Il Longa Da almeno tre lustri nel Longa non viene immesso pesce dʼallevamento. Oggi il popolamento ittico, formato da trote fario, trote iridee, salmerini e temoli, se non lo si può considerare autoctono, è certamente naturale, in quanto sicuramente rinselvatichito. Le iridee ad esempio riproducono regolarmente e, come gli altri pesci, si presentano con tutte le classi di età. Il Longa è una vera sfida al Pam che preferisce il più difficile confronto con gli ambienti naturali.
Alvaro Masseini foto dellʼAutore e del guardapesca Elio Cotti
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l Longa, torrente austriaco nei pressi di Tamsweg, è sicuramente unʼeccezione nel panorama delle acque europee. Non che in Austria, come in Slovenia e Croazia, non ci siano ancora fiumi con eccellente qualità delle acque, ma è la fauna ittica che ormai, dove più dove meno, è fatta di pesci adulti immessi direttamente da allevamenti intensivi. Sappiamo che alcuni (associazioni di pescatori, amministrazioni ecc) più coscienziosi e con tiket più alti, prendono gli esemplari da vasche in terra battuta a bassa intensità di popolazione ittica, cosa che garantisce soggetti integri, privi delle abituali abrasioni, mutilazioni di pinne e code, ma sempre di pesci dʼallevamento si tratta. Animali il cui successo riproduttivo in ambiente naturale è scarso o nullo e il cui comportamento alimentare, resistenza, combattività ecc, sono assai lontani dagli esemplari selvatici. Il Longa a differenza di tutto questo, che ormai costituisce la norma anche la dove si pagano permessi salati, rappresenta unʼeccezione: ha solo pesci
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autoctoni nati da uova fecondate nel vivo delle correnti calcaree da riproduttori naturali. Fore più che autoctoni dovremmo dire rinaturalizzati o rinselvatichiti, ma sarebbe riduttivo: da almeno 30 anni non vengono seminate iridee e salmerini, eppure la loro popolazione,
assieme a quella della fario, presenta da sempre ogni classe di età, e grossi esemplari ben oltre il mezzo metro sono tuttʼaltro che rari. Un gioiello insomma, una favola dal sapore antico in cui le nebbie mattutine, il profumo del caffè lungo sorseggiato lungo il fiume insie-
me a quello intenso del muschio umido e delle mucche da latte che pascolano nei prati adiacenti, fanno tuttʼuno con le catture di trote, temoli e salmerini in non pochi casi di taglia assolutamente apprezzabile. Eʼ chiaro che tutto ciò non poteva avvenire spontaneamente, data la pressione di pesca esistente e lʼancora presente desiderio di molti di portare a casa trote da porzione. Questo risultato non poteva scaturire che dallʼesperienza, dal lavoro, dalle competenze e dallʼamore per la pesca di un gruppo di moschisti italiani che hanno trovato qui, dove i fiumi si danno in concessione a gestori privati purché rispondenti a determinati standard di qualità, un valido campo di applicazione di un loro progetto (diciamo pure sogno) che consisteva
nel riportare 12 chilometri di un medio torrente di montagna alle condizioni che quaranta, cinquantʼanni fa erano comuni a molti nostri corsi dʼacqua alpini e appenninici. Eʼ la qualità totale che si è privi-
legiata, rinunciando a semine sconsiderate, applicando un rigoroso “no kill”, proteggendo e sorvegliando il Longa non solo da eventuali bracconieri, ma anche da qualsiasi insidia che la modernità possa apportare. In questo senso tuttavia il torrente è fortunato: scorre in una valle montana dedicata prevalentemente al pascolo e al foraggio, lontana decine e decine di chilometri da qualsiasi attività produttiva potenzialmente inquinante. Mauro Nodari, che del gruppo dei soci-amici-gestori è lʼanimatore, mi dice scherzando, ma non troppo, che qui siamo nellʼUniversità della pesca a mosca, che il Longa richiede al pescatore anche esperto una parziale riconsiderazione del suo approccio al fiume, perché qui siamo in presenza di una fauna selvatica che ha un comportamento conseguenziale, mentre sempre più spesso le nostre abilità sono misurate su pesci “finti” che sono più facili nella cattura ed ancor più nel portarli a riva. Così nascono storie di trote di due-tre chili spiaggiate con finali di nylon dello 0,12 o 0,14, catture a ripetizione nella stessa buca, “avventure” in cui ogni neofita si immagina ormai campione in una natura banalizzata a misura delle sue scarse capacità e molte presunzioni. Nel Longa i pesci ci sono e quindi
Pagina a fronte: ecco, quando il pesce è restio ad abboccare, come si può risolvere la giornata. In questa pagina, in alto: il tratto del Longa più a monte della riserva, a corrente veloce. Qui a destra: una lama nel tratto più a valle.
