Scopri la storia e i segreti della
1. UN SITO, MOLTI MISTERI
La Chiesa di Saint-Léger a Aymavilles nasconde al proprio interno una perla di bellezza rara: una cripta dalle forme architettoniche uniche, sulla cui antichità di datazione non esiste, finora, alcuna prova definitiva. Suddivisa in due navate di circa 11,5 m di lunghezza, ciascuna composta da quattro campate separate da semicolonne in travertino addossate alle pareti e a tozzi pilastri quadrangolari, la cripta rappresenta un enigma, sia per il silenzio delle fonti scritte, sia per le numerose anomalie che ne caratterizzano l’impianto.
Il primo passo nella riscoperta di questo importante monumento risale agli inizi degli anni Duemila, in concomitanza con lavori volti al recupero della cripta, destinata da tempo allo stoccaggio di merci, e alla realizzazione di un impianto di climatizzazione per la chiesa
soprastante. La mancanza di fondi impedì il completamento dell’indagine, ripresa nel 20132014, quando si ultimò lo scavo precedente e lo si estese all’esterno.
Perché la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta ha voluto concentrare le indagini archeologiche in questo luogo? Molti erano i misteri che avvolgevano il sito di SaintLéger:
in uno spazio molto ristretto, nel centro di Aymavilles, sono presenti due chiese: SaintMartin, oggi parrocchiale di Cristo Re, e Saint-Léger. Quest’ultimo santo, in Italiano Leodegario, è una figura rarissima in Italia. Santo francese, abate benedettino e vescovo dell’Alto Medioevo, è considerato un martire per le sue battaglie a favore dell’autonomia della Chiesa dal potere politico. Al contrario, in Francia l’attribuzione a Leodegario è molto frequente e lo troviamo come patrono di diversi monasteri. Questo spinge a pensare ad un collegamento con la tradizione popolare, che vedeva la presenza in questo sito di un antico monastero benedettino.
La posizione della Chiesa di Saint-Léger è discosta dal centro abitato, che ospita invece la parrocchiale di Saint-Martin.
La sua facciata è orientata verso est; l’abside verso ovest. Questo orientamento è opposto a quello canonico. Qui nella cripta troviamo invece l’orientamento “corretto”. Quest’indizio evidenzia la forte possibilità che la cripta riprenda un edificio più antico.
Prima di addentrarci nella cripta, è fondamentale un’ultima riflessione dal punto di vista morfologico e di contesto. Il complesso di Saint-Léger sorge in riva orografica destra della Dora Baltea, alle pendici della Valle di Cogne, all’incrocio con la valle centrale. L’analisi del territorio in cui si inserisce evidenzia la presenza di cave di marmo bardiglio e di calcare e suoli agricoli di alta qualità. La funzione strategica all’interno di un territorio ricco di risorse permette di comprendere perché l’area di Aymavilles, in generale, e il sito di Saint-Léger, in particolare, sia stata sin dall’epoca classica oggetto di attenzioni da parte delle aristocrazie dominanti e spiega la sovrabbondanza di architetture d’eccellenza sul territorio, sia di natura ecclesiastica sia civile (il Castello di Aymavilles, il ponte-acquedotto di Pont-d’Ael, per citarne solo i principali).
Addentriamoci ora nella cripta.
La sua struttura non è di immediata comprensione. In questo punto ci troviamo in una navata piuttosto grande, accanto a questa si apre una seconda navata. Con ogni probabilità le navate erano originariamente tre, con quella nord successivamente distrutta dalla costruzione della chiesa settecentesca. Sappiamo di essere nella navata centrale per la presenza dell’abside semicircolare, posto sotto l’ingresso della chiesa soprastante. L’abside non è centrato rispetto all’aula e l’impianto della cripta denota una generale assenza di simmetria, forse a causa della forte pendenza di alcuni settori in cui è stato scavato, che può aver impedito la realizzazione simmetrica dei corpi di fabbrica. Non è chiaro, invece, dove fosse l’ingresso alla cripta: potrebbe trovarsi anch’esso lungo la parete nord, l’unica area che ancora non è stata oggetto di scavi, tra la chiesa e la casa famiglia Saint-Léger. In un futuro, approfondire le indagini in questa direzione e proseguire gli scavi all’esterno della chiesa attuale potrebbe portare preziose informazioni per permetterci di interpretare ancor meglio questo luogo.
Nonostante l’apparente unità stilistica e formale, l’analisi archeologica della cripta rivela evidenti anomalie che svelano una sequenza travagliata e complessa di operazioni, esito con ogni probabilità di adattamenti al contesto precedente, sia morfologico che architettonico.
Gli scavi hanno rivelato che l’edificio fu costruito in più fasi: un primo insediamento romano fra il I e il II secolo d.C.; un nuovo edificio rettangolare che si sovrappone a questo nel V-VII secolo; una successiva evoluzione in un’aula di culto absidata con al centro la sepoltura più antica del sito, tra la fine del VII e il IX secolo; la trasformazione in cripta nell’XI-XII secolo e l’ultimo vero stravolgimento nel 1762, con la completa demolizione della maggior parte delle strutture medievali e la costruzione della nuova chiesa e casa parrocchiale.
