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Fly Line ESEMPIO DI ARTICOLO, ARGOMENTO:

DISQUISIZIONI

SUL TEMA


Heart to heaven Il cuore per il Paradiso

Giorgio Dallari

Una canna in bambù ed un mulinello di legno possono spianare la strada per i paradiso? E perché una così curiosa preoccupazione? Come disse il colonnello Jack O’Neil (Kurt Russell) in Stargate “Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli”. Purtroppo questo aspetto della vita, o questa fortuna, non è per tutti. Ecco una storia tenera che viene da lontano, un tecnologico spiffero di elettroni in linguaggio binario che, via on line, ci parla dell’acqua, del fuoco e di un profondo, incolmabile rimpianto. Abbiamo ritenuto di associare al testo immagini artistiche, scelte tra le più adeguate per noi “pam”, per rappresentare un ipotetico paradiso giapponese.

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Q

uesta storia non sarebbe mai accaduta se non esistesse il computer! Devo confessare che, data la mia età, provavo un senso di repulsione verso questo contenitore di una complessa tecnologia, diversa dal televisore, che mi sembrava inaccessibile. Avevo anche la convinzione che l’uso di questo oggetto non sarebbe mai entrato nel mio modo di vivere. Mi sbagliavo di grosso. La colpa o il merito va a mio figlio Carlo. Da alcuni anni facevo pipe e mulinelli in radica, dando sfogo alla mia innata passione per il lavoro manuale applicato a legni preziosi. Arrivata e superata l’età in cui un uomo va in pensione, naturalmente aumentò il tempo da dedicare ai miei hobbies. Mio figlio cercò di iniziarmi all’uso del computer per promuovere la produzione di mulinelli, accettai solo quando egli prese l’impegno di gestire il mio sito. Sono sempre stato, e lo sono tuttora, molto curioso e propenso a nuove esperienze, così, piano piano, ho incominciato l’avvicinamento a questo non più misterioso strumento: ora non posso più farne a meno. Cos’è che mi lega tanto al computer? I rapporti umani con persone che altrimenti non avrei mai conosciuto. Iniziò così la storia che sto per raccontarvi. 15 Marzo 2001 – Era sera, quando mi apparve sul monitor un messaggio proveniente dal Giappone, in inglese. La forma e il contenuto in cui lo scrivente si esprimeva mi attrassero immediatamente. Ero consapevole di trovarmi di fronte a una persona speciale che stava comunicando con me quasi telepaticamente. Il contenuto del messaggio mi provocò una emozione così forte che, non mi vergogno a dirlo, mi scesero alcune lacrime. Foto a fronte: Maeda Seison (18851977) “Scuola di pesci” 1940, Tokyo, Museo Nazionale d’Arte Moderna. Il mulinello tutto in legno realizzato per Takeshi da Giorgio Dallari ed il logo (pinocchio) di G. Dallari. In questa pagina: Watanabe Kazan (1793-1841) “Fagiani selvatici sulle rive di un ruscello montano” 1837, inchiostro su seta, Yamagata, Museo d’Arte.

Continuavo a rileggere più volte il messaggio emotivamente sconvolto. In quel momento Takeshi era entrato via computer nella mia vita. Ed ecco il messaggio: “Mi dispiace di non parlare e scrivere in Italiano ma posso, anche se malamente, esprimermi in Inglese. Avrei una domanda: sono un pescatore a mosca Giapponese di 50 anni, il mio nome è Takeshi Saitoh. Sono molto interessato al tuo stile

e al tuo lavoro. Se posso fare un ordine dal Giappone, vorrei un tuo mulinello in misura Small. Puoi accettare il mio ordine ? Se hai tempo vorrei che tu leggessi quanto segue. La ragione del mio ordine è questa; recentemente ordinai una canna in bamboo al Sig. Bjarne Fries in Danimarca e un paio di settimane fa l’ho ricevuta. E’ leggera come una piuma. Questa canna è per me e per mio figlio. La chiamerò “Piuma in Paradiso”

