RE LEARNING Urban Manufacturing Detroit

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RE L E A R N I N G Urban Manufacturing

DETROIT

FILIPPO GEMMI



Politecnico di Torino Corso di Laurea Magistrale Architettura, Costruzione CittĂ Settembre 2017

Tesi di Laurea Magistrale

RE-LEARNING Urban Manifacturing Detroit

RELATORE Prof.ssa Roberta Ingaramo

CANDIDATO Filippo Gemmi 217724



Ai miei Nonni Aurelia, Giovanni, Rina e Renato


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INTRODUZIONE

Parte I: Analisi e ricerca

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De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo

30

Detroit, the America’s Motor

45

Corktown Atlas

62

Albert Kahn. JOB N° 1644

La De-Industrializzazione del Midwest Re-Industrializzare le citta Post-Industriali GreenPoint Manufacturing and Design Center, NY

Il Primo Insediamento Crescita economica, deindustrializzazione e ripercussioni sociali Discriminazione, segregazione e Urban Renewal La cattiva amministrazione e la bancarotta Detroit oggi

Archipelago industriale Detroit Corktown stratificazioni morfologiche Analisi urbana Analisi demografica

Albert Kahn e il progetto della fabbrica moderna Roosevelt Warehouse

Parte II: Progetto

92

Making the education

Il Maker Movement Il potenziale impatto del Maker Movement sull’educazione Come ha cambiato l’educazione formale e informale La situazione del distretto scolastico di Detroit Cambiare l’educazione a Detroit si può


106

I caratteri della nuova produzione urbana

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Casi Studio

132

RE-MAKE Corktown: sistema della nuova manifattura urbana

146

Il prototipo Fabbrica-Scuola

182

CONCLUSIONI

184

Bibliografia e Sitografia completa

Ringraziamenti

Ponyride Detroit The Outdoor Adventure Center Campbell Ewald Headquarter St. Anne Warehouse Tea Building


INTRODUZIONE

Alla base di questa tesi vi è lo studio del riuso di edifici abbandonati per reintrodurre la produzione nelle città post-industriali della Rust Belt. In particolare si pone l’attenzione sulla città di Detroit e sullo sviluppo, in essa, del movimento dei maker, una community mondiale di produttori DIY (Do It Yourself) che da molti anni si sta imponendo nel ambiente manifatturiero delle città. In particolare viene studiato uno dei punti principali del manifesto di questo movimento, la condivisione delle proprie conoscenze, in questo caso per andare in aiuto alla situazione precaria delle scuole del grado K-12 (dai 6 ai 17 anni di età) a Detroit. Le motivazioni che mi hanno spinto a studiare questo tema sono sostanzialmente due: le testimonianze e le letture sul tema. Le testimonianze raccolte sul luogo sono la motivazione principale, infatti, parlando con le persone, è venuta alla luce una situazione disperata delle scuole, tanto da essere uno dei motivi dell’abbandono della città di Detroit. Le letture sul tema sono una motivazione successiva, difatti sono emersi casi di distretti scolastici che hanno introdotto laboratori manuali nel percorso di studi, di conseguenza sono diventate più attraenti per gli studenti. Il periodo nella città è stato fondamentale per capire le dinamiche e la vera situazione di Detroit. Attraverso interviste svolte a persone che operano nel campo manifatturiero sono state raccolte informazioni sul tema. La tesi è strutturata in due parti: la prima di analisi e ricerca storica; mentre la seconda è la ricerca mirata al progetto di riuso di un Warehouse. La prima parte è divisa in quattro capitoli, nel primo viene studiato come si è giunti alla de-industrializzazione delle città del Midwest americano, in particolare a Detroit, poi si analizza come la produzione sta riemergendo in queste città e il valore del riuso di edifici abbandonati per questo scopo, infine si vede come un caso di manifattura urbana stia aiutando


l’economia di un luogo. Nel secondo capitolo si approfondisce come la città di Detroit sia arrivata al suo climax produttivo per poi diventare un luogo urbano-rurale, di abbandono e degrado, fino alla pseudo stabilità di oggi. Nel terzo invece si inizia ad entrare in profondità facendo analisi urbane e demografiche del quartiere di Corktown, l’area di progetto scelta. Infine nel quarto capitolo si approfondisce la storia dell’architetto Albert Kahn e del suo studio, tutt’ora in attività, per arrivare all’edificio su cui si svilupperà il progetto. L’edificio è il vecchio post office poi venduto al distretto scolastico per essere utilizzato come magazzino, qui si analizza la storia e gli usi nel tempo, grazie alla documentazione originale recuperata nello studio Albert Kahn Associates Inc., la condizione strutturale dell’edificio e un’indagine fotografica. Nella seconda parte si studia la situazione scolastica del distretto scolastico di Detroit, i casi studio di scuole funzionanti con questo sistema e si propone un network di maker space come input. Poi vengono esposti i caratteri della fabbrica verticale moderna che sono stai poi applicati nel progetto. Si analizzano poi cinque casi studio, scelti come esempi di diversi modi di agire e come diversità nella destinazione d’uso. La parte progettuale inizia con la elaborazione di un masterplan di progetto della nuova area manifatturiera, che raccoglie i tre grandi edifici abbandonati nell’area della ferrovia di collegamento tra Canada e USA. Infine si arriva al progetto di riuso, in cui si propone di intervenire per creare uno spazio che accolga sia una fabbrica verticale, quindi con tutte le sue caratteristiche, ma anche una parte di educazione informale che si sviluppi in tutto l’edificio, cosi da creare un prototipo di scuola-fabbrica che poi possa essere applicato ad altri edifici abbandonati recuperati per lo stesso proposito.



Parte I Analisi e Ricerca


De-industrializzazione delle cittĂ e il valore del riuso adattivo

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LA DE-INDUSTRIALIZZAZIONE DEL MIDWEST Le città del nord e del Mid-West, tra la meta del 1800 e gli inizi del 20 sec, rappresentano il notevole incremento che gli Stati Uniti hanno avuto da nazione basata sull’agricoltura a potenza economica e potenza industriale. (Carter, 2016) Questa fascia di città industriali prosperarono per una combinazione di diversi fattori: strutture tecnologicamente più sviluppate, il più avanzato sistema di connessione su rotaia del paese e l’accesso alla migliore forza lavoro. Molte città diventarono icone industriali, come Detroit la città dell’industria automobilistica, e Pittsburgh la citta dell’acciaio. Queste icone furono anche centri governativi, artistici, universitari e culturali; inoltre furono la meta per una generazione di migranti prima dall’Europa, poi dagli stati del sud che si spostarono in queste zone per un futuro migliore. Le città però erano inquinate dalla presenza dell’industria e lontane dall’essere gradevoli, ma erano comunque centri vitali che offrivano opportunità senza precedenti. (Oswalt, 2004) Negli anni Cinquanta il geografo Edwar Ullman (Coppola, 2012) divise economicamente gli Stati Uniti in due zone ben distinte, gli stati del Nordest e del Midwest facevano parte della zona più industriale, più popolosa e più redditizia. Gli stati del Sud e dell’Ovest invece erano sproporzionalmente meno produttivi e meno popolosi. Alla fine degli anni ‘40

Ventesimo secolo, anni ‘50, espansione massima del settore industriale all’interno della città di Detroit. 11

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


Assemblaggio finale del carro armato M4 Sherman al Chrysler Tank Arsenal nel Giugno 1944, quando l’impianto raggiunse la sua massima produzione. Source: Hyde C. K., Images from the Arsenal of Democracy

l’America concentrava nelle zone più industriali il 68% dell’occupazione manifatturiera e più del 90% del valore generato dalle più grandi imprese industriali del paese. (Coppola, 2012) Dopo la breve ripresa economica, di circa due decadi, dovuta all’enorme mole di lavoro per la produzione di armi e mezzi armati per la Seconda Guerra Mondiale, tra la fine degli anni ‘40 e gli anni ’80 vi furono una serie di cambiamenti radicali. Le città del Nordest e del Midwest si trasformarono da forza trainante degli Stati Uniti a problema urbano. (Carter, 2016) Una serie di fattori, economici e sociali, dalla scala della città a quella globale, contribuirono a questa trasformazione Partendo dall’interno delle città una prima causa delle città post-industriali fu la suburbanizzazione di massa delle classi medie, iniziata già dagli anni ‘20, un movimento di popolazione dalla Inner City caotica e sovrappopolata e, soprattutto, dominata da gruppi sociali visti come “pericolosi”: immigrati e classe operaia. (Coppola, 2012) All’inizio del secolo furono le vie ferroviarie a permettere questa fuga, poi sarà “l’automobile” a portarla ad un’altra scala. A rendere possibile il boom del suburbano fu anche una precisa volontà politica. Infatti, con due azioni politiche ben mirate si offriva alla popolazione di vivere in luoghi sicuri e lontani dal Downtown malfamato della propria città ma gli si permetteva in poco tempo di raggiungere i posti di lavoro all’interno di essa. Il primo atto fu il Federal Housing Administration (FHA) nato all’interno della politica del New Deal nel 1934. (Sugrue, 2014) Fu un atto relativamente nascosto rispetto al IHA, però ebbe notevole rilevanza per la costruzione dei nuovi sobborghi. (Oswalt, 2004, pg18) Questa politica perseguiva l’obiettivo di aumentare esponenzialmente il numero di americani proprietari di un’abitazione nei sobborghi, scoraggiando l’acquisto di case nei quartieri urbani. Questo atto fu anche di aiuto per la questione razziale delle città, infatti avere un’abitazione migliore e 12

Termine della linea di assemblaggio Ford Highland Park, Detroit. source thirteen.org


vivere in un contesto socialmente e razzialmente omogeneo erano, agli occhi di tanti, delle ottime ragioni per lasciare la Inner City per il suburbio. Dall’altro lato per gli afro-americani era impossibile lasciare la città per i sobborghi, vi era discriminazione razziale sia nella concessione di prestiti che nella vendita delle proprie abitazioni; la presenza afro-americana non era prevista né gradita nella quasi totalità dei nuovi sviluppi suburbani. Questo fece si che si passò in pochi decenni dal 16% al 81% di popolazione di colore in città come Detroit. (Coppola, 2012) Tutto questo non avrebbe avuto vita lunga se non si fosse istituito l’Interstate Highway Act (IHA) nel 1956. Un atto con il quale lo stato pagava fino al 90% del costo per la costruzione di nuove highway che spostassero piu agevolmente persone e beni, un modello sviluppato sulla base del sistema Tedesco durante la II Guerra Mondiale. (Sugrue, 2014) Con gli abitati si spostarono fuori dalla città anche le industrie a causa della nascita della zonizzazione nel periodo tra le due guerre. (Kim, Eran 2013) Dapprima l’industrializzazione e l’urbanizzazione erano state pensate come elementi unici, ma la teoria per cui la fabbrica doveva posizionarsi lontano dall’abitato cominciava ad apparire. Ebenezer Howard teorizzò le Garden City (Kim, Eran 2013), luoghi in cui la fabbrica è scissa dalla città ed è ormai pratica comune isolare le industrie. Le fabbriche vennero quindi spostate ai limiti delle città per motivi prettamente economici, produttivi ma anche sociali, favorendo gli abitanti dei sobborghi.

Anni ‘80, la zonizzazione ha fatto il suo corso e le fabbriche sono state spostate ai confini della città e lungo le arterie ferroviarie e autostradali. 13

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


Questa pratica favorì la nascita delle Edge City, dove il suburbio residenziale si trasformava in un nuovo luogo in cui si poteva vivere, fare acquisti e lavorare senza sospettare dell’esistenza della vecchia Downtown. (Coppola, 2012) La popolazione e le industrie non si spostarono solo a livello locale ma vi fu uno spostamento anche a livello nazionale prima e in seguito globale. Già dagli anni ’50 quasi ogni vecchia città industriale cominciò a perdere popolazione che iniziava a spostarsi dalle zone del nord e del est alle zone del sud e e dell’ovest. Negli anni ’50 la popolazione degli Stati Uniti è quasi raddoppiata ma nelle zone della Run Belt, come Florida, California e Texas è quasi quadruplicata. (Carter, 2016) Nelle vecchie città della Rust Belt i numeri di abitanti e industrie che le lasciavano aumentava sempre più, e città come Buffalo, Detroit e Philadelphia persero circa tre quarti dei posti di lavoro nel settore manifatturiero. (Oswalt, 2004 pg20) In tutta la Rust Belt si persero 2.3 milioni di posti di lavoro mentre 1.6 milioni furono creati nella Sun Belt. (Coppola, 2012) Queste industrie si spostarono prima nei parchi industriale nei nuovi sobborghi, poi con il movimento della popolazione nel sud e ovest anch’esse si spostarono nella Sun Belt. Non erano solo le fabbriche del nord che spostavano gli stabilimenti al sud, ma vi era una nuova generazione di imprese che decidevano di insediarsi per la prima volta in questi luoghi. Inoltre l’ambiente fu favorevole per lo sviluppo di una nuova generazione di imprese

5.0

in mill.

4.5

suburbs

4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 city 0.5 1900

1950

2000

2016

Rapporto tra il numero di abitanti della città e dei sobborghi. Dagli anni ‘50 la popolazione dei sobborghi è triplicata, mentre più di un milione di abitanti in mill.ha abbandonato Detroit. 2016 population 672,795 ab. 1.6

1.2

0.8 other 0.4

black white 1900

5.0

1950

in mill.

2000

2016

2016 population 4,297,617 ab.

4.5 other

4.0 3.5

black 3.0 2.5 2.0 white

1.5 1.0 0.5 1900

1950

Packard Plant, Detroit, 2017 archivio personale 14

2000

2016


Freeway e Highway Strade Urbane Principali Ferrovie

Planimetria di una parte della città di Detroit che evidenzia (in verde) la manifattura attiva e non, presente nell’area, molte delle fabbriche evidenziate sono attualmente edifici dismessi. 15

De-industrializzazione delle cittĂ e il valore del riuso adattivo


nei settori in ascesa come elettronica e industria alimentare. Un fattore cruciale che ha causato questo spostamento industriale tra nord e sud del paese fu la differenza di costi tra nord e sud. (Coppola, 2012) Questa differenza di costi e la riduzione del profitto fu anche la causa per il movimento della produzione verso i paesi in via di sviluppo come Cina, India e Giappone, dove vi si trovava una manodopera ad un costo molto minore rispetto agli altissimi costi della futura Rust Belt. (Coppola, 2012) Gli spostamenti, prima dal nord al sud e poi dagli Stati Uniti al resto del mondo lasciarono nelle città della Rust Belt un residuo fisico dell’industrializzazione del passato, le vecchie fabbriche ormai lasciate vuote che creano dei disagi puntuali nel tessuto urbano. Come le città post-industriali stanno affrontando la realtà de-industriale, stanno anche cercando un nuovo ruolo nell’economia globale, ricostruendo il tessuto urbano, il sistema e le infrastrutture, cercando di riportare l’industria urbana ai livelli di innovazione che possedevano in passato.

RE-INDUSTRIALIZZARE LE CITTÀ POST-INDUSTRIALI La manifattura urbana sta rinascendo. La sua crescita è guidata da diversi fattori, dai più profondi alle forze globali, come l’aumento del costo dell’energia, dei trasporti, dei materiali e i costi di smaltimento, passando per il cambiamento culturale verso beni rispettosi dell’ambiente, fino ad una nuova classe di artisti che vuole fondere la propria passione artistica con questo nuovo modo di produrre. Questa nuova classe di micro-manifatture prospera all’interno della densità e della diversità che le città possono offrigli.. Questo ritorno della manifattura all’interno delle città è principalmente dovuto all’aumento del costo della manodopera in paesi come la Cina, dove il costo del lavoro è solo il 4% (Yan, 2016) più economica di quella statunitense. La produzione però deve considerare anche il costo della spedizione, il costo del petrolio e il lasso di tempo per la spedizione; il tempo è un fattore che avvantaggia notevolmente la produzione nazionale. Un’altra causa della rinascita della manifattura è la crescente consapevolezza dei consumatori verso il prodotto “made in”. Una ricerca del Pratt Center rileva che circa il 70% dei consumatori intervistati presta molta attenzione alla provenienza dei prodotti acquistati, e sempre il 70% dice che sarebbero disposti ad acquistare beni prodotti localmente. 16


17

2.384

1.020

500-999

1000+

6.172

18.943 100-249

250-499

24.359

50.094 20-49

Number of employees

50-99

51.422 10-19

57.779 5-9

40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%

119.182

Number of manufacturing establishments in U.S. 2010

1-4

(Baum, Christiaanse, 2012) I consumatori di oggi valutano l’impatto sociale del prodotto, l’eticità e la sostenibilità, tanto da essere disposti a pagare fino al 50% in più per avere un prodotto socialmente più responsabile. (Caruso, Keast, Leclair, 2015) Questa cultura del “made in” ha implicazioni significative per l’economia della città stessa. La produzione urbana sta attecchendo in molti ambienti urbani. In molti distretti delle città di New York, San Francisco, Los Angeles e nelle città della Rust Belt, la manifattura urbana trova un’ambiente favorevole per il suo sviluppo. Negli Stati Uniti, infatti, ci sono più di 51.000 piccole manifatture che impiegano meno di 20 persone ognuna, su una superficie inferiore ai 100 m2, e un terzo sono concentrate nelle dieci città più grosse degli U.S. (Baum, Christiaanse, 2012) Sono generalmente piccole imprese di prodotti con un alto valore aggiunto che traggono vantaggio dalla prossimità con il mercato, dal talento nella progettazione, da una forza lavoro molto specializzata e, magari in futuro, dalla ricchezza di risorse che ora gettiamo e che potrebbero essere riciclate. Negli Stati Uniti tra il 1996 e il 2008 c’è stato un notevole incremento nelle aziende formate da un dipendente fino a nove, ma il numero di imprese formate da più di dieci dipendenti è diminuito. (Baum, Christiaanse, 2012) Le città sono ambienti favorevoli perché procurano notevoli benefici a queste piccole aziende, uno è la vicinanza tra produttore e consumatore, la creazione di un network di imprese a cui affidare parti di produzione o scambiare conoscenze e l’accesso a numerosi lavoratori qualificati. (Sassen, 2009) Queste piccole imprese connesse con altre, contribuiscono ognuna con abilità specifiche e prodotti al bisogno di produrre beni finali. La flessibilità e la temporaneità di queste partnership avvantaggiano le piccole aziende, che non hanno bisogno di investire denaro in nuovo equipaggiamento, maggiore spazio e lavoratori per ogni prodotto. (Baum, Christiaanse, 2012) Le grandi imprese non necessitano di questi benefici di vicinanza con i consumatori, o con la propria rete di aziende e quindi possono posizionarsi all’esterno della città. La Rust Belt si sta adattando ad una nuova condizione di rivitalizzazione e di creazione di posti di lavoro attraverso l’innovazione, i servizi secondari, le tecnologie digitali e il movimento dei makers, ma richiede anche un pensiero progressista che si stacchi dall’immagine popolare dell’industria che svaluta la manifattura odierna, immaginandola come un’attività del passato. (Muessig, 2007) Soprattutto negli Stati Uniti era un pensiero comune, e la zonizzazione non ha aiutato, proibendo in alcune zone della città la manifattura, perseguendo l’idea antica che le ciminiere inquinerebbero

Numero di imprese attivate negli Stati Uniti nel 2010 divise per numero di impiegati.

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


interi quartieri. Fortunatamente ci sono alcune municipalità che pensando al futuro hanno riconosciuto questo cambiamento nell’economia della città e il beneficio che procura, ed hanno proposto politiche e strumenti per attirare sempre più imprese e talenti nelle proprie città e per rafforzare la produzione urbana. (Caruso, Keast, Leclair, 2015). In primo luogo le economie locali devono essere economicamente diversificate e non fare l’errore di Detroit diventando una città mono-economica; le città necessitano di avere un’ampia scelta di impiegati specializzati e opportunità imprenditoriali per supportare finanziariamente l’intero sistema città. (Baum, Christiaanse, 2012) In secondo luogo si dovrebbe investire sulla infrastruttura economica, cercando con l’intervento pubblico di diminuire il carico di imposte, elemento chiave per il rinnovamento e la crescita economica. L’intervento pubblico per la riduzione delle tasse dovrebbe essere più presente per favorire lo sviluppo e il miglioramento degli spazi e delle attrezzature, in particolare dovrebbe promuovere l’ammodernamento di vecchi edifici industriali promettendo la riduzione delle tasse. In terzo luogo si vede il bisogno delle città di impegnarsi nella creazione di aree industriali stabili per gli imprenditori che non vogliono stare in un’ambiente mixed-use residenziale-retail-industriale, generando in questi ultimi un senso di sicurezza che i loro investimenti per migliorare e sviluppare la loro azienda non siano stati inutili. Per questo tipo di imprenditori la città dovrebbe creare delle manufacturing zone all’interno della città dove sono impediti gli usi non industriali. Una strategia finale per le città alla ricerca di preservare o creare spazi per la produzione sono le organizzazioni no-profit la cui missione è creare

Shop Shinola, W Canfield St, Detroit source detroit.curbed.com 18


lavoro nel settore industriale. Le no-profit attraverso la partnership con developers acquistano spazi per produrre e li affittano a poco prezzo a imprenditori che ne hanno bisogno. Due esempi a scala diversa di questo tipo di azione sono Ponyride a Detroit e Greenpoint Manufacturing and Design Center a New York. (Baum, Christiaanse, 2012) Dal punto di vista economico, negli Stati Uniti, gli occupati nel settore manifatturiero guadagnano approssimativamente $10.000 in più rispetto alla media degli altri settori e permette di avanzare in carriera dal dipendente, al manager fino al proprietario (Baum, Christiaanse, 2012); i posti di lavoro, dalla fine della recessione, sono cresciuti a due volte il tasso medio di crescita della nazione, aggiungendo tra il 2010 e il 2012 400.000 posti di lavoro e il 98% di questi si trovano nelle piccole imprese. (Caruso, Keast, Leclair, 2015) Un esempio di nuova manifattura è facilmente individuabile a Detroit. Infatti, la storia di questa città ha portato Shinola a scegliere Detroit per creare il loro laboratorio per la produzione di orologi al quarzo. Azienda con base in Texas, ha lavorato a stretto contatto con il Detroit Economic Growth Corp per la scelta della location dove insediare la produzione. La scelta è ricaduta sul quinto piano dell’Argonaut Building, edificio progettato dall’architetto Albert Kahn e un tempo sede del reparto design e innovazione della General Motors. Abbandonato fino al 2009, è stato poi recuperato per ospitare il College for Creative Studies e spazi per produzione e start-up ai piani superiori. La missione di Shinola è sempre stata quella di creare posti di lavoro, impiegare e addestrare i Detroiters

Shop Shinola, in foto laboratorio di orologeria, W Canfield St., Detroit, 2017 archivio personale 19

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


Laboratorio Shinola, Argonaut Building, personale della divisione orologeria proviente da Detroit source Guillaume Riviere

pagandoli anche fino al 200% in più rispetto al minimo, e creare prodotti di lusso ad un prezzo abbordabile. Dal 2014 ha espanso la produzione a biciclette, cancelleria e articoli in pelle. L’azienda ha dato alla città di Detroit un senso di possibilità, il loro arrivo è stato un invito ad altri a fare lo stesso. Shinola si appoggia inoltre a una rete di piccola manifattura per la lavorazione del legno, oggetti elettronici e strumenti musicali e per la lavorazione della pelle, sostenendo e incentivando la produzione di piccole dimensioni. Il successo di questa azienda è dovuto in parte anche a Detroit, una città con una ricca storia manifatturiera nel cuore industriale d’America, su tutti i prodotti Shinola, infatti, viene stampato “Made in Detroit” per rimarcare l’autenticità e la storia del prodotto.

