Fly Line ESEMPIO DI ARTICOLO, ARGOMENTO:
ASPETTI
CULTURALI
Il pescatore di anime catturato dai pesci Il pescatore solitario che percorre le rive credendo di perdersi in una attività snobbata dai più e magari anche un po’ meschina, sappia che ciò che sta facendo era l’attività primaria di molti dei e profeti. Non c’è da scherzare col fiume della vita. E neppure coi pesci.
Claudio Sgarbi
L
a scienza evolutiva considera i pesci gli esseri più imbecilli del regno animale. La divisione delle attività umane tra lavoro e tempo libero ha ridotto la pesca ad un banale passatempo o, ancor peggio, ad una professione. Esistevano tempi in cui i pesci erano venerati come esseri supremi, mentre i pescatori, dotati di immensi poteri mistici ed esoterici, se la spassavano come i sacerdoti di un grande culto. Pensate a cosa ci siamo persi! Tutto ebbe inizio quando la vita cominciò a scorrere come un fiume, e come un fiume passava il tempo e il torrente delle passioni travolgeva le anime e i corpi. Tutto ebbe fine con la cementificazione e la morte dei fiumi che
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hanno rese inaccessibili le sponde della vita, del tempo e i vortici delle passioni. Tanto, tanto, tanto tempo fa, dicono eminenti storici e studiosi del mito, il fiume della vita poteva: a) essere risalito controcorrente alla ricerca della fonte originaria; b) disceso lasciandosi trasportare verso il suo destino; c) attraversato da una sponda all’altra. Ma soprattutto si poteva pescarci dentro. Pescare in un fiume implica risalirlo, discenderlo, attraversarlo ed anche sguazzarci dentro. Quindi il pescatore era la figura umana più completa che si affacciava sulle acque. Sarà per questo che in molti miti e religioni viene riservato al pescatore un ruolo così importante “L’atto del pescare simboleggia sia il cercare le anime sia
il cercare dentro l’anima, cioè estrarre il tesoro di saggezza dal mare dell’ignoto.”1 Orpheo è pescatore di uomini. Il nome “Orpheus” deriva da un termine usato per designare il ‘pesce’, e una delle figure su un vaso sacrale orfico del III o IV secolo a.C. mostra Orfeo pescatore di uomini, che ha ai suoi piedi un pesce e un’asta. Il Dio celtico Nodon era un diopescatore. Il dio gallese Bram era chiamato pescatore di uomini. Parsifal in attesa del suo liberatore, incontra il re del Graal mentre sta pescando. Cristo dice ai suoi discepoli “Seguitemi e vi farò pescatori di uomini”. Per Sant’Agostino il mondo è come un mare di pesci che devono essere convertiti e quindi pescati per poi essere rilasciati. Il mistico sufi Niffari (X sec.) at-
A lato: no comment...manifesto pubblicitario della discoteca Area (Sassuolo MO). A destra: quadro di A. Pompa “Superfish 1+2”; sotto Sant’Antonio predica ai pesci difronte agli uomini che non lo volevano ascoltare (Cattedrale di Lisbona, sec. XVII). traversa il mare dell’esperienza spirituale dove si trovano pesci strani e terrorizzanti. Il simbolismo del pescatore mistico è alquanto articolato. Tracce di questo pescatore sono state rinvenute nei manufatti orfici, babilonesi e cristiani. I simboli del mistagogo, di Orfeo Pescatore, e del Re Pescatore nella leggenda del sacro Graal sono profondamente relazionati2 . Le simbologie del pescatore e del pesce spesso si confondono fino ad essere inscindibili. Le origini del simbolismo primordiale del pesce sembrano essere nordiche o addirittura iperboree3 . Su alcune statuette paleolitiche che rappresentano pesci recano incise sia la spirale della creatività che il labirinto della morte. Il pesce rappresenterebbe sia la riproduzione e la vita che la distruzione e la morte4 . Nella tradizione cristiana il pesce è un simbolo sacro. La parola greca per pesce, “icthios”, sarebbe la composizione delle lettere iniziali di Iesous Christos Theou Hyios Soter (Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore). La sacralità del pesce
deriverebbe anche dalla forma del suo profilo che assomiglia all’ellisse formata da due cerchi che si intrecciano, detta appunto vescica piscis, simbolo della Trinità e in quanto tale contorno tipico
della figura del Salvatore. Il pesce inoltre rappresenterebbe lo sguardo vigile della divinità in quanto i suoi occhi non si chiudono mai. E sarà un pesce a guidare l’arca ecclesiale tra i flutti del diluvio, così come nella tradizione indiana il pesce (Matsya – avatâra) guiderà l’arca di Manu verso la salvezza. Il segno di un pesce serviva ad identificare i discepoli di Cristo e i battezzati, poiché l’acqua del battesimo diventava il loro elemento naturale. Rinato nell’acqua battesimale, il cristiano è paragonabile a un pesciolino (pisciculus) ad immagine di Cristo5 . Il pesce è un emblema dei Santi Antonio da Padova, Crisogono, Pennone, Pietro il Pescatore, Maurizio, Ulrico, Zeno.6 Esistono analisi sul simbolismo dei pesci in relazione all’eucarestia cristiana, e numerose raffigurazioni di pesci sui sarcofagi e nelle chiese.7 . Luca (24,42) sostiene che il Cristo resuscitato abbia mangiato pesce che per questo diventerebbe il simbolo dell’eucarestia accanto
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Sopra: dove finisce l’uomo comincia il pesce “Tritone e Nereide” (Arnold Bocklin, 1895, Firenze, Villa Romana). A sinistra: divinità fluviali accompagnate da due sacerdoti vestiti con pelli di pesci, arte assira (VIII-VII sec. A.C.) Museo di Berlino.
