Entomologia

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Fly Line ESEMPIO DI

ARTICOLO FONDAMENTALE DALL’USCITA

2/2003


Il silenzio degli insetti Roberto Messori

Nessun grido atroce all’orecchio come il silenzio dell’Insetto sotto il dito che lo schiaccia. Camillo Sbarbaro

L’uso delle chiavi analitiche Nella foto piccola: collaborazione MunchHannibal Lecter-Fly Line. Fantasiosa rappresentazione dell’insensibilità entomologica: il Grido di Munch è zittito dall’insetto di Buffalo Bill, il serial killer che voleva metamorfosare in una cicciona.

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le chiavi analitiche


Il pam finisce quasi sempre per tentare la carta dell’entomologia, ma è diffusa l’opinione che sia una carta piuttosto difficile da giocare. Spesso acquista libri e manuali che ritiene utili per affrontare la materia, ma è più difficile muoversi nella bibliografia informativa che nella scienza entomologica vera e propria. Discriminare gli insetti attribuendo loro famiglia, genere o addirittura il nome della specie è meno difficile di quanto si creda, a condizione di conoscere le chiavi, il loro corretto utilizzo e di accettare i limiti imposti dal proprio… impegno entomologico. Vedremo in queste pagine alcune note sistematiche e l’utilizzo delle chiavi analitiche per la discriminazione dei viventi di un mondo di silenziosi fruscii.

Bimbi a pesca, alcuni preparano gli attrezzi, un altro sta cacciando insetti. Ecco due passioni intimamente connesse. Ecco rappresentati i legami tra curiosità, gioco, predazione, morte e vita. L’illustratore, più o meno inconsapevolmente, è riuscito a proporre tutto in questa piccola immagine gioiosa (da una vecchia scatola di latta di biscotti Doria).

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eneralità - Un PAM davvero degno deve, prima o poi, scontrarsi con l’entomologia. Se ben affrontata sarà l’incontro con un mondo affascinante, un mondo dove a furia di riconoscerci nei loro istinti, si rischia il dubbio che i veri insetti siamo noi. In effetti, per un lontano osservatore galattico dotato di intelletto superiore, il dub-

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ne. Il PAM subisce una continua pressione psicologica interna ed esterna ad interessarsi della piccola moltitudine di invertebrati che per forza di cose interagisce coi suoi interessi e gli procura insostenibile curiosità: “L’insostenibile leggerezza dell’esse… rino con le ali”. Le motivazioni esterne sono le più ovvie: pescando a mosca dobbiamo imitare gli insetti. Tutta la nostra bibliografia è satura di note sugli insetti, di quanto siano importanti, delle schiuse, dei riferimenti con le imitazioni, dei periodi stagionali, delle ninfe, delle pupe, delle emergenti, degli adulti… Insomma il pesce abbocca alle nostre esche perché esse sanno interpretare i suoi desideri alimentari e questo porta al desiderio di conoscerli meglio. Scopo ufficiale: prendere più pesce. O prenderlo meglio.

L’uomo e gli insetti, in una collaborazione Redon-Fly Line. Perplessità, inquietudine e stupore non possono mancare nell’affrontare il più stupefacente, fantasioso e variegato mondo vivente. Quale pretesto è migliore della pesca a mosca? bio potrebbe non essere illegittimo, dimensioni a parte. Gli insetti mostrano più fantasia, maggior spirito di adattamento, organizzazioni sociali impeccabili e, soprattutto, vivono in armonia col creato: non distruggono inutilmente e sistematicamente il mondo che li ospita. Da questo punto di vista verrebbe da chiedersi chi sia davvero l’essere più intelligente: mentre gli insetti vantano un grandioso successo evolutivo, noi stiamo facendo terra bruciata delle risorse del pianeta. È vero, succhiano il sangue e parassitano il prossimo, ma confronto all’essere umano sono solo dilettanti. Curiosità scontate - Sono pochi i PAM che ammettono allegramente di non L’entomologia ai minimi termini: la giallina, la verdina e la rossiccia.

