PRENDIMI FREE PRESS
dicembre - gennaio 2015
anno 03
n• 14
Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 - Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario Fabrizio Marco Provinciali • Realizzazione grafica - editore Ilaria Marchi
Care lettrici, cari lettori, non so voi, ma io con la fine dell’anno tendo sempre a fare bilanci, a vagheggiare progetti per il futuro, a perdermi in riflessioni e ripensamenti vari. Poi, non so come mai, la metà dei miei buoni propositi rimane tale, e i progetti prendono sempre strade diverse, ma forse anche questo è il bello della vita, come diceva Forrest Gump: “è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Buon vecchio Forrest, lui sì che aveva capito tutto... Quindi, in attesa che ognuno di noi scopra cosa c'è nella sua scatola di cioccolatini non ci resta che aggrapparci alle nostre poche certezze. Come FUL che torna puntuale per chiudere in bellezza questo 2014 con il numero... 14. Rileggendolo, mi sono accorto che c'è un tema che ritorna più volte, ed è quello della lettura. Ben tre articoli ruotano attorno a questo argomento, e lo analizzano da prospettive differenti: quella del lettore, quella dello scrittore e quella del libraio. Dilettandomi anche io nel mio piccolo nella scrittura, se bene o male lo lascio decidere ai miei 25 lettori (trovate voi la citazione originale...), sono particolarmente contento di questa coincidenza. Sì, perché dietro ad ogni scrittore c'è anzitutto un avido lettore: lo ripeto spesso anche ai miei collaboratori, perché il concetto è molto meno scontato di quello che può sembrare a prima vista. Dico loro di leggere tanto, e di tutto: i grandi classici della letteratura così come gli scrittori contemporanei o più ignoti, le poesie e i testi delle canzoni, i giornali, i fumetti e i rotocalchi, persino un libretto delle istruzioni o un verbale della polizia. Questo per due motivi. Anzitutto perché “nessuno nasce imparato” (e io ne ho conosciuti molti di “imparati”...), e bisogna invece saper coltivare il proprio talento e affinare gli “strumenti del mestiere”. E poi, perché nella vita la passione è tutto: se chi suona uno strumento non ama la musica, se chi cucina non ama mangiare, se chi scrive non ama leggere, non riuscirà mai davvero a trovare la propria strada, e non produrrà mai nulla di realmente autentico. Ecco, allo stesso modo anche FUL nasce dalla passione: potete magari criticare l’impaginazione, potete forse storcere il naso leggendo certi articoli, potete trovarci persino qualche strafalcione (pochi, perché la nostra editor è bravissima!), ma non potrete mai e poi mai dire che dietro a questa rivista non ci sia un’autentica passione. Questo lo so perché lo sento, e perché conosco i miei ragazzi uno ad uno, e li ringrazierò sempre perché me lo ricordano costantemente. E questo è l’augurio per l’anno nuovo che faccio a loro, e a tutti voi: di trovare la vostra passione, e di seguirla fino in capo al mondo. E magari di farne anche un lavoro, perché no? Daniel C. Meyer Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Daniel Meyer Proprietario FMP Realizzazione grafica Ilaria Marchi
Ideazione e coordinamento editoriale Marco Provinciali e Ilaria Marchi Se sei interessato all'acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com • tel. 392 08 57 675 Se vuoi collaborare con noi ci puoi scrivere agli indirizzi: marco@firenzeurbanlifestyle.com • ilaria@firenzeurbanlifestyle.com visita il nostro sito pagina facebook FUL *firenze urban lifestyle* www.firenzeurbanlifestyle.com
ringraziamenti
Lapo Cecconi e Chiara Masini, Federico Bellini, Gabriele Ametrano,Giulia Santi per la pazienza, Vanni Santoni, Alessandro Dari, Blub, Jimi e Filippo, Federico Bellini, Adele, Ckrono e Slesh, Niccolò Brighella, Annalisa Lottini, e ovviamente a tutta la redazione.
artistic props by Jonathan Calugi Graphic and Visual Artist
p. 8
La libreria dei sogni
p. 10
Il lavoro fai-da-te
p. 12
Terra ignota: l'incursione di Vanni Santoni nel fantasy
p. 14
Freeing! Puoi aprire questa porta?
p. 16
Mappa//partners//punti distribuzione
p. 18
Suoni dell'altro mondo
p. 20
L'estasi dell'oro
p. 22
La lettura trova una casa. Anzi, una via
p. 24
Da Bagno a Ripoli a campione d'Europa
p. 26
L'abito fa il monaco
p. 29
Rubrica: uno
p. 30
Rubrica: la
Rolando Ugolini è stato uno degli angeli custodi dell’Oltrarno: per più di sessant’anni, dalla vetrina del suo storico negozio di libri ha vegliato sul quartiere. Adesso Rolando non c’è più, ma il suo negozio di libri è più vivo che mai. Grazie all’unica persona che è stata capace di entrare nel suo mondo. Start-up: una parola ormai entrata nell’uso comune, che racchiude le storie di tanti giovani imprenditori che reagiscono alla crisi economica e occupazionale inventandosi letteralmente un lavoro. Storie di coraggio e fantasia, storie di successo, storie di tutti i giorni. Tra i giovani scrittori toscani emergenti, Vanni Santoni spicca sia per il suo stile di scrittura, che per la sua prolificità: senza sosta, spazia dai romanzi alla carta stampata, fino ai testi teatrali. Siamo più abituati a vederlo alle prese con storie “alla Irvine Welsh”, ma Santoni ama sorprendere... Avventurandosi fino ai territori del fantasy. Una stanza misteriosa piena di strani oggetti, 45 minuti per uscirne e risolvere l’enigma con l’aiuto dei propri amici: questi gli ingredienti dell’unico reality room escape di tutta Italia. Volete saperne un po’ di più? Leggete questo articolo... ma la soluzione dovete trovarla voi!
Bassi che pompano, un sound avvolgente che prende a prestito sonorità da tutto il mondo: è la Global Bass, la musica che dall’underground sta facendo il giro del mondo. E che a Firenze ha due alfieri d’eccezione: Ckrono e Slesh. Che fanno divertire il loro pubblico assieme a loro: perché in due, spiegano, è più bello. Farmacista, alchimista, musicista, artigiano, artista: Alessandro Dari è questo e altro ancora. Visionario e creativo, il suo talento è qualcosa che trascende la somma dei suoi interessi: un Maestro, ministro di un culto che viene da lontano. C’era una volta a Firenze, e qualcuno se la ricorda ancora, una via dedicata ai libri: era via Martelli, sede anche dello storico Liceo Galileo. Oggi negozi di telefonia e gastronomia hanno cambiato il panorama, ma la via dei libri è rinata... grazie ad un progetto che unisce scrittori, editori e lettori all’insegna della buona letteratura. Il wakeboard, una disciplina pressoché sconosciuta in Italia, nelle parole di uno dei suoi campioni: Federico Bellini. Un fiorentino che ha cominciato ad allenarsi nel Parco dei Renai e che ha conquistato gli Europei 2014 a Montargil, Portogallo. Perché sognare di essere un personaggio di fantasia, o un protagonista di un film o di un cartone animato, quando ci si può davvero calare nei suoi panni? È quello che – letteralmente – fanno i cosplayer. Ma, come ci racconta una ragazza fiorentina, per realizzare le proprie fantasie ci vuole molto lavoro...
straniero a Firenze//un fiorentino all'estero
pagina dell’artista* - Per il numero XIV a cura di Blub
ILARIA MARCHI
DANIEL C. MEYER
Firenze l’è la mia città. La amo e la adoro. Mi piacciono i vicoli stretti, le realtà nascoste. Girarla con la mia vecchia bicicletta era una cosa fantastica, era, perché adesso me l’hanno rubata, mannaggia!!! Non vi dico l’età ma sono una giovane grafica a cui piace respirare la libertà, mangiare cose buone e ridere con gli amici. •
Come disse qualcuno, “Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare…”. Non ho mai sognato, o neppure pensato, di fare il giornalista. È stato il giornalismo che ha trovato me: è come se ci fossimo sempre conosciuti, ma ci siamo incontrati solo grazie ad una serie di coincidenze. Io questo lo chiamo Destino… Viaggiare, conoscere persone interessanti, intrufolarsi dappertutto, soddisfare la propria curiosità, imparare sempre qualcosa di nuovo, dialogare coi lettori, scrivere… che volere di più. •
MARCO PROVINCIALI Alle ore 7 del 13 giugno 1982 sono entrato in contatto con le prime facce umane. Dopo un mese, assieme a Pablito Rossi, Tardelli e tutti gli italiani ero già campione del mondo e il calcio divenne per me una malattia. Mi piace mangiare un po’ tutto, amo il vino e anche la birra… in fondo la condivisione di una tavola è la cosa più bella che ci sia… Mi occupo di comunicazione e collaboro con alcune testate locali e nazionali… FUL mi piace tantissimo. •
JULIAN BIONDI
RENZO RUGGI
Sono nato venticinque anni fa nelle “hills” fiorentine, sognando di conoscere in ogni suo angolo quella città che vedevo affacciandomi dal balcone. Cresciuto, mi sono messo di impegno nel mio progetto e sono contento di dire che, nonostante il parer comune, riesce sempre a stupirmi. Sono un laureando in “Media&Giornalaio”, amo leggere qualsiasi cosa e vorrei scrivere di qualsiasi cosa. Per ora non posso che definirmi: “studente per vocazione, barman per necessità e cazzeggiatore di professione”. •
Nato ai piedi del Monte Amiata 24 anni fa. Studente di comunicazione all’Università di Firenze. Adoro scrivere, specialmente quando ho qualcosa da dire. Mi interesso di moda e costume, e amo l’artigianato in ogni sua declinazione. Per velocizzarmi, corro. Se rimane un po’ di tempo, realizzo oggetti in pelle e cuoio. •
Firenze, 1989. Quasi partorito in ascensore perché avevo fretta. Nato il 1 febbraio, lo stesso giorno di Re Leone e Pepito Rossi, difatti ho una passione viscerale per il calcio e il colore viola. Mancino, perché dicono siamo più geniali. Il mio primo pezzo è stata una lettera per una ragazza che mi piaceva e da lì non ho più smesso. Mi hanno insegnato che i significati delle parole sono contenuti negli oggetti che rappresentano, quindi se un nome non corrisponde a un oggetto realmente esistente è privo di significato. Io non ci credo e scrivo. •
PAO LO LO D E B O L E
M A R TA P I N T U S
Sono nato nel 1964 nella meravigliosa Firenze in un giorno d'estate, precisamente il 21 giugno, ma ho dovuto attendere un sacco di tempo per capire cosa la fotografia significasse per me. Posizionare l'occhio nel mirino e vedere il mondo da una prospettiva diversa, con più angolazione. Oramai ho deciso che questa sarà la mia strada professionale, ogni volta che esco con la mia Nikon il momento diventa importante e il solo pensiero che anche un solo scatto mi soddisfi è gratificante. •
