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IL FONDO VIAGGIA ONLINE
Con l’utilizzo della tecnologia blockchain Allfunds punta all’azzeramento dei tempi richiesti per le operazioni di sottoscrizione, riscatto e trasferimento di quote di fondi comuni. E in futuro si parlerà di “tokenizzazione” anche nel risparmio gestito
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Alessio Trappolini
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> Stefano Catanzaro
country head Italia di Allfunds sset amministrati per 1.300 miliardi a livello globale con una presenza in più di 60 mercati, dove quasi 800 distributori e 2000 Sgr utilizzano i nostri servizi”. Stefano Catanzaro, country head Italia di Allfunds, utilizza i numeri per descrivere una fra le piattaforme digitali di distribuzione di fondi più grandi al mondo. Dimensione globale, presenza locale. “L’Italia è un mercato assolutamente core per Allfunds. Di quei 1.300 miliardi cui ho fatto cenno prima più del 20% fa capo all’Italia dove operiamo in egual misura sia con il canale wholesale, stringendo accordi con produttori di Gpf e Unit-linked, che attraverso accordi di sub-collocamento con distributori retail”, racconta il manager.
Qual è il posizionamento di Allfunds in termini di paragone con il mondo della distribuzione tradizionale?
Siamo una WealthTech e operiamo con l’obiettivo di massimizzare la user experience dei distributori nostri clienti. Teniamo sempre ben presente che ciò che realmente fidelizza un cliente è la qualità dei servizi post-vendita, ciò vale sia per un promotore che per una filiale di banca tradizionale. È secondo questa filosofia che si inseriscono alcune delle recenti iniziative che abbiamo sviluppato, alcune già in Italia, altre su mercati esteri ma che contiamo di portare anche nel nostro Paese. Per rispondere alla domanda, quindi, direi che ciascun intermediario dovrà innanzitutto capire il proprio posizionamento sul mercato e agire di conseguenza, elaborando strategie volte alla massima soddisfazione del proprio cliente.
Ha fatto riferimento a nuove iniziative. Fra le ultime, quella sull’utilizzo della blockchain per il trasferimento fondi, per ora limitata al mercato spagnolo, e
una legata ai mercati privati. Partiamo dalla prima. Abbiamo chiamato il progetto nato in Spagna FAST. L’iniziativa è il prodotto della collaborazione tra Allfunds Blockchain, il ramo del gruppo specializzato nella creazione di soluzioni digitali attraverso la tecnologia blockchain, e alcune importanti istituzioni finanziarie spagnole. FAST nasce per portare vantaggi di efficienza operativa ed efficacia dei processi di trasferimento di quote di fondi comuni. La ricaduta sul cliente finale si ha in termini di significativa riduzione dei tempi; oggi trasferire delle quote di fondi da una banca all’altra può richiedere fino a qualche settimana. Noi vogliamo ridurre questi tempi a qualche giorno ma a tendere l’industria si orienterà verso la totale automazione di questa operazione, fino ad arrivare al real time. Fra le altre applicazioni della tecnologia Blockchain nella distribuzione di prodotti finanziari c’è l’utilizzo di registri distribuiti (DLT, distributed ledger technologies) che permettono a più attori della filiera di avere la stessa informazione contemporaneamente e in tempo reale, eliminando i processi di riconciliazione delle informazioni e dei dati. È una rivoluzione di efficienza.
Vedremo FAST anche in Italia?
Stiamo lavorando per allargare il perimetro del progetto. In autunno presenteremo l’iniziativa a Consob e a Banca d’Italia, avendo già raccolto manifestazioni di interesse da parte di alcune tra le più importanti banche del nostro Paese.
In futuro potremmo assistere anche alla “tokenizzazione” di quote di fondi comuni?
Sì, è già realtà in alcuni Paesi come la Spagna dove nell’ambito della Spanish regulator sandbox abbiamo presentato un progetto di tokenizzazione di fondi comuni. Un progetto molto interessante in cui abbiamo aiutato il regolatore portando il caso concreto di una Sgr spagnola che ha intenzione di lanciare dei fondi nativi digitali sulla nostra piattaforma Blockchain. Se arriverà anche in Italia una tale rivoluzione? Ritengo di sì, peraltro il via libera alla sandbox regolamentare italiana faciliterà di molto tutte le operazioni in questa direzione.
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L’iniziativa per facilitare la distribuzione di fondi di Private Market è già realtà in Italia. Quali sono gli obiettivi di questo progetto?
Sui mercati privati abbiamo lanciato due iniziative. La prima è la partnership con iCapital Network, fintech leader a livello globale nel facilitare l’accesso a prodotti e soluzioni di gestori di mercati privati. L’iniziativa è stata già presentata a un gruppo selezionato di importanti banche italiane e in autunno la illustreremo ad altre per poi procedere con l’implementazione definitiva del progetto entro fine anno. L’altra importante iniziativa ci vede ancora come distributore primario ma con l’aggiunta di una soluzione innovativa che abilita architettura aperta nell’ambito dei contenitori di PIR alternativi. Il nostro supporto consente così agli intermediari di mettere a disposizione dei loro clienti portafogli multimanager di fondi PIR alternativi compliant, che a me piace definire Pir Box Alternativi. Il tutto in maniera del tutto digitale ed efficiente.
Teniamo sempre ben presente che ciò che realmente fidelizza un cliente è la qualità dei servizi post-vendita, ciò vale sia per un promotore che per una filiale di banca tradizionale Vetrine digitali per il risparmiatore retail
I Millenial e le generazioni ancor più giovani hanno bisogno di servizi finanziari all’avanguardia, facili da capire e veloci da fruire. È con questo obiettivo che molte banche e case prodotto lanciano canali digitali per facilitare i servizi di sottoscrizione diretta e indiretta dei prodotti finanziari. Nel 2000 Banca Ifigest ha lanciato Fundstore, il primo negozio online di fondi comuni in Italia attraverso il quale i risparmiatori possono sottoscrivere quote di fondi senza l’intermediazione di alcun consulente finanziario. L’iniziativa oggi movimenta circa 450 milioni di euro su oltre 8.000 comparti di fondi offerti da più di 180 case prodotto, perlopiù estere. “E’ una porzione di ricavi minoritaria e alternativa rispetto al nostro core business, che rimane basato sulle gestioni patrimoniali, ma su cui crediamo molto”, analizza Alberto Sarti, responsabile area servizi investimento di Banca Ifigest. “Il punto di forza di Fundstore è che non vi è necessità di aprire un conto corrente con la banca. Questa si è rivelata una scelta vincente e negli anni un crescente numero di clienti si rivolge alla piattaforma in maniera spontanea”, aggiunge. Fra le iniziative di raccolta diretta lanciate nel panorama del risparmio gestito italiano emerge Gimme5, un progetto di AcomeA Sgr nato per avvicinare il pubblico dei più giovani al mondo del risparmio e degli investimenti. Dal 2013 ad oggi, Gimme5 ha raccolto oltre 100 milioni di euro di risparmi. Oggi l’app conta più di 500.000 utenti, con una crescita di oltre il 60% rispetto al 2020. “In questo ultimo anno sono notevolmente aumentati il numero di clienti, il risparmio accumulato e il livello di fruizione dei contenuti proposti in app e sul blog, tutti indicatori della volontà dei clienti di capire realmente le dinamiche del settore per coglierne le opportunità”, spiega a FocusRisparmio Flavio Talarico, product manager di Gimme5. Sul totale della customer base, il 62% degli utenti è under 35, ben l’85% è under 50. L’età media è 34 anni, mentre l’età mediana si abbassa a 31.