stato redatto sia a livello regionale, per costruire una previsione degli scenari climatici futuri, sia a livello territoriale, per individuare le maggiori vulnerabilità in relazione alle proiezioni climatiche. Le modalità operative variano da nuove misure di adattamento nel RUE, a linee guida per le infrastrutture a rischio in occasione di eventi estremi, oltre che una campagna promozionale sui tetti verdi per migliorare il drenaggio delle aree impermeabilizzate, fino a sistemi di raccolta delle acque piovane che diventano a
1.29 Sintesi concettuale della metodologia utilizzata (Comune di Padova, Università IUAV di Venezia, 2016, p. 19)
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Capitolo 1
Roma ha invece aderito al programma 100 Resilient Cities16. La prima fase ha coinvolto un grande numero di soggetti per individuare i fattori di shock, stress e i principali punti di forza e debolezza della città, per poi stilare una strategia formata da 4 Pilastri, 16 Goal e 58 Azioni ritenute indispensabili per lo sviluppo resiliente. Tra i pilastri che fungono da obiettivi generali da perseguire, vengono individuate alcune azioni prioritarie tra cui istituire un Ufficio di Resilienza come unica centrale a servizio delle emergenze in città, governare il rilancio del Tevere, mettere in strada automezzi ecosostenibili e ottimizzare la raccolta differenziata (cfr., Comune di Roma, 2016). Milano è entrata a far parte dello stesso progetto cercando di rilevare le vulnerabilità per mezzo di Workshop, seminari e interviste. Individuate le 6 aree tematiche sono state identificate un totale di 59 strategie e 103 azioni. Ultimamente, il capoluogo lombardo, in collaborazione con enti regionali e locali, ha anche promosso un progetto di forestazione urbana conosciuto con il nome “ForestaMI”17 (2019) che prevede la messa a dimora di 3 milioni di alberi entro il 2030 e ne sono stati già piantumati più di 280.000. Il progetto milanese prevede di moltiplicare il numero delle piante lungo strade, piazze e cortili, sui tetti e sulle facciate degli edifici permettendo ad aziende e privati di donare alberi per la città. Azioni simili sono state intraprese anche da regioni come il Lazio, con un programma di messa a dimora di 6 milioni di alberi, e l’Emilia-Romagna, con 4 milioni e mezzo. L’idea si inserisce nel tema della forestazione urbana, ormai da tempo centrale nelle politiche di rigenerazione urbana di tutto il mondo (cfr., Mezzi, 2020)18 che hanno inserito nei programmi ingenti azioni di
piantumazione e recupero del patrimonio arboreo; le azioni, che ormai hanno assunto le connotazioni di un movimento, sembrano toccare non solo l’ambito urbanistico, ma anche questioni sociali ed umanitarie: urbanisti, politici, storici, religiosi19, semplici cittadini sono stati investiti da questa ondata “verde”20. Milano ancora una volta si dimostra al passo con i tempi e sulla scia della forestazione, sono stati conclusi una serie di progetti interessanti, più recenti come la Biblioteca degli Alberi (2018) e meno recenti, come Boscoincittà (1974). Tuttavia, la vera sfida non è la quantità di alberi piantati, ma la qualità che questi alberi possono creare in ambito urbano, evidenziando ancora una volta l’importanza della pianificazione, che Milano ancora non possiede, e che potrebbe pregiudicare la riuscita delle illuminate ambizioni dell’amministrazione (cfr., Scarsella, 2020). Nel grande “Atlante delle Nature Urbane” (Corrado, Lambertini, 2011) possiamo quindi trovare boschi e superfici boscate periurbane, parchi e boschi urbani, piccoli parchi di quartiere, giardini, alberature di strade, viali e piazze, e poi ancora scarpate, golene, orti e terreni agricoli, tutte facenti parte di una rete interconnessa tra spazi verdi e spazi urbani, ma ancora una volta sembra che la componente privata sia non tanto lasciata in secondo piano, quanto completamente dimenticata. Vedremo allora, come l’inserimento di quest’ultima in una concezione di rigenerazione resiliente, potrebbe far sì che la presenza, la cura e la gestione del verde privato diventino obiettivi sempre più importanti per assicurare un futuro migliore alle città.
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.30Visione concettuale per la Forest City di Shijiazhuang dello studio Stefano Boeri Architetti, Cina (2015)
1.31Parco “Biblioteca degli Alberi”, Milano: la varietà della natura
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1.3 IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO COME COMPONENTE DELL’INFRASTRUTTURA VERDE
Come abbiamo potuto constatare fino ad ora, nel trattare il verde urbano difficilmente si trovano informazioni relative al verde privato; in alcuni testi, per esempio, se ne evidenzia solamente l’importanza rimandando la discussione a sviluppi futuri (cfr., Cameron et al, 2012). Questo continuo procrastinare deriva da molti fattori che influiscono sul tema, dalla difficoltà nel reperire dati, alla mancanza di un censimento e di una pianificazione specifica. Tuttavia, non è possibile trattare l’infrastruttura verde senza considerarne una porzione così incidente sul tessuto urbano. Alcuni studi che vedono protagonista il verde privato e che analizzeremo in seguito, indicano infatti una quantità di superfici verdi private di poco inferiori alla quantità relativa al tutto il verde urbano.
Alla luce di ciò, quanto possono essere attendibili gli studi sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici se una componente così consistente viene trascurata? Analizzare solo una parte del verde urbano sarebbe alla stregua di un’analisi sul tessuto edilizio nella quale non si considerano le residenze private, sarebbe quindi una follia che ridurrebbe ogni considerazione ad un’ipotesi vaga. In questa prospettiva, l’intento del seguente paragrafo è quello di indagare le difficoltà nel trattare questo argomento, per il quale le caratteristiche e gli effetti positivi sono i medesimi del verde pubblico trattati in precedenza. Qui l’obiettivo si discosta da un’analisi benefica della componente verde, per concentrarsi sulle possibili motivazioni che hanno indotto le governances ad occuparsi del privato solo in termini puramente tecnici.
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.3.1 UNA PRIMA PROBLEMATICA: LA GESTIONE DEI GIARDINI PRIVATI E LE DIFFICOLTÀ DI INTERVENTO diverse social drivers» (Barnes et al, 2020). L’associazione del giardino ad un micro-paesaggio ci indica, già in questa definizione, quanta varietà arborea si possa incontrare nella successione continua degli spazi privati. Nel Regno Unito, si stima che l’87% delle famiglie ha accesso a un giardino privato, e difatti, uno studio, che vede protagonisti gli stati d’oltremanica, ha evidenziato che nelle città i giardini privati costituiscono in media tra il 22 e il 36% dell’area urbana totale e tra il 35 e il 47% di tutto il verde urbano. La più grande quantità di verde è associata a case bifamiliari risalenti agli anni ‘30 (57%), mentre le abitazioni più moderne incidono per un 13%, con la percentuale rimanente legata ad abitazioni di altezza medio-bassa (cfr., Cameron et al, 2012, p. 130).
Se da un lato il verde pubblico si ripete nelle sue caratteristiche principali in tutto il territorio della città, dall’altro il verde privato si è evoluto con una diversa eterogeneità a livello sia di progettazione che di scelta delle componenti. Solitamente a guidare queste differenze estetiche è il gusto del proprietario che può prediligere, ad esempio, composizioni esotiche a quelle più comunemente riscontrabili nel contesto insediativo; di contro si possono trovare nel tessuto urbano proprietà private il cui giardino, privo di ogni tipo di vegetazione, si conforma in sole aree impermeabili. Si è introdotto qui il tema del giardino, in quanto esso rappresenta la tipologia di verde privato maggiormente presente in quei tessuti urbani dove, ad una lottizzazione basata su abitazioni singole, non si sono sostituite le pianificazioni di espansione basate su tipologie abitative più dense. I giardini, presenti prevalentemente in Europa e Nord America, si sviluppano secondo un’interazione continua tra i fruitori diretti (proprietari) e indiretti (i vicini e i passanti). Essi possono essere definiti come «micro residential landscapes that include topography, vegetation, associated plants and soil, water features, built features, and spatial configurations that are privately owned and maintained by an individual household and influenced by
Che sia attraverso i dati scientifici o tramite un semplice sopralluogo nelle aree residenziali, ci si rende conto di quanto sia rilevante la componente privata; risulta quantomai necessario avviare uno studio anche nei contesti italiani, per conoscerne non solo le qualità e le quantità, ma anche le caratteristiche e i benefici che essi possono restituire ai luoghi urbani se pensati come estensione della sfera pubblica.
1.32Uno degli esempi di connessione tra verde pubblico e privato a Saint Cloud, Minnesota (Google Maps)
1.33 Il verde privato in un quartiere residenziale a nord di Londra (Google Maps)
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Capitolo 1
1.34Lottizzazione residenziale londinese: si nota come la componente di verde sia maggiormente composta dai giardini privati (Google Earth)
1.35 Un caso italiano: lottizzazione residenziale a Mestre. Isolati densamente costruiti e con poco spazio lasciato al verde (Google Earth)
1.36Un caso italiano: lottizzazione residenziale a Noventa Padovana. Grande quantità di verde privato (Google Earth)
1.37 Un caso italiano: la periferia dove verde publico, privato e agricolo tendono a fondersi (Google Earth)
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
Negli Stati Uniti dove il confine tra proprietà pubblica e privata tende a dissolversi, sono stati eseguiti dei sondaggi sugli ecosystem disservices, ovvero quei processi generati dagli spazi verdi e che si possono tradurre in effetti sia positivi che negativi nella percezione del proprietario rispetto al suo giardino (cfr., Campagne et al, 2018, p. 2). Questi riguardano sia la presenza di animali fastidiosi come zanzare, roditori e talpe, che la manutenzione dello spazio stesso. Infatti, molti proprietari hanno indicato la cura del giardino come uno spreco di risorse, di acqua, tempo ed energia, immaginando quasi di poter avere un giardino che si prende cura da solo (cfr., Barnes et al, 2020, p. 1173). L’attenzione all’esperienza americana evidenzia un aspetto importante: studiare, attraverso interviste e questionari, la percezione che i privati hanno dei propri giardini e conoscere quali sono i disservizi che non sono disposti ad accettare, rappresenta uno degli strumenti fondamentali per il progettista o pianificatore che si approccia alla conoscenza della sfera privata. Nonostante questo lavoro statistico possa sembrare lungo e fine a sé stesso, ascoltare i bisogni e le proposte di quelli che saranno i fruitori del progetto finale è sicuramente una possibilità che punta al raggiungimento del miglior risultato: ogni individuo infatti, contribuirebbe alla ricerca di una soluzione su misura e calata nel contesto. L’attenta costruzione di questionari e interviste può far emergere richieste e condizioni di quel singolo luogo che, un pianificatore o progettista, non sarebbe in grado di ricavare e risolvere. Per questo si può constatare che la prima difficoltà nello studio del verde privato è relegata ad una mancanza primaria di dati, la quale però, potrebbe essere completata attraverso strategie di collaborazione tra pubblico e privato come appena illustrato. L’esperienza americana evidenzia inoltre che in molti casi il costo è l’ostacolo che maggiormente limita il privato nella realizzazione o gestione accurata di una propria area verde; questo aspetto può compromettere sensibilmente un sistema di rete infrastrutturale verde che tiene conto di una componente privata mal gestita, come elemento per la rigenerazione sostenibile della città. In Gran Bretagna, è stato condotto uno studio sulla percezione che
i cittadini hanno del giardino: essi lo vedono come un lusso ed effettivamente questi terreni sono associati a famiglie con un reddito medio-alto (cfr., Cameron et al, 2012, p. 130). Infatti, a seconda della dimensione del giardino, i costi di manutenzione o realizzazione sono più o meno alti, in base al risultato che si vuole ottenere e preservare21. La problematica che si vuole evidenziare è che la mancanza di intervento del privato sulla propria area dovuta ai costi da sostenere, può condurre ad una frammentazione eccessiva della rete verde, perdendo così alcuni dei benefici trattati nel paragrafo precedente. Se a livello pubblico possono essere sostenuti costi per la rigenerazione resiliente di alcune aree, attraverso l’introduzione delle NBS ad esempio, nel privato la situazione risulta meno controllabile e quindi il risultato finale potrebbe non essere quello desiderato. In realtà, se l’intero sistema del verde privato rientrasse in una visione sia normativa che progettuale unica con il verde pubblico, si potrebbero gestire i costi parziali a livello comunitario, permettendo di ridurre le spese più elevate. In questo modo il privato sarebbe incentivato a eseguire alcune sistemazioni nel suo giardino in quanto “dividerebbe” le spese con la Pubblica Amministrazione e quest’ultima ne ricaverebbe un controllo sullo stato dello stesso. Alcune soluzioni che richiamano questa proposta sono state introdotte a livello nazionale, ma la scelta ultima rimane quella del privato e forse l’inserimento dei giardini in un sistema unico con il verde pubblico è ancora una prospettiva lontana. Tra il 2020 e il 2021, ad incentivare i cittadini italiani, è stato il “Bonus verde”, che permette la detrazione fiscale al 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, comprese le pertinenze, le recinzioni, gli impianti di irrigazione, la realizzazione di pozzi, le coperture a verde e i giardini pensili. Tra le spese ammesse per la detrazione compare la sistemazione del verde di aree scoperte di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, gli impianti di irrigazione e la realizzazione di pozzi, la riqualifica dei prati, potature, fornitura di piante ed arbusti, realizzazione di coperture verdi e giardini pensili.
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Capitolo 1
Nella componente del verde privato, oltre ai giardini, assumono una certa importanza anche una serie di spazi meno comuni, talvolta di carattere semi-pubblico, che si inseriscono nelle lottizzazioni condominiali. Questi spazi, solitamente non recintati, svolgono funzioni simili a quelle dei giardini privati, con la differenza che sono fruibili principalmente dai condomini, ma non impediscono il libero godimento da parte di tutti. Gli edifici provvisti di questo tipo di spazi solitamente si trovano nelle zone più lontane dal centro urbano, dove l’urbanizzazione non ha cancellato gli spazi verdi ad essi connessi e percettivamente risultano come spazi più accoglienti ad abitabili, probabilmente perché gestiti da una comunità. Anche in questo caso si potrebbero fare degli interessanti ragionamenti di inserimento della componente semipubblica all’intero dell’infrastruttura verde della città. Entrambe le presenze, giardini privati e semi-pubblici, mancano di una riflessione critica che esuli da un contesto legislativo legato solamente ad una normativa passiva e distaccata delle aree; come illustrato nel primo paragrafo, sia a livello nazionale che locale, gli unici strumenti che si occupano di verde rientrano in regolamenti e piani non sempre volti ad una moderna concezione delle sue caratteristiche ambientali e sociali. Oltre a ciò, il verde privato non viene menzionato da nessuno di questi se non in alcuni regolamenti comunali che ne normano le potature e la manutenzione. Vi è quindi una forte mancanza, a partire dal livello giuridico, in materia di considerazioni sulla gestione del verde privato; sicuramente si tratta di una sfera molto delicata da trattare, soprattutto in contesti dove quest’ultima risulta un diritto imprescindibile e intoccabile. Eppure, tanto si è parlato di infrastruttura verde, di piani di adattamento, di conservazione della biodiversità, di recupero della natura in ambito urbano, di fronteggiare attraverso il verde gli effetti del cambiamento climatico sulle città come problematica del secolo e come se non ci fossero altre vie d’uscita. Allora perché non si è inserita alcuna considerazione su di una componente così presente nel tessuto?
1.38Verde semi-pubblico condominiale a Ceské Budejovice, Repubblica Ceca (Google Earth)
1.39Un esempio di giardino condominiale
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L’importanza del verde urbano nei complessi meccanismi della città
1.3.2 LE MANCANZE CONOSCITIVE SUL VERDE PRIVATO Nella questione della mancanza di intervento sul verde privato, emblematica è l’analisi fatta da Giuseppe Campos Venuti nel 2004: «ci si è limitati a pensare esclusivamente all’aspetto fruitivo del verde, previsto quindi soltanto su aree pubbliche; dimenticando invece l’aspetto ecologico (e paesaggistico) del verde, la cui realizzazione è altrettanto valida su aree private, aree che non costano alla comunità, per l’impianto come per la manutenzione, oggi assai onerosa» (Campos Venuti, 2004). Nello stesso intervento l’urbanista evidenzia che per la destinazione urbana sarebbe opportuno avere almeno il 50% dell’area totale destinata a verde senza che l’edificabilità concentrata superi i limiti di tolleranza sociale e funzionale. Inoltre, i parametri ecologici non possono essere calcolati solo considerando il verde pubblico, devono necessariamente tener conto dell’importanza delle aree private, per le quali è quanto mai necessario cominciare a riconoscerne il valore ecologicoambientale.
i parametri dello stato delle piante presenti nelle varie aree, come del loro effettivo contributo al beneficio ambientale netto del sistema arboreo totale. A questo proposito, nella Western Carolina University è stata sviluppata un’applicazione per smartphone chiamata “WCU Tree”, che ha permesso di censire il patrimonio arboreo appartenente all’università con la possibilità di inserire parametri e foto relative ad ogni pianta censita22. La stessa operazione potrebbe essere eseguita per registrare le aree private attraverso la partecipazione dei cittadini: ogni albero avrebbe associato alcune foto per il riconoscimento, in caso il proprietario non identifichi la specie o compia degli errori in fase di compilazione, e le caratteristiche rilevabili attraverso semplici strumenti di misura, come diametro e se possibile altezza e dimensione della chioma, sarebbero associate all’istanza e direttamente interrogabili. L’albero verrebbe catalogato mediante un ID code e grazie alle informazioni di base compilate dai privati e supervisionate, i professionisti sarebbero in grado di inserire i dati relativi all’impatto ambientale che svolgono, confrontandoli eventualmente con i costi annuali per il mantenimento in buono stato delle piante. L’unione di questi dati con quelli relativi al censimento pubblico permetterebbe di conoscere specifiche quantità di energia conservata, di acqua piovana filtrata, di miglioramento della qualità dell’aria e di biossido di carbonio rimosso23. La partecipazione del privato risulta quindi di fondamentale importanza, sia per una maggiore velocità di raccolta dei dati, sia per svolgere una campagna di sensibilizzazione che inviti i cittadini a prendersi cura del proprio patrimonio vegetale. Ad oggi sono molte le aree private che presentano pavimentazioni impermeabili, principalmente per un vantaggio manutentivo, ma che in grandi quantità provocano maggiori disagi e consumi, soprattutto se concepite nell’insieme delle problematiche che i terreni non trattati a verde causano in ambienti minacciati da fenomeni come bombe d’acqua e alluvioni.
Una delle difficoltà, già riscontrate in precedenza sul tema della gestione, riguarda la completa assenza di un database che individui la situazione attuale delle aree verdi di proprietà privata. I dati da catalogare sarebbero della stessa tipologia censita per il verde pubblico individuando così sia la permeabilità delle aree, sia il patrimonio arboreo con i relativi parametri dendrometrici, di specie, lo stato vegetativo e le dimensioni. Questi dati inseriti all’interno di una piattaforma geolocalizzata permetterebbero di conoscere l’esatta posizione della pianta e la proprietà a cui è associata. La mancanza di una banca dati riguardante il verde privato è dovuta sicuramente ad una complessità operativa: le immagini satellitari/aeree non sono spesso in grado di ricavare con precisione le aree trattate a verde a causa della vegetazione, come la chioma di alberi e arbusti, che occulta la visione e la rilevazione delle aree sottostanti. L’intelligenza artificiale non sarebbe comunque in grado di classificare le tipologie di verde rimandando quindi ad un’analisi caso per caso, ovvero alla necessità di un sopralluogo. Inoltre, non sarebbe possibile analizzare, attraverso strumenti di telerilevamento, le specie arboree ed
Particolari ragionamenti dovrebbero invece essere fatti nei centri storici, nei quali i suoli privati non costruiti sono limitati
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Capitolo 1
1.3.3 LO SCENARIO POST-COVID: ALLA RICONQUISTA DEGLI SPAZI VERDI PRIVATI e l’impermeabilità di buona parte delle aree rende la città soffocante d’estate e pericolosa nei giorni piovosi. In questi contesti, il rischio di una frammentazione eccessiva del verde metterebbe a repentaglio la presenza di biodiversità all’interno dei centri urbani ed è quindi importante la valorizzazione e la riconnessione degli elementi (cfr., Corrado, Lambertini, 2011, p. 217). Uno studio che avrebbe potuto interessare il tema delle aree verdi private in contesti storici, è la rilevazione tramite strumentazione GIS del verde della città di Padova; studio guidato nel 2018 dal professor De Marchi24, per il quale però non si è compreso quanto e in che termini la componente privata fosse stata considerata dai sistemi di rilevamento. Si riscontra così che tra le cause di difficoltà nella gestione del verde privato, non vi sia solo una mancanza a livello normativo, ma che anche negli strumenti di rilevazione vi sono delle criticità per l’uso su suolo privato. Queste considerazioni, unite a dimenticanze come l’inserimento del privato nelle riflessioni sulla resilienza della città, determinano una difficoltà non indifferente non solo nello studio della componente stessa, ma anche nel reperimento di dati; dimenticanze che trasformano un tema strategico, che permetterebbe di inserire nuove considerazioni e nuovi spunti nella trattazione delle green and blue infrastructures, in un oggetto di studio ancora più interessante e innovativo nei pensieri moderni sull’urbano che in questa tesi si vogliono affrontare.
Volendo concludere lo svolgimento della discussione sul verde privato, si trova interessante fare un’ultima considerazione relativa ad una situazione attuale, che nella sua tragicità, ha saputo donare nuovi spunti di riflessione riguardo al tema oggetto di studio. Nella profonda crisi dovuta alla pandemia da COVID-19 apparsa in Italia e nel mondo nei primi mesi del 2020, il sistema sanitario di ogni nazione è stato messo in ginocchio tanto da rendere necessarie restrizioni agli spostamenti per limitarne la diffusione, isolando le persone all’interno della propria abitazione. In questa fase si sono registrate gravi conseguenze economiche e sociali che hanno portato a depressione, stress e disturbi d’ansia nelle persone. Durante i mesi di quarantena si è assistito ad un crescente bisogno di contatto con le aree verdi, anche solo per percepire la natura: ciò che prima sembrava quasi superfluo, dalla passeggiata al parco ad un pranzo tra gli alberi, nei mesi di quarantena forzata, è diventata quasi una necessità25. Chi aveva la fortuna di godere di un giardino privato, come anche di abitare in contesti in cui la natura si relaziona l’urbano, ha potuto vivere quel periodo senza questa particolare necessità; non è un caso infatti che molteplici studi dimostrino l’effetto benefico dato dalla presenza di verde sull’uomo, nei quali si evidenzia anche il miglioramento sotto l’aspetto emotivo, delle funzioni cognitive e del comportamento (cfr., Suyin Chalmin-Pui et al, 2020). Torna quindi in auge il “grande scomparso”, il giardino privato, la piccola oasi di verde in mano alla gestione del singolo, come componente essenziale per una
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vita benefica e in connessione con la natura; una presenza passiva che diventa attiva nel momento in cui si comincia a prendersene cura, a renderla congeniale ai propri bisogni. È infatti la percezione del verde che cambia e che necessita di una progettazione coerente degli spazi, che ottimizzata dalla pianificazione, non solo potrebbe donare nuova vita a queste piccole aree, ma anche inserirle in discussioni che comprendono un sistema unico tra verde e spazio urbano, pubblico e privato. Nondimeno, la crisi epidemiologica ha messo in discussione un sistema urbano, già coinvolto da eventi estremi dovuti al cambiamento climatico, obbligando cittadini e governatori ad un ripensamento del tessuto consolidato della città, ormai non più in grado di sostenersi attraverso gli interventi tecnologici. Si è visto come la città, per come è strutturata oggi, non è in grado né di affrontare avvenimenti improvvisi, né a lungo termine e quando l’emergenza sanitaria sarà in qualche modo superata, potrebbe essere necessario riorganizzare l’organismo urbano. L’avvento dello smart working e della didattica a distanza hanno avuto il solo effetto di anticipare i tempi verso una società che potrebbe avere sempre meno contatti ed esperienze sociali. Non si vuole, in questa sede, disquisire gli effetti positivi e negativi che essi possono recare, si vuole solo evidenziare come sia necessario un ripensamento integrale della città. Come afferma il paesaggista e architetto Andreas Kipar la sfida del futuro non sarà solo lo spazio aperto, ma anche quello privato (cfr., Scarsella, 2020): la digitalizzazione estende la sfera pubblica, ma individualizza la vita civica. Per questo sarà necessario ripensare ad un organismo urbano dove il verde non è più suddiviso nettamente tra privato e pubblico,
ma rinasce in una concezione nuova, nella quale le due parti si compenetrano e si influenzano a vicenda; una visione dove sostenibilità, resilienza e attenzione ai cambiamenti climatici sono le componenti principali di una rete di spazi verdi nei quali sarà possibile ritrovare e privilegiare una vita culturale e sociale (cfr., Scarsella, 2020). Inoltre, importanti ragionamenti dovrebbero riguardare il patrimonio costruito, migliaia di metri cubi di uffici e abitazioni per lavoratori e studenti fuori sede che potrebbero non essere più sfruttati , mentre sarà necessario modificare e adeguare le abitazioni per rispondere alle esigenze dei lavoratori “smart”. Grandi fabbricati urbani potrebbero diventare la più importante spinta di trasformazione verde all’interno di queste città integrandolo con varie trasformazioni per uno spazio pubblico e privato più resiliente. Si è quindi cercato di dare alcune risposte sia alle domande sulle reticenze rispetto al verde privato, che illustrare nuove prospettive di intervento e di inserimento del tema in riflessioni e studi che riguardino l’intera città nella sua sfida alla resilienza. A questo punto, ci si chiede: è possibile mappare e analizzare la componente di verde privato presente in città? É possibile elaborare una strategia di intervento sul sistema del verde privato per poterlo attivamente integrare nel più complesso sistema delle infrastrutture verdi della città? La tesi cercherà, attraverso l’esperienza di un caso studio, di rispondere a queste domande, individuando indicazioni operative all’inserimento del verde privato nei ragionamenti sulla città resiliente.