Shop Shinola, in foto reparto biciclette, W Canfield St., Detroit, 2017 archivio personale 20


L’azienda da poco si è espansa, con un punto vendita al 411 di Canfield Street, all’interno del quale oltre alla vendita di oggetti c’è un punto ristoro per i clienti e laboratori per la produzione di orologi, pelletteria e biciclette. Questo è un modello innovativo nella città che integra vendita e produzione, utilizzando quest’ultima come attrazione per i possibili acquirenti. La crescita dell’industria locale è un catalizzatore economico per la nascita di altre imprese e servizi, ciò porta con sé persone e lavoro e le opportunità di rivitalizzare vecchi spazi e creare nuovi centri manifatturieri. La forza e la portata di questo movimento è tale da pensare di integrare direttamente nei nuovi progetti urbani zone per la manifattura, tramite spazi pubblici dedicati alla produzione o modelli no-profit. Organizzazioni locali che stanno guidando il ritorno della produzione in città investono molto nella ricerca di luoghi adatti. Nelle città post-industriali molti edifici sono rimasti vuoti e abbandonati, questi edifici dell’era industriale sono opportunità per la rinascita della produzione interna alle città. In alcuni casi però questi fabbricati sono stati adattati ad altri usi, spesso con fini speculativi, come nel caso dei loft, oppure adibiti ad usi culturali. Queste strategie di riempire i vuoti possono generare un problema a lungo termine per le città che vogliono ristabilire l’industria leggera all’interno del tessuto urbano perché i luoghi adatti alla sua reintroduzione sono ormai stati trasformati in musei o loft oppure demoliti per far spazio a nuove costruzioni. I luoghi della re-industrializzazione dovrebbero essere questi edifici posizionati in punti strategici della città, e con piccole modifiche adattati a ospitare la reintroduzione dell’industria. Lo spazio infatti non sarebbe da modificare radicalmente in quanto gli ex edifici industriali, o comunque ex warehouse, riescono a supportare egregiamente le nuove funzioni. Il valore del riuso è elevato in queste situazioni in quanto è il veicolo perfetto per sostenere un settore emergente. Le piccole imprese che vogliono insediarsi in città possono collocarsi in grandi edifici dove ognuno beneficia della presenza dell’altro scambiandosi conoscenze e capacità. Il valore però non è dell’edificio in sé, spesso infatti ci si confronta con fabbricati standardizzati senza un particolare valore storico architettonico, ma il valore è lo spazio e le opportunità che offre al ritorno dell’industria all’interno delle città

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Key Strategy Point Shinola 1 Far leva sulla forza, sull’identità e sulla storia di Detroit. 2 Impiegare forza lavoro locale, contribuendo così all’orgoglio e alla storia del brand.

3 La collaborazione con i brand locali e con le scuole ha effetti multipli sulla rinascita del quartiere.

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


L’evoluzione di un isolato della Michigan Ave. a Detroit. Il riuso degli edifici ha ridato vita alla strada nel quartiere di Corktown. source David Schalliol 22


GREENPOINT MANUFACTURING AND DESIGN CENTER, NY Il Greenpoint Manufacturing and Design Center è uno sviluppatore di imprese senza scopo di lucro che negli ultimi trent’anni ha riabilitato sei edifici nella zona industriale di Greenpoint nel quartiere di Brooklyn, creando spazi per la piccola manifattura, artigiani e artisti. Il centro nasce alla fine degli anni ’80 come unione di due interessi innovativi: il recupero di relitti industriali all’interno della città per sostenere l’industria e la rinascita della manifattura a New York. Formalmente l’associazione Greenpoint Manufacturing and Design Center si forma nel 1992 con a capo il CEO Brian Coleman. Il GMDC si insedia in edifici obsoleti e li recupera e con il tempo ha creato un sistema di cinque edifici che ospitano differenti attività che non hanno bisogno di svilupparsi in orizzontale ma si adattano anche alla distribuzione verticale; attività come la falegnameria, la metalmeccanica, atelier artistici e altre fino alla coltivazione idroponica.

1155-1205 Manhattan Ave.

810 Humboldt St.

7 Saint Nicholas Ave. 221 McKibbin St.

1102 Atlantic Ave. Localizzazione degli edifici del GMBT nel quartiere di Brooklyn

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De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


Chelsea Fiber Mills, 1155-1205 Manhattan Ave. source gmbconline.org

Il primo in ordine di tempo è il complesso Chelsea Fiber Mills sulla Manhattan Avenue, costruito intorno al 1868 sulla riva del Newton Creek, affluente dell’East River. In principio la fabbrica di corde per l’industria marittima consisteva in due edifici in mattoni, ma già alla fine del secolo si contavano otto edifici e una superficie di 34.000 m2 di spazi industriali, e diventò la sede di produttori tessili specializzati nella tintura di tessuti. Questi usi hanno continuato fino agli inizi del 1970, in seguito la città di New York si impossessò degli edifici dopo averli pignorati. Ma mancavano i fondi per il mantenimento e l’adeguamento della struttura, tanto che si pensò di sigillare l’edificio o addirittura di demolirlo. Nonostante le condizioni precarie delle strutture un gruppo di commercianti ha iniziato una produzione all’interno e si sono insediati anche studi di artisti. Il comune ha fornito a questi un contratto di locazione mese per mese, iniziando ciò che poi sarebbe avvenuto in futuro. Le condizioni strutturali però continuarono a peggiorare, era necessario un intervento ma i soldi della città non erano sufficienti; un gruppo di imprese locali, organizzazioni comunitarie e gli inquilini si riunirono con l’amministrazione e decisero di convertire la proprietà in un polo industriale e artistico. Nei primi anni ’90 il GMDC in qualità di società senza scopo di lucro di sviluppo locale acquisì la proprietà e sfruttò capitali pubblici e privati per riattivare il complesso. Anche se lento in primo momento, il riuso degli edifici ha preso slancio e infine il sito è diventato una casa stabile per per piccoli produttori, makers e artisti. Il secondo edificio acquisito dal GMDC è il Wood Excange al 810 di Humboldt Street, sempre nel quartiere di Brooklyn. Nel maggio del 2000 sono stati investiti 6 milioni di dollari per la riabilitazione durata tre mesi di questo ex bowling di 7500 m2, acquistato al fine di fornire lo spazio per degli inquilini sfrattati dai loro spazi, convertiti poi in loft residenziali. L’edificio è sede di dodici diverse attività prevalentemente di lavorazione 24


Wood Excange e serra al 810 Humboldt Street source gmbconline.org

del legno. Sul tetto si trova una serra di 1400 m2 della Gotham Greens, si tratta della prima serra commerciale su un tetto mai costruita negli Stati Uniti e produce 100 tonnellate di verdura fresca. Nel 2000 è stato acquistato anche l’edificio al 7 di St. Nicholas Avenue, Brooklyn. Edificio di 2300 m2 ristrutturato nel 2001 è sede di quattro atelier di abbigliamento, un’agenzia d’arte commerciale, un falegname e un fabbro. La quarta acquisizione del GMDC è il H. Lawrence & Sons-Columbia Products Factory, complesso di nove edifici situati al 221 di McKibbin Street ne quartiere di Brooklyn e a due isolati dalla stazione di Montrose Avenue. La costruzione del più antico degli edifici è iniziata nel 1850 e terminò circa 100 anni dopo. All’inizio ospitò la H. Lawrence & Sons società specializzata nella lavorazione delle corde, poi nel 1870 cessò le attività e subentrò una cartiera. Nel 1901 alcuni edifici furono occupati dalla Leather Company di Manhattan, e circa negli stessi anni il sito ha cominciato ad espandersi a nord. Alla Leather Company succedette la Laitman & Laitman, una pelletteria che controllò il sito da circa il 1918 al 1960 e aggiunse sei strutture alle esistenti, arrivando alla attuale configurazione. Dal 1960 la Stradivari house si insediò nel complesso fino al 2007 quando la GMDC acquistò gli edifici. Il complesso è situato in una posizione privilegiata per i piccoli usi industriali e artigianali, ed è sede di start-up, produzioni alimentari, tipografie, falegnami, designer e artigiani. Il GMDC ha collaborato con tre enti, City Community Capital, Seedco e United Fund Advisors, al fine di mettere insieme il denaro per l’acquisizione del sito e il suo rinnovamento, pari a circa 17 milioni di dollari, approvato dal Historic Preservation Office e dallo stato di New

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Edificio al 7 di St. Nicholas Ave. source gmbconline.org

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


Facciata Est dell’edificio in 221 McKibbin Street source gmbconline.org

York in quanto edificio censito nel registro nazionale dei luoghi storici. Nel 2012 viene acquistata dal GMDC una vecchia struttura al 1102 di Atlantic Avenue che ospitava un impianto di produzione e magazzino di ricambi per auto nel quartiere a basso reddito di Crown Heights a Brooklyn. Già nel 2013 la riqualificazione fu terminata, con certificazione LEED Silver, e l’edificio fu aperto al pubblico, offrendo spazi per piccole e medie imprese che cercavano vantaggi di localizzazione e di mercato a New York. Il progetto è stato richiesto dall’amministrazione per offrire posti di lavoro a newyorkesi che vivono con un basso reddito. L’edificio offre spazio a 12 nuove imprese e crea 76 nuovi posti di lavoro. Nel 2017 il GMDC ha intrapreso un nuovo progetto fuori da Brooklyn, nel Queens. Un ex fabbrica di biciclette entro il 2018 sarà trasformata in un

Edificio al 1102 Atlantic Ave. source gmbconline.org 26


incubatore, sulla scia degli altri edifici. (gmdconline.org) Nel 2016 le informazioni raccolte dal GMDC hanno dimostrato che la manifattura e il lavoro artigianale è vivo a New York, in quanto contribuisce in modo significativo all’economia locale e fornisce lavoro per molti residenti della zona, incluse minoranze e donne. Le persone impiegate negli spazi del GMDC sono 624 suddivise in 111 imprese, valori aumentati di circa il 30% in 10 anni. Le 111 imprese rappresentano quasi equamente tre categorie: falegnameria, design e arte. (Tenant Survey Report, 2016) Piccola manifattura e lavoro artigianale sono parti vitali per l’economia locale. Impatto soprattutto economico, perché il lavoro che le imprese incubate negli edifici forniscono alla comunità ha un salario che è molto più elevato rispetto ad altri tipi di lavoro; nel 2013 lo stipendio medio dei lavoratori nel GMDC è stato di $47.286 contro il $27.030 del settore delle vendite al dettaglio oppure i $27.310 del settore di preparazione e servizio alimentare. In totale il GMDC ha un impatto economico sulla città di New York di quasi 200 milioni di dollari. (Tenant Survey Report, 2016) Il modello GMDC sta iniziando ad attirare attenzioni da tante città in tutta la nazione desiderose di riportare la manifattura urbana nella comunità. Grazies ai benefici economici riscontrati dall’insediamento dell’organizzazione a Brooklyn, al lavoro che ha portato alla comunità e agli edifici recuperati da una sicura demolizione.

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Futuro progetto ad Ozone Park nel Queens source gmbconline.org

Key Strategy Point GMDC 1 Non fermare l’evoluzione: la manifattura locale ha bisogno di continuare ad adattarsi ai cambiamenti urbani. 2 Far leva sulle connessioni locali: l’industria del design di Manhattan fornisce i clienti alla manifattura di Brooklyn. 3 Grazie al supporto economico della città gli spazi del GMDC non soffrono di pressioni da parte del mercato immobiliare.

De-industrializzazione delle città e il valore del riuso adattivo


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IL PRIMO INSEDIAMENTO Detroit è stata fondata dai francesi nel 1701 dopo che era stata approvata la fondazione di una nuova città che servisse come rifugio per gli indiani sfollati. Il nome Detroit viene dal Detroit River, in francese le détroit du Lac Érie, cioè “lo stretto del Lago Erie”. Antoine de la Monthe Cadillac fu mandato insieme ad altri 100 uomini a stabilire l’avamposto chiamato Fort Pontchartrain du Détroit, dal ministro della marina francese sotto Luigi XIV, sponsor della spedizione. Nel 1704 Cadillac fu rimosso dal suo incarico per abuso di potere in nome della Francia. Il primo edificio eretto a Detroit fu la chiesa di St. Anne de Détroit nel 1701, parrocchia esistente tuttora. Francois Marie Picoté l’ultimo comandante del Fort Detroit si arrese agli Inglesi nel 1760. Con il Trattato di Parigi (1763) il controllo dell’area fu formalmente trasferito agli Inglesi. L’insediamento diventò definitamente Detroit e le concessioni dei terreni liberi attirarono molte famiglie, e la popolazione aumentò fino a 800 persone nel 1765. Nel 1763 durante i trattati tra Francia e Inghilterra molte tribù indiane collaborarono per la Rivolta di Pontiac dove sovrastarono diversi forti più piccoli ma non poterono nulla contro Detroit. Durante la Rivoluzione Americana Detroit fu l’obiettivo di tante campagne svolte dagli americani, ma la logistica, l’ambiente del nord e gli Indiani alleati con l’Inghilterra respinsero ogni tentativo. Nel 1783 con un altro trattato di Parigi la Gran Bretagna cedette il territorio, inclusa Detroit, ai nuovi riconosciuti Stati Uniti, tuttavia gli Inglesi non lasciarono il territorio e anzi continuarono a difenderlo fino al 1796 quando lasciarono l’area.

Planimentria del Fort du Detroit del 1794. source historydetroit.com

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Un incendio distrusse quasi tutta la città nel 1805 e poco più tardi nello stesso anno il territorio del Michigan fu istituito come territorio separato con Detroit come capitale. Il governatore instituì il governo e il 1806 convinsero il Congresso Americano ad approvare la progettazione di una nuova città che includeva la città vecchia più 10.000 acri per compensare quello che le persone avevano perso nell’incendio. Dopo l’incendio Augustus B. Woodward disegnò una pianta della città prendendo a esempio la pianta che Pierre Charles L’Enfant’s fece per Washington D.C.. Da Grand Circus Park si irradiano, in stile barocco, avenues che vanno in diverse direzioni. Nel 1806 fu emanato un atto per incorporare la nuova città di Detroit. Nel 1824 venne creato il consiglio comunale della città di Detroit. Durante la Guerra Civile centinaia di Detroiters formarono regimenti di volontari che combatterono nella battaglia di Gettysburg nel 1863, subendo ingenti perdite umane, tanto da attirare l’attenzione del Presidente Lincoln. Nello stesso anno vi furono le prime rivolte razziali; commentate come “the bloodiest day that ever dawned upon Detroit”, vi furono alcuni morti e molti feriti, la cui maggioranza erano Afro-Americani e numerosi edifici vennero dati alle fiamme.

CRESCITA ECONOMICA, DEINDUSTRIALIZZAZIONE E RIPERCUSSIONI SOCIALI La domanda di materiali per la guerra civile diede alla neonata industria manifatturiera di Detroit una grossa spinta. Le fabbriche iniziarono a svilupparsi poco prima della guerra civile, ma la città era ancora piccola e la domanda era ristretta alla sola regione circostante. Ma con l’inizio della guerra tutto cominciò a svilupparsi. La chiave per capire lo sviluppo dell’industria di Detroit è nella centralizzazione (Sugrue). Infatti la posizione di fabbriche, fonderie e acciaierie era determinata dall’accesso ai materiali grezzi e dalle linee di comunicazione. Così, la maggior parte delle industrie erano concentrate nella città lungo le rive del fiume e lungo le ferrovie. Terminata la guerra civile, l’industria continuò a crescere e a giocare un ruolo vitale per Detroit. La città all’epoca era il maggior produttore di prodotti farmaceutici, arredi, carrozze, motrici ferroviarie e fornelli. Con la crescita delle linee ferroviarie e lo sviluppo dei collegamenti stradali, si creò un network che mise in collegamento Detroit con gli altri stati 32

Piano di Woodward per il downtown redatto dopo l’incendio della città. source historydetroit.com


e la domanda per prodotti e servizi crebbe. La popolazione di Detroit, subito dopo la fine della guerra civile, grazie ad un’ondata di migranti dall’Europa, crebbe velocemente fino a 285.000 abitanti. La crescita industriale di Detroit iniziò quando Henry Ford, un imprenditore agricolo trasformato in ingegnere capì immediatamente il potenziale dell’automobile e inventò l’auto del popolo, la Model T, e successivamente il grande successo derivò dall’invenzione della catena di montaggio. Questa forte industrializzazione e il salario giornaliero di 5 dollari che Ford promise ai suoi dipendenti, portò a Detroit migliaia di migranti, dal sud degli Stati Uniti e dall’Europa in particolare. Di conseguenza la popolazione crebbe come mai prima, e la città fu messa in risalto diventando uno dei centri principali dell’ingegneria e della manifattura. La più grande spinta industriale derivò dalle due Guerre Mondiali. Gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1917 e Detroit fu chiamata per fornire armamenti, carri armati, imbarcazioni e prodotti chimici all’esercito statunitense, e grazie all’avvento degli autocarri, la città fu in grado di produrre i mezzi di trasporto per portare i beni prodotti sulla costa est pronti per essere spediti in Europa. Al termine la città aveva quasi un milione di abitanti e la produzione tornò a occuparsi di automobili e beni domestici, con la crisi finanziaria del 1929 vi fu un grande rallentamento. Negli anni ‘40, dopo l’attacco a Pearl Harbor gli Stati uniti entrarono in guerra, e gli impianti di Detroit furono convertiti per la produzione

Propaganda militare durante la Seconda Guerra Mondiale, esposta nella vetrina dei magazzini Hudson. source historydetroit.com 33

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militare, e in città arrivarono 12 miliardi di dollari dalla difesa per fornire attrezzature militari agli uomini oltreoceano e quelli impegnati sul fronte ovest. Appena la guerra terminò le fabbriche furono riconvertite a produzione di automobili, che sperimentò una enorme domanda grazie al ritorno dei soldati e ad un sostanziale aumento dei guadagni in tutta la nazione. In questo boom economico, Detroit sperimentò una rapida suburbanizzazione che posò le fondazioni per un modello di insediamento orientato per chi possiede un’automobile. Capitalizzando su queste condizioni di mercato favorevoli, la Union Automotive Workers (UAW) riuscì ad ottenere contratti di lavoro generosi dalle Big Three (Chrysler, Ford e General Motors), assicurandosi migliori condizioni di lavoro e una paga migliore. Dalla fine degli anni ’60 il settore industriale di Detroit ebbe un brusco arresto. Le cause furono la scarsa qualità delle automobili delle Big Three e la rapida crescita del settore automobilistico Giapponese, le cui auto erano meno costose, costavano meno di manutenzione ed erano più durevoli. La decrescita economica è un processo generale che rientra nella deindustrializzazione dell’America (Bluestone, Harrison, 1982) che porta le industrie a spostarsi globalmente o a muoversi negli stati più favorevoli economicamente. Inoltre lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni causò una radicale riorganizzazione nella politica economica del lavoro. Infine, la crescita nell’automazione, insieme allo sviluppo del settore dei servizi eliminarono centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore manifatturiero, e dopodiché trovare un posto di lavoro era praticamente impossibile. La chiusura degli impianti ebbe ripercussioni anche sulle industrie vicine e quelle connesse, si è stimato che per ogni 100 posti di lavoro persi nel settore automobilistico se ne perdevano 105 nei settori a supporto. (Bluestone, Harrison, 1982) Queste perdite si ripercuotevano sull’intero settore pubblico, causando licenziamenti nella polizia, nei pompieri, nelle scuole e negli ospedali. Il risultato del degrado, soprattutto nelle scuole e nella polizia, servì come ulteriore incentivo, per la popolazione bianca che ancora abitava in città, di lasciarla definitivamente. E quando questi emigrarono nei sobborghi, molti dei posti di lavoro e degli incentivi andarono con loro. Quindi al contrario della città, che soffriva di rivolte sociali, i sobborghi offrivano un’attrazione economica, stabilità e basso tasso di criminalità e un’ottima rete infrastrutturale per le nuove industrie. Al contrario dei sobborghi, Detroit nel 1987 il tasso di disoccupazione raggiunse il

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Fabbrica di carri armati e impianto Ford di Willow Run per la costruzione dei Bombarideri B-24. source life magazine, wackbag.com

City Suburbs Prima fase della suburbanizzazione, gli abitanti si spostano seguendo le industrie.


