do ut do è un evento di raccolta fondi della Associazione Amici della Fondazione Hospice Serà gnoli, Bologna
2016 – Terza edizione /Third editon 31 gennaio 2016
ARTEFIERA, Bologna
14 aprile 2016
Interni Open Borders, Università di Milano
17 maggio 2016 14 luglio - 31 agosto 2016 15 luglio - 1 agosto 2016 20-25 settembre 2016 6-23 ottobre 2016 15 ottobre-13 novembre 2016 22-30 novembre 2016 7 dicembre 2016 15 dicembre 2016
Peggy Guggenheim Collection, Venezia Reggia di Caserta, Caserta
MADRE, Napoli MAXXI, Roma
MAMbo, Bologna Pinacoteca Nazionale, Bologna
MART, Rovereto Circolo dei Lettori, Torino
MAST, Bologna www.doutdo.it Facebook.com/doutdo
il nome do ut do è stato ideato da Alessandro Bergonzoni the name do ut do has been conceived by Alessandro Bergonzoni
do = DARE GIVE do ut do = DARE PER DARE GIVING TO GIVE
"Questo sarebbe un dono: rendere umili gli ideali, introdurre nella violenza dello scambio e nell'aggressivitĂ simbolica dell'economia il dono del lavoro intellettuale e fare coincidere il progetto con il rito e l'oggetto con l'abitudine".
Alessandro Mendini
do ut do 2016
Do ut do è un contenitore di iniziative dell’Associazione Amici della Fondazione Hospice che ha lo scopo di raccogliere fondi a favore della Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus. Ogni due anni do ut do propone eventi dedicati all’arte, alla musica, alla moda, al design, all’arte culinaria, coinvolgendo istituzioni, imprese, collezionisti. L’edizione 2012, dedicata all’arte contemporanea, ha avuto come madrina d’eccezione Yoko Ono; l’edizione 2014, incentrata sul design, ha ospitato come padrini i Masbedo. Do ut do 2016 è stato dedicato al design, all’arte e all’architettura e ha avuto l’onore di avere come padrino il Premio Nobel Dario Fo e come ispiratore e tutore Alessandro Mendini che ha disegnato appositamente per il progetto una Casa magica le cui stanze, dedicate ai valori dell’abitare, sono state affidate a importanti designer e architetti. La caratteristica principale di questa edizione è la virtualità. Grazie alla collaborazione con Vitruvio Virtual Museum e Google Cultural Institute è stato possibile sia trasformare la Casa di Alessandro Mendini, e le relative stanze, in versione 3D sia inserire le opere di tutte le edizioni di do ut do nel portale Google Arts & Culture. Come nelle precedenti edizioni, artisti e designer hanno donato per il progetto un’opera, spesso realizzata ad hoc da produttori che rappresentano il meglio dell’eccellenza italiana e che hanno gentilmente offerto la loro collaborazione. L‘edizione 2016 di do ut do è stata annunciata in gennaio ad ArteFiera Bologna e in seguito ufficialmente presentata all’Università Statale di Milano (aprile) e alla Peggy Guggenheim Collection a Venezia (maggio). Nel corso dell’anno sono state previste installazioni alla REGGIA di Caserta, al MADRE di Napoli, al MAXXI di Roma, al MAMbo di Bologna, al MART di Rovereto e al Circolo Lettori di Torino, con l’esposizione finale di tutte le opere nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Nel corso dell’ultimo appuntamento, svoltosi al MAST di Bologna, sono state assegnate le opere durante una serata charity che ha avuto come chef d’eccezione Silvio Greco di SlowFood.
VIRTUAL 3D
Grazie alla collaborazione con Vitruvio Virtual Museum i disegni della Casa di Mendini, delle 12 stanze e del giardino sono stati trasformati in una casa virtuale navigabile attraverso tecnologie 3D con pc e device e in modalità immersiva con i visori [www.doutdo. it/la-casa-do-ut-do.html].
PORTALE ARTE & CULTURA
Le collezioni di do ut do 2012, 2014 e 2016 sono visibili nel portale Arts & Culture grazie a Google Cultural Institute. Le opere di do ut do si possono ammirare, al pari delle più importanti collezioni di tutto il mondo, su questa grande piattaforma online che nasce con l’obiettivo di rendere fruibile a tutti l’arte e la cultura [www.doutdo.it/opere.html].
do ut do 2016
Do ut do is a space for initiatives promoted by the Associazione Amici della Fondazione Hospice, with the aim of raising funds for Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus. Every two years do ut do promotes events dedicated to art, music, fashion, design and culinary art, involving institutions, companies, collectors. The 2012 edition was dedicated to contemporary art, launched by an exceptional godmother, Yoko Ono; do ut do’s 2014 edition, focused on design, had as godfathers the Masbedo. Do ut do 2016 has been dedicated to design, art and architecture and had the honour to be patronized by Nobel Prize Dario Fo and by the inspiring artist and tutor Alessandro Mendini. Alessandro Mendini has drawn, especially for do ut do, a magical home whose rooms are dedicated to the values of living and have been designed by famous architects and designers. The main trait of this edition is represented by virtual reality. Thanks to the collaboration with Vitruvio Virtual Museum and Google Institute, Mendini’s home and the rooms have been converted in 3D and all do ut do’s works have been uploaded to the Google Arts & Culture site. As in the past editions, the artists and designers have donated their own art works. Most of them have been produced pro bono by the best Italian manufacturers. Do ut do 2016 has been presented with a preview at ArteFiera Bologna and then officially opened at University of Milan and Peggy Guggenheim Collection of Venice, respectively in April and May. Throughout 2016 do ut do’s installations have been displayed in Reggia di Caserta, MADRE Museum (Naples), MAXXI (Rome), MAMbo (Bologna), MART (Rovereto) and at the Circolo dei Lettori in Turin. The complete collection of works has been exposed in Pinacoteca Nazionale of Bologna in November. The art works have been assigned to donors during a charity dinner at MAST of Bologna, with the exceptional participation of chef Silvio Greco from SlowFood.
VIRTUAL 3D
Thanks to Vitruvio Virtual Museum, the drawings of Mendini’s home, the 12 rooms and the garden have been converted in a virtual home which can be visited through 3D technologies, using pc and devices, or through an immersive virtual reality experience, using a viewer [www.doutdo.it/la-casa-do-ut-do.html].
ART & CULTURE SITE
2012, 2014 and 2016 do ut do’s collections are in the Arts & Cultures’ site thanks to Google Cultural Institute. All do ut do’s works can be admired, like the most important collections of the world, on the big online platform born to make art and culture available for everybody [www.doutdo.it/opere.html].
LUCA BEATRICE Critico d’arte
L'arte del dare Credo non ci sia nulla di più generoso di un’opera d’arte. È il modo in cui chi la produce si mette in gioco, si apre agli altri, dedica un frammento significativo della propria esistenza a tentare di stabilire un ponte con il suo prossimo. E non necessariamente per riceverne in cambio qualcosa: non dare per avere, ma dare per dare. Un libro si scrive e si legge; un film si gira, si monta e si guarda; un edificio si costruisce e si abita; una canzone si canta, la si ascolta e poi la si canta di nuovo. Un’opera d’arte visiva, qualsiasi linguaggio venga scelto per esprimersi, la si progetta, si costruisce e poi la si lascia davanti agli occhi del visitatore che potrà stupirsi, meravigliarsi, commuoversi, ma anche essere provocato, urtato, dispiaciuto. Quale che sia, la reazione negli occhi altrui è il nostro pane. Solo così si completa il ciclo vitale di un lavoro. Il suo scopo. Il senso per il quale è stato generato. Quando gli amici di do ut do – ve lo devo proprio dire, sono davvero belle persone, leggere, sorridenti, aperte, un piacere avere a che fare con loro – mi hanno cercato per coinvolgermi nel loro progetto, ho accettato senza riserve. Ho cercato di aiutarli come ho potuto e ora eccomi qua a scriverne. La loro impresa non sta soltanto nel sensibilizzare chi ancora non conosce del tutto quanto possiamo essere utili a sostenere chi ha bisogno, soprattutto se si tratta di vite minacciate dal male. C’è qualcosa in più, rispetto alle tante nobili operazioni di benefit che molti decidono di mettere in piedi. Qui c’è il dono della bellezza. Ogni artista, architetto, designer, gallerista, collezionista, privato che ha deciso di donare il proprio contributo lo ha fatto innanzitutto perché crede nel valore di questa parola di cui oggi molto spesso sfugge il significato. I greci antichi parlavano di kalos kai agathos, bello e buono: è dunque un valore che ci portiamo dietro da tempo immemore, un valore su cui si fonda la nostra cultura mediterranea del sole, del mare, dell’accoglienza. Che non prevede muri, steccati, barriere, e invece rispetto, curiosità, buona disposizione d’animo. A mio avviso l’arte è ancora questa cosa qui. Almeno spero. Ma, dicevo, tutto ciò che fanno donne e uomini di do ut do è bello: i cataloghi, gli incontri, le serate, la preparazione febbrile del progetto. Sorretti da un entusiasmo contagioso e sincero. Basti vedere quanti testimoni sono riusciti e riusciranno a catturare nel percorso. Senza classifiche né gerarchie: i maestri con i giovani, i protagonisti con le promesse. Nel bene, per una volta, possiamo essere tutti uguali. Sono davvero fiero e orgoglioso che abbiano pensato a me per scrivere questo breve testo di benvenuto. Contate su di me, per quel che potrò. È giusto che chi ha avuto dalla vita in qualche modo sia disposto a restituire. Si tratti di parole o immagini, pensieri o figure, concetti o forme. Lo stile non conta, il cuore sì. Dare per dare. Ti fa sentire bene. Migliore, anche.