al pane. Un pesce con un vascello sul dorso rappresenta Cristo e la sua Chiesa. Giona entra nel ventre del grande pesce per rinascere. “In tutto il mondo si trovano varianti di questo simbolo di transizione, dai riti d’iniziazione d’Oceania, Africa Occidentale, Lapponia, Finlandia, fino alla storia degli indiani nordamericani che racconta di Hiawatha, ingoiato dal Re dei Pesci”. Nella leggenda celtica l’eroe Finn o Find acquisisce la conoscenza sovrannaturale per aver assaggiato il Salmone della Saggezza.9 In molti testi irlandesi si parla di una Fontana di Saggezza accanto alla quale cresce un nocciolo o un sorbo ricco di frutti scarlatti. Nelle sue acque vivono i salmoni della saggezza che si nutrono dei frutti che cadono nell’acqua. Mangiando la carne di questi salmoni si diventa veggenti e omniscenti. Nodon era un dio pescatore. Il salmone viene presentato come animale druidico primordiale, simbolo di saggezza e nutrimento spirituale, nei racconti su re Artù di Kulhwich e Olwen, nella narrazione apocrifa degli Antichi del Mondo nel Paese di Galles, nelle avventure di Tuan MacCairill in Irlanda. Il salmone sarebbe il grado più alto della metempsicosi: “dopo aver vissuto cent’anni sotto questa forma, Tuan viene pescato e portato alla regina d’Irlanda che lo mangia e ne resta incinta”10 . Certi pesci, come certi uccelli, hanno sempre compiuto miracoli. Il segno alchemico per Salvator Mundi è un pesce. Presso gli Indiani dell’America Centrale un pesce simboleggia il Dio del Mais.
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Secondo una antica religione del Kashmir si narra che la divinità Matsyendranâth, interpretabile come il pescatore e identificabile con Bodhisattva Avalokiteshvara, “abbia ottenuto la rivelazione dello Yoga dopo essersi trasformato in pesce”11 . Questa metamorfosi del pescatore in pesce, necessaria per ottenere la rivelazione, deve farci riflettere perché si manifesta ogni volta che un pescatore cerca di catturare un pesce idealizzato. In una delle ballate del poeta Goethe “Il Pescatore” viene lusingato dalle effusioni della madre di tutti i pesci che lo invita nel “cielo profondo”, nell’”umidità azzurra”, nell’”eterna rugiada” delle acque. E lui abbandona la fredda razionalità della pesca, questa sorta di “malattia”(Und würdest erst gesund) si
unisce a lei “tutta stillante” che infine lo cattura. Il pescatore catturato dai pesci cade tra i canti di quelle onde e non sarà “mai più visto”12 . Il “salvatore” Vishnu, nell’antica tradizione indiana, si manifesta per la prima volta come pesce13 . Anzi viene trasformato in un pesce da Brahm_, e quindi il pesce – matsya – è un avatâra di Vishnu. Come pesce annuncia il diluvio, ordina la costruzione dell’arca e poi guida l’arca sull’infinita distesa delle acque, salvando Manu (legislatore della vita attuale), il genere umano e dando inizio a una nuova stirpe. Subito dopo il diluvio sarà sempre quel pesce che porterà agli uomini il Veda, cioè il sapere, la conoscenza sacra nella sua integralità. E sembra che il Veda giacesse avviluppato in una conchiglia14 sotto forma di suono primordiale Om. In uno dei miti di Ovidio, Nettuno placa l’inondazione devastante del mondo, la violenza dell’atto distruttivo grazie al suono della conchiglia di Tritone15 . Il pesce come simbolo di restaurazione ciclica viene cavalcato da Veruna. Una dottrina indiana che fa parte della Scienza della Ricchezza, compren-
A sinistra: creature metà pesce e metà uomo, spiriti magici che colonizzarono l’isola di Pasqua (arte rupestre, Rapa Nui, Cile). Sotto: uccelli nel cielo e pesci nell’acqua (miniatura del sec. XV, Codice Vat. Lat.). ti.
de la Matsya-ny_ya o Legge dei pesci, dove il pesce rappresenta la forza generante del mare, la sua abbondante vita e il suo potere di autorigenerarsi.16 Anche l’Oannes dei Caldei appare sotto forma di pesce “Signore delle Profondità” per insegnare agli uomini la dottrina. I sacerdoti di Oannes indossavano pelli di pesce e il loro copricapo aveva forma di pesce come poi avrà la mitra dei vescovi cristiani. L’Ea babilonese, il Signore dell’Abisso, è rappresentato come un essere mezzo capra e mezzo pesce, come il capricorno zodiacale, e tiene davanti a sè una palla che rappresenterebbe l’Uovo del Mondo. Ea-Oannes, signore delle profondità, emerge dalle acque per portare saggezza e cultura ai popoli. Il mare per i Babilonesi è sorgente di saggezza. In un sigillo del II millennio a.C. è raffigurato un pescatore mistico: il “Guardiano dei Pesci”. Presso gli antichi greci il delfino era associato al culto di Apollo ed aveva dato il nome a Delfi17 . Il delfino era guida delle anime defunte (in balia alle correnti del mare) e conduceva i guerrieri verso le Isole dei Beati. Ciò è dovuto ad un comportamento tipico dei delfini che nuotano spesso a prua della nave che incontrano e sembra che la guidino. I delfini salvarono Arione dal naufragio. Anche per i cristiani il delfino è psicopompo, guida delle anime dei mor-
Pesci, sesso e cibo - Diverse divinità femminili del mondo orientale antico erano associate a pesci. Astarte era adorata nella forma di un pesce. Atargatis, divinità dell’amore e della fortuna, chiamava suo figlio Ichthys, Pesce Sacro. In Fenicia, Frigia e Assiria i pesci erano cibo eucaristico dei sacerdoti di Atargatis, per la quale venivano custodite peschiere sacre. Ci sono antichi eroi metà pesci e metà uomini che escono dall’acqua per rivelare la saggezza all’umanità. Ma sono soprattutto le sirene a popolare i sogni e la fantasie erotiche degli uomini. Le sirene bicaudate in particolare non facevano altro che molestare i pescatori “mettendo in mostra le loro parti pudende”, la cosiddetta ostensio vulvae.18 Sembra esserci una predominanza
divina femminile negli antichi culti del pesce19 . Nelle religioni siriache il pesce è un attributo delle dee dell’amore e in sanscrito il dio dell’Amore è definito “colui che ha per simbolo il pesce”20 . Nettuno o Poseidone avevano come attributi i pesci associati al potere lunare. In diverse regioni del mondo distanti tra loro come India, Groenlandia, Samoa e Brasile “si credeva che le vergini fossero rese gravide dal dono di un pesce, mentre in Africa la ‘danza della pesca’ era un rito di fertilità comune alle società femminili. Nei luoghi in cui la dea era caratterizzata come libidinosa ed avida si rendeva evidente la natura duale del simbolo pesce, considerato allora impuro”21 . Tale lo considera San Martino che nota la mancanza di differenziazione tra testa e corpo. In gergo napoletano – e nessuno può contestare l’arcaica erudizione di questa lingua - “u’ pesce” è ancora metafora per il pene. Mentre è ovvio che per molti pescatori catturare il pesce più grosso diventa metafora delle proprie caratteristiche sessuali, un rito propiziatorio o una conferma delle proprie doti erotiche. Per non parlare del prolungamento fallico della canna da
pesca. Ma in fondo è il pene ad essere solo un simbolo fallico.22 Le popolazioni sumero-semitiche veneravano dei-pesci creatori e vivificatori che “rappresentavano il potere fallico”. Un sigillo Assiro del 700 a.c. circa raffigura gli dei-pesci che fecondano l’albero della vita. Alcuni sigilli babilonesi ritraggono l’immagine di “un grande pesce con un vaso dal quale scaturiscono altri pesci” 23 . Nell’antico Egitto, Api, il padre degli dei, era il Signore dei Pesci. Un pesce denotava il fallo di Osiride. I pesci rappresentati in coppia sono simbolo di unione feconda e di prodigiosa capacità ricreativa (considerando il grande numero delle loro uova). In astrologia i pesci, illustrati accoppiati in senso inverso e legati da una sorta di cordone ombelicale che ne congiunge le due bocche (in pratica un 69) rappresentano il mondo interiore e tenebroso della psiche24 . “La trama profonda della natura del tipo Pesci è di estrema plasticità psichica. Nel suo mondo interiore in cui i legami sono sciolti, le forze di coesione cancellate e le forme sfumate, regna una
sensibilità che favorisce la permeabilità: l’abbandono, la dilatazione, l’enfasi emotiva, per cui l’essere si allontana da se stesso per confondersi nella coscienza di un valore che lo supera, l’ingloba, lo assimila ad una condizione più generale….”25 Il pesce era considerato cibo sacro per i buddisti e i babilonesi. Afrodite, Venere e Frigg (Scandinavia) erano assimilate a pesci e nel giorno a loro dedicato, il venerdì, “era consuetudine mangiare pesce per partecipare così alla loro fecondità”26 . Il pesce era un’offerta per i morti nel culto di Adone. Anassimandro sostenne invece che non bisognava mangiare pesce in quanto un pesce primordiale era padre e madre di tutti gli esseri umani, e non gli sembrava appropriato divorare un nostro progenitore. Gli ebrei mangiavano pesce al sabato perché cibo dei beati in paradiso. Il pesce era il simbolo del banchetto celeste della futura beatitudine. I pesci sono i fedeli di Israele nel loro vero elemento, le acque della Torah27, “L’antica Pasqua ebraica aveva luogo sul monte Adar28” , il Pesce, e il simbolo tradizionale della restaurazione nazionale che deve sopraggiungere con
l’avvento del Messia è il grande pesce, di cui si rallegrerà il giusto. Gli oggetti del sabato e il calice della benedizione sono spesso decorati con immagini di pesci”. In Egitto il pesce era cibo largamente consumato dal popolo ma vietato ai sacerdoti. Secondo antiche leggende infatti gli esseri divini di Busiris si trasformavano nel pesce Chromis. L’immagine dei pesci destava insomma idee ambigue: “esseri silenziosi e sconcertanti, nascosti ma brillanti sotto il verde Nilo …. erano gli eterni partecipanti di temibili drammi. Così ogni giorno, nella cala a capo del mondo, un Chromis dalle pinne frangiate di rosa e un Abdjon azzurro prendevano misteriosamente forma e, fungendo da pesci piloti al battello di Râ, annunciavano la venuta del mostro Apopis”29 . Nell’antica iconografia un pesce che nuota verso il basso raffigura l’involuzione dello spirito nella materia, mentre un pesce che nuota verso l’alto l’evoluzione dello spirito dalla materia per raggiungere il Primo Principio. Due pesci insieme rappresentano il potere temporale e spirituale. Tre pesci con una
A destra: amorino pescatore, Aquileia, mosaico pavimentale del IV secolo.