20%, fatto che mandò il gettito fiscale della città nella stagnazione e la gettò in un declino fiscale. Infine ilWA colpo di grazia è stato inferto dal ND cambiamento nel sostegno del governo federale per MTi programmi urbani OR di base. Il Nuovo Federalismo proposto dalla amministrazione Reagan SD ID e Bush tagliò bruscamente i finanziamenti diretti all’aiuto delle città, WY questo colpì duramente gli afroamericani e le minoranze nelle inner ciNE NV ties. La recessione economica del 1989 causò una crisi sociale e fiscale UT CO a Detroit che aggravò ancora di più la già grave situazione economica KS CA della città, e causò tagli nei settori basilari, fece alzare le tasse e aumentò ulteriormente lo stress sulla classe piùAZ povera, portando il 43%OK NM dei residenti a vivere sotto la soglia di povertà. TX

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Movimenti migratori dagli stati del sud alle principali città industriali dell’inizio ventesimo secolo.

DISCRIMINAZIONI, SEGREGAZIONI E URBAN RENEWAL Il conflitto razziale a Detroit ha le sue origini nella Grande Migrazione degli afroamericani tra il 1916 e 1929. A quel tempo gli afroamericani si sistemarono nella zona est della città, successivamente si spostarono appena a est del Downtown dove i proprietari bianchi affittarono a prezzi elevatissimi le case a queste persone, creando così un ghetto. La situazione in città era tesa, perché agli afroamericani veniva negato qualsiasi diritto e integrazione. La tensione aumentò negli anni ‘40 in tempo di guerra quando la domanda di lavoratori nei settori produttivi aumentò e migliaia di afroamericani ne furono attratti e migrarono ancora dal sud. Questa situazione portò a una saturazione delle abitazioni dei ghetti neri, e gradualmente i neri iniziarono a spostarsi nei quartieri bianchi di Detroit, violando gli zelanti confini inscritti nel tessuto cittadino. Il numero di persone afroamericane nelle fabbriche aumentò sempre di più e i bianchi cominciarono a far sentire la loro opposizione, e lo scontento tra i lavoratori neri crebbe per la continua discriminazione sul posto di lavoro. Tutto il malcontento scoppiò, nell’estate del 1943, in una violenta battaglia tra bianchi e neri sulla Belle Isle, che di lì a poco degenerò in una più ampia sommossa. Molti agenti di polizia invece di placare la batta35

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RI


glia si schierarono dalla parte dei bianchi, confermando l’ossessione pro-bianchi della città. La rivolta durò tre giorni e fu necessario l’intervento delle forze militari per placarla. Dopo le rivolte, e la riconversione delle fabbriche a produzione civile, fu creato un ufficio che si occupi delle questioni razziali. Ma il continuo movimento degli afroamericani nelle parti “bianche” della città innescò la preoccupazione che i loro quartieri potessero soccombere sotto il degrado e la decadenza. Così tutti tranne i quartieri più liberali, istituirono delle frontiere all’ingresso per poterlo difendere. Attraverso gli anni ’40 e ’50 i conflitti razziali nelle strade non accennarono a diminuire e altri fattori contribuirono a farli aumentare. Il periodo dell’Urban Renewal, in cui molte parti di città furono sacrificate per la costruzione delle highway. Le parti più sacrificate erano i quartieri neri mentre i quartieri della classe media bianca furono totalmente evitati. Inoltre la localizzazione di molti progetti pubblici di abitazioni che dovevano dare casa a molti afroamericani furono combattuti fortemente

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Fotografie dei Race Riot del 1967. source wsupress.wayne.edu, pbs.org, reportage.corriere.it


dalla popolazione bianca, che non voleva la presenza di neri nei loro quartieri. Tutto questo, negli anni ’60, insieme ai White Flights e alla forte resistenza dei bianchi all’integrazione, alla deindustrializzazione era sintomo di frustrazione nelle persone nere. Nel luglio del 1967 la polizia decise di fare irruzione in un bar aperto tutta notte in uno dei più grandi quartieri neri della città. La polizia durante la rettata arrestò 85 persone presenti, e le detenne in strada fino all’arrivo dei rinforzi. Durante la notte una folla di trecento persone si accalcò attorno agli arrestati e ai poliziotti. Scoppiò una rivolta tra gli afroamericani e i bianchi, fino a quando, dopo cinque giorni di lotte, una forza di 17.000 poliziotti, guardie nazionali e truppe federali la soppressero. Più di qualsiasi altro evento accaduto a Detroit, i Riot del 1967, convinsero i bianchi a lasciare la città per spostarsi nei sobborghi dove trovavano un’ambiente a loro più adatto. Dopo i Riot Detroit ebbe il primo sindaco afroamericano, Coleman Young.

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Fotografie di manifestazioni delle due fazioni neri e bianchi. source africanamerica.org

Sinistra: Cartello di protesta fuori da un quartiere bianco, “vogliamo sono inquilini bianchi nella nostra comunità bianca”. Destra: Cartello emblematico della discriminazione presente nelle città americane. source loc.gov

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CATTIVA AMMINISTRAZIONE E BANCAROTTA Nel 1973 la popolazione di Detroit era ormai a maggioranza nera, e Coleman Young diventò il primo sindaco di colore della città. Ereditò una città corrotta dalle lotte razziali in un completo declino finanziario, un’intensiva depopolazione e una forza di polizia brutale e violenta. Young propose una politica di “big project, big development” (grande progetto, grande sviluppo) per cercare di diminuire il disinvestimento di cui è afflitta la città. Questa politica segnò tutti i 20 anni di mandato, e il risultato sono una serie di lucenti “flagship projects”, acclamati come messaggeri di cambiamento, ma che hanno beneficiato poco alla popolazione di Detroit. A capo di questi progetti c’è il Renaissance Center, costruito nel 1977 sul riverfont e in grossa parte finanziato da Henry Ford II, che definì il progetto un catalizzatore per la ricrescita di Detroit. Tuttavia cinque anni dopo il completamento la Ford Motor Co. A causa di ingenti perdite dovette vendere la sua parte di edificio ad un costruttore di Chicago. Un’altra pietra del programma di Young è la fabbrica GM nel quartiere di Poletown a Detroit, che avrebbe dovuto creare 3000 posti di lavoro. Fu costruito grazie a ingenti sovvenzioni per la rinascita industriale della città. Per costruire questo grosso impianto fu necessario demolire più di 1500 edifici tra cui ospedali, chiese, scuole, negozi, siti industriali e in maggioranza abitazioni. Ma tutto questo non fermò l’esodo, solo dal 1970 al 1980, 300.000 residenti abbandonarono la città. L’abbandono era evidente in molti quartieri e questo influì sul valore economico delle case e del terreno, e causò la fine virtuale della costruzione di nuovi edifici perché il costo della costruzione superava il prezzo a cui sarebbe potuto essere venuto l’edificio. La citta veniva raidamente abbandonata passando dall’essere un’ambiente urbano ad uno rurale, per la quantità di terra vuota presente. Coleman Young con le sue politiche non riuscì a far uscire Detroit dalla crisi urbana, quindi sfruttando un collegio elettorale afroamericano, riuscì a coltivare un’immagine di Detroit come “città nera” circondata da ostili e non cooperativi sobborghi bianchi, una politica che ebbe i suoi frutti sul piano politico, facendo crescere la sua popolarità all’82% tra la popolazione nera. Inoltre il morale si alzò e rese Detroit uno dei pochi posti dove i neri in un’ambiente black-oriented. Sfortunatamente questa immagine di Detroit non fu favorevole per i rapporti con i sobborghi. Al termine del mandato di Young nel 1993, Dennis Archer fu eletto sindaco, e iniziò a istituire una partnership con i sobborghi. Durante il suo

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City

Suburbs

L’abbandono della città per i problemi di discriminazione, per le rivolte e per la criminalità elevata.

Schema che illustra la quantità di afroamericani presenti all’interno della città di Detroit. La popolazione bianca abita all’esterno dei confini della città.


1.0 1.5

city

0.5 1.0

mandato il Downtown subì notevoli cambiamenti. Inoltre l’ex Presidente Bill Clinton nomino Detroit, e altre cinque città, come Empowerment Zones e entrò a far parte di un piano di dieci anni per la ricostruzione delle innser cities grazie a $100 milioni in finanziamenti per dare un impulso allo sviluppo economico, abitativo, lavorativo e sociale. Ma alla fine pochi sforzi furono fatti per i quartieri in difficoltà. Ad Archer susseguì nel 2001 Kwame Kilpatrick, il sindaco più giovane mai eletto a Detroit, quando fu eletto aveva 31 anni. Il suo più grande traguardo fu l’aver portato il Superbowl XL a Detroit nel 2006 e il conseguente rinnovamento del Downtown. Il suo mandato fu tormentato da numerosi scandali e accuse di corruzione finché nel settembre 2008, durante il suo secondo mandato, rassegnò le dimissioni da sindaco, dopo essere stato accusato di dieci accuse criminali, tra cui corruzione, falsa testimonianza e intralcio alla giustizia. Dopo molte condanne, e liberta vigilata nel 2013 fu condannato a 28 anni di carcere per racketing ed estorsione. Durante il successore di Kilpatrick, Dave Bing, la città di Detroit dichiarò bancarotta per $18 miliardi, non riuscendo a ripagare le obbligazioni municipali emesse, ed entrò in regime di amministrazione controllata, dal quale uscì nel dicembre 2014.

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DETROIT OGGI

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della divisione 1Grafici 900 1950 razziale della popolazione 2000 2016 di Detroit (sopra) e dei sobborghi (sotto)

A Detroit ciò che salta più agli occhi sono i quartieri vuoti, le rovine dell’era industriale disseminate ad ogni angolo, le strade fantasma in cui non passa nessuno, e i lotti ai lati in cui ci sono solo detriti di edifici distrutti o dati alle fiamme oppure lotti in cui la natura ha trionfato e cresce senza curarsi di asfalto o cemento. Passare in questi luoghi fa nascere un senso di insicurezza, di disagio e malinconia; lungo le strade si sono creati come dei confini in cui si passa da una situazione di normalità urbana, dove c’è vita, servizi e densità, a una situazione non confortevole, nella quale rifiuti, macerie, disperazione e in alcuni casi criminalità condividono il paesaggio urbano/rurale. Tutto questo, insieme alla stampa, ha aiutato a creare il mito, a volte senza conferma, del Detroit Ghetto che affiora dalle testimonianze delle persone che da anni vivono nei sobborghi della città. Detroit, dagli anni cinquanta ad oggi, ha perso più del 50% della sua popolazione, le fabbriche delle auto e i posti di lavoro che ne derivano, 39

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ma anche altre città della Rust Belt si sono trovate nella stessa situazione ma sono riuscite a riprendersi ed evitare il vuoto e la sensazione di abbandono che si percepisce a Detroit. Questo paesaggio di alternanze tra paesaggio urbano e rurale è unico della città del Michigan. Nessuno però vuole avere a che fare con questi vuoti, i tradizionali sviluppi risultano inadeguati per il paesaggio rurale di Detroit, soprattutto per la quantità di questi siti vacanti, stimati in 40 miglia quadrate Detroit è ridotta in queste condizioni grazie all’incompetenza e la corruzione delle amministrazioni perpetrata per trent’anni fin dagli anni ’70. La città però negli ultimi anni ha ricevuto un grande aiuto dal fronte creativo, uno dei settori in forte espansione anche grazie ai costi bassi per l’affitto di immobili, e si sta formando una comunità intensa. Il fronte creativo è incentivato anche dal settore cinematografico, che sempre più spesso sceglie Detroit come set per i film, e per la città è una grande opportunità per redimersi dal mito della Detroit criminale. Detroit è sempre stata l’emblema degli effetti devastanti della crisi americana, ma l’energia che si percepisce nella città è grande. Gli abitanti rimasti sono trasportati da un senso di collaborazione, e da una delle più elevate espressioni dello spirito americano del “do it yourself”, un senso di autoorganizzazione nato come risposta alle cattive amministrazioni. A Detroit è possibile immaginare il futuro delle città post industriali, e ha la grande opportunità di poter ripartire da zero, cercando di affrontare in primis il dramma della segregazione e non ricadere nei meccanismi che la alimentano. Detroit deve prima di tutto ristabilire una rete di trasporti pubblici che funzioni correttamente e migliorare il sistema scolastico. Strada del quartiere di North Corktown. Il paesaggio raffigura un ambiente rurale piuttosto che uno urbano. archivio personale

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Paesaggio “rurale-urbano”

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CreativitĂ

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Corktown Atlas

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Archipelago Berlino-Ungers

ARCHIPELAGO INDUSTRIALE DETROIT Detroit, come analizzato in precedenza si trova in una situazione di forte abbandono, che genera una situazione di forrte frammentazione del tessuto urbano. In questo spazio disomogeneo si distinguono zone resilienti, con più alta densità abitativa . Questi spazi sono caratterizzati da comunità forti che agiscono direttamente sul territorio da riqualificare. In questo panorama composto da frammenti urbani, con diverse caratteristiche tipologiche e topologiche , diverse strategie di riqualificazione urbana propongono l’abbandono di detterminate aree per concentrarsi su quelle più facilmente recuperabili, grazie alla collaborazione con la popolazione e gli investitori privati. In questo territorio le aree industriali, quasi comple46

tamente abbandonate dai proprietari, e rifiutate dalla popolazione possono rappresentare un terreno di lavoro per la ricerca architettonica urbana per immaginare futuri interventi che collaborino con la città diventando parte integrante delle isole, permettendo di preservare le caratteristiche spontanee della città, generando spazi di lavoro e modelli residenziali, proponendo piccole isole nei quali i servizi e gli spazi di lavoro siano facilmente raggiungibili. Questi spazi possono diventare luoghi alternativi e inconvezionali nella città, proponendo uno spazio differente, all’interno del quale lo spazio pubblico può riacquisire un a centralità tra le diversità e i flussi che la città genera. Programma e spazi sono al centro della riflessione.


Organizzazione del territorio nel passaggio da rurale aurbano

CORKTOWN, STRATIFICAZIONI MORFOLOGICHE Con la fondazione della città prodotta dal disegno urbano compatto di Woodward, il territorio era costituito da terreni agricoli suddivisi perpendicolarmente al fiume. L’area dove oggi si trova Corktown era situata all’interno di questi lotti. Nel 1850, con l’espansione demografica e la crescita economica manifatturiera avvengono le prime lottizazzioni, la trama politica riprende la suddivisione rurale creando un reticolo stradale compatto all’interno del quale si sviluppo un sisitema misto di case uni-familiari ed edifci multipiano. Il programma funzionale era distribuito uniformemente nelle varie aree del quartiere. Gli edifici di piccola dimensione, diversi tra loro per funzione e forma, occupavano la griglia in maniera granulare e 47

porosa, pubblico e privato erano integrati proporzionalmente e con continuità. Il disegno urbano per quanto diverso dalla trama radiale ipotizzata da Woodword, si interseca con essa integrandosi e offrendo continuità alla città, permetteva all’eventualità di esprimersi nelle strade, luogo di incontro degli abitanti, ed estensione della vita privata all’interno dello spazio urbano. In una prima fase la griglia si pone parallelamene agli assi delle 5 dite per poi ruotare sull’asse della suddivisione rurale. Il tessuto urbano verrà poi modificato durante la crescita urbana della città per creare magazzini per lo stoccaggio di prodotti trasportati lungo la ferrovia, interrompendo così la continuità della città, e creando spazi che oggi sono vuoti urbani.

Corktown Atlas


2000 m

1000 m

100 m 100 m

1000 m

1914 Quartiere Misto 100m

1933 Magazzini Industriali

2000 m

1955 Shed Insustriali 1000m

1982 Distretto commerciale

2014

NC

2014

NC

Residenze sub-urbane 2000m

0

1914 Quartiere Misto

48

1933 Magazzini Industriali

1955 Shed Insustriali

1982 Distretto commerciale

Residenze sub-urbane


Il sistema urbano con il quale la città nasce è un modello classico, con una relazione ordinata e proporzionata tra spazio pubblico e privato; tipologie architettoniche differenti che generano sequenze variate nel programma e nella forma, dove lo spazio privato è in grado di relazionarsi in armonia con quello pubblico. 1

Quartiere Misto

Con la crescita demografica ed industriale la città necessita di spazi di stoccaggio lungo la ferrovia, cominciando così a creare un sistema di interrunzione nello spazio urbano. La scala degli edifici non aumenta drasticamente e lo spazio pubblico viene annullato. 2

Magazzini Industriali

La continua ascesa dell’industria come motore economico della città fa si che continuino ad aumentare gli edifici industriali che distruggono lo spazio presistente, portando verso un modello di sviluppo sempre meno compatto e più diffuso, basandosi sul modello lineare fordista. 3

Shed Industriali

Negli anni cinquanta scatole prefabbricate di cemento sostituivano case storiche del quartiere. La città cambiava aspetto, la strada il ruolo. Nell’era del suburbanesimo il dogma della benzina domina lo spazio urbano, che diventa spazio distante dal concetto di luogo e allo stesso tempo di città, ormai nell’era post-urbana. 4

Distretto Commerciale

Il proliferare del modello sub-urbano; all’interno della città i nuovi progetti vengono sviluppati da un mercato immobiliare sempre più dominante della città, che crea quartieri di case tutte uguali caratterizzate da assenza di identità e monotonia, che rifiuta il concetto di città come organismo complesso di forme e programmi. 5 49

Residenze sub-urbane Corktown Atlas


ANALISI URBANA

50


0

200m Downtown

0

100m Midtown

0

Tipologie e topologie

Classical Neighborhood

100m

0

300m Commercial Area

0

100m Mix-Use Strip

0

200m Industrial Strip

0

50m Monument

51

Corktown Atlas


Confini

52

Geografia

Infrastruttura mobilitĂ

Assi funzionali

Spazio politico

Res Nullis


Tipologie dello spazio urbano

2000 m

1000 m

100 m 100 m

1000 m

Lo spazio urbano del quartiere è caratterizzato da diverse tipologie architettoniche, che rispondono a 100mprecise e caratterizzano lo spazio 1000m funzioni in maniera diversa. 0 In un piano politico omogeneo ed isotropo lo spazio ferroviario e di magazzini spezza la continuità della città. Edifici vuoti e spazi indefiniti costituiscono uno scenario definibile come terrein vague. Aree residenziali, commerciali e vuoti sono suddivisi nettamente dall’immagine che la città. Lo spazio ferroviario abbandonato fa parte dell’eredità industriale della città abbandonata, all’interno del quale è possibilie immaginare nuovi poli lavorativi che generino un nuovo modo di vivere lo spazio 53

2000 m

urbano creando continuità nel quartiere e altre parti della città. 2000m I vuoti esistenti e le infratrutture, studiate secondo il principio della massima efficienza, porta a focalizzarsi sui settori abbandonati dello spazio ferroviario. Bisogna ripensare ai programmi funzionali di questo spazio e le nuove tipologie che caratterizeranno lo spazio in futuro, in modo da creare una città all’interno della quale lo spazio pubblico sia qualitativo e la diversità offra una resilienza urbana , che non ha caratterizzato lo sviluppo della città in passato.

Corktown Atlas


54

Produttivo

SanitĂ

Organizzativi

Servizi e settori tecnici

Intrattenimento

AttivitĂ commerciali


Educazione

Servizi

AttivitĂ governative

Residenziale

Ristorazione 55

Edifici abbandonati Corktown Atlas


Aree destinate ad usi residenziali Aree destinate ad usi lavorativi

Zoning Detroit-Rielaborazione Zoning 2016

Lo zoning della città suddivide la città tramite uno sturmento governativo del territorio, definendo le funzioni più adatte per le diverse aree, imponendo sistemi funzionali, che possono risultare limitanti nello sviluppo di un sistema urbano misto e denso, che promuova sistemi di mobilità dolce. Per questo motivo in questa carta del quartiere vengono suddivie le aree in macro categorie, che distinguono aree urbane dedi-

56

cate al lavoro e altre alla residenza. Così facendo risulta difficile in alcune situazioni sviluppare processi di riqualificazione che immaginino sistemi complessi e articolati all’interno della città, facendo funzionare il tutto come un organismo isotropo e non a settori divisi. Secondo le caratteristiche morfologiche e funzionali della città si affronta in maniera specifica il progetto


Residenziale Live+Work Industriale Parco Detroit Future City-Strategic Framework Corktown

dello spazio urbano come un sistema architettonico. Il Detroit Future City, affronta il tema della riqualificazione urbana di Detroit in maniera più strategica, offrendo soluzioni spaziali e programmatiche, osservando le problematiche specifiche, di tipologie di spazio urbano definite in base alla condizione esistente. Per creare queste categorie si osservano dati legati all’abbandono, alla posizione nella città e le tipologie

57

di edificio esistente. In seguito alle considerazioni fatte sugli strumenti di sviluppo urbano, si propone di offrire una visione di un progetto a scala archoitettonica urbana, che entri nelle problematiche specifiche del luogo osservando lo stato esistente della città e ripensando programmi funzionali, che vengano messi in relazione tramite lo spazio urbano e non sistemi governativi.

Corktown Atlas


Mappa edifici Manifatturieri

2000 m

1000 m

Morfologia Edifici Manifatturieri 100 m 100 m

1000 m

Inutilizzati Loft

58

2000 m

Inutilizzati Logistica

Inutilizzati Mix-use Loft


Edifici e aree abbandonate

2000 m

1000 m

100 m 100 m

1000 m

2000 m

Superfici abbandonate

Il quartiere, attraversato dalla linea ferroviaria di collegamento con il Canada, è tagliato in due parti da un area industriale di vecchi magazzini e poli di 100m 1000m smistamento merci quasi completamente abbando0 nati. Questo scenario, comune per la città di Detroit, si trova nel centro del quartiere creando una linea di separazione che può essere oggetto del progetto architettonico. Diverse tipologie di edifici industriali costeggiano la ferrovia creando un interessante varietà tipologica, elemento da considerare nel ripensamento nel progetto urbano del quartiere per ridefinire l’importanza di questi oggetti nello spazio urbano e creare un sistema di inculsione della città. 59

Superficie coperta edifici 100.000 m2

2000m

Terreni abbandonati 100.000.000 m2

Terreni abbandonati

Shrinking 150.000 m2

Urbani 850.000 m2

Edifici Abbandonati

Industriali 65.000 m2

Non-industriali 35.000 m2

Corktown Atlas


15%

ANALISI DEMOGRAFICA 12%

Analisi dell’età della popolazione residente a Corktown. I risultati dimostrano che nell’area la popolazione è prevalentemente giovane, con un picco di percentuale nella fascia tra i 25 e i 29 anni, circa il doppio rispetto alla città di Detroit e la Contea di Wayne. Per le atre fasce il trend di Croktown rispecchia quello della città e della contea, al contrario il numero di individui nella fascia dei 21 anni è più basso. Questo, come già accade nel quartiere, porta alla scelta di una tipologia di attività che attragga questo target di persone, sia per lavoro che per svago.