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sapere nulla degli insetti; pescano confidando in quelle poche mosche (artificiali) e non si pongono altri problemi. Per loro i 30 ordini degli insetti sono raggruppati in tre specie: la giallina, la verdina e la rossiccia. Ma questi pam, in effetti, sono eccezioni. Quasi tutti, sotto sotto, vorrebbero sapere come si chiama quell’esserino grigio azzurrognolo che vola, e come si chiama la sua imitazio-

Curiosità inconsce - Molto più subdole e potenti sono le pulsioni “interne”, vale a dire le motivazioni inconsce che ci spingono in tale direzione. Come possiamo individuarle? Anche la “naturale curiosità” che caratterizza l’essere umano avrà pur le radici in qualcosa. Probabilmente è legata ai meccanismi evolutivi, ma allo stato attuale delle conoscenze la scienza sa dirci ben poco. La scienza scava e cerca, ma i perché primordiali si allontanano sempre più. Ricordate il diabolico dottore sintetico in Alien? Al tenente Ripley, che disperatamente gli chiedeva a che punto era la ricerca per sconfiggere l’alieno, rispose


to, forse ci ricordano le masse umane scomparse nei millenni: masse incredibilmente numerose che rappresentano la contrapposizione primordiale fra vivi e morti (Massa e potere, Elias Canetti, Adelphi, 1981). Altra faccenda inquietante. - Gli insetti si trasformano “magicamente“, si liquefano in vescichette cremose (istolisi) per mutare totalmente la loro forma (Buffalo Bill, lo scuoiatore psicopatico de “Il silenzio degli innocenti” è ossessionato dalla crisalide di una farfalla; anche lui vorrebbe trasformarsi… in una femmina). Tutti vorremmo cambiare qualcosa di noi stessi. Non necessariamente il sesso. - Gli insetti hanno armi terrificanti: taluni possono uccidere nemici assai più grandi e potenti di loro. Anche gli umani (e perfino noi PAM) possono essere uccisi da un insetto. Meglio conoscerli. Solo conoscendoli potremo difenderci da quelli pericolosi. O acquisire fiducia nelle nostre possibilità di microscopici esseri sperduti

Hieronymus Bosch, dal Trittico del fieno, particolare del Peccato originale. Pur non essendo pam, l’inconscio di Bosch aveva certamente profondi legami con l’entomologia. “Stiamo ancora confrontando”. Poi saltò fuori che il maledetto teneva per lo xenomorfo assassino. Azzardiamo comunque qualche ipotesi cervellotica. Non sul perché l’uomo studia gli insetti, ma sul perché il pam li vuole conoscere ad un livello superiore alle ovvie necessità alieutiche. - Gli insetti sono piccoli, piccolissimi e ancor più: essi costituiscono l’estrema frontiera del mondo visibile, oltre v’è un mondo che sfugge al nostro senso più importante e questo ci spaventa. Solo con la conoscenza il timore scompare. Il nulla è terribile: meglio cercarci dentro qualcosa. - Gli insetti sono innumerevoli e le loro brevi vite sono in perenne mutamen-

nello spazio. - I “nostri” insetti vivono nel fondo dei fiumi, poi risalgono in superficie, mutano e si trasformano in forme volanti. Anche le nostre code volano. Gli insetti ed il nostro sistema realizzano il sogno più grande: quello di volare. Chi non ha mai volato in sogno? - Sempre i nostri insetti abbandonano il mondo originario per popolarne un altro con atmosfera, gravità e dinamiche mostruosamente differenti. Anni fa uno scienziato della NASA affermò in un’intervista che nella mente dell’uomo vi è un gene che lo spinge a distruggere il mondo per essere sospinto a cercarne altri nello spazio. Probabilmente venne licenziato, ma se avesse ragione? Che sia l’eredità genetica dell’impulso degli insetti ad abbandonare il proprio mondo a farci distruggere il nostro? - La moltitudine di insetti che popola ogni anfratto apparentemente brullo o desertico ci fa sentire meno soli, se non nell’universo, almeno lungo le rive di un fiume. Il fiume rappresenta la vita e la vita che ne esce ci collega all’Essere supremo, al progettista che vive alle sorgenti del mondo. Anche noi creiamo insetti. Finti. Un residuo primordiale dell’atto creativo? - Attribuire un nome all’insetto che osserviamo è il primo, fondamentale passo per mettere ordine nella nostra mente. Dobbiamo riconoscere quella piccola forma vitale poiché in essa riconosciamo qualcosa che ci appartiene da milioni di anni: svariati geni del nostro DNA. Gli animali ce lo confermano insistentemente giorno per giorno. Un esempio? Anche noi, come i tricotteri che costruiscono astucci e le termiti che realizzano torri, viviamo l’irresistibile istinto costruttivo. Bin Laden l’esatto contrario.