Inizia a scrivere a 6 anni con una poesia che recitava: “Il mondo è fatato, fatto tutto di gelato, con tante caramelle fatte tutte di frittelle (…)”. Nel corso della vita abbandona la poesia per dedicarsi alla prosa, senza però mai rinnegare la visione infantile. Lavora un anno a Barcellona come giornalista di viaggi, scoprendo che la sua poesia altro non era che un reportage: una descrizione dell’essenziale che, come disse la volpe, è invisibile agli occhi. •
REDAZIONE MOBILE .6
JACOPO NALDI
La nostra redazione è in completo movimento, composta da fiorentini autentici e da coloro che hanno trovato a Firenze la loro seconda casa. La centrale operativa è nella zona Sant'Ambrogio ma l’occasione di incontri e riunioni è sempre una
S I LV I A B R A N D I Nata a Firenze Torregalli il 28 settembre 1987 (Bilancia ascendente Sagittario), di residenza isolottiana ma scandiccese d'adozione, a 20 anni decide che ha voglia di farsi qualche giro e passa 3 anni fra Londra, l'Australia e Parigi. Adesso è a Firenze in pianta semi stabile perché nella vita non si può mai dire. Per FUL traduce gli articoli in inglese, vivendo così nella paura che gli articolisti sentano nella traduzione stravolto il significato delle loro parole e l'aspettino sotto casa. Il traduttore è un mestiere duro ma qualcuno deve pur farlo. •
JACOPO AIAZZI
C H I A R A TA R A S C O Nasco a Verona il 10 agosto 1991, attorniata da caldo atroce e ghiaccioli alla frutta. Quattro anni fa mi stacco da casa per vivere a Firenze, dove studio Scienze Politiche. “C” che inspiegabilmente diventano “H” mi rapiscono al punto che le riproduco con un accento nordico, senza troppo successo. È banale: amo viaggiare. Amo fotografare, le espressioni facciali, l’Ikea, la colazione. Diffido dei prodotti in prima fila sugli scaffali del supermercato, dei pomodori. Scrivo per estraniarmi, forse diventerà una professione, forse no, intanto mi appaga. •
Nasco a Fiesole alle 5:30 di mattina del 23 settembre 1985, con una mano sopra la testa e dal peso di 4kg e passa. Più fastidioso di così non potevo essere. Sono nato il giorno in cui è morto Giancarlo Siani, un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra a Napoli. Oggi ho la sua età e ancora non ho assimilato tutte le sfumature che il giornalismo può assumere. L'unica cosa di cui sono consapevole è il desiderio di coltivare questa conoscenza. Più appassionato della scrittura in quanto tale che dal giornalismo, apprezzo ogni forma di quest'arte. La cosa che più mi codifica come italiano è l'amore per la pastasciutta, con qualsiasi sugo. •
TO M M A S O PAC I N I
B E AT R I C E B I A N C H I
Nato a Firenze 31 anni fa. Fin da piccolo manifesta uno spiccato interesse nei confronti delle immagini offerte dal mondo che le circonda. Durante l'adolescenza inizia ad entrare in confidenza con l'apparecchio fotografico e al momento dell'iscrizione all'università, decide di approfondire la sua passione iscrivendosi al corso di laurea in Grafica e Fotografia sotto la facoltà di Architettura di Firenze. Laureatosi con il massimo dei voti che poteva permettersi, decide di emigrare a Londra dove vive per quattro anni tra foto, tavoli di ristoranti e clubs fino a quando non ha deciso di rimpatriare a Firenze pochi mesi fa. •
Nata a Firenze nel 1991 da genitori liguri, ho imparato ad amare la mia città a poco a poco, quasi da estranea. Ho iniziato a parlare prima di camminare e da lì non ho più smesso. Comunicare è un po' la mia vocazione: in ogni modo, con ogni forma. Adoro fotografare, disegnare, scrivere. Non ho ancora ben capito quale di queste possa essere la mia strada: forse nessuna, magari tutte. Spesso perdo anche quella di casa, di strada; un po' caotica, ma entusiasta, cerco di percorrerle tutte, convinta sempre che alla fine qualcosa di buono ne uscirà. •
M A R T I N A S C A P I G L I AT I Quello della Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia Settentrionale a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento. Gli Scapigliati erano giovani tra i venti e i trentacinque anni, nutriti di ideali e amareggiati dalla realtà, propensi alla dissipazione delle proprie energie vitali. «…tutti amarono l’arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » (in introduzione, La Scapigliatura e il 6 febbraio, Sonzogno, Milano, 1862). Martina nata nel 1985. Sa leggere la musica, ama scrivere e cantare, è Dottoressa Magistrale in Giurisprudenza. Vive a Firenze col suo adorato Jack Russel Napoleone, di anni 8. •
ANNALISA LOTTINI Pisana di nascita e fiorentina di recente adozione, arriva a FUL tramite il tip tap. Ama i libri e il loro mondo, la danza in tutte le sue forme e stare in compagnia. Lavora nell'editoria barcamenandosi tra mille passioni e impegni. Nei ritagli di tempo corregge le bozze di FUL in una attenta e faticosa caccia al refuso.
M A RCO FA L L A N I Amo il cibo, il vino e il sole, odio quasi tutto il resto. Proprio in questo "bel paese", io ci trovo tutto questo. Per tre volte son scappato dalla piccola Firenze che alla fine ho sempre amato ma comunque torno sempre. •
buona scusa per approfittare di una visita ai vari gestori di bar o locali che ormai da anni conosciamo. Una redazione mobile che trova nel supporto della rete il collante necessario per la realizzazione di ogni nuovo numero.
7.
FUL STORIE DELL’OLTRARNO
LA LIBRERIA DEI SOGNI Rolando Ugolini è stato uno degli angeli custodi dell’Oltrarno: per più di sessant’anni, dalla vetrina del suo storico negozio di libri ha vegliato sul quartiere. Adesso Rolando non c’è più, ma il suo negozio di libri è più vivo che mai. Grazie all’unica persona che è stata capace di entrare nel suo mondo. Testo di Marco Fallani, foto Tommaso Pacini
ENGLISH VERSION>>>>
Rolando Ugolini was one of Oltrarno’s guardian angel: from his bookshop window, he’s been watching over the neighborhood for more than 60 years. He’s not with us anymore, but thanks to Chiara – his granddaughter and assistant –, we won’t regret him so much. Born in 1991, tall, blond and full of energy, Chiara is about to get her degree in literature, she plays the piano and sings. She’s got three permanent features in her life: Florence, music and books. The bookshop is in 42 r Via Sant’Agostino, almost on the corner with Via dei Serragli. Tonight Chiara opens just for us: as soon as we get in we can smell paper and see mountains of books under a warm light. In the short meantime a few people have al-
L
a scomparsa di Rolando Ugolini, lo storico libraio di Santo Spirito, ha segnato tristemente l’Oltrarno questo novembre; noi di FUL crediamo però che non verrà rimpianto a lungo grazie a Chiara, nipote e già aiutante di Rolando nell’ultimo anno. Classe ’91, alta, bionda e piena di energia, Chiara si sta laureando in Lettere, suona il piano e canta. Con un libraio come nonno e una cantante lirica come madre è figlia d’arte, e tre sono le costanti nella sua vita: Firenze, la musica e i libri. Con queste premesse, non stupisce la sua lotta per tenere viva la piccola libreria; del resto come si dice, “il frutto non casca mai lontano dall’albero”. Siamo in via Sant’Agostino al 42/r, quasi all’angolo con via dei Serragli, circondati da bar, ristoranti, tabaccherie e banglamarket con insegne al neon, ma potremmo essere in qualsiasi città del mondo. Chiara stasera apre solo per noi: non appena il bandone sale veniamo accolti dall’odore della carta, da una luce calda e da montagne di libri: un altro mondo. Non facciamo in tempo ad entrare che già sulla soglia si fermano le persone,
uno spazio dove per un saluto e un sorriso, nella speranza che questo angolo, dove il tempo si è fermato, non sparisca per sempre. Siamo letteralmente circondati dai libri: Chiara ci racconta che conoscersi e prima del suo arrivo la situazione era inagibile e che se volevi un volume partiva una vera ritrovare un e propria caccia al tesoro. Adesso la situazione è ben diversa e Chiara ci rassicura: «Non vi preoccupate se cascano i libri: è normale, attenti solo che non caschino dall’alto!». contatto umano Rolando vinse la licenza con una mano di poker e da quel giorno divenne imprenditore attraverso la di se stesso: la libreria era il suo tesoro e la sua passione, non voleva l’aiuto di nessuno. lettura di un libro, Per sessant’anni ha fatto tutto da solo, e soltanto negli ultimi anni per colpa degli acciacchi ha permesso a sua nipote di introdursi un fumetto o nel suo mondo. Chiara ha cominciato così, salendo sulla scala e magari per una trasportando pesanti enciclopedie dimenticate nei meandri di uno spazio in cui a malapena si poteva camminare, e catalogando una birra in compagnia montagna di volumi che sembrava infinita. Rolando, ormai da anni un riferimento per Santo Spirito, stava seduto fuori ad accogliere i passanti con un sorriso e la voglia di viversi il quartiere. Chiara ha gli occhi lucidi mentre ci racconta come suo nonno fosse diventato un’icona del quartiere e di un modo di vivere che purtroppo sta scomparendo. Quando l’informazione non era accessibile e superficiale come lo è adesso, un libro aveva un ruolo importante nella vita di una persona: chiunque poteva informarsi o viaggiare con la fantasia, semplicemente leggendone uno. Parlando di Firenze, Chiara dice: «Non è più la Firenze di Pratolini, ma le ragazze di San Frediano sembrano sempre le stesse». Anche con smartphone e social network, la vecchia e sana “ciana” di quartiere non passerà mai di moda. Ovunque ricreiamo il nostro piccolo recinto con abitudini e certezze, illuminati da luoghi dove conversare, spettegolare e rilassarci. Questo è il vero spirito della libreria in via Sant’Agostino: uno spazio dove conoscersi e ritrovare un contatto umano, attraverso la lettura di un libro, un fumetto o magari per una birra in compagnia. Chiara ci crede, ma la burocrazia non è certo facile, e per una ragazza giovane che si affaccia sul mondo imprenditoriale le difficoltà sembrano insormontabili. C’è da riaprire l’attività, pagare l’affitto e il commercialista, si fa un pensierino al crowdfounding, si spera nell’aiuto del Comune o del Quartiere e nel frattempo si bussa a tutte le porte, nella speranza che qualcuno apra gli occhi e salvi un altro gioiello a rischio della piccola Firenze. La troverete ogni mattina, se non piove (un giorno ha trovato la vetrina in frantumi e non c'è più protezione per i suoi libri), intenta a sistemare quell’infinita quantità di libri che la circonda. Narrativa, classici, fumetti, libri d’arte, volumi dell’enciclopedia medica del ’73 e interessantissimi trattati su come allevare il maiale domestico toscano. Siamo sotto le feste natalizie e spesso non sappiamo come spendere quei pochi risparmi che ci rimangono... probabilmente Chiara ha un piccolo tesoro, impolverato e consumato dagli anni, che ci sta aspettando. • ready stopped by to say hello, they do hope this place won’t disappear for good. Rolando won his shop license playing poker: his bookshop became his love and passion, he didn’t want help. He did everything by himself for 6 decades: only in the past few years, due to health problems, he allowed Chiara to assist him. That’s the way she started, climbing stairs carrying heavy encyclopedias, classifying loads of volumes. Chiara gets very emotional when she starts telling us how her grandfather became a symbol of the neighborhood and of a lifestyle which is about to disappear, when a book played an important role in one’s life: everyone could travel with fantasy simply by reading. Even now with smartphones and social networks, the