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2 RICCIONE: ANALISI STORICA E URBANISTICA DEL TERRITORIO
Capitolo 2
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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
Le conseguenti analisi proposte prendono in considerazione il Comune di Riccione. Benché successivamente, si approfondirà il caso studio riferendosi ad un’area specifica, si ritiene qui necessario illustrare in modo più ampio, il contesto. Il capitolo affronterà, da una parte, una veloce trattazione storica della nascita urbana e sociale della città e delle trasfromazioni che ne hanno caratterizzato lo sviluppo fino ai giorni nostri. Dall’altra si concentrerà sulla situazione odierna dell’assetto urbano a livello di governo del territorio e di progetti in corso, individuando le principali novità in ambito di pianificazione riferite alla recente legge della Regione Emilia-Romagna in materia urbanistica e le conseguenti proposte di rigenerazione urbana per alcune aree della città portate avanti nel Comune. L’inquadramento storico e la visione attuale sulla situazione territoriale del caso studio sarà la base per l’esposizione delle analisi urbanistiche successivamente presentate.
Le analisi, redatte a scala comunale, si comporranno di: • •
un inquadramento generale del territorio dal punto di vista geografico ed economico. uno studio sull’uso del suolo nel quale verranno messe in evidenza le differenti funzioni del suolo urbanizzato, evidenziando la predisposizione agli usi turisticiricreativi e la presenza di importanti assi verdi disposti a corona attorno al profilo comunale in contrapposizione alla mancanza di superfici permeabili nel resto della città.
Infine, le analisi si concludono con uno studio tematico del territorio che prende in considerazione la presenza, le potenzialità e le criticità degli spazi aperti, intesi come insieme di spazi pubblici e verde urbano, e la loro connessione in un sistema di mobilità lenta per la creazione di un’infrastruttura verde continua.
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2.1 LA CRESCITA DELLA STRUTTURA URBANA E LO SVILUPPO TURISTICO DELLA CITTÀ
Rimini
Riccione
Cattolica
2.1.1 LE ORIGINI E LE PRIME URBANIZZAZIONI
2.1 Geografia dell’entroterra e della costa romagnola tra Rimini e Cattolica.
L’urbanizzazione storica del territorio riccionese si inserisce in un fenomeno comune a tutta la costa adriatica, frutto delle conseguenze date dalla crescita del turismo balneare, che hanno portato alla formazione di un modello urbano riconosciuto nella città lineare costiera: una conurbazione affacciata al mare che dai comuni litoranei del Veneto si estende, quasi senza soluzioni di continuità, fino ai territori marchigiani e abruzzesi, intensificandosi soprattutto lungo la costa dell’Emilia-Romagna.
In questo contesto, il rapporto tra strumentazione urbanistica e necessità economico-sociali, ha guidato, in modo talvolta contraddittorio, la storia dello sviluppo della città; un rapporto continuo di sperimentazione tra pratiche urbanistiche e crescita incontrollata dell’urbanizzazione (cfr., Orioli, 2013) che si è tradotto frequentemente, in una ricerca di ordine e di controllo territoriale sempre successiva alle espansioni, sia pubbliche che private.
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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
Le città della costa romagnola si sono sviluppate così, attraverso progressive espansioni residenziali sommate in continuità tra loro senza la guida di uno strumento ordinatore adeguato al contenimento delle trasformazioni che nel tempo, hanno caratterizzato il turismo balneare (cfr., Orioli, 2013; Brighi, 2013).
Il primo nucleo insediativo, individuato già nei primi catasti redatti alla fine del 1700, è riconosciuto all’incrocio tra l’attuale viale Abruzzi e la via Flaminia (cfr., Fabbri, 1995). Da qui si svilupperà l’urbanizzazione di quella che oggi viene individuata come la “Riccione vecchia” (cfr., Lombardi, 2002), mentre verso mare, nella zona pianeggiante oltre l’antica linea della falesia3, l’espansione urbana avverrà negli anni a cavallo tra ‘800 e ‘900, per cause economiche e sociali. L’avvento della stagione balneare si apre a Rimini, con il primo stabilimento balneare, nel 1843 e subisce un grande impulso in tutta l’area costiera-romagnola con il completamento della linea ferroviaria Ancona-Bologna nel 1861 e della Rimini-Ravenna nel 1889. I due interventi statali, determinano, assieme all’approvazione della legge sulla libera concessione degli arenili ai Comuni, il primo “germe pianificatorio” di tutta la riviera romagnola (cfr., Orioli, 2013). In questo intervallo temporale, nel 1865, viene realizzata anche la fermata di Riccione, nei pressi del viale Viola (oggi Ceccarini), permettendo ai primi bagnanti alla ricerca della villeggiatura e a quelli bisognosi di cure4, di cominciare ad alloggiare nella futura “Perla Verde dell’Adriatico” (cfr., Rocchetta, 2015). Da questo momento in poi, l’urbanizzazione si espande velocemente nella “zona mare” attraverso moduli5 di espansioni che si sviluppano, in senso parallelo alla costa, a partire da due asse ordinatori: l’attuale viale Ceccarini e l’antico viale Martinelli (oggi Gramsci) (cfr., Fabbri, 1995).
2.1.1 LE ORIGINI Il territorio costiero che accoglie la città di Riccione si sviluppa ai piedi della Pianura Padana, tra la Valconca a sud e la Valmarecchia a nord, mentre ad ovest si trovano gli Appennini e ad est il mare Adriatico. Comune autonomo dal 1922 1, Riccione si distribuisce come una «fascia lunga e stretta» (Lombardi, 2002, p. 13) affacciata sul mare e protetta da un sistema di colline preappenniniche (cfr., Borghi, 2002, p. 45); deve la sua nascita come stazione balneare sia alla salubrità dell’aria di mare, riconosciuta dalla prima metà del XIX secolo come cura ad alcune malattie del tempo (cfr., Rocchetta, 2015), sia alla sua particolare posizione geografica e costituzione geologica del terreno. Infatti, la protezione dai venti offerta dai colli occidentali, l’esposizione della costa a correnti attive e l’assenza di grandi corsi d’acqua dolce che sfociano in mare, hanno sicuramente contribuito alla crescita turistica della zona2, favorita da un insieme di fattori marini, terrestri e atmosferici.
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Capitolo 2
Viale Ceccarini Viale Gramsci Viale Martinelli
Via Flaminia
EVOLUZIONE URBANA DEL TERRITORIO
TAV. 2.1
1:30.000 Legenda XIX secolo Primi del ‘900 Anni ‘30 Anni ‘40-’50
Anni ‘70-’80 Anni ‘90-’00 Percorso d’impianto storico Linea ferroviaria (1885)
Paleofalesia
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
2.1.2 LE PRIME URBANIZZAZIONI
2.1.3 LA NASCITA DEL COMUNE E LO SVILUPPO TURISTICO
Grande impulso alla formazione della “Riccione marina”, viene dato alla fine del XIX secolo, dal conte Giacinto Soleri Martinelli il quale, influenzato ed affascinato dalle tendenze urbane che andavano sviluppandosi nel nord Europa, immagina una lottizzazione vicino alla ferrovia ispirata alle città-giardino: una serie di villette immerse in una folta e rigogliosa vegetazione6 (cfr., Tosi, 1992b) la cui bellezza deriva, probabilmente, dalla presenza di abbondante acqua nella falda freatica del sottosuolo riccionese (cfr., Borghi, 2002). La lottizzazione Martinelli7 rappresenta la prima espansione pianificata (cfr., Fabbri, 1995) della cittadina balneare, e farà da base per le conseguenti lottizzazioni a scacchiera che caratterizzeranno e differenzieranno in modo marcato, l’urbanizzazione a mare della ferrovia, da quella a monte. Successivamente, il “Piano Saffi” del 1912 per il Comune di Rimini (cfr., Orioli, 2013), nell’intento di proporre un nuovo modello di sviluppo della città8, in linea con le idee del Martinelli, di fatto si limita, soprattutto nelle zone di confine9, a prendere atto di ciò che già stava avvenendo nelle trattative tra i proprietari terrieri i quali, per ragioni speculative, puntavano ad una ripetizione del modello di lottizzazione scacchiera (cfr., Tomasetti, 1984).
Il conte Martinelli prima e la signora Ceccarini poi, sono stati i principali artefici di un’evoluzione urbana che spingerà i cittadini riccionesi, negli anni successivi il primo conflitto mondiale, alla consapevolezza di poter intraprendere un nuovo cammino (cfr., Tosi, 1992a). Nel 1922, dopo numerose richieste al comune di Rimini per la realizzazione di opere a servizio dell’urbanizzazione, come un adeguato acquedotto, strade e fognature, tutte cadute nel vuoto, Riccione ottiene la tanto voluta autonomia e costituisce il Comune. Gli anni successivi vedono una svolta sul fronte del turismo e la giovane Riccione è pronta ad adattarsi alle richieste: si attrezza di nuove tipologie ricettive e alle tradizionali villette cominciano a sostituirsi le pensioni, più vicine alle esigenze della nuova classe medio-bassa che con il tempo si era appropriata della cultura balneare (cfr., Lombardi, 2002). Il ventennio fascista e la scelta di Riccione da parte della famiglia Mussolini come luogo di vacanza estiva contribuisce alla crescita economica e sociale della città: oltre a far rientrare Riccione nell’ideale di vacanza balneare spensierata, approvata dal Regime e rappresentativa delle tendenze d’élite del Paese, sono promossi interventi di abbellimento come la realizzazione dei giardini pubblici (1935), la sistemazione del lungomare (1941), la costruzione del Palazzo del Turismo (1938) e della darsena nel porto (1939) con annessa sede, in stile razionalista, del Club nautico. Riccione diventa così, un centro urbano al passo con i tempi, fornito di tutte le attrezzature pubbliche che formano la città balneare del primo Novecento (cfr., Lombardi, 2002). La storica residenza estiva di Mussolini, abbandonata alla fine della guerra e salvata verso l’inizio degli anni Ottanta dalla demolizione (cfr., Concolino, Giannini, 2008, pp. 159-162), è oggi restituita ai cittadini, riqualificata ad usi pubblici e privati, inserita in un parco tra viale Milano e il Lungomare della Libertà. Con la fine degli anni Trenta, Riccione è ormai nel pieno del suo sviluppo sociale, economico ed urbano, un fervore che neanche i primi anni della guerra riusciranno a scalfire.
Un’altra figura degna di nota per lo sviluppo economico di Riccione è stata la vedova benestante Maria Boorman Ceccarini. Oltre a numerose azioni volte all’aiuto dei più bisognosi, negli anni a cavallo del ‘900, finanzia molte opere essenziali per la formazione della città, tra cui l’Ospedale (1893) e un primo approdo per le imbarcazioni alla foce del Rio Melo (1897-1898) (cfr., Lombardi, 2002, p. 123), la cui scelta non è stata forse una delle più felici. Il carattere torrentizio del corso d’acqua, durante le piene, faceva sì che un grande quantità di sabbia e detriti venivano trasportati all’imboccatura, rendendo difficoltoso il passaggio delle imbarcazioni (cfr., Borghi, 2002); situazione che ancora oggi, seppure in continuo monitoraggio, rappresenta un punto di debolezza del porto di Riccione.
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Capitolo 2
2.1.4 GLI ANNI DEL SECONDO DOPOGUERRA: ESPANSIONI E FUNZIONALIZZAZIONI Dopo la Seconda Guerra Mondiale, all’immediato piano di ricostruzione che viene adottato, si associa l’arrivo del turismo di massa. La corsa all’ultimo terreno disponibile non è governata da una pianificazione e se da una parte vi è un ricco ritorno economico, dall’altra molte zone della Riccione città-giardino, soprattutto nella fascia a mare, perdono il loro carattere originario, trasformandosi da un’edificazione immersa nel verde ad una distesa compatta di residenze e alberghi10 (cfr., Fabbri, 1995; Lombardi, 2002). Una crescita senza freni, alimentata da un turismo che al tempo sembrava incontenibile e da un modello, quello della vacanza balneare, che si immaginava ancora pieno di risorse: sono gli anni della mondanità sfrenata, della moda, del costume e dello spettacolo; è questo il periodo in cui nascono i primi locali notturni, che contribuiranno alla fama di “distretto del piacere” che presto verrà associata alle località lungo la costa romagnola. A livello di urbanizzazione, mentre la fascia a mare inizia a saturarsi (cfr., Fabbri, 1995), oltre la ferrovia cominciano a sommarsi in modo indipendente le prime espansioni che si inseriscono come collante tra l’edificato del “paese” e quello della “marina” mentre, solo successivamente, la città a monte della ferrovia, si espanderà oltre il Rio Melo, verso il Rio Marano, al confine con i territori che segnano il passaggio tra Rimini e Riccione. Sono questi gli anni in cui si fa strada una sorta di «zoning spontaneo» (Fabbri, 1995, p. 345) che differenzia marcatamente le aree affacciate alla spiaggia, turistiche-ricettive, da quelle più interne, residenziali e commerciali. Nella Riccione odierna, la polarizzazione dell’area turistica rispetto a quella “storica”11 non è più così sentita, sono ormai superati sia la divisione funzionale che lo sbilanciamento dei servizi: negli ultimi anni, la città ha saputo reinventarsi, offrendo alla nuova categoria di turisti un’ampia gamma di possibilità che spaziano in diversi settori, valorizzando un territorio che molto ha da offrire oltre all’amata e mai fuori moda, vita da spiaggia.
2.2 La “Perla Verde” nel 1927. In basso a sinistra è possibile notare l’edificio della stazione e i filari di alberi piantumati da Martinelli lungo i viali (Storia di Riccione, 2002)
2.3 Il lungomare di Riccione e la sede del Club nautico sullo sfondo negli anni in cui la famiglia Mussolini soggiornava nella città (Storia di Riccione, 2002)
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2.1.5 LA SITUAZIONE PRECARIA DELLE COLONIE MARINE Nella fascia urbana lungo la spiaggia, l’insediamento storico degli ospizi marini ai margini della città turistico-balneare, ha determinato una suddivisione netta nelle previsioni urbanistiche: una «zonizzazione non scritta» (Orioli, 2013, p. 13), che nel tempo ha provocato un allontanamento, non solo funzionale ma anche territoriale e sociale tra le spiagge di confine e quelle centrali. La causa non è stata solo una necessità urbana, ovvero poter disporre di grandi spazi in diretta connessione con la natura e con il mare, ma contribuirono al distanziamento anche le scelte apportate dalle amministrazioni comunali, che puntavano sempre di più al mantenimento di un carattere prestigioso associato alla vita balneare offerta dalla città (cfr., ivi, p. 11). Alla «dislocazione territoriale» (Farina, Lembo-Fazio, 2021) segue poi una trasformazione funzionale dovuta ai cambiamenti politici che avvengono in Italia negli anni Trenta: le colonie da luoghi di cura diventano delle “scuole” estive e subiscono mutazioni di forma, distribuzione e dimensione (cfr., ibidem). É nel secondo dopoguerra che ne inizia l’inesorabile declino e dopo le ultime sperimentazioni architettoniche sul tema, l’esplosione economica del turismo a basso costo, di nuovi “riti” di villeggiatura ne hanno oscurato inevitabilmente la presenza. Ciò che ne rimane oggi è l’immanenza di un esteso patrimonio architettonico ed ambientale, sfuggito alle densificazioni costiere, intriso di valori memoriali e identitari che meriterebbero un rinnovato interesse (cfr., Balducci, 2021). Trasformazioni d’uso, recuperi, rifunzionalizzazioni dovrebbero entrare a far parte di una linea guida di intervento che non solo sarebbe necessaria per individuare una strategia unica ma che completerebbe l’opera critica di indagine che negli anni è stata avanzata in merito al patrimonio costruito delle colonie (cfr., ibidem).
Nella zona tra Cattolica e Rimini, l’abbandono in cui versano molte delle costruzioni e delle aree naturali circostanti le ex-colonie, determina un limite fisico e immateriale all’urbanizzazione costiera: è l’immagine di un insieme di architetture dimenticate per le quali ancora non si è trovato un sistema di recupero e rifunzionalizzazione adeguato12, inserite in un sistema ambientale residuale che molto avrebbe da offrire alle future città balneari. Il patrimonio architettonico che formano, nel loro insieme le colonie è indiscutibile, ed è per questo che non dovrebbero essere parziali crolli ad esaltare l’attenzione di molti, ma l’interesse costante per creare una sinergia pubblica e privata sarebbe auspicabile per la rigenerazione urbana di questi “giganti senza muscoli”13.
2.4 Il freno all’urbanizzazione causato dall’insediamento marginale delle colonie marine nella zona tra Rimini e Riccione
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2.2 LE TRASFORMAZIONI PREVISTE DELLA STRUTTURA URBANA
2.2.1 IL PIANO VIGENTE Lo strumento urbanistico vigente del Comune di Riccione è costituito dal PSC-RUE e POC ai sensi della L.R. 20/2000. Il PSC è lo strumento di pianificazione urbanistica generale che delinea le scelte strategiche di assetto del territorio valutando la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali ed antropiche presenti ed indicandone le soglie di criticità, fissandone i limiti e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili. L’elaborazione dello strumento urbanistico è indirizzata all’individuazione di obiettivi strategici attorno ai quali comporre lo “schema strutturale” dell’assetto urbano e territoriale complessivo. I temi fondamentali che costituiscono lo schema sono: • La definizione della maglia principale della viabilità di penetrazione e distribuzione, nonché del sistema dei parcheggi scambiatori e di assestamento; • La riqualificazione degli ambiti territoriali turistici edificati e non a mare della ferrovia; • La definizione di interventi di mitigazione degli impatti generati, nei rispettivi ambiti territoriali, dalle nuove attrezzature, quali il “Parco tematico Oltremare” e il “Palacongressi” e la rilocalizzazione di alcune nuove attrezzature di interesse generale come il “Centro Commerciale”; • La definizione di un “disegno urbano” compiuto, attraverso il completamento e la ricucitura dei tessuti di frangia utilizzando il meccanismo della perequazione; • Integrazione costa-entroterra.
Il POC disciplina le trasformazioni del territorio definendone i contenuti e il dimensionamento, individuando i comparti e gli ambiti di intervento. La prima variante è stata approvata dal Consiglio Comunale nel primo semestre del 2014 e programma l’attuazione di nuovi insediamenti residenziali e di interventi infrastrutturali di rilevanza comunale nell’area portuale. Infine, il RUE disciplina le attività ordinarie di gestione, manutenzione e rinnovamento degli insediamenti esistenti; quindi opera nelle aree urbane consolidate, nella città storica e nelle aree rurali. Esso definisce, inoltre le procedure degli interventi edilizi e le prestazioni ambientali, di sicurezza e di qualità da assicurare nei nuovi edifici.
2.2.2 VERSO IL NUOVO PIANO URBANISTICO Nel 2017 la Regione Emilia-Romagna ha segnato un punto di svolta nella disciplina sull’uso e la tutela del territorio dotandosi della nuova Legge Urbanistica regionale (LR 24/2017). La legge si basa su capisaldi innovativi e pragmatici tra i quali: la riduzione del consumo di suolo, la rigenerazione come sistema di sviluppo urbano unita ad una ricerca della qualità progettuale delle trasformazioni e la semplificazione della strumentazione adottata dai comuni e delle relative procedure di approvazione e attuazione (cfr., Bollini et al., 2018). La legge prevede che i comuni adottino, entro 3 anni dalla sua entrata in vigore14, il Piano Urbanistico Generale (PUG), uno strumento di pianificazione unico 64
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
innovativa, sostenibile, resiliente e umana» (cfr., ivi, pp. 1317). Sempre nell’ambito di redazione del PUG, il Comune di Riccione, nel 2019, ha avviato un’indagine di mercato per individuare l’agenzia professionistica alla quale affidare l’incarico di formazione della nuova ValSAT. Il documento, a differenza del passato, dovrà tenere conto nella valutazione, che la progettazione del territorio non può prescindere dall’attenzione alle sfide del cambiamento climatico, al consumo di suolo e alla qualità sociale e architettonica delle trasformazioni, così come prospettato dalla legge regionale.
che sostituisce i vari piani comunali (PSC, POC e RUE) introdotti dalla precedente legge regionale in materia di uso del territorio (LR 20/2000). Al fine di rendere più immediato il passaggio a processi di rigenerazione urbana ispirati agli obiettivi della legge, i comuni, nell’attesa di redigere e approvare il nuovo strumento urbanistico, possono promuovere la presentazione di Accordi Operativi che si inseriscano in previsioni già contenute nei piani vigenti15. A questo proposito, il Comune di Riccione, in condivisione con le linee operative illustrate dalla Regione, ha reso noto la possibilità di presentare proposte di Accordi Operativi attraverso manifestazioni d’interesse tra il dicembre del 2018 e il novembre del 2019 16. Inoltre, sono state proposte e approvate17 strategie territoriali congiunte alle manifestazioni d’interesse, per le quali sono stati presentati, come si vedrà successivamente, studi di approfondimento e masterplan con l’obiettivo di individuare e valorizzare punti di interesse per lo sviluppo di sinergie ed opportunità relative all’intero territorio comunale18. Nell’attesa quindi, della redazione e adozione del Piano Urbanistico Generale, l’amministrazione ha saputo cogliere gli indirizzi di trasformazione territoriale, aprendo la città a nuove possibilità di sviluppo urbano e promuovendo interventi, non solo in linea con le politiche di rigenerazione sostenibile e resiliente, ma volti alla consapevolezza che la città del futuro ha bisogno di “un’innovazione sociale” capace di saper reinventare gli usi e le opportunità degli spazi urbani (cfr., ibidem). In questo contesto, il Comune di Riccione, ha registrato una forte volontà a superare gli ormai vecchi piani urbanistici, linea dimostrata anche dalle numerosi varianti apportate agli strumenti vigenti (POC 2014, Piano Particolareggiato per l’Arenile 2016 19, RUE 2019).