The art of giving I think there is nothing more generous than a work of art. It’s the way its producer puts himself out, opens up to others, dedicates a significant piece of his existence to create a connection with his neighbor. And it’s not necessarily meant to get something in return: to give not to get something back, but to give just to give. A book can be written and read; a film can be shot, cut and watched; a building can be built and lived in; a song can be sung, listened to and sung again. A piece of visual art, no matter which language you choose to express yourself, is planned, built and left before the visitor’s eyes: he could wonder, be surprised, moved, as well as be provoked, irritated, sorry. Any person’s reaction is our bread and butter. It’s the only way to complete the lifecycle of a piece of work, its task, the reason why it was created. Let me just say, do ut do’s friends are really great, easy, openminded, smiling people; it’s a pleasure to deal with them. When they tried to get me involved in their project, I accepted unreservedly. I helped them the best I could, and now here I am, writing about that. Their venture involves not only increasing the awareness of the people who don’t know how useful we can be for those in need, especially for young people threatened by evil. But there is something more, than all the lofty charities many people set up. Here is the gift of beauty. The reason why every artist, architect, designer, art dealer, art collector, private person made their contribution, is primarily because they did believe in the value of this word, whose meaning is nowadays not always appreciated. The ancient Greeks spoke of kalos kai agathos, beautiful and good: then, this value belongs to us from time immemorial, and is our Mediterranean culture of the sun, sea, hospitality founding value. It does not include walls, fences, barriers, on the contrary, it can count respect, curiosity, a positive frame of mind. In my opinion art is still just that. At least I hope so. But as I told you, what the women and men of do ut do do is beautiful: catalogues, meetings, evenings, the feverish preparation for the project. They are supported by a sincere and infectious enthusiasm. Take a look at how many witnesses they have collected and how many they will on their path. No classification and no hierarchy: masters with the young, leaders with promises. For the better, for once, we can be all equal. I am really proud they asked me to write this brief welcome speech. You can count on me, to do what I can. I think it would be fair for people who received something from life to give something back somehow, whether dealing with words or images, thoughts or figures, ideas or forms. Style does not matter, the heart does. Give just to give. It makes you feel good. Even better.
SEBASTIANO MAFFETTONE Docente Filosofia Politica, Napoli
È un grande piacere per me e un onore speciale poter presentare do ut do, sia pure in breve e con una conoscenza di questa istituzione culturale assai inferiore a quella che sarebbe necessaria per farlo in maniera appropriata. Spero che la parziale ignoranza di cui faccio ammenda mi sia perdonata in nome della naturale simpatia intellettuale e morale che ho subito provato per l’opera e il messaggio che do ut do ci presenta e su cui ci invita in questa sede, come in altre, a riflettere. Questa simpatia si spiega con la più semplice delle ragioni: l’affinità elettiva. Do ut do mi è subito parsa – non appena conosciuta attraverso il contatto con Alessandra, Maurizio e Nicola – un’impresa straordinaria e innovativa, ma anche una sorta di déjà vu. E dico questa seconda cosa senza volere affatto sminuire la prima, sarebbe a dire il rilievo del carattere innovativo di do ut do. Credo infatti, che una delle ragioni principali perché un’opera di ingegno o un’opera d’arte – un romanzo o una sinfonia, ma anche una grande teoria non importa – ci piaccia, ci ecciti e insieme faccia sentire in pace con noi stessi, ci dia insomma il senso di essere riuscita a pieno, dipenda dall’aver provato già prima idee, sensazioni e feeling che quell’opera incarna e rappresenta ma per così dire non in maniera identica. La grande opera di ingegno o di arte li incarna infatti a un livello più alto e compiuto. Così è capitato a me con do ut do: mi è parso subito che la congiunzione tra arte e impresa in vista di una ricaduta pubblica di alto valore umano e sociale che do ut do propone fosse semplicemente la realizzazione riuscita di qualcosa che ho sempre avuto in mente ma mai sono riuscito a esprimere in maniera così piena e sistematica come ha fatto invece do ut do. Ma non vorrei annoiare chi ci legge con considerazioni che mi riguardano. Cercherò così di dare la mia convinta adesione al progetto do ut do proponendovi una lettura assai breve di tre nodi concettuali – come potremmo chiamarli – che a parer mio c’entrano molto con il senso ultimo di do ut do anche se sono, come vedremo, extravaganti rispetto al progetto do ut do in quanto tale. Il primo nodo concerne la natura del nostro interesse per l’arte, che senza dubbio alcuno do ut do mette al centro dell’operazione culturale che propone. Perché l’arte ci attrae, ci interessa, ci conduce per mano ai limiti delle nostre potenzialità? La mia risposta sintetica e provvisoria è: “perché ci consente di non abbandonarci al nichilismo della nuda vita”. Così detto, ciò suona alquanto ermetico, suppongo. Ma invece intendo sottoporre alla vostra attenzione qualcosa di molto semplice. Confrontarsi con quella che ho chiamato nuda vita, e che poi sarebbe l’esperienza di nascere, vivere, morire, congiunta con il nostro vissuto biopolitico quotidiano è troppo duro. Direi, è insostenibile per noi. Per potervi resistere abbiamo così bisogno di una visione alternativa a quella della nuda vita, a quella del mondo reale da cui pure non possiamo fuggire. E l’arte – dalla cui esperienza parte do ut do – ci offre proprio questo altro mondo, fantasmatico e immaginifico, in cui possiamo riconciliarci con noi stessi. Il secondo nodo riguarda sempre l’arte, ma in questo caso la trasformazione del modo in cui l’arte viene proposta e esperita. In un universo post-auratico, l’arte ha perso la
I am very pleased and honoured to have been given the opportunity to present for do ut do, albeit very quickly and unfortunately without sufficient knowledge of this cultural institution as required to do so properly. I hope my partial ignorance can be forgiven in the name of the natural intellectual and the moral empathy I immediately felt for the work and for the do ut do message, that we are being invited to consider and to reflect on. The reason for this insight is very simple: elective affinity. As soon as I heard about do ut do from Alessandra, Maurizio e Nicola, I found it to be an extraordinary and innovative feat, but also a kind of déjà vu. But by saying that, I wouldn’t wish to diminish the innovative nature of do ut do. I believe one of the main reasons why we like intellectual work or art, romances, symphonies, or even a great theory is because of the way they makes us feel. They make us feel excited, at peace with ourselves, it gives us the feeling of being whole. This of course depends upon having already felt these ideas, sensations and feelings that the work embodies and represents, even if not exactly in the same way. Indeed, a great intellectual work or a work of art embodies them at a higher and fuller level. That’s what happened to me with do ut do. I immediately thought that what it had proposed, the connection between art and business with a view to the public fallout of high human and social value, was just the successful implementation of something I have always imagined but never managed to express in a such a full and systematic way, as do ut do has done. But I won’t bother our readers with my observations. I’m going to strongly support the do ut do project by offering a very short reading of three conceptual issues, if we may call them so. In my opinion, they are very similar to the ultimate meaning of do ut do, even though they are, as we will see, outlandish in relation to the do ut do project. The first issue concerns the nature of our interest in art, no doubt that do ut do puts it at the centre of the cultural operation proposed. Why does art attract us, interest us, and lead us to the limits of our potential? My brief and temporary answer is: "because it doesn’t enable us to give into the nihilism of a bare life". In this way, it could sound quite hermeneutic, I suppose. But I would like to draw your attention to something very simple. Coping with what I have called a bare life, which is basically the experience of being born, of living, of dying, linked to our plain daily life is too hard. I would say unbearable for us. So, in order to counteract this, we need an alternative vision to the one of a bare life, of the real world, from which we can’t escape. The art, from whose experience do ut do starts, will offer us just this other phantasmic and imaginative world, where we can be reconciled with ourselves. The second issue deals with art as well, but here specifically with the transformation of the way art is proposed and experienced. In a post-auratic universe, art has lost the wholeness
pienezza del sacro che ne contraddistingueva l’essenza. Viviamo in tempi di secolarizzazione della fruizione artistica. La ricaduta di una fruizione post-auratica dell’arte – in cui forse possiamo vedere il contributo più notevole di do ut do – si rende evidente nella trasformazione da arte celebrativa della collezione a arte offerta al pubblico. L’arte celebrativa, che presuppone un’estetica non ancora secolarizzata, tende a tutelare le opere in maniera ritualistica. È un’arte preziosa per pochi. L’arte offerta al pubblico, arte tipicamente post-auratica, si preoccupa invece di educare il fruitore e di formare un’audience coerente con l’offerta estetica. Il terzo nodo ha a che fare con l’arte come servizio pubblico. Si tratta, se vogliamo di una conseguenza del punto precedente. Se l’arte vuole allargare il pubblico e renderlo più consapevole si auto-impone un compito emancipativo che finisce per essere assai simile a quello del sistema educazionale nel suo complesso. La ricaduta sociale ne è il segno più evidente. La realizzazione del progetto Hospice, ma direi tutto l’operare di do ut do, va di certo in questa direzione. In questo senso, l’arte è proposta come servizio pubblico. Arte come possibilità di resilienza rispetto alle sfide impossibili della nuda vita, arte come fruizione post-auratica diffusa, arte come servizio pubblico simile alla education, sono tre aspetti dell’operare fecondo di do ut do. Spero davvero che prenderli sul serio e riflettere su di essi possa aiutare tutti noi a migliorare il mondo che ci circonda migliorando noi stessi.
of the Holy, which was characteristic of its essence. We are living in times of secularization of the artistic achievement. The consequence of post-auratic fulfillment of art, where we can probably find the most significant contribution of do ut do, becomes clear in the transformation from celebratory art collections into an art meant for the public. Celebratory art, which assumes a not yet secularized aesthetic, tends to protect works in a ritualistic manner. It’s a truly precious art only for few people. On the contrary, a typically post auratic art, which is meant for the public, is interested in the education of consumers and the creation of an audience, coherently with its esthetic appeal. The third issue affects art as a public service. In some way, it’s a consequence of the previous point. Since art aims to increase public attendance and make the public more aware, this gives an emancipatory duty to art, very similar to the role of the educational system. Its social impact is quite evident in the implementation of the hospice project, but I would say all the do ut do operations are certainly moving in this direction. In this sense, art is proposed as a public service. Art can be resilient even when facing the impossible challenges of bare life; art like the widespread post-auratic enjoyment, art as a public service – similar to education, are three aspects of the do ut do productive efforts. I really hope that considering them seriously and reflecting on them could help all of us improve ourselves and the world around us.