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con le condizioni giuste dʼacqua e di temperatura si prendono, ma questo torrente cristallino e con pesci autentici punisce i vanagloriosi ed è in grado di insegnare molte cose, sia riguardo alla tecnica sia per le abitudini dei salmonidi, al pescatore che non ha fretta e che unisce allʼamore per la pesca quello per lʼambiente. Prima di tutto lʼavvicinamento deve essere assolutamente cauto e i gesti misurati; il finale dovrà essere lungo o lunghissimo (dai 4 ai 5 metri ed oltre): le iniziali difficoltà a stenderlo saranno compensate dai dragaggi ridotti, nonostante la velocità della corrente. I lanci saranno necessariamente corti, lʼentrata in acqua e gli spostamenti nel risalire la corrente estremamente “morbidi”, per cui tutti i frettolosi troveranno serie difficoltà. Il Longa è un corso dʼacqua naturalmente diviso in una parte torrentizia e in unʼaltra in cui meandra sinuoso nei prati ed ha caratteristiche di un vero e proprio chalkstream: fondo costituito da ghiaie e sedimenti calcarei, muschio e piante acquatiche, correnti lente di colore blu-piscina, dove si possono avvistare belle fario dalla livrea ineguagliabile. Di sfarfallamenti intensi non si può parlare, cosa peraltro comune a tutti i fiumi e torrenti di montagna, per cui normalmente si pesca in caccia con mosche galleggianti montate su ami dal 10 al 14-16, lasciando le ninfe per il tratto prativo. Pescando il Longa ci si rende conto subito che non solo è ben ed uniformemente popolato, ma che sono rappresentate tutte le scale generazionali della popolazione ittica: dagli avannotti visibili a centinaia nelle zone di morta, alle trotelle e temoli di 15-20 centimetri che si tuffano ingenuamente su quasi tutte le mosche ben presentate, fino ad arrivare alla taglia over quaranta Conformazioni del Longa: in alto, il tratto montano, verso le sorgenti, qui è un torrente limpido e veloce (ed è fuori dai limiti della riserva), ma il popolamento ittico non è neppure paragonabile a quello del tratto vallivo. Al centro: livelli alti in primavera, durante lo scioglimento delle nevi. In basso: una trota di buona taglia, catturata e rilasciata.
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Due tratti del Longa significativi come morfologia: lunghe lame, buche profonde e correnti relativamente moderate che richiedono efficaci accorgimenti per ridurre il dragaggio. Sotto a destra: un temolo sta per essere salpato.