old neighborhood gossip will never be out of fashion. This is the real spirit of Sant’Agostino’s bookshop: a place to meet and find human contact through reading books, comics or even just drinking a beer. Chiara truly believes in it, but for a young girl newly entered in the business world, difficulties seem enormous. There are rent and business consultant to be paid, so she is thinking about crowd founding, hopes in some help from Comune and Quartiere and tries everything she can to save this little jewel place. Every morning you may find Chiara organizing a huge amount of books: from fiction to classics, comics, art books, volumes of a medical encyclopedia dated 1973 and very interesting essays about how to raise Tuscan domestic pigs. •
FUL FANTASIA AL LAVORO
IL LAVORO FAI- DA-TE Start-up: una parola ormai entrata nell’uso comune, che racchiude le storie di tanti giovani imprenditori che reagiscono alla crisi economica e occupazionale inventandosi letteralmente un lavoro. Storie di coraggio e fantasia, storie di successo, storie di tutti i giorni. Testo di Daniel C. Meyer
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Crisi. Disoccupazione. Precariato. Crisi. Bamboccioni. Fuga dei cervelli. Crisi. Parole che risuonano come mantra dai funesti presagi che ci perseguitano dappertutto: sui media, tra amici, nei bar, in palestra, persino in vacanza (a chi scrive è capitato di essere apostrofato così da un negoziante egiziano: «Italiano? Ahi ahi ahi... crisi! No compra! No buono!» Inutile dire che non ho comprato neanche una spilla dal simpatico avventore...). Ma davvero è così? Forse no. E forse sì. No perché in parte la “crisi” è costruita a tavolino dai media, che per mascherare la loro mancanza di idee e di contenuti tendono a ripetere sempre uno stesso messaggio all’infinito, finché non si confonde con la “realtà”; quindi, forse un’esagerazione di fondo c’è. Sì, perché ci sono anche dati sull’economia reali e documentati: stando alle statistiche elaborate da Rete Sviluppo, istituto di ricerca socio-economico, la disoccupazione in Toscana è a livelli molto alti (9%), che diventano preoccupanti se guardiamo alla disoccupazione giovanile, che si attesta al 33%: in pratica, un ragazzo su tre è senza lavoro. I NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, sono addirittura 100.000. Pensateci: sicuramente avete uno, due, cinque, dieci amici senza lavoro... o forse siete proprio voi ad essere disoccupati. «Le statistiche indicano che la disoccupazione è in crescita, e che siamo di fronte ad un processo di deindustrializzazione molto forte nella nostra regione» dice Lapo Cecconi, Presidente di Rete Sviluppo.
E spiega: «Come sappiamo, il mercato del lavoro è cambiato. Al di là del fatto che il posto fisso è ormai quasi un miraggio, e che precariato e disoccupazione sono invece realtà ahimè fin troppo concrete, cresce sempre di più il fenomeno di chi il lavoro se lo crea da solo, magari facendo leva sulle nuove tecnologie e sulle nuove esigenze del mercato: servizi alle imprese, innovazioni tecnologiche, turismo, servizi alla persona etc...». Quello a cui Cecconi fa riferimento è il fenomeno delle start-up, sempre più diffuso negli ultimi anni. Una storia di crisi da un lato, ma di opportunità dall’altro: sono sempre di più i giovani intraprendenti dotati di fantasia, voglia di fare, ingegno, creatività e conoscenza delle nuove tecnologie che di fronte alla crisi reagiscono rimboccandosi così le maniche. Per dare un’idea del trend, i dati di Corriere Economia indicano che a fine settembre 2014 le iscrizioni al registro delle start-up innovative contano oltre 2.500 imprese, contro le 307 di marzo 2013. Anche in Toscana non mancano gli esempi interessanti. E costruttivi. Come quello di Res Archeologia, società che si occupa di archeologia preventiva, che serve a capire dove e come edificare, risparmiando anni e anni di fermi dei cantieri, di cause legali e di problemi burocratici, grazie all’applicazione di una metodologia precisa che permette la riduzione del 99% del rischio. Francesca Lemmi, Stefano Aiello, Luca Biancalan e Niccolò Bani, giovani archeologi,
sono sempre di più i giovani intraprendenti dotati di fantasia, voglia di fare, ingegno, creatività e conoscenza delle nuove tecnologie che di fronte alla crisi reagiscono rimboccandosi le maniche
ENGLISH VERSION>>>>
According to the statistics published by Rete Sviluppo, a socioeconomic research institute, unemployment in Tuscany is at very high levels (9%), with youth unemployment reaching 33%: that means that among young people one out of three is unemployed. Young people who do not study and do not work are 100,000. Lapo Cecconi, President of Rete Sviluppo, says: «As we know, the job market has changed. Having a permanent job is nowadays almost a mirage, while on the other hand insecurity and unemployment are the harsh reality and the trend of those who create their own business is growing more and more, also thanks to the new technologies and the new requirements of the market». Cecconi is referring to the phenomenon of the start-ups: more and more young people with entrepreneurial enthusiasm, creativity and knowledge of the new technologies are responding in that way to the crisis. In Tuscany, there are plenty of interesting examples. The first is that of Res Archeologia, a company that deals with preventive archeology, to choose where to build and save years of blocked construction sites, lawsuits and bureaucratic problems. Francesca Lemmi, Stefano Aiello, Luca Biancalan and Niccolò Bani, young archaeologists ,were able to adapt to modern times one of the “ancient” jobs par excellence. Another example is DBLab Design, founded by Tommaso Becattini and Gianfranco Direnzo: a product design brand (necklaces, jewellery, mobile phone covers, bags, clothing and much more) that creates products with innovative materials, combining traditional craft techniques with industrial innovation. Verde + is an urban agriculture project, developed by Leonardo Boganini, Alessandra Carta, Chiara Casazza and Giulia Sala, that allows the production of agricultural goods in the city thus obtaining a short “0 kilometers” chain of production. Chiara Masini, after working for years as a journalist, has decided to change her life and to become export manager: this is how the idea of Dolcevita Export was born «created to help small and medium-sized agri-food businesses to sell their products abroad. I have always had a passion for food and wine, and I have always loved to travel; I graduated in foreign languages, then specialized in international and diplomatic relations. After completing a Master in Export Management I had the intuition of turning my idea into a business plan». The Florentine Jacopo Chirici had instead a million euro idea together with Massimo Fabrizio. This is the amount of money that an investment fund has put on the table for their innovative project: it is called Rysto and it is a social network that helps people finding a job in the world of restaurants, in addition it provides training classes for aspiring chefs, bartenders and sommeliers. These are all different examples but with the same underlying inspiration: when there is no work, you have to strive and invent something by yourself. The response to the crisis and the road to the future also go from here. •
adattano così ai tempi moderni quello che sembra uno dei lavori più “antichi” per eccellenza. O di DBLab Design, fondato da Tommaso Becattini e Gianfranco Direnzo: un brand di product design (collane, gioielli, cover per cellulari, borse, capi di abbigliamento e altro ancora) che crea e vende online prodotti fatti con materiali innovativi, unendo tecniche di lavorazione industriali e artigianali, tra innovazione e sperimentazione. Di Verde+ abbiamo già parlato su queste pagine: è un progetto di agricoltura urbana sviluppato da Leonardo Boganini, Alessandra Carta, Chiara Casazza, e Giulia Sala (tre architetti e un’interior designer), che permette di realizzare produzioni agricole in città: su terrazze, tetti condominiali, aree inutilizzate, orti sociali e altro ancora, si ottiene così una filiera corta a “chilometro zero”. Chiara Masini, invece, dopo anni nel mondo del giornalismo e di esperienze all’estero ha deciso di cambiare rotta, diventando export manager: nasce così l’idea di Dolcevita Export, una società, nelle sua parole, «nata per aiutare le piccole e medie imprese agroalimentari a vendere all’estero i loro prodotti. Da sempre ho la passione per l’enogastronomia, approfondita seguendo corsi per sommelier e assaggiatrice d’olio extra vergine d’oliva. Ho sempre amato viaggiare, mi sono laureata in lingue, poi specializzata in relazioni internazionali e diplomatiche. Dopo aver completato il Master in Export Management è scattata la scintilla per trasformare un’idea in un progetto imprenditoriale: il messaggio è “possiamo essere il cambiamento che vogliamo”». Il fiorentino Jacopo Chirici, invece, nemmeno trentenne, assieme a Massimo Fabrizio ha avuto un’idea da un milione di euro: questa la cifra che un fondo di investimento ha messo sul tavolo per entrare in società con loro. I due ragazzi, con alle spalle un passato da camerieri, hanno tirato fuori dal cilindro un progetto davvero innovativo: si tratta di Rysto, un social network che aiuta a trovare lavoro nel mondo della ristorazione, mettendo in contatto le aziende con chi cerca lavoro, e fornendo in aggiunta corsi di formazione per aspiranti cuochi, barman o sommelier. Tutti esempi diversi, ma ispirati dalla stessa idea: quando il lavoro non c’è, allora bisogna ingegnarsi e inventarlo. La risposta alla crisi e la strada per il futuro passano anche da qui. • 11.