MATTEO G. CAROLI
Do ut do è un esempio fecondo e ormai consolidato di “innovazione sociale”. È “innovaDirettore CERIIS – Luiss, Roma tivo” nell’essere basato sull’interazione impegnata di organizzazioni e persone appartenenti a mondi diversi ma uniti da un comune sentire e capaci di lavorare insieme. È “sociale” nella sua finalità ultima di creare valore collettivo, attraverso la generazione di risorse economiche per finanziare gli importanti progetti medico-umanitari della Fondazione Hospice Seràgnoli. In ogni epoca, è l’innovazione la forza primaria che plasma l’evoluzione umana; nel nostro tempo, essa sta agendo con una rapidità e intensità probabilmente mai avute in passato. Nel sistema economico, essa ha generato prodotti e servizi che hanno cambiato radicalmente i comportamenti delle persone e le loro prospettive; forse, presto, anche gli aspetti più profondi del loro essere. Parallelamente, ha generato nuovi modelli di produzione e di lavoro, capaci di crescere in maniera esponenziale e di avviare ad un ineluttabile declino un buon numero di quelli cui eravamo abituati. Ha attivato flussi di ricchezza economica originali e poderosi e ne ha prosciugati altri, meno eclatanti ma più diffusi. E se è ancora presto per capire il bilancio finale, è già abbastanza evidente che, almeno per ora, i primi avvantaggiano gruppi relativamente ristretti di soggetti, mentre i secondi sono quelli che coinvolgono i più. “The winner takes all” è una regola citata spesso per descrivere le dinamiche attuali del business. Dunque, l’innovazione del nostro tempo, nel produrre tante novità interessanti e positive, sta anche accentuando in modo insostenibile il divario tra gli ambiti (territori all’interno di uno stesso Paese, organizzazioni, persone) dove sono concentrate quote crescenti di ricchezza economica e che dispongono dei fattori (innanzi tutto, la conoscenza) di crescita e gli altri che hanno sempre più difficile accesso a tali fattori e sono progressivamente confinati ai margini. A questo si collega il paradosso tra la crescente attenzione alla soddisfazione dei bisogni individuali e la altrettanto sempre maggiore incapacità di soddisfare quelli sociali. Se a tutto questo aggiungiamo i problemi di sostenibilità ambientale ormai arrivati vicini (o vicinissimi?) al punto di non ritorno, pare evidente che la sfida di questi e dei prossimi anni sia orientare la grande spinta innovativa in atto alla soluzione dei sempre meno sostenibili squilibri ambientali e sociali. È una sfida che riguarda tutti: pubblico e privato; grandi soggetti globali e piccole realtà locali; Comunità e singoli. Attori diversi, in alcuni casi, tradizionalmente contrapposti, che devono innovare il modo di interagire e di sfruttare le opportunità tecnologiche al fine di realizzare attività economiche, progetti, iniziative in ogni campo, che siano volti al miglioramento della Comunità umana. Do ut do è uno di questi progetti, nato dall’iniziativa di alcune persone, nell’alveo di una grande Fondazione a sua volta creata per volontà della famiglia proprietaria di un importante Gruppo industriale. Il suo obiettivo immediato è raccogliere fondi per sostenere le iniziative della Fondazione; ma l’outcome va ben oltre. Innanzi tutto, estende la notorietà della Fondazione e della sua missione in ambiti diversi da quello dell’assistenza sanitaria, di sua più diretta competenza. Il progetto insieme alle ragioni che ne sono all’origine
Do ut do is a successful and well-established example of "social innovation". It is "innovative" being based on the active interaction of organizations and people belonging to different worlds, but who are united by a common feeling and able to work together. It is "social" in its ultimate aim of creating a collective value, by generating economic resources to finance important medical-humanitarian projects of the Serà gnoli Hospice Foundation. Throughout history, innovation has always been the primary force molding human evolution; in our time, it is acting more quickly and intensively than in the past. In the economic system, it generated products and services that radically changed people’s behavior and perspectives; it will be probably not long before it can change even the deepest sides of their essence. At the same time, it generated new production and work patterns, able to exponentially develop and to lead to inevitable decline a good number of those we were used to. It activated original and powerful economic wealth flows and drained other ones, less sensational but more widespread. Even if it is too early to take stock, it is already quite clear that, at least for now, the first ones can benefit relatively small groups of people, while the latter are those who involve the most. "The winner takes all" is a very often quoted rule, used to describe the current dynamics of the business. Therefore, the innovation of our time, by delivering so many interesting and positive news, is also unsustainably aggravating the gap between the areas (within the same country, organizations, people) where increasing shares of economic wealth are concentrated and which are provided with growth factors (first of all, knowledge), and other areas where it’s difficult to have access to these factors and which are gradually confined on the margins. Related to this, is the paradox between the increasing interest in satisfying individual needs and the equally increasing inability to meet the social ones. If we add to this, the environmental sustainability issues (closer and closer to the point of no return), it seems clear the challenge of this and of the next years is to guide the current great innovative boost to solve the increasingly unsustainable environmental and social balance. It is a challenge facing everyone: in the public and private sectors; big global subjects and small local communities; Communities and individuals. Different actors, in some cases, traditionally opposed, who must innovate the way they should be interacting and exploiting the technological opportunities, in order to implement economic activities, projects, initiatives in every field, which are intended to improve the human community. Do ut do is one of these projects. It aroused from the initiative of some people belonging to a big Foundation, which was established by a family, owner of an important industrial group. Its immediate purpose is to collect funds to support the initiatives of the Foundation; but its outcome goes much further than that. First of all, it raises the public interest for the Foundation and its mission in areas other than its typical one, the health care.
sono comunicati nell’arco di un anno in un vero e proprio road show presso tutti i principali luoghi dell’arte contemporanea italiana, coinvolgendo esperti, collezionisti, filantropi, così come tante persone semplicemente interessate all’arte. In questa edizione la sua forza comunicativa è stata ancora maggiore grazie ad una sorta di sdoppiamento: oltre alla produzione delle opere da parte di un gruppo selezionato di artisti, è stato realizzato il progetto delle “stanze” di una grande casa, ciascuna ideata da un noto architetto per rappresentare un concetto esistenziale. Il fatto di essere stato reso fruibile attraverso la tecnologia della realtà virtuale, ha rafforzato l’interesse per questo singolare progetto architettonico. Ma c’è un altro risultato per ora più implicito, ma potenzialmente dirompente: do ut do è la dimostrazione che è possibile creare valore, non solo attraverso rapporti contrattuali, ma anche sulla base di una fiducia reciproca e di un senso di appartenenza ad un obiettivo comune e “alto” che legano gli attori in maniera molto più intensa rispetto ai normali meccanismi utilitaristici. L’iniziativa non è basata sullo scambio tra qualcuno che compra e qualcuno che vende, pur essendoci generazione di valore anche economico. Essa è basata sul coinvolgimento attivo di soggetti diversi; ciascuno dona ciò che ha o che sa fare: l’artista, la sua creatività; l’impresa, la sua capacità realizzativa quando richiesta per la realizzazione dell’opera artistica; gli organizzatori, il loro impegno manageriale e di comunicazione; i filantropi, il loro supporto finanziario, per altro, ed è importante sottolinearlo, interamente ed esclusivamente a beneficio della Fondazione Hospice Seràgnoli. Ciascuno dona per la sola volontà di essere parte, magari anche solo piccola, di un’iniziativa bella e coinvolgente e di mettere qualcosa di sé a disposizione del successo di essa. Ma l’essere parte del progetto significa molto per ognuno: genera valore; diverso caso per caso, personale, magari non immediato o non diretto, comunque significativo. E anche in questo, do ut do insegna a condividere e ad operare con le logiche di un’economia “civile”. Infine, per concludere, una breve riflessione sul futuro. In questa edizione, do ut do ha non solo, come in passato, stimolato il realizzarsi di nuova produzione artistica, favorito il consolidarsi di social capital, diffuso la consapevolezza del Bene generato dalla Fondazione Hospice Seràgnoli e raccolto fondi a vantaggio di quest’ultima. Ha anche consolidato il proprio modello, confermando definitivamente la propria capacità generativa; dimostrando che arte, impresa, filantropia, possono integrarsi perfettamente, creando valore sia collettivo, sia individuale. Negli anni a venire, potrà così essere di ispirazione per l’azione di altri e allo stesso tempo continuare a crescere, magari anche sperimentando strade nuove.
In a year’s time this project and the reasons behind it, will be communicated in a proper road shows, in the main places of Italian contemporary art; many experts, collectors, philanthropists, and people who are just interested in art will be involved in it. In this edition its communicative power has increased thanks to a kind of splitting: in addition to the production of works by a select group of artists, the project of the "rooms" in a big house has been implemented. Each one was designed by a well-known architect to represent an existential concept. Having been made it available through the virtual reality technology, has come to strengthen the interest in this unique architectural project. But there is another result, more implicit right now, but potentially explosive: do ut do is the proof that it is possible to create value, not only through contractual relationships, but also on the basis of mutual trust and of a sense of belonging to a common and "high level" goal, which can bind the actors much more deeply than a normal utilitarian mechanism. This initiative is not barely based on the exchange between buyers and sellers, although it generates economic value. It is based on the active involvement of different people; everyone gives what he has or what can do: an artist, his creativity; a company, its productive skills when required for the realization of an artistic work; organizers, their managerial and communication commitment; philanthropists, their financial support, which is (and it is important to stress it), wholly and exclusively for the benefit of the Foundation Hospice Seràgnoli. Everyone donates just to be part (even if a small part) of a beautiful and compelling initiative, and to give something of himself for its success. But being part of a project means a lot to everyone: it generates value which can be different case by case, personal, maybe not immediate or direct, but however meaningful. And also here, do ut do shows how to share and to work according to the logic of a "civilized" economy. Finally, in conclusion, a brief reflection on the future. In this edition, as in the past, do ut do not only boosted a new artistic production, encouraged the consolidation of social capital, spread the awareness of all the Good Seràgnoli Hospice Foundation generated, or raised funds for this last. It also consolidated its model, thereby definitively confirming its generative capacity; it proved that art, business, philanthropy, can integrate seamlessly and create collective and individual values. In the coming years, it will be thereby able to inspire other people’s actions and at the same time keep developing, maybe even experimenting new paths.