ed oltre. Si tratta di un corso dʼacqua che non nasce da un ghiacciaio, per cui non porta per molto acqua di neve e, a fine marzo, inizio aprile, è già buono per pescare fino alla fine di ottobre. Elio, conoscitore da anni del torrente e bravo pescatore a mosca, sorveglia il fiume ed accompagna gli ospiti, soci ed invitati fornendo loro ragguagli utili a rendere più efficace lʼazione di pesca. Allʼoccorrenza, a costi modici, può fornire anche le mosche già sperimentate. Mauro Nodari, che cura il Longa come una creatura propria e ci pesca e vi si immerge con gli stivali come in acque sacrali, mi dice che è una di quelle poche acque europee in cui la trota iridea si riproduce spontaneamente e dove, nonostante le caratteristiche torrentizie, i temoli arrivano facilmente sopra i quaranta centimetri. I salmerini infine sono il premio del pescatore che si avventura nella parte alta, caratterizzata da correnti nervose e cascatelle spumeggianti. Il Longa al termine del suo corso, nei pressi di Tamsweg, si getta nella Mur, grande fiume di acque veloci che diventano turbolente nelle rapide pochi chilometri a valle del paese. Lʼambiente - Tamsweg è la degna cornice del Longa: una cittadina deliziosa con gli edifici della piazza centrale affrescati e per metà costituiti da bar e ristoranti allʼaperto che ospitano camminatori, alpinisti, amanti della montagna, dellʼequitazione e della bicicletta e anche noi, pescatori e cercatori di funghi a tempo perso. Le case intorno sono con basamento di pietra e struttura in legno con i tipici balconi interamente ricoperti di gerani e petunie multicolori. Le boscaglie di conifere che coronano la valle oltre che caprioli, cervi e galli cedroni
offrono facilmente funghi, specie i prelibati Boletus edulis. Lungo il torrente, sia a destra che a sinistra, si aprono distese di pascoli popolati da mucche che conferiscono allʼambiente un che di arcadico. Chi de-
cide di passare una vacanza a Tamsweg, nella valle del Longa e della Mur, nel caso sia accompagnato da fidanzata o familiari, non dovrà subire le abituali pressioni di chi è costretto ad aspettare sulle rive del fiume per ore che il gioco
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Foto a destra: una profonda lama del Longa e, nella foto sotto, un temolo che ne è uscito per aggredire una pupa emergente di chironomo. Ormai è tristemente nota la differenza tra ambienti naturali o rinaturalizzati, dove il pesce è impegnativo poichè selettivo, timoroso dei pescatori ed avvezzo a difendersi, ed ambienti artificiosi dove regolarmente vengono immessi pesci di allevamento per rendere la vita facile al Pam improvvisato. Molti Pam dellʼultima ora, e non solo, per il fatto di pagare permessi di regola salati pretendono di catturare sempre e con facilità pesce di taglia, ma la natura non funziona così. Il pesce può anche essere inattivo, o difficile, specie insidiandolo con la mosca in periodi lontani dalle grandi schiuse. Ma come vi sono Pam similmente pretenziosi, ve ne sono altri che preferiscono la sfida vera, quella con ambiente e pesce selvaggio. Per questi ultimi la situazione è sempre più difficile ed una delle rare possibilità è rappresentata dallʼoccasione di gestire in proprio un tratto significativo di fiume, come nel caso del Longa. La legislazione austriaca ne offre lʼopportunità, essendo i diritti di pesca acquisibili dalla forestale. Un gruppo di Pam affiatati, almeno in relazione a questi intenti, può trasformare questo piccolo sogno in una realtà e mantenere il salasso economico conseguente allʼacquisizione dei diritti entro limiti accettabili, almeno in confronto al costo di numerose uscite in acque austriache o slovene.
abbia termine, la cittadina offre piacevoli passatempi: equitazione nellʼincanto dei boschi di pini e betulle, ciclismo per strade a scarsa o nulla intensità di traffico, due grandissime piscine (coperta e scoperta) con idromassaggi e giochi dʼacqua e, in estate e primo autunno, la ricerca dei porcini nei boschi circostanti. La cucina è notoriamente buona e il caffè espresso ve lo fa il Caffè Verdi nella piazza centrale di Tamsweg, locale gestito da un signore italiano residente qui da molti anni. I prezzi per vitto e alloggio sono sensibilmente più contenuti
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che in Italia. La pesca - Non si può farlo acquistando il solito permesso giornaliero e poi “scappare” frettolosi per altri lidi. Il Longa è un piccolo gioiello e come tutte le cose preziose è bello quanto fragile e quindi per mantenersi tale ha bisogno di attenzioni, premure che non sempre, per mille motivi, tutti i pescatori hanno. Mauro Nodari per il Longa cerca dei soci annuali i quali, versando una quota, acquistano il diritto di pescarvi tutto lʼanno con in più dieci permessi giornalieri per eventuali amici
al seguito. In una parola la gestione del Longa richiede pescatori responsabilizzati che nellʼesercizio della loro passione mettano, oltre che bravura tecnica, rispetto per lʼambiente e per la fauna ittica in particolare. Queste acque sono per persone in grado di apprezzare la differenza fra pesce vissuto in cattività, alimentato con farine puzzolenti e lanciato nel fiume da unʼautobotte e pesce selvatico, o almeno rinselvatichito da lungo tempo. Nodari ha realizzato anche un sito internet con posta elettronica: www.longareserve.com Altre info: tel. 348-3665246.
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