FUL MONDI FANTASTICI
Terra ignota: , l incursione di Vanni Santoni nel fantasy Tra i giovani scrittori toscani emergenti, Vanni Santoni spicca sia per il suo stile di scrittura, che per la sua prolificità: senza sosta, spazia dai romanzi alla carta stampata, fino ai testi teatrali. Siamo più abituati a vederlo alle prese con storie “alla Irvine Welsh”, ma Santoni ama sorprendere... Avventurandosi fino ai territori del fantasy. Testo di Jacopo Aiazzi, foto di Vanni Santoni
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n occasione dell’uscita del secondo volume della saga di Terra ignota, abbiamo incontrato Vanni Santoni nel periodo forse più prolifico della sua carriera. Infatti, ha pubblicato nell’ultimo anno la versione definitiva di Personaggi precari (Voland), i primi due volumi di Terra ignota (Mondadori) e ci confessa che a maggio è prevista l’uscita di Muro di casse (Laterza), un saggio narrativo ambientato nel mondo dei rave party. Perché da scrittore poliedrico, specializzato nel descrivere il disagio giovanile, sei passato al genere fantasy? «Fu un’idea di Martina Donati, che ai tempi lavorava in Giunti. Ero passato a trovarli per un altro lavoro, e quando mi invitarono a cena dissi che non potevo perché avevo il gioco di ruolo. Martina disse subito “sai fare i romanzi, fai i giochi di ruolo, perché non scrivi un fantasy?” All’inizio ci risi su, poi un giorno mi scoprii a sbozzare una scena e vidi che funzionava... Arrivò l’interessamento di Mondadori e andò a finire che lo feci con loro». In questa trilogia aggiungi la sigla HG alla firma. Si dice che tu lo faccia per sottolineare un percorso differente rispetto ai tuoi soliti scritti, oltre ad essere un omaggio a Guido Morselli. Qual è il vero motivo? «Entrambe le motivazioni sono vere. È un omaggio alla sua opera Dissipatio H.G., e nasce dal fatto che la casa editrice mi suggerì di operare una qualche differenziazione per chiarire che era una cosa diversa dal solito. Mi consigliarono di aggiungere una iniziale alla firma, ma non ho secondi nomi o cognomi. Adottare uno pseudonimo sarebbe stato un po’ nascondersi; inoltre l’uscita, quasi in contemporanea, del nuovo Personaggi precari, ricordava a tutti che ero anche e soprattutto “scrittore letterario”, così optai per la sigla».
Terra ignota è considerata una vera e propria innovazione del fantasy per l’ampio uso di brani tratti da opere preesistenti. Perché questa scelta e da quali autori hai attinto maggiormente? «La literary fiction è da tempo passata dal modernismo al postmodernismo, e anche oltre. Questo non è accaduto nel fantasy, ancora oggi piuttosto fermo su derivazioni da Tolkien, quindi c’era spazio per provare un approccio nuovo. Il secondo volume (Terra ignota 2 – Le Figlie del Rito, ndr) fa un uso leggermente minore del pastiche, mentre il primo (Terra ignota – Risveglio, ndr) è un vero e proprio mosaico che passa senza ritegno dalla Bibbia a Sandman, dall’Ariosto a Dragonball, da Calvino a Berserk. Il fantasy è uno dei generi letterari che si prestano meglio a questo tipo di sperimentazione, proprio per il suo essere fin dalle origini una ricomposizione modernista di figure e stilemi del mito e della fiaba». Martin, l’autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, ispiratore della serie Il Trono di Spade, sostiene che un fantasy moderno e di successo deve riprendere vicende storiche. È anche il caso di Terra ignota? «Come ho già detto, la mia saga attinge soprattutto al canone fantastico; tuttavia in Terra ignota vi è almeno un richiamo storico forte: il “Cerchio d’Acciaio”, l’ordine di cavalieri che è tra i principali antagonisti, oltre che una “Tavola Rotonda” al contrario, è ispirato alle SS che, con i loro cappelli adornati di teschi, hanno cambiato l’estetica del male. Credo che anche la vicenda di Vevisa in Terra ignota 2, una scalata al potere che si realizza per il suo essere portatrice di codici di pensiero moderni, con cui scardina un ordine cristallizzato, abbia affinità con vicende di ascesa politica tipiche della storia contemporanea». In breve, di cosa tratta la saga? «Dal punto di vista della vicenda, il primo Terra ignota è un puro romanzo di formazione, si va dalla chiamata all’avventura al superamento di prove iniziatiche, fino all’assunzione di responsabilità. Terra ignota 2, che si svolge tre anni dopo il primo, ha una complessità maggiore, dato che il suo tema principale è la scoperta di essere una dea e il confronto con tale consapevolezza. Ailis, la protagonista del primo romanzo, nel secondo cerca in ogni modo di sfuggire al ruolo che le viene imposto: è una dea che vuole essere umana. Al contrario la sua amica e antagonista Vevisa passa da umana a figura con un ruolo quasi divino. Il secondo volume, rispetto al primo, è anche più crudo e violento: un calderone di sangue dove muoiono un sacco di personaggi principali. Va detto poi che questi due romanzi, pur autoconclusivi, formano un unico corpo narrativo; il terzo sarà invece un prequel con personaggi nuovi. Questa scelta, così come il cambio di registro tra Terra ignota 1 e 2, deriva dal fatto che ho sempre scritto libri molto diversi tra loro, e non ho intenzione di smettere di sperimentare». •
ENGLISH VERSION>>>>
Among the young Tuscan emerging writers, Vanni Santoni stands out both for his style of writing and for his prolificacy. We are more used to see him struggling with “Irvine Welsh-like” kind of stories , but Santoni loves to surprise... Perhaps we met in him during the most prolific period of his career. In fact, last year he published the final version of Personaggi precari (Voland), this year has come out the second volume of Terra ignota’s fantasy trilogy (Mondadori) and in May, Muro di casse (Laterza), an essay set in the world of rave parties. As a multifaceted writer, specialized in dealing with youth problems, why did you turn to the fantasy genre? «It was an idea of Martina Donati, who at the time worked for Giunti. I was there to discuss about another job, and when they invited me to dinner I said I couldn’t, because I had to take part to a role-playing game. Martina immediately said: “you write novels, you are into role-playing games, why you don’t write a fantasy novel?”. At first we laughed about it, then one day I found myself outlining a scene for the book, and I saw that it worked... Then Mondadori got interested, and I ended up doing the novel with them». Terra ignota is considered a real innovation in the fantasy world, because of the wide use of excerpts from pre-existing works. Why this choice, and which are the authors you have borrowed the most? «Literary fiction has transitioned since long time from modernism to postmodernism, and even beyond. This did not happen in fantasy fiction, still quite stuck on variations on the archetypes created by Tolkien, so there was enough room to try a new approach. Fantasy is one of the genres that are better suited to this kind of experimentation, just for the fact that from the beginning it was a modern reassembly of characters and stylistic elements derived from myths and fairy tales». Martin, the author of A Song of Ice and Fire, that inspired the series Game of Thrones, argues that a modern and successful fantasy novel must take inspiration from historical events. Is this also the case of Terra ignota? «Like I said, my saga draws its inspiration especially from the fantastic archetype; however, in Terra ignota there is at least one strong historical reference: the Circle of Steel, the order of knights that is one of the main antagonists, is inspired by the SS, that with their hats adorned by skulls changed the aesthetics of evil. I think also that the story of Terra ignota 2, a rise to power that undermines a crystallized order, has affinities with some political rises typical in contemporary history». In short, what is the saga about? «From the point of view of the story, the first Terra ignota is a pure Bildungsroman, from the call to action to overcome initial trials, to the assumption of responsibility, while the second episode is much more complex, and deals with strong emotions and contradictions. I have always written very different kinds of books, and I’m not willing to stop experimenting». •
«Ho sempre scritto libri molto diversi tra loro, e non ho intenzione di smettere di sperimentare»
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FUL LUOGHI MISTERIOSI
FREEING! PUOI APRIRE QUESTA PORTA? Una stanza misteriosa piena di strani oggetti, 45 minuti per uscirne e risolvere l’enigma con l’aiuto dei propri amici: questi gli ingredienti dell’unico reality room escape di tutta Italia. Volete saperne un po’ di più? Leggete questo articolo... ma la soluzione dovete trovarla voi! Testo di Julian Bondi, foto Freeeing
ENGLISH VERSION>>>>
You’re in an unknown place of your city; you enter into a mysterious and hidden shop and are asked to sign a paper committing yourself not to break anything in case of a panic attack. You are then blindfolded and your personal stuff is taken away; finally you’re locked in a room with only one thing at your disposal: your brain. You must solve logic riddles and mathematical problems quickly and above all… without losing lucidity! The timer in the corner of the room runs faster than you think. Freeing! is the name of this reality room escape game, played by a bunch of people (min 2 max 8) locked in a special theme room, selected from a series of scenarios. The goal is to solve the enigmas and put together the pieces of the theme story you chose and escape from it. The scenarios have names like “Illusion at 90°” or “The Inferno of Mirrors”. FUL tried to find out what this is all about and went to Campi Bisenzio to try this game, a brand new entry in Italy. While waiting we see four people getting out: they had good fun, even though they didn’t manage to find the very last clue. We follow their advice and decide to try the same scenario they chose: “Prison of chaos”.