SILVIO GRECO Biologo marino e Chef
Credo che l'obiettivo ultimo, quello più autentico e concreto, di ogni essere umano sia il raggiungimento della felicità. A nessuno di noi bastano gli obiettivi quotidiani e funzionali che raggiungiamo nella vita, se questi non fossero promesse che rimandano ad obiettivi ulteriori, fino a quello più importante, che è proprio la felicità. Non lo comprendiamo facilmente e spesso ci lasciamo prendere da un non meglio identificato “volere di più” che qualche volta porta a risultati positivi, altre volte invece si traduce in una costante insoddisfazione. Ma se riuscissimo a tradurre questa continua ricerca, se riuscissimo a riconoscerla per quello che davvero rappresenta, quello che vedremmo sarebbe la nostra innata propensione all'infinito, all'assoluto e alla sua semplice realizzazione in terra, la felicità. Sono convinto che a questa sfera del nostro essere appartenga il piacere che proviamo quando mangiamo: relazionandoci con la materia che ingeriamo, ci proiettiamo fisicamente verso una dimensione che non è più solo fisica, perché ha a che vedere sia con il tempo (la memoria che collabora alla identificazione e anche alla produzione del nostro piacere) sia con lo spazio (il posto in cui siamo, quello geografico e quello che in nostro corpo occupa in quel momento). La cucina è diventata così, per me, un modo per condividere con gli altri quello che conosco, che vorrei conoscere, che credo di conoscere. La cucina non è solo una via per esprimersi ma si veste di qualcosa che non può essere quantificato in soldi o tempo: per questa ragione acquista la dimensione del dono. Cucinare per donare e essere se stessi: il proprio tempo – quello vissuto fino a quel momento e quello usato per cucinare; il proprio spazio – quello in cui si è passati nel corso degli anni, ma anche quello che si sta mettendo a disposizione della cucina in quell’istante. Realizzazione di sé, dunque, proprio grazie a quell'offrirsi agli altri, non solo facendo, ma anche diventando dono. Viviamo in un'epoca in cui sembra non esserci più viabilità per l'idea di dono; solo per il mercato, lo scambio utilitaristico prende senso agli occhi dei più e addirittura si arriva a diffidare del dono, come se si trattasse di una simulazione di disinteresse a nascondere chissà quali futuri tornaconti. In un’epoca di abbondanza si può addirittura praticare l’atto del dono per comprare l’altro, per neutralizzarlo e togliergli la libertà. Oppure si assiste ad una forte banalizzazione del dono, depotenziato in forme di carità che non prevedono relazione, ma ancora e sempre un atteggiamento quantitativo: doniamo con un sms una briciola del nostro avere a chi vive le grandi catastrofi, dallo Tsunami dell’India al terremoto dell’Italia centrale, ma non ci mettiamo in gioco, non partecipiamo in nessun modo, non sentiamo su di noi quei dolori, anzi, proprio perché abbiamo “donato” ci pensiamo esentati dalla compassione, come se avessimo “comprato” una specie di diritto a non preoccuparci più. Con questi pensieri mi sono misurato quando Alessandra mi ha chiesto di pensare ad una cena per do ut do e un'altra cosa che ho pensato accettando è che doveva essere un
In my opinion the ultimate, most authentic and real purpose of every human being is the achievement of their own happiness. None of us would settle for the daily and short-term tasks reached in life, if there weren’t promises of achieving bigger goals, up to the most important one, our happiness. It’s not easy to understand our motivations, since we are constantly in the throes of "wanting more", that sometimes leads us to positive results and other times results in a continuing dissatisfaction. But if we could translate this continuous search and recognize it for what it really stands for, we would find our innate propensity to infinity, absolute, and our utmost desired achievement on Earth, happiness. I am sure that the pleasure we feel when we eat belongs to this part of our essence. In relation to what we ingest, we are physically projected to a dimension, which is not only physical. It deals with time, our memory helping in identifying and creating joy. This delight also deals with space, the geographical place where we are and our actual physical location at that moment. This explains why food has become a way for me to share what I know with other people, what I want to know, and what I think I know. Food is not just a way to express oneself but takes on something that can not be estimated in money or time; for this reason it takes on the dimension of giving. Cooking to donate and to be ourselves: our time – the one lived up to that point and the one used for cooking; our space – the one where we had been over the years, but also the one we provide for the kitchen at that moment. Self-realization then, thanks to us offering ourselves to others, our good intentions become a gift in itself. In this period, it seems there is no space for the idea of gifts – just for the market, the utilitarian exchange makes sense for most people. Sometimes we are even suspicious of gifts, as if it were a gesture of disinterest, in order to hide some kind of future self-interest. In an age of abundance, gifts can even be used to buy other people or to neutralize them and take their freedom away. On the other side, we are witnessing a strong trivialization of giving, which is weakened through kinds of charity that don’t consider a relationship, rather only focus in a quantitative attitude. For example, by sending a text message we can give a crumb of our assets to people who experienced great disasters, such as the tsunami in India or the earthquake in Central Italy. This doesn’t allow us to become a part of anything, or participate in any way, therefore, we do not feel their pain. On the contrary, just because we "donated" we think we are exempt from compassion, as if we "bought" a kind of right not to be concerned anymore. That’s what I’ve been thinking since Alessandra asked me to think about a dinner for do ut do, it should be a great gastronomic moment with low environmental impact and a high degree of sustainability.
grande momento gastronomico, con il più basso impatto ambientale possibile e quindi un elevato grado di sostenibilità. Il cuore della cena è il pesce meno conosciuto, le cosiddette “specie neglette”, pesci dall’aspetto particolare con una comune caratteristica: una elevata quantità di spine. Questa loro caratteristica spinge i consumatori ad evitarli e pertanto mantengono un basso costo nonostante il loro straordinario sapore. Ma oltre a queste due qualità (il basso costo e l'eccellente sapore), ci sono altre ragioni per cui li dovremmo scegliere in modo più frequente e convinto. La prima, che è anche la più importante dal punto di vista ecologico, è che questi pesci sono animali a ciclo vitale breve, che detto in modo semplice significa che quando noi li consumiamo (se chi li ha pescati ha rispettato le norme sulle taglie minime commerciali) si sono riprodotti almeno una volta; la seconda è che sono animali che biomagnificano modeste quantità di contaminanti: avendo una vita relativamente breve non accumulano grandi quantità di metalli pesanti ed altri veleni come le diossine e i PCB, cosa che invece fanno gli animali che – per il loro ciclo vitale – possono passare in mare anche venti o trent'anni prima di venire pescati. Una ragione ecologica e dunque relativa al bene comune, universale, e una ragione salutistica, relativa al bene individuale, si incontrano con le ragioni del portafoglio e con quelle del piacere. Cosa vogliamo di più? O meglio, per dirla nel modo in cui qualcuno di voi probabilmente la sta già pensando: dove sta la fregatura? Ve l'avevo detto che non ci fidiamo più quando le cose belle succedono tutte insieme, no? Ebbene, la fregatura non c'è. C'è, invece, un’ulteriore occasione di piacere, di cultura e di divertimento: e sta nel fatto che questi pesci bisogna saperli cucinare. Un tempo la cucina popolare, quella delle famiglie dei pescatori, la cucina della povertà, prevedeva solo questo tipo di pesci e le abilità di chi cucinava erano raffinatissime. Poi siamo diventati tutti ricchi e abbiamo iniziato ad acquistare solo i pesci facili, quelli che si potevano affettare come bistecche e come bistecche cucinare in pochi minuti, e abbiamo eroso quel capitale di competenze che i nostri avi ci avevano tramandato. Per questo aggiungo al dono della cucina, dell'assaggio, dell'offrirvi questi piatti, anche il dono delle competenze: vi racconterò anche come si puliscono e come si cucinano questi pesci per fare in modo che il piacere di questa sera, questa piccola dose felicità, la possiate riproporre anche a casa vostra, ogni volta che avrete voglia di fare un regalo a qualcuno.
The core of the dinner is the less-known fish, the so-called "neglected species", which is a strange looking fish with a common feature - a high amount of thorns. Such characteristics drive consumers to avoid them, which is why they can keep costs down despite their extraordinary taste. But in addition to these two qualities, low cost and excellent flavour, there are other reasons why we should choose them more frequently and with conviction. The first and most important one, from an ecological point of view, is that this fish is a short-lived animal. So, by the time that we eat them, they have already reproduced at least once, assuming that the person who caught them complied with the minimum commercial size regulations. The second is that due to their relatively short lifespan, they can’t accumulate large amounts of heavy metals and other toxins. In other words, they are animals with small amounts of contaminants (such as dioxins and PCBs). This is a large difference compared to other animals that – due to their long life cycle – could spend twenty or thirty years in the sea before being caught. An ecological reasoning connected to the common, universal good and health reasons, along with individual well-being go hand-in-hand with economic and satisfaction logic. What more could we ask for? Or better, in other words , as you are probably already thinking, where's the catch? I told you that we don’t trust when great things happen all at once, didn’t I? Well, there’s no catch. On the contrary, there is a further opportunity for pleasure, culture and fun: it lies in the fact that we must know how to cook these fish. There was a time when the popular cuisine of the fishermen’s families, the poor type, used to offer only this type of fish and cook’s skills were very specialized. Then we all became started making more money and we started to buy just easy to cook fish, that could be sliced and cooked in few minutes, like steaks. In this way, we are ruining all the skills that our ancestors handed down to us. That’s why I’m going to add to the gift of cooking, tasting, and offering such dishes, even more with the gift of knowledge: I’ll tell you how to clean and how to cook this fish, to make sure the delight of this evening, this small dose of happiness, could be continued at home, whenever you want to give a gift to someone.