2.5 Porzione della Tavola “Tutele dell’ambiente, del paesaggio e dei beni storico-culturali” del Piano Strutturale Comunale Legenda Invasi e alvei dei corsi d’acqua (art. 21 del PTCP) Zone di tutela dei caratteri ambientali dei corsi d’acqua (art. 22 del PTCP) Zone di riqualificazione della costa e dell’arenile (art. 24 del PTCP) Zone urbanizzate in ambito costiero (art. 25 del PTCP) Immobili di interesse storico-architettonico (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio)
Un ulteriore punto chiave della legge urbanistica regionale prevede, nell’idea di inserire le previsioni di piano in ottica di “sostenibilità” delle trasformazioni (cfr., ibidem), la redazione di un nuovo modello di ValSAT (Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale), già introdotta con la legge 20/2000; essa assume ora, un nuovo ruolo centrale come componente attiva nella formazione del PUG e nella definizione, attraverso la Strategia, della vision futura della città e del territorio: una città «socievole,
Territori costieri compresi in una fascia di profondità 300 metri dalla linea di battigia (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) I fiumi, i torrenti e i corsi d’acqua e relative sponde o piede d’argine per una fascia di 150 metri ciascuna (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) Siti ed elementi isolati di interesse ambientale (D. lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio) Viabilità storica
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Capitolo 2
Ex Colonia “Serenella”
Ex Hotel “Le Conchiglie”
Ex Colonia “Primavera” Area Marano Lungomare “Goethe e Shakespeare V.le Tasso
Distretto Ceccarini Parco dello Sport Porto Canale
Grand Hotel Ernesta s.r.l
Ex Teatro “Vallechiara”
Rio Melo
Sottopasso V.le Ceccarini
V.le XIX ottobre
Riccione Paese
Riccione Terme
Piazza Unità “Indiana Golf”
Asar - Luna Park
Camping Adria Ex Colonia “Mater Dei” Villaggi Romagna e Riccione Parcheggio Alberobello
KEY PLAN DEI PRINCIPALI PROGETTI IN CORSO 1:30.000 Legenda Strategia territoriale L.R. 24/17 - Proposta di Accordo Operativo in corso di valutazione L.R. 24/17 - Accordo Operativo in attuazione Opera pubblica in attuazione
TAV. 2.2
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
2.2.3 I PROGETTI IN CORSO NEL COMUNE La Riccione che si presenta oggi è una realtà in fermento. Piani, accordi e strategie sono ben delineate e ad esse conseguono una serie di trasformazioni urbane che, distribuendosi su tutto il territorio comunale, evidenziano una particolare dinamicità progettuale pubblica e privata, sostenuta dalla spinta alla rigenerazione urbana introdotta dalla recente revisione della legge urbanistica. Come si può constatare dalla mappa (tav. 2.2), gli interventi in previsione, relativi sia ad operazioni di lavori pubblici (manutenzioni o nuove opere) che ad iniziative conseguenti alle indicazioni della LR 24/2017 (accordi operativi e strategie), riguardano soprattutto la fascia a mare del territorio comunale20.
Il progetto mira alla creazione di una piazza sotterranea che colleghi in modo fluido ed elegante le due porzioni di viale Ceccarini (a monte e a mare della ferrovia), introducendo il visitatore in uno spazio iconico e rappresentativo della “porta” d’ingresso al distretto turistico-balneare della città.
Tra gli interventi rientranti nel programma dei lavori pubblici21, sono previsti manutenzioni e riqualificazioni di spazi e viali pubblici, alcune delle quali già in atto. Il restyling della passeggiata Goethe-Shakespeare, tra piazzale Azzarita e il Rio Marano, è un intervento che punta al completamento verso nord del lungomare22. L’idea del continuo spaziale della passeggiata, permetterà a riccionesi e turisti di attraversare in lunghezza il waterfront della città, godendo di spazi funzionali e piacevoli da percorrere. In questo caso l’intervento, la cui progettazione è affidata a Polistudio AES, punta fortemente sulla sostenibilità ambientale: oltre all’utilizzo di materiali idonei a questo obiettivo per arredi e pavimentazioni, sarà realizzato un sistema di prelievo di acqua dalla falda, al di fuori del cuneo salino, per irrigare le aree verdi di progetto; inoltre l’acqua piovana sarà raccolta in vasche e verrà trattata per sostenere l’irrigazione. La vegetazione sarà poi composta, lungo tutto il percorso, da aree permeabili trattate a prato, piante ornamentali di diversa specie ed essenze aromatiche, associate anche a suggestivi elementi d’acqua.
2.6 Rendering di progetto per la passeggiata Goethe-Shakespeare (Polistudio AES)
Un ulteriore intervento, recentemente inaugurato ma in via di completamento, è la riqualificazione del sottopasso di viale Ceccarini, punto nevralgico per l’accesso pedonale e ciclabile all’area commerciale e turistica della città.
2.7 L’ingresso al sottopasso riqualificato di Viale Ceccarini (Mariani & Associati Archietti)
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Capitolo 2
Accordi Operativi Numerose sono poi, le iniziative di carattere privato giunte al Comune in termini di Accordi Operativi; esse riguardano una serie di aree attualmente in disuso o poco sfruttate per le quali privati o delegati di aree ed immobili, hanno presentato manifestazioni di interesse, valutate in fase di Consiglio Comunale. Delle 21 proposte pervenute riguardanti principalmente aree e servizi di interesse turistico, 6 risultano in attuazione e le restanti in corso di valutazione. Tra quelle in attuazione si indicano la proposta per “Riccione Terme” e l’area dei campeggi al confine con Misano Adriatico (Camping Adria, Romagna e Riccione Village): entrambe prevedono il miglioramento dell’immagine turistica, ambientale e urbana della città attraverso l’innovazione, la diversificazione e la destagionalizzazione dell’offerta. In particolare si tratta, da una parte, del potenziamento del centro termale con nuove volumetrie, tra cui un centro benessere e un albergo per i quali vengono evidenziate scelte di energia sostenibile e soluzioni green come coperture verdi, piante rampicanti e muri vegetali; dall’altra, essendo la zona dei campeggi molto ampia e inserita in un contesto semi-naturale, il progetto assume le caratteristiche di un masterplan che esula dalla sola riqualifica dell’area privata e si espande ad una rigenerazione, in termini di disegno del verde e del paesaggio, dell’intera zona sud della costa riccionese, nella quale peraltro sono presenti anche alcune ex-colonie.
2.8 Render di progetto per “Riccione Terme” a cura di Polistudio AES (Comune di Riccione)
2.9 Prospetto lato mare “Riccione Terme” a cura di Polistudio AES (Comune di Riccione)
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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
Strategie territoriali Sempre in seguito alla LR 24/2017, l’amministrazione comunale ha individuato e approvato la promozione di quattro strategie di riqualificazione a livello territoriale: la creazione del “Parco dello Sport” attraverso la messa in rete delle strutture sportive esistenti e la loro connessione attraverso percorsi ciclopedonali con la città turistica, la riqualificazione dell’area di “Riccione Paese” partendo dalla rigenerazione di Piazza Unità, ora adibita a parcheggio e al mercato settimanale ed infine, due sviluppi importanti situati nel cuore della città balneare. Oltre al progetto del sistema ambientale del Rio Melo e la sua connessione con il Porto Canale, che sarà riqualificato nelle sue funzioni e nei suoi spazi, la strategia che ad oggi sembra avere obiettivi concreti è quella per il Distretto Ceccarini. L’area (circa 550.000 m2) che si estende dal Porto Canale a viale Cesare Battisti, racchiude la zona più turistica della città tra cui il principale asse commerciale (viale Ceccarini) e si affaccia direttamente sulla spiaggia. L’incarico per la rigenerazione urbana di questa zona, è stato recentemente affidato allo studio Stefano Boeri Architetti con l’obiettivo non solo di riqualificare gli spazi secondo un’idea green e sostenibile, ma di donare alla città un nuovo quartiere proiettato nel futuro con la possibilità di migliorare l’attrattività turistica e di “riappropriarsi del mare”. Grazie ad una riorganizzazione dell’accessibilità, alla demineralizzazione dei suoli artificiali, a nuovi rapporti tra spazi costruiti e pubblici, all’inserimento di qualità architettonica e ambientale, lo studio in linea con l’amministrazione, punta all’individuazione di un brand turistico internazionale che trasformi il Distretto Ceccarini in un “Arcipelago Verde”, un polo sostenibile a 360 gradi nel quale è possibile immaginare una vera e propria rete integrata di smart grid. Attualmente lo studio sta approfondendo l’analisi del distretto valutando il quadro pianificatorio comunale, la mobilità, le infrastrutture, il verde, il costruito, gli spazi aperti e l’efficientamento energetico, proponendo una serie di casi studio utili alla definizione della linea progettuale23.
2.10 Ipotesi di demineralizzazione del suolo nel distretto Ceccarini (Masterplan Distretto Ceccarini - Documento di analisi - Studio Boeri Architetti, Mate Engineering, Studio Silva )
2.11 Analisi delle coperture piane del Distretto Ceccarini (Masterplan Distretto Ceccarini - Documento di analisi - Studio Boeri Architetti, Mate Engineering, Studio Silva )
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Capitolo 2
Altri progetti Per concludere, è importante citare un progetto, avanzato dalla Regione Emilia-Romagna, che negli ultimi tempi ha generato un acceso dibattito sulla costruzione di un parco eolico offshore per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a largo della costa tra Rimini e Cattolica. Il progetto di “Energia Wind 2020” che prevede l’installazione di 59 aerogeneratori ad una distanza variabile dalla costa tra i 10 e i 22 km, è stato presentato ad inizio del 2020, dalla società al MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) per l’ottenimento delle autorizzazioni relative e delle concessioni demaniali24. Non escludendo il fatto che l’intervento produrrebbe un importante impatto paesaggistico sul litorale, i comuni della costa si sono opposti con fermezza al progetto affinché venga abbandonato25. 2.12Il posizionamento delle pale eoliche a largo delle coste romagnole secondo il progetto della società “Energia Wind 2020” (Presentazione Energia Wind 2020, Riccione, Maggio 2020)
L’interesse alla tutela e alla difesa del paesaggio marino e costiero, dei suoi liberi fruitori, degli usi e dei costumi ad esso associati, è confermata dalla candidatura della spiaggia riccionese all’Unesco come patrimonio paesaggistico immateriale. La decisione si inserisce nell’adesione26 al progetto “Identità di Spiaggia” finalizzato al riconoscimento degli usi culturali e sociali della spiaggia e del mare; il lavoro di ricerca è stato condotto tra il 2018 e il 2020 dal C.A.S.T.27 che a breve presenterà un dossier conclusivo.
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2.3 IL TERRITORIO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO, ECONOMICO E URBANISTICO
2.3.1 INQUADRAMENTO GEO-ECONOMICO Legenda Riserva Naturale regionale o statale Catena appeninica Sistema costiero della città lineare adriatica Connessione con l’entroterra Autostrada Statale adriatica Città principali Città secondarie
Trieste
MARE ADRIATICO
Venezia Chioggia
Parco del Delta del Po
Riccione si inserisce nello sviluppo della città medioadriatica, sistema territoriale tipico della costa orientale italiana, che si estende quasi senza interruzioni, dalle città costiere friulane fino a quelle marchigiane ed abruzzesi. Il sistema della città balneare medio-adriatica è formato principalmente dalle conurbazioni massive degli insediamenti turistici costieri e dall’apparato infrastrutturale, costituito da strade, autostrade e ferrovie che contribuiscono a rendere lo sviluppo della costa un sistema urbano unico28. Le poche interruzioni presenti sono costituite da inserimenti di ambiti naturali e semi-naturali, tra cui si individuano: il Parco Regionale del Delta del Po Veneto e dell’EmiliaRomagna, nel quale sono comprese le Valli di Comacchio e le Riserve Naturali delle pinete di Cervia e Ravenna, mentre più a sud si trovano il Parco Naturale del Monte San Bartolo tra la Romagna e le Marche, e il Parco Naturale del Conero. Questo insieme rappresenta la grande varietà di situazioni paesaggistiche che si affacciano sulla costa, dalle urbanizzazioni costiere, alle aree naturali fino ai territori dell’entroterra, dalla pianura agli appennini.
Valli di Comacchio
Bologna
Appennini tosco-emiliani
Ravenna
Rimini Riccione Pesaro
Parco Naturale Monte San Bartolo
Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello Ancona
Urbino Parco Naturale Appennini umbro-marchigiani
Monte Conero
2.13 Schema del sistema territoriale della costa adriatica
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Capitolo 2
Anche per quanto riguarda gli elementi di interesse paesaggistico-territoriale interni, la costa romagnola, soprattutto i Comuni di Rimini, Riccione e Cattolica, risultano ben connessi con siti di valore storico-culturale come le valli del Montefeltro, tra le quali spicca la presenza di Urbino, San Marino e altri borghi rinomati.
2.3.2 ANALISI DEMOGRAFICA E TURISTICA Lungo la costa adriatica settentrionale si affacciano molte città importanti per il traffico marittimo-commerciale come Ancona, Venezia, Ravenna e Trieste, ma anche una serie di realtà minori che spiccano per la loro propensione ad attrarre la gran parte dei flussi turistici estivi. In particolare, nella zona tra Cervia e Cattolica si accolgono circa 7 milioni di visitatori annui secondo i dati dell’ultima ricerca ISTAT (2019) condotta in collaborazione con la Regione EmiliaRomagna. Recentemente sono stati pubblicati alcuni dati provvisori riguardanti la passata stagione estiva, nei quali si registra, per i comuni della Riviera, un -42,1% rispetto all’anno precedente, calo conseguente all’emergenza Covid-19 che ha duramente interessato il settore del turismo. Riccione, che conta 35.102 abitanti (dato aggiornato a dicembre 2020), affermandosi come secondo comune più popoloso della costa romagnola dopo Rimini, negli ultimi anni ha subito un costante aumento degli arrivi: nel 2018 sono stati più di 800.00029. Anche la tradizione del territorio romagnolo, legata ai parchi di divertimento, genera un consistente flusso annuo di visitatori.
2.14La spiaggia di Fiorenzuola di Focara nel Parco Naturale del Monte San Bartolo (PU) 36.000 35.000 34.000 33.000 2001 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 2.15Andamento della popolazione residente del comune di Riccione (https://www.tuttitalia.it/emilia-romagna/62-riccione/statistiche/popolazione-andamentodemografico/) Riccione Provincia RN Emilia-Romagna +2,63% +1,75% +0,88% 0,00% -0,88% -1,75% -2,63% -3,50% -4,38% 2001 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
L’analisi demografica relativa alla popolazione residente nel Comune di Riccione registra un complessivo andamento positivo tra il 2001 e il 2010 (punto di massimo), mentre si rileva un brusco calo in corrispondenza del censimento del 2011, probabilmente a causa degli effetti migratori dovuti crisi finanziaria del 2008 e ad un aumento, in termini nazionali, del tasso di mortalità rispetto a quello di natalità30. Negli anni successivi, dal 2015 in poi, si nota una stabilizzazione del trend di crescita attorno al numero di 35.000 abitanti, condizione che sembra mantenersi anche nel periodo attuale31. Anche rispetto all’andamento demografico registrato sulla provincia e sulla regione, il
2.16Variazione percentuale della popolazione del comune di Riccione (https://www.tuttitalia.it/emilia-romagna/62-riccione/statistiche/popolazione-andamentodemografico/)
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Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
Comune non rileva particolari divergenze, se non rispetto alle variazioni negativa del 2012, 2014 e 2015 in contrasto con quelle positive registrate a scala territoriale.
Numero di arrivi Numero di presenze
2019 2020
Riccione
La connotazione balneare della città pone un tema scomodo, ma essenziale da affrontare: la stagionalità. Questa condizione, rende Riccione, come altre realtà turisticobalneari, molto frequentata durante i mesi primaverili ed estivi, mentre subisce un drastico calo di presenze durante i mesi invernali e autunnali. Questa tendenza, soprattutto negli ultimi anni, è stata combattuta con forza dal sistema di accoglienza della riviera romagnola che sempre di più ha cercato di ampliare l’offerta turistica dal balneare verso altre prospettive come il turismo culturale, gastronomico ed escursionistico-sportivo. L’analisi del movimento turistico vuole sottolineare l’impatto negativo che la pandemia da covid-19 ha avuto nel settore: si nota un calo sia di arrivi che di presenze nella stagione 2020 rispetto a quella precedente come anche una diminuzione della quota di mercato relativa ai pernottamenti soprattutto derivanti dalla componente estera. Si rileva che il maggior bacino di utenza turistica della stagione passata siano state le regioni del nord Italia.
Rimini
Cattolica 7,5 mln
5,0 mln
2,5 mln
0
2,5 mln
2.17 Confronto arrivi e presenze 2019 (Regione Emilia-Romagna, 2019) e 2020 (Servizio Statistica Regione Emilia-Romanga) Variazione percentuale 2019/20 Quota di mercato pernottamenti 2020 Nord Centro Sud Estero -60%
-40%
-20%
0%
20%
40%
60%
80%
2.18Quota di mercato dei pernottamenti (2020) e variazione percentuale con il 2019 (Osservatorio Turistico Luigino Montanari)
73
Capitolo 2
USO DEL SUOLO
TAV. 2.3
1:30.000 Legenda Residenziale/ricettivo Turistico/ricreativo Commerciale/servizi Produttivo
Aree dismesse/in trasformazione Verde urbano Verde agricolo Area areoportuale
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio In primo luogo il territorio comunale viene analizzato a seconda dei differenti usi del suolo presenti per comprendere l’incidenza dimensionale tra le diverse categorie presenti.
22,2%
Residenziale/ricettivo 7,5%
Turistico/ricreativo
Il suolo urbanizzato (costruito) è stato suddiviso tra usi residenziali e ricettivi, commerciali e riservarti ai servizi pubblici, produttivi o industriali e, vista la connotazione balneare della città, anche turistici. La categoria prevalente è di matrice “residenziale-ricettiva”; essa si compone di tutto il tessuto storico e moderno che si è sviluppato negli anni, concentrato soprattutto in alcune zone, come constatato nell’analisi storica. Oltre l’asse della strada statale, verso valle, l’edificato residenziale appare sempre più fitto con costante riduzione delle aree verdi, fino alla loro completa assenza nella fascia a mare della ferrovia. L’accezione di “ricettivo” viene qui associata a quella residenziale per poter comprendere nell’analisi anche tutte le porzioni di tessuto, presenti maggiormente nelle aree a mare della ferrovia, che svolgono questa funzione. Viene invece suddivisa da quest’ultima, la categoria di suolo ad uso “turistico” per meglio evidenziare quelle zone dell’urbanizzato che rispondono alla domanda di servizi balneari e ricreativi: in essa è infatti compresa tutta l’area urbanizzata della spiaggia (stabilimenti), le aree private per il camping, i parchi tematici e i locali notturni. Il suolo “commerciale-servizi” tiene in considerazione tutte le aree adibite ad usi di compravendita, quindi grandi magazzini e centri commerciali, ma anche le aree usufruite dalla comunità in quanto base di servizi pubblici come scuole, centri sportivi e cimiteri. Si nota come la loro distribuzione sia concentrata nei quartieri centrali della città, mentre nelle zone periferiche sia meno capillare. Le attività produttive e industriali si concentrano in una serie di aree tra loro non connesse vicino all’autostrada e di alcuni assi nevralgici come la strada statale, nei pressi della quale si trovano l’impianto di depurazione delle acque e la centrale elettrica. La posizione delle aree “produttiveindustriali” all’interno del territorio, seppure disposte lontane dal centro abitato, provoca una serie di “rotture” nel paesaggio, frammentando le aree agricole e limitandone di conseguenza una possibile valorizzazione. Inoltre, la porzione di territorio interessata in cui si trovano la maggior parte di queste aree, tra l’autostrada e la Strada Statale 16, situate ad un’altitudine maggiore rispetto allo sviluppo verso mare della città, potrebbe essere valorizzata a livello paesaggistico ipotizzando come fulcro della rigenerazione il Castello degli Agolanti, edificio storico risalente alla prima metà del XIV secolo che recentemente è stato oggetto di restauri e gode di una notevole vista sulla costa32. Per quanto riguarda il territorio non costruito, esso è stato distinto tra verde urbano, verde agricolo e aree in trasformazione o dismesse. Il verde urbano, compreso di
9,9%
Commerciale/servizi
10,1%
Produttivo Aree dismesse
2,7% 7,9%
Verde urbano
18,2%
Verde agricolo Area aeroportuale
9,6% 2.19 Grafico percentuale dell’uso del suolo
Lit or an ea SS 16 Aeroporto 1 Rio Marano Rio Melo Casello
A1 4
Porto canale 3 4
2 5 6 7
Stazione
1 Borgo San Lorenzo 2 Centro sportivo - parchi pubblici 3 Villa Mussolini 4 P.le Roma - viale Ceccarini 5 Riccione paese 6 Aquafan - Oltremare 7 Castello degli Agolanti
2.20 Individuazione degli aspetti caratterizzanti
aree incolte e di verde stradale, risulta molto frammentato nel territorio. Le aree in trasformazione si posizionano nei pressi dei territori agricoli o del tessuto produttivo a monte della ferrovia, mentre a valle, lungo la strada litoranea, si identificano nelle zone occupate dalle ex-colonie. Il verde agricolo si distribuisce in modo circolare attorno al confine interno del comune e si inserisce nel territorio lungo gli assi fluviali, interrompendosi circa all’altezza della strada statale. I due corsi d’acqua che tagliano perpendicolarmente il territorio sono due torrenti di piccola entità: il Rio Marano a nord che nasce in territorio sammarinese e il Rio Melo più a sud che dai colli di Montescudo, attraversa il Comune di Riccione fino a diventare porto-canale. Essi, assieme alla spiaggia che risulta ridotta e interclusa tra il costruito e il mare, fanno parte del territorio aperto e non costruito del Comune. Infine, entra a far parte del territorio comunale, anche una porzione significativa dell’Aeroporto “Fellini” di Rimini che si inserisce infrastrutturalmente tra il Rio Marano e il confine amministrativo verso nord. 75
Capitolo 2
76
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio
VERDE E SPAZI APERTI Tenendo conto delle riflessioni avanzate nei capitoli introduttivi della tesi, il caso del Comune di Riccione viene analizzato a livello territoriale ponendo l’attenzione sugli aspetti che compongono l’infrastruttura verde. Saranno individuati una serie di elementi come la presenza di ampi territori agricoli, aree trattate a verde, spazi pubblici, viali alberati, assi di mobilità lenta come piste cicliabili e viali pedonali con l’obiettivo di studiarne le possibilità di connessione in un sistema infrastrutturale unico. La particolarità del caso studio rientra sia nella sua fama come “Perla Verde dell’Adriatico”, ottenuta per motivi storici e per la consistente presenza di alberature ombreggianti, situazione riscontrabile in tutta la riviera Adriatica, sia nella sua interessante integrazione tra la diversità di spazi aperti che ne compongono il territorio.
77
Capitolo 2
INDIVIDUAZIONE DEGLI SPAZI APERTI
TAV. 2.4
1:30.000 Legenda AREE VERDI Parco pubblico Verde sportivo Verde scolastico Verde privato ad uso pubblico
Verde agricolo Verde inutilizzato Altro
SPAZIO PUBBLICO Puntuale Lineare Parcheggio
VIALI ALBERATI Viale alberato a doppio filare
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Gli spazi aperti che si trovano all’interno del territorio comunale sono di tre diverse tipologie: le aree verdi, le piazze o viali pedonali e i parcheggi. I primi vengono classificati secondo la loro destinazione funzionale che, oltre alla classica suddivisione tra verde destinato a parco pubblico, verde scolastico, agricolo e inutilizzato, presenta altre categorie che necessitano di alcune precisazioni. Per “verde sportivo” si intendono le aree direttamente gestite da una società sportiva, comprese quelle limitrofe utilizzate dagli spettatori o a servizio del centro sportivo; le “aree private ad uso pubblico” si riferiscono ad esempio, alle superfici verdi all’interno dei parchi tematici come Aquafan o Parco Oltremare, mentre la categoria denominata “altro” comprende il verde di arredo urbano (come quello presente sul Lungomare della Libertà), il verde stradale, le aree residuali (spesso presenti a ridosso di parcheggi di medie dimensioni) e aree speciali (verde in zone produttive o industriali). Sono anche individuati i viali alberati a doppio filare, prevalenti nel nucleo storico e nell’urbanizzazione marina.
Altro 8,4% Inutilizzato 3,6%
Parco pubblico 3,6% Sportivo 3,8% Scolastico 1,5% Privato ad uso pubblico 5,6%
Agricolo 67,5%
2.21Grafico percentuale uso del suolo
Spazio pubblico lineare
Vengono poi individuati gli spazi pubblici pavimentati sia puntuali che lineari: sebbene talvolta sia presente del verde in questi spazi, esso svolge un ruolo marginale, lasciando spazio alle pavimentazioni impermeabili. Si noti che nel territorio comunale analizzato questi spazi risultano essere pochi e di ridotte dimensioni, distribuiti principalmente all’interno delle urbanizzazioni più storiche della città, mentre verso mare si snodano gli spazi pubblici lineari che hanno come generatore l’asse commerciale di viale Ceccarini. Della classificazione lineare fa parte anche la spiaggia visto che, sia durante i mesi estivi che quelli invernali, essa funge da attrazione principale per residenti e turisti che spesso ne usufruiscono come punto di ritrovo o per passeggiare all’aria aperta. Essendo la spiaggia un bene pubblico33, la sua accezione a “spazio pubblico” si riferisce principalmente alla funzione di luogo della collettività che non si esaurisce nella sola stagione estiva, ma è continuativa durante tutto l’anno.
2.22 La spiaggia come punto di ritrovo oltre il periodo estivo
Anche i parcheggi fanno parte degli spazi aperti: in questa fase vengono individuati quelli di dimensioni rilevanti, sia pubblici, che riservati; è da segnalare però che molte strade urbane consentono alle vetture di sostare su uno o entrambi i lati, rendendo di fatto la città un “parcheggio continuo”. La notevole minor quantità di aree a parcheggio nel distretto turistico-commerciale della città è invece dovuta alla soluzione di interrare i posti auto permettendo di sfruttare il più possibile lo spazio in superficie.