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S
ei in una zona sconosciuta della tua città; entri in un negozio appartato e misterioso; firmi una liberatoria nella quale ti impegni a non rompere nulla in preda ad un attacco di panico; vieni bendato e privato dei tuoi oggetti personali, poi portato in una stanza e lì rinchiuso. Tu, e chi con te, avete 45 minuti per uscire da questa stanza. Una sola arma a disposizione: il vostro cervello. Risolvere enigmi logici e problemi matematici, fare velocemente e soprattutto... non perdere la calma! Perché il timer in alto all’angolo della stanza scorre molto più veloce di quanti pensi. Freeing! è quello che si definisce un reality room escape, un gioco in cui un gruppo che va da un minimo di due ad un massimo di otto persone viene chiuso in una stanza con un tema e una storia precedentemente selezionati tra una serie di scenari. L’obiettivo è quello di risolvere gli enigmi che ti faranno comporre i pezzi della storia che hai scelto e che ti porteranno fuori da essa. Gli scenari hanno nomi inquietanti come “Illusione a 90°” o “L’inferno di mirror”, e la domanda che spesso sorge spontanea ai partecipanti è se non si tratti di qualcosa basato sulla paura e il terrore. La risposta abbiamo provato a darla noi di FUL, andando in tre a provare a Campi Bisenzio questo nuovo gioco, che sbarca per la prima volta non solo a Firenze, ma anche in tutta Italia. Veniamo accolti da una giovane coppia cinese, Jin e Monica, che sono freschi di matrimonio e che hanno deciso di avviare questa attività insieme. Sono molto gentili e disponibili, ma si riservano di spiegarci qualsiasi cosa prima di aver provato almeno una delle loro stanze. Nell’attesa vediamo uscire un gruppo di quattro persone: sono divertiti, anche se ci confessano di essere un po’ amareggiati: non sono riusciti a trovare l’ultimo indizio. Su loro consiglio, decidiamo di provare il loro stesso scenario, “Prigione del caos”. Questo il plot: una squadra di recupero entra in un carcere per trarre in salvo un ostaggio, ma al loro arrivo nella cella una porta si chiude
L’obiettivo è quello di risolvere gli enigmi che ti faranno comporre i pezzi della storia che hai scelto e che ti porteranno fuori da essa
e rimangono bloccati dentro. L’ansia iniziale sparisce presto per lasciare spazio alla concentrazione e attenzione ad ogni dettaglio, che poi farà di nuovo posto ad una frenesia negli ultimi cinque minuti, quando ci si rende conto che la soluzione è vicina, ma ancora non è nelle nostre mani. Un gioco dunque che non ha niente a che fare con la paura ma solo con l’ingegno e il lavoro di gruppo. Due doti che a quanto pare noi tre sprovveduti non avevamo dalla nostra, perché beh... non ce l’abbiamo fatta. Ci teniamo però a dirlo: è colpa dell’orario tardo e della lunga giornata alle spalle, non della nostra carenza di intelletto. La prossima volta andrà sicuramente meglio! Usciti visibilmente afflitti, Jin ci conforta dicendoci che siamo in buona compagnia, dato che il tasso di successo è intorno al 30%. Dall’apertura, a marzo di quest’anno, il numero di partecipanti mensili è in continua crescita e i due giovani gestori sono soddisfatti soprattutto dal fatto che vedono molte persone tornare e portare nuovi amici. Freeing! nasce in Giappone poco più di due anni fa e, dato il grande successo, viene in pochi mesi esportato come franchising ad Hong Kong, Singapore, Canada, Cina, India e Italia. Ad oggi sono più di mille le succursali aperte, soprattutto in Cina. L’età media dei partecipanti è tra i venti e i trentacinque anni: ragazze e ragazzi desiderosi di provare una esperienza che metta alla prova le proprie capacità. Non solo: sono molte anche le aziende che organizzano una partita per sviluppare il senso di squadra tra i dipendenti. Spesso è proprio questo aspetto che viene sottovalutato e che, ad onor del vero, è stato anche il nostro punto debole: se non si lavora in gruppo la riuscita è pressoché impossibile. Un consiglio quindi vi è già stato dato, ora sta a voi uscire dalla stanza misteriosa. Una attività sana e divertente che nel nuovo numero di FUL dedicato alla fantasia, non poteva mancare. Buona ri-uscita! •
This is the plot: a rescue team breaks into a jail to try and save a hostage, but as soon as they get in the door closes behind them so they’re stuck inside. The initial panic quickly disappears, we become concentrated and absorbed by all the small details, however in the last 5 minutes frenzy comes back, the solution is near but not yet in our hands. Freeing! was born in Japan a couple of years ago, it had a lot of success and was quickly exported as a franchising to Hong Kong, Singapore, Canada, China, India and Italy. Today there are more than a thousand branches, mainly in China. The average age of the participants is between twenty and thirtyfive: young men and women craving for a new way to test their abilities. But there are also many firms that organize matches as team building experiences for their employees. This is a game which has nothing to do with fear but just with team work and intelligence. Very often this aspect is underestimated: no team work equals no success. Since this all started – March 2014 – the number of participants has dramatically increased each month and the two young managers are very satisfied when people come back bringing their friends along. So what are you waiting for? •
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stazione S.M.N.
Orto Botanico Piazza San Marco
Mercato di San Lorenzo
Piazza S.S. Annunziata
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Piazza del Duomo
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Piazza della Repubblica
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Santo Spirito
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Villa Bardini Giardino di Boboli
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Forte Belvedere
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Piazza Beccaria
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FUL SUONI UNDERGROUND
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Suoni dell altro mondo Bassi che pompano, un sound avvolgente che prende a prestito sonorità da tutto il mondo: è la Global Bass, la musica che dall’underground sta facendo il giro del mondo. E che a Firenze ha due alfieri d’eccezione: Ckrono e Slesh. Che fanno divertire il loro pubblico, assieme a loro: perché in due, spiegano, è più bello. Testo di Marta Pintus, foto di Ckrono e Slesh
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krono e Slesh sono due musicisti e produttori fiorentini che si muovono nello scenario della Global Bass, un ambito musicale dove confluiscono varie influenze, sottoculture musicali popolari, un movimento che abbraccia sonorità e ritmi provenienti da tutto il mondo: dal Brasile al Canada, dalle Filippine al Mediterraneo. Ciò che lo caratterizza sono le cosiddette bass lines: i brani si distinguono per il suono iper-compressato, avvolgente, mai frontale o freddo. Ckrono e Slesh lo definiscono: «Un
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punk grosso, ciccione: un omone gigante che da un parte ti abbraccia e ti dà calore, ma ha un’anima punk che vuole “spaccare tutto”, divertirsi, ballare e rendere felici le persone, facendogli scordare, almeno per qualche ora, i problemi della propria vita quotidiana». Signore e signori, sono davvero lieta di presentarvi Gianluca Daiichiro Rossi e Matteo Rondelli, in arte Ckrono e Slesh. Matteo, Gianluca prima di cominciare a suonare e produrre insieme avete fatto entrambi i dj. Qual è la differenza tra suonare da soli e in coppia? M: «Quando suoni da solo sai già la prossima mossa che andrai a fare, è più facile avere il controllo dell’insieme; però sei tu e basta, è il tuo viaggio personale. Quando suoniamo insieme, e spesso mettiamo i pezzi che produciamo, dobbiamo mantenere un certo rigore… o almeno ci proviamo. Però, succedono cose magiche: ti guardi, ti capisci e sei in perfetta sintonia con l’altro; le cose si amplificano raggiungendo livelli a cui da solo non arriveresti mai». G: «In coppia riesci meglio a fare un percorso preciso. Siamo in due a “sentire” le persone e riusciamo a convogliare meglio l’energia: l’uno guarda l’altro, e insieme ascoltiamo il pubblico, quello che trasmette, e creiamo insieme il sentiero musicale. Ovvio, capita di fare delle cavolate incredibili... in due però è più difficile, «Devi accompagnare proprio perché se io sbale persone, devi glio c’è Matte che mi riprende e viceversa… è una fare in modo che si sensazione molto bella». incuriosiscano, ti seguano Qual è il vostro rapporto con il pubblico? e si affidino a te» M: «È fondamentale, ma non devi assecondarlo in tutto, perché alla fine il “direttore” sei tu e gli stai fornendo una chiave di lettura. Il mio obiettivo è far capire ciò che sto proponendo, al di là del pezzo conosciuto o di uno stile già sentito. Per fare questo, devi accompagnare le persone, devi fare in modo che si incuriosiscano, ti seguano e si affidino a te per farle divertire, anche se quello che proponi è diverso da ciò che sono abituate a sentire». Trovate differenze tra il pubblico italiano e quello estero? M: «Diciamo che qui il pubblico subisce molto di più il fascino del marketing della serata e del mainstream, mentre all’estero le persone sono più preparate e hanno un ascolto più consapevole, più curioso. In Italia purtroppo abbiamo perduto tutto quello che gli anni ’90 avevano creato». Cosa succedeva negli anni ’90? M: «Si stava creando un movimento che non aveva nulla da invidiare all’Inghilterra, tanto per dirne una. La scena dance era un crogiuolo di idee, professionalità e creatività. Oltre all’aspetto musicale c’erano le strutture, i club e le possibilità di poter organizzare eventi dove le persone fossero davvero libere di esprimersi. Poi è arrivato il 2001, con il G8, e le cose sono cambiate, ovviamente non mi riferisco solo alla musica. La socialità è stata devastata, il divertimento è stato demonizzato al di fuori di ciò che è considerato istituzionalmente corretto e accettato». Qual è quindi secondo voi la situazione della cultura underground? G: «La cultura underground viene repressa perché considerata non controllabile. Ma non è vero, basta guardare ciò che accade all’estero. Credo che non ci sia la volontà da parte delle istituzioni di investire nella cultura e nell’espressione del proprio popolo, che non lo si voglia lasciare davvero libero di essere ciò che è. È una visione cieca, perché la cultura, oltre a creare coscienza, genera profitto se le si lascia lo spazio di svilupparsi, organizzarsi, crescere, di essere vissuta e partecipata». M: «Ma al di là di ciò, l’underground esiste. Come obiettivo noi abbiamo quello di far star bene le persone, renderle felici facendole divertire proponendo una cultura nuova, stimoli differenti, fuori dal coro. Una musica composta da sonorità che arrivano tutte le parti del mondo. Questa è la Global Bass». •
ENGLISH VERSION>>>>
Ckrono and Slesh are two Florentine musicians and producers that move their steps in the scenario of Global Bass, a musical environment where various influences and musical subcultures, sounds and rhythms from around the world all meet together: from Brazil to Canada, from the Philippines to the Mediterranean. What characterizes this music are the so-called bass lines: a surrounding sound, never cold. Ladies and gentlemen, I am pleased to introduce you Gianluca Daiichiro Rossi and Matteo Rondelli, aka Ckrono and Slesh. Matteo, Gianluca, before starting to perform together you were both djs. What is the difference between playing alone and together? M: «When you play alone is easier to have control of the whole thing; but it’s just you, it’s your personal journey. When we play together, magical things happen: we are in perfect harmony, things are amplified to levels you could never reach by yourself». G: «We can both “feel” the people and we can better convey the energy: one looks at the other, and together we listen to the public, to the sensations it transmits. Of course, mistakes can happen... however, when we play together, it’s more difficult, because if I’m wrong Matteo helps me, and vice versa... it’s a very nice feeling». What is your relationship with the public? M: «It is important, but you don’t have to follow passively the people, because in the end you are the “director”, it is you providing a key to the public. My goal is to make people understand what I am submitting to them. To do this, you have to accompany people, you have to make sure that they follow you and have faith that you can entertain them». What is the difference between the Italian and the foreign public in your opinion? M: «Here, the public is much more hypnotized by the lure of marketing and by mainstream music, while abroad people are more aware, more curious». What do you think about the situation of underground culture? G: «Underground culture has always been repressed because it is considered uncontrollable. But it is not true, just look at what happens abroad. I believe that institutions are not willing to invest in culture. It is a blind vision, because culture, as well as creating awareness, also generates profits if it has a space to grow and to be shared». M: «But beyond that, the underground scene exists. Our aim is to make people feel better, having fun while being exposed to a new culture, to different stimuli, out of the usual tracks. A music made up by sounds from all over the world. This is Global Bass music». •