DAVIDE RONDONI Poeta e scrittore
Gli amici lucenti di do ut do mi hanno parlato di una casa d'autore, anzi d'autori... tutti bei nomi, artisti, disegnatori, architetti... Gente dell'arte che splende. E hanno voluto anche il poeta, artista dell'arte che non si vende, che non può pretendere nemmeno uno spazio, un trasporto, un angolo... arte da nulla, quasi d'aria... come l'allodola, dicevano gli antichi trovatori, voce del mattino che quasi non si vede ma c'è. E non è, forse, anche la loro iniziativa, nel gran marasma del mondo, una allodola, una cosa quasi furtiva... come un canto da solo scendendo in metropolitana, o un segno di croce alla mattina... E allora ho messo la mia voce, il mio quasi niente, il mio sorriso che spero leggiate non solo come demente... Do ut do’s brilliant friends told me about a house of creators, actually of artists... all great names, artists, designers, architects... people of radiant art. They also wanted a poet, artist of an art which is not for sale, that can not even insist on a place, a mode of transport, a corner... art of nothing, nearly made of air... like a lark, voice of the morning, that can rarely be seen, but that is there... as the ancient seekers used to say. In the marasmus of this world, isn’t their initiative a lark, a nearly furtive thing... like a lonely singing going down to the underground, or a sign of the cross in the morning... So I brought my voice, my nearly nothing, my smile that I hope you will consider not only insanity...
Alla poesia lasciate il garage dove stanno le biciclette piccole, le bottiglie vuote, i palloni sgonfi, forse certi attrezzi sperduti, aggeggi del cui uso s'è persa memoria dove si custodiscono segreti e si scoprono nuovi stupori dove si parte aprendo le porte sugli occhi di diamante e si torna scendendo nelle ombre la testa sul volante alla poesia lasciate la stanza seminterrata quella da nessun design arredata con le tracce di umidità , di vita mai lasciata fuori del tutto, mai inquadrata, stanza dell'impossibile ordine, del fragile disordine vivibile cuore gremito, stanza con dentro l'infinito mai esposto della vita nascosto nella stanza giÚ vicino alle radici la stanza fatta per non restare dove tu non sei solo tu... La poesia nella vostra casa lasciatela in garage nella stanza che è dentro e fuori non datele onori, sia dove mettete in moto i vostri viandanti cuori
DARIO FO, NOBEL PER LA LETTERATURA 1997, padrino di do ut do 2016 ci ha donato la sua storia di Adamo ed Eva, ispirata ai vangeli apocrifi, raccontando come gli uomini abbiano scelto la conoscenza, accettando la morte terrena. Il video del racconto di Dario Fo, con i disegni di Massimo Giacon, è disponibile all'indirizzo www.doutdo.it/dario-fo.html. DARIO FO, Nobel Prize in Literature 1997 and do ut do’s godfather has donate us his Adam and Eve story inspired by apocryphal gospels. In the story, humans choose the knowledge, accepting earthly death. The video of the complete story, told by Dario Fo himself and with the drawings by Massimo Giacon, can be viewed on www.doutdo.it/dario-fo.html. .
Dario Fo, L'amore (2016)
Dio creò il primo uomo e la sua donna. Nelle illustrazioni bibliche più antiche si nota bene che tanto Adamo che Eva non mostrano attributi del proprio sesso. Lei non possiede seni, lui è privo del pirolo fondamentale. Ed è logico, quei due esseri umani sono previsti dal Signore come eterni e quindi senza alcuna discendenza: non hanno bisogno di prole. Il Creatore vuol dimostrare di avere idee democratiche, perciò concede ad entrambi il libero arbitrio. Saranno loro di persona a scegliere quale sarà il loro futuro: li chiama e li mette dinnanzi a due diverse specie di piante. Appresso dice loro: “Se sceglierete i frutti del primo albero sarete eterni e vivrete sempre vicino a me. Invece se la vostra scelta sarà per i frutti della seconda pianta, avrete in dono la conoscenza e la coscienza ma cesserete ognuno la vostra vita grazie alla morte.” Il Signore si dimentica di parlare alle sue due creature del dono di passioni e commozione, degli affetti e del piacere di scoprire l’armonia e la bellezza. Ma ad ogni buon conto, d’istinto Eva punta il dito verso il secondo arbusto, anche se a prima vista appare meno pomposo e con frutti di normale grandezza. Dio si allontana: “Vi lascio il tempo per ripensarci”, dice. Eva stacca subito la poma da un ramo dell’arbusto scelto e l’addenta, quindi passa il frutto ad Adamo che, titubante, fa lo stesso. Immediatamente il loro corpo si trasforma. Nascono loro, come per incanto, gli attributi e i due neocreati oltretutto s’abbracciano e si baciano. Il Padre eterno ritorna all’improvviso. Entrambi nascondono le proprie nudità coprendosi con larghe foglie di fico. “Perché quel pudore? – sbotta il Signore – evidentemente avete scelto l’albero della conoscenza!” ed esplode in un grido furente: “Via, fuori di qua, morirete!” Entrambi se ne vanno ed Eva sottovoce esclama: “Sì, ma abbiamo l’amore!” Dario Fo
SEGRETERIA DO UT DO Tel. 051 271060 Fax 051 266499 info@doutdo.it www.doutdo.it www.FaceBook.com/DoUtDo
MASSIMO GIACON La Genesi secondo Dario Fo, 2016, illustrazioni Massimo Giacon (Padova 1961), inizia a disegnare fumetti nel 1980, attività che porta avanti fino ad oggi, collaborando con numerosi editori e testate. Ha cominciato a lavorare come designer nel 1985 per lo Studio Sottsass Associati di Milano, in seguito ha progettato oggetti in proprio per aziende di design innovative e storiche come Memphis e Olivetti, Swatch, Artemide e Alessi. Negli ultimi anni ha lavorato con l'azienda Superego, con cui ha realizzato una serie di sculture in ceramica a tiratura limitata “The Pop will eat Himself”, ed è uno dei principali protagonisti nella produzione della linea di gadget natalizi di Alessi, “Alessi Xtraordinary Xmas”. La sua attività abbraccia anche il campo dell’arte, della musica e della produzione di video animati. Massimo Giacon (Padua 1961) started illustrating comic books in 1980, and today draws his characters for a range of publishers and magazines. He began work as a designer at Studio Sottsass Associati, Milan, in 1985 and, under his own name, went on to design items for historic, cutting-edge businesses such as Memphis, Olivetti, Swatch, Artemide and Alessi. Over the last years, he has worked for Superego, creating a series of limited-edition ceramic sculptures entitled “The Pop will eat Himself”. Massimo is also one of the main designers of the Alessi Christmas gadget range “Alessi Xtraordinary Xmas”. Massimo Giacon is also an artist, musician and video producer.
WWW.MASSIMOGIACON.COM Ph. Luca Rubbi
LA CASA DO UT DO
ALESSANDRO MENDINI
Il Palazzo che ho disegnato per do ut do ha una facciata fiabesca, indica l’attitudine poetica con la quale viene svolta periodicamente questa attività del dono. Il dono, appunto, un gesto positivo di apertura, di disponibilità verso il prossimo, di anima attenta e gentile. E dalla porta principale della tremolante grafia della facciata della mia architettura, si accede a un atrio circolare a cupola dal quale partono le stanze virtuali progettate dai famosi architetti donatori, a loro volta arredate con gli oggetti e le opere realizzate dai cinquanta artisti donatori. Doni che contengono dei doni che contengono dei doni. E il fine di questa operazione di cultura è quello di contribuire a una attività benefica, sociale, psicologica e scientifica, a favore di persone che vivono una vita difficile, anzi molto difficile. Le cinquanta opere raccolte quest’anno da do ut do sono una collezione davvero notevole e magicamente creano fra loro interessanti combinazioni, generando una empatia di grande effetto e qualità estetica. Un goal culturale combinato al sostanziale obbiettivo benefico. The “Palazzo” that I have designed for do ut do has a fairytale-like facade. This facade is a symbol of the poetic attitude that drives the act of giving. The act of giving, is in fact a positive act that implies an open mind, a willingness to help others and a kind and sensible soul. From the main entrance of the trembling architectural sketch of my facade, we can access a circular atrium with a dome. From this circular atrium we can virtually access the rooms designed by major architects-donours. Every room is decorated with artworks and objects created by fifty artists-donours. Gifts containing other gifts containing other gifts. The aim of this cultural process is to support people who live a difficult life, actually a very difficult life, with initiatives of charitable, social, psycological and scientific nature. This year do ut do has assembled a major collection of fifty artworks. The interaction between the fifty works creates a magical effect of symphathy and estethic value. The cultural goal is combined with a substantial charitable objective. novembre/november 2016
ALBERTO BIAGETTI, VITALITÀ – VITALITY MARIO CUCINELLA, EMPATIA – EMPATHY RICCARDO DALISI, SOGNO – DREAM MICHELE DE LUCCHI, CIVILTÀ – CIVILITY STEFANO GIOVANNONI, GIOCO – PLAY ALESSANDRO GUERRIERO, ATTESA – WAITING MASSIMO IOSA GHINI, INCLUSIONE – INCLUSION DANIEL LIBESKIND, INCONTRO – MEETING ANGELO NAJ OLEARI, NATURA – NATURE TERRI PECORA, COMPLICITÀ – COMPLICITY RENZO PIANO, LUCE – LIGHT CLAUDIO SILVESTRIN, AMORE – LOVE NANDA VIGO, CORAGGIO (delle donne) – COURAGE (of women)
Gli architetti di do ut do e le stanze dedicate i valori dell'abitare Alessandro Mendini ha disegnato la casa do ut do le cui stanze, dedicate ai valori dell'abitare, sono state progettate da importanti architetti e designer. Gli stessi valori, messi in relazione tra di loro, creano una Mappa dei Valori dell’Abitare che rappresenta il senso più profondo di una casa, come di una comunità, di una città, di un Paese. Utilizzando tecnologie di modellizzazione 3D la società Vitruvio VR ha reso navigabili la casa do ut do composta da 12 stanze, il giardino e l’atrio comune. La casa do ut do e le sue stanze sono visitabili, cliccando sul disegno di Mendini, alla pagina www.doutdo.it/ la-casa-do-ut-do.html. La navigazione della casa è accompagnata dalla musica composta da Gaetano Curreri e Saverio Grandi.
do ut do's architects and the rooms dedicated to the values of living Alessandro Mendini has drawn do ut do’s home whose rooms, dedicated to the values of living, have been designed by important architects and designers. The values themselves, related one to another, build a map of the Values of Living which is the expression of the deepest sense of a home, a community, a city and a Country. Through 3D technologies Vitruvio VR the home can be visited with its 12 rooms, its garden and the common hall. Do ut do’s home and all the rooms are available, with a click on Mendini’s drawing, on www.doutdo.it/la-casa-do-ut-do.html. The home virtual visit is accompanied by the music composed by Gaetano Curreri and Saverio Grandi.