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E’ molto triste dirti che mio figlio Kenichi morì quando aveva 6 anni, nel primo giorno di Novembre del 1993, proprio prima del suo settimo compleanno. Se ne è andato solo, prima che potessi insegnargli a pescare a mosca. Quando morirò, voglio portare nella bara la mia attrezzatura preferita. Siccome incontrerò Kenichi in paradiso, mentre gli insegnerò la tecnica di lancio, parleremo insieme di pesca per l’eternità. Ma questo potrebbe essere un sogno impossibile da realizzare. Il problema è questo: qui in Giappone, per la cremazione, è proibito introdurre qualsiasi oggetto di metallo o con componenti metalliche, anche se piccole. Questa è la ragione per la quale ho selezionato il tuo mulinello, e la canna di Bjarne Fries, nella quale, anche le normali parti metalliche, sono in bamboo. Questa canna pesa solo 45 g. E io penso che il tuo mulinello vi si adatti bene. Mi dispiace di averti inviato un messaggio così lungo. Spero… Saluti. Takeshi” Cominciai a pensare come potevo sostituire tutte le parti metalliche presenti nel mulinello e conclusi che l’unica cosa da fare era quella di provarci. La staffa di fissaggio alla canna la feci in legno di bosso, mentre per il perno sul quale ruota la bobina usai un nuovo materiale, con resistenza simile al metallo, composto da segatura di legno e resine, perciò combustibile, e simile al legno alla vista.


La cosa più impegnativa è stata quella di realizzare le viti, sia quella di regolazione della frizione, studiata dall’amico Piero Lumini, sia quella di fissaggio del manettino (3 mm, in bosso). Le bronzine che eliminano l’attrito, sia nella bobina che nel manettino, furono fatte in Guayacan, legno centro americano, durissimo e naturalmente grasso, al punto che veniva usato, come supporto e all’unisono bronzina autolubrificante, degli alberi di trasmissione all’elica nelle piccole e medie imbarcazioni. Quando il mulinello arrivò a destinazione, in Giappone, Takeshi rispose con un messaggio veramente toccante, in cui esternò l’immensa gratitudine per avergli aperto le porte alla realizzazione del suo sogno più grande. Battezzò questo mulinello “Heart to Heaven” (Il cuore per il Paradiso). Da allora ad oggi abbiamo mantenuto un costante contatto, fatto di centinaia di messaggi quasi giornalieri, non sempre legati al tema della pesca. Per esempio, partendo dal Pinocchietto pescatore, il mio logo, disegnato mirabilmente dall’amico Roberto Messori, un giorno scrissi che mi sentivo un po’ Geppetto, date le mie numerose affinità con il padre di Pinocchio. Bene, egli mi rispose che non aveva nessun dubbio sul fatto che io sono la reincarnazione dell’uomo che ispirò Collodi nella sua favola. Da quel momento non mi chiamò più Giorgio, bensì Geppetto, e a forza di sentirmi chiamare così, comincio quasi a credere nella sua ipotesi. Quando gli chiesi consigli circa il modo migliore per promuovere il mio prodotto in Giappone, senza spendere follie in pubblicità, egli si propose subito come testimonial ed arrivò persino a passeggiare lungo i torrenti più frequentati con un campione completo di custodia e cofanetto inventando un nuovo modo di vendere: anziché porta a porta diventò da canna a canna. Me ne vendette diversi. Alla mia proposta di riconoscergli una percentuale sul venduto, ci mancò poco che l’irritassi; la sua secca risposta fu “Kenichi mi ha detto che con te non devo…….” Col passare del tempo e con lo scambio continuo su argomenti vari come le nostre famiglie, quello che succede nel mondo ecc. ci siamo accorti che il nostro rapporto non era più soltanto, e dico poco, d’amicizia, ma assomigliava molto di più a quello fra due fratelli. Infatti, come si può vedere nel magnifico sito di Takeshi (nella mia Home Page click sul banner “BAMBRIARSILK” (bamboo, radica, seta) io sono diventato il suo fratello più vecchio ed egli per me il fratello più giovane. Questa è la formula standard che usiamo alla fine di ogni messaggio. Mi sembra una cosa molto bella, nata da quell’oggetto che, solo poco tempo fa, cercavo di rifiutare. Se non esistesse il computer il mondo sarebbe più grande o più piccolo? INFO. Il sito di G. Dallari è: www.giorgiodallari.com, cliccando in alto a destra “Bambriarsilk” si entra nel sito di Takeshi. Il sito di Takeshi venne reso noto ai lettori in Fly Line 2/ 2003 da Paolo Bertacchini, con comunicato a pag. 8, Pam on line, siti dal mondo. Nelle immagini, al centro in alto: Ogata Korin (1658-1716), “Bambù e susino” part. Tokyo, Museo Nazionale. A destra: Tomioka Tessai (1936-1924) “L’Eremo” 1917, Museo Sen’oku Hakuko.

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