7,5% 9%

Oil & Gas, mineral

Management

80-84

85+

Agricolture

Transportation

Utilities

Entertainment, arts, recreation 60-61

men

Information

Real Estate

Construction

Wholesalers

Administrative

55-59

women

Retail

Finance & Insurance

Government

P.rofessional

Other Sevices

Manufacturing

Hospitality

Healthcare and S.A.

3%

Education

0% 6%

40% 45%

45%

30% 22,5% 30%

30%

20% 15%

15%

75-79

70-74

67-69

65-66

62-64

50-54

45-49

60%

40-44

35-39

30-34

25-29

22-24

21

20

18-19

15-17

5-9

0-4

60%

10-14

0%

Grafico del grado di istruzione degli abitanti del quartiere di Corktown. Si può vedere come la popolazione sia molto istruita, oltre la Bachelor degree le percentuali sono più altre rispetto alla media della città di Detroit e della Contea di Wayne. Questo potrebbe essere dovuto alla rivalutazione del quartiere e alla vicinanza con il Downtown e con le grandi aziende che vi si sono insediate.

22,5%

15%

Other (not in labor force) Doctorate

Professional

Associate

Bachelor

Employed

Unemployed

15%

Armed Forces

Some College Other (not in labor force)

Some H.S.

Less than H.S.

7,5% 0%

High School

None Armed Forces

Employed

Unemployed

0%

Master

10% 0%

7,5%

20%

37,5%

60

Corktown

Doctorate

Bureau, l’ente che analizza la popolazione statunitense. I dati sono poi stati rielaborati e restituiti in modo critico, cercando poi di integrarli nel progetto urbano. Professional

Master

Bachelor

Associate

Some College

High School

Some H.S.

Less than H.S.

la completezza dell’analisi del quartiere di Corktown, è stata analizzata la popolazione residente e il loro impiego nei settori industriali. 0% I dati analizzati50% sono stati recuperati dal sito statisticalatlas.com che rielabora i report del US Census None

Per 10%

Detroit city

Wayne County

$125-150k

$100-125k

$75-100k

$60-75k

$50-60k

$45-50k

$40-45k

$35-40k

$30-35k

$25-30k

Grafici della forza lavoro femminile e maschile presente nel quartiere. Il grafico della forza lavoro delle donne, a sinistra, comparato con quello maschile, a destra, mostra che nella fascia tra i 20 e i 21 anni, sono prevalentemente gli uomini a lavorare e probabilemnte le donne proseguono con gli studi, oppure c’è uno sbilanciamento nel numero di individui in questa fascia di età. La forza lavoro maschile è sopra la media della città e della contea nelle tre fasce tra i 20 e i 29 anni e nelle fasce tra i 62 e i 69 anni.

75+

70-74

65-69

$20-25k

Management

Oil & Gas, mineral

Agricolture

$15-20k 62-64

60-61

55-59

$10-15k

< $10 k 45-54

35-44

Transportation

Utilities

Information

0%

30-34

Entertainment, arts, recreation 25-29

16-19

75+

70-74

65-69

62-64

60-61

55-59

45-54

35-44

0% 30-34

30% 0% 25-29

25%

22-24

40%25%

20-21

50%

22-24

75%

50%

16-19

Real Estate

Construction

Wholesalers

Administrative

100%

20-21

75%

Retail

Finance & Insurance

Government

P.rofessional

Other Sevices

Education

Manufacturing

Healthcare and S.A.

100%

Hospitality

0%


women

30%

15%

15%

0%

0%

100%

75% 15%9%

75%

50% 6%

50%

Employed

Unemployed

Armed Forces

22,5% 100% 12%

Other (not in labor force)

30%

Unemployed

45%

Grafico dello stato dell’impiego femminile e maschile nel quartiere. La percentuale di impiegati è più alta della media della città e della contea, probabilmente dovuto alla vicinanza con il Downtown e alle attività di servizi presenti nel quartiere. Il tasso di disoccupazione risulta comunque superiore alla media nazionale del 4,4% (Il Sole 24 Ore, maggio 2017), con un tasso per le donne del 10,2% e per gli uomini del 6,5%. N.B. le persone classificate nella categoria “Not in labor force” sono quelle che durante il sondaggio non sono state catalogate come occupate o disoccupate.

Armed Forces

45%

Other (not in labor force)

60%

Employed

60%

Grafico del reddito pro-capite della popolazione di Corktown. L’istogramma rispecchia il trend degli Stati Uniti, mostra che c’è un 18,3% di abitanti che vive sotto la soglia di povertà, e una buona quantità che vive con un reddito alto. In generale la situazione è migliore rispetto alla città di Detroit, dove gli abitanti che vivono sotto la soglia di povertà raggiunge il 21,2%

65-69 75-79 $150-200k 70-74 80-84 75+ >$200k 85+

40-44 $45-50k 45-4916-19 20-21 $50-60k 50-54 22-24 55-5925-29 $60-75k 60-6130-34

25-29 65-69 $35-40k 70-74 30-34 75+ $40-45k 35-39

62-64 22-24 $30-35k

0% 35-44 18-19 $20-25k 45-54 20 55-59 $25-30k 21 60-61

0% 0% 0%

10-14 25-29 $15-20k 15-17 30-34

25%

16-19 < $10 k 0-4 20-21 5-9 $10-15k 22-24

25% 3%

$75-100k 35-44 62-64 45-54 65-66 $100-125k 55-59 67-69 60-61 $125-150k 70-7462-64

7,5%

Grafico delle percentuali di impiegati nei diversi settori industriali. La maggior parte degli abitanti di Corktown lavora nel settore sanitario, nei numerosi ospedali della città. La percentuale di lavoratori nel settore manifatturiero è più bassa rispetto la città di Detroit e alla Contea di Wayne.

22,5%

50%

15% 37,5%

7,5%

25%

Corktown

Detroit city

Wayne County

12,5%

61

Management

Oil & Gas, mineral

Agricolture

Transportation

Utilities

Information Other Non Family

Entertainment, arts, recreation

Construction One-Person Real Estate

Wholesalers

Administrative Single Male (divorced)

Retail

Finance & Insurance Single Female (divorced)

Government

0%

MarriedP.rofessional

Other Sevices

Education

Manufacturing

Hospitality

Healthcare and S.A.

0%

Corktown Atlas


Albert Kahn JOB N° 1644

62


ALBERT KAHN E IL PROGETTO DELLA FABBRICA AMERICANA

When I began, the real architects would design only museums, chatedrals, capitols, monuments. The office boy was considered good enough to do factory buildings. I’m still that office boy deisgning factories. I have no dignity to impaired. Albert Kahn

DALLA GERMANIA A DETROIT Come architetto industriale Albert Kahn rivoluzionò le condizioni di salute e di sicurezza delle fabbriche dell’inizio del ventesimo secolo, lavorò a stretto contatto con Henry Ford per implementare la sua visione della linea di assemblaggio negli impianti prima di Highland Park e poi di River Rouge. Albert Kahn nacque a Rhaunen in Germania il 21 marzo 1869, passò la sua infanzia a Echternach nel Lussemburgo. Il padre insegnante e rabbino, andò negli Stati Uniti nel 1879 e l’anno successivo la moglie Rosalie e i figli lo raggiunsero e si stabilirono a Baltimora prima di trasferirsi a Detroit. Albert era il più vecchio di sei figli, talentuoso sia come pianista che nelle arti la madre lo stimolò a seguire corsi di disegno con lo scultore Julius Melchers, e per aiutare l’economia familiare iniziò a lavorare come fattorino presso lo studio di architettura di John Scott. Nel 1885 Melchers gli trovò un posto nello studio di George Mason, come fattorino, ma l’architetto riconobbe da subito la sua genialità e lo promosse a disegnatore, nonostante il suo daltonismo. Nel 1891, mentre lavora per Mason and Rice, all’età di 22 anni vince una borsa di studio di $500 dall’American and Building News, per studiare un anno in Europa. Durante la permanenza a Firenze incontra Henry Bacon Jr., che in seguito progetterà il Lincoln Memorial a Washington D.C. e con il quale viaggerà per quattro mesi attraverso l’Italia, Francia, Belgio e Germania. Al ritorno dagli studi in Europa Mason promosse Kahn a capo progettista, per questo lavoro rifiutò l’offerta di Adler & Sullivan a Chicago come progettista, occupando il posto di F.L. Wright che era appena stato licenziato. Nel 1896 sposò Ernestine Krolik figlia di un mercante 63

Albert Kahn nel suo studio negli anni ‘30. source Rasner 2013

Albert Kahn. JOB N° 1644


suo cliente, laureata in progettazione di interni e di giardini alla University of Michigan. Nel 1896 Kahn lascia Mason and Rice e fonda con due colleghi, Nettleton e Trowbridge, un nuovo studio, ma quando Trowbridge lasciò Detroit per diventare Dean del College of Architecture alla Cornell University, rimasero solo Khan e Nettleton, che poco dopo morì. Kahn tornò per un breve periodo con Mason e insieme disegnarono il Palms Apartments nel 1901 sulla Jefferson Avenue e il progetto preliminare del Temple Beth El sulla Woodward Avenue. Il progetto del Palms rappresenta i primi esperimenti di Kahn con le strutture in cemento rinforzato che presto rivoluzionerà i suoi progetti per le fabbriche americane. Nel 1902 Khan lasciò definitivamente lo studio di Mason per aprirne uno proprio.

IL CEMENTO ARMATO E L’INVENZIONE TIPOLOGICA Il fratello Julius Kahn entrò a far parte dello studio nel 1903 come ingegnere, si era laureato alla University of Michigan ed aveva servito la U.S. Navy e la U.S. Engineering Corps come ingegnere dal 1896 al1903. (Reischl, 2013) Julius era impegnato in sperimentazioni sull’impiego del cemento armato, e non tardò a dar prova del suo talento, mettendo a punto un brevetto per le costruzioni in cemento armato, denominato il “Kahn System of Reinforced Concrete”. Questo sistema consiste in un’armatura composta da un profilato di acciaio munito di alette orientate secondo i principali sforzi di compressione, il sistema conosce un notevole successo negli Stati Uniti e anche in Europa. Julius per la gestione commerciale di questo progetto crea la società Trussed Concrete Stell Company. (Bucci, 1991) Il Kahn System ebbe il primo vero successo quando Henry B. Joy, presidente della Packard Motor Car Company commissionò a Kahn la costruzione di un nuovo stabilimento automobilistico lungo East Grand Boulevard nel 1905. L’affidamento dell’incarico fu totalmente casuale, infatti Kahn non aveva esperienza con le costruzioni industriali, la scelta cadde su di lui per i lavori di ristrutturazione alla casa di Joy svolti in precedenza. Mentre i primi nove edifici furono costruiti con i modelli correnti di edilizia industriale, con la progettazione del Building N. 10 si ha l’opportunità per una svolta decisiva. (Bucci, 1991) La svolta è data dall’impiego del Kahn System, in sostituzione delle tradizionali strutture in ferro o muratura, ne nasce un edificio di due piani che ha rivoluzionato il futuro degli stabilimenti automobilistici, poiché il cemento era 64

Disegni esplicativi del Kahn System source Rasner 2013


ignifugo, permetteva una flessibilità mai vista grazie alla ampia luce tra i pilastri, le vibrazioni dei macchinari erano assorbite totalmente dalla struttura stessa e inoltre grandi finestre facevano entrare più luce e più aria rendendo gli ambienti molto più piacevoli per i lavoratori. (Reischl, 2013) Il Pakard Building N. 10 determina una nuova definizione dello spazio di fabbrica, cioè il progetto architettonico che esprime in armonia Pianta e prospetto del Packard Building N.10. L’ampia distanza tra i pilastri e la resistenza al fuoco sono le novità maggiori introdotte dal sistema del cemento armato di Kahn. source Rasner, 2013

un involucro e una struttura che ospitano una funzione produttiva. (Bucci, 1991) Questo edificio era così tecnologicamente avanzato che diventò un’attrazione turistica, anche per Henry Ford, che prese spunto per la fabbrica di Highland Park per la disposizione della linea di produzione.

L’ARCHITETTO DI FORD Henry Ford incontrò Albert Kahn nel 1908 per commissionargli la progettazione di uno stabilimento per la costruzione della Model T a Highland Park. Da qui ha inizio una fruttuosa collaborazione tra due geni; uno che aveva previsto i futuri vantaggi della linea di assemblaggio e Kahn che trovò nuovi valori estetici nella forma generata da nuove tecniche e funzioni. La collaborazione con Ford fu veramente proficua, Khan costruì infatti più di 1000 progetti per la Ford Motor Company, compreso il suo “Crystal Palace” lo stabilimento di Highland Park, che divenne la sua fabbrica più famosa. (Reischl, 2013) Con questo stabilimento Kahn migliorò le condizioni di salute e la sicurezza nelle fabbriche americane, 65

Ford Highland Park plant, Daylight Factory. source Rasner, 2013 Albert Kahn. JOB N° 1644


invento la Day Light Factory aggiungendo un grande spazio centrale a tutt’altezza con copertura in vetro che permetteva alla luce di inondare gli spazi e sviluppo notevolmente il sistema della Vertical Factory, infatti lo stabilimento funzionava dall’alto verso il basso, i materiali grezzi venivano portati all’ultimo piano e l’auto terminata usciva al piano terra, nel 1917 da questo stabilimento uscivano 700.000 Model T. La straordinaria semplicità, l’utilizzo innovativo dell’acciaio, del vetro e dei mattoni e il principio estetico di forma che segue la funzione di questa fabbrica, influenzò il lavoro di Walter Gropius nella progettazione delle Officine Fagus del 1914 e lo sviluppo del movimento Moderno Europeo. (Reischl, 2013) In Italia l’influenza più nota che questo edificio ha esercitato è sull’ingegnere Giacomo Mattè Trucco, che tra il 1914 e il 1916 realizzò lo stabilimento Lingotto a Torino, la prima fabbrica in Europa modellata sulla progettazione in linea. (Bucci, 1991) Le analogie costruttive con la fabbrica americana erano molte anche se al tempo della costruzione Kahn e Ford stavano già sviluppando la produzione orizzontale a River Rouge; ma molte erano anche le analogie formali con l’architettura industriale di Albert Kahn, infatti, il Lingotto diventò il simbolo di una raggiunta potenza industriale e un modello concreto di produzione. (Bucci, 1991) Quando Highland Park non fu più in grado di reggere la mole di lavoro sempre più importante, nel 1917 Henry Ford acquistò 2000 acri (circa 8 km2) a River Rouge e commissionò a Kahn la costruzione di quella che in futuro sarà lo stabilimento più grosso del mondo. Con River Rouge Ford cambiò da una produzione verticale a quella orizzontale fino ad arrivare ad una linea di produzione lunga più di un miglio e mezzo e accorpando nella stessa zona più edifici che svolgevano funzioni diverse, tra questi anche il Glass Plant, dove venivano stampati i vetri, un edificio di grande importanza sia per Kahn che per la storia dell’architettura industriale. 66

Panorama del Ford Highland Park plant nel 1910. source Rasner 2013

Ford Motor Company Glass Plant, River Rouge. source Rasner 2013


Ford Motor Company River Rouge Plant. source Rasner 2013

Questo fu il primo esempio di architettura in acciaio e vetro sviluppata da Kahn, e fornì una flessibilità mai trovata in uno stabilimento. Il Glass Plant divenne un’icona e cambiò la forma e la funzione dell’architettura industriale americana e ispirò il lavoro di altri architetti, ingegneri e artisti. Kahn riconosceva il valore artistico delle sue fabbriche ma a quel tempo non avrebbe avuto idea di quanto il suo design ebbe influenza sull’emergente Movimento moderno. (Reischl, 2013) Durante le World Fair di Chicago del 1933 e quella di New York del 1939 Kahn progettò i padiglioni automobilistici e del progresso della Ford e della GM. Dopo la svolta con Ford, Kahn ricevette commissioni per 150 grandi edifici per la General Motors e per la Chrysler. Progettò anche strutture manifatturiere per la produzione tra gli altri di vestiti, tessuti, prodotti alimentari e cemento. La reputazione di Kahn portò il suo studio nel 1920 ad avere 400 membri e ad accettare lavori per più di $1.000.000 a settimana; già nel 1939 lo studio contava 600 membri e aveva costruito il 19% di tutte le strutture industriali, progettate da architetti, negli Stati Uniti. Mies Van Der Rohe fu uno degli architetti del Movimento moderno influenzati dalle architetture di Kahn, in particolare dal Chrysler Dodge Half-Ton Truck Plan a Warren e dal Glenn L. Martin Company aircraft, quest’ultimo vantava un’area di 12.000 m2 senza colonne, coperta da un tetto di reticolari.

67

Edifici espositivi progettati da Kahn per la Ford e costruiti in occasione delle World Fair di Chicago del 1933, sopra, e per quella di New York del 1939, sotto. source architecture.com

Albert Kahn. JOB N° 1644


“The Five Year Plan of Economic Development of the U.S.S.R.” by John Bartholomew & Son, Ltd., Edinburgh, 1929. Source: Albert Kahn Papers, Bentley Historical Library, University of Michigan. 68


L’AVVENTURA SOVIETICA I rapporti internazionali tra Unione Sovietica e Stati Uniti nascono da una serie di iniziative che vedono protagonista Henry Ford. Già nel 1919 i sovietici contattarono la Ford Motor Company e nel 1925 i contatti aumentano grazie all’acquisto di migliaia di auto, mezzi pesanti e trattori da parte del governo sovietico. I Russi proposero a Ford di costruire degli stabilimenti per la costruzione di trattori in Russia, lui si offri disponibile a offrire macchinari e consigliò Albert Kahn per la progettazione degli stabilimenti. Inizia così l’avventura sovietica della Albert Kahn Inc., una vicenda da inserire nella storia degli aiuti americani al Piano Quinquennale sovietico. Rappresentati dell’Amtorg Trading Corporation, la rappresentanza commerciale sovietica negli Stati Uniti, arrivarono a Detroit e firmarono il contratto che vedeva lo studio Albert Kahn Inc. diventare consulente per l’Unione Sovietica nello sviluppo dell’industrializzazione della Russia con il Piano Quinquennale di Stalin. Si arriva dunque alla realizzazione del primo stabilimento per la costruzione di trattori, i sovietici ne rimasero così impressi che che tra il 1929 e il 1932 fecero costruire alla sezione russa dello studio, con al timone il fratello Moritz Kahn, 521 impianti industriali per circa $2 miliardi, il più grande incarico dello studio. La Albert Kahn Inc. fu inoltre incaricata di istruire i Russi e quindi venticinque professionisti dallo studio di Detroit si trasferirono a Mosca e addestrarono più di 4.000 tra ingegneri e architetti. (Reischl, 2013) La parentesi sovietica della Albert Kahn Inc. fu breve ma intensa, in essa la società ripropone tutta l’esperienza accumulata con Ford, di cui riproduce il modello. Non pochi furono i problemi. L’opinione pubblica americana, preoccupata dal trasferimento di tecnologie nel paese la cui ideologia minacciava l’occidente arrivando a dire che nel contratto si prevedeva una clausola relativa alla promozione del comunismo in America. (Bucci, 1991) Alla scadenza del contratto, nel 1932, Kahn partì alla volta di Mosca per il rinnovo, ma si arenò tutto e nel marzo dello stesso anno vi fu la dichiarazione della fine dell’esperienza sovietica. Piano Quinquennale sovietico. source Zimmerman

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ALBERT KAHN INC. L’ufficio di Albert Kahn è stato il prototipo della maggior parte dei grandi studi di architettura, infatti fu tra i primi ad essere multidisciplinare. Lo studio Albert Kahn Inc., costituito come società nel 1918 sposta la propria sede nel Marquette Building. Kahn era riuscito a creare uno studio non tradizionale e multidisciplinare, con progettisti, ingegneri meccanici e strutturali, ragionieri e project managers, che riuscivano a provvedere a tutte le richieste senza l’intervento di terzi. Come scrive Henry Russell Hitchcock “Albert Kahn fu il primo, intorno al 1905, a sviluppare, nel suo studio di Detroit, una forma di suddivisione a catena del lavoro paragonabile ai nuovi metodi di produzione in serie, a facilitare la quale i suoi stabilimenti di automobili erano espressamente studiati”. (Bucci, 1991) Lo studio nel 1931 cambia sede e si insedia nel New Center Building, ora Alber Kahn Building, e dove si trova tutt’ora, per far fronte all’elevata concentrazione di addetti. Nel 1940 venticinque fra i più vecchi collaboratori vengono fatti soci dell’azienda creando così la Albert Kahn Associated Architects and Engineers Incorporated. (Bucci, 1991) Dopo la morte di Albert Kahn sarà nominato presidente il fratello minore Louis Kahn. Questa collaborazione di più figure professionali si traduceva poi in efficienza nella costruzione e nel minor costo per i clienti. Lo studio grazie alla sua reputazione lavorò in tutto il mondo, producendo più di 4000 edifici, di cui la maggior parte negli Stati Uniti.

Articolo di giornale si Kahn. source Detroit Public Library

Schema organizzativo dello studio Albert Kahn Inc. source Rasner 2013

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KOLYMSK TAGIL OSLO

SITKA

DET

RO

IT

AL

LONDON

MO NTR E

SEATTLE SAN FRANCISCO

STOCKHOLM

GLASGOW

WIN NIP EG

KODIAK

BRUXELLES PARIS CHÂTEAUROUX

SAINT PETERSBURG GORKI MOSCOW

EKATERINENBURG CHELIABINSK CHARKIV

DNEPROPETROVSKA

YAKUTSK OMSK

NOVO SIBIRSK

VOLGOGRAD

ROSTOV

NEW YORK

YOKOHAMA

LOS ANGELES JACKSONVILLE KANEOHE PEARL HARBOR

MEXICO CITY

MIDWAY ISLAND

NANKING

WAKE ISLAND

SAN JUAN GUAM

BOA VISTA

RIO DE JANEIRO SAN PAOLO BUENOS AIRES

MONTEVIDEO

CAPE TOWN MELBOURNE

Rielaborazione della mappa pubblicata nell’articolo “The story of defense’s architect” di Fuller Adrian, sul Detroit Free Press del giorno 30 novembre 1941. Riporta tutti i luoghi dove lo studio Albert Kahn Inc. ha lavorato fino alla morte dell’architetto. La didascalia originale riporta “Wherever the name of a city or place indicated on this map will be found a structure that has been conceived in Detroit or actually designed here by the Kahn Organization. Included are naval bases, factories, commercial buildings, hospitals, arsenals and other.” source: Detroit Public Library

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I PROGETTI PER L’”ARSENALE DELLA DEMOCRAZIA” Il capitolo finale della carriera architettonica industriale di Kahn fu il contributo per l’”Arsenal of Democracy” Americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante la Prima Guerra Mondiale Kahn costruì il primo hangar mai costruito a Langley Field, la Ford Eagle Shipbuilding Factory a River Rouge e la maggior parte delle basi navali e degli aeroporti militari del paese. Lo studio, grazie all’esperienza maturata nell’ambito della mass production, che gli permetteva di progettare in tempi rapidissimi linee di montaggio (Bucci, 1991), riuscì a ricevere la maggior parte degli incarichi del dipartimento della difesa statunitense per la costruzione di basi navali in Alaska, Hawaii, Midway Island, Puerto Rico e Jacksonville per un totale di $200 milioni. Vennero costruiti anche due tra i più grandi stabilimenti industriali, il Chrysler Corporation, Dodge Chicago Plant (1942) e il Ford Motor Company Willow Run Bomber Factory (1943), l’ultimo progetto realizzato dall’architetto per Ford. Sono stati due tra i più grandi stabilimenti mai realizzati da Kahn, ed entrambi erano stati progettati con un sistema, inventato dallo studio esclusivamente per gli edifici militari, per oscurare le finestre e celare la produzione durante le ore notturne e scongiurare così possibili attacchi aerei. Nello stabilimento di Willow Run venivano prodotti i bombardieri B-24 Liberator, uno ogni 24 ore. Kahn non lo riuscì a vedere terminato, nel 1942 morì a Detroit per un’infezione polmonare. (Reischl, 2013)

Impianto industriale Ford di Willow Run. source

Sagoma del Dodge Chicago Plant posizionata nel Downtown di Detroit. source Rasner 2013

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L’ECLETTISMO PER DETROIT L’architettura di Albert Kahn non era solo industriale, era anche noto per aver cambiato lo skyline di Detroit, con circa 400 edifici sparsi in tutta l’area metropolitana, di cui 50 sono registrati nel registro nazionale dei luoghi storici. (Reischl, 2013) Era nell’architettura non industriale che mostrava la sua conoscenza storica dell’architettura, studiata nell’anno di studio in Europa. Molti dei suoi edifici ricalcano lo stile Rinascimentale italiano e quello Tudor inglese, completati con la versatilità, l’innovazione e la struttura che caratterizzavano i suoi edifici industriali. L’ampia conoscenza di stili architettonici di Kahn influenzò il progetto di molte icone di Detroit, contribuendo al carattere eclettico dell’architettura della città. Nel downtown uno degli edifici più famosi è il Detroit Athletic Club progettato nel 1915 era ispirato dai lavori di McKim, Mead e White a New York e dal Palazzo Farnese di Roma, visto durante gli studi europei. Fuori dal downtown lo studio progettò altre tre icone, nel 1922 il General Motors Building su West Grand Boulevard, il Fischer Building nel 1927 e l’Argonaut Building. Il GM building al tempo della sua costruzione era il più grande edificio di uffici al mondo, 15 piani costruiti in cemento e le facciate in stile Rinascimentale italiano. Sul lato opposto della stessa strada i 7 fratelli Fischer, costruttori di automobili, decisero di sfidare

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GM Building sulla destra e Argonaut Building sulla sinistra. Archivio personale

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la GM con un edificio mai visto prima a Detroit. L’edificio con 28 piani di uffici e una galleria commerciale a piano terra fu riconosciuto nel 1928 il più bel edificio commerciale americano. I fratelli Fischer diedero a Kahn carta bianca e nessun budget da rispettare, quello che ne uscì fu un capolavoro di Art Deco, riconosciuto ancora oggi come “il più grande oggetto d’arte di Detroit” (the Detroit’s largest art object). Il progetto avrebbe dovuto avere tre torri, una centrale da 60 piani e due laterali da 29, i disegni sconvolsero i fratelli Fischer che tentarono di costruirlo ma l’edificio che vediamo oggi è solo una delle torri laterali. Il mix tra stili architettonici europei e i principi strutturali dell’architettura industriale si ritrovano, oltre che nei suoi edifici commerciali anche nei 23 edifici che costruì per l’Università del Michigan tra il 1903 e il 1938. Durante la sua carriera, Albert Kahn, fu onorato per i suoi successi nell’architettura moderna. Ricevette due lauree ad honorem da due università, quella del Michigan e la Syracuse University; la Repubblica Francese gli consegnò il titolo di “Chevalier Legion D’Honneur” e all’Esposizione Internazionale di Parigi fu premiato con la medaglia d’oro per le Arti e le Scienze. Per il suo servizio durante la guerra gli fu consegnato un premio dall’American Institute of Architects nel 1942 e infine ricevette un riconoscimento postumo, la medaglia Frank P. Brown nel 1943. Il successo di Kahn come pioniere dell’architettura industriale è stato predicato dalla sua mentalità pragmatica e orientata alla soluzione dei problemi, il suo interesse per l’innovazione tecnologica, la sua capacità di ascoltare le esigenze dei clienti, la sua inesauribile energia e la sua straordinaria etica del lavoro. La sua famosa citazione sintetizza le sue idee sull’architettura industriale: In spite of the fact that architecture today is in my opinion only about 10% Art and 90% Business, the architect must have constantly before him the final result - the Artistic, the Pratical and the Economic. Albert Kahn

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Progetto originale di Kahn per i Fischer Building con le tre torri, l’unica ad essere stata realizzata è quella piu bassa di destra. source


ALBERT KAHN AND THE EVOLUTION OF THE FACTORY

The first Concrete experiment

The new industrial typolgy

The daylight facotry

Palms Apartments Detroit, 1901 Mason and Kahn

Building No. 10 Packard Plant Detroit, 1905 Albert Kahn

Ford Motor Company Highland Park Highland Park, 1909 Albert Kahn

Kahn’s first experiment with reinforced concrete.

First reinforced concrete factory in Detroit. Made Ford realize Kahn’s potential.

Evolution of fenestration size. Expansive reinforced concrete.

The first concrete office building

Glass and steel factory

Standardization of the factory

General Motors Building Detroit, 1919 Albert Kahn

Ford Motor Company Glass Plant River Rouge, 1924 Albert Kahn

Dodge Chicago Plant Chicago, 1941 Albert Kahn

First officies building built with the reinforced concrete

Steel structure/glass facade.

At that time, the largest factory in the world. Hy-Rib concrete structure.

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ROOSEVELT WAREHOUSE

STORIA E USI NEL TEMPO Posizionato all’incrocio della 14th Street e Marantette Street il Roosevelt Warehouse, conosciuto in seguito come Detroit Public Schools Book Depository, fu progettato dall’architetto Albert Kahn nel 1933 e intitolato al Presidente Franklin D. Roosevelt. Nato come United States Parcel Post Office fu il principale ufficio postale della città costruito per sostituire il suo predecessore demolito nel 1931. Posizionato a fianco della Michigan Central Station per questioni logistiche, possiede un tunnel che veniva utilizzato per il trasporto della posta dai treni all’edificio per poi essere smistato e distribuito in tutto il paese e viceversa, e che passa al di sotto della 15th Street, dai magazzini della stazione al basement dell’edificio. Durante la campagna di renewal che vide molti blocchi di Corktown rasi al suolo iniziò la costruzione del nuovo ufficio postale George W. Young sulla Fort Street che terminò nel 1959; nello stesso anno il servizio postale si spostò nel nuovo edificio e

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Roosevelt Park, 1930, Corktown. Al posto del warehouse vi erano delle abitazioni.


il Detroit Public Schools acquistò il magazzino per adibirlo a principale deposito di forniture scolastiche e documenti. Al tempo vi lavoravano dalle 75 alle 100 persone e vi era giornalmente la consegna di cibo, libri, attrezzatura sportiva, materiale artistico a tutte le scuole sparse nella città. Mercoledi 4 marzo del 1987 alle 9.20 del mattino scoppiò un incendio al secondo piano del Roosevelt Warehouse. Il fuoco fu alimentato dal materiale scolastico e dai libri stoccati all’interno e fu così intenso da distruggere uno dei lucernai sul tetto. Non si conoscono tutt’ora se si trattò di incendio doloso o di una disgrazia. Molti pompieri spesero ore per cercare di domare le fiamme con migliaia di litri di acqua, ma, dopo essere riusciti a spegnere le fiamme l’edificio fu effettivamente distrutto. Nessuno dei 75 impiegati era nel magazzino durante l’incendio. Al tempo gli ufficiali scolastici stimarono il danno in “several million dollars for the contents alone” (“diversi milioni di dollari per il solo contenuto”) e fortunatamente la maggior parte dei testi scolastici fu distribuita prima dell’incendio, ma l’archivio scolastico con documenti dal 1918 andò distrutto. Subito dopo l’incendio il Detroit public Schools abbandonò l’edificio e iniziarono ad usare come magazzino un altro edificio. Tre anni dopo un reporter del Detroit Free Press investigò sul warehouse e scoprì tantissimi libri nuovi ancora imballati, dopo uno scandalo il distretto scolastico di Detroit promise di investigare ma non ci furono risultati. Alcuni

Roosevelt Park, 13 agosto 1937, Corktown. L’edificio era in attività da 4 anni. 77

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Estratto del quotidiano Detroit Free Press del giorno giovedĂŹ 5 marzo 1987. source: freep.newspapers.com


1900 1913

The Michigan Central Station was built

dicono che per la liquidazione assicurativa, al distretto non fu permesso di recuperare i libri ancora all’interno, e tutto fu insabbiato. Negli anni 90 l’edificio danneggiato dall’incendio e il suo contenuto fu venduto così come si trovava ad una Holding controllata dal miliardario Manuel Moroun, il quale acquisto anche la Michigan Central Station e un altro magazzino di 40.000 m2 situato poco lontano dal Roosevelt Warehouse. Tutti e tre gli edifici furono comprati senza uno scopo, solo per il valore intrinseco del terreno su cui sono posizionati. Il City of Detroit’s Buildings & Safety Engineering Department nel 1997 inserì il magazzino in un elenco di edifici consigliati per la demolizione. Moroun ottenne il permesso di demolizione nel 2001 ma da allora non c’è stata nessuna azione per demolirlo. Un motivo è probabilmente la nota difficoltà e il costo per demolire gli edifici di Kahn costruiti con il sistema Trussed concrete, e in ogni caso la città non ha forzato la demolizione. Durante questi trent’anni di abbandono l’edificio è stato completamente svuotato di ogni cosa di valore, le finestre sono stato distrutte e c’è una forte presenza di vegetazione all’interno e chiunque puo accedervi, infatti era normale trovare comunità di senzatetto. Il magazzino è noto anche per i tornei di hockey organizzati nel basement, infatti l’acqua penetrando dalle bocche di lupo allagava il piano seminterrato, poi le temperature invernali congelavano l’acqua presente e si creava il campo di gioco. Il Roosevelt Warehouse e la Michigan Central Station, e l’area compresa tra i due edifici, nel 2016 sono stati utilizzati come sfondo per una scena di un film della DC Comics. Da quando nel 2009 un uomo è stato trovato morto nella tromba di un ascensore l’edificio è stato blindato, e ogni possibile entrata è stata chiusa.

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1930 Albert Kahn designed the U.S. Parcel Post Office, named after the president Franklyn D. Roosevelt

1933

1940

1950

The new post office on Fort Street is ready The Roosevelt Warehouse has been abandoned until the Detroit Public School purchased the building

1959

1960

1970

1980

The building took fire

1987

Investigation about the books in the warehouse The building was sold to Manuel Moroun

1990

Inserted in the list of the building recomended to demolition

1997

Released the demolition permit

2001

A man dies in the elevator shaft

2009

1990

2000

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LA STRUTTURA E LE CONDIZIONI Lungo la 15th Street, al 2100, si trova il Roosevelt Warehouse, una struttura imponente di cemento armato e mattoni beige ingrigiti dal tempo. Occupando per metà un isolato affacciato sul Roosevelt park e direttamente collegato alla Michigan Avenue, una delle cinque principali arterie del piano Woodward, possiede una posizione ottima, anche per la presenza incombente della Michigan Central Station, uno dei simboli mondiali dell’abbandono architettonico, e meta giornaliera di turisti e curiosi. La pianta del magazzino è pressoché un quadrato di 77 per 82 metri di lato, con prospetti alti 21 metri scanditi da 23 file di finestre, con una grandezza proporzionata alla mole dell’edificio. Gli ingressi sono tre, tutti sulle strade, quello principale, con colonne di granito e pensilina dal profilo decorato in acciaio, si trova sulla 15th Street, mentre sulla 14th si trova presumibilmente l’ingresso per i dipendenti anch’esso decorato con graniti, invece l’ultimo è situato sulla Marantette St ed è probabilmente un ingresso di servizio. Dalla parte del parco e per metà del lato della 14th Street vi è la banchina di carico e scarico per gli autocarri al piano terra. I disegni originali evidenziano anche la presenza di un mezzanino nel seminterrato e tra i piano terra e il primo, dove erano posizionati principalmente gli spogliatoi del personale, inoltre nel primo e nel secondo piano erano presente delle gallerie di osservazione sospese a metà altezza. Il piano terra oltre al carico e scarico era adibito a vero e proprio ufficio postale, con gli sportelli per il pubblico sul lato dell’ingresso principale e i caveaux sul lato opposto. Il secondo piano ospitava più attività, infatti, oltre al grande open space per il lavoro, vi era una caffetteria. Il denso cemento armato dei tre solai e del tetto è sorretto da 110 imponenti pilastri a fungo in cemento armato con un diametro maggiore di 60 centimetri, 48 di questi sono annegati nella facciata di mattoni che funge solo da tamponamento. L’altezza di interpiano varia dai 5 metri del basement ai 6 m del piano terra, passando per 5,3 metri per il primo e il secondo. I solai, ormai con il tempo diventati come pietra1, sono costruiti con il sistema brevettato da Julius Kahn, e composti da una colata unica di cemento che annega l’acciaio, spessa in media 34 centimetri. Il tetto, come da consuetudine per i progetti di Albert Kahn, presenta delle aperture favorire l’entrata della luce. I lucernari sono quattro di notevoli dimensioni, larghi quasi 5 metri e lunghi 28 e 25, coperti da un tetto piano rialzato e chiusi da vetri, uno di questi è stato distrutto dall’incendio

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1 Testimonianza personale raccolta durante la prima edizione del simposio annuale Albert Kahn: From The Archives tenuto il giorno 3 marzo 2017 alla Lawrence Technological University

Il solaio tra il seminterrato e il piano terra. source scotthocking.com


del 1987. La connessione verticale è affidata a tre vani scale e ascensore, oltre a delle piccole scale che servono l’entrata di servizio. I due vani più piccoli situati agli ingressi pedonali, ospitano le scale e un ascensore per persone, mentre il vano più grosso è adibito al trasporto di merci, considerando la presenza di tre montacarichi per persone di notevoli dimensioni. Della condizione strutturale interna non si è a conoscenza, ma dalle ultime fotografie trovate in rete e datate all’incirca all’anno 2009, oltre a infiltrazioni d’acqua, danni da mancata manutenzione e residui dei materiali scolastici del 1987, non sembrano esserci altri danni, soprattutto dopo l’incendio. All’esterno invece la condizione è più che buona, è presente qualche fessura nella muratura ma è stata prontamente sistemata. Tutti gli elementi in acciaio invece si presentano in una cattiva condizione corrosi dall’acqua. La presenza di acqua all’interno dell’edificio è evidenziata da dei ghiaccioli formatisi in inverno durante il gocciolamento di acqua all’esterno.

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Percolazione dell’acqua presente all’interno. archivio personale

Blueprint originale della planimetria. source Donald R. Bauman, Albert Kahn Associates, Inc.

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Credits Daniele Fazzari

Credits Daniele Fazzari 84


Credits Daniele Fazzari

Credits Daniele Fazzari 85

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In questa pagina, immagini che raffigurano gli interni dell’edificio. source scotthocking.com

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In queste due pagine, fotografie degli esterni del warehouse. archivio personale

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BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO

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Parte II Progetto


MAKING THE EDUCATION

IL MAKER MOVEMENT Il Maker Movement sta lentamente ridisegnando le città degli Stati Uniti, creando una nuova onda di opportunità economiche, alcune hanno il potenziale di coinvolgere persone da ogni estrazione sociale e età, altre hanno il potere di ri-urbanizzare le città ma tutte queste stanno aiutando Il Maker Movement a creare lavoro e industrie che definiranno il futuro produttivo dell’America, come disse l’ex Presidente Barack Obama durante la prima Maker Faire1 alla Casa Bianca

1

White House, June 18, 2014

2

https://makercitybook.com/ ,Chapter 1

3

Ibid.

“Our parents and our grandparents created the world’s largest economy and strongest middle class not by buying stuff but by building stuff — by making stuff, by tinkering and inventing and building; by making and selling things first in a growing national market and then in an international market — stuff ‘Made in America.’… Your projects are examples of a revolution that’s taking place in American manufacturing — a revolution that can help us create new jobs and industries for decades to come.”2 L’amministrazione Obama supportò con grande entusiasmo il Maker Movement, tanto da istituire la National Week of Making in giugno. Il Maker Movement è ormai un movimento sociale3 che raccoglie tutti i “Makers” delle città, e che ha influenza nel business, nell’educazione e nella cultura e punta molto sulla progettazione e vendita locale. Ed è formato da un crescente numero di persone, i Makers, che sono coinvolte, nella loro quotidianità, nella produzione creativa di oggetti il cui processo viene poi condiviso su forum dedicati, oppure possono essere venduti sul mercato internazionale, grazie alle nuove tecnologie di comunicazione che aprono al mercato globale. Sostanzialmente sono sempre esisti nelle città e possono essere catalogati come artigiani, artisti, hobbysti, scienziati amatoriali, ingegneri e falegnami; insomma persone che amano armeggiare su progetti che raccolgono scienza, tecnologia e creatività. Queste persone creano valore attraverso la loro 92

Risultati della prima Maker Faire alla Casa Bianca. Source: customade.com


produzione. Valore che può essere un’espressione di sé stessi, sociale, che connette famiglie e comunità, valore educativo, offrendo un contesto di insegnamento sperimentale e di sviluppo. Per il movimento è stato proposto un Manifesto da Mark Hatch, CEO e cofounder del TechShop, uno dei primi e di maggior successo makerspace, nel libro “The Maker Movement Manifesto”, dove descrive le attività dei makers e il loro pensiero attorno a nove idee pricipali: make (fare), share (condividere), give (dare), learn (imparare), tool up (accesso sicuro agli strumenti necessari), play (giocare), participate (partecipazione), support (supporto) e change (cambiamento). L’obiettivo del Maker Movement è quello di creare in tutti gli Stati Uniti delle Maker City, ovvero ecosistemi aperti di risorse che danno impulso alla crescita economica e culturale attraverso collaborazione e innovazione, abbracciando i principi del movimento e dell’Open Innovation4. Le Maker City hanno l’opportunità di coinvolgere la popolazione nello sviluppo di soluzioni creative per la gestione anche di problemi urbani urgenti, tra cui abitazioni accessibili, lavoro, educazione e sicurezza,

4 È l’idea che le compagnie dovrebbero fare grande uso nei loro affari di idee e tecnologie esterne, e condividere le idee interne con altre aziende, che così possono utilizzarle nei loro lavori. Si tratta di un uso intenzionale di idee in entrata e in uscita per accelerare l’innovazione.

Manifesto del Maker Movement, redatto da Mark Hatch. source: www.makercitybook.com

Grafico delle iscrizione alla scuola pubblica nel distretto scolastico di Detroit. 93

Making the education


incoraggiando utenti di ogni settore (pubblico, privato, universitario e no-profit) a collaborare per il raggiungimento del fine comune. Lo scopo è creare città che siano intelligenti, ispiranti, altamente replicabili, sostenibili e altamente proficue.

IL POTENZIALE IMPATTO DEL MAKER MOVEMENT SULL’EDUCAZIONE I makers ritrovano nello STEM e STEAM5 i contenuti per migliorare i loro progetti e passano da una disciplina all’altra per raggiungere i risultati. Durante lo sviluppo di un progetto ci si prende i propri rischi e dai fallimenti si raggiunge il successo e si impara. Il maker movement può essere introdotto nel sistema scolastico K-126 in alcuni e specifici casi: • Creando un contesto in cui si sviluppa una mentalità che incoraggia a credere che si possa imparare a fare tutto • Progettando e sviluppando un insieme di makerspaces in diversi contesti comunitari per servire differenti gruppi di studenti • Identificando e sviluppando progetti che connettano gli studenti interessati fuori e dentro la scuola • Creando una piattaforma web per la collaborazione • Sviluppando programmi appositi per i bambini che gli permettano di inserirsi in questo sistema • Creando un contesto comunitario per le esibizioni dei lavori degli studenti per permettergli di relazionarsi con i makers • Sviluppando un contesto educativo che connetta la pratica con la teoria. Il modello di insegnamento del 21 secolo richiede impegno e esperienze per tutti gli studenti7. Chiede che ci si concentri su cosa e come insegniamo per corrispondere a ciò che la gente ha bisogno di sapere. Porta la tecnologia allo stato dell’arte nell’apprendimento per motivare e ispirare tutti gli studenti, indipendentemente dal background, dalle lingue o dalle disabilità. Sfrutta il potere della tecnologia per fornire un apprendimento personalizzato anziché un curriculum che non sia indifferenziato. Il potenziale del Maker Movement nell’educazione sia formale che informale si riscontra anche nell’opportunità e nell’accesso democratico all’uso di tecnologie del ventunesimo secolo per la creazione di oggetti.8 Imparando attraverso la pratica, in particolare con l’uso delle tecnolo94

Ecosistema della Maker City. Source: makercitybook.com

5 Acronimo di Science, Technology, Engineering (Arts) and Mathematics 6 Il percorso scolastico K-12 comprende l’educazione primaria e secondaria pubblica prima del college. L’espressione è l’abbreviazione di kindergarten (K) per i 4-6 anni fino al dodicesimo grado (12) per i 17-19 anni, il primo e l’ultimo grado nei paesi che adottano questo tipo educazione pubblica. 7 Makerspace team, Makerspace Playbook. School Edition, 2013, in http://makered.org/ blog/makerspace-playbook-school-edition/ 8 ROSENFELD HALVERSON E., SHERIDAN K., The Maker Movement in Education, 2014, Harvard educational review.


gie digitali, ha il potenziale di aiutare attraverso le istituzioni l’insegnamento delle discipline STEM per un ampio range di studenti. Il risultato più importante che si ottiene con questo tipo di integrazione è l’equitaà nel sitema dell’educazione, ponendo sullo stesso livello scuole pubbliche e scuole di alta formazione private.

COME HA CAMBIATO L’EDUCAZIONE FORMALE E INFORMALE Elizabeth Forward School District Il maker movement è stato fondamentale nella trasformazione del distretto di Elizabeth Forward un distretto relativamente poveroo a 25 chilometri da Pittsburgh in Pennsylvania. I problemi di questo distretto erano sia quello dell’abbandono degli studi che la mancanza di iscrizioni, con più 70 studenti che si sono ritirati per frequentare scuole charter oppure l’educazione online. Il sovrintendente del distretto, Bart Rocco, e il suo assistente, si rivolsero a diversi attori del sistema educativo di Pittsburgh, istituzioni culturali e il comune per trasformare il distretto nella scuola del futuro. Il cambiamento ha inizio con la collaborazione con le più importanti università, in questo caso con la Carnegie Mellon University (CMU). Il sovrintendente incontrò il vice direttore del Entertainment Technology Center (ETC) della CMU che gli propose di creare nella scuola un luogo simile al ETC. In seguito Bart Rocco visitò anche il Quest to Learn School a New York e lo YOUmedia space a Chicago. I fondi furono necessari per creare il nuovo spazio così la Grable Foundation donò alla Elizabeth Forward School $10.000, utili per cambiare una classe in una copia del ETC. Chiamato Entertainment Technology Academy era basato sul game design e oltre il 25% degli studenti si iscrissero ai corsi. Questo spazio fu la genesi della Dream Factory, una serie di studi collegati tra loro e progettati per permettere agli studenti di portare avanti i loro progetti, con i loro ritmi e modalità, fu così creato il primo Makerspace/FabLab della nazione integrato con una scuola pubblica, e il primo progetto di insegnamento attorno al making. Dall’apertura della Dream Factory la scuola offre corsi di programmazione al sesto grado di educazione e robotica al settimo, mentre dall’ottavo possono realizzare ciò che hanno progettato nel makerspace. Il distretto di Elizabeth Forward grazie a questo tipo di insegnamento 95

Making the education


ha visto ridursi il numero di studenti che abbandonano gli studi, da 24 studenti nel 2009 a solo uno nel 2012. Le iscrizioni alla Enternaiment Technology Academy sono quasi decuplicate da un anno all’altro. Su tutti i 497 distretti scolastici dello stato la Elizabeth Forward School si è spostata di 82 posizioni migliorandosi nel ranking statale fino ad arrivare alla posizione 87 nel 2016.

Sonoma County Schools Sonoma County è una comunità rurale di 500.000 abitanti a 60 chilometri a nord della San Francisco Bay Area. Conosciuta come luogo di origine dell’industria vinicola californiana, ha sempre avuto una tradizione di making, tinkering e innovation. Il distretto scolastico ha voluto inserire questa tradizione nel percorso scolastico dei propri figli, pensando fosse un’opportunità per gli studenti di scoprire come funzionano gli oggetti che ci circondano e di essere coinvolti nel problem solving. I dirigenti del distretto hanno creduto in questo tipo di integrazione per responsabilizzare gli studenti K-12, e implementando attività curricolari con il gioco, l’indagine, la progettazione, il problem-posing e il problem –finding. Il secondo obiettivo è stato quello di inserire gli studenti in un processo di progettazione e produzione. Questa integrazione è nata dalla costruzione di partnership tra i leader comunitari, il distretto scolastico, la Sonoma County University e il Sonoma County office per l’educazione. La partnership è nata grazie al pensiero comune di tutti gli stakeholders e dalla voglia di rafforzare l’educazione degli studenti nel percorso K-12. Il successo di questa relazione tra maker movement e sistema scolasti è dovuto da diversi fattori: • La vera collaborazione tra diverse organizzazioni, per creare una learning community; • Concentrazione sui bisogni degli studenti K-12, l’educazione secondo questo distretto deve essere incentrata sullo studente; • Investire in un numero piccolo di insegnati interessati a questo sistema di insegnamento; • Far crescere un network di educatori; • L’obiettivo è quello di ripensare e ridefinire la scuola inserendo il making e permettere agli studenti di eccellere; • Consentire agli studenti il tempo di imparare, crescere e condividere; • Puntare sugli studenti come risorsa. Questo esempio mostra come un distretto scolastico attraverso una

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learning community di maker possa crescere di qualità e fornire agli studenti metodi di insegnamento con un’integrazione tra teoria e pratica che gli permette di osservare e quindi imparare Il cambiamento nell’educazione sta avvenendo anche in quella informale9. Ogni città ha spazi dove l’insegnamento informale avviene, ad esempio in musei, biblioteche, parchi e centri comunitari. Nella biblioteca di San Diego è stato creato un makerspace aperto 24 ore dove si offrono computer a chi ne necessita. Nel Pittsburgh Children’s Museum è stato creato un makerspace. A Detroit è nato il Mt. Elliott Makerspace, nello scantinato della chiesa del Messiah è stato creato un centro comunitario grazie alla donazione della Kresge Foundation. All’interno il gestore offre ai bambini un programma di istruzione maker, c’è un bike shop e un community garden Questi spazi di educazione informale sono degli equalizzatori sociali e strumenti di coesione, che fungono da alternativa all’educazione privata come la NuVu Innovation10, o in attesa di un cambiamento nel proprio distretto scolastico.

9 Tutti quei processi per mezzo dei quali, anche inconsapevolmente, si originano nell’individuo fenomeni educativi. 10 Esperimento di integrazione del maker movement con l’educazione K-12. La NuVu Innovation è una scuola privata a Cambridge in Massachusets. Source: makercitybook.com

Gli esempi di educazione integrata con il making, citati in precedenza, funzionano, e aumentano i risultati scolastici diminuendo, a volte drasticamente, i problemi che la scuola pubblica riscontra in tutti i distretti. Quindi perché non provare ad escogitare un sistema iniziale per far conoscere meglio questa pratica anche a Detroit utilizzando le risorse già presenti, aggiornandole, e in un secondo momento sviluppare un sistema più profondo, investendo nell’integrazione tra educazione pubblica e Maker Movement.

97

Making the education


LA SITUAZIONE DEL DISTRETTO SCOLASTICO DI DETROIT Negli scorsi 20 anni, in tutto il paese i distretti delle scuole pubbliche hanno chiuso a causa dei tagli al budget, riduzione degli iscritti e nuovi opzioni di educazione privata. Oggi il sistema pubblico scolastico compete con scuole statali private, scuole parrocchiale e altri sistemi vicini alle scuole pubbliche. Per fuggire da una cattiva educazione i genitori decidono di mandare i propri fili nelle scuole dei sobborghi, che offrono un’alta qualità dell’insegnamento, lasciandosi alle spalle le scuole del centro città, che vengono abbandonate. Durante il picco della popolazione degli anni ’50, l’iscrizione nelle scuole continuava a salire, passando i 250.000 iscritti nel 195211. Con la vendita in massa dell’automobile, la popolazione poteva muoversi meglio e cominciò ad abitare i confini di Detroit. Questo movimento di famiglie verso i confini della città si presentò come un’enorme sfida per il distretto scolastico. Un primo progetto di espansione iniziò nel 1947 si costruirono nuove scuole piccole e nei nuovi quartieri ai limiti della città, cosicché ogni bambino in ogni parte della città avesse una scuola ad una distanza breve. Fu durante un altro progetto di espansione scolastica negli anni ’60 che Detroit raggiunse il punto di non ritorno. Le iscrizioni raggiunsero il picco di 299.962 studenti nel 196612, e poi iniziò il declino. Il distret-

11 Loveland Technologies, A School District in Crisis: Detroit’s Public Schools 1842-2015 in https://makeloveland.com/reports/schools 12 Ibid.

Localizzazione delle scuole del distretto di Detroit dal 1839 al 2015. Sono compresi tutti gli edifici scolastici, demoliti, attivi e vacanti. 98


to cominciò a contrarsi dopo 124 anni di continua crescita. Gli abitanti continuavano a lasciare la città per spostarsi nei sobborghi, e con loro si spostava il lavoro e le entrate fiscali. Iniziarono i “White Flights”, un esodo di genitori e figli che portò a una perdita di 15.000 studenti da parte delle scuole. La perdita di studenti da parte delle scuole di Detroit comportò una perdita di fondi statali, in quanto ogni studente iscritto permette alla scuola di avere una quantità fissa di fondi per mantenere la struttura, e per pagare quelle nuove. Allo stesso tempo, i dirigenti del distretto lottavano per stare al passo con i cambiamenti sociali. Il movimento dei diritti civili mise fine definitivamente alla segregazione scolastica degli studenti di colore, con una sentenza, infatti, gli studenti afro-americani potevano iscriversi alle scuole per bianchi, la sentenza scatenò l’esodo delle famiglie bianche a lasciare la città per i sobborghi, accelerando il declino scolastico di Detroit. Mentre alcune parti della città continuavano a crescere, altre iniziarono a contrarsi e a svuotarsi, lasciando molte scuole mezze vuote. Il distretto però continuava a costruire scuole nuove invece che mantenere quelle già aperte. Riconoscendo la scuola come centro sociale e civico per il mantenimento del quartiere, molte furono tenute aperte, ma nonostante tutti gli sforzi fatti sia i quartieri che le scuole continuavano a svuotarsi. La prima grande ondata di chiusure fu nel 1976, quando 15 scuole vennero chiuse con un’ordinanza13. Le iscrizioni crollarono sotto i 200.000 studenti, e altre 15 scuole furono chiuse nel 1982, nel 1990 altre nove scuole chiusero. Tutte queste chiusure evidenziarono come il distretto

13 Loveland Technologies, A School District in Crisis: Detroit’s Public Schools 1842-2015 in https://makeloveland.com/reports/schools

300000

250000

200000

150000

100000

50000

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2015-16

2014-15

2013-14

2012-13

2011-12

2010-11

2009-10

2008-09

2007-08

2006-07

2005-06

2004-05

2003-04

2002-03

2001-02

2000-01

1999-00

1998-99

1997-98

1996-97

1995-96

1994-95

1993-94

1992-93

1980-81

1966-67

0

Trend delle iscrizioni alle scuole pubbliche di Detroit Making the education


Scuole abbandonate del distretto di Detroit Source: makeloveland.com/reports/schools

100


non poteva sostenere le spese per un così grande numero di edifici scolastici. In tutto questo vi erano ufficiali scolastici che spendevano significative somme di denaro per viaggi costosi e autisti. In più gli insegnati volevano uno stipendio più in linea con quello dei distretti vicini. Infatti gli insegnati di Detroit erano quelli pagati di meno dello stato. Pero aumentando gli stipendi si andava a scapito del finanziamento completo del sistema che era costretto ad andare in deficit. Gli insegnati scioperarono più volte negli anni per protestare contro un sistema corrotto e per le condizioni in cui dovevano insegnare, fino ad arrivare a scioperi di quattro settimane nel 1992. Nell’anno successivo si perse il 9% delle iscrizioni, e durante gli anni ’90 le iscrizioni si stabilizzarono, ma il distretto continuò a decadere, e l’educazione pubblica in Michigan cominciò una lunga trasformazione che ebbe grandi conseguenze sugli anni a venire. La frustrazione data dal sistema pubblico statale e la continua crescita di scioperi, portò a una riforma che negli anni ’90 alterò lo scenario educativo statale. Nel gennaio 199414, lo stato del Michigan autorizzò la creazione del “Public School Academies”, meglio conosciute come “Charter Schools”, ovvero delle scuole private che possono ricevere fondi statali. Questo tipo di scuole sono considerate un’alternativa elle scuole pubbliche, con le quali competono direttamente per studente e per fondi. La crescita di questo tipo di educazione coincide con il declino delle scuole pubbliche. Dai 14 programmi charter iniziali, si passò nel 2001 a oltre 19.000 studenti iscritti nelle scuole charter a Detroit. Come le scuole del DPS (Detroit Public Schools) chiudevano gli operatori delle scuole charter iniziarono ad espandere l’offerta e ad attrarre studenti del DPS, pubblicizzandosi dove le scuole erano state chiuse. Nel 2013 gli iscritti le scuole charter superavano i 51.000 studenti, superando gli iscritti

14 Loveland Technologies, A School District in Crisis: Detroit’s Public Schools 1842-2015 in https://makeloveland.com/reports/schools 15 National Alliance for Public Charter Schools. (2013). A GROWING MOVEMENT: AMERICA’S LARGEST CHARTER SCHOOL COMMUNITIES. Washington DC: National Alliance for Public Charter Schools.

300 schools

200 Public school 100

2005

1994 101

2016

Charter school

0

Rapporto negli anni tra il numero di scuole pubbliche e di charter school. Making the education


nelle scuole pubbliche del Detroit Public Schools15. Nel 2016 le scuole charter a Detroit avevano il 53% delle iscrizioni, in città ci sono 96 Charter schools attive e 103 scuole pubbliche, numero che porta il Michigan in seconda posizione quale stato americano per numero di iscrizioni in questo tipo di scuole. Con il programma “School fo Choice”16 dello stato del Michigan i genitori possono decidere di mandare i propri figli in scuole pubbliche o charter nei sobborghi, dove notoriamente l’istruzione è migliore che in città. Nel 2015 più di 25.000 studenti si sono iscritti nelle scuole fuori Detroit17. L’impatto di questo programma fu soprattutto finanziario, ogni studente che sceglie una scuola porta con se anche $6.402 in fondi statali all’anno18, perdite di migliaia di studenti equivalgono a perdite di milioni di dollari in finanziamenti, e causa tagli a programmi e posizioni lavorative. I primi posti di lavoro tagliati furono quelli degli assistenti, e molte scuole pubbliche chiusero definitivamente. Chiudere una scuola è un processo controverso, costoso e complesso, diverse sono le ragioni per prendere questa decisione, un profitto scolastico molo basso, utilizzo sotto al 50% delle capacità e le condizioni non buone della struttura. Per molti anni il DPS non volle chiudere le scuole sottoutilizzate per non permettere ai genitori di spostare i propri figli e quindi portare i fondi altrove. Ma il momento era giunto e ormai ben 60% delle scuole del DPS sono abbandonate o demolite. Nel 2012 hanno chiuso 32 scuole e 17 l’anno prima19, questo ha un impatto devastante sulla vita degli studenti, perché significa una costante incertezza su luogo in cui andranno a scuola all’inizio dell’anno successivo. Ogni cambio di scuola vuol dire nuovi insegnati, nuove regole e un

16 Il programma “School of Choice” permette agli studenti di iscriversi in distretti scolastici diversi da quello che gli è stato assegnato in base al distretto di residenza, per favorire ai non residenti di iscriversi in scuole diverse dalle proprie. Source: Michigan Department of education. 17 Chambers, J., Student exodus saps Detroit school finances, in http://www.detroitnews.com/ story/news/education/2015/03/30/student-exodus-saps-detroit-school-finances/70652450/ 18 Ibid. 19 Loveland Technologies, A School District in Crisis: Detroit’s Public Schools 1842-2015 in https://makeloveland.com/reports/schools

Dati sulle scuole demolite, vacanti e attive, quest’ultime distinte in Detroit Public Schools e Charter.

Active schools_40% Vacant schools_17% Demolisched schools_43%

blic Schools y District

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Vacant schools

Public schools

Demolisched schools

Charter schools


diverso metodo di insegnamento. Questa incertezza causa un’ulteriore perdita nelle iscrizioni. E ogni volta che una scuola viene chiusa non è finita perché il distretto è costretto a pagare per mantenere l’edificio in sicurezza e mantenere le strutture in buono stato per un eventuale futuro riutilizzo. Nel 2007 il DPS ha speso $1,5 milioni per mantenere le scuole vacanti, e continuano ad aumentare considerando che nel 2011 il manager delle emergenze ha detto di considerare le scuole chiuse come definitivamente abbandonate per risparmiare $12,4 milioni20. Le scuole pubbliche di Detroit hanno seguito da vicino la traiettoria della città: una rapida crescita seguita da un altrettanto rapido declino. Per 125 anni il distretto ha avuto troppi studenti e poche scuole. Da 30 anni il distretto ha invertito la tendenza, pochi studenti e troppe scuole da mantenere. Negli anni ’90 con l’introduzione delle Charter School e il programma “Schools of Choice” vi era più scelta, e il DPS ebbe concorrenza per la prima volta. E il declino vero e proprio ebbe inizio, scuole chiuse e genitori che scelgono le scuole di altri distretti o dei sobborghi. Seguì una crisi finanziari del DPS con pianificazioni deboli e decisioni finanziarie non adeguate, che portarono alla situazione attuale dove solo una scuola pubblica nella città ha una qualità tale da dare un futuro ai propri studenti, solo 20 scuole rientrano nel 25° percentile, cioè sono meglio del 25% delle scuole dello stato, e le altre 73 rientrano nella fascia tra lo 1° e il 24° percentile21. Nella redazione del Detroit Future City nel 2012 è stato chiesto quale sia il più importante investimento per la città, la risposta fu “Survey respondents ranked education as the most important investment for Detroit’s future“22. Il distretto di Detroit ha poche opzioni, deve intraprendere un’operazione di ridimensionamento del numero di scuole ed è necessario che si rinnovi; il distretto ha bisogno di idee fresche, soluzioni e prospettive future.

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20 Loveland Technologies, A School District in Crisis: Detroit’s Public Schools 1842-2015 in https://makeloveland.com/reports/schools 21 Brintnall S., Mich. Ed. Roundup in https:// midwest.edtrust.org/2017/01/31/mich-ed-roundup-jan-31-2017/ 22 Detroit Future City, 2012, pg. 104

Making the education


CAMBIARE L’EDUCAZIONE A DETROIT SI PUÒ

Il Maker Movement è una combinazione unica di arte, elettronica e artigianato all’antica e l’America è sempre stata la nazione di sperimentatori, inventori e imprenditori. Certamente, imparare facendo o creando qualcosa accade fin dai nostri antenati, quindi perché non reinserire l’esperienza di creare qualcosa nel percorso di studi K-12? Il movimento dei maker è una community sparsa in tutta la città, Makerspace, Hakerspace, FabLab e TechShop potrebbero creare una learning community, dove genitori, insegnanti, makers e studenti lavorano insieme per rimodellare l’insegnamento attorno ai bisogni degli studenti. La learning community all’interno della Maker city deve guidare la ridefinizione dell’educazione per i prossimi anni, per renderla più coinvolgente, più rilevante e più collaborativa, e per aumentare gli esiti positivi, invogliare gli studenti a non abbandonare la scuola. Tutto questo necessita di una collaborazione tra individui, organizzazioni e sistema scolastico pubblico (DPS) in tutto il sistema della learning community, non solo con le scuole. Il processo potrebbe iniziare con dei programmi after-school all’interno dei makerspaces sparsi nella città in ogni comunità. In un secondo momento con un’integrazione più profonda nel sistema educativo del distretto e con partners in ogni ambito, da quello universitario, ai maker stessi, fino all’ambito governativo, si potrebbe costituire un makerspace in ogni scuola, convertendo locali non utilizzata e potenziando le tecnologie a disposizione degli studenti. In ambito universitario alla Lawrence Technological University è in corso un programma di integrazione tra università e High School. Nel laboratorio di progettazione al quarto anno, i professori, Steve Coy e Phillip Cooley, aiutano una scuola pubblica offrendo ad alcuni studenti l’opportunità di partecipare al processo di progettazione. Durante il laboratorio, gli studenti universitari collaborano con i ragazzi della High school nel progettare con dei container un luogo di incontro lungo la Dequindre Cut. Negli spazi dell’università si sono svolte le fasi della progettazione poi a Ponyride e in un altro luogo la parte di modifica dei container.23 Questo è un esempio dell’integrazione che serve per migliorare la situazione scolastica a Detroit, integrando una parte pratica nella vita di uno studente. Inoltre, nel panorama di Detroit esiste già una piattaforma online chiamata MKR CITY24 che viene utilizzata per espandere il concetto di maker e che permette la collaborazione tra persone che lavorano per costruire

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Il costo per attrezzare un’aula di una scuola a Makerspace. Source: makercitybook.com

23 Esperienza personale durante il periodo passato a Detroit ospite della Lawrence Technological University. 24 http://www.mkr.city/


le loro comunità e quartieri in modi innovativi e spesso sorprendenti. Personalità che vanno dagli artisti, ai pianificatori e sviluppatori, barbieri, invetori sfruttano la MKR CITY per collegarsi e creare progetti sociali e culturali e valore economico. Questa piattaforma potrebbe essere integrata con un sistema più ampio che dia l’opportunità agli studenti di essere informati sugli eventi e seguire le lezioni offerte dai maker in città, sia quelle integrate con la scuola pubblica che quelle offerte per il singolo cittadino. Il finanziamento è importantissimo, questo nuovo concetto di insegnamento deve raggiungere l’attenzione di fondazioni, organizzazioni no-profit e corporazioni per concedere fondi; otto agenzie federali annunciano di garantire fondi per lo sviluppo del Maker Movement anche nell’educazione.

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Learning Network costruito attraverso la connessione e quindi la collaborazione tra i makerspace, hakerspace, fablab di Detroit, per ospitare studenti a lezioni e after-school. TechShop Grand River Workplace i3 Detroit Mash Detroit Mt. Elliott Makerspace Entrepreneurs Hub Ponyride MKR city @ Fischer Building HYPE Makerspace Omnicorp Detroit Bamboo Detroit M@dison Building Grand Circus Green Garage Ribbon Farm: Makers Destroy Compound Detroit

Making the education


I CARATTERI DELLA NUOVA PRODUZIONE URBANA

Come si è detto in precedenza, un tempo la produzione lasciava i piccoli laboratori nella città per spostarsi in larghi centri manifatturieri fuori dalla città, creando un forte inquinamento e portando alla creazione degli schemi utopici delle city factory, e quindi alla segregazione delle fabbriche e l’allontanamento dei posti di lavoro dalla città. L’isolamento delle fabbriche lontano dalla vita di tutti i giorni diventò un elemento comune nella pianificazione urbana, che portò alla quasi totale scomparsa della vitalità e della diversità urbana. A causa dell’aumento del costo dei trasporti e dei cambiamenti tecnici nella produzione, si sta provando a ripensare la fabbrica urbana recuperando dal passato la fabbrica verticale. (Rappaport, 2015) La verticalità è la metafora della fabbrica urbana per la sua densità, varietà e potenziale lavorativo. (Rappaport, 2015) Le fabbriche hanno tratto vantaggio dalla verticalità per decenni, la fabbrica verticale fornisce oggi un’opportunità per un nuovo ripensamento dei rapporti tra industria e città. In futuro con la creazione di metodi di produzione più puliti e la ridefinizione della tipologia si può incoraggiare la crescita economica, grazie allo sviluppo della manifattura urbana. La fabbrica verticale urbana è divisa in due tipi principali il primo ospita una sola compagnia che occupa l’intero edificio, dove il processo produttivo va dall’alto al basso (A, B); il secondo al contrario offre spazi a produzioni diverse per ogni piano, dove le compagnie si dividono gli spazi comuni e le connessioni verticali e la zona carico/

A 106

B

C

D


scarico (C, D). (Rappaport, 2015) La prima soluzione sarebbe quella più naturale per favorire lo sviluppo del manufacturing nelle città, lo sviluppo di una diversità industriale e la densità, quindi anche il valore. Lo zoning industriale dovrebbe incoraggiare sviluppi verso l’alto, più densi, diversificati e performanti. A fianco del valore economico che la fabbrica verticale crea, vi è un valore sociale e il potenziale di diventare una parte importante di una comunità.

TRASPARENTE Il concetto della trasparenza nella fabbrica urbana è necessario per attrarre le attenzioni della massa, per diventare parte della “società dello spettacolo” di Guy Debord (Rappaport, 2015) e che mette in mostra la produzione nel punto vendita per mercificare la fabbrica. Questa strategia è utile per aumentare i profitti, puntando sulla visibilità per fare marketing, e permettendo agli utenti di avvicinarsi all’origine del prodotto che hanno acquistato e cercando anche di sedurre i possibili futuri clienti. Lo spazio tipo della nuova fabbrica verticale è uno spazio a tutt’altezza a cui si affacciano una serie di spazi immacolati dove avviene la produzione, e dove i consumatori possono vedere i lavoratori che assemblano i prodotti. La trasparenza può accrescere il valore del lavoro, impegnandosi nell’educazione del pubblico sul processo di produzione. La fabbrica urbana può stabilire una connessione tra lo spazio produttivo e lo spazio urbano circostante, e la vista dei lavoratori può animare le facciate connettendo esterno e interno. Con queste fabbriche è nato il turismo industriale, molte fabbriche hanno al loro interno un museo, in particolare riguardante il processo e l’eredità della manifattura; altre permettono l’ingresso alla linea produttiva, come l’impianto Ford di River Rouge a Detroit, che consente di visitare la linea di produzione di un modello di pick-up.

GLOCALE Glocale è l’azione di produrre oggetti per i consumatori locali e per l’esportazione globale, supportando l’economia e riducendo la filiera. (Rappaport, 2015) Le nuove industrie crescono con il prodotto “made in”, garantendo alla produzione locale un’identità forte, aumentando l’au107

I caratteri della nuova produzione urbana


tenticità; autenticità che viene utilizzata soprattutto nel mercato globale. L’essenza di questa glocalità è la “prodotto localmente e distribuito globalmente”, concetto che è alla base della crescita economica dell’industria urbana. Caratteristiche del glocale sono condivisione e piccola dimensione. La scala di queste nuove industrie deve essere piccola, locale, per creare spazi produttivi che possano essere finanziariamente meno onerosi. La produzione a piccola scala ha, infatti, il potenziale di essere posizionata ovunque nella città; così si crea un network di piccole industrie ultra specializzate che lavorano in sinergia condividendo il proprio sapere e i propri prodotti. La condivisione, altra caratteristica dell’industria glocale, è fondamentale per queste nuove industrie urbane. Condividere idee e prodotti è una conseguenza del web e della miniaturizzazione dei macchinari. Il web ha portato alla creazione dei prodotti open source, cioè progetti per la costruzione di prodotti che, condivisi online, ognuno può scaricare e costruirsi senza pagare nulla, solo i materiali. La miniaturizzazione ha permesso a chiunque di produrre oggetti open source nel proprio laboratorio.

IBRIDA Durante la segregazione delle fabbriche vi fu una disaggregazione della residenza dal posto di lavoro. In questo processo di rimozione la città divenne monofunzionale per distretto, residenziale, industriale, commerciale. Si arrivò alla città Modernista nella quale i pianificatori non erano concentrati sulla relazione fabbrica-città ma al contrario isolarono l’industria, e solo i pensatori più liberali immaginarono un intreccio tra industria e la vita quotidiana, come succedeva prima della divisione tra città e fabbrica. L’idea di unirsi in cluster evidenziava come la prossimità fisica aiuta nella produttività. Ora la città si sta ri-mescolando al massimo, permettendo all’industria di occupare diverse aree nella città, mescolandosi con più funzioni; viene da domandarsi se sia ancora necessario uno zoning industriale. Forse solo per le fabbriche ad altamente inquinanti, ma per le fabbriche urbane, in quanto il commercio collaborativo e il manufacturing sono in grado di stabilirsi in differenti tipi di spazio all’interno della città. Questo pensiero provocherebbe la ricomparsa della città ibrida, making and living. Oltre che all’interno della città il mix funzionale deve essere enfatizzato anche nell’edificio individuale, tenendo conto del potenziale quando si combinano risorse e 108

Housing Office

Production Shops/Leisure


programmi diversi. L’ibrido funzionale si adatta bene alla fabbrica verticale, la suddivisione generata dai piani aiuta a definire le funzioni che comporranno l’edificio. Se si considera un edificio come un alveare, che racchiude abitazioni, spazi di lavoro, produzione e di ricreazione, questo mix porta ad una diversità economica e aumenta l’energia urbana del luogo.

FLESSIBILE Per la fabbrica urbana la flessibilità, soprattutto degli spazi interni, è una caratteristica fondamentale, perché i nuovi processi della manifattura urbana risultano flessibili e inclini al cambiamento rapido. Se un edificio è pensato come flessibile risulta ideale per laboratori, per la produzione e per uffici, e vi è anche la possibilità di trasformare lo spazio in abitazioni. L’adattabilità è diventata negli anni un imperativo per gli utenti degli edifici dell’industria urbana, che la richiedono per due semplici ragioni; prima, l’accesso rapido allo spazio di cui necessitano e l’altrettanta rapida cessazione dell’uso; seconda, gli spazi possono essere trasformati in base alla necessità. L’architettura risulta quindi indefinita e arriva a una definizione solo tramite i programmi che vengono vi si insediano all’interno definendo così gli spazi. Gli unici punti fissi che mettono in relazione l’architettura con i programmi sono gli spazi comuni, e di servizio.

SPAZI COMUNI Nella fabbrica urbana contemporanea la condivisione è parte del processo creativo. Queste aree che appartengono alla dimensione sociale, relazionale, ricreativa, di intrattenimento e in generale di servizio sono sempre più parte ingrante dello spazio di lavoro. Queste zone sono sì, aree di svago, ma sono spazio ideale dove sviluppare nuove idee, confrontarsi con altre persone, spazi per riunioni e addirituttura spazi di lavoro, ma soprattutto sono utili per creare il senso di gruppo. Questi spazi sono comuni a tutti gli inquilini che operano all’interno dell’edificio, sono disposti in punti separati che servono parti diverse dell’edificio, oppure un’area grande che viene utilizzata da tutti.

109

WORKSPACE

PRODUCTION

COMMON SPACE EDUCATION

RETAIL

I caratteri della nuova produzione urbana


RAPPAPORT N., The Vertical Urban Factory, Actar Publisher, New York, 2012 http://www.ninarappaport.com/VerticalUrbanFactory/OVERVIEW/index. html http://www.mascontext.com/issues/16-production-winter-12/vertical-urban-factory/ http://urbanomnibus.net/2011/05/vertical-urban-factory/

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CASI STUDIO

CAMPBELL EWALD HEADQUARTERS Sector: Offices Location: Detroit, USA Address: 2000 Brush Street #601, Detroit, MI Client: Campbell Ewald

1850

1900

1950

Warehouse

La J.L. Hudson Company fu una compagnia di grandi magazzini fondata nel 1881 da Joseph L. Hudson poi la stessa famiglia fondò anche la Hudson Motor Car Company durante l’era d’oro della città di Detroit. Il primo magazzino fu edificato sulla Woodward Avenue a Detroit nel 1911 poi demolito nel 1998. Poco lontano, sulla Brush St., tra gli anni ’20 e gli anni ’50 fu costruito un complesso di magazzini tra i quattro e i sei piani di altezza. All’inizio degli anni ’80 uno dei magazzini fu venduto e dopo aver rinnovato la struttura fu creato il Madison Center casa del 36° Tribunale Distrettuale. Alcuni degli edifici rimanenti, alla fine degli anni ’90 furono demoliti per far spazio al Ford Field, campo per il Football Americano. Altri furono incorporati nel progetto come il magazzino scelto dalla Campbell Ewald per ospitare la propria sede. Il “main floor” dell’edificio si trova al terzo piano del magazzino della J.L. Hudson Co., infatti gli spazi della Campbell Ewald sono disposti su cinque piani dal terzo al settimo. Gli architetti della Neumann/Smith hanno modificato la vecchia struttura creando un atrio che attraversa tutti i piani, dove trova spazio una zona comune per incontri ed eventi, con sedute e pan120

121

Dati riguardanti il riuso dell’edificio.

Architect: Neumann/Smith Architecture Value: n.p. Completion: 2014 Area: 11.300 m2 | 122.000 ft 2

2000

District Court

Advertising Agency

Timeline che illustra le destinazione d’uso durante la vita dell’edificio

che arredo di legno che circondano per metà l’atrio, dove poter collaborare. Su un lato dell’atrio si trova uno schermo Led alto 4 piani dove è possibile proiettare messaggi o immagini. Progettato per occupare tutta l’altezza dell’atrio genera l’effetto “WOW” alle persone che entrano. Attorno a questa zona, su tutti i piani, si trovano gli spazi open plan dove lavorare e zone più private, rinchiuse in box, per le riunioni. Inoltre il progetto fa un uso creativo di materiali riciclati come pallet di legno, 500 porte recuperate a Detroit tagliate in pezzi e usate come partizioni e anche vecchi canali elettrici. Il legno presente all’interno dell’edificio è tutto di recupero da vecchi fienili del Michigan, e viene usato per divisioni interne, pavimenti e decorazioni. Sono presenti inoltre elementi d’arredo creati in cemento riciclato e tessuti ecologici.

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Inquadramento Vista assonometrica dell’intorno dell’edificio

Situated in the downtown Detroit, the building is strictly connected to the Ford Field

N

Funzioni presenti all’interno Pianta di un piano significativo Fotografie interne 0

5

10m

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111

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Arti

Attività Culturali

Gastronomia

Manufacturing

Attrazione turistica

Industrie Creative

Servizi sociali / educazione

Attività Ricreative

Negozi

Industrial Heritage

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112 Credits Daniele Fazzari


PONYRIDE DETROIT Sector: Manufacturing, incubator Location: Detroit, USA Address: 1401 Vermont St, Detroit, MI Client: Ponyride

1850

Architect: none Value: building $ 100k Completion: 2011 Area: 2.787 m2 | 30.000 ft 2

1900

1950

Lettergraphic printing facility

Ponyride è un’organizzazione no-profit, situata in un edificio di 2.800 m2 (30.000 sq ft) nel quartiere di Corktown a Detroit. L’edificio è stato acquistato nel 2011 durante un’asta giudiziaria per $100.000 ed è iniziata subito la trasformazione. È stato costruito nel 1935 per ospitare una tipografia per grafiche automobilistiche, il progetto è dello studio Smith, Hinchman e Grylls, ora Smith Group JJR. Gli spazi interni sono divisi in Co-Working space, Dance studio, Event Space, Woodshop e Resident Space. I Co-Working space è aperto a tutti gli inquilini dell’edificio, attualmente ospita 15 inquilini che regolarmente pagano l’affitto per utilizzarlo, ed hanno a disposizione uno spazio aperto in cui lavorare, due sale conferenze, due per le chiamate e tutti i comfort necessari. Lo studio di danza ospita numerosi gruppi di danza, classi scolastiche e gruppi teatrali. Lo studio di danza ha una duplice funzione, può diventare per l’occasione uno studio fotografico, ed è dove la maggior parte degli eventi si svolgono. Lo spazio eventi è all’interno della zona carico e scarico al piano terra. Il laboratorio di falegnameria è il cuore pulsante dell’edificio, ed è dove il fondatore, Phillip Cooley, ha la sede del suo lavoro, e dove hanno sede 113

2000

Incubator

altre piccole attività. Questo spazio fa da supporto a molte attività educative della Lawrence Tech University e della Western International High school. Il resident space è lo spazio manifatturiero affittato ad un prezzo dimezzato per permettere agli inquilini di poter avviare le proprie imprese, questo spazio da la priorità a buisiness e progetti che fanno qualcosa per aiutare la comunità. All’interno è posizionato anche uno spazio per le residenze, è stato creato per offrire un alloggio agli inquilini di Ponyride che ne hanno bisogno. Questi spazi sono offerti a prezzi economici ad artisti e imprenditori che li utilizzano per iniziare le loro attività. L’edificio è stato recuperato con il lavoro dei proprietari è di molti volontari in un anno, sono stati utilizzati per la la maggior parte dei lavori materiali di recupero, presi dalle macerie in tutta la città.

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Located in the Corktown neighborhood, near the railway and the entrance of the Detroit RIver Tunnel

arts creative industries cultural activities social sevicies education gastronomy housing leisure and recreation manufacturing retail tourist magnet industrial heritage N

arts creative industries cultural activities social sevicies education gastronomy housing leisure and recreation manufacturing retail tourist magnet industrial heritage

114


115

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116


OUTDOOR ADVENTURE CENTER Detroit Dry Dock Company

1850

1900

1950

Detroit Shipbuilding Company Sector: Leisure and recreational use Dry Dock Engine Works Location: Detroit, USA Address: 1801 Atwater St, Detroit, MI Client: Department of Natural Resources Michigan

Detroit Edison Company

2000

Global Trading Company

City of Detroit

Architect: Hobbs + Black Architects Value: $ 13m Completion: 2015 Area: 4.000 m2 | 43.000 ft 2

Ship repair yard 1850

1900

1950

Shipbuilding

Reconditioning and appliance shop

2000

Mills dealer

Leisure Facilities

Marine engine manufacturing

L’edificio ha avuto un ruolo significativo nella storia marittima dell’area dei Grandi Laghi come produttore di motori a vapore per navi merci e passeggeri. Sotto lo stesso tetto dal 1866 convivevano due attività; la prima Detroit Dry Dock Company, fondata nel 1852, costruiva navi merci e passeggeri; la seconda Dry Dock Engine Works, fondata nel 1866, creava motori per imbarcazioni, un giovane Henry Ford 1866 inoltre 1892 1929 Dryper Dockdue Engine D.D.D.C.apprendista. and DetroitDal Shipbuilding vi lavorò anni come 1892 Works was formed D.D.E.W Company closed the le due imprese deciserooperated di collaborare e nel 1899 si as a activities single buisiness combinarono per creare un’unica azienda, la Detroit Shipbuilding Company. Le attività cessarono nel 1929 e fino al 1935 rimase inutilizzato quando la Detroit Edison Company acquistò l’edificio per spostarci prima la proprietà, e infine diventò un rivenditore di elettrodomestici. Nel 1981 l’edificio fu venduto alla Globe Trading Company, un’azienda di mulini e macchinari. Nal 2002 l’edificio fu abbandonato e acquistato dalla città di Detroit. Nel 2009 l’edificio è stato inserito nel National Register of Historic Places che ha reso possibile il recupero del sito come Outdoor Adventure Center. Il Department of Natural Resources of Michigan ha 117

chiesto agli architetti di portare all’interno dell’ex officina navale esperienze che offre la natura dei luoghi del Michigan lontani da Detroit. All’interno sono riproposte diverse simulazioni di paesaggio forestale, tra cui una cascata, diverse specie di flora e fauna tipici dello stato e un Cessna rosso appeso al tetto. Nel mezzanino del fabbricato sono state poste diverse attività qui pos1935 sia educative che ludiche 1981 per i bambini, 2002 Detroitguidare Edison Company D.E.C.foresta sold The buildings sono una moto nella oppure andare a (D.E.C.) bought the the area to was empty and caccia delle virtuali. propertydi cervi, attraversothe G.T.C.simulazioni purchased by the city of Detroit Il progetto ha preservato la maggioranza delle strutture in acciaio e i mattoni interni ed esterni originali. Del vecchio edificio è rimasta la facciata est, mantenuta intatta durante i lavori, anche la disposizione interna dei livelli è stata lasciata inalterata durante la trasformazione. Invece la parte ovest è stata quasi totalmente ricostruita da zero.

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Located at the end of the Dequindre Cut on the river front, at west is now surrounded by a new residential complex

N

0

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CAMPBELL EWALD HEADQUARTERS Sector: Offices Location: Detroit, USA Address: 2000 Brush Street #601, Detroit, MI Client: Campbell Ewald

1850

Architect: Neumann/Smith Architecture Value: n.p. Completion: 2014 Area: 11.300 m2 | 122.000 ft 2

1900

1950

Warehouse

La J.L. Hudson Company fu una compagnia di grandi magazzini fondata nel 1881 da Joseph L. Hudson poi la stessa famiglia fondò anche la Hudson Motor Car Company durante l’era d’oro della città di Detroit. Il primo magazzino fu edificato sulla Woodward Avenue a Detroit nel 1911 poi demolito nel 1998. Poco lontano, sulla Brush St., tra gli anni ’20 e gli anni ’50 fu costruito un complesso di magazzini tra i quattro e i sei piani di altezza. All’inizio degli anni ’80 uno dei magazzini fu venduto e dopo aver rinnovato la struttura fu creato il Madison Center casa del 36° Tribunale Distrettuale. Alcuni degli edifici rimanenti, alla fine degli anni ’90 furono demoliti per far spazio al Ford Field, campo per il Football Americano. Altri furono incorporati nel progetto come il magazzino scelto dalla Campbell Ewald per ospitare la propria sede. Il “main floor” dell’edificio si trova al terzo piano del magazzino della J.L. Hudson Co., infatti gli spazi della Campbell Ewald sono disposti su cinque piani dal terzo al settimo. Gli architetti della Neumann/Smith hanno modificato la vecchia struttura creando un atrio che attraversa tutti i piani, dove trova spazio una zona comune per incontri ed eventi, con sedute e pan121

2000

District Court

Advertising Agency

che arredo di legno che circondano per metà l’atrio, dove poter collaborare. Su un lato dell’atrio si trova uno schermo Led alto 4 piani dove è possibile proiettare messaggi o immagini. Progettato per occupare tutta l’altezza dell’atrio genera l’effetto “WOW” alle persone che entrano. Attorno a questa zona, su tutti i piani, si trovano gli spazi open plan dove lavorare e zone più private, rinchiuse in box, per le riunioni. Inoltre il progetto fa un uso creativo di materiali riciclati come pallet di legno, 500 porte recuperate a Detroit tagliate in pezzi e usate come partizioni e anche vecchi canali elettrici. Il legno presente all’interno dell’edificio è tutto di recupero da vecchi fienili del Michigan, e viene usato per divisioni interne, pavimenti e decorazioni. Sono presenti inoltre elementi d’arredo creati in cemento riciclato e tessuti ecologici.

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Situated in the downtown Detroit, the building is strictly connected to the Ford Field

N

0

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5

10m


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124


ST. ANN’S WAREHOUSE Sector: Theater Location: Brooklyn, USA Address: 45 Water St, Brooklyn, NY Client: St. Ann’s Warehouse

1850

Architect: Marvel Architects Value: $31,6m Completion: 2015 Area: 2.300 m2 | 25.000 ft 2

1900

Tobacco Warehouse

Costruito nel 1865 per la famiglia Lorillard come magazzino per il tabacco fu poi abbandonato negli anni ’40. Il magazzino si trova nel quartiere di Brooklyn all’ombra del ponte, nella zona denominata DUMBO, acronimo di “Down Under the Manhattan Bridge Overpass”, che descrive il vecchio distretto industriale lungo il fiume tra il Brooklyn Bridge e il Manhattan Bridge. In tutta la zona sono in atto modifiche per la rinascita come polo culturale e ricreativo. Il magazzino sotto il Brooklyn Bridge è stato recuperato dagli architetti dello studio 1860 1892 Marvel Architects 1929 Dry Dock Engine D.D.D.C. and Detroit Shipbuilding su commissione della compagnia St. Ann. Works was formed D.D.E.W teatrale Company closed Il the operated as a activities progetto prevede la costruzione di un nuovo teatro single buisiness capace di accomodare tra le 300 e le 700 persone tra le vecchie mura rimaste in piedi del magazzino. Il progetto è stato approvato dal New York City Landmarks Preservation Commission in quanto è stato inserito nella lista degli edifici storici. La sfida principale è stata quella di adattare all’interno di muri preesistenti un teatro e creare uno spazio flessibile, confortevole e energeticamente efficiente. La pianta si presenta come un trapezio diviso in un triangolo e un rettangolo. All’interno delle mura del 125

1950

2000

Garden

Theater

rettangolo viene inserito un volume di acciaio del teatro che non appoggia sui vecchi muri del magazzino e lascia intatte le porte originali. La parte triangolare viene lasciata senza tetto ed è stata adibita a giardino, circondato dai muri rimasti intatti del magazzino. La parete che divide il trapezio è occupata, in tutta la sua lunghezza, da un volume rivestito di compensato che ospita spazi di servizio. Il foyer è posizionato verso il parco sul fiume, alle spalle del teatro. Dall’esterno l’intervento si nota soprattutto per il basso volume 1935si eleva oltre le mura1981 2002 che del magazzino, che va a colDetroit Edison Company D.E.C. sold The buildings mare labought necessità che ha the il teatro (D.E.C.) the area to di maggiore was empty altezza and property the G.T.C. purchased by the e fornisce luce zenitale agli ambienti interni. city of Detroit

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Located in the Brooklyn DUMBO neighborhood is part of the Brooklyn Bridge Park

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5

10m


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TEA BUILDING Sector: Mixed Use Location: London, UK Address: 56 Shoreditch High Street, London Client: Derwent London

1850

Architect: Allford Hall Monaghan Morris Architects Value: £20m Completion: 2010 Area: 26.000 m2 | 280.000 ft 2

1950

Tea Warehouse

Il Tea Building non è soltanto un edificio è un intero isolato nel quartiere di Shoredich a Londra. Costruito per fasi a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo per la famiglia Lipton, prima come magazzino e centro per la distribuzione del tè, ma già durante gli anni ’50 fu trasformato, e larghe sezioni di piani furono rimosse 1850 per permettere l’affumicatura del bacon. Built for the Lipton family as a storage Prima dell’acquisizione da parte della Derwent Valley warehouse and fu un magazzino della Hayes. Il piano originale della sistribution center Derwent era quello di creare uffici da affittare ad un prezzo elevato, ma con il crollo del mercato immobiliare i piani cambiarono e si passò al recupero dell’edificio per spazi destinati a creative industries. Recuperato negli ultimi 10 anni, è diventato una dinamica “Ideas Factory” di industrie creative. Il concept progettuale della Derwent London è stato “zero rifiuti” per l’allestimento degli ambienti interni per le varie esigenze degli inquilini. Per questo motivo sono stati creati ambienti minimali e flessibili che ogni inquilino poteva attrezzare come voleva, e per la privacy, sono stati previsti dei pods che vengono inseriti tra la struttura esistente in calcestruzzo. Dopo i lavori, i sette piani dell’edificio forniscono spazi riconfigurabili 129

1950

2000

Smoked Warehouse

Storage WH

Ideas Factory

e a prezzi accessibili; gli spazi comuni sono tutti ai lati degli uffici e al piano terra e a rotazione pezzi d’arte li arredano creando spazi unici e sempre diversi. Il progetto voluto dalla Derwent vuole essere eco-friendly proponendo diverse soluzioni per ridurre fino al 25% l’utilizzo di energia. Gli interventi eseguiti 1950sriguardano l’installazione 1980 2000 di nuove fisull’involucro Used for smoking Used as Derwent London bacon by cuting largeil progetto storage purchased the nestre in tutto l’edificio, della ventilazione voids in the floor warehouse buildings and started naturale e l’isolamento delfortetto. all’interno Hayes Inoltre the refurbishment by Allford Hall sono state applicate soluzione per risparmiare enerMonaghan Morris architects gia tramite luci ad alta efficienza che si accendono solo se necessario. Per il riscaldamento sono stati adottati degli scambiatori per far circolare il calore tra la zona esposta a sud e quella a nord.

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The Tea Building is a landmark in the Shoreditch neighborhood

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0

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RE-MAKE CORKTOWN: SISTEMA DELLA MANIFATTURA URBANA

Residential

Residential Residential

Commercial & Service

Commercial & Service Commercial & Service

Retail & Leasure Public

Retail Leisure Retail&& Leasure

Public Public “Terrain Vague” “Terrain Vague” “Terrain Vague” Segregazione programmi funzionali

La linea ferroviaria che attravera il quartiereSpace rappre- ferrioviario. senta una rottura nella continuità della morfologia Inoltre l’integrazione con la struttura urbana esiSpace dell’area. stente permette un futuro sviluppo lungo l’asse della Nell’area esistono oggi solo funzioni legate alla logiBagley st. , per creare un collegamento completo stica che non sono in grado di generare un modello con l’area di Mexican Village. di città continuo e denso. Alla forma urbana vengono sovrapposti diversi livelli Per questo motivo la continuità è un principio chiave di funzioni che implementino quelle esistenti nel nella progettazione della forma urbana della nuova quartiere, promuovendo la diversità dello spazio area. Si propone quindi di creare un collegamento urbano e l’attrattività dell’area, creando spazi qualiverticale che dalla Michigan Station si muove verso il tativi ed integrati con il tessuto urbano esistente. fiume, e uno diagonale che sostiuirà il vecchio asse 132


Griglia politica della città

Generico e Specifico

Michigan Avenue 1930

Sequenza Programmazione

Forma Urbana e programma

Li spazio politico e morfologico della città è dominato da una griglia, che riprende la continuità della città e il tessuto rurale originario. In questa suddivisione dove si sviluppana la sfera privata della città, lo spazio pubblico si inserisce rompendo il sistema, offrendo specificità alla città. Gli elementi autonomi che si dispongono nello spazio creano diversità grazie alla spontaneità di ogni singolo oggetto, creando così un organismo urbano complesso e misto. E’ un sistema che offre la libertà personale e l’espressione collettiva, con un sistema capillare. Inter133

ruzioni nella struttura reticolare creano sequenze programmatiche all’interno delle quali si sviluppa un sistema continuo di diversità e concetrazione funzionale, composto di diversità programmatica e morfologica, diventando riferimento nella città. La Michigan Avenue rappresenta una centralità a livello urbano e di quartiere all’interno della quale ancora oggi si concentrano attività, che sono di riferimento per tutta la città. La linea programmatica permette resilienza al tessuto urbano. Re-Make Corktown: Sistema della manifattura urbana


Residential Residential Commercial & Service Commercial & Service Retail & &Leisure Leasure Retail Public Public Manufacturing Manufacturing Park Park Informal Informal Space Space

Diagramma Luogo e Programma

Il luogo e il programma sono i due elementi intorno al quale si struttura il sistema del progetto urbano. In un contesto post-industriale, dominato dall’abbandono e l’assenza di attività generatrici di dinamicità urbana, si propone di complessificare il programma funzionale del quartiere, inserendolo all’interno della griglia, continuazione del tessuto esistente. La sequenza spaziale e funzionale crea diversità e permeabilità nel tessuto urbano, tramite una rete di spazi pubblici, per generare attrattività e inclusione nell’area. L’alternarsi di programmi specifici e spazi informali 134

permette alla popolazione di esprimere la propria identità nei nuovi spazi pubblici. La griglia spaziale della città genera un infrastruttura astratta che esalta le caratteristiche individuali degli abitanti permettendogli di esprimerle nella collettività di una ritrovata società urbana. Il lavoro e la quotidianità della vita rimangono in stretto contatto, in uno scenario diverisficato e collettivo, dove le idee entrano in contatto per generare uno sviluppo democratico. Nel progetto urbano vengono creati due importanti assi uno urbano e uno interno al parco, sui quali ruota il nuovo sistema di programmazioni e


1000 m

500 m

Residential Residential Commercial & Service Office & Service Retail&&Leisure Leasure Retail Public Public Manufacturing Manufacturing Park Park

50 m

InformalSpace Space Informal 50 m

Forma Urbana e programma 500 m

specificità. L’asse urbano è dettato dalla ricongiunzione di due tratti della Quattordicesima strada, divisi in passato dalla costruzione della ferrovia, in modo da riconnettere la città al riverfront attraverso questo percorso. Quando la strada entra nel sistema sviluppa lungo il suo percorso una diversità di funzioni a supporto della quotidianità. La diversità è dettata dalla volontà di non focalizzare la programmazione del progetto urbano in una sola direzione economica, ma sostenendo lo sviluppo della manifattura e creando un vibrante cluster di funzioni attive lungo tutto l’arco 135

1000 m

della giornata. Questo asse è, da un lato del sistema, il limite su cui le programmazioni del parco terminano, dall’altro si interseca con esse e con il secondo asse. L’asse interno al parco è nato sul tracciato ferroviario Stati Uniti-Canada, recuperato come seconda spina dorsale del sistema. Il percorso incontra e attraversa, lungo il suo tragitto, le programmazioni e le specificità di cui è composto il parco, permettendo all’utente di godere di uno scenario che propone l’alternarsi di spazi specifici e informali a ogni passo.

Re-Make Corktown: Sistema della manifattura urbana


Scenario Town-houses

Il nuovo isolato, composto da 6 edifici di cui 5 residenziali, offre una tipologia residenziale multipiano, più densa di quella attualmente in uso nel quartiere al fine di generare una maggiore densità ed un eventuale situazione di prossimità con gli spazi di lavoro, in uno scenario dettato da usi misti. La tipologia prevede un una griglia strutturale di sei metri per 6 da rispettare, come imposto dalla forma urbana e i volumi progettati per poi permettere uno sviluppo delle piante e le facciate ai futuri progettisti. Gli standard abitativi dovranno essere diversificati 136

con residenze ad affitto agevolato monolocali, bi-locali, e co-housing, per rispondere alla situazione demografica del quartiere. Questo nuovo isolato serve ad offrire all’area una situazione di parziale autonomia che sia in grado comunque di attrarre persone da altri quartieri, creando una città abitata, sicura, che promuove l’incontro e la condivisione dello spazio urbano.


X

X

9=

/

Appartamenti familiari 144 m2

X

4=

Bilocali 64 m2

X

6=

Co-Housing 86 m2

X

2=

Monolocale 36 m2

Sistema Residenziale Misto

137

Re-Make Corktown: Sistema della manifattura urbana


Scenario Live+Working

La stecca a due piani, che oggi è dimora dell’UPS, prevede un ricollocamento di questa funzione in un altro punto della città, per ospitare la funzione di Live & Work, con un piano di terra dedicato ad attività commerciali ed artigianali, dando vita alla 14th Street, collaborando con il nuovo isolato a rinforzare la programmazione dell’asse. In questo modo la strada non diventa solo più uno spazio di transizione della città che delimita il confine tra pubblico e privato, ma l’estensione e intersezione tra le due parti, facendolo diventare un luogo di incontro e crescita. La città viene quindi vissuta non come un esperieza fatta di singoli oggetti che occupano lo spazio, ma come uno spazio olistico, ne quale ogni esperienza è legata alla precedente e viene vissuta nell’insieme degli oggetti che circondano lo spazio. La strada è 138

quindi la centralità di questa riflessione urbana e assume un ruolo cardine nella compresione della complessità del tipo di città proposta. Non ci sono più esperienze singole che si chiudono in se stesse allontandosi dallo spazio pubblico, ma una sequenza di eventi colletivi che vivono per necessità sullo spazio pubblico, perchè questo le rinforza e supporta. Nello sviluppo del sistema manifatturiero lo spazio pubblico assume centralità nella riflessione progettuale. Re-Make Detroit, significa ripensare anche quelli che sono i principi che sviluppano e regolano lo spazio, e ripensare al progetto della città come un sistema di singolarità che offrano continuità e dialetticamente rispondano allo spazio pubblico in maniera aperta.


7m

Piano Terra

Primo Piano

Nuovo intervento sul tetto

spazio collettivo

X

da 4 a 6 =

spazio pubblico

X

da 6 a 15 =

X

da 2 a 9 =

Sistema di intervento edificio UPS

139

Re-Make Corktown: Sistema della manifattura urbana







Progetto Urbano


146


IL PROTOTIPO FABBRICA-SCUOLA

Il grande volume largo e piatto del Roosevelt Warehouse, inserito all’interno del progetto urbano che presenta il recupero dell’area ferroviaria in via di dismissione. Esso rappresenta un fulcro di produzione manifatturiera e di educazione. Le strutture del vecchio magazzino vengono mantenute e modificate per le esigenze delle nuove funzioni. Attraverso la divisione funzionale in strisce lo spazio interno dell’edificio viene suddiviso in parti e funzioni diverse, queste fasce sono considerate come l’estensione della logica compositiva del parco urbano negli spazi interni del magazzino, gestendo ogni striscia come un programma diverso, e inserendo all’interno delle puntualità che interrompono la rigidità della successione. L’edificio ha una dimensione di un mezzo isolato e 147

di conseguenza si crea un microambiente interno, il progetto si articola, quindi, per la maggior parte all’interno dei vecchi muri di mattoni esistenti. Il gesto più evidente è la quadrupla altezza creata con il corridoio centrale pubblico su cui si affacciano tutte le attività presenti nell’edificio, la composizione nasce dall’ambiente a tutt’altezza utilizzato per la movimentazione verticale nell’impianto Ford di Highland Park, progettato dallo stesso Kahn. Questo grande spazio è considerato come una specificità, e ha il compito di interrompere la serrata successione di strisce creando uno spazio monumentale e permeabile dall’esterno, sfruttato per portare luce nelle profondità di tutti i piani, e attraverso dei collegamenti verticali, individuati nelle scale mobili, viene utilizzato come spazio di collegamento tra i piani. Il Prototipo Fabbrica-Scuola


Contesto -> assi dal parco

L’introversione è la caratteristica di tale spazio, la sorpresa è solo annunciata da alcuni accorgimenti esterni che rivelano il vuoto interno. Sull’angolo rivolto alla città si è proceduto con la creazione di finestre a tutt’altezza, collegando verticalmente le finestre esistenti, partendo da terra e fermandosi all’ultima architrave prima del tetto, evidenziando così l’altezza interna tramite una verticalità esterna. Sul lato della Michigan Central Station si è lavorato diversamente in base alle condizioni spaziali e alla diversità della facciata. L’elemento più evidente è una grande terrazza a sbalzo, all’altezza del secondo piano, che si affaccia direttamente sulla grande stazione abbandonata, ed offre l’opportunità di goderne da una prospettiva differente. Questa piattaforma, allineata perfettamente con il grande spazio centrale, si considera l’estensione virtuale dello stesso all’esterno, e contrasta con le linee prevalentemente verticali delle facciate. La copertura del grande corridoio centrale è vetrata, sostenuta da travi in altezza che attraversano perpendicolarmente lo spazio e da travi più sottili che lo percorrono longitudinalmente, schermando la 148

vista sul tetto. La relazione con il parco è accentuata da un collegamento fisico; attraverso un tunnel è possibile entrare nell’edificio, in uno spazio che accoglie i visitatori con una doppia altezza, caratterizzata da aperture circolari, su cui si affaccia la galleria espositiva e l’incubatore K-12, e che porta direttamente al corridoio centrale. Questo è uno spazio a supporto per le attività e le fiere che possono essere ospitate all’interno dell’edificio. La galleria espositiva mette in mostra ciò che viene prodotto o progettato all’interno degli spazi produttivi e scolastici, la caratteristica principale di quest’area è la mutevolezza di ciò che ospita, in continuo cambiamento. Il secondo gesto, più estroverso, è la stratificazione parassitaria che viene applicata sul tetto. Come amplificatore di mixité urbana si pone sul tetto dell’edificio un insediamento residenziale composto da 15 abitazioni a patio, che ospitano da due fino a cinque persone. L’intervento oltre a riattivare il tetto di 6.000 m2, offre un’opportunità di sostenibilità economica del progetto, generando un possibile introito dalla


luce+connessioni+monumentalità+spazio pubblico -> creazione di un grande vuoto centrale

vendita o dall’affitto delle unità. L’intreccio delle abitazioni genera un disegno che regala ad ognuna delle 15 unità uno spazio esterno privato che si alterna a quello comune. Il collegamento al tetto avviene attraverso tutti e tre i vani scale, e la divisione dettata dallo spazio centrale interno è ovviata per mezzo di due ponti, ortogonali tra loro, che collegano le due sponde. Lo spazio educativo dell’edificio è un incubatore a supporto dell’educazione del grado K-12, è distribuito su tre piani, dal piano seminterrato fino ad un mezzanino tra il piano terra e il primo. Il piano terra e il seminterrato della scuola ospitano spazi di lavoro e di apprendimento informale, con tavoli di lavoro e macchinari di semplice utilizzo. Invece nel mezzanino vengono ospitate le attrezzature più tecnologiche, creando un laboratorio avanzato a supporto dell’educazione. Altri spazi adibiti a educazione informale si trovano al primo e al secondo piano sul lato che affaccia a sud, qui sono state create tre aule a gradoni e uno spazio apprendimento pratico. Nel resto dello spazio del seminterrato viene ospitata la produzione più pesante, quindi lavorazione di metalli, legno e ceramiche. Il seminterrato è stato il 149

Porosità -> demolizione di parti di muro + tunnel verso il parco

luogo adatto perché a stretto contatto con l’area di stoccaggio dei materiali e con la banchina di carico e scarico posta in un nuovo parcheggio interrato sotto l’area adiacente l’edificio. Nei piani superiori viene offerto spazio per le creative industries, divise da pareti attrezzate con banchi di lavoro che segnano le strisce programmate. Queste pareti sono caratterizzate dalla possibilità di essere modificate nella forma, rimosse o spostate, infatti, costruite in legno e policarbonato risultano facilmente gestibili, e rendono lo spazio flessibile per le esigenze degli inquilini. Il piano terra invece è la zona più sociale dell’edificio e viene considerato effettivamente come estensione e come parte del parco, porgendo i suoi spazi al parco. Al suo interno vi si trovano luoghi di ristoro e di acquisto. La tipologia del Roosevelt Warehouse è cambiata, partendo dal vecchio ufficio postale, edificio di stoccaggio e smistamento, ne è risultato una fabbrica verticale e sociale, parte integrante del quartiere di Corktown e della città di Detroit, e diventando contenitore di attività e di eventi, palcoscenico della rinascita industriale.

Il Prototipo Fabbrica-Scuola


Abitazioni sul tetto

Demolizioni riguardanti i solai e il tetto

Pareti lavoro 2°piano

Pareti lavoro 1°piano

Mezzanini

Demolizioni riguardanti l’involucro

Pareti seminterrato e piano terra

Terrazza

150


Housing Food & beverage Creative space & Light production Artisan and shops space Polyfuctional space Maker school Loading & Unloading, Stock Heavy production Housing private space Housing common space Public space

151

Il Prototipo Fabbrica-Scuola


152


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Il Prototipo Fabbrica-Scuola


Trasf. 630kVA

UP UP DN

0

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10

20 m

Pianta del seminterrato -4,42 m


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Il Prototipo Fabbrica-Scuola


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Il Prototipo Fabbrica-Scuola






+0,00

+0,94

+4,22

+4,22

UP

DN







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Il Prototipo Fabbrica-Scuola


UP DN

0

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10

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Pianta del primo piano +7,19 m


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Il Prototipo Fabbrica-Scuola


UP DN

0

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10

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Pianta del secondo piano +12,86 m


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Il Prototipo Fabbrica-Scuola




DN

0

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10

20 m

Pianta del tetto +18,50 m


DN

Spazio privato delle abitazioni

Spazio comune

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Il Prototipo Fabbrica-Scuola






CONCLUSIONI

Questa tesi ha affrontato il tema dell’educazione a Detroit e di come il movimento dei maker e la produzione possa influenzare l’educazione del grado K-12. Dopo aver discusso sulla situazione del distretto scolastico della città, esposto esempi significativi di scuole che hanno al loro interno maker space e offrono sistemi educativi basati sul fare, si arriva alla proposta progettuale di un riuso di un warehouse abbandonato, trasformandolo in un maker space con spazi adibiti all’educazione informale dei ragazzi delle high school. Vengono proposti due casi di distretti scolastici, uno di Sonoma County in California, dove questo modo educativo è attivo da diversi anni e dove attraverso la creazione di una learning community di maker si è potuta aumentare la qualità dell’educazione; il secondo caso, il più interessante per la ricerca, è il distretto di Elizabeth Forward vicino Pittsburgh, in questo caso vi erano problemi di calo di iscrizione e abbandono degli studi, ma con l’aiuto dell’università è stato creato un maker space, e nel percorso di studi è presente una parte consistente di pratica, con queste attenzioni si è ridotto l’abbandono da parte degli studenti e le iscrizioni sono aumentate. Questi esempi sono utili per aiutare il distretto scolastico di Detroit, l’unico ostacolo è la situazione economica critica del distretto stesso, per questo viene proposto di avviare questo tipo di riforma attraverso i maker space, techshop e incubatori presenti nella città, che ospiterebbero gli studenti delle scuole per corsi e attività post-scolastiche facendoli interagire in spazi adeguati all’interno di questi luoghi. L’obiettivo è quindi creare una learning community di maker space, che offrano agli studenti delle high school in una cattiva situazione spazi in cui apprendere. Si conclude con il progetto di un maker space che offra spazi flessibili adatti alla produzione leggera e pesante con tutte le caratteristiche che questi devono avere, e luoghi adatti all’apprendimento, ma che possano essere utilizzati anche quando non servono le scuole. Questo progetto

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vuole essere un esempio di come si possono applicare i principi del maker movement a nuovi ambienti, al quartiere e alla cittĂ , attraverso la parte sociale del movimento. La ricerca fatta in questa tesi è solo l’inizio, per dimostrare, con esempi, che il sistema funziona, ma il tema dell’integrazione tra scuole e maker movement a Detroit andrebbe ancora approfondito, e progettato in collaborazione tra gli esponenti di entrambi, per cercare di risollevare il distretto scolastico e evitare che gli abitanti rimasti a Detroit la abbandonino definitivamente in cerca di educazione migliore per i propri figli.

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