sola testa, o tre pesci intrecciati (Mesopotamia, Egitto, India, Persia, Paesi Nordici) simboleggiano unità e trinità. Per i Giapponesi il mondo era sorretto da un pesce possente. Ma il pesce era anche simbolo dell’amore, attributo di Kwannon, tanto che in giapponese “amore” e “carpa” sono omofoni. Mentre per i cinesi sono “pesce” e “abbondanza” ad essere omofoni e un pesce rappresenterebbe ricchezza, rigenerazione, armonia. I sudditi dell’Imperatore sono visti come tanti pesci, mentre un pesce solitario rappresenta vedovanza o orfanità, due pesci in coppia raffigurano le gioie dell’unione, del matrimonio e della fertilità. Il pesce può essere visto anche come anima materializzata delle acque primordiali. Secondo un’antica leggenda Maori, il Tutto delle origini nacque con una battuta di pesca. Un semidio di nome Maui che navigava sulla sua canoa attraverso il mare infinito, calò un giorno nell’acqua un cavo robusto con un magico amo al quale abboccò un pesce immenso: era l’Isola del Nord (Nuova Zelanda) che nell’antico linguaggio Maori venne chiamata Te-Waka-a-Maui, Il-Grande-Pescedi-Maui. Che cosa rimane oggi di tutta questa confusa e ricchissima tradizione mi-
tologica? Come si collocheranno in questo scenario le tragiche vicende di Achab contro Moby Dick e del Vecchio contro il grande Marlyn? Il Vecchio si rende conto che dal suo profondo imperscrutabile mare scaturiscono tutti i suoi sogni, le sue fatiche, le sue illusioni, speranze. Ma dopo un’estenuante battaglia contro il grande Marlyn che rappresenta tutto ciò per cui valeva la pena vivere, a cui dedicare tempo e passione, del mitico pesce non resterà altro che una carcassa spolpata dagli squali. Macabro simulacro di una vittoria forse immeritata. Ma su questo argomento ci dilungheremo in un’altra occasione. Ah! Se i nostri padri e i nostri antenati avessero conosciuto e appena un po’ praticato il catch and release! Che razza di pesci si potrebbero ancora pescare o sognare di pescare! Note e bibliografia - 1 Ann Dunningan, “Pesce” in Dizionario dei simboli, (Jaca Book, Milano, 2002) p. 306. “Fly-fisherman routinely wade into deep water to court their catch. There, the precise flicks of the rod that animate the fly – the lightness of the cast and the attention to the quality of the surface – are all played out in consideration of the hiddeness and heaviness and vagueness of the catch” D. S. Friedman, “Introduction to Claudio Sgarbi”, University of
Cincinnati, 21 November 1991. 2 J. Campbell, The Masks of God, IV, Creative Mythology, New York 1968. 3 L. Chorbonneau-Lassay, “Le poisson”, in Regnabit, dicembre 1926. 4 Ann Dunnigan “Pesce” in Dizionario dei simboli, (Jaca Book, Milano, 2002:305). 5 Tertulliano, Trattato del Battesimo, I 6 J.C. Cooper. 7 J. Baum, “Symbolic Representations of the Eucharist”, in J. Campbell (Cur.), Papers from the Eranos Yearbooks, II, The Mysteries, New York, 1956. 8 Ann Dunningan, 2002:306. 9 L. Lengyel, Le secret des Celtes, Paris, 1969 10 Le Roux-Guyonvarc’h, voce “Salmone” in Dizionario dei simboli, Milano, Rizzoli 1986 11 Pierre Grison “Pesce” in Dizionario dei simboli, (Rizzoli, Milano, 1986). 12 Johann Wolfgang Goethe, “Il Pescatore” in Ballate, Garzanti; Milano, 1975:60-61. 13 René Guénon, Simboli della Scienza sacra, (Milano, Adelphi, 1975: 136). 14 La stessa che compone il nostro apparato auditivo e che ci permette di percepire suoni e rumori. Il tema della conchiglia viene sviluppato anche dalla mitologia greca. Venere – mollusco – liquidi vaginali – Vedi a questo riguardo Camille Paglia, Sexual Personae. 15 Gian Lorenzo Bernini , Nettuno e Tritone, 1620-21, Fontana del Tritone, Roma 1642-43 16 H. Zimmer, Philosophies of India, Princeton, 1951 (rist. 1969). 17 O meglio viceversa, cioè Delfi ha dato nome al delfino. 18 Alfredo Cattabiani, Acquario (Mondatori, Milano, 2002: 111) 19 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, Roma 1981 (ed. or. New York 1954) 20 Pierre Prigent, “Pesce” in Dizionario dei simboli, Milano, Rizzoli 1986. 21 Ibid. 22 Questo è quanto sostenne Sigmund Freud . 23 Anche l’Islam associa il pesce alla fecondità, certi incantesimi per invocare la pioggia sono rappresentati nella forma di un pesce e sognare di mangiare un pesce è di buon augurio. 24 Simbolo comparabile al serpente che si morde la coda, o al dio Thor che si autofeconda eiaculandosi in bocca. Ma nel caso dei pesci viene messa in evidenza la complementarietà e la natura binaria….. 25 Andrè Barbault, “Pesce” in Dizionario dei Simboli, Milano Rizzoli, 1968: 206. 26 Ibid. Diversa invece la sorte riservata ai pesci nella cultura ebraica. Il Levitino non lo ammette al sacrificio ma consente che lo si mangi a differenza di altri anomali acquatici. 27 J.C. Cooper “Pesce” in Dizionario dei simboli, Padova, Franco Muzzio Editore, 1987:225 28 Secondo Cooper nel MESE di ADAR (il pesce). 29 Posener G. (con S. Sauneron e J, Yoyotte) Dictionnaire de la civilization ègyptienne. Parigi, 1959: 277.
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