2.23 Il verde del Lungomare della Libertà
79
Capitolo 2
ANALISI E VALUTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI
TAV. 2.5
1:30.000 Legenda AREE A PARCO PUBBLICO Di alta qualità Di media qualità Di bassa qualità
VIALI ALBERATI In spazi idonei In spazi non idonei
SPAZI PUBBLICI PUNTUALI E LINEARI Funzionale Migliorabile
PARCHEGGI Permeabile Semi-permeabile Impermeabile Con vegetazione attiva
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Una prima valutazione critica riguarda l’attuale stato delle aree verdi ad uso pubblico, per le quali la manutenzione è di responsabilità comunale. Per questo motivo, delle categorie individuate, vengono prese in considerazione solo i parchi pubblici che vengono valutati secondo tre gradi di giudizio: alta qualità, media qualità e bassa qualità.
di passaggio pedonale risulta di dimensioni talmente ridotte (anche fino a 30 cm) che gli alberi non permettono il transito agevole ed obbligano il pedone a camminare sulla carreggiata. Vengono ritenuti marciapiedi idonei quelli che permettono il passaggio di almeno una persona per volta (superiore a 60 cm). Parcheggio impermeabile
Gli spazi pubblici pavimentati, generalmente tutti mantenuti in buono stato, sono valutati secondo la loro funzionalità: essi vengono suddivisi in migliorabili, ovvero che mediante un progetto di rigenerazione possono contribuire ad un miglioramento dell’immagine e della fruibilità del luogo, e funzionali, ovvero che la loro attuale conformazione li rende spazi di buona qualità. Sia viale Ceccarini che viale Dante, essendo due tra gli spazi più importanti e rinomati della città, possono migliorare la loro iconicità a partire dal rapporto tra lo spazio pubblico e l’edificato, trovando un’unità di immagine che possa fungere da spinta rigenerativa per tutto il territorio riccionese. Si noti che, in fase di valutazione, non viene giudicato lo spazio pubblico della spiaggia individuato in precedenza; esso otterrebbe una valorizzazione solo mediante un miglioramento dell’intera linea di waterfront che collega la città in senso parallelo alla linea di costa, ma che funge anche da collegamento tra la città e il mare, rapporto che negli anni si è spento. Infine, la vegetazione presente lungo i viali viene valutata per lo spazio che viene ad essa destinato; spesso lo spazio
Asfalto Massello a fughe strette
Parcheggio semi-permeabile Asfalto Grigliati in cls inerbiti Massello a fughe inerbite
Parcheggio permeabile Prato Sterrato
Spazio pubblico di alta qualità Area cani
Spazio pubblico di media qualità
Area gioco bambini Presenza sporadica di sedute Illuminazione presente solo lungo il perimetro
Illuminazione presente su tutta la superficie del parco
Funzioni e qualità delle superfici migliorabili
Presenza diffusa di sedute
Spazio pubblico di bassa qualità
Legenda STATO MANUTENTIVO DELLA SUPERFICIE VERDE Medio-alta Bassa STATO MANUTENTIVO DELLE SPECIE ARBOREE
Illuminazione pubblica assente
Ottimale Migliorabile STATO MANUTENTIVO DELLE STRUTTURE (SE PRESENTI)
Generale stato di degrado
Buono-ottimo
81
Degradato
Capitolo 2
ANALISI DELLA MOBILITÀ LENTA
TAV. 2.6
1:30.000 Legenda AREE A PARCO PUBBLICO
MOBILITÀ LENTA ESISTENTE E POTENZIALE
Parco connesso Parco non connesso
Ciclabile Ciclo-pedonale Viale pedonale ZTL o asse occasionalmente pedonale Nuova pista ciclabile
ATTRAVERSAMENTO MARGINI INFRASTRUTTURALI Sicuro Sicuro solo pedonale Non sicuro
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio L’analisi della mobilità lenta sul territorio comunale permette di comprendere in che modo i parchi e gli spazi pubblici siano connessi con la rete ciclo-pedonale esistente, individuando così zone più o meno collegate. Si nota come gran parte di questi spazi siano coerentemente integrati con il sistema ciclo-pedonale esistente, il quale necessiterebbe solo di qualche chilometro aggiuntivo per dare continuità alla rete. In particolare, le piste ciclo-pedonali esistenti hanno una lunghezza complessiva pari a 34,534 km: l’ipotesi di integrazione prevederebbe un’aggiunta di soli 7 km.
1Villa Mussolini 2Piazzale Roma 3Parco delle Rose 4Castello degli Agolanti 5Riccione paese 6Parco degli Olivetani 7Parco della Resistenza 8Borgo San Lorenzo 9Spiagge attrattive 10Porto
Rimini
9 10
Uno dei possibili interventi di valorizzazione del territorio grazie alla mobilità lenta può avvenire mediante la realizzazione di un percorso che attraversa le zone più interessanti della città, dal mare all’entroterra, valorizzando così anche zone più interne meno frequentate. Il percorso ipotizzato, lungo circa 15 km, incontra alcuni dei luoghi più importanti della città e si collega alle piste ciclabili che conducono oltre il territorio riccionese, verso ogni direzione. Da ispirazione per migliorare la mobilità lenta è il progetto “Bicipolitana” intrapreso di recente dal Comune di Pesaro; esso mira sia ad una valorizzazione di tutto il territorio, sia a rendere la bicicletta il mezzo più utilizzato per collegare i vari poli. Nella tavola principale vengono individuati e valutati anche i punti di attraversamento dei due margini infrastrutturali più rilevanti sul territorio, la ferrovia e l’autostrada, che di fatto tagliano il territorio comunale in 2 fasce parallele. Essi vengono distinti tra “sicuri per tutta la mobilità lenta”, con corsie riservate o senza pericoli di attraversamento, “sicuri solo per i pedoni”, ovvero dove è presente un solo marciapiede e “non sicuri” dove ciclisti e pedoni non hanno una zona riservata e sono esposti a rischio.
8
7 1 6
2
5 San Marino 4
3
Gabicce Monte
Coriano
Circuito di Misano Adriatico 2.24Nuova rete ciclabile Legenda Luogo di interesse storico Luogo di interesse turistico Area verde Luogo di interesse storico
Migliorare i sottopassi ferroviari non significa solo rigenerare il punto di attraversamento rendendolo più moderno, ma anche ricollegare la zona a monte con quella a valle della ferrovia, restituendo la continuità che l’infrastruttura interrompe e che ad oggi è maggiormente percepibile nelle zone periferiche della città. Se la necessità di attraversare la linea ferroviaria in bicicletta o a piedi è fortemente sentita da residenti e turisti, non vi è lo stesso interesse nell’attraversare il margine dell’autostrada che, essendo lontano dalla zona turistica ed abitata, soddisfa già la domanda di attraversamento sicuro nei passaggi esistenti.
2.25 Castello degli Agolanti
83
Capitolo 2
INDICAZIONI STRATEGICHE
TAV. 2.7
1:30.000 Legenda INFRASTRUTTURE Infrastruttura blu Infrastruttura verde Infrastruttura agricola
ASSI TERRITORIALI Corridoio ecologico primario Corridoio ecologico secondario Asse di riconnessione corridoio ecologico Potenziamento corridoio ecologico
CORONA AGRICOLA Ricucitura tessuto agricolo Margine contenitivo agricolo Asse di valorizzazione agricola
Area valorizzabile
Riccione: analisi storica e urbanistica del territorio Nel primo capitolo è stata sottolineata l’importanza della connessione continua dell’infrastruttura verde e blu; una connessione che dovrebbe essere ricercata sia all’interno del territorio comunale che sovraccomunale. Nelle analisi precedenti si è notato come l’incombenza della linea ferroviaria generi un blocco nell’ingresso delle aree verdi all’interno della zona marina, che risulta povera di superfici permeabili di verde pubblico. Sarebbe quindi auspicabile e di grande importanza, ripristinare i corridoi verdi che entrano in città dall’entroterra, sfruttando in primo luogo i due corsi d’acqua che attraversano il territorio fino al mare (infrastruttura blu), consentendo all’infrastruttura verde di rientrarare nel territorio ed espandersi poi con assi secondari. I due corsi d’acqua, il Rio Melo e il Rio Marano, individuano i “corridoi ecologici primari” visto che attraversano tutto il territorio sfociando in mare, offrendo un accesso privilegiato in città al verde e donando grande sostegno a flora e fauna urbana. La continuità di alcuni parchi pubblici nella zona a sud del Comune individua i “corridoi ecologici secondari”
che tagliano il territorio orizzontalmente e verticalmente, addentrandosi nel tessuto urbano non riuscendo però a raggiungere il mare, in quanto bloccati oltre la ferrovia da un tessuto costruito molto denso. Questi necessitano di un rafforzamento per valorizzare le zone che presentano la minor quantità di verde visto che possono fungere essi stessi da generatori di assi di riconnessione tra i paesaggi dell’entroterra e del mare. Le aree valorizzabili, individuate in corrispondenza dei corridoi ecologici, presentano un alto valore paesaggistico, potendo diventare zone strategiche per la continuità della rete e nodi per le diramazioni dei corridoi stessi. Il territorio riccionese, come ben evidenziato nella tavola dell’uso del suolo, risulta essere in buona parte agricolo, spesso frammentato dagli sporadici nuclei urbanizzati che si espandono lungo vie preferenziali, evidenzia anche una mancanza di continuità del margine contenitivo agricolo. Per non andare incontro ad una eccessiva frammentazione del territorio non costruito, sarebbe necessario valorizzare e mantenere i margini agricoli già presenti e, in alcune aree critiche, ricucire il territorio agricolo per renderlo coeso. Infine, nell’ottica del mantenimento del territorio aperto si individua un asse strategico di valorizzazione della zona rurale che permetterebbe di ritrovare alcune identità perdute nel tempo35.
Possibile spina dorsale verde: recupero aree boschive e integrazione di nuovi parchi
Si noti però che queste valutazioni vengono ipotizzate sulla base di uno studio non esaustivo del verde in città: un approfondimento specifico sul verde privato permetterebbe di conoscere esattamente quali aree possono essere maggiormente strategiche per sviluppare assi di connessione e corridoi ecologici. Sebbene sia presente una grande quantità di alberature pubbliche e, percettivamente anche private, che rendono la città piacevole da attraversare, solo grazie ad una conoscenza integrata di tutte le componenti di verde sarebbe possibile valutare le zone lacunose. La linea principale di valorizzazione deve necessariamente partire dai corridoi ecologici principali, ma il loro supporto attraverso i corridoi secondari può avvenire solo da una conoscenza completa del territorio: si rimanda quindi al capitolo successivo nel quale verrà analizzato nello specifico il verde privato del distretto Ceccarini come esempio di studio che potrebbe essere applicato a tutto il territorio comunale.
2.26Schema dell’infrastruttura verde, agricola e blu tra il Rio Melo e il Rio Marano Legenda Infrastruttura verde Infrastruttura agricola Infrastruttura blu
85
86
3 IL RUOLO DEL VERDE PRIVATO NEL DISTRETTO CECCARINI
Capitolo 3
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L’AREA DI STUDIO
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Museo Villa Mussolini Piazzale Roma
Centro congressi “PalaRiccione”
Museo Villa Franceschi
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3.1 Individuazione dell’area di studio e delle polarità principali
La fitta orditura urbana, formata da una maglia di strade parallele e perpendicolari tra loro, viene interrotta da poli attrattori, come il Pala Riccione e la stazione ferroviaria, e da alcuni “vuoti” come il Giardino Montanari, il giardino di Villa Mussolini e gli spazi sul lungomare adibiti a parcheggi o inutilizzati.
L’area compresa nell’ambito di riqualificazione si estende in lunghezza dal canale del porto fino al viale Cesare Battisti, mentre è delimitata tra la ferrovia e il mare nei restanti due lati. Essa comprende le zone più turistico-commerciali della città, dal viale Ceccarini a viale Dante, dal nuovo lungomare a piazzale Roma. I caratteri urbani mostrati dall’ambito di studio sono tipici delle città costiere adriatiche: il lungomare delimitato da una batteria uniforme di stabilimenti balneari che oscurano la vista del mare, le grandi strutture ricettive a stretto contatto con la passeggiata e l’area retrostante caratterizzata da un tessuto misto residenziale nella parte più interna, e commerciale-turistico in quella verso la spiaggia.
Il distretto di studio rappresenta oggi, una delle realtà più dinamiche, in termini economici e turistici, della Riviera Romagnola, per questo, la necessità di un’offerta sempre più sostenibile e di elevata qualità, sarà la chiave per intraprendere una nuova strada di innovazione e rigenerazione. 88
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
METODOLOGIA DI ANALISI Del distretto Ceccarini sono stati analizzati i caratteri principali del verde di proprietà pubblica e privata, attraverso un’analisi della copertura arborea e delle superfici, uno studio sul rapporto tra la vegetazione e le diverse tipologie edilizie ed una serie di approfondimenti specifici su alcuni isolati, classificati in base al loro grado di permeabilità. I dati cartografici di base sono stati ricavati dal database topografico del Comune di Riccione, dal censimento arboreo del 2011 e dal database regionale. Tuttavia, come anticipato nel primo capitolo, questi materiali sono privi di considerazioni riguardanti la componente privata, sia in termini di superfici che di censimento; si è proceduto quindi all’aggiornamento di tali materiali reperendo i dati mediante sopralluogo. Il rilievo sul posto, visto l’impossibilità di visionare le proprietà private accedendovi, è stato integrato con immagini satellitari ed ortofoto che hanno permesso una migliore comprensione dello stato di fatto nelle situazioni in cui il solo sopralluogo non risultava sufficiente. Seppur non esaustivo, data la difficoltà nel mappare alcune
zone celate alla vista sia durante il sopralluogo, che dagli strumenti satellitari, lo studio del verde privato restituisce una condizione più reale rispetto alla sola considerazione della componente pubblica. I dati catalogati riguardano la mappatura, il grado di permeabilità delle superfici verdi e la disposizione del patrimonio arboreo, queste ultime studiate dettagliatamente solo per alcuni isolati caratteristici e supervisionate in ambito di collaborazione con Studiosilva, componente del gruppo di lavoro al masterplan che si occupa della parte di pianificazione ambientale e paesaggistica. Il distretto presenta molti isolati ad alta impermeabilità e mostra una certa eterogeneità delle specie arboree piantumate in ambito pubblico e privato, con prevalenza delle specie tipiche di paesaggi costieri adriatici ad eccezione del lungomare di recente realizzazione. Si potrà notare quanto il verde privato sia consistente nel tessuto del distretto e come una mancata conoscenza di esso possa risultare incisiva ai fini strategici e progettuali.
3.2 Rappresentazione tridimensionale del distetto Ceccarini
89
Capitolo 3
ANALISI DELLE SUPERFICI scala 1:5.000 Legenda Prato, terreno o ghiaia Grigliati in cls, ciottoli o masselli inerbiti Asfalto o cls grezzo o lavorato Porfido o pietra Laterizio o materiale ceramico Pavimentazioni miste degli stabilimenti balneari Edifici
TAV. 3.1
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Una delle prime analisi conoscitive del territorio riguarda le tipologie di superfici utilizzate nel distretto Ceccarini, mappate durante il sopralluogo con il supporto di sistemi satellitari. La fase di mappatura ha tuttavia riscontrato alcune difficoltà che riguardano le zone più interne degli isolati: l’inaccessibilità alle proprietà private e la limitata visuale che si ha dalle recinzioni, ha spinto ad una semplificazione nella classificazione. Si è ipotizzato quindi che, nelle zone non direttamente visibili dalla strada e nelle quali la visione satellitare non risultava sufficientemente chiara a causa delle chiome della vegetazione o delle ombre degli edifici, la pavimentazione fosse della stessa tipologia visibile nei primi metri della superficie della proprietà. Sebbene questa semplificazione possa spesso condurre a mappature non troppo lontane dalla realtà, è bene sottolineare le difficoltà cui ci si trova di fronte in fase di mappatura e che, solo grazie ad una collaborazione privata, sarebbe possibile ottenere un’analisi estremamente precisa. La classificazione suddivide in 6 categorie le pavimentazioni presenti in base al materiale di cui sono composte con la distribuzione presente in figura 3.4. Oltre all’analisi privata, sono state identificate le superfici pubbliche secondo la stessa classificazione; è evidente l’impatto della viabilità carrabile realizzata interamente in asfalto mentre, nel caso della mobilità lenta, si alternano laterizi e pietre che rendono il contesto in alcuni casi mutevole, in altri monotono.
Pavimentazioni miste degli stabilimenti balneari 2% Prato, terreno o ghiaia 22%
Laterizio o materiale ceramico 16%
Grigliati in cls, ciottoli o masselli inerbiti 11%
Porfido o pietra 20%
Asfalto o cls grezzo o lavorato 29%
3.4 Grafico percentuale delle superfici
3.5 La pavimentazione del Lungomare della Libertà (Foto di Marco Corbelli)
Legenda Prato, terreno o ghiaia Grigliati in cls inerbiti Asfalto o cls lavorato Porfido o pietra Laterizio o materiale ceramico 3.3 Analisi delle superfici pubbliche
91
Capitolo 3
TIPOLOGIE EDILIZIE scala 1:5.000 Legenda Villa Palazzina Edificio in linea Edificio compatto Edificio a schiera Edificio speciale Piattaforma commerciale Lido Carattere storico come indicato da RUE
TAV. 3.2
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini La seconda analisi preliminare utile per comprendere al meglio i prossimi studi sul verde riguarda la classificazione delle tipologie edilizie, le quali sono state suddivise in categorie a seconda della loro forma e dell’altezza del fabbricato. Si può notare come ci sia una prevalenza di ville e palazzine, mentre la componente di edifici a schiera risulta quasi assente nel distretto. 101
Villa
128
Palazzina 17
Edificio in linea
25
Edificio compatto Edificio a schiera Edificio speciale Piattaforma commerciale Lido
3 11 25 20 3.6 Grafico del numero di edifici per tipologia
Sono stati segnalati anche gli edifici che presentano caratteri storici, indicati nel RUE, dove numerose tra ville e palazzine rientrano in questa speciale categoria, con qualche eccezione di edifici in linea e speciali. Questo strumento urbanistico individua, all’articolo 2.17, gli “immobili di interesse storico, architettonico, culturale e testimoniale” interessati da una fra le 3 categorie di tutela: Categoria 1: tutte le unità edilizie che hanno assunto rilevante importanza nel contesto urbano territoriale per specifici pregi o caratteri architettonici o artistici, compresi i beni tutelati dalla Soprintendenza dei beni Architettonici; Categoria 2: tutte le unità edilizie che costituiscono parte integrante del patrimonio edilizio dell’insediamento storico, sia come elementi partecipanti alla formazione dell’ambiente storico antico, sia perché significativi dal punto di vista tipologico per la distribuzione interna degli ambienti, la disposizione degli elementi di collegamento verticale o per altre caratteristiche morfologiche; Categoria 3: tutte le unità edilizie che sono compatibili con l’organizzazione morfologica del tessuto urbanistico storico o con l’ambiente rurale, compresi gli insediamenti e le infrastrutture di interesse storico-testimoniale del territorio rurale.
3.7 Edifici vincolati da RUE secondo le 3 categorie Legenda Categoria 1 Categoria 2 Categoria 3
47
15 5 ville isolate 4 edifici speciali 1 edificio compatto 2 edifici in linea 2 palazzine 1 edificio a schiera
27 ville isolate 1 edifici in linea 9 palazzine 2 edificio a schiera 8 villa in cortina
25 23 ville isolate 2 palazzine
3.8 Grafico edifici vincolati nel RUE
93
Capitolo 3 Villa
Edificio in linea
Edificio con altezza massima di 3 piani, solitamente con tetto a padiglione, di carattere prevalentemente residenziale, in lotto recintato isolato o affiancato ad altre ville recintate. Di questa categoria fanno parte anche le ville in cortina edilizia a destinazione mista, con accesso su strada.
Edificio con sviluppo longitudinale maggiore che in altezza, isolato in lotto recintato, con parcheggi interni, esterni o interrati ad uso esclusivo, con funzione residenziale o turisticoricettiva. Può presentare il commercio al piano terra.
1-3 piani Sviluppo longitudinale
Parcheggio privato su strada o interno
Parcheggio privato Accesso carrabile Accesso pedonale
Accessi pedonali multipli
Palazzina
Edificio compatto
Edificio con altezza compresa tra i 3-5 piani, solitamente a destinazione residenziale, è spesso presente una recinzione.
Edificio con più di 5 piani con forma regolare e compatta, isolato in lotto recintato con parcheggi interni, esterni o, occasionalmente, interrati ad uso esclusivo. La funzione è principalmente turistico-ricettiva, può presentare il commercio al piano terra e servizi comuni in copertura.
3-5 piani Sviluppo in altezza
Parcheggio privato
Primo accesso carrabile
Parcheggio privato su strada o interno
Accesso pedonale Secondo accesso carrabile
94
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Edificio a schiera
Edificio speciale
Edificio con altezza massima di 3 piani, distinguibile per la forma tipica a schiera e con funzione prevalentemente residenziale.
Edificio che non rientra nelle categorie precedenti, fanno parte di questa categoria il Pala Riccione e il Palazzo del Turismo, gli edifici religiosi, i fabbricati dismessi e le scuole presenti nel distretto.
1-3 piani Funzione non residenziale
Spazio semi-pubblico Accesso commerciale separato dal residenziale
Parcheggi interrati
Piattaforma commerciale
Lido
Edifici ad un piano con funzione commerciale e servizi per il turismo, solitamente in lotto isolato. In alcuni casi sono presenti piccoli spazi con aiuole e un’area riservata al parcheggio dei clienti.
Edificio appartenente agli stabilimenti balneari con funzioni turistiche e ristorative. Oltre all’edificio di gestione dello stabilimento e a strutture adibite a magazzino, sono presenti le classiche cabine a servizio dei clienti.
Accesso allo stabilimento dal lungomare
1-2 piani
Edificio di gestione dello stabilimento Cabine Parcheggio riservato Accesso su strada Accesso alla spiaggia
95
Capitolo 3
COPERTURA ARBOREA scala 1:5.000 Legenda Albero stradale Albero di arredo Albero privato Albero vincolato (PSC) Giardino di pertinenza (RUE) Giardino storico (RUE)
TAV. 3.3
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Alberi stradali pubbliche Numero di esemplari: 372 Sequenza lineare di alberature piantate su suolo pubblico, solitamente al limite esterno del marciapiede. La loro dimensione dipende dall’importanza della strada.
Valutando poi la distribuzione, si può notare come la quantità di patrimonio arboreo sia sbilanciata all’interno dell’area di studio: le grandi quantità presenti nella zona a sud di viale Ceccarini evidenziano in modo naturale la porzione di territorio nata sulle idee di città giardino del Conte Martinelli, che ancora oggi mostra la sua prosperità in termini vegetali. Suddividendo gli alberi secondo la loro diposizione formale, questo carattere di sbilanciamento nel distretto risulterà più marcato. La maggior parte delle alberature pubbliche sono disposte a filare, raggruppandosi in gruppi più o meno compatti esclusivamente nei giardini e parchi pubblici. Diversamente invece nelle aree private tendono a formarsi gruppi non ordinati, soprattutto nelle zone più interne agli isolati, con qualche eccezione a filare sviluppata lungo il confine tra lotti privati.
Alberi di arredo pubblico Numero di esemplari: 792 Esemplari disposti lungo le aree pedonali, nei giardini pubblici oppure a completamento di aiuole presenti lungo gli assi di circolazione carrabile. Alberi privati Numero di esemplari: 1371 Alberature presenti all’interno di giardini e corti private di ville o palazzine isolate. Sono compresi anche gli esemplari presenti nei giardini delle strutture ricettive. La valutazione della copertura arborea evidenzia il quantitativo di alberi presenti nel distretto sia su suolo pubblico, sottoforma di filari stradali o di verde di arredo, che privato. Non sono presenti piante che svolgono un ruolo strutturale nel sostegno della scarpata del canale del porto visto la sua completa antropizzazione. La somma totale delle alberature pubbliche presenti nel database comunale aggiornato con il sopralluogo è di 1164 esemplari, mentre sono 1371 gli alberi di proprietà privata: tali numeri non solo sono dello stesso ordine di grandezza, ma addirittura il quantitativo privato supera la componente pubblica, confermando la grande quantità di verde percepibile camminando per il distretto. Inoltre, non viene tenuto conto delle specie arbustive come le siepi, sfruttate lungo le recinzioni di divisione tra lotti privati e con la viabilità. Nella tavola vengono anche individuati gli alberi soggetti a vincolo paesaggistico, ai sensi del D.lgs. n. 42 del 2004 (Codice dei Beni Naturali e del Paesaggio); essi sono individuati nel PSC e si riconducono, nel distretto, alla sola “Isola dei pini”. Con il RUE invece vengono indicati i giardini di pregio e di pertinenza e le relative possibilità di intervento volte alla conservazione e alla valorizzazione dell’impianto e delle sue componenti.