Chi non ha mai volato in sogno? L’Icaro di Odilon Redon sta offrendo un omaggio agli dei, probabilmente un’anatra arrosto dopo, naturalmente, averla spennata.

I nomi degli insetti - Ed ecco da dove partiremo: dal nome. Come ricorda M. Chinery nel suo “Guida degli insetti d’Europa”, alla zanzara che si chiede “A

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Serata di costruzione in un club (Club di Bergamo, al morsetto è Enzo Bortolani). In questi incontri è importante per i pam avere un linguaggio comune, che di regola è quello pseudo-scientifico dei nomi inglesi degli insetti. Sotto: Cowdung Fly, dressing originale di L. West, realizzazione di A. Busilacchio. Rappresenta un dittero solito a frequentare escrementi bovini ed è noto ai pam del mondo anglosassone come, appunto, “cowdung”(= sterco di vacca). Imita la Scatophaga stercoraria (piccolo disegno a colori a destra) e ne è, a tutti gli effetti, il nome popolare.

che serve loro avere dei nomi se non rispondono ad essi?”, la saggia Alice (l’Alice del Paese delle Meraviglie) ri-

sponde “A loro nulla, ma immagino che serva a quelli che li danno loro). Il nome di ogni insetto, come di ogni specie vivente, è composto da due termini, ed il sistema è detto nomenclatura binomiale. Una sorta di nome e cognome. I termini usati sono latini o greci latinizzati. Le loro radici infatti sono le più adeguate per indicare in modo conciso qualcosa della forma o

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della natura dell’organismo che vogliono identificare. Tutti gli animali più comuni (e gli insetti non fanno eccezione, specie se influenzano la nostra economia) posseggono anche un nome volgare, o meno nobile, quello che adopera la gente per

identificarli: cane, gatto, rondine, scarafaggio, zanzara, portasassi… Ma gli esseri meno noti non usufruiscono di un simile privilegio e non possiedono un nomignolo, od un soprannome e tra vari phylum gli invertebrati sono i più numerosi ed i meno “famosi” in assoluto. Perché si usa ancora il latino con qualche radice nell’antico greco? Ma perché è in quelle lingue che vennero af-

frontate le prime antiche indagini nel mondo naturale e poi, quando nel diciassettesimo secolo tali studi iniziarono una vera e propria classificazione, era ancora il latino la lingua scritta dei dotti per eccellenza. Sostituita la lingua latina dalle lingue moderne, non si ritenne opportuno modificare la terminologia utilizzata, poi con quale lingua? Sarebbero nati problemi a non finire, per non parlare di gelosie e campanilismi. Occorreva per tutti un unico linguaggio, almeno per quello relativo ai nomi. Bèh, almeno una fetta di sana ed antica cultura si è salvata dall’anglofilia selvaggia del XX secolo. Che comunque si sta prendendo una piccola rivincita. Infatti nella pam si è verificato un curioso evento: insetti sconosciuti ai più, ma assai noti ai pescatori a mosca, si sono conquistati a buon titolo un nome comune, solo che è in lingua inglese ed è noto solo ai quei pam che si sono, per così, dire, “acculturati”. Questo piccolo fenomeno è accaduto perché la pesca a mosca si è fortemente evoluta nell’ultimo secolo e mezzo nel mondo anglosassone e dal mondo anglosassone è partita per farsi conoscere in mezzo mondo. Se il mondo romano antico, grazie alla scoperta documentata da Claudius Aelianus due secoli dopo Cristo della tecnica di pesca a mosca praticata in Mace-


Famiglia Heptageniidae, genere Ecdyonurus, specie di difficile discriminazione: la famiglia si individua con la chiave delle effimere oltre presentata, il genere dalla forma dei peni (qui ben visibili), la specie da particolaritĂ piĂš complesse, che richiedono conoscenze approfondite.