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FUL QUELLO CHE LUCCICA È ORO
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L ESTASI , DELL ORO Farmacista, alchimista, musicista, artigiano, artista: Alessandro Dari è questo e altro ancora. Visionario e creativo, il suo talento è qualcosa che trascende la somma dei suoi interessi: un Maestro, ministro di un culto che viene da lontano. Testo di Renzo Ruggi, foto Alessandro Dari
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econdo San Francesco colui che lavora con le mani, la testa ed il cuore smette di essere artigiano per elevarsi ad artista. Se a tutto ciò si aggiunge la dimensione spirituale, quel sentirsi tramite tra l’idea di un oggetto preesistente e la sua trasposizione materiale, si condensa con buona approssimazione l’opera di Alessandro Dari: orafo, musicista, farmacista e studioso. Nato a Siena poco più di 50 anni fa, viene a contatto con l’oreficeria proprio nella piazza simbolo della città: piazza del Campo. È qui che all’età di 12 anni trova un anello a forma di serpente. Si manifesta in lui la voglia di replicarlo, in modo istintuale, con gli attrezzi del neofita. In parallelo, la laurea in Farmacia e la passione per la chitarra classica, apparentemente privi d’attinenza con la lavorazione dei preziosi. Studia da autodidatta l’arte orafa dagli Etruschi fino al Rinascimento, passando per l’arte classica ed il Gotico, cogliendone le implicazioni tecniche e stilistiche su cui andrà a poggiare tutto l’impianto artistico successivo. La sua bottega-museo ha sede in Oltrarno, all’interno .20
mi hanno dato la capacità di conoscere intimamente i metalli, riuscendo a capire il perché delle reazioni che di volta in volta hanno». Risulta evidente a questo punto il legame con l’alchimia e l’esoterismo, elementi pervasivi in ogni aspetto della sua arte. Proprio la figura dell’alchimista, metafisica e multidisciplinare, votata all’esercizio e alla ricerca, è quella maggiormente sovrapponibile a Dari. A corredo di questa poliedricità, una passione per la chitarra classica che arricchisce un patrimonio gestuale già straripante. Tutti modi attraverso cui compiere l’indagine interiore da cui estrapolare gli elementi base per una nuova collezione di gioielli. Seguendo questo modello sono nate tutte le sue collezioni più famose: “Neve d’estate”, “Giardino dell’anima e sacralità, “Alchimia del Rinascimento” e la recente “Collezione Della Robbia” con cui il maestro ha trasposto nell’oreficeria le tecniche e le smaltature tipiche dei celeberrimi scultori fiorentini. La sua è stata una carriera piena di soddisfazioni: è stato Professore Onorario di oreficeria presso la facoltà di Architettura di Firenze, le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo e vanta un folto numero di clienti illustri, Vaticano in primis. Attualmente, lavorano con lui il figlio ed un nipote, ma nel corso degli anni sono stati moltissimi gli allievi formatisi in bottega nell’ambito dei suoi corsi di oreficeria scultorea. •
I metalli sono valvole di sfogo intime su cui imprimere le emozioni di un interiorità febbrile, corrispondenze fisiche alle astrazioni amorfe dello spirito del quattrocentesco palazzo Nasi-Quaratesi. La musica rinascimentale, le teche illuminate, un soppalco ligneo simile ad un pulpito ne fanno la porta d’accesso ad un mondo altro, una dimensione spazio-temporale parallela, retta da simboli e rituali propri. Lo ascolto da una finestra sul laboratorio, chino su una nuova creazione. Mi parla degli stimoli e delle visioni che lo muovono nel lavoro: «L’amore, il dolore e la musica. Mai i desideri di un committente». I metalli sono valvole di sfogo intime su cui imprimere le emozioni di un interiorità febbrile, corrispondenze fisiche alle astrazioni amorfe dello spirito. Non stupiscono quindi i soggetti eterei, onirici; allegorie in una liturgica successione di cromie, luci ed ombre. Ciò che sorprende è il trionfo del dinamismo sulla stasi fredda del metallo. Dari doma la materia con tale minuzia perché fine studioso e cultore del comportamento chimico-fisico degli elementi di cui è composta. Questo grazie agli studi chimici da farmacista, professione che tuttora esercita per alcune ore al giorno una volta lasciata la bottega. «Gli studi mi hanno permesso di arrivare là dove gli altri orafi non arrivano:
ENGLISH VERSION>>>>
Alessandro Dari: goldsmith, musician, scholar and pharmacist. Born in Siena something like 50 years ago, he first met his favorite material, gold, in the square that is the symbol of the city: Piazza del Campo. It’s here that, when he was 12, he found a ring with the shape of a snake. Instinctively, he felt the desire to replicate it, with the tools of a neophyte. He studied by himself the goldsmith’s history of art from the Etruscans to the Renaissance, through classical and Gothic art. At the same time, he got a degree in Pharmacy. His workshop-museum is located in Oltrarno, in the fifteenth century Nasi-Quaratesi palace. I listen to him from a window of his lab, while he’s bent working on a new creation. He tells me about the inspirations and visions that move his work: «Love, pain and music. Never let the wishes of the customer guide your work». Dari tames the matter with great meticulousness, he is a fine scholar and devotee of the chemical and physical behavior of the elements of which it is composed. His deep knowledge comes from the chemical studies done as a pharmacist, a profession that still keeps him busy for a few hours every day. It is clear at this point the connection of his work with alchemy and esotericism that are pervasive elements in every aspect of his art. A metaphysical and multidisciplinary alchemist, devoted to work and research: this is the best way to describe Dari. In addition to such versatility, he has a passion for classical guitar. These are all ways through which he fulfills his own internal investigation, and from which he draws the basic elements of every new jewelry collection. All his most successful collections were born in this way: “Neve d’estate” (Snow in summer), “Giardino dell’anima e sacralità” (Garden of the soul and sacrality), “Alchimia del Rinascimento” (Alchemy of the Renaissance) and the recent “Collezione Della Robbia” (Della Robbia collection), in which the maestro has transposed the techniques and glazes of the famous Florentine sculptors into the art of goldsmithery. Currently, his son and a nephew are working with him, but over the years many students have been trained in the art of goldsmithery through the classes held by the maestro. His career is full of rewards: he is Honorary Professor of Goldsmithery at the Faculty of Architecture of Florence, his works are on display in many international museums ad he has a large number of distinguished clients, such as the Vatican, to name one. As I’m leaving, I ask him what is his relationship with time. «I do not know how long it will take to finish this ring. I do not care. I can measure it, of course, but only through numbers that the soul does not know. Time equals death». •
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FUL BUONA LETTURA
La lettura trova una casa. Anzi, una via C’era una volta a Firenze, e qualcuno se la ricorda ancora, una via dedicata ai libri: era via Martelli, sede anche dello storico Liceo Galileo. Oggi negozi di telefonia e gastronomia hanno cambiato il panorama, ma la via dei libri è rinata... grazie ad un progetto che unisce scrittori, editori e lettori all’insegna della buona letteratura. Testo di Jacopo Naldi
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Ormai non sono più gli autori ad allontanarsi dai loro libri, ma i lettori». Così parlava Ennio Flaiano, e questo è stato (ahimè) evidente e inevitabile, negli ultimi anni, per tutti i frequentatori delle librerie di via Martelli. Là dove c’era (e c'è) una libreria antiquaria, la dove c’era la Marzocco (e il Marzocchino per i più piccoli), che poi è diventata la Libreria Martelli, ora c'è Eataly. Una diaspora culturale con inclinazioni gastronomiche. Dallo scorso 8 novembre, la “via dei libri” è però rinata sotto forma di tenda, proprio nel tratto che porta al Duomo, grazie alle case editrici fiorentine Clichy e Mandragora, che già un anno fa erano riuscite ad aprire una libreria temporanea in piazza della Repubblica. Nel salotto culturale di settantacinque metri quadrati sorto in via Martelli, che ha preso appunto il nome de La via dei libri, aperto fino a marzo tutti i giorni dalle dieci di mattina alle nove di sera domeniche e festivi compresi, ci sono fra i 50 e i 60 mila titoli. Un’avventura culturale che ha permesso anche a una decina di ex librai della vecchia libreria Edison, ancora senza occupazione dalla sua chiusura, di trovare lavoro in questa libreria generalista dove metà dello spazio è dedicato ad autori toscani ma vi si trovano anche volumi di arte, in lingua straniera, grandi classici, libri per bambini e di autori contemporanei. La libreria vuole anche essere uno spazio di aggregazione e vuole provare, grazie alla direzione artistica di Gabriele Ametrano – giornalista e critico che scrive sul Corriere Fiorentino – a creare una collaborazione tra le varie realtà culturali di Firenze. I libri, gli autori, le case editrici della città e di tutto il territorio toscano sono i principali protagonisti del calendario di presentazioni che si terranno ogni mercoledì dalle 18. Tra gli eventi fissi in calendario: il giornalista e saggista Pippo Russo e le sue “stroncature d’autore” il primo e il terzo venerdì del mese, il quarto venerdì appuntamento con “La profe” Antonella Landi che affronterà autori toscani del passato e contemporanei. Il primo giovedì del mese si comincerà con le “Letture itineranti”: grazie alla voce di un attore o un lettore professionista, .22
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«It is no longer the authors that move away from their books, but readers» said once Ennio Flaiano, and this is obvious for anyone that has visited in the recent years the libraries of via Martelli. Where there was (and still is) an antiquarian bookshop, where there was the Marzocco bookstore (and Marzocchino for children), which then became the Libreria Martelli, now there is Eataly. However, since November 8th, the bookshop is reborn under the shape of a tent, called La Via dei Libri (the street of the books). A cultural salon was built on a seventy square meters area in via Martelli, located right along the path leading to the Duomo, thanks to the Florentine publishers Clichy and Mandragora, which a year ago had already managed to open a temporary bookstore in piazza della Repubblica. Open until March every day from 10am to 9pm – Sundays and holidays included – it contains a selection between 50 to 60.000 books. Half of the space is dedicated to Tuscan authors, but there are also volumes about art, foreign languages, classics, children’s books and contemporary fiction. The library is meant to be a space of aggregation and attempts, thanks to the artistic direction of the journalist and critic Gabriele Ametrano, to create a collaboration between the various cultural realities of Florence. The books, the authors, the publishers of the city and the rest of Tuscany are the main protagonists of the events that will be held there. A place where the publishing industry meets journalism and culture, giving visibility to poets, writers, authors, and a space for all those who love books and reading. The goal is to allow people to share not only culture, but also emotions. «What really knocks me out is a book that, when you’re all done reading it, you wish the author that wrote it was a terrific friend of yours and you could call him up on the phone whenever you felt like it. That doesn’t happen much, though» ( JD Salinger) . • www.facebook.com/LaPiazzaDeiLibri
verrà effettuata la lettura integrale di un libro in quattro incontri mensili. Il primo incontro si terrà nello spazio della Via dei Libri, i successivi in altre librerie della città. Il mondo editoriale e giornalistico fiorentino qui si uniscono dando visibilità a poeti, scrittori, letterati e uno spazio per tutti quelli che amano i libri e la lettura. L’obbiettivo è quello di fare sistema sull’universo libri e permettere così la condivisione non solo di cultura ma anche di emozioni. «Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira» ( J.D. Salinger). •
Il mondo editoriale e giornalistico fiorentino qui si uniscono dando visibilità a poeti, scrittori, letterati e uno spazio per tutti quelli che amano i libri e la lettura 23.