3.9 Disposizione formale delle alberature Legenda Gruppo isolato pubblico Gruppo compatto pubblico Filare pubblico Gruppo isolato privato Gruppo compatto privato Filare privato
97
Capitolo 3
IL VERDE PUBBLICO scala 1:5.000 Legenda Giardino pubblico Giardino speciale Verde di arredo Parcheggio
TAV. 3.4
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini In precedenza, è stato descritto l’intero territorio comunale come un territorio percettivamente ricco di vegetazione, grazie alla grande quantità di alberature; tuttavia l’analisi sulla disponibilità di aree verdi pubbliche, evidenzia come il distretto ne sia generalmente povero.
diretto che instaura con il lungomare, sia per essere uno tra i pochi intermezzi non costruiti sulla linea di waterfront. La sua inutilità come parcheggio viene evidenziata sia dallo scarso utilizzo anche nei mesi estivi, sia dal parcheggio interrato realizzato al di sotto della passeggiata, che offre posti auto ombreggiati.
5.059 m2
Giardino pubblico Giardino speciale
6.098 m2 9.795 m2
Verde di arredo 5.934 m2
Parcheggio 3.10Grafico delle quantità per tipologia
La classificazione si esaurisce in 4 categorie: Giardino pubblico: area verche che permette una fruizione continuativa ai cittadini, talvolta di piccole dimesioni. Tra questi è compreso il Giardino Montanari e l’area verde retrostante l’autostazione di Piazzale Curiel; Giardino speciale: area verde che, pur essendo di proprietà pubblica, consente una ridotta fruizioni in termini di orario e apertura dai cittadini o che, occasionalmente, viene destinata ad eventi privati. Di questa categoria fanno parte il giardino di villa Mussolini, di villa Franceschi e il giardino della scuola elementare Catullo; Verde di arredo: ricade in questa categoria tutto il verde di arredo sul lungomare ed alcune aree che concorrono all’ornamento urbano, come le aree antistanti il Palazzo del Turismo o della chiesa. Rientra in questa categoria anche il verde stradale che, nel distretto, assume piccole consistenze sotto forma di aiuole o di ornamento delle rotatorie stradali;
Se quindi si escludono l’area a parcheggio, il verde di arredo, piacevole alla vista, ma eccessivamente frammentato e non usufruibile e le aree speciali aperte saltuariamente ai cittadini, l’unica componente certa che cittadini e turisti possono realmente fruire sono i giardini pubblici ovvero circa 1/5 del verde pubblico. Solitamente, la presenza minima e diradata di aree verdi pubbliche nelle città viene percepita negativamente dai suoi abitanti, ma Riccione non sembra soffrire eccessivamente questa mancanza, grazie alla sua più importante area naturale: il mare. Esso, pur non essendo un’area verde, offre un effetto psicologico benefico durante tutti i mesi dell’anno e sopperisce alla mancanza di aree dove passeggiare all’aria aperta o rilassarsi. Dalle precedenti analisi comunali è evidente come la bassa quantità di verde pubblico nel distretto, si rispecchia costante lungo tutta la fascia a mare della ferrovia; sarebbe quindi interessante confrontare tali valori con altri contesti balneari, che potrebbero essere poveri di aree verdi a ridosso del mare, soprattutto nel contesto adriatico dove la linea ferroviaria tende a dividere il territorio in due fasce. Si può notare dalle analisi comunali come, a monte della ferrovia, le quantità di aree verdi presenti nel tessuto riccionese aumentino notevolmente, rispondendo alle esigenze degli abitanti dei quartieri più interni. Le aree verdi pubbliche possono svolgere un ruolo fondamentale nel contrastare gli eventi estremi, di breve o lunga durata, dovuti al cambiamento climatico; è quindi fondamentale ottenere un’infrastruttura verde pubblica solida che ospiti soluzioni nature-based per aumentare la resilienza e il benessere della città.
Parcheggio: la necessità di inserire questa categoria nasce dalla presenza del grande parcheggio con superficie semipermeabile tra viale Milano e il lungomare. Questa singolare area possiede un potenziale enorme sia per il contatto
3.11Giardino Montanari
3.12 Giardino di villa Mussolini
99
Capitolo 3
IL VERDE PRIVATO scala 1:5.000 Legenda VERDE PRIVATO ASSOCIATO ALLA TIPOLOGIA EDILIZIA Villa Palazzina Edificio in linea Edificio compatto Edificio a schiera Edificio speciale Piattaforma commerciale Girdino con caratteri storici come indicati da RUE
TAV. 3.5
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Per comprendere la metodologia di analisi utilizzata per la classificazione del verde privato è necessario richiamare la precedente analisi sulle tipologie edilizie, base critica per lo sviluppo di un’analisi sulle relazioni tra verde ed edificato. Si può notare come le superfici siano decisamente sbilanciate a favore delle ville e palazzine, le due tipologie edilizie maggiormente diffuse nel distretto: vista l’evoluzione storica della zona a sud di viale Ceccarini, 60 delle 101 ville e 43 delle 128 palazzine possiedono una porzione di verde nel lotto di pertinenza. Edifici in linea, compatti e a schiera, sono generalmente poveri o privi di superfici verdi, mentre il Grand Hotel risulta l’unico tra gli 8 edifici speciali ad essere circondato dalla vegetazione; la grande struttura dismessa infatti, era il fiore all’occhiello del distretto per la sua maestosità e la rigogliosa vegetazione che lo circondava.
22.204 m2
Villa Palazzina Edificio in linea Edificio compatto Edificio a schiera
17.420 m2 789 m2 1.239 m2 205 m2 5.765 m2
Edificio speciale Piattaforma commerciale
1.100 m2 3.13Grafico delle superfici per tipologia
Analizzando il solo verde pubblico è facile rimare colpiti dalla bassa quantità di superfici verdi presenti nel distretto che possono creare problemi di fruizione e di qualità degli spazi ma, se ad essa si associa la componente privata la percezione muta. Il totale di superficie di verde pubblico si attesta a 26.886 m2, mentre l’intera componente privata risulta essere circa il doppio: 47.662 m2. Va precisato che, come per il verde pubblico, sono comprese nel calcolo anche le superfici semi-permeabili, che verranno analizzate più dettagliatamente nell’analisi successiva. Alla luce di questo dato quantitativo è chiaro come la componente privata assuma un ruolo considerevole nell’analisi del tessuto verde della città; essa infatti svolge gli stessi servizi ecosistemici della componente pubblica. Visto che il tema del verde privato risulta essere poco affrontato, non è possibile comprendere se le quantità presenti nel distretto siano sopra o sotto la media; un’ipotetica comparazione potrebbe essere eseguita solo con città di simili caratterische, visto che piccoli paesi o grandi centri urbani, potrebbero restituire quantità non confrontabili per motivi legati al basso costo dei terreni nel primo caso o al denso tessuto costruito nel secondo. La presenza e la posizione delle aree private non è ininfluente in termini di progetto infratrutturale; è possibile infatti che le ipotesi strategiche comunali, realizzate nel precedente capitolo, possano essere messe in discussione qualora lo studio del verde comunale sia completato con la componente privata.
3.14Una delle folte composizioni del verde privato in ville e palazzine lungo un fronte nel distretto
3.15 L’assenza del verde privato lungo un fronte composto da palazzine e edifici compatti
101
Capitolo 3
STUDIO DELLE TIPOLOGIE DI VERDE PRIVATO Si passa ora ad analizzare le tipologie di verde privato individuate nella fase di analisi, sia per quanto riguarda la presenza di specie arboree differenti, sia secondo la varietà di superfici permeabili e impermeabili. Lo scopo sarà valutare la disponibilità media di verde per abitante in relazione alla tipologia edilizia e individuare come, a differenti categorie di edifici, corrispondono diverse quantità di superfici verdi sottoforma di giardini permeabili, semipermeabili o aree verdi di risulta. Il numero di abitanti sarà usato come termine di confronto in quanto la superficie di verde interessata è di fatto usufruita in maniera esclusiva dai soli proprietari. Per ricavare il dato esposto in precedenza, è stata calcolata la superficie coperta come media tra quella di tutti gli edifici appartenenti alla stessa classificazione tipologica; questo valore, moltiplicato per il numero di piani, restituisce una superficie lorda complessiva associata alla tipologia edilizia. Rapportando tali dati con la superficie media occupata dalla popolazione emiliano-romagnola, che si attesta a circa 45 m2/ab (cfr., ISTAT, 2011), si è ricavato il numero minimo e massimo ipotetico di abitanti che ogni tipologia può ospitare. Va osservato però che tale calcolo sarebbe più corretto se si considerasse la superficie commerciale, ma l’impossibilità di accesso a tale
dato ha obbligato l’analisi ad una semplificazione. Tramite lo studio sulla classificazione del verde privato presente nel distretto, è stato possibile ottenere la somma totale delle superfici verdi per tipologia; questo valore, diviso per il numero di abitanti corrispondenti, restituisce la disponibilità media di verde per abitante in relazione alla tipologia edilizia. Questo metodo di calcolo è stato utilizzato nello studio di ville e palazzine mentre, nel caso di edifici compatti e in linea, la grande variabilità in pianta e in altezza non ha permesso di ricavare un valore medio di abitanti attendibile; molti di questi edifici infatti sono utilizzati a scopi ricettivi, che rendono più complesso e articolato il calcolo del numero di abitanti oscillando tra la condizione di residente e ospite. Tuttavia vedremo che la mancata reperibilità di tale dato non inficia sullo studio del verde visto la scarsa quantità di verde che presentano. Lo studio prosegue con la descrizione di tutte le caratteristiche ricorrenti, le disposizioni che assume l’edificato con la vegetazione, le specie vegetali lungo il confine, quelle più interne e ornamentali, fino alle superfici più e meno permeabili che maggiormente si riscontrano nella tipologia.
Dato regionale superficie media occupata dalla popolazione emiliano-romagnola 45 m2/ab.
Superficie coperta Superficie verde
3.16Schema semplificato a supporto della spiegazione di calcolo svolta
102
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Villa Le ville, in media, possono definirsi ricche di superfici permeabili, anche se questo verde è godibile da un numero molto limitato di persone. Chi dispone di un giardino, potrebbe non sentire la stessa necessità di fruire di verde pubblico rispetto a chi non lo possiede, a maggior ragione se la villa viene utilizzata come casa delle vacanze estive, come solitamente accade nelle città di stampo turistico. Tra le varietà di specie presenti, va segnalato il largo utilizzo della siepe, utilizzata a supporto della recinzione a contatto con la strada o un’altra unità abitativa che contribuisce
fortemente ad una percezione verde del distretto. Considerazione opposta invece per quanto riguarda la presenza di orti che non trovano spazio nei giardini. A questo proposito esistono due chiavi di lettura: la prima riguarda la promozione degli orti sociali comunali che potrebbe aver spinto i proprietari a sfruttare a pieno il proprio giardino, mantenendo la gestione di un orto su suolo comunale, mentre la seconda, rimarca la possibilità che le ville nel distretto vengano sfruttate in gran parte come casa per le vacanze estive.
Caratteristiche di superficie Superficie media coperta: Media superficie verde ville con giardino: N° abitanti ipotetici (1-3 piani): Disponibilità media di verde per abitante (3-9 ab.):
Altre caratteristiche • Quasi completa assenza di orti privati • Ville più datate presentano varie tipologie di specie arboree
134 m
2
370 m2 3-9 123,0 m2 - 41,0 m2
Alberi privati Lungo il confine
Leccio
Pino
Interne
Gelso
Platano
Cipresso
Olivo
Recinzione con siepe o telo ombreggiante
Superfici semi-permeabili o impermeabili
Siepe
Rete salvaprato in cls Porfido
Superfici permeabili
Autobloccanti
Prato Terra Ghiaia Area di verde ornamentale a volte presente lato strada Vaso
103
Capitolo 3 Palazzina Le palazzine suddividono lo studio per due tipologie ricorrenti: la palazzina immersa nella vegetazione alla stregua di una villa e la palazzina con suolo impermeabile e sporadica presenza di vegetazione. Queste ultime sono
maggiormente presenti lungo gli assi commerciali, dove la quantità generale di verde e vegetazione si riduce notevolmente; tuttavia, esse presentano un alto potenziale di demineralizzazione dei suoli.
Caratteristiche di superficie Superficie media coperta: Media superficie verde palazzine con giardino: N° abitanti ipotetici (3-5 piani): Disponibilità media di verde per abitante (18-31 ab.):
Altre caratteristiche • Quasi completa assenza di orti privati
278 m2 405 m2 18 - 31 22,5 m2 - 13,0 m2
Alberi privati Lungo il confine
Pino
Palazzina tipo 1
Interne
Platano
Palma
Superfici permeabili
Superfici semi-permeabili o impermeabili
Prato
Rete salvaprato in cls
Terra Porfido Ghiaia Autobloccanti Cemento Vaso
Vegetazione Arbusto ornamentale
Recinzione con siepe o telo ombreggiante
Siepe
Palazzina tipo 2
Superficie del lotto impermeabile Recinzione solo su una porzione del lotto
Funzione non residenziale al piano terra
Presenza di vegetazione sotto forma di siepi o vasi ornamentali posti sul lato di accesso
Vaso
Accesso senza marciapiede
104
Siepe
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Edificio compatto e in linea La bassa quantità di verde associata a queste strutture non è un dato inatteso, infatti, gli hotel presenti fondano il loro successo sull’offerta di stanze e servizi principalmente sfruttabili durante le ore serali, vista la presenza ravvicinata della spiaggia. La qualità si concentra soprattutto all’interno delle strutture, con aree esterne spesso di ridotte dimensioni che lascia spazio unicamente a posti auto per i dipendenti e aree di servizio. Sono a volte presenti siepi e, in caso di assenza di recinzioni nei lati che affacciano sulla strada, la vegetazione pubblica tende a confondersi con quella privata, rimarcando una continuità dello spazio soprattutto sul lungomare. La fruizione del verde per residenti e ospiti
Sporadici alberi privati
è affidata alla componente pubblica che, come visto in precedenza, risulta molto limitata nel distretto e che potrebbe essere studiata ed implementata per migliorare l’offerta turistica e la resilienza del distretto. Per questi edifici lo studio si è concentrato sul valutare le assenze di verde che, se a terra non trovano spazio, possono essere integrati sotto forme alternative come tetti o pareti verdi. Non vi è nessun riferimento invece a caratteristiche ricorrenti per case a schiera, edifici speciali, piattaforme commerciali e lido, in quanto il verde risulta assente o non classificabile secondo caratteri di ricorrenza essendo una componente estremamente residuale.
Funzione non residenziale al piano terra Pino
Magnolia
Assenza di coperture piane trattate a verde
Leccio
Assenza di pareti verticali trattate a verde Superficie impermeabile Autobloccanti Cemento
Vegetazione pubblica spesso unica componente verde
Superfici permeabili di ridotte dimensioni o residuali
105
Capitolo 3
PERMEABILITÀ DELLE SUPERFICI scala 1:5.000 Legenda SUPERFICIE PUBBLICA Permeabile Semi-permeabile Parcheggio interrato SUPERFICIE PRIVATA Permeabile Semi-permeabile
TAV. 3.6
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Attraverso una serie di sopralluoghi è stato possibile suddividere le superfici verdi in 2 categorie: Semi-permeabili:
Permeabili:
Prato
Griglie in cls inerbite
Terreno
Ciottoli inerbiti
Ghiaia
Masselli inerbiti
Tra le aree considerate semi-permeabili vengono anche considerate le porzioni di verde al di sopra di piani interrati, come nel caso del verde di arredo sul lungomare al di sotto del quale si trova un parcheggio. Se per le aree pubbliche è stato relativamente semplice ricavare la posizione dei piani interrati, per le aree private non è stato possibile ottenere tali dati vista l’impossibilità di accedere alle proprietà o alle planimetrie allo stato di fatto; in via generale quindi, i piani interrati delle diverse strutture private sono stati considerati sulla forma dell’edificio, risultando quindi ininfluenti sulla permeabilità delle aree circostanti. Dal grafico delle quantità si può notare come la componente permeabile privata sia decisamente superiore alla componente semi-permeabile, con aree pubbliche quasi equamente spartite. Analizzare la permeabilità delle aree permette di valutare quali sono le aree più a rischio di subire gli effetti di eventi atmosferici straordinari o di offrire un livello di comfort più basso; come esposto nel primo capitolo le aree permeabili svolgono, oltre alle funzioni legate al ciclo naturale delle acque, anche la funzione di riduzione del fenomeno del run-off e di bilanciamento climatico durante le sempre più frequenti ondate di calore. La resilienza del luogo passa
anche e soprattutto da queste aree che devono essere mantenute in buono stato per fornire il maggior numero di servizi ecosistemici possibili. Vedremo in seguito come queste valutazioni saranno alla base dello studio sugli isolati.
Semi-permeabile 20% pubblico 14.600 m2
Permeabile 16% pubblico 12.286 m2
107
Superficie permeabile e semi-permeabile totale 74.508 m2
Permeabile privato 49% 36.202 m2
Semi-permeabile privato 15% 11.420 m2
3.17Grafico della permeabilità delle superfici pubbliche e private
Capitolo 3
GIUDIZIO SULLA PERMEABILITÀ DEGLI ISOLATI scala 1:5.000 Legenda Molto permeabile Sufficientemente permeabile Poco permeabile Insufficientemente permeabile Gli isolati con traccia perimetrale saranno oggetto di studio specifico
TAV. 3.7
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini Le successive analisi riguardano in modo specifico gli isolati di destinazione d’uso privata, suddivisi in 4 categorie associate a range percentuali che valutano la permeabilità dell’isolato. La classificazione è stata ideata sulla rielaborazione dei concetti esposti dall’urbanista Giuseppe Campos Venuti (cfr., Campos Venuti, 2004) il quale ipotizzava che «per la destinazione urbana, le percentuali di verde dovrebbero essere pari almeno alla metà dell’area totale, senza che l’edificabilità concentrata sull’area restante superi i limiti di tolleranza sociale e funzionale». Gli isolati sono quindi stati suddivisi in: Isolato molto permeabile (75-100%): quasi la totalità della superficie (non costruita) risulta permeabile o semipermeabile, un solo isolato rispecchia tali parametri nel distretto; Isolato sufficientemente permeabile (50-75%): più della metà dell’isolato presenta superfici permeabili, i 4 isolati presenti si trovano all’interno della lottizzazione Martinelli, a sud di viale Ceccarini; Isolato poco permeabile (25-50%): quantità di suolo permeabile che tende a non essere sufficiente in 15 isolati; Isolato insufficientemente permeabile (0-25%): condizione critica, quantità di suoli permeabili scarsa o nulla in 24 isolati. Valutare gli isolati che presentano una quantità bassa di superfici permeabili permette di conoscere le zone per le quali potrebbero sorgere delle criticità in termini ambientali che riguardano fenomeni di shock, stress e dei livelli di comfort. Nonostante infatti le specie arboree contribuiscano in modo decisivo agli aspetti climatici, necessitano di adeguati suoli permeabili a supporto che garantiscono l’approvvigionamento di acqua, la stabilità meccanica e l’attività biologica. La soluzione più ovvia sarebbe quella di demineralizzare i suoli ripristinando le superfici verdi, tuttavia, non sempre risulterà possibile questa trasformazione per questioni legate a spazi di servizio che necessitano di pavimentazioni impermeabili: sarà in questi casi che pareti vegetali e tetti verdi potranno supportare altre nature-based solutions minori e restituire, superfici verdi che contribuiscano, non solo visivamente, all’aspetto green della città. Delle 4 classificazioni presenti in tavola si sono svolte analisi più approfondite su altrettanti 4 isolati rappresentativi per categoria; la scelta ha alla base la verifica delle caratteristiche più comuni alla maggior parte degli isolati appartenenti allo stesso range di valori. Si noterà infatti come gli isolati residenziali, in linea con gli studi del verde associato alla tipologia edilizia, risultino essere più inclini ad ospitare superfici permeabili e un gran numero di specie vegetali, mentre isolati con destinazione mista commerciale-ricettiva tendano ad esserne generalmente poveri. 109
Isolato molto permeabile Viale Martinelli
Limite distretto Ceccarini
Isolato sufficientemente permeabile Viale Battisti
Limite distretto Ceccarini
Isolato poco permeabile Viale Dante
Isolato insufficientemente permeabile Viale Ceccarini
Capitolo 3
ANALISI TIPOLOGICA DEI FRONTI Una volta scelti gli isolati e valutate le caratteristiche generali in base al rapporto che instaurano con il contesto, essi sono stati analizzati più nel dettaglio in riferimento alle caratteristiche di fronti e vegetazione. Ogni fronte verrà quindi analizzato in relazione al rapporto che la vegetazione instaura con i marciapiedi, alla qualità della disposizione di alberi e arbusti, fino al rapporto che le superfici creano con la tipologia di edificato. I marciapiedi si presentano nel distretto sotto forma di 4 tipologie ricorrenti che sono di seguito analizzate.
È da segnalare che in molti casi di “marciapiedi con vegetazione” il passaggio risulta talmente ridotto da non consentire il transito fluido dei pedoni, obbligandoli talvolta a spostarsi sulla carreggiata e incrementando il pericolo di impatto con automobili, motocicli, biciclette e monopattini elettrici. Quando invece le dimensioni consentono il passaggio ad una sola persona per volta, la vegetazione tende ad essere di intralcio e, quando sono presenti filari di Pini, il marciapiede risulta spesso dissestato e pericoloso a causa del sollevamento del suolo provocato dalle radici.
TIPOLOGIE DI MARCIAPIEDI Viale pedonale Presente su viali commerciali permette un passaggio agevole. Pavimentazione talvolta dissestata.
Marciapiede senza vegetazione Utilizzato su viali a buona percorrenza, a seconda della dimensione permette una percorrenza agevole.
Accesso mediante giardino privato, occasionalmente diretto Secondo accesso sul lato opposto o laterale Accesso diretto su strada Viale pedonale 8 - 18 m
Fascia pedonale 0,5 - 1 m Carreggiata a unico o doppio senso di circolazione 3,5 - 7 m
Porzione coperta da strutture fisse o mobili 1-3m
Marciapiede con vegetazione Utilizzato su viali secondari o interni, quando le dimensioni sono ridotte la presenza di vegetazione diventa un ostacolo e con pavimentazione spesso dissestata.
Marciapiede assente Vicoli interni, passaggio non pericoloso visto lo scarso utilizzo di queste vie.
Accesso mediante giardino privato Fascia con vegetazione 0,5 - 1 m
Fascia pedonale 0,3 - 0,8 m Carreggiata a senso unico con parcheggi laterali o a doppio senso di marcia 3,5 - 7 m
110
Parcheggi laterali con o senza segnaletica orizzontale 2,5 m
Accesso mediante giardino privato
Carreggiata a senso unico di marcia 3,5 m
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
I rapporti con l’edificato valutano l’omogeneità delle superfici lungo i fronti; la tipologia edilizia influenza le superfici attorno agli edifici che, se in successione, possono creare una certa continuità di permeabilità o impermeabilità. La disposizione della vegetazione invece valuta la regolarità della piantumazione, spesso riscontrabile lungo i filari stradali, ma meno frequente nelle proprietà private che, per ottenere una disposizione ordinata necessiterebbero di un progetto o di una certa sensibilità durante la messa a dimora. In alcuni casi la vegetazione è quasi completamente assente e mai regolare.