LE STANZE DELLA CASA DO UT DO
WWW.ATELIERBIAGETTI.COM
ALBERTO BIAGETTI VITALITÀ – VITALITY
ALBERTO BIAGETTI VITALITÀ – VITALITY Virtual 3D
WWW.MCARCHITECTS.IT
MARIO CUCINELLA EMPATIA – EMPATHY
MARIO CUCINELLA EMPATIA – EMPATHY Virtual 3D
RICCARDO DALISI SOGNO – DREAM
WWW.RICCARDODALISI.COM
RICCARDO DALISI SOGNO – DREAM Virtual 3D
WWW.AMDL.IT
MICHELE DE LUCCHI CIVILTÀ – CIVILITY
MICHELE DE LUCCHI CIVILTÀ – CIVILITY Virtual 3D
STEFANO GIOVANNONI GIOCO – PLAY
WWW.QEEBOO.COM
STEFANO GIOVANNONI GIOCO – PLAY Virtual 3D
WWW.ALESSANDROGUERRIERO.COM
ALESSANDRO GUERRIERO ATTESA – WAITING
ALESSANDRO GUERRIERO ATTESA – WAITING Virtual 3D
WWW.IOSAGHINI.IT
MASSIMO IOSA GHINI INCLUSIONE – INCLUSION
MASSIMO IOSA GHINI INCLUSIONE – INCLUSION Virtual 3D
WWW.DANIEL-LIBESKIND.COM
DANIEL LIBESKIND INCONTRO – MEETING
DANIEL LIBESKIND INCONTRO – MEETING Virtual 3D
ANGELO NAJ OLEARI NATURA – NATURE
FACEBOOK: SEMI-CORAGGIOSI
ANGELO NAJ OLEARI NATURA – NATURE Virtual 3D
TERRI PECORA COMPLICITÀ – COMPLICITY
WWW.TERRIPECORA.NET
TERRI PECORA COMPLICITÀ – COMPLICITY Virtual 3D
RENZO PIANO LUCE – LIGHT
WWW.RPBW.COM
RENZO PIANO LUCE – LIGHT Virtual 3D
CLAUDIO SILVESTRIN AMORE – LOVE
WWW.CLAUDIOSILVESTRIN.COM
CLAUDIO SILVESTRIN AMORE – LOVE Virtual 3D
NANDA VIGO CORAGGIO (DELLE DONNE) – COURAGE (OF WOMEN)
WWW.NANDAVIGO.COM
NANDA VIGO CORAGGIO (DELLE DONNE) – COURAGE (OF WOMEN) Virtual 3
BERTOZZI & CASONI
KINGS - Daniele Innamorato e Federica Perazzoli
ALBERTO BIAGETTI
STEVE LEUNG
IRMA BLANK
UGO MARANO
MICHEL BOUCQUILLON E DONIA MAAOUI
ANTONIO MARRAS
FERNANDO E HUMBERTO CAMPANA
PAOLA MARTELLI
SANDRO CHIA
EMILIANA MARTINELLI
ALDO CIBIC
ROBERTO SEBASTIÀN MATTA
ANTONIO CITTERIO
ANDREW MOORE
GABRIELE CORNI
BRUNO MUNARI
FABRIZIO COTOGNINI
GIOVANNI OZZOLA
MARIO CUCINELLA
FRANCESCO PATRIARCA
BARBARA CUNIBERTI
TERRI PECORA
CUOGHI CORSELLO
SIMONE PELLEGRINI
RICCARDO DALISI
PAOLA PIVI
MICHELE DE LUCCHI
FABRIZIO PLESSI
FLAVIO FAVELLI
PSLAB
JACOPO FOGGINI
DAVIDE E MAURIZIO RIVA
DUILIO FORTE
CLAUDIO SILVESTRIN
STEFANO GIOVANNONI
SISSI
ALESSANDRO GUERRIERO
ISABELLA VACCHI
MARIA CHRISTINA HAMEL
FRANCESCO VEZZOLI
MASSIMO IOSA GHINI
NANDA VIGO
MARCELLO JORI
VELASCO VITALI
YUMI KARASUMARU
DANIJEL ŽEŽELJ
MASSIMO KAUFMANN
TOBIAS ZIELONY
FRANCIS KÉRÉ
DO UT DO 2016 LE OPERE
BERTOZZI E CASONI
BERTOZZI E CASONI Sogno – Pezzo unico 2016, h 36 x 26 x 7 cm, ceramica policroma / grès con intervento a terzo fuoco “Sogno” è un settimanale Italiano fondato nel 1947 e insieme a “Grand Hotel” fa parte dei ricordi della nostra infanzia. Ricordiamo verso la fine degli anni ‘60 pomeriggi interi dedicati a sfogliarli e a ridisegnarne le copertine. Quest’opera vuol essere un omaggio a un mondo ormai scomparso in cui il Sogno Italiano rivolto all’entusiasmo, all’ottimismo, alla dolce vita e al benessere ha lasciato il posto a una deriva e a un pessimismo diffuso. "Sogno" is a weekly Italian publication established in 1947 and along with "Grand Hotel" is part of the memories of our childhood. We remember in the late 60's entire afternoons dedicated to browse and to redesign the covers. This work is a tribute to a world which has disappeared in which the Italian dream turned to enthusiasm, optimism, the sweet life and well-being has been replaced with a drift and widespread pessimism. Donatore: Galleria Antonio Verolino [WWW.GALLERIAANTONIOVEROLINO.COM]
Ph. Lorenzo Palmieri
BERTOZZI & CASONI Bertozzi & Casoni, maestri di ceramica, fin dagli anni Novanta hanno riscosso l’interesse della critica e di importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali. Nel 2004 sono invitati a esporre alla Tate Liverpool e alla XIV Quadriennale di Roma. Del 2007 è la personale a Cà Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia e del 2008 quella al Castello Sforzesco di Milano e al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Nel 2009 i loro lavori sono esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, nel 2010 al All Visual Arts di Londra, alla Galleria Sperone Westwater di New York e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Del 2013 sono le mostre personali al Museum Beelden aan Zee all’Aia, alla Beck & Eggeling Gallery a Düsseldorf. Nel 2014 espongono alla Sperone Westwater di Lugano e nelle sale monumentali di Palazzo Te a Mantova. Del 2015 le personali alla Sperone Westwater di New York, al MAMbo di Bologna e la partecipazione a Expo Milano 2015. Del 2016 le personali nelle sale di Palazzo Larderel a Firenze, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo e all’Espace Grandjean di Vallauris. Masters of ceramic art, Bertozzi & Casoni have aroused the interest of critics and major national and international art galleries since the 1990s. In 2004, they were invited to exhibit works at Tate Liverpool and the 14th Quadriennale in Rome. They then staged personal exhibitions at Cà Pesaro (the International Gallery of Modern Art) in Venice in 2007, and Castello Sforzesco in Milan and the International Ceramic Museum in Faenza in 2008. Their works went on display in the Italy pavilion at the Venice Biennale in 2009, and at All Visual Arts in London, the Sperone Westwater Gallery in New York and the Arnaldo Pomodoro Foundation in Milan in 2010. In 2011, they put on exhibitions at the Musée des Beaux Arts in Ajaccio and the Italy pavilion of the Venice Biennale. In 2013, personal exhibitions of their work were held at the Museum Beelden aan Zee in The Hague, the Beck & Eggeling Gallery in Düsseldorf. In 2014 they had exhibited at Sperone Westwater in Lugano and at Palazzo Te in Mantova. In 2015 personal exhibitions of their works were held at Tega Gallery in Milan, at Poleschi Gallery in Lucca, at Sperone Gallery in New York, at Mambo Museum in Bologna and they had also participated at EXPO in Milan. In 2016 they staged personal exhibitions at Palazzo Larderel in Florence, at the Galleria d'Arte Moderna in Palermo and at the Espace Grandjean in Vallauris.
WWW.BERTOZZIECASONI.IT
ALBERTO BIAGETTI
ALBERTO BIAGETTI This is not a Chair – Pezzo unico 2011, h 120 x 50 x 50 cm, metallo specchiato Fra tutti i pezzi d’arredamento, la sedia è senz’altro il più banalizzato, ma è forse l’oggetto che meglio rappresenta, nel corso della storia, la crescente dipendenza della nostra società dagli oggetti artefatti. L’uomo antico usava sedere per terra, ora invece lo facciamo sulla sedia. “This is not a chair” è un dispositivo per la contemplazione che riflette non solo l’immediato intorno, ma anche il nostro ed il suo posto all’interno dell’ambiente – la casa, il mondo, il cosmo. Talvolta quello che succede attorno ad un oggetto è più interessante dell’oggetto stesso. As perhaps the most recognisable of all pieces of furniture, the chair is generally taken for granted and is perhaps the item that best represents our society’s increasing dependence on artificial constructions over the centuries. Ancient man sat on the ground, now we sit on chairs. But “This is not a chair” it is a contemplative piece created to reflect not only the optical surroundings of the piece itself but also our, and its, place in the environment – the home, the world, the cosmos. Sometimes what happens around an object is more interesting than the object itself.