Una Pond Olive spinner, alias Cloëon dipterum, effimera nota ai pam più attenti poichè nel periodo estivo entra in tutte le case, trattandosi di una specie estremamente diffusa che popola ogni acqua lenta o ferma, dalle fontane di città ai laghi per l’irrigazione alle pozzanghere persistenti... Sotto: Yellow Evening dun, peccato che il suo sinonimo originale (Ephemerella notata) non si trovi in Italia. Ma è ottima per imitare Ephemerella ignita, presente ovunque. che stabiliscono le nomenclature?

donia, o se il mondo cattolico, grazie alla famosa passione alieutica di San Zeno, ben documentata nel più recente ‘400, avessero intuito che razza di successo avrebbe avuto la pam in futuro, probabilmente oggi gli inglesi chiamerebbero “merdona” la Cow Dung (imita le mosche che frequentano escrementi bovini) e non il contrario, ma la Storia ha scelto loro e noi abbiamo perso il treno. La pizza però è nostra e non ce la leva più nessuno. Ecco quindi che la Blue-winged Olive è la Ephemerella ignita, la Medium Olive è la Baetis vernus, la Olive Upright è la Rhithrogena semicolorata, la (questa è un po’ più difficile) Large Cinnamon

Sedge è il tricottero Potamophylax cingulatus, e via dicendo. Per una convenzione rigorosamente tacita i più trascrivono i nomi inglesi degli insetti (che sono anche i nomi delle imitazioni che li rappresentano) con iniziali maiuscole, mentre per una convenzione rigorosamente stabilita i nomi latini delle forme viventi si trascrivono con carattere corsivo, con il primo termine avente l’iniziale maiuscola ed il secondo minuscola. Il primo indica il genere, il secondo la specie. Questa convenzione fa capo a regole dettate dalla Commissione Internazionale di Nomenclatura Zoologica. Ma quali sono le regole principali

Sulla nomenclatura – La classificazione non comprende solo i nomi delle singole specie, ma è costituita da una trama piramidale di suddivisioni che ubbidiscono a fili logici. Tutte le specie che posseggono caratteri comuni sono via via raggruppate in ordinamenti gerarchici ed ogni raggruppamento è caratterizzato da un nome. Detti nomi hanno desinenze stabilite, pertanto, dato un nome, di regola si può comprendere se è relativo a un ordine, a una famiglia o ad un genere, oppure ad un phylum intermedio come sottordine o superfamiglia (phylum è sinonimo generico di gruppo, suddiviso da criteri relativi al discorso in atto). La classificazione tipica è la seguente: Classe, Ordine, Famiglia, Genere, Specie. Spesso questa suddivisione non è sufficiente ed ecco che quindi si ricorre a sottoclassi, superfamiglie, sottordini, sottospecie, ecc. Gli insetti appartengono alla Classe Insecta, suddivisa in due sottoclassi: Apterygota (insetti atteri, quindi privi di ali sin dall’origine della loro storia evolutiva) e Pterygota (insetti alati, o che hanno perso le ali durante la loro storia evolutiva). La classe Insecta a sua volta si suddivide in circa 30 ordini. Il circa è doveroso, poiché, nonostante la Commissione Internazionale ecc., esistono correnti che interpretano e propongono soluzioni differenziate. Una corrente di biologi tende a suddividere di più creando nuovi ordini, al contrario di chi tende a raggruppare maggiormente suddividendo di meno. Inoltre le nuove proposte richiedono tempi lunghi per le necessarie veri-

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tipo di chiave analitica

Chiave per la determinazione degli ordini di insetti

numero dal quale procedere dopo la scelta del quesito

numero progressivo del quesito

quesito e il suo contrario

taxa cercato nella successione dei quesiti risolti

talvolta nelle chiavi sono inseriti i disegni relativi alla caratteristica discussa

(I caratteri numerati sono 47 nella chiave degli ordini degli insetti, ma questo è un esempio e si mostrano solo i primi 6).

fiche. Poiché il gruppo del sottordine Pterygota è dotato di ali, sono queste a fornire molti caratteri per le successive suddivisioni e a suggerire spesso il nome dell’ordine: Trichoptera, ad esempio, significa ali dotate di peli. Plecoptera significa ali intrecciate. Ephemera significa che vive un giorno, ma che c’entra? Un ordine raggruppa le famiglie, una delle categorie tassonomiche fondamentali. Spesso le famiglie sono raggruppate o suddivise a loro volta ed è importante riconoscere immediatamente questa eventuale suddivisione o raggruppamento, è semplice: ecco i suffissi con i quali terminano i nomi: Superfamiglia: -oidea Famiglia: -idae Sottofamiglie: -inae Dopo la famiglia abbiamo il genere. Esso raggruppa specie abbastanza omogenee e non ha desinenze stabilite,

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ma fornisce il primo nome alla specie, quello con l’iniziale maiuscola. Il passo successivo ci porta alla specie, la vera unità sistematica, la si può definire caratterizzata dalla capacità riproduttiva: la riproduzione è possibile solo appartenendo alla medesima specie, anche solo potenzialmente. Un assicuratore ad esempio può riprodurre con la regina del Regno Unito, ma è abbastanza improbabile. Non può farlo invece con un dittero nematocero, col quale avrebbe, probabilmente, maggiori affinità. Le chiavi – É detta chiave dicotomica o c. analitica. Sulla sistematica ed i suoi problemi potremmo riempire intere enciclopedie, ma qui affrontiamo immediatamente lo strumento fondamentale: le chiavi analitiche. Lo scopo finale di regola è arrivare ad attribuire ad un insetto il suo esatto nome, quello almeno che la scienza utilizza per iden-

tificarlo. Cos’è una chiave e come funziona? (vedi la chiave in questa pagina, essendo solo un esempio è relativa ai primi 6 caratteri su 47 e serve a discriminare gli ordini di insetti europei). Una chiave dicotomica (la chiameremo semplicemente chiave) è costituita da un elenco numerato di caratteri contrapposti, preferibilmente appariscenti e certamente peculiari, anche non filogenetici. Il moderno indirizzo della sistematica infatti cerca oggi di differenziare le forme viventi in base alle modifiche evolutive, pertanto è a caccia di criteri filogenetici, non sempre evidenti e facili da individuare, pertanto le chiavi rivolte alla mera individuazione preferiscono utilizzare caratteri più apparenti ed immediati. Una chiave consiste nell’elenco numerato di caratteristiche, immediata-


Chiave agli ordini di insetti

Questa è una chiave “grafica” per la determinazione degli ordini degli insetti. É estratta da una pubblicazione della Provincia Autonoma di Trento: l’Atlante per il riconoscimento dei macroinvertebrati dei corsi d’acqua dolce, pubblicato a

cura della Stazione Sperimentale Agraria Forestale di S. Michele all’Adige, APR&B Editore, 1988. Questa chiave grafica mostra la successione di biforcazioni che portano all’individuazione dell’ordine di appartenenza. É però relativa alle

sole forme acquatiche. Infatti le esigenze attuali tendono purtroppo a trascurare gli adulti degli insetti acquatici privilegiando larve e ninfe, la cui identificazione è finalizzata alla qualificazione delle acque dei fiumi e dei laghi.

mente seguite dal loro contrario. Ad ogni passo occorre scegliere una o l’altra ipotesi. Il numero a sinistra elenca la serie di “contrapposizioni”, il numero a destra indica la caratteristica alla quale occorre andare ogni volta fatta la scelta. Dopo una sequenza più o meno numerosa di scelte, inizieranno ad apparire i taxa cercati, nell’esempio che segue il taxa cercato è l’ordine, trattandosi di una chiave per la determinazione degli ordini di insetti europei. É come percorrere una strada caratterizzata da una successione di biforcazioni. Nella chiave dell’esempio la prima ipotesi è relativa alla presenza di ali. Se l’insetto del quale volete determinare l’ordine di appartenenza è alato, dovete passare al punto n. 2 e procedere, se invece non è alato dovete andare direttamente al punto n. 28 e procedere da questo. Le eccezioni non sono infrequenti e di regola vengono citate.

Nell’esempio sopra riportato della chiave degli ordini, le effimere compaiono già all’ipotesi n. 5, ma solo quelle con un paio di ali (per i curiosi: Caenidae e Baetidae del genere Cloëon). Al punto 18 si troveranno di nuovo le effimere, ma ci siamo fermati al 6 perché deve essere solo un esempio. Sarebbero 47 le ipotesi da valutare per determinare tutti gli ordini europei. Questa semplice chiave (a pag. 26), oltre che fungere da esempio per le nostre spiegazioni, consente di determinare le famiglie delle effimere, conoscendo le venature dell’ala anteriore. Per soddisfare questa legittima curiosità pubblichiamo lo schema delle venature. Si tratta di una chiave decisamente semplice, basata su caratteri evidenti, ma assolutamente funzionale.

una chiave. Dopo quella dell’ordine ecco quella della famiglia (o sottordine, superfamiglia, ecc.), seguirà una chiave per il genere ed infine una per la specie. Chi non ha mai consultato opere entomologiche per specialisti difficilmente conosce l’esistenza delle chiavi analitiche. Infatti è ben raro che simili strumenti appaiano nei libri di entomologia a carattere diffusivo. Di solito questi si limitano a proporre belle macrofotografie, descrizioni curiose su strani insetti e curiosità varie. Tutti aspetti particellari e non globali. Del resto l’efficacia di una chiave dipende dalla sua globalità e dalla preparazione entomologica di chi si accinge ad utilizzarla. In altre parole, per individuare una specie con sicurezza, occorre che la chiave (o la serie di chiavi dalla famiglia alla specie) comprenda tutte le specie possibili di quel territorio. Prendiamo ad esempio i tricotteri. In Italia ne

Chiavi in ordine gerarchico Ogni passaggio “gerarchico” necessita di

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Questa chiave è già interessante per il pam. Essa permette di individuare le famiglie di effimere italiane. Sono assenti da essa tre famiglie: Polymitarcidae, Potamanthidae, Oligoneuriidae. Le prime due popolano acque ferme, comprendono un solo ordine ed una sola specie ciascuna ed hanno scarso rilievo con la pam. Anche la terza è rappresentata da un’unica specie: Oligoneuriella rhenana, inconfondibile per le particolari venature delle ali riunite a coppie e l’assenza di venature trasverse.

Chiave delle famiglie degli efemerotteri italiani 1.

Effimere con tre cerci . - Effimere con due cerci

2.

Ali posteriori presenti . . . . . . . 3. - Ali posteriori assenti, insetti di piccola dimensione (corpo max 4 mm) Caenidae

3.

Effimere con più di 30 mm di apertura alare . - Effimere con meno di 30 mm di apertura alare .

4.

Nelle ali anteriori l’estremità prossimale della seconda cubitale (Cu 2) è più vicina alla prima anale (A1) che non alla prima cubitale (Cu1) o almeno a metà tra esse . - Nelle ali anteriori l’estremità prossimale della seconda cubitale (Cu 2) è assai più vicina alla prima cubitale (Cu1) che alla prima anale (A1) . . . .

5.

6.

. .

. .

Ali posteriori fortemente ridotte (meno di 1/5 delle anteriori) o assenti - Ali posteriori più grandi e ben visibili (circa 1/3 delle anteriori) . .

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2. 5.

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Ephemeridae . 4.

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Leptophlebiidae

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Ephemerellidae

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Baetidae

.

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.

6

Nelle ali anteriori tra le due cubitali non vi sono venature intercalari, ma dalla Cu2 si originano alcune venature ricurve ad S (talvolta ramificate) che terminano sul bordo posteriore dell’ala . . . Siphlonuridae - Assenza di simili venature . . . . . . Heptageniidae

Un esempio mirato: la chiave delle effimere - Vediamo quindi la chiave per la determinazione delle famiglie di effimere. Da questa chiave semplificata, ma rapida ed efficace, rimangono assenti tre famiglie presenti in Italia con un’unica specie ciascuna: Polymitarcidae, Potamanthidae, Oligoneuriidae).

A1 Cu2 Cu1 Ecco evidenziato il carattere esposto nella chiave per distinguere Ephemerellidae e Leptophlebiidae.

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sono stati individuati circa 420, ma nessuna pubblicazione disponibile li descrive tutti. La più completa riporta la descrizione di 148 specie. Mettiamoci nei panni di un pam che, travolto da insana curiosità, vuole saperne di più sugli insetti. In teoria dovrebbe procurarsi una prima chiave che determini gli ordini, poi, tra questi ordini, dovrebbe individuare quelli fondamentali per la sua passione: effimere, tricotteri e plecotteri. Come passo successivo potrebbe sceglierne uno ed iniziare a conoscerlo. Ipotizziamo che scelga, com’è logico, le effimere. Occorre quindi la chiave per distinguere le dieci famiglie presenti in Italia. Ogni famiglia ha poi una chiave per discriminare i ge-


Effimere con tre cerci

Ecco alcune immagini che mostrano i caratteri dei punti 2 e 5 della chiave. Il punto due significa anche che fino al punto 5 escluso tutte le famiglie eventualmente citate posseggono tre cerci, dal punto 5 ne posseggono 2, salvo successiva indicazione contraria. sono descritti in modo insufficiente, altri mancano all’appello, altri sono oggetto di studio e talune specie possono essere “vittime” di contestazioni. Alcune specie sono molto diffuse e ben individuabili, altre rare, altre ancora possono essere sconosciute. Insomma, qui il pam può toccare con mano i limiti della conoscenza scientifica. Per procedere deve diventare un vero e proprio ricercatore, oppure fermarsi agli aspetti più “semplici” e lasciare agli specialisti i privilegi della ricerca. Ed i miseri fondi ad essa destinati dal nostro sistema.

Effimere con due cerci

Ali posteriori fortemente ridotte

neri, che nel nostro caso sono una ventina. Ecco, fin qui le cose sono abbastanza facili. Ogni genere ha poi una chiave per discriminare le singole specie, ma a questo punto le cose possono diventare difficili od impossibili.

Intanto perché procurarsi le pubblicazioni specialistiche che riportano chiavi ragionevolmente aggiornate non è semplice, se non si è disposti a frequentare biblioteche universitarie, procurato il materiale, si scopre che alcuni gruppi

Le descrizioni – La chiave però è solo uno strumento per, citando ancora Alice, dare un nome a ciò che stiamo studiando. Degli insetti si studiano morfologia, anatomia, etologia, geonemia ed un’infinità di altre caratteristiche ed interazioni con l’ambiente. Da questi studi si evincono aspetti che, oltre ad aumentare la conoscenza del nostro pianetucolo, possono altresì aiutare la discriminazione. Ad esempio l’effimera Rhithrogena fiorii della famiglia Heptageniidae sfarfalla assai precocemente, nei mesi di febbraio e marzo ed è diffusa in Emilia e nel Lazio. La sua individuazione in base al periodo di schiusa ed alla regione di reperimento offre accettabile sicurezza. Poi vi sono gruppi che prediligono le acque ferme della pianura oppure quelle fredde e veloci di montagna. E così via. Dopo la morfologia (forma, dimensioni e colore: sono utili a realizzare le imitazioni), certamente per il pam è fondamentale l’etologia: sapendo come si comporta una specie predata dal pesce potrà rendere più adescante la sua imitazione agendo in modo da riprodurre i comportamenti del modello originale. Eccolo quindi andare a caccia delle note etologiche riportate nei libri. I libri però sono pochi, non aggiornati e difficili da reperire. Ma questo sarà l’argomento di una prossima discussione.

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