Bisogna dunque immaginare un sito costruito nel tempo, che non è nato e non è sempre stato una cripta ma che, per tutto il Medioevo - autonomo rispetto all’insediamento del paese di Aymavilles e quindi, evidentemente, con fini diversi da quelli di una chiesa parrocchiale - fu un luogo di culto.
La sepoltura centrale, in cassa in muratura, per posizione e tipo appartiene sicuramente a un personaggio di spicco, forse lo stesso fondatore dell’edificio di culto. È stata però trovata danneggiata, con una parte rotta da uno dei pilastri che sorreggono le volte della cripta e spogliata quasi del tutto delle ossa che conteneva in precedenza, per motivi a noi sconosciuti.
2. UNA STORIA DI STRATIFICAZIONI
L’edificio che tra V e VII secolo si sovrappone all’impianto rustico di epoca romana è di difficile lettura. Si tratta di un grande volume quadrangolare, di cui rimane in elevato un angolo, quello di nord-est, inglobato nelle murature della successiva chiesa absidata.
La sua funzione rimane un mistero. All’interno degli strati di questa costruzione non sono stati trovati materiali: questo dato conferma che non si trattasse di un’abitazione domestica dove, invece, se ne trovano solitamente in grande abbondanza. Potrebbe, per ipotesi, trattarsi di un mausoleo di famiglia come altri esistenti all’epoca in Valle d’Aosta in un luogo che, nel corso dei secoli successivi, assunse una specifica valenza funeraria.
Saint-Martin potrebbe allora essere stato concepito sin dal principio come luogo dedito alla cura d’anime, mentre Saint-Léger sarebbe nato come luogo di sepoltura, legato alle esigenze di una famiglia o di un ristretto gruppo sociale.
Quella che noi oggi chiamiamo cripta nasce, tra VII e X secolo, dall’ingrandimento del
travertino
intonaco
cemento
precedente edificio quadrangolare. Non si tratta inizialmente di una cripta, ma di una vera e propria chiesa autonoma: la sua trasformazione avverrà solo in piena età romanica, mediante la costruzione di una chiesa superiore.
Immaginiamo ora di attraversare la navata centrale e spostiamoci sulle passerelle, in quello che per molti secoli, fino al Medioevo inoltrato, rimase uno spazio aperto, un atrio a funzione cimiteriale.
3. TOMBE E SEPOLTURE
Ci troviamo nell’area cimiteriale dell’antico complesso di culto altomedievale. Le sepolture che vedete sono oggi prive di scheletri, che sono stati rimossi per essere studiati e sono conservati nei depositi della Soprintendenza.
Siamo davanti a tombe diverse per orientamento e tipologia: dalle semplici fosse in nuda terra a quelle con le pareti rivestite in lastre o in pietre. In quest’epoca non compaiono oggetti di corredo, come anellini, rosari, croci, più frequenti solo a partire dall’epoca moderna. Questa assenza rende le tombe di questo periodo difficili da datare con precisione.
Le numerose sepolture trovate qui sono state studiate per avere una stima su età e sesso dei defunti. Vi erano pochissimi individui senili (cioè maggiori di 50 anni), segno che era frequente morire in età precedente. Non desta nemmeno stupore una più alta quantità di decessi per la popolazione femminile in età compresa tra 20 e 29 anni considerando, soprattutto, gli elevati rischi legati al parto. In questa zona erano concentrate moltissime tombe di bambini di 0-6 anni, al punto da far pensare che questo fosse il settore preposto del cimitero. Troviamo qui anche una giovane donna, morta di parto all’età di 12-14 anni.
Di grande interesse, nello stretto vano che percorreremo uscendo da questo atrio e che corrisponde a un annesso della chiesa altomedievale a funzione cimiteriale privilegiata, la presenza di almeno tre tombe con sepolture multiple - doppie o triple - a sottolineare la ritualità di vere e proprie tombe di famiglia, fra le più pregiate del sito. I defunti non erano deposti contemporaneamente nello stesso tumulo, ma in momenti successivi. Queste pratiche dimostrano un diverso atteggiamento dei popoli medievali verso la morte, un evento con
cui si aveva familiarità tanto che fosse naturale maneggiare o spostare un cadavere anni dopo la sua sepoltura.
Ad esempio, una di queste tombe venne aperta tre volte per contenere prima due individui adulti e successivamente un bambino. A quest’ultimo venne girata la testa verso uno degli altri due defunti, in modo che i due corpi si guardassero per l’eternità.
Nell’atrio a cielo aperto, oltre alle tombe, sono state intercettate con sorpresa strutture ancora più arcaiche. Le sepolture sono state scavate in uno strato che, al momento del ritrovamento, si presentava di colore lievemente rosato nonostante la polvere depositata. Si tratta di cocciopesto, un materiale tipico della civiltà romana costituito da calce e frammenti di laterizi, che i Romani utilizzavano per le strutture che venivano a contatto con l’acqua. Se ne trova un magnifico esempio, certamente meglio conservato, a poca distanza da qui, nel ponte acquedotto di Pont d’Ael.