DISPOSIZIONE DELLA VEGETAZIONE Regolare Presenza di alberature pubbliche disposte a filare regolare lungo la linea del fronte, solitamente della stessa specie
Alberature private disposte secondo un ordine preciso o semi-regolare
RAPPORTO CON L’EDIFICATO Omogeneo
Irregolare Presenza di alberature pubbliche e private, non appartenenti allo stesso ordine di grandezza e disposte senza un ordine preciso
Edifici appertenti alla stessa tipologia edilizia o con funzioni simili lungo il fronte
La superficie antistante gli edifici tende ad essere della stessa tipologia lungo tutto lato dell’isolato
Disomogeneo
Vegetazione assente
Edifici appartenenti a tipologie edilizie differenti e disposti in modo asimmetrico rispetto al confine Solitamente le funzioni sono miste
Solitamente le alberature Assenza o presenza presenti non condividono sporadica di vegetazione né specie, né ordine di grandezza
Assenza di continuità delle superfici
111
Capitolo 3
ANALISI DEGLI ISOLATI
CARATTERISTICHE GENERALI E ANALISI DELLE SPECIE ARBOREE ISOLATO MOLTO PERMEABILE
Piantumazione pubblica Piantumazione privata
lli ine art M le Via
Fronte 1
Superficie verde totale: 6.981 m2 Permeabile: 6.068 m2 Semi-permeabile: 913 m2
Via le Tre nto
Superficie potenziale totale: 1.297 m2 Potenziale a terra: 1.297 m2 Potenziale in copertura: 0 m2
Tri es te
Fronte 2
Fronte 4
zi Fil le Via
Via le Ri zzo
Fronte 3
0
Superficie totale: 9.631 m2 Non costruita: 8.278 m2 Coperta: 1.353 m2
L’abbondanza di erba e ghiaia e il numero elevato di alberi di proprietà privata, rende questo isolato il più verde del distretto con una superficie permeabile a terra che supera il 75% e ben 136 esemplari di alberi, 45 di proprietà pubblica e 91 di proprietà privata. I 45 esemplari pubblici sono tutti piantumati su aiuole di minime dimensioni, molto inferiori al diametro della chioma dell’albero. Di seguito il grafico della distribuzione degli alberi privati secondo la superficie su cui sono messi a dimora: 71
25
Caratteristiche urbane DESTINAZIONE FUNZIONALE DISPOSIZIONE DELLA VEGETAZIONE RAPPORTO CON L’EDIFICATO TIPOLOGIA DI MARCIAPIEDE
13
7
Fronti Fronte 1
Fronte 2
Fronte 3
Fronte 4
Privata
Privata
Privata
Privata
Regolare
Irregolare
Irregolare
Irregolare
Disomogeneo
Omogeneo
Omogeneo
Dismogeneo
Con vegetazione
Con vegetazione
Assente
Con vegetazione
112
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
!
Albero grande (>10m)
! Albero piccolo (3-10m) !
Arbusto (<3m)
! ! ! ! !
Pino domestico Acero americano Olmo Cipresso mediterraneo Bagolaro
! ! ! ! !
Leccio Lagestroemia Platano Magnolia Abete rosso
! Rovere ! Carrubo ! Albero del paradiso
Specie non identificata
La grande quantità di alberi presenti nell’isolato ha evidenziato una varietà di specie, con la prevalenza del Pino domestico in ambito privato e di Olmo e Platano su suolo pubblico. La folta vegetazione, l’impossibilità di accedere al lotto e la poca chiarezza delle immagini aeree non hanno tuttavia permesso il riconoscimento di alcune di queste specie. Il contributo in termini ambientali è di notevole pregio, con alcune specie (Leccio, Rovere, Abete) che seppure incrementino il carico di ozono da assorbire, si comportano decisamente meglio nell’assorbimento delle polveri sottili. Valori totali di assorbimento e stoccaggio nell’isolato: PM10: 108.8 g/giorno NO2 : 54,0 g/giorno
O3 : 57,1 g/giorno CO2: 8,6 t/anno
Specie
Esemplari
0
Forma della chioma
25
Abbattimento inquinanti PM10
(assorbimento g/giorno) O3 NO2
Stoccaggio CO2 (assimilazione t/anno) CO2
PINUS PINEA (Pino domestico)
65
Ombrelliforme
16,077
2,855
3,287
1,2772
ACER NEGUNDO (Acero americano)
2
Espansa
0,884
9,232
3,534
0,0282
ULMUS MINOR (Olmo campestre)
24
Arrotondata
0,380
5,521
2,703
0,2009
CUPRESSUS SEMPREVIRENS (Cipresso)
6
Fastigiata
1,004
0,400
0,242
0,0210
CELTIS AUSTRALIS (Bagolaro)
2
Espansa
0,469
6,185
5,658
0,4056
QUERCUS ILEX (Leccio)
5
Arrotondata
12.557
-22,095
8.191
0,0889
QUERCUS PETRAEA (Rovere)
3
Espansa
1,874
-6,957
11,814
0,0889
PLATANUS ACERIFOLIA (Platano comune)
14
Fastigiata
1,876
28,396
14,422
0,0822
MAGNOLIA GRANDIFLORA (Magnolia)
2
Fastigiata
3,888
0,312
2,851
0,0362
PICEA ABIES (Abete rosso)
1
Conica
30,356
-8,791
5,059
0,0802
CERATONIA SILIQUA (Carrubo)
1
Espansa
/
/
/
/
AILANTHUS ALTISSIMA (Albero del paradiso)
2
Espansa
0,380
8,652
3,283
0,0190
LAGESTROEMIA INDACA (Lagestroemia)
1
Arrotondata
/
/
/
/
113
Capitolo 3
ISOLATO SUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
Piantumazione pubblica Piantumazione privata Superficie verde totale: 2.994 m2 Permeabile: 1.289 m2 Semi-permeabile: 1.705 m2
Via le Ob er da n
Fronte 4
Via le Tre nto
Superficie totale: 8.024 m2 Non costruita: 5.641 m2 Coperta: 2.383 m2
Fronte 3 Tri es te
Superficie potenziale totale: 2.647 m2 Potenziale a terra: 2.647 m2 Potenziale in copertura: 0 m2
Fronte 2
Via le Ba ttis ti
Fronte 1
0
Via le Mo lar i
La permeabilità di questo isolato è mista, pur non essendoci grandi aree verdi come nel caso precedente, presenta una buona continuità di superfici permeabili e semi-permeabili e un buon rapporto con la vegetazione publica e privata. Di seguito il grafico della distribuzione degli alberi privati secondo la superficie su cui sono messi a dimora: 17
25
Caratteristiche urbane DESTINAZIONE FUNZIONALE DISPOSIZIONE DELLA VEGETAZIONE RAPPORTO CON L’EDIFICATO TIPOLOGIA DI MARCIAPIEDE
15
27
Fronti Fronte 1
Fronte 2
Fronte 3
Fronte 4
Privata
Privata
Mista
Privata
Regolare
Regolare
Irregolare
Regolare
Disomogeneo
Omogeneo
Dismogeneo
Omogeneo
Con vegetazione
Con vegetazione
Con vegetazione
Con vegetazione
114
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
!
Albero grande (>10m)
! Albero piccolo (3-10m) !
Arbusto (<3m)
! ! ! ! !
Pino domestico Acero americano Olmo Albero dei sigari Bagolaro
! ! ! ! !
Leccio Abete rosso Platano Magnolia Amolo
! Palma nana ! Gelso nero
Specie non identificata
Sebbene l’isolato sia di ridotte dimensioni, ancora una volta non è stato possibile riconoscere alcune delle specie arboree più interne; le immagini satellitari in questo caso aiutano a comprendere l’ordine di grandezza, ma non sono sufficientemente dettagliate da permettere il riconoscimento della specie a cui appartengono. La specie privata più ricorrente è il Platano, mentre in ambito pubblico si alternano Pino, Leccio e Olmo. Valori totali di assorbimento e stoccaggio nell’isolato: PM10: 97,3 g/giorno NO2 : 53,8 g/giorno
O3 : 36,7 g/giorno CO2: 6,1 t/anno
Specie
Esemplari
0
Forma della chioma
25
Abbattimento inquinanti PM10
(assorbimento g/giorno) O3 NO2
Stoccaggio CO2 (assimilazione t/anno) CO2
PINUS PINEA (Pino domestico)
54
Ombrelliforme
16,077
2,855
3,287
1,2772
CHAMAEROPIS HUMILIS (Palma nana)
3
Arrotondata
0,758
/
0,591
0,0033
ACER NEGUNDO (Acero americano)
6
Arrotondata
0,884
9,232
3,534
0,0282
PRUNUS CERASIFERA (Amolo)
1
Arrotondata
0,664
1,579
0,614
0,0218
ULMUS MINOR (Olmo campestre)
17
Arrotondata
1,004
0,400
0,242
0,0210
OLEA EUROPAEA (Olivo)
1
Arrotondata
1,082
1,000
0,668
0,0306
QUERCUS ILEX (Leccio)
16
Arrotondata
12,557
-22,095
8,191
0,0889
CELTIS AUSTRALIS (Bagolaro)
2
Espansa
0,469
6,185
5,658
0,4056
PLATANUS ACERIFOLIA (Platano comune)
20
Fastigiata
1,876
28,396
14,422
0,0822
PICEA ABIES (Abete rosso)
1
Conica
30,356
-8,791
5,059
0,0802
CATALPA BIGNONIOIDES (Albero dei sigari)
5
Ombrelliforme
/
/
/
/
MORUS NIGRA (Gelso nero)
1
Arrotondata
0,121
3,401
1,411
0,0198
MAGNOLIA GRANDIFLORA (Magnolia)
1
Fastigiata
3,888
0,312
2,851
0,0362
115
Capitolo 3
ISOLATO POCO PERMEABILE
Piantumazione pubblica Piantumazione privata Superficie verde totale: 635 m2 Permeabile: 335 m2 Semi-permeabile: 300 m2
Fronte 1
nte Da le Via
ti ius G le Via
Fronte 2
Superficie totale: 3.385 m2 Non costruita: 1.998 m2 Coperta: 1.387 m2
Fronte 4 io gil Vir le Via
0
Superficie potenziale totale: 1.359 m2 Potenziale a terra: 1.359 m2 Potenziale in copertura: 0 m2
to ios r A le Via
Fronte 3
Si può notare come, in questa tipologia di isolato, oltre ad una diminuzione delle superfici permeabili, si riduca notevolmente anche il numero delle specie arboree presenti e come la loro piantumazione risulti sempre più associata a superfici impermeabili o su piccole aiuole molto inferiori al diametro della chioma. Di seguito il grafico della distribuzione degli alberi privati secondo la superficie su cui sono messi a dimora: 5
25
Caratteristiche urbane DESTINAZIONE FUNZIONALE DISPOSIZIONE DELLA VEGETAZIONE RAPPORTO CON L’EDIFICATO TIPOLOGIA DI MARCIAPIEDE
10
26
Fronti Fronte 1
Fronte 2
Fronte 3
Fronte 4
Privata
Mista
Privata
Privata
Irregolare
Irregolare
Irregolare
Regolare
Omogeneo
Omogeneo
Dismogeneo
Omogeneo
Assente
Viale pedonale
Con vegetazione
Assente
116
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
!
Albero grande (>10m)
! Albero piccolo (3-10m) !
Arbusto (<3m)
! ! ! ! !
Pino domestico Leccio Amolo Palma nana Cipresso mediterraneo
! Olivo ! Tiglio
Specie non identificata
Oltre ad una quantità inferiore di alberi, la componente pubblica risulta quasi del tutto assente. Tra le varie specie spicca l’uso del Pino e del Tiglio, tuttavia la ridotta dimensione delle strade attorno all’isolato e l’affaccio su uno dei più importanti viali commerciali, rendono questa tipologia di isolato diffusa sul territorio e di grande potenziale rigenerativo. Valori totali di assorbimento e stoccaggio nell’isolato: PM10: 44,7 g/giorno NO2 : 28,1 g/giorno
O3 : 44,1 g/giorno CO2: 2,7 t/anno
Specie
Esemplari
0
Forma della chioma
25
Abbattimento inquinanti PM10
(assorbimento g/giorno) O3 NO2
Stoccaggio CO2 (assimilazione t/anno) CO2
PINUS PINEA (Pino domestico)
14
Ombrelliforme
16,077
2,855
3,287
1,2772
CHAMAEROPIS HUMILIS (Palma nana)
4
Ombrelliforme
0,758
/
0,591
0,0033
TILIA x VULGARIS (Tiglio)
13
Arrotondata
2,087
24,08
8,518
0,0437
PRUNUS CERASIFERA (Amolo)
4
Arrotondata
0,664
1,579
0,614
0,0218
CUPRESSUS SEMPREVIRENS (Cipresso)
4
Ovoidale
1,004
0,400
0,242
0,0210
OLEA EUROPAEA (Olivo)
1
Arrotondata
1,082
1,000
0,668
0,0306
QUERCUS ILEX (Leccio)
4
Arrotondata
12,557
-22,095
8,191
0,0889
117
Capitolo 3
ISOLATO INSUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
Piantumazione pubblica Piantumazione privata Superficie verde totale: 0 m2 Permeabile: 0 m2 Semi-permeabile: 0 m2
Fronte 1
no ila M le Via
ni ari c c Ce e l Via
Fronte 2
i sc am Gr le Via
0
Via le Ri sm on do
Fronte 3 Fronte 4
Superficie potenziale totale: 3.770 m2 Potenziale a terra: 2.770 m2 Potenziale in copertura: 1.000 m2 Superficie totale: 8.140 m2 Non costruita: 2.770 m2 Coperta: 5.370 m2
L’assenza di permeabilità e la grande densità costruttiva confermano quanto questo isolato sia, non solo passivo, ma anche gravoso in termini ambientali. Le alberature private presenti, racchiuse dall’alto edificato non ricevono grandi quantità di luce e la presenza di superfici impermeabili non permette l’assorbimento di acqua nel terreno, aggiungendo un carico da smaltire per le fognature in caso di nubifragi. Di seguito il grafico della distribuzione degli alberi privati secondo la superficie su cui sono messi a dimora: 22
25
Caratteristiche urbane
Fronti Fronte 1
Fronte 2
Fronte 3
Fronte 4
DESTINAZIONE FUNZIONALE
Pubblica
Mista
Mista
Pubblica
DISPOSIZIONE DELLA VEGETAZIONE
Regolare
Assente
Assente
Irregolare
RAPPORTO CON L’EDIFICATO
Disomogeneo
Omogeneo
Omogeneo
Omogeneo
TIPOLOGIA DI MARCIAPIEDE
Viale pedonale
Senza vegetazione
Senza vegetazione
Viale pedonale
118
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
!
Albero grande (>10m)
! Albero piccolo (3-10m) !
Arbusto (<3m)
! ! ! ! !
Pino domestico Tamerice Amolo Platano Bagolaro
! Alloro ! Acero americano
Specie non identificata
L’isolato vede un largo utilizzo di Pini lungo i viali commerciali, mentre le altre poche piante presenti sono di specie miste. Nessuna di queste tuttavia possiede valori negativi riguardo l’O3 che, per lo meno, non aggiungono un carico gravoso in termini ambientali. Valori totali di assorbimento e stoccaggio nell’isolato: PM10: 77 g/giorno NO2 : 26,8 g/giorno
O3 : 34,9 g/giorno CO2: 6,4 t/anno
0
25
Esemplari
Forma della chioma
PINUS PINEA (Pino domestico)
37
Ombrelliforme
TAMARIX (Tamerice)
5
Espansa
0,115
0,206
0,100
0,259
CELTIS AUSTRALIS (Bagolaro)
1
Arrotondata
0,469
6,185
5,658
0,4056
PLATANUS ACERIFOLIA (Platano)
5
Espansa
1,876
28,396
14,422
0,0822
MAGNOLIA GRANDIFLORA (Magnolia)
2
Fastigiata
3,888
0,312
2,851
0,362
PRUNUS CERASIFERA (Amolo)
1
Arrotondata
0,664
1,579
0,614
0,0218
LAURUS NOBILIS (Alloro)
3
Arrotondata
1,936
1,247
1,217
0,4430
ACER NEGUNDO (Acero americano)
2
Arrotondata
0,884
9,232
3,534
0,0282
Specie
119
Abbattimento inquinanti (assorbimento g/giorno) PM10 O3 NO2 16,077 2,855 3,287
Stoccaggio CO2 (assimilazione t/anno) CO2 1,2772
Capitolo 3
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Ha assunto sempre maggiore rilevanza il ruolo del sistema del verde nelle città: da semplice elemento di arredo urbano è ormai considerato un fattore determinante per la qualità ambientale urbana e per la mitigazione dell’inquinamento, agente di regolazione del clima urbano, soprattutto da quando l’ombreggiamento, assicurato dalla vegetazione nei mesi estivi e invernali, è divenuto una strategia indispensabile per il raffrescamento dell’aria, per evitarne sempre più diffuso ricorso a dispostivi energivori e costi economici crescenti. Attraverso gli indici di trasmissibilità dei raggi solari, variabili per ogni pianta in base al tipo e alla densità delle foglie, sarebbe possibile conoscere il valore di irraggiamento che colpisce gli edifici, per poi confrontare i valori ottenuti della vegetazione attuale, con il caso di assenza di alberi e con un progetto di verde che permetta di ottimizzare l’ombreggiamento. I caratteri ambientali, indicati per ogni specie nelle tabelle presentate nei paragrafi precedenti, sono stati selezionati dal Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (cfr. Regione Toscana, 2018) in particolare sono stati riportati i valori, per singolo albero, di assorbimento giornaliero di PM10, O3 e NO2 e lo stoccaggio annuale di CO2. Questi dati hanno permesso di individuare le specie che meglio si comportano in termini ambientali e quelle che invece aggiungono carico da smaltire; si noti che i valori negativi associati all’ozono indicano una pianta con alta produzione di COV. Per ogni isolato studiato sono stati indicati i valori complessivi di assorbimento e stoccaggio relativo al numero totale di specie presenti, che potrà fungere da termine di confronto in caso di studio riguardante l’intero distretto o comune. Gli studi sul verde privato nel distretto riccionese rappresentano solo un primo approccio ad un tema così limitatamente frequentato, per quanto la comprensione
dettagliata del comportamento fisico e microclimatico di sistemi composti da edifici, giardini e paesaggio urbano così composto e sul livello di comfort che possono assicurare, viene offerta da numerosi strumenti digitali; tra questi il software ENVI-met, utilizzato anche nell’esperienza emiliano-romagnola REBUS (cfr., Dessì et al., 2017). Questo programma, attraverso un’attenta modellazione, permette di eseguire delle simulazioni che garantiscono informazioni accurate sulla qualità dell’aria, sul comfort termico, sull’irraggiamento solare, sul flusso del vento, sulle temperature in copertura o in facciata e sulla vegetazione1. Una conoscenza approfondita sulle temperature che raggiungono gli involucri degli edifici, strade e terreni permeabili, sul ruolo della vegetazione in termini climatici e sull’impatto del flusso del vento, possono divenire la chiave per una progettazione attenta e coerente sul contesto, che non sia finalizzata ad una migliore qualità estetica dello spazio urbano, ma che contenga un set completo di informazioni utili a migliorare la qualità ambientale, i benefici climatici ed esaltare le esperienze sensoriali. In questa prospettiva va perciò sottolineato come la mancata osservazione, rilevazione e studio della componente del verde privato – come accade nelle analisi predisposte dal Comune limitate alla sola parte pubblica del sistema ecologico complessivo riccionese – impedisca lo sviluppo coerente di una strategia generale efficace. L’individuazione dell’insieme di criticità del sistema del verde in città, o del distretto, permette di individuare alcune priorità di intervento del progetto, la cui efficacia dipenderà anche dalla sua capacità di cogliere il ruolo, le relazioni esistenti o le forme di scarsa integrazione del distretto nel più esteso complesso urbano, in modo che azioni locali possano avere effetti globali ed essere parte integrante di strategie ad ampia scala.
120
Il ruolo del verde privato nel distretto Ceccarini
Altra analisi, che sembra essersi sempre più necessaria negli ultimi anni – soprattutto in presenza di una progressiva diffusione di patologie respiratorie e prevalentemente nelle fasce di età più basse – è legata alla conoscenza e individuazione delle specie arboree del distretto, per rilevarne quelle maggiormente allergeniche: a tal proposito, la Regione Emilia-Romagna2 ha redatto un elenco di alberi, arbusti ed erbe, presenti nel territorio che rilasciano pollini nell’atmosfera, prendendo atto che la pollinosi affligge il 20% della popolazione italiana3, in prevalenza bambini, le cui conseguenze sono aggravate dall’inquinamento atmosferico che, nelle aree maggiormente urbanizzate, determina un peggioramento generale della salute della popolazione. La conoscenza completa delle specie arboree e la loro puntuale localizzazione permetterebbero anche di individuare gli alberi produttori di particolari resine, come il tiglio o il pino (cfr., Regione Emilia-Romagna, 2020, p. 35) o che, in determinate stagioni, fanno cadere i loro frutti (ibidem), mettendo a rischio persone o beni materiali, come i veicoli parcheggiati al di sotto di essi. Nel processo di progettazione, poi, non deve essere sottovalutato il confronto diretto con chi abita o frequenta i luoghi del distretto Ceccarini: per quanto in molti casi possa risultare poco rilevante la distribuzione di un questionario o la raccolta di interviste, la restituzione che questi strumenti offrono della conoscenza che le persone che vivono il luogo posseggono, risulta preziosa e insostituibile, anche a fronte della ricchezza di informazioni che le nuove tecnologie sembrano poter assicurare al lavoro di analisi e rilievo dei caratteri dei luoghi. Limitandosi alle tradizionali conoscenze prodotte secondo le metodologie convenzionali, basandosi spesso esclusivamente dei database comunali e regionali, si rischia di formulare una visione completamente errata
del sistema del verde presente all’interno del distretto: per rimediare a questi limiti, dunque, a completamento e integrazione dei sopralluoghi del progettista, un questionario svelerebbe come le persone vivono il distretto, quali sono i luoghi più significativi e frequentati, contrapposti a quelli critici, i valori ambientali percepiti e maggiormente apprezzati, così come i fattori di disagio che possono preludere all’abbandono e successivo degrado dei luoghi, oppure elementi di qualità o i difetti che possono essere spesso percepiti solo da chi vive quotidianamente il distretto. Di conseguenza, si può affermare che il lavoro qui presentato, per questi aspetti, potrà risultare parziale, non essendoci stato il tempo e le risorse per poter completare le analisi con un’adeguata ricognizione presso gli abitanti e i visitatori del distretto (anche in conseguenza agli effetti della pandemia). Oggi, davanti ai processi di veloce cambiamento a cui stiamo assistendo, la rigenerazione urbana non può più prescindere dalla sostenibilità e della resilienza, coinvolgendo attivamente lo spazio pubblico e riconoscendo nella componente privata del sistema articolato degli spazi aperti non edificati un grande contributo. E l’integrazione degli spazi privati nel sistema ecologico urbano dovrà avvenire non attraverso un’unica e omogenea modalità di intervento, da adattare forzatamente a tutti i contesti, bensì cercando di elaborare specifiche forme di intervento e progettazione che sappiano riconoscere e valorizzare secondo pratiche distinte e adeguate i diversi spazi, anche ascoltando la città. Queste riflessioni sono quindi solo un primo passo per la conoscenza del patrimonio verde e delle sue potenzialità per costituire un fattore strategico di una corretta pianificazione urbanistica.
121
122
4 LINEE GUIDA PER IL NUOVO RUOLO DEL VERDE PUBBLICO E PRIVATO NELLA RIGENERAZIONE URBANA IN CHIAVE RESILIENTE
Capitolo 4
INTRODUZIONE METODOLOGIA Dopo una serie di analisi che hanno svelato l’entità e le forme del verde privato all’interno del distretto Ceccarini ed aver classificato gli isolati procedendo ad uno studio più specifico di alcuni di essi, si vuole concludere con alcune linee guida aventi lo scopo di proporre una strategia di intervento sia sulla componente pubblica di verde, che quella privata. Sarebbe tuttavia eccessivamente ambizioso pensare che con pochi mesi di analisi e riflessioni si possano individuare i punti chiave per integrare il verde privato in un sistema già consolidato: le successive linee guida vogliono quindi porsi solo come una conclusione naturale di un percorso, rappresentando l’insieme delle riflessioni sorte durante le fasi di analisi e l’apertura ad ulteriori scenari di studio e sperimentazione su tale argomento. Esse si propongono di migliorare alcuni aspetti legati al verde urbano, intervenendo parallelamente in ambito pubblico e privato, ponendosi come obiettivo generale quello di incrementare il comfort ambientale attraverso il potenziamento della termoregolazione, la qualità dell’aria, l’intercetto e assorbimento delle acque, l’inquinamento acustico, la biodiversità, la salute e il benessere. Inoltre, nella stesura della linea guida si è tenuto conto che per ottenere tali risultati, è necessario, oltre che sensibilizzare e collaborare con i cittadini alle tematiche ambientali, anche elaborare il Piano del Verde Urbano, integrandolo con gli strumenti urbanistici vigenti o in via di approvazione e considerando sia l’ambito pubblico che quello privato; in questa fase risulta importante rivalutare il ruolo del
Regolamento del Verde Urbano, il quale dovrebbe essere arricchito con nuove disposizioni per la gestione di entrambi gli ambiti. Le soluzioni studiate hanno condotto ad una strategy map distribuita in 3 step e formata dalla consequenzialità di obiettivi, strategie e azioni, i quali rispondono a quattro diverse domande: “What we need to have a…?”
Green city Balanced city Collaborative city Planned city
Le strategie esprimono più precisamente gli ambiti su cui intervenire, mentre le azioni sono suddivise tra sfera pubblica e privata: nel primo caso sono stati ricavati interventi principali e best practices, seguiti da due tavole che evidenziano i principali interventi in ambito comunale e distrettuale, mentre nel secondo sono state individuate azioni generali e azioni specifiche per le quattro categorie di isolati individuati nel terzo capitolo e che saranno poi protagonisti di altrettante suggestioni di intervento. Infine, per delineare una linea strategica di intervento nel comune è stato ipotizzato un ordine temporale nel quale distribuire le strategie per ottenere una Green, Balanced, Collaborative and Planned City.
AZIONI PRINCIPALI Ambito pubblico OBIETTIVI
BEST PRACTICES
STRATEGIE
AZIONI GENERALI Ambito privato
124
AZIONI SPECIFICHE PER GLI ISOLATI
Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
1
2
3
4
Interventi di resilienza urbana e misure di adattamento al cambiamento climatico
Mantenimento degli equilibri ecosistemici tra insediamento urbano e natura
Collaborazione tra istituzioni e cittadini in merito alla gestione del patrimonio verde
Pianificazione del verde urbano e sensibilizzazione dei cittadini alle tematiche ambientali
S1. Rigenerazione degli spazi aperti, come strade urbane, parchi e piazze pubbliche, incentivando l’adozione di Nature-Based Solutions
S9. Valorizzazione della rete infrastrutturale di corridoi verdi e blu che attraversano il territorio urbano dall’entroterra alla costa, integrando nel sistema, le aree verdi private
S14. Rimozione delle piantumazioni pubbliche messe a dimora in marciapiedi inadeguati e ricollocazione delle stesse, o nuove, in aree verdi di proprietà privata
S18. Costruzione di un’agenda pianificata di soluzioni da adottare nel breve e nel lungo periodo e che preveda l’elaborazione del Piano del Verde Urbano
GREEN CITY
S2. Individuazione di vulnerabilità sismiche, idrauliche, energetiche e microclimatiche presenti nell’area urbana, classificando in linea temporale le priorità di intervento S3. Introduzione di nuovi sistemi per il miglioramento del drenaggio urbano sfruttando le aree verdi, pavimentate e i tetti di proprietà sia pubblica che privata S4. Potenziamento dei percorsi di mobilità lenta e incentivazione alla scelta di trasporto più sostenibile S5. Demineralizzazione dei suoli e/o utilizzo di materiali innovativi per la sostituzione delle pavimentazioni S6. Conversione del sistema di trasporto pubblico basato sul combustibile fossile con alternative ecocompatibili basate sullo sfruttamento di fonti rinnovabili
BALANCED CITY
S10. Integrazione di nuove specie arboree in parchi, aiuole stradali e giardini scolastici, che migliorino la qualità dell’aria e la termoregolazione S11. Potenziamento e valorizzazione delle connessioni tra aree verdi private in ambito residenziale per favorire la protezione e lo sviluppo della flora e della fauna urbana S12. Riduzione dell’inquinamento acustico e ambientale dovuto alle grandi infrastrutture che attraversano il tessuto urbano residenziale o un’area verde naturale S13. Creazione di un “giardino botanico diffuso” individuando e regolamentando la piantumazione, sia in aree pubbliche che private, di specie arboree adatte e diversificate
COLLABORATIVE CITY
PLANNED CITY
S15. Incentivazione ad una partecipazione attiva dei cittadini al programma di censimento delle aree private attraverso l’introduzione di strumenti preferibilmente digitali per la catalogazione e l’aggiornamento
S19. Integrazione del Regolamento del Verde Urbano con indicazioni più specifiche riguardanti la manutenzione ordinaria e straordinaria della vegetazione privata, e la distribuzione differenziata degli obblighi tra proprietari e soggetti pubblici
S16. Creazione di un programma ci aggiornamento delle aree censite, o da censire, per le trasformazioni in proprietà private
S20. Elaborazione di Manuali di gestione del Verde Privato specifici per ogni isolato come supporto al Regolamento del Verde Urbano, a disposizione dei proprietari
S17. Sviluppo di una strategia comunicativa e informativa per la realizzazione interventi di eliminazione progressiva delle barriere fisiche tra differenti proprietà, atti a migliorare la gestione condivisa dei giardini e delle specie arboree
S21. Introduzione nel Regolamento del Verde Urbano di una Programmazione di Monitoraggio e Gestione del Verde Urbano che comprenda gli ambiti pubblici e privati S22. Elaborazione del Piano di Efficienza Energetica per gli edifici pubblici e privati S23. Creazione di un programma didattico da promuovere negli ambienti scolastici e ricreativi per la sensibilizzazione ad una migliore gestione e cura delle nature urbane
S7. Inibizione del consumo di nuovo suolo e incentivazione la riqualificazione e rifunzionalizzazione del patrimonio esistente S8. Promozione di sistemi di innovazione tecnologica per la raccolta dei rifiuti urbani pubblici e privati 125
Capitolo 4
AMBITO PUBBLICO AZIONI PRINCIPALI
AP1.
Mitigare gli impatti ambientali causati dalle grandi infrastrutture utilizzando prioritariamente sistemi naturali e solo in casi di impossibilità utilizzare sistemi artificiali, per combattere l’inquinamento acustico e migliorare la qualità dell’aria
AP2.
Migliorare la biodiversità della vegetazione lungo i corridoi ecologici primari e secondari utilizzando specie arboree adatte al contesto e creando delle “fasce tampone” per proteggere il corso d’acqua dalle sostanze inquinanti
AP3.
Mettere a dimora nuove specie arboree e arbustive lungo gli assi di collegamento dei corridoi ecologici, in ambiti strategici e spazi di arredo urbano, selezionandole tra quelle indicate all’Allegato C “Specie arboree ed arbustive utilizzabili nei comuni costieri dell’Emilia-Romagna” del Regolamento del Verde Urbano
AP4.
Monitorare le aree verdi pubbliche seguendo il Programma di Monitoraggio e Gestione del Verde Urbano integrato al Regolamento del Verde Urbano e provvedere alla sostituzione, qualora necessaria, della vegetazione a rischio caduta e pericolosa per l’incolumità di cittadini e/o infrastrutture o che, in ambito urbano, abbia esaurito la durata media funzionale ed estetica, sostituendole con specie non allergeniche, che non presentano rami fragili o caduta frutti o resine
AP5.
Utilizzare interventi di piantumazione preventiva in aree valorizzabili e in attesa di trasformazione progettando sia una vegetazione di tipo permanente che una temporanea
AP6.
Individuare le aree urbane e periurbane nelle quali sfruttare la forestazione urbana scegliendo specie non allergeniche o pericolose per caduta frutti o resine
AP7.
Rigenerare il sistema di parchi e spazi pubblici attraverso soluzioni di riqualificazione naturale come rain garden, bacini e fossati inondabili o piazze della pioggia
AP8.
Valorizzare le zone umide lungo i fiumi o nei pressi delle foci per la conservazione degli habitat naturali di alcune specie di flora e fauna
AP9.
Demineralizzare e progettare interventi di rinverdimento nelle aree adibite a parcheggio, escludendo la messa a dimora delle specie individuate già dal Regolamento del Verde Urbano: Pino domestico (Pinus pinea), Pino D’Aleppo (Pino alepensis), Ippocastano (Aesculus hippocastanum), Bagolaro (Celtis australis) e Spino di Giuda (Gleditsia triacanthos)
AP10. Mantenere integro il sistema di infrastruttura agricola, individuando i margini tra territori agricoli e tessuto urbano e riconnettere le porzioni frammentate attraverso collegamenti nei punti di discontinuità AP11. Utilizzare canali verdi (detention street o cloudburst street) a lato della carreggiata per intercettare l’acqua piovana e ridurre il problema del run-off AP12. Trasformare i viali pedonali di grandi dimensioni o con traffico limitato di automobili in green street, aumentando in percentuale la superficie permeabile AP13. Riqualificare ed estendere la rete ciclabile esistente, rendere sicure le piste utilizzando una corsia adeguata, dove possibile, e sfruttando arredi verdi e soluzioni nature-based che intercettino l’acqua piovana AP14. Implementare sistemi verdi nelle strutture del trasporto come ponti e cavalcavia AP15. Utilizzare sistemi verdi di “buffer industriali” per limitare l’impatto ambientale dovuto dalla produzione di sostante inquinanti
126
Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
AMBITO PUBBLICO BEST PRACTICES
BP1.
Utilizzare green urban furnitures
BP2.
Utilizzare terra battuta o calcestre per i percorsi pedonali in aree verdi
BP3.
Creare giardini tascabili in aree di passaggio di piccole dimensioni
BP4.
Implementare l’utilizzo di pergole verdi con vegetazione rampicante per creare “gallerie verdi”
BP5.
Sostituire le superfici, nelle aree gioco per bambini, con pavimentazioni anti-trauma
BP6.
Implementare sistemi di fontane e nebulizzatori che sfruttano l’acqua piovana raccolta e filtrata
BP7.
Sostituire i mezzi di trasporto pubblico locale con mezzi che sfruttano energie ecocompatibili
BP8.
Utilizzare le fermate dei mezzi di trasporto pubblici che consentano il recupero di energia solare o realizzate con materiali ecocompatibili
BP9.
Demineralizzare le superfici del trasporto pubblico con superfici permeabili e semi-permeabili
BP10. Trasformare in tetti e/o pareti verdi le coperture di edifici pubblici o alternativamente sfruttare i cool materials BP11. Trasformare le pavimentazioni utilizzando materiali fotocatalitici BP12. Raccogliere in vasche di accumulo l’acqua piovana di deflusso proveniente dai tetti e riutilizzarla per l’irrigazione delle superfici verdi o ricollegarla alla rete interna BP13. Sfruttare i tetti di edifici di grandi dimensioni e non adatti al recupero di acqua piovana per installare sistemi di recupero e accumulo di energia solare
127
Capitolo 4
PRINCIPALI AZIONI IN AMBITO PUBBLICO
TAV. 4.1
1:30.000 Legenda STATO DI FATTO Infrastruttura verde Infrastruttura agricola Viali a doppio filare
AZIONI Mitigazione ambientale delle grandi infrastrutture Miglioramento della vegetazione lungo i corridoi ecologici primari Nuove piantumazione su assi di collegamento dei corridoi ecologici
Area da destinare a piantumazione preventiva Parchi da rigenerare in chiave ambientale Salvaguardia del margine agricolo
PARCHEGGI Demineralizzazione e attivazione della vegetazione Attivazione della vegetazione
Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente SCHEMI ESEMPLIFICATIVI DEI POSSIBILI INTERVENTI Piantumazione preventiva
Demineralizzazione dei parcheggi e attivazione della vegetazione Piantumazioni temporanee
Piantumazioni permanenti
Pavimentazione impermeabile e assenza di vegetazione
PRIMA Nuovi edifici in fase di approvazione
Progettazione della vegetazione in base all’orientamento
DOPO Area a parcheggio semi-permeabili
Riqualificazione o nuova progettazione dei parchi Messa a dimora di nuove specie arboree
Percorsi e arredi ecosostenibili
Piazza inondabile
Nuove funzioni
Rifunzionalizzazione edifici
129
Edificio privato
Capitolo 4
PRINCIPALI AZIONI IN AMBITO PUBBLICO NEL DISTRETTO CECCARINI scala 1:5.000 Legenda Green street Nuove piantumazioni su assi di collegamento dei corridoi ecologici Giardino tascabile Detention street Mitigazione ambientale delle grandi infrastrutture Miglioramento della vegetazione lungo i corridoi ecologici primari Demineralizzazione della superficie Pavimentazioni fotocatalitiche o cool materials Piantumazione preventiva Rigenerazione o nuova realizzazione di parchi pubblici Riqualificazione degli spazi aperti di grande affluenza
Stato di fatto delle aree verdi pubbliche e private
TAV. 4.2
Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente SCHEMI ESEMPLIFICATIVI DEI POSSIBILI INTERVENTI Green street (Rielaborazione da Ramboll, 2016)
Green street realizzabile su viali pedonali di mediograndi dimensioni
Area di intercetto acqua piovana Tubo traforato
Detention street (Rielaborazione da Ramboll, 2016)
Canale verde realizzabile in strade con marciapiedi di medio-grandi dimensioni
Riduzione effetto run-off
Canale di intercetto acqua piovana
Tubo traforato
Giardino tascabile
Sedute
Piantumazione di specie floreali
Piantumazione di spezie
131
Capitolo 4
AMBITO PRIVATO AZIONI GENERALI
AG1.
Sfruttare sistemi innovativi di smaltimento dei rifiuti attraverso l’accumulo sotterraneo con sistemi di raccolta interni alle proprietà private o comuni a più isolati, che permettano il riutilizzo dell’energia prodotta dallo smaltimento come alternativa sostenibile al combustibile fossile usato nei mezzi di trasporto pubblico
AG2.
Salvaguardare le superfici permeabili e semi-permeabili esistenti nell’area urbana, intervenendo in caso di necessità manutentive necessarie per il corretto intercetto e filtraggio delle acque di deflusso
AG3.
Predisporre incentivi per l’abbattimento delle barriere tra proprietà private in favore della creazione di giardini e orti condivisi, mantenendo le specie arbustive presenti e adeguandole alle nuove conformazioni
AG4.
Rimuovere gli alberi pubblici collocati su marciapiedi di dimensioni inadeguate al passaggio sicuro dei pedoni, su aiuole di dimensioni ridotte e inadeguate allo sviluppo dell’apparato radicale, o su suoli pubblici sfruttabili per sistemi innovativi di raccolta delle acque, con conseguente messa a dimora della specie rimossa o di una nuova specie sostitutiva all’interno delle proprietà private secondo modalità di accordo da individuare nel Regolamento del Verde Urbano.
AG5.
Sostenere i proprietari che ospitano alberi pubblici con una costante manutenzione ordinaria e straordinaria delle specie arboree e della pulizia necessaria
AG6.
Integrare il Regolamento del Verde Urbano di nuove disposizioni di gestione collaborativa amministrazione-privato per il mantenimento in buono stato dei giardini e delle specie arboree con indicazioni specifiche per ogni isolato presente nell’area urbana e introdotte dai Manuali del Verde Privato.
AG7.
Incentivare i proprietari di edifici ricettivi, gli amministratori e i proprietari di edifici che comprendono più unità abitative, a rimuovere le recinzioni di separazione con il suolo pubblico, se presenti, per ottenere una continuità fisica tra giardini e nuove configurazioni di spazi pubblici-privati
AG8.
Istruire i cittadini al censimento geolocalizzato delle aree verdi e pavimentate di proprietà, tenendo conto delle differenti tipologie di superfici, tra cui i diversi materiali delle pavimentazioni e del terreno, le dimensioni e posizionamento sul lotto delle specie arboree, ricavandone i parametri dendrometrici, l’essenza, lo stato vegetativo, fotografie della specie e delle foglie
AG9.
Integrare nelle documentazioni necessarie all’ottenimento dei titoli edilizi nuove tavole che comprendano lo stato di fatto dei giardini privati, con indicazione delle specie arboree e dei materiali delle superfici pavimentate e permeabili
AG10. Nei casi di nuova progettazione del giardino è necessario presentare gli elaborati elencati nel Regolamento del Verde Urbano oltre ad indicare le specie arboree e dei materiali delle superfici pavimentate e permeabili AG11. Incentivare l’utilizzo di sistemi di accumulo e riutilizzo dell’energia solare come pannelli fotovoltaici o solari AG12. Sfruttare negli edifici di nuova costruzione e negli edifici da ristrutturare, se possibile, sistemi di ombreggiamento naturali, uso di Phase Change Materials, sistemi di ventilazione naturale controllata, utilizzo del suolo come dissipatore di calore e facciate intelligenti
132
Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
AMBITO PRIVATO
AZIONI SPECIFICHE PER GLI ISOLATI
ISOLATO MOLTO PERMEABILE
Utilizzare sistemi di Blue Roof per raccogliere in vasche di accumulo l’acqua piovana di deflusso proveniente dai tetti e riutilizzarla per l’irrigazione delle superfici verdi Sfruttare le aree verdi di medie-grandi dimensioni per realizzazione di sistemi Nature-Based come depressioni di accumulo dell’acqua piovana e sistemi di fitodepurazione Mantenere integra la connessione di superfici verdi e vegetazione esistente tra giardini attraverso l’abbattimento delle barriere tra proprietà, quando possibile
ISOLATO SUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
Mettere a dimora nuove specie arboree, arbustive o floreali ponendo attenzione alle specie allergeniche o pericolose per caduta rami, frutti o resine Utilizzare sistemi di Blue Roof per raccogliere in vasche di accumulo l’acqua piovana di deflusso proveniente dai tetti e riutilizzarla per l’irrigazione delle superfici verdi Incentivare la demineralizzazione dei suoli nelle proprietà completamente impermeabili con un minimo di superficie pari al 25% sfruttando l’area di passaggio e i posteggi auto interni Utilizzare cool materials per la riqualificazione sostenibile dei tetti di edifici di grandi dimensioni Migliorare la connessione tra giardini attraverso l’abbattimento delle barriere tra proprietà, quando possibile, e creare una continuità di superfici verdi e vegetazione
ISOLATO POCO PERMEABILE
Mettere a dimora nuove specie arboree, arbustive o floreali ponendo attenzione alle specie allergeniche o pericolose per caduta rami, frutti o resine Incentivare la demineralizzazione dei suoli delle proprietà sfruttando l’area di passaggio e i posteggi auto interni e di ulteriori superfici con un minimo del 30% della superficie totale di ogni proprietà, con l’obiettivo di ottenere isolati sufficientemente permeabili Trasformare i tetti piani o convertibili degli edifici in tetti verdi estensivi o, qualora possibile, intensivi Utilizzare sui tetti di edifici di medie-grandi dimensioni, dove non sia possibile l’intervento di trasformazione in tetti verdi, cool materials per favorire l’abbassamento delle temperature ambientali interne
133
Capitolo 4
Utilizzare sistemi di Blue Roof per raccogliere in vasche di accumulo l’acqua piovana di deflusso proveniente dai tetti e riutilizzarla per l’irrigazione delle superfici verdi o ricollegarla alla rete domestica Sfruttare i tetti di edifici di grandi dimensioni e non adatti al recupero di acqua piovana per installare sistemi di recupero e accumulo di energia solare Migliorare la connessione tra giardini attraverso l’abbattimento delle barriere tra proprietà, quando possibile, e creando una continuità di superfici verdi e vegetazione
ISOLATO INSUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
Mettere a dimora nuove specie arboree, arbustive o floreali ponendo attenzione alle specie allergeniche o pericolose per caduta rami, frutti o resine Incentivare la demineralizzazione dei suoli delle proprietà sfruttando le aree di passaggio e i posteggi auto interni e di ulteriori superfici con un minimo del 35% della superficie totale di ogni proprietà Trasformare i tetti piani o convertibili degli edifici in tetti verdi estensivi o, qualora possibile, intensivi Utilizzare sui tetti di edifici di medie-grandi dimensioni, dove non sia possibile l’intervento di trasformazione in tetti verdi, cool materials per favorire l’abbassamento delle temperature ambientali interne Sfruttare cool materials sulle facciate di edifici di grandi dimensioni maggiormente esposte all’irradiazione solare Sfruttare le pareti verticali di edifici ricettivi per realizzazione di pareti verti o giardini verticali Utilizzare sistemi di Blue Roof per raccogliere in vasche di accumulo l’acqua piovana di deflusso proveniente dai tetti e riutilizzarla per l’irrigazione delle superfici verdi o ricollegarla alla rete domestica Sfruttare i tetti di edifici di grandi dimensioni e non adatti al recupero di acqua piovana per installare sistemi di recupero e accumulo di energia solare Migliorare la connessione tra giardini attraverso l’abbattimento delle barriere tra proprietà, quando possibile, e creando una continuità di superfici verdi e vegetazione
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Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
STATO DI FATTO DEGLI ISOLATI ISOLATO MOLTO PERMEABILE
ISOLATO SUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
ISOLATO POCO PERMEABILE
ISOLATO INSUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
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Capitolo 4
CONFIGURAZIONI IPOTETICHE DEGLI ISOLATI ISOLATO MOLTO PERMEABILE
-
+
Sistemi di recupero energia solare
Sistemi naturali di intercetto acqua piovana
Sistemi di raccolta dell’acqua piovana
Alberi su marcipiede inadeguato da ricollocare
Aree verdi da mantenere
Vasche di accumulo acqua piovana e riutilizzo per irrigare le aree verdi
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Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
ISOLATO SUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
-
+
+
+T °C
-
-T °C
CO2 O2
Vegetazione da posizionare in ridistribuire in aree private
Sistemi di raccolta dell’acqua piovana Sistemi di recupero energia solare Nuove specie arboree Cool materials
Sistemi naturali di intercetto acqua piovana
Nuove aree permeabili o semi-permeabili Continuità delle aree verdi lungo i fronti
Maggiore filtraggio delle acque piovane
Vasche di accumulo acqua piovana e riutilizzo per irrigare le aree verdi
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Capitolo 4
ISOLATO POCO PERMEABILE
-
+
+
+T °C
-
-T °C
CO2
+
O2
Cool materials Sistemi di raccolta dell’acqua piovana
Sistemi di protezione solare verde
Alberi da ricollocare
Sistemi di recupero energia solare
Tetto verde
Nuove piantumazioni su assi di collegamento di corridoi ecologici
Nuove aree permeabili o semi-permeabili
Giardino condiviso
Riutilizzo acqua piovana per usi abitativi
Maggiore filtraggio delle acque piovane
Continuità delle aree verdi lungo i fronti
Vasche di accumulo acqua piovana e riutilizzo per irrigare le aree verdi
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Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
ISOLATO INSUFFICIENTEMENTE PERMEABILE
-
+
+
+T °C
-
-T °C
CO2 O2
+ Sistemi di recupero energia solare
Tetto verde estensivo o intensivo
Vegetazione da posizionare in ridistribuire in aree private
Pareti verdi o giardino verticale Sistemi di raccolta dell’acqua piovana
Sistemi di protezione solare verde
Cool materials
Green street
Giardino condiviso
Riutilizzo acqua piovana per usi abitativi
Nuove aree permeabili o semi-permeabili
Maggiore filtraggio delle acque piovane
Vasche di deposito e decantazione dei rifiuti organici per la produzione di energia Vasche di accumulo acqua piovana e riutilizzo per irrigare le aree verdi
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Capitolo 4
CRONOPROGRAMMA IPOTETICO DI DISTRIBUZIONE DELLE STRATEGIE
2022 2023
S4 Potenziamento e incentivazione allo sfruttamento della mobilità lenta S7 Inibizione del consumo di nuovo suolo e riqualificazione del patrimonio esistente S23 Creazione di un programma didattico per la sensibilizzazione ad una migliore gestione e cura delle nature urbane
2023 2024
S15 Partecipazione attiva dei cittadini al programma di censimento delle aree private S16 Creazione di un programma ci aggiornamento delle aree censite o da censire
2024 2026
S2 S9 S18 S19 S21 S20 S22
Individuazione di vulnerabilità sismiche, idrauliche, energetiche e microclimatiche Valorizzazione dei corridoi verdi e blu Elaborazione del Piano del Verde Urbano Integrazioni al Regolamento del Verde Urbano Programma di monitoraggio e gestione del verde urbano Elaborazione di Manuali del Verde Privato specifici per ogni isolato Elaborazione del Piano di Efficienza Energetica per gli edifici pubblici e privati
2026 2028
S1 S3 S5 S6 S8 S10 S12 S14
Rigenerazione degli spazi aperti sfruttando Nature-Based Solutions Introduzione di nuovi sistemi per il miglioramento del drenaggio urbano Demineralizzazione dei suoli e/o uso materiali innovativi Sostituzione dei mezzi di trasporto con mezzi ecocompatibili Innovazione tecnologica per la raccolta dei rifiuti Integrazione di nuove specie arboree Riduzione dell’inquinamento acustico dovuto alle grandi infrastrutture Ricollocamento specie arboree messe a dimora su marciapiedi inadeguati su suoli privati
2028 2030
S11 Potenziamento e valorizzazione delle connessioni tra aree verdi private S13 Creazione di un “giardino botanico diffuso” S17 Abbattimento delle barriere fisiche tra differenti proprietà
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Linee guida per il nuovo ruolo del verde pubblico e privato nella rigenerazione urbana in chiave resiliente
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CONCLUSIONI
Volendo formulare una prima anche se parziale conclusione a questo studio, che offre ancora molti spunti di riflessione e che richiederebbe anche alcuni specifici approfondimenti, è opportuno rispondere però ad alcune domande poste in conclusione del primo capitolo come possibile guida al tema affrontato. Partendo dal possibile ruolo che il “verde urbano privato” possa assumere in un processo di rigenerazione urbana in chiave sostenibile e resiliente, è inizialmente insorta la questione se sia concretamente possibile mappare e analizzare la componente di verde privato presente in città. Con lo sviluppo del presente lavoro, diventa possibile affermare che dagli spunti di approfondimento rilevati in articoli consultati e dalle indagini eseguite direttamente – per quanto su una limitata porzione di territorio e pur evidenziando non trascurabili difficoltà in fase di raccolta dati – che una metodologia di rilevazione ed un percorso conoscitivo dettagliato è fattibile. Anzi, diventa strategico ed imprescindibile integrare la componente del verde privato nell’attuale sistema di rilevazione dei fattori importanti per la sostenibilità e la resilienza urbana, ma è altrettanto decisivo che le azioni (e non solo per l’individuazione e classificazione, ma soprattutto per la sua valorizzazione) passino attraverso le politiche e gli strumenti di pianificazione che gli enti pubblici hanno a loro disposizione per operare anche negli gli ambiti privati, così come è altrettanto necessario che i
singoli cittadini sviluppino una nuova sensibilità verso una componente urbana tutt’altro che secondaria e che, anzi, potrebbe diventare la principale risorsa per un’evoluzione futura in chiave ambientale, sostenibile e resiliente di tutto il territorio. Pur non avendo a disposizione dati di confronto con altri contesti, una delle analisi svolte sul distretto Ceccarini ha evidenziato che il quantitativo di piantumazioni su suolo privato risulta addirittura superiore alla componente pubblica; ciò significa che ad oggi più della metà degli alberi non sono censiti e potrebbero aver esaurito la durata media funzionale ed estetica, oltre che poter diventare un pericolo in caso di una precaria stabilità meccanica. Riguardo i suoli privati invece è emerso che molti isolati risultano poco o insufficientemente permeabili, un dato che consente di individuare gli ambiti dell’area di studio che maggiormente necessitano di interventi di demineralizzazione per migliorare la propria funzionalità. Tuttavia, l’impossibilità di accedere alle proprietà private non ha consentito di individuare con precisione sia le tipologie di superfici presenti, sia i parametri dendrometrici delle specie arboree, dati fondamentali ai fini della valutazione di alcune vulnerabilità. Queste due analisi mettono in luce quale importanza assuma la collaborazione tra istituzioni e cittadini, i quali potrebbero contribuire al censimento delle aree private, arricchendo il database comunale e la conoscenza puntuale delle dotazioni territoriali in termini di verde e, attraverso il diretto coinvolgimento in una campagna di sensibilizzazione,
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contribuire a far maturare una generale attenzione alle tematiche ambientali. La successiva questione che ci si era posti all’avvio del presente lavoro verteva sulla possibilità di elaborare una strategia di intervento sul sistema del verde privato per poterlo attivamente integrare nel più complesso sistema delle infrastrutture verdi della città. Con l’obiettivo non solo di dare una parziale conclusione allo studio e alle analisi affrontate, ma anche di offrire nuovi spunti di analisi e sperimentazione, si è voluto proporre, quindi, una possibile metodologia operativa e alcune indicazioni di gestione della componente privata del sistema del verde integrata con il più articolato patrimonio di verde pubblico, con l’intento di donare una nuova immagine qualitativamente apprezzabile dello spazio urbano. Per quanto possa apparire scontato, non è risultato altrettanto semplice formulare delle proposte di linee guida di intervento che riuscissero a tener conto degli aspetti di gestione della componente verde pubblica e delle possibilità di operare nell’ambito del verde privato: non è infatti possibile scindere le due componenti ipotizzando di intervenire solo sulla prima (dove le prerogative dell’intervento pubblico o in aree pubbliche sembrano poter assicurare l’attuazione di obiettivi di sostenibilità e resilienza attraverso il potenziamento del patrimonio verde). Poiché entrambe fanno inscindibilmente parte di una stessa sfera e beneficiano reciprocamente della loro presenza l’una dell’altra, l’intervento deve poter interessare entrambi gli ambiti e questo deve rappresentare una specifica, energica, consapevole e condivisa strategia di azione e un obiettivo dichiarato delle politiche urbane. Quest’osservazione diventa particolarmente importante per formulare criticamente l’insieme dei principali interventi in ambito comunale e distrettuale con le quali intervenire anche per mettere in connessione vari ambiti: dagli elementi verdi e blu fino al tessuto agricolo, in una sinergia che comprende l’articolazione del verde privato, risolvendone la frammentazione, potenziandone la presenza, senza prescindere da una conoscenza completa del sistema in tutto il territorio comunale. Nel caso specifico di Riccione, tra i possibili scenari di questa nuova strategia integrata, di questa visione sinergica tra le diverse componenti, uno degli interventi di cui il distretto
necessita, riguarda la ricollocazione in aree private le specie arboree attualmente messe a dimora su marciapiedi di dimensioni inadeguate al transito delle persone o pericolosi a causa di una pavimentazione dissestata dovuta alla crescita dell’apparato radicale di alcune specifiche specie arboree. La ricollocazione di tali specie arboree (o la sostituzione con nuove), in una prestabilita area di confine della proprietà, consentirebbe di migliorare alcuni aspetti urbani senza ridurre il numero di alberi presenti nell’area interessata e, per tali specie, la manutenzione ordinaria e straordinaria rimarrebbe a carico dell’ente pubblico. Il passo successivo riguarda invece la completa integrazione del verde privato, oggetto di specifiche indicazioni e incentivi, in un programma manutentivo con obblighi distinti tra soggetto privato ed ente pubblico, mentre deve essere sempre garantito il controllo qualitativo sulle specie arboree (alloctone o autoctone, quest’ultime, in alcuni casi, da preferire) presenti su tutto il suolo comunale, segnalando le specie che devono essere sostituite, permettendo così un rinnovamento costante della dotazione vegetazionale. La vera sfida del futuro sarà infatti quella di trattare il verde urbano come un sistema non più spartito in aree pubbliche e private (secondo una visione esclusivamente dominicale e gestionale, sicuramente non ecologica), senza dover necessariamente soffermarsi a specificare di volta in volta di quale ambito si stia trattando, per distinguere aree che, in termini ambientali, hanno la medesima rilevanza. In chiave sostenibile e resiliente, ad esempio, sarebbe a questo proposito necessario un costante monitoraggio di tutto il sistema del verde urbano e la possibilità per l’ente pubblico, in alcuni casi, di poter intervenire su suoli di proprietà privata per contrastare le gravi criticità riscontrabili in possibili contesti, a beneficio di tutta la comunità. A tal proposito, l’azione pubblica diretta o indiretta, favorita con incentivi o agevolazioni di diversa natura piuttosto che da prescrizioni o sanzioni, senza violare i diritti riconosciuti dall’articolo 42 della Costituzione. In questo senso, risulta più opportuno il ricorso ad incentivi per il privato a realizzare autonomamente alcuni interventi sul proprio suolo, introducendo validi meccanismi di defiscalizzazione: gli interventi possibili sarebbero individuati sulla base delle valutazioni di criticità e di buone pratiche per il riutilizzo di varie forme di risorse
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naturali, oltre alla possibile introduzione di meccanismi di defiscalizzazione o di agevolazione fiscale. Infine, non si può tralasciare l’importanza che assumono strumenti come il Piano del Verde Urbano, da affiancare al prossimo PUG1, e il Regolamento del Verde Urbano che devono prevedere il primo la pianificazione completa di tutte le aree verdi del territorio, il secondo le integrazioni di indicazioni specifiche indirizzate alla gestione del verde nelle aree private, che andrebbero a questo punto elaborati con un approccio ecologico ampio e innovativo e con forme di regolamentazione più innovative e condivise; il Piano del Verde Urbano dovrebbe essere l’occasione per le istituzioni per promuovere processi di informazione, coinvolgimento diretto e progettazione partecipata.
Per concludere, una delle grande sfide che ci attende nel futuro sarà quello di considerare attentamente il verde privato come componente attiva dell’infrastruttura verde, rivalutando il ruolo delle aree private e delle relative azioni dei cittadini, pianificando il potenziamento delle dotazioni di verde delle città: per ottenere questo risultato sarà fondamentale sostenere analisi e sperimentazioni che conducano a soluzioni pratiche ed economiche per la valorizzazione attenta e lo sviluppo del complesso sistema del verde privato e parallelamente a sensibilizzare la popolazione ad una maggiore consapevolezza personale e collettiva che possa contribuire al miglioramento della struttura delle città.
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NOTE CAPITOLO 1 1Il rapporto ISPRA oltre a considerare i 116 capoluoghi di provincia delle analisi condotte dall’ISTAT, prende in considerazioni anche i 3 comuni più popolosi (>80.000 abitanti): Cesena, Guidonia Montecelio e Giugliano in Campania.
paesaggistico (cfr., Juhola, 2018). Questo valore viene utilizzato nel confronto tra diversi piani e per verificare se i requisiti delle aree verdi siano soddisfatti.
15Il metodo STRAIN (STudio interdisciplinare sui RApporti tra la protezione della natura ed Infrastrutture), approvato con DDG n. 4517 del 2007 della Regione Lombardia, quantifica le aree da ri-naturalizzare per compensare i consumi di ambiente dovuti alle infrastrutture di nuova costruzione. Il modello di calcolo si avvale di una formula per calcolare la dimensione minima delle aree da destinare 3https://www.museonivola.it/1953-nivola-pergola-village-interiors-2/ [gennaio alle misure di bilanciamento dei danni che tiene conto di fattori che riguardano 2021] l’unità ambientale danneggiata, il valore naturale iniziale dell’area usata per il recupero, l’intensità del danno e fattori di completezza e di ripristinabilità temporale. 4Per servizi ecosistemici si intendono tutti quei benefici che l’uomo trae Ogni valore possiede un relativo approfondimento all’interno del documento dall’assimilazione «dell’energia solare, fissazione del carbonio atmosferico e redatto dalla Regione Lombardia (cfr., Malcevschi, Lazzarini, 2013). regolazione dei gas nell’atmosfera, regolazione del clima, assimilazione dei nutrienti dal suolo e simili» (Corrado, Lambertini, 2011, p. 229). 16Il progetto nato nel 2013 e promosso dalla Fondazione Rockefeller, coinvolge città di tutto il mondo con l’obiettivo comune di individuare e sopperire alle fragilità 5Per infrastrutture verdi e blu si intende una rete, opportunamente pianificata, di e vulnerabilità del territorio che provocano ingenti danni alle persone, alla flora e aree naturali e seminaturali presenti sul territorio e in grado di fornire molteplici alla fauna. benefici ambientali e sociali (cfr., Chiesura, 2017, p. 187). 17https://forestami.org/ [gennaio 2021]. 6Il consumo di suolo è associato alla perdita di una risorsa fondamentale, limitata e non rinnovabile, e che può essere permanente (edifici, strade pavimentate, 18https://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2020/07/13/forestazione-urbanaferrovie, aeroporti, ecc) o reversibile (aree estrattive non rinaturalizzate, cave in a-che-punto-stiamo/ [gennaio 2021]. falda, strade non pavimentate, ecc) anche se, quest’ultima, inibisce alcune funzioni ecosistemiche nel tempo che intercorre fino al completo recupero. 19Nel 2015 il Papa Francesco ha scritto la “Laudato Si’”, un Enciclica che tocca i temi della connessione del creato (la natura) con l’uomo e della cura che 7Partendo da istanze di matrice Europea che chiedono agli stati membri di quest’ultimo deve riservare alla prima. raggiungere nel 2050 un consumo di suolo pari a zero e in attesa di una normativa nazionale, le regioni si sono attivate per contrastare il consumo di suolo. 20Il progetto “ForestaMI” grazie ad una diffusione mediatica al passo con i tempi sta registrando un successo esemplare. Vedi: https://www.affaritaliani.it/milano/ 8https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it forestami-milano-ha-superato-i-500mila-alberi-707186.html [gennaio 2021]. [dicembre 2020] 21La manutenzione del giardino ha un costo di circa 160,00 per 100 m2 (fai da te). 9Il fenomeno dell’isola di calore non è un fenomeno di recente scoperta; nel 1820 il La realizzazione di un giardino ex novo costa 100-200 per 100 m2 di progettazione chimico e farmacista inglese Luke Howard pubblicava il suo trattato The Climate e 1500-2000 per 100 m2 di realizzazione ai quali si deve aggiungere il costo of London dove rilevava, durante le ore notturne, una temperatura di 3,7°F più per la posa o la semina del manto erboso e delle pavimentazioni (https://www. calda in città rispetto alle limitrofe località rurali (cfr., Mancuso, 2020, p. 63). cosmogarden.it/) [gennaio 2021]. 2La legge n. 10 del 2013 introduce inoltre modifiche e tempi più stringenti alla legge n. 113 del 1992, che imponeva ad ogni comune di porre a dimora un albero all’interno del territorio comunale per ogni nato (art. 1).
10Gli alberi assorbono acqua dal terreno e la rilasciano nell’atmosfera sotto forma 22https://www.wcu.edu/discover/campus-services-and-operations/facilitiesdi vapore acqueo; «L’efficacia di raffrescamento di una massa vegetativa è management/energy-management/ treecampuswcu.aspx [gennaio 2021]. generata dalla somma dell’effetto di evapotraspirazione e ombreggiamento ed è proporzionale alla continuità del primo ed alla contiguità del secondo» (Dessì 23A questo proposito sono già state sperimentati numerosi strumenti scientifici in et al., 2017). grado di considerare l’insieme di questi elementi e proporre dei modelli utilizzabili in ricerche e studi sulla componente verde urbana. Tra queste si citano i Tools di 11https://www.landsrl.com/portfolio-land/corridor-de-biodiversite-montreal i-Tree sviluppati dalla USDA Forest Service che utilizzano il modello UFORE. Il [dicembre 2020] sistema è stato sperimentato anche in ambienti italiani, ad esempio la regione Emilia-Romagna. 12Ad oggi è necessario evitare l’aumento di 1°C per rientrare nell’obiettivo. 24https://www.padovaoggi.it/green/una-equipe-dell-universita-sta-mappando-il13Il termine resilienza deriva dall’ecologia, introdotto da Holling nel 1973 e viene verde-in-citta-padova-maglia-nera-per-consumo-di-suolo-49-20.html [gennaio definita come la capacità di un ecosistema di assorbire i cambiamenti o le 2021]. perturbazioni e persistere. Altro originario utilizzo arriva dall’ingegneria dei materiali che sfrutta il termine resilienza per indicare la stabilità vicino ad uno stato fisso di 25https://www.insalutenews.it/in-salute/effetto-lockdown-come-cambia-laequilibrio, ponendo l’attenzione sulla resistenza alle perturbazioni e sulla velocità percezione-del-verde-urbano-i-risultati-di-uno-studio-europeo/ [gennaio 2021]. di ritorno all’equilibrio. Il termine viene anche utilizzato in altri svariati ambiti come la psicologia. 26https://www.architettiroma.it/attivita-ordine/architettura/boeri-e-de-masidialogo-sulle-citta-post-covid19-un-progetto-nazionale-per-roma/ [gennaio 14I green factor sono stati adottati da diverse città come Helsinki, Seattle e Vienna 2021]. e sono utilizzati per valutare la condivisione e l’efficacia delle aree verdi. Helsinki, per esempio, calcola l’indice mettendo in relazione la quota di area edificata e quella verde, utilizzando una tabella di punteggi preventivamente compilati per ogni elemento valutato secondo il proprio grado di funzionalità, di manutenzione e
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CAPITOLO 2 1Fino al 1922 il territorio di Riccione faceva parte del Comune di Rimini. 13Inchiesta per il Giornale dell’Architettura a cura di Luigi Bartolomei, “Ex Colonie: 2La tesi del Borghi evidenzia la presenza di molti fattori, soprattutto geografici, giganti senza muscoli”, gennaio 2021. favorevoli allo sviluppo balneare della città, ed è esposta in modo dettagliato nella pubblicazione di Famija Arciunesa del 2002 che riporta, integralmente e 14La legge è entrata in vigore dal 1° gennaio 2018. fedelmente, il testo originario del 1935. 15Art. 4 “Attuazione degli strumenti urbanistici vigenti”; Art. 38 “Accordi Operativi 3Circa 5000 anni fa il mare era nella sua massima ingressione sul litorale e piani attuativi di iniziativa pubblica”. Inoltre, è stabilito dalla legge, che fino al romagnolo e la linea di riva, tra Bellaria e Cattolica, si trovava a circa 700-800 metri momento di approvazione del PUG rimangono vigenti i precedenti piani approvati verso l’interno rispetto a quella attuale (vedi: https://geo.regione.emilia-romagna. dall’amministrazione (PSC, POC, RUE). it/schede/geositi/scheda.jsp?id=2070 [gennaio 2021]). La paleofalesia di Riccione è tutelata come ambito geologico dal PTCP della Provincia di Rimini e 16https://www.comune.riccione.rn.it/Tutti-i-Servizi-al-Cittadino/urbanistica/ dal PSC del Comune di Riccione. Accordi-Operativi/delibera-cc-39-2018 4I fanciulli scrofolosi venivano mandati al mare dalle famiglie, per curarsi attraverso 17Delibera di indirizzo Consiglio Comunale 39/2018. la talassoterapia nei numerosi Ospizi Marini che stavano sorgendo sulle spiagge della Romagna. A Riccione, i primi ad essere costruiti furono l’Ospizio Martinelli 18https://www.comune.riccione.rn.it/Accordi-Operativi/delibera-cc-39-2018/Lenel 1877, nell’area del Grand Hotel, e l’Ospizio Romagnolo nel 1878-1879, dove strategie-territoriali#A3 oggi sorgono i Giardini Montanari (cfr., Rocchetta, 2015). 19Il tema della variante al PPA è la destagionalizzazione di alcune attività balneari 5«Per modulo si intende un determinato stadio di crescita della città, assimilabile che potrebbero far vivere la città turistica anche durante la stagione invernale. ad un organismo urbano base, con un telaio viario elementare composto da assi L’idea è quella di creare un “Parco del Mare” nel quale l’amministrazione accentrati e assi periferici delimitati da un confine» (Fabbri, 1995, p. 329). propone iniziative pubbliche e private che possono coinvolgere società sportive e operatori del turismo e del commercio per mantenere in funzione alcune 6Le specie arboree che ipotizzava il conte G. Martinelli per i viali pubblici erano: attrezzature balneari e di insediarne alcune temporanee volte ad un utilizzo pini domestici (pinus pinea), platani, tigli, pioppi canadesi, ligustri, acacie e susine. stagionale esclusivo. (Vedi: https://www.comune.riccione.rn.it/amministrazioneMentre nei giardini e parchi privati erano presenti palme, abeti, magnolie, mimose, trasparente/PIANIFICAZIONE-E-GOVERNO-DEL-TERRITORIO/Pianotuie e agavi. (cfr., Borghi, 2002). Molte di queste specie caratterizzano ancora oggi Particolareggiato-Arenile). questa zona della città. 20La mappa prende in considerazione una serie di opere, interventi e proposte in 7Dalle fonti possiamo affermare che la lottizzazione fu pianificata e costruita negli corso di valutazione che non rappresentano il completo assetto progettuale del anni tra il 1880 (cfr., Lombardi, 2002) e il 1885 (cfr., Fabbri, 1995). Comune, ma che pongono l’attenzione sui nuovi aspetti di rigenerazione urbana. 8Sulla linea di altre esperienze urbane italiane ed europee, sia i piani regolatori 21Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2020-2022 e 2021-2023. per i comuni della riviera romagnola che gli stessi interventi di edilizia privata, si rifacevano alle caratteristiche della garden city di E. Howard. A differenza di 22L’attuale lungomare di Riccione, che si sviluppa in due porzioni, la prima tra Milano Marittima o di Igea Marina, che si costituirono su progetti direttamente piazzale Azzarita e il porto e la seconda tra quest’ultimo e via S. Martino, è frutto riferiti ai modelli di città-giardino, Rimini concentrò i suoi sforzi sulla crescita del di un progetto di riqualificazione conclusosi tra il 2010 e il 2012 che cambiò “distretto turistico”, lasciando i privati sperimentare lottizzazioni ispirate ai quartieri radicalmente l’affaccio a mare della città. Il progetto, redatto dallo studio locale giardino (cfr., Orioli, 2013). Polistudio AES, eliminando il traffico che un tempo correva lungo costa e creando un piano interrato per i parcheggi, permise una nuova godibilità della passeggiata, 9Il territorio di Riccione in quel periodo faceva parte dell’area più a sud del Comune valorizzando il percorso attraverso arredi verdi, gazebi e luoghi di sosta ombreggiati. di Rimini; l’attenzione con cui l’amministrazione comunale si occupa delle zone a Ad oggi la viabilità litoranea sia pubblica che privata è sostenuta in gran parte ridosso del centro, non è la stessa per quelle periferiche. Di questa concentrazione da viale Milano, asse parallelo allo sviluppo del lungomare. (Vedi: http://www. tecnico-politica ne subirono gli effetti soprattutto le zone a nord del Comune polistudio.net/progetti/riqualificazione-lungomare-riccione-rn). (Viserba, Igea Marina) che si formarono come vere e proprie “spiagge periferiche” (cfr., Orioli, 2013). Atteggiamento che venne portato avanti anche da altri comuni 23Informazioni presenti nel documento di analisi redatto dallo Studio Boeri Architetti della riviera, come Cesenatico, Cervia e Milano-Marittima. per il Masterplan del distretto Ceccarini di Riccione. 10Carenza di regolamentazione e mancanze nella legislazione, come difficoltà 24https:/ /energycue.it/e olico - offshore - progetto -330- mw- rimini burocratiche furono alcune delle cause che portarono ad uno stravolgimento cattolica/18999/[gennaio 2021] urbano non solo a Riccione, ma in tutta la costa romagnola. 25https://www.chiamamicitta.it/rimini-parere-negativo-del-comune-sulla11Il nucleo isediativo storico formatasi lungo la via Flaminia (oggi Corso Fratelli realizzazione-del-parco-eolico/; https://www.riminitoday.it/politica/eolicoCervi) è oggi riconosciuto come la “Riccione Paese”, polarità semi-turistica offshore-per-riccione-necessario-bloccare-il-mostro-marino-al-largo-dellaanteposta alla “Riccione Marina”, situata oltre l’asse ferroviario. costa.html [gennaio 2021] 12Nell’attuale PTCP della Provincia di Rimini, le aree delle ex-colonie sono 26https://www.comune.riccione.rn.it/Spiaggia-di-Riccione-giunta-aderisce-aindividuate come zone di riqualificazione della costa e dell’arenile ma anche come progetto--patrimonio-immateriale-Unesco [gennaio 2021] unità di paesaggio utili alla definizione dei varchi a mare (visuali paesaggistiche). Seppure sono stati definiti linee di intervento, come la creazione dell’ambito “Città 27Centro Studi Avanzati sul Turismo dell’Università di Bologna. delle Colonie”, le aree risultano ad oggi ancora in stato precario e di abbandono.
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28Informazioni presenti nel documento di analisi redatto dallo Studio Boeri Architetti per il Masterplan del distretto Ceccarini di Riccione. 29Dati ISTAT 2018 rielaborati dal Rapporto Annuale del Turismo in Emilia-Romagna. (Vedi:https://www.newsrimini.it/2019/02/presenze-sopra-i-16milioni-ariccione-la-crescita-piu-elevata-bene-rimini[gennaio 2021]). 30Istat (2018), L’evoluzione demografica in Italia dall’Unità a oggi, in https:// istat.atavist.com/pubblicazioni-digitali-evoluzione-demografica-in-italia [gennaio 2021] 31Al 31 dicembre 2020 gli abitanti del Comune di Riccione erano 35.102 (https:// www.comune.riccione.rn.it/In-Comune [gennaio 2021]) 32https://www.comune.riccione.rn.it/Engine/RAServePG.php/P/38601RIC0300 [gennaio 2021] 33https://www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/viaggi-tempo-libero/news/ normativa-spiagge-libere [gennaio 2021] 34https://www.altarimini.it/News132504-piste-ciclabili-riccione-ne-vanta-34chilometri-lavori-per-prolungare-quella-di-viale-veneto.php [gennaio 2021] 35Prima di diventare una località turistica balneare, l’economia dei primi agglomerati urbani si basava sull’agricoltura, difatti il primo nucleo insediativo si formò ai piedi delle colline dell’entroterra, in posizione strategica per il controllo dei lavori nei campi sia a monte che a valle dello stesso.
CAPITOLO 3 1https://www.envi-met.com/ [gennaio 2021] 2https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/pollini/schede-botaniche [gennaio 2021] 3http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=188&area=Vivi_sicuro [gennaio 2021]
CAPITOLO 4 1PUG in elaborazione. https://www.comune.riccione.rn.it/Urbanistica-prorogatodi-trenta-giorni-il-termine-di-presentazione-di-proposte-di-accordi-operativi-daparte-dei-privati [gennaio 2021]
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