FUL ACROBATICO
Da Bagno a Ripoli a campione , d Europa Il wakeboard, una disciplina pressochĂŠ sconosciuta in Italia, nelle parole di uno dei suoi campioni: Federico Bellini. Un fiorentino che ha cominciato ad allenarsi nel Parco dei Renai e che ha conquistato gli Europei 2014 a Montargil, Portogallo. Testo di Chiara Tarasco, foto Federico Bellini .24
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’intervista che vi racconterò in queste righe è differente rispetto a molte altre, e il motivo è semplice: prima di incontrare Federico non conoscevo neanche l’esistenza di questa disciplina... Ho deciso quindi di “propinargli” tutte le domande che mi sono saltate in mente riguardo a lui a e al funzionamento specifico di questo sport. Forse anche troppe... Nato a Bagno a Ripoli il 12 dicembre 1983, Federico Bellini è il vincitore degli Europei 2014 di wakeboard che si sono svolti a Montargil, Portogallo. Questa disciplina sportiva in Italia è poco conosciuta e gli spazi adibiti sono pochissimi. Nasce negli anni Ottanta in America, precisamente in Florida, sull’onda del successo dei surfisti; si basa infatti sull’utilizzo di una tavola in tutto e per tutto simile ad uno snowboard, ma la differenza cruciale è il diverso scenario: l’acqua. Il tipo di sforzo che viene impiegato dagli atleti di wakeboard si potrebbe paragonare a quello dello sci nautico. Anche il wakeboard ha la peculiarità di nascere e svilupparsi completamente in acqua, il tutto condito da una difficoltà enorme: l’innaturalità per il nostro corpo nello “stare in piedi sull’acqua” e compiere dei salti. Anche se molti lo praticano al mare, magari d’estate, il wakeboard nasce inizialmente per essere praticato sui laghi. Per questo motivo è più facile prenda piede nel nord Italia, dove ci sono più specchi d’acqua adatti agli allenamenti. Oltre alla tavola e all’acqua, l’elemento fondamentale di cui necessita questo tipo di attività è la fantasia, quella vera. Nel complesso, si tratta di allenamenti e gare che il termine freestyle riassume appieno. Federico mi spiega che i cosiddetti “trick”, ossia i numeri che l’atleta svolge, sono tutti unici nel loro genere. Non c'è dubbio però che il wakeboard in Italia si stia diffondendo sempre più con il passare del tempo e sicuramente
grazie anche ad atleti come Federico, ormai conosciuto per le sue vittorie. Appassionato di wakeboard già da piccolo, Federico ha cominciato con i primi allenamenti al Parco dei Renai di Signa. Oggi è costretto a spostarsi e andare fino a Ravenna. Per un anno e mezzo ha deciso di dedicarsi fulltime al wakeboard, e dato che si tratta di un’attività che si può praticare solo nella bella stagione ha trascorso l’estate a Rieti e l’inverno a Singapore, per poi tornare a Rieti l’estate successiva. Tutti questi allenamenti, la costanza e certamente anche la voglia di divertirsi e di mettersi in gioco hanno portato Federico a vincere gli Europei, altri atleti italiani invece si sono aggiudicati cinque ori, due argenti e due bronzi. Gli Europei sono una competizione federale e quest’anno si sono svolti in Portogallo. Ogni nazione ha portato i suoi quindici migliori atleti, per un totale complessivo di più di 120 iscritti. Federico mi confessa che il merito sostanziale è della Federazione Italiana Sci Nautico e Wakeboard che li supporta in tutto, e non solo dal punto di vista economico. Ma chi pratica il wakeboard oggi, lo fa espressamente per pura passione. Federico è sicuramente uno di questi e mentre mi racconta la sua storia traspare tutta l’adrenalina di questo sport. La soddisfazione di essere uno dei pochi che pratica wakeboard a livello nazionale per lui è davvero grande. E l’atmosfera di contorno è un bonus da non sottovalutare: lo stretto contatto con la natura, il divertimento e la capacità di creare sempre nuove figure è nelle mani del singolo individuo. Alla fine dell’intervista ho ancora più curiosità di quando ho cominciato e un’incredibile voglia di provare in prima persona. Il wakeboard coniuga passione, creatività e ingegno in un’unica disciplina, una ventata di originalità rispetto alle classiche attività che fanno ormai parte del nostro panorama sportivo. •
Oltre alla tavola e all’acqua, l’elemento fondamentale di cui necessita questo tipo di attività è la fantasia, quella vera. ENGLISH VERSION>>>>
Born in Bagno a Ripoli on December 12th, 1983, Federico Bellini is the winner of the 2014 Wakeboard & Wakeskate Championships that took place in Montargil, Portugal. This sport is little known in Italy, and there are very few spaces available for practice. Born in the Eighties in the US, in Florida, following the success of surfing, this sport is based on the use of a board similar in all respects to a snowboard, but with a crucially different scenario: water. In addition to the board and to water, the real fundamental element required by this sport is fantasy. Real fantasy. Overall, it’s all about training and competitions, fully captured by one word: freestyle. Federico explains to me that the so-called “tricks”, ie the numbers that the athlete performs, are all unique. Already as a child Federico was a passionate wakeboarder, and he began his early trainings at the Parco dei Renai in Signa. Today, he decided to devote himself full-time to wakeboard for a year and a half; considering that this activity can be practiced only in summer, he spent the summer in Rieti and the winter in Singapore. All the trainings, his constancy and certainly also the desire to have fun and get in the game, led Federico to win the championships held in Portugal this year. Other Italian athletes have won five gold medals, two silver medals and two bronze medals. Federico admits that a substantial credit goes to the Italian Water Ski and Wakeboard Federation, that totally supports all athletes, not only from the economic point of view. But those who practice wakeboarding today, do it expressly for pure passion. Federico is definitely one of them, and while he’s telling me his story all the adrenaline of this sport shines through his words. For him, it is really a great satisfaction to be one of the few Italians who practice wakeboarding at this level. And the atmosphere that surrounds wakeboarders is a bonus not to be underestimated: the close contact with nature, the fun and the ability to create new tricks are all in the hands and in the creativity of the athlete. •
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FUL OF FANTASY
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L abito fa il monaco Perché sognare di essere un personaggio di fantasia, o un protagonista di un film o di un cartone animato, quando ci si può davvero calare nei suoi panni? È quello che – letteralmente – fanno i cosplayer. Ma, come ci racconta una ragazza fiorentina, per realizzare le proprie fantasie ci vuole molto lavoro... Testo di Marco Fallani, foto Adele
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vete mai sognato di trasformarvi in uno dei vostri personaggi preferiti? C'è chi ci riesce: li chiamano cosplayer. La parola deriva dall’unione di due termini inglesi costume e play, e indica l’arte di interpretare gli atteggiamenti di un personaggio indossandone il costume. Possiamo dividerli in tre tipi: al primo appartengono coloro che amano trasformarsi nel loro personaggio preferito, sono preparatissimi sul background e conoscono i gesti e le espressioni del loro beniamino alla perfezione. Quelli del secondo invece scelgono, fra i costumi più popolari, quello che gli si addice meglio per il piacere di essere al centro dell’attenzione di fotografi e curiosi. Infine per il terzo tipo il piacere sta nella realizzazione del costume, in tutti i suoi più minimi particolari. Le loro creazioni sono sempre le più apprezzate e mostrano una grande cura per i dettagli. Partecipano alle competizioni e si sfidano sui palchi delle fiere dei fumetti, che in Italia sono sempre più numerose, distinguendosi sia per la realizzazione che per l’interpretazione del personaggio. Queste persone recitano fedelmente la parte dei protagonisti di anime, manga, videogiochi, e ultimamente anche personaggi di film, serie tv e perfino spot pubblicitari. Abbiamo incontrato Adele, una cosplayer del “terzo tipo”, per capire di cosa stiamo parlando, vi consigliamo di fare un salto sulla pagina Facebook Kitana’s room: rimarrete a bocca aperta! Appassionata di costumi fin dall’infanzia, Adele ci racconta con un sorriso che conserva ancora gelosamente il suo primo scettro di Sailor Moon ricevuto in regalo in 5° elementare. Laureata in Costumi per lo Spettacolo a Firenze, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, non ha mai abbandonato la sua passione per il mondo del cosplay, discutendo la sua tesi di laurea proprio su questo argomento. Per anni ha collaborato con una sartoria specializzata in costumi teatrali continuando a coltivare i suoi progetti personali all’interno del suo laboratorio e andando sempre in giro alla ricerca di materiali per le sue creazioni (in questi giorni è intenta a costruirsi un’armatura, non si sa mai tornasse utile!).
Kitana, Mortal Combat >>>foto Faccioli
La produzione dei costumi richiede tanta inventiva e abilità manuali: non basta un’infarinatura di sartoria
Lulu, Final Fantasy X
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Adele ci spiega quanta fantasia e capacità di improvvisazione ci sia dietro la creazione di un costume. La produzione infatti richiede tanta inventiva e abilità manuali: non basta un’infarinatura di sartoria per tenere assieme quaranta cinture, per fabbricarsi delle corna o quella enorme spada a due mani che volevi tanto. Ma come si sceglie il personaggio? Basandosi sulle proprie passioni e valutando la somiglianza fisica e magari anche caratteriale. Ma questo è solo il primo passo. Dopo essersi documentati approfonditamente, c'è da progettare il costume e cercare di scoprire quali sono i materiali più adatti, e solo allora si può cominciare con l’artigianato vero e proprio, che è la parte più stimolante di tutto il lavoro. E, proprio quando pensi di aver finito, passi allo studio del carattere del personaggio e alla preparazione di una vera e propria performance. Con questi presupposti, Adele nel 2015 si dedicherà alla condivisione della sua esperienza con il Corso Cosplay & GDR 2.0, presso la Scuola Internazionale di Comics in viale Spartaco Lavagnini. Adele terrà due corsi distinti: uno per principianti, indicato a chi si avvicina per la prima volta al mondo del cosplay, che fornisce le basi per l’approccio alla scelta del personaggio e introduce al lato sartoriale della creazione del costume Il corso avanzato è invece rivolto a chi ha già un po’ di esperienza manuale e vuole cimentarsi in una sfida impegnativa, con l’aiuto e la supervisione di una professionista. Gli argomenti trattati saranno ben più specifici: dalla creazione degli accessori, allo shooting con i fotografi per finire con la preparazione della performance. Per i dettagli: www.scuolacomics.com/corsi/cosplay/firenze
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Have you ever dreamed to turn into one of your favorite characters? There are those who can: they are called cosplayers. The word comes from the union of two terms, “costume” and “play”, and indicates the art of interpreting a character by wearing his costume. Cosplayers participate to competitions and engage battles for the best costume during comic conventions, which in Italy are increasingly numerous, and are rewarded both for the realization of the costume and for the interpretation of the character they represent. These people faithfully perform the role of the protagonists of anime, manga, video games, and lately also the characters of movies, TV series and even commercials and advertising. We met Adele: to understand what we’re talking about, you should take a look to the Facebook page Kitana’s room: you will be amazed! Passionate about costumes since childhood, she graduated in Costumes for the Performing Arts in Florence, with a thesis on cosplay. For years, she worked with a tailor’s shop specialized in theatrical costumes, continuing to cultivate her personal projects within her laboratory and always looking around for material for her creations (during these days she is busy building an armor: you never know, it could always be useful!). Adele explains how much imagination and ability to improvise lies behind the creation of a costume. The production actually requires a lot of creativity and manual skills: it’s not just a matter of tailoring, it takes much more to hold together forty belts, to fabricate horns or to build that huge two-handed sword that you wanted so much. But how do you choose a character? You have to start from your passions, then evaluate the physical and even the psychological resemblance with the character you want to become. But this is only the first step. After you have thoroughly documented all these characteristics, you have to design the costume, and only at that point you can start with the craft work, that is the most challenging part of all the rest. And, just when you think you’ve finished, you have to take further steps to study the nature of the character and to prepare a real performance. Starting from all these assumptions, Adele will be busy in 2015 to share her experience with the Cosplay & RPG 2.0 class that will be held at the Scuola Internazionale di Comics in viale Lavagnini. For more details: www.scuolacomics.com/corsi/cosplay/firenze
Elise, Assassin's creed Unity>>>foto Alessandro Morandi
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ful uno straniero a firenze /\ un fiorentino all'estero
JIMI Ciao, sono Jimi e sono svedese. Mi sono trasferito a Firenze tredici anni fa per studiare. Dopo un Master in Moda, ho cominciato a lavorare nelle botteghe fiorentine di Santo Spirito, imparando ad avere la pazienza necessaria per i lavori manuali. Col tempo e l’esperienza ho imparato a conoscere diverse tecniche e a farle mie, reinterpretandole in funzione di quello che sarebbe diventato il mio mestiere, il ricamatore. Su questa tecnica costruita in tanti anni di formazione fiorentina, ho creato un brand che porta il mio nome, produco capi d’abbigliamento in Italia che vengono esportati e venduti in dodici paesi nel mondo. Questi sono i miei ultimi mesi in pianta stabile a Firenze, dalla prossima primavera farò il pendolare tra Parigi e Firenze, che ormai è più di una seconda casa. Cosa porteresti dalla Svezia a Firenze? «Dalla Svezia porterei ordine e organizzazione a livello statale. La tassazione in Svezia è alta, almeno quanto in Italia, però l’attenzione che lo Stato rivolge ai cittadini è completamente differente. Vi faccio un esempio. Parlando di sanità e costi di prevenzione, in Svezia se vuoi giocare a calcetto devi solo portarti le scarpe: i campi, le docce e tutto quello che concerne lo sport sono gratis, ci pensa lo stato, loro hanno capito che fare sport abbassa l’incidenza delle malattie e delle relative cure a carico dello stato. La prima volta che sono andato a giocare con amici qua a Firenze sono rimasto sconvolto quando ho scoperto che il campo, abbastanza grezzo e male illuminato, costava 70 euro l’ora». Cosa porteresti da Firenze alla Svezia? «Da Firenze alla Svezia porterei invece la spontaneità e l’artigianalità, valori e costumi ormai persi in virtù di un mercato gestito dalla Grande Distribuzione Organizzata e quindi massificato. Qua riesci ancora, in determinate vie della città, a viverti la vita a misura d’uomo». Hello, my name is Jimi and I’m Swedish. I moved to Florence thirteen years ago to study. After a Master in Fashion, I started working in the Florentine workshops of Santo Spirito, acquiring the patience needed for manual labor. With time and experience I learned and I began to master different techniques, reinterpreting them for what would become my profession, the embroiderer. With this technique, built over many years of practice in Florence, I created a brand that bears my name, and I produce garments in Italy that are exported and sold in twelve countries worldwide. These are my last few months in a permanent position in Florence, next spring I will commute between Paris and Florence, which is now more of a second home. Q: What would you bring from Sweden to Florence? «I would bring order and organization at the state level. Taxation in Sweden is high, at least as much as in Italy, however, the way the state addresses citizens is completely different. Let me give an example. Speaking of health and prevention costs, in Sweden if you want to play soccer you just take the shoes: the fields, the showers and everything concerning sports are free, the state provides for them, because they realized that sports lower the incidence of diseases and therefore of the treatments paid by the state. The first time I went to play with friends here in Florence I was shocked when I found out that the field, quite basic and poorly lit, cost 70 euro per hour». Q: What would you bring from Florence to Sweden? «From Florence to Sweden I would instead bring spontaneity and craftsmanship, values and customs that have been lost under a standardized market run by large retail. Here, in certain streets of the city, you still can live life on a human scale». •
FILIPPO Mi chiamo Filippo e ho 28 anni, due dei quali ormai spesi in Francia a fare ricerca. Sono un cervello in fuga? No! Primo perché non mi piacciono le etichette, e questa sinceramente mi è sempre sembrata un’espressione un po’ avvilente, secondo perché le mie intenzioni non erano quelle di scappare (anzi, torno a Firenze spesso e molto volentieri) ma semplicemente di trovare qualcosa che in Italia è ormai una rarità: la meritocrazia. La mia non vuole essere una scelta di vita – tutt’altro se potessi portare un sincrotrone (un acceleratore di elettroni usato per produrre raggi laser mooolto potenti) sulle colline del Chianti sarei la persona più felice del mondo – ma semplicemente la consapevolezza che spesso esistono realtà diverse vicine a noi altrettanto interessanti. Cosa porteresti a Firenze da Grenoble? «Credo che quello che faccia apprezzare o meno una città siano le persone che ci vivono, che incontri, con cui ti confronti. Grenoble è una città semplice: è semplice fare amicizie o incontrarsi per caso in strada. È facile muoversi in tram, a piedi o in bicicletta, è semplice arrivare in montagna per una passeggiata o per sciare. Porterei quindi la semplicità che spesso manca dalle nostre parti». Cosa porteresti a Grenoble da Firenze? «Beh, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta nel portare anche solo un piccolo sasso raccolto per le vie del nostro centro o un antipasto toscano misto preso nella trattoria sotto casa… credo però che le cose che più mancano alla Francia siano il diritto di sfotterci reciprocamente, la voglia di ridere, di divertirsi e il gusto difficile di non prendersi mai sul serio». My name is Filippo and I’m 28 years old, two of which spent in France, doing research. Am I another example of “brain drain”? No! First of all, because I don’t like labels, and frankly this one has always looked somewhat demeaning to me, secondly because my intention was not to escape (in fact, I come back to Florence often and gladly) but simply to find something that in Italy is now a rarity: meritocracy. It’s not a choice of life – if I could bring a synchrotron (an electron accelerator used to produce very powerful laser beams) to the Chianti hills I’d be the happiest person in the world – it’s a simple acknowledgement that we are surrounded by different realities that are just as interesting as ours. Q: What would you bring to Florence from Grenoble? «I guess what I really appreciate in a city are the people who live there, the people you meet, the people you face. Grenoble is a simple city: it’s easy to make new friends or to meet someone by chance in the street. And it’s easy to take the tram, to walk or to use your bike, it’s easy to get to the mountains for a hike or to go skiing. I would therefore take with me this simplicity, that is often lacking in our country». Q: What would you bring to Grenoble from Florence? «I guess I would be spoilt for choice: from bringing even the smallest stone picked up in the streets of our center to a mixed Tuscan antipasto from the restaurant downstairs... but I think that what is lacking the most in France is the right to tease each other, the urge to laugh, to have fun, and our taste for not taking ourselves too seriously». • 29.
la pagina dell'artista* per il numero XIV è a cura di Blub
Quando si tratta di esprimersi a parole e per di più di raccontare la mia arte mi trovo in difficoltà, mi sento come muto. Nel momento in cui tutti hanno qualcosa da dire, a me piacciono il silenzio e la capacità di sentire. "L’arte sa nuotare" è nato nel vuoto della mia mente, sempre troppo carica di pensieri. In quello spazio del non pensare sono apparse le immagini, ed io le ho solo eseguite: magari mi succedesse più spesso! L’atto creativo si concretizza davvero quando la mente si zittisce e lascia al proprio istinto le modalità e lo spazio per metterlo in pratica. Uso le icone dell’arte note a tutti che osservano il mondo da dietro una maschera da sub. Gli sportelli grigi dei contatori del gas della città diventano veri e propri oblò, dietro i quali gli artisti sono immersi in un mondo parallelo in cui la crisi è solo un’opportunità. In questo contesto i protagonisti imparano a nuotare. Queste immagini realizzano appieno la voglia di sdrammatizzare la realtà che ci circonda e di provocare emozioni nei destinatari. When it comes to express myself with words and to talk about my art I am in trouble, I’m like dumb. In the moment in which everyone has something to say, I prefer to remain silent and be able to feel. "L’arte sa nuotare" (Art can swim) was born out of the emptiness of my mind, always full of thoughts. In that space of not-thinking the pictures appeared, and I just had to realize them: I wish it could happen more often! The creative act is really achieved when the mind fall silent and gives way to the instinct so that it can apply its own methods and find its spaces. I make use of art icons known to all that look at the world from behind a diving mask. The gray gas meters’ doors of the city become real portholes, behind which artists are immersed in a parallel world in which crisis is just an opportunity. In this context, the protagonists learn to swim. These images fully represent the desire to downplay the reality that surrounds us and to provoke emotions in the viewers. • .30
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