Questo fondo in cocciopesto è in relazione con i resti di un grande muro romano di 80 cm di spessore che attraversa l’ambiente in diagonale. Si tratta, in realtà, dei resti dell’interno di un muro costruito con la tecnica dell’opus caementicium,
spogliato dei suoi paramenti esterni. Nonostante la forte manomissione, le informazioni ricavate consentono l’ipotesi di un complesso di notevoli dimensioni - di cui lo scavo ha messo in luce solo una piccola porzione - più esteso rispetto all’area oggi occupata dalla chiesa e organizzato secondo uno schema a terrazze digradanti.
La strada che si trova poco più sotto, che porta oggi alla frazione di Chavonne, era infatti un percorso ben noto e utilizzato in età romana e nella tarda antichità. Questi rinvenimenti fanno pensare ad un edificio romano rustico legato ad un fondo agricolo, sebbene non possa essere esclusa a priori neppure l’identificazione con una statio (una postazione di controllo o caserma) o una mansio (una stazione di sosta lungo una strada) minore.
L’ipotesi di una connessione con Pont d’Ael e con lo stesso Caio Avillio Caimo, finanziatore privato del ponte romano, è suggestiva ma priva di riscontro.
Osserviamo infine il grande pilastro al centro dell’ambiente, che doveva sorreggere un tetto. Quando fu costruita la chiesa soprastante, si rese necessario risolvere il problema del dislivello di questo ambiente, che diventò un locale sotterraneo a cui si accedeva dal portale da cui siamo entrati anche oggi grazie alle passerelle. Divenne probabilmente un ambiente di servizio, chiuso e delimitato da questi muri perimetrali, con una solaio sorretto, appunto, dal pilastro.
Nei secoli successivi, già nel Quattrocento, la cripta fu ridotta a magazzino e cantina. Prima degli scavi, vi erano ancora muretti di sostegno per le celle della dispensa, insieme a sostegni per le botti, che sono stati rimossi.
Lasciamo ora i sotterranei della cripta e risaliamo nella chiesa di Saint-Léger.
Una delle figurazioni ricomposte dai frammenti di intonaco attribuiti a Giacomino da Ivrea. (G. Zidda)
4.DALLA CRIPTA
ALLA CHIESA
Siamo nella chiesa costruita nel 1762. Il corridoio percorso per risalire fin qui è in realtà un camminamento fra la parete della cripta e le fondazioni dell’edificio settecentesco. Nei secoli in cui la cripta era un luogo di culto, come abbiamo anticipato, quella attraversata era un’area cimiteriale.
Voltiamoci verso il portone d’ingresso. Qui, in corrispondenza della soglia, è stata trovata traccia della zona absidale della chiesa romanica, abside che venne completamente ricostruita nel XV secolo. La sua datazione è suggerita dal ritrovamento di frammenti di affreschi in stile gotico internazionale, attribuiti a Giacomino da Ivrea, pittore attivo a metà del 1400 in Valle d’Aosta. Della chiesa superiore di epoca romanica,
così come della nuova abside quattrocentesca, non rimane più nulla.
Con la completa ricostruzione del Settecento e la demolizione di tutti i volumi antichi, ad esclusione, in parte, della cripta, si chiude l’evoluzione del complesso.
La precedente chiesa superiore venne completamente rimossa fino al livello del piano di calpestio. L’aula venne ruotata di 180°, realizzando l’ingresso all’edificio ad est, in posizione più comoda rispetto alla strada che arriva al complesso in questa direzione. Il paese di Aymavilles si era sufficientemente sviluppato, conservare il vecchio orientamento non aveva più senso.
Prima di concludere la visita alla cripta - un edificio romanico di eccezionale rarità in uno stato di conservazione tale da non necessitare interventi strutturali di sostegno - usciamo ad ammirare la facciata dipinta della chiesa. Il trompe l’oeil fu realizzato nel 1856-1857 da Jean-Laurent Grange: al centro il martirio di Saint Léger e ai lati i santi Giuseppe, Germano, Grato e Leonardo. Nel 2019 lo storico dell’arte Patrik Perret fece una piccola scoperta: sulla facciata si nasconde il volto del Conte che ne ordinò gli affreschi, insieme a quello del pittore Grange. Vittorio Cacherano Osasco della Rocca d’Arazzo di Challant, di spirito “buontempone”, è ritratto mentre fuma la pipa, tra le decorazioni della colonna.
Continua la tua visita nella storia scoprendo i siti nelle vicinanze:
il ponte acquedotto romano di Pont d’Ael
il castello di Aymavilles la rocca di Châtel-Argent
il castello di Introd
il castello di Sarre
il castello di Sarriod de La Tour
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il castello di Saint-Pierre
Con il sostegno di