Ph. Gabriele Corni
ALBERTO BIAGETTI Alberto Biagetti inizia a lavorare nel 1995 e dal 2000 al 2010 è Direttore Creativo di Yoox Group. Nel 2003 fonda Atelier Biagetti e nel 2008 inizia la collaborazione con Venini. Nel 2011 disegna i “Diamanti” la prima collezione prodotta dall’atelier, nel 2012 nasce la collezione “Post Design” disegnata per Memphis. Seguono le collezioni “One Minute Ago”, “Bonjour Milan” e “Body Building”, disegnate insieme a Laura Baldassari, tutte prodotte da Atelier Biagetti. Ha progettato interni e installazioni per privati, istituzioni e musei. Alberto Biagetti started working in 1995. From 2000 to 2010 he was Creative Director of YOOX Group and in 2003 opened Atelier Biagetti. In 2008 he began working with Venini and in 2011 designed “I Diamanti”, the first collection produced by the Atelier. 2012 saw the collection “Post Design” for Memphis. The collections “One Minute Ago” (2013), “Bonjour Milàn” (2014) and “Body Building” (2015) followed, all designed with Laura Baldassari produced by Atelier Biagetti. Biagetti also designs interiors and installations for private clients, institutions and museums around the world. WWW.ATELIERBIAGETTI.COM
IRMA BLANK
IRMA BLANK Radical Writings, Exercitium AR IV – Pezzo Unico 1988, h 28 x 38 cm, olio su cartone Con la serie dei “Radical Writings” (dai primi anni ’80 fino ai primi anni ’90), Blank rende ancora più astratto il suo segno e più chiaro il rapporto che questo intrattiene con il tempo. I lunghi segni scritturali di colore (prima rosa-violetto, poi blu), dati a pennello sulla tela, sono più lineari e uniformi. Qui Blank dipinge letteralmente “tutto d’un fiato”, con assoluta concentrazione, senza incertezze. Qui scrivere è respirare (Schriftzug=Atemzug), dipingere è respirare, lavorare è vivere. Ogni traccia, infatti, equivale alla lunghezza del respiro, da sinistra a destra, dall’inizio alla fine, dal pieno al vuoto. Un segno in piena tensione. All’inizio del segno il colore è più marcato e, accostando i due pannelli del dittico, genera al centro del quadro una zona d’ombra. È questa zona d’ombra che rimanda, ancora, seppur in forme meno mimetiche, allo spazio del libro. Qui la scrittura e pittura si fondono nella continuità di un segno-tempo. With the “Radical Writings” series (from the early 1980s to the early 1990s), Blank makes her sign even more abstract, clarifying its relationship with time. The long inscribed marks of colour (first rose and rose-violet, then blue) made with a brush on canvas are more linear and uniform. Here Blank literally paints "in one breath", with absolute concentration and without hesitation. Here writing is breathing (Schriftung=Atemzug), painting is breathing, working is living. Each mark, in fact, has the length of one breath, from left to right, from beginning to end, from emptiness to fullness. At the start of the stroke the colour is more intense, and the combination of the two panels of the diptych generates a shadow zone that still references, though in a less imitative form, the space of the book. Writing and painting blend here in the continuity of a time-sign. Donatore: Galleria P420 [ WWW.P420.IT ]
Ph. Salvatore Licitra
IRMA BLANK Il lavoro di Irma Blank è attraversato da una profonda dialettica tra scrittura e disegno, tra scrittura e pittura; vive in una costante tensione tra possibilità di dire e necessità di esistere, tra il tempo della vita e il tempo dell’opera (e nell’opera). Nel suo percorso Blank ha interrogato le diverse possibilità attraverso cui il segno può rappresentare l’esistenza; ha messo in questione il modo in cui l’opera d’arte è attraversata dal tempo e, a sua volta, attraversa il tempo tramite la ripetizione di un gesto, di un segno e di un tracciato. Ogni opera di Blank ha la tensione concentrata e paziente di un rituale; ogni opera contribuisce a quell’accumulo di esperienza, a quella registrazione di tempo e di vita che è l’arte. The production of Irma Blank is crossed by a profound dialectic between writing and drawing, writing and painting; it thrives on the constant tension between possibility of saying and necessity of existing, time of life and time of work (and in the work). Along a path Blank has investigated the various possibilities through which the sign can represent existence; she has challenged the way in which the artwork is crossed by time and, in turn, crosses time through repetition of a gesture, a sign, a trace. Each of Blank’s works has the concentrated, patient tension of a ritual; each work contributes to that accumulation of experience, the recording of time and life that is art.
MICHEL BOUCQUILLON DONIA MAAOUI
MICHEL BOUCQUILLON E DONIA MAAOUI Sedia "La Regista do ut do" – Pezzo unico 2016, h 83 x 43 cm, poliamide e tessuto / air moulding Sedia in poliamide e tessuto “Regista” è una rivisitazione della seduta tradizionale del regista. “Regista” è stata realizzata per l’azienda Serralunga a cura del designer Michel Boucquillon e ha vinto la menzione d’Onore del Compasso d’Oro 2011. Il motivo del tessuto della seduta e dello schienale è stato disegnato dall’architetto Donia Maaoui per il progetto do ut do. L’artista ha voluto rappresentare la vita, le cellule, ed anche disegni di buon augurio. Il tutto su una trama, perché la vita è come una tessitura e i colori sono un messaggio di speranza verso i pazienti della Fondazione Hospice Seràgnoli. The chair “Regista”, (“Director”) in polyamide and fabric is a reinterpretation of the traditional director’s chair. “Regista” has been realised for Serralunga company by designer Michel Boucquillon and was awarded the honorable mention of Compasso d’Oro in 2011. The pattern of the chair seat has been designed by architect Donia Maaoui expressly for the project do ut do. The artist wanted to represent life, cells and propitious elements too. All is laid on a weft, because life is like a weaving and colors are a message of hope towards all the patients of Fondazione Hospice Seràgnoli. Produttore: Serralunga [WWW.SERRALUNGA.COM]
MICHEL BOUCQUILLON E DONIA MAAOUI Michel Boucquillon è nato in Belgio nel 1962. Nel 1988 ha vinto la gara dell'Emiciclo del Parlamento Europeo a Bruxelles che ha segnato l’inizio della sua carriera in architettura e design. Nel 2000 ha aperto un nuovo workshop dedicato al disegno industriale e all’architettura sperimentale a Lucca – Toscana – nella sua “Casa Boucquillon”, un luogo di esplorazione, meditazione, vita e lavoro estremamente sperimentale. Michel lavora attualmente per le più importanti aziende internazionali di design. Le sue opere sono presenti in molti musei e ha ricevuto molti premi internazionali. Michel Boucquillon is born in Belgium in 1962. In 1988 he won the competition of the Hemicycles of European Parliament in Brussels which signed the beginning of his architectural and design career. In 2000, he opened a new workshop dedicated to industrial design and experimental architecture in Lucca – Tuscany – in his "Casa Boucquillon", extremely experimental place of exploration, meditation, live and work. Michel actually works for the world most famous international design companies. His work is present in several museums and got many of the main international awards. Donia Maaoui è nata in Belgio nel 1967, da madre Belga e padre Tunisino. Donia ha lavorato come modella e come architetto a Tunisi e a Bruxelles. Adesso opera prevalentemente come scultrice e pittrice a Lucca –Toscana. Donia si occupa anche di design con suo marito Michel Boucquillon per Alessi e Martinelliluce. "Sono profondamente europea nel mio modo di vivere. Ma la Tunisia è nel mio cuore. Molto presto le mie radici saranno evidenti nel mio lavoro. Il mio tema combatte tutte le forme di oppressione ed è onnipresente la ricerca della libertà individuale. (Vorrei lanciare un messaggio di speranza e di riflessione attraverso il mio personaggio chiamato Lola)". Lola, la sua principale scultura bronzea protagonista, sarà esposta in molti musei e gallerie d’arte nel mondo. Donia Maaoui is born in Belgium in 1967, from a Belgian mother and Tunisian father. She worked as a model and as an architect in Tunis and Brussels. She now mainly works as a sculptor and painter in Lucca –Tuscany. She also works as a designer with her husband Michel Boucquillon for Alessi and Martinelliluce. "I am deeply European in my way of life. But Tunisia is in my heart. Very soon my roots will be evident in my work. My subject fights all kind of persecution and the research of personal freedom is always present (I would like to leave a message of hope and reflection through my character Lola)". Lola, her main bronze sculptures protagonist were exhibited in many Museums and Art Galleries around the world.
WWW.MICHELBOUCQUILLON.COM – WWW.DONIAMAAOUI.COM
FERNANDO E HUMBERTO CAMPANA
FERNANDO E HUMBERTO CAMPANA Wood and marble buffet – Pezzo unico 2016, h 72 x 50 x 200 cm, MDF, legno, marmo Mobile bar coperto di legno MDF con venature di legno di Sucupira e pezzi di marmo nero intarsiati. Le ante hanno chiusure magnetiche. Buffet in MDF covered with Sucupira wood veneer, with inlayed pieces of black marble. Doors with magnetic toush latches. Produttori: Casone Group [WWW.CASONEGROUP.COM]; Turri 1870 [WWW.TURRI1870.IT]
Courtesy of Estudio Campana, ph. Fernando Laszlo
FERNANDO E HUMBERTO CAMPANA Dal 1983 i fratelli Campana, Fernando (nato nel 1961) e Humberto (nato nel 1953), hanno costruito una solida carriera ottenendo riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Il loro lavoro racchiude l’idea della trasformazione e della reinvenzione. Dare preziosità ai materiali poveri, quotidiani o comuni si traduce non solo con la creatività del loro design ma anche con l’uso di elementi caratteristici brasiliani (i colori, le combinazioni, il caos creativo, il trionfo di soluzioni semplici). Con sede a San Paolo, lo Studio Campana è alla continua ricerca di nuove soluzioni nella manifattura dei mobili. Lo Studio costruisce ponti e dialoga lì dove lo scambio di informazioni diventa anche fonte di ispirazione. Collaborare con le comunità, le fabbriche e le aziende porta allo Studio Campana un repertorio sempre fresco e nuovo. Since 1983, the brothers Fernando (born 1961) and Humberto (born 1953) Campana have been solidly building their career, achieving both national and international recognition. Their work incorporates the idea of transformation and reinvention. Giving preciousness to poor, day-to-day or common materials carries not only the creativity in their design but also very Brazilian characteristics – the colors, the mixtures, the creative chaos, the triumph of simple solutions. Based in Sao Paulo, Estudio Campana is constantly investigating new possibilities in furniture making. It creates bridges and dialogues where the exchange of information is also a source of inspiration. Working in partnership with communities, factories and industries keeps the Estudio Campana repertoire fresh.
WWW.CAMPANAS.COM.BR – WWW.INSTITUTOCAMPANA.ORG.BR
SANDRO CHIA
SANDRO CHIA Passo di danza – Pezzo unico 2016, h 80 x 30 x 30 cm, scultura in calcare "Passo di danza" è una scultura realizzata con un materiale che Chia non aveva mai utilizzato prima: il calcare. Il modello da cui è tratto questo lavoro rappresenta un uomo che si sposta in avanti sollevando una gamba in quello che potrebbe appunto ricordare un passo di danza. Il tema della figura umana e della ricerca di equilibrio sono ricorrenti sia nella pittura sia nella scultura di Sandro Chia. Questo piccolo capolavoro ne rappresenta una sintesi interessante, la particolarità e unicità del materiale usato evidenzia la ricerca estetica valorizzandone la forza. “Passo di danza” is a sculpture made of limestone, a new material in Chia's work. It represents a figure of a man moving forward posing as if he were dancing. The human body and the research of balance are recurring topics in both Sandro Chia's painting and sculptures. This little masterpiece represents an interesting synthesis emblematic of Chia's work, the unique and particular choice of material enhances the esthetic research and its power. Produttore: PIMAR [WWW.PIMARLIMESTONE.COM]
Ph. Veronica Santandrea
SANDRO CHIA Nato a Firenze nel 1946, dopo gli studi d'arte, visita l’India, la Turchia e gran parte dell’Europa prima di fermarsi a Roma nel 1970. Durante questi anni il suo lavoro riscopre il linguaggio pittorico che lo porterà a prendere parte della Transavanguardia. Negli anni Ottanta, New York diventa la sua città d'elezione ed espone presto alle Biennali di Parigi, San Paolo e Venezia. Tra le mostre personali più significative ricordiamo quelle presso il Metropolitan Museum di New York, la National Galerie di Berlino, il Musée d’Art Moderne di Parigi, Città del Messico, Palazzo Reale a Milano, il MOMA di Boca Raton in Florida, la Galleria Civica di Trento, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Nel 2003 lo Stato Italiano acquista tre sue opere per la collezione permanente del Senato della Repubblica a Palazzo Madama e nel 2009 partecipa al Padiglione Italia della 53a Biennale di Venezia. Attualmente vive e lavora tra Miami, Roma e Montalcino. Sandro Chia was born in Florence in 1946. After studying art, he travelled extensively in India, Turkey and most of Europe before settling in Rome in 1970. During this period his work rediscovered a painterly style leading him to take part to the Transavanguardia movement. In the 80s he moved to New York City and he soon exhibited at the Biennials of Paris, San Paolo and Venice. Among his most important solo shows we have to mention the Metropolitan Museum of New York, the Berlin Nationalgalerie, the Musée d’Art Moderne of Paris, Mexico City, Palazzo Reale in Milan, the Boca Raton Museum of Art in Florida, the Galleria Civica in Trento, the Galleria Nazionale di Arte Moderna in Rome. In 2003, the Italian State purchased three of his major works for the permanent collection of the Italian Senate at Palazzo Madama, and he took part to the Italian Pavilion of the 53rd Venice Biennial in 2009. Today he lives between Miami, Rome and Montalcino.
WWW.SANDROCHIA.COM
ALDO CIBIC
ALDO CIBIC Per vederti meglio – 3 pezzi 2016, h 32 x 47,6 x 57 cm, marmo grigio fantastico di due tipologie differenti / fresatura a controllo numerico Si tratta di un paesaggio in miniatura, un piccolo altipiano realizzato con due tipi di pietra: una è la base al cui centro si trova un alberello che ha un’insenatura su cui si innesta una piccola scala, realizzata in un marmo più scuro, che serve idealmente per accedere alla parte superiore. This is a miniaturised landscape, a small upland realised with two types of stone: one is the base with, in the middle, a sapling bearing an inlet where a small ladder is inserted, realised in a darker marble, ideally functioning as an access to the upper side. Produttore: Ricci Marmi [WWW.RICCIMARMI.NET]
Ph. EFFEDUEOTTO.COM – Andrea Testi
Ph. courtesy of CibicWorkshop
ALDO CIBIC Architetto e designer Cibic è nato a Schio (Vi) nel 1955. Nel 1977 si trasferisce a Milano dove lavora con Ettore Sottsass, divenendo socio di “Sottsass Associati” nel 1980. Nello stesso anno nasce Memphis di cui Cibic è stato uno dei creatori e fondatori sotto la guida di Sottsass. Oggi lavora principalmente a Milano nello studio “Cibic&Partners” che si occupa principalmente di progetti nel campo dell’architettura, dell’arredo di interni e di design e a Vicenza presso “CibicWorkshop”, luogo dedicato al design e alla ricerca nel settore. Insegna anche alla Domus Academy di Milano, al Politecnico di Milano e all’Università IUAV di Venezia oltre che alla Tongiji University di Shanghai dove è professore onorario. Architect and Designer, was born in Schio (Vi) in 1955. In 1977 he moved to Milan to work with Ettore Sottsass, becoming his partner in 1980. That same year, 1980, marked the creation of Memphis, of which Cibic was one of the designers and founders, under the guidance of Sottsass. Today the main activities take place in Milan, with “Cibic&Partners” following urban, architecture and interior projects, and Vicenza with “CibicWorkshop” involved in design and research. He also teaches at the Domus Academy in Milan, at Politecnico in Milan and at the University of Architecture of Venice. He is Honorary Professor at Tongiji University, Shanghai.
WWW.ALDOCIBIC.DESIGN – WWW.CIBICWORKSHOP.COM
ANTONIO CITTERIO
ANTONIO CITTERIO Recline Personal Technogym – Edizione non limitata 2016, h 1400 x 1370 x 620 cm, acciaio microlucidato; console unity digitale, seduta ergonomica progettata da Vitra display 15,6'', touch screen vetro temperato Recline Personal, con l’esperienza di Technogym e il design di Antonio Citterio, è più di una bike reclinata. È un vero capolavoro che unisce i migliori criteri biomeccanici degli attrezzi professionali da palestra e l'intrattenimento personalizzato della console UNITY™: il tutto, nell'esclusivo ed unico design di Antonio Citterio. Recline Personal, with the experience of Technogym and the design by Antonio Citterio, is more than a reclined bike. It is a real masterpiece that combines the best biomechanical criteria of professional gym equipment and a customised entertainment with console UNITY™: all presented with the exclusive and unique design by Antonio Citterio. Produttore: Technogym [WWW.TECHNOGYM.COM]
Ph. Wolfgang Scheppe
ANTONIO CITTERIO Antonio Citterio nasce a Meda nel 1950, apre il proprio studio di progettazione nel 1972 e si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1975. Fra il 1987 e il 1996 è associato a Terry Dwan con cui realizza edifici in Europa e Giappone. Nel 2000 fonda con Patricia Viel la società “Antonio Citterio and Partners”. Lo studio opera a livello internazionale sviluppando programmi progettuali complessi, su ogni scala e in sinergia con un network qualificato di consulenze specialistiche. Antonio Citterio collabora attualmente, nel settore del disegno industriale, con aziende italiane e straniere quali Ansorg, Arclinea, Axor-Hansgrohe, B&B Italia, Flexform, Flos, Fusital, Hermès, Iittala, Kartell, Maxalto, Sanitec Group, Technogym e Vitra. Nel 1987 e nel 1994 Citterio è stato premiato con il Compasso d’Oro-ADI. Dal 2006 è docente di progettazione architettonica presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio (Svizzera). Nel 2008 riceve dalla Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures & Commerce di Londra l’onorificenza “Royal Designer for Industry”. Antonio Citterio was born in Meda in 1950. He opened his own design studio in 1972 and graduated in architecture at the Milan Polytechnic in 1975. Between 1987 and 1996, he worked with Terry Dwan with whom he designed buildings in Europe and Japan. In 2000, he founded the firm “Antonio Citterio and Partners” with Patricia Viel. The firm has international clients and develops complex design programs, on any scale and in synergy with a qualified network of specialists and consultants. Antonio Citterio currently works in the field of industrial design, with Italian and foreign firms such as Ansorg, Arclinea, Axor-Hansgrohe, B&B Italia, Flexform, Flos, Fusital, Hermès, Iittala, Kartell, Maxalto, Sanitec Group, Technogym and Vitra. In 1987 and in 1994, Citterio was awarded the Compasso D'Oro-ADI. Since 2006 he has been a Professor of architectural design at the Academy of Architecture in Mendrisio (Switzerland). In 2008, he was awarded the “Royal Designer for Industry” by the Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures & Commerce in London.
WWW.ANTONIOCITTERIOANDPARTNERS.IT
GABRIELE CORNI
GABRIELE CORNI 9 frazioni – Pezzo unico 2016, h 110 x 110 cm, Archival Print su carta cotone L’opera si ispira all’archivio dei ritratti acquatici del progetto “Apnea Humans Breathless” dove l’acqua raffigura la quotidianità, la dimensione nella quale siamo immersi, l’elemento contenitore del nostro tempo. Il tempo definisce il trascorrere degli eventi, la distinzione tra passato, presente e futuro e come le altre dimensioni fisiche può essere misurato. Lo strumento per la misurazione del tempo è chiamato orologio. Quello fotografato in “9 frazioni” è un Rolex Oyster Perpetual in acciaio. This work is inspired by a series of acquatic portraits in the “Apnea Humans Breathless” project. In this project water becomes our daily reality, the physic dimension we live in, and the element containing our age. Time defines the passing of events and the difference between past, present and future. Furthermore time, like other physic dimensions, can be measured. The measuring instