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CRESCE LA VOGLIA DI MERCATI PRIVATI E ASSET ALTERNATIVI
Lo sboom delle Ipo spinge imprese e investitori a guardare oltre i recinti dei mercati quotati. “È un momento storico favorevole per i private markets”, secondo Fabio Laricchia, head of Institutional Client Business Italia di BlackRock. Nel nostro Paese i livelli di allocazione degli investitori istituzionali in asset non quotati sono in grande crescita ma ancora bassi
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Alessio Trappolini
Imercati privati e gli asset d’investimento alternativi diventano sempre più un core business per gli asset manager globali, anche quelli storicamente focalizzati su un tipo di offerta diametralmente opposta. È un mercato in rapida espansione: Preqin, società dati specializzata in analisi nel mondo degli alternativi, calcola per i private markets una crescita del 60% fino al 2025 quando verranno raggiunte masse in gestione per 17.000 miliardi. “E’ un momento storico favorevole per i mercati privati”, spiega a FocusRisparmio Fabio Laricchia, head of Institutional Client Business Italia di BlackRock. L’esperto cita il ridimensionamento dei mercati regolamentati: “Solo negli Stati Uniti il numero di compagnie quotate in Borsa è sceso del 40% nell’ultimo anno, un trend che ritroviamo con proporzioni diverse anche in Europa”, commenta, “e lo stesso si vede anche nel mercato del credito”.
Ne hanno tratto vantaggio i settori del private equity, private debt e anche del direct lending. “Gran parte del mercato è nei radar di operatori specializzati. Negli Usa è già un trend affermato, in Europa stiamo osservando solo ora uno shift dell’offerta dalle banche tradizionali verso intermediari specializzati”, commenta. In Germania, ad esempio, la metà del fabbisogno finanziario delle aziende non quotate viene soddisfatto da operatori non bancari. Ecco perché anche tanti asset manager tentano di affermarsi in questo settore. Alcune recenti iniziative prese a livello globale da case di gestione e banche come BlackRock, Vanguard, J.P. Morgan sono solo un esempio che conferma questo trend. “Oggi il business degli asset alternativi è uno dei pillar delle strategie di BlackRock”, conferma > Fabio Laricchia Laricchia, che aggiunge, “su 9.000 miliardi di asset in gestione head of Institutional Client Business Italia di a livello globale, circa 300 miliardi riguardano asset alternativi BlackRock come private equity, private debt, real asset, hedge fund”.
Crescere nei mercati privati
La strada però non è priva di difficoltà. Il business dei mercati privati è più complicato rispetto a quello delle attività quotate anche perché cela una molteplicità di asset class. Lo conferma Laricchia: “Non ci si improvvisa gestori alternativi, questo settore richiede uno skill set molto specifico e una solida piattaforma di investimenti, capace di integrare gestione del rischio e ricerca di opportunità”.
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Il mercato del private banking muove i primi passi nell’offerta di prodotti sui mercati privati. Qual è il suo punto di vista?
La vedo più come una strategia difensiva che strutturale. Così come avviene negli Usa, per lo meno per la fascia di clienti UHNW, oggi è necessario inserire l’asset class dei private markets nei processi di investimento. Approccio ancora poco diffuso in Italia.
È normale?
Si, è una prima fase di reazione. Gli investitori sono interessati quindi bisogna rispondere ampliando la gamma con soluzioni adeguate. A seguire e con la crescente acquisizione di expertise si può lavorare su soluzioni innovative.
È una moda che passerà?
I private markets sono qui per rimanere, la considero un’asset class strutturale. A regime i mercati privati potranno arrivare a rappresentare il 10-20% degli investimenti sostituendo quote di risparmio gestito > Theo Delia- tradizionale. Un segmento che interessa a Russell tutti, a partire dagli operatori internazionali, deputy head Mediobanca Private che stanno creando divisioni specializzate. Banking Bisogna investire in strutture e competenze, che sono merce rara e difficile da comprare. In ballo ci sono enormi quote di mercato.
Perché la corsa al private equity?
È noto che le aziende non quotate (target del private equity) hanno potenzialità valutative ben più alte di quelle quotate nei mercati regolamentati. Uno dei fattori di questo sconto, risiede nella liquidità e nella scambiabilità limitata delle quote di queste aziende. A questo si aggiunga il fatto che in un periodo di bassa redditività delle asset class obbligazionarie si genera un maggiore stimolo alla ricerca di investimenti più remunerativi nel lungo periodo. Con tassi più elevati, legati anche al fenomeno inflattivo, ci sarà probabilmente un ridimensionamento, ma visto che partiamo da zero, il fenomeno dei private markets dominerà la scena delle strategie di investimento per i prossimi dieci anni.
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Le vie per crescere ed espandersi nel business dei mercati privati sono due per chi decide di muoversi oggi: acquisire un player terzo con capacità altamente specializzate e già consolidate oppure creare ex-novo all’interno della struttura esistente un team dedicato. “Ma ci sono anche soluzioni intermedie basate sulla partnership, come quella che BlackRock ha recentemente siglato con Temasek per investire in aziende private impegnate nella decarbonizzazione”, cita il manager.
La domanda di private assets
Il crollo dei rendimenti obbligazionari in tutto il mondo provocato dalle politiche di allentamento monetario delle Banche centrali ha spinto gli investitori a guardare con maggior interesse oltre gli steccati delle attività quotate in Borsa. Questa tendenza ha interessato dapprima gli investitori istituzionali e più recentemente sta prendendo piede anche fra gli investitori individuali più patrimonializzati. Laricchia racconta che in Italia i livelli di allocazione degli investitori istituzionali in asset non quotati sono in grande crescita ma ancora bassi. “Gli investitori più all’avanguardia sono le Casse previdenziali dove l’allocazione sugli asset alternativi raggiunge in media il 7%”, dice l’esperto, ma precisa che la percentuale è molto sbilanciata verso il comparto immobiliare. Poi ci sono le imprese di assicurazione che allocano fra il 3 e il 5% del loro patrimonio in asset privati (credito, infrastrutture, private equity quelle che destano più interesse) e infine i fondi pensione negoziali; questi ultimi “ancora in uno stadio primordiale rispetto al processo di investimento negli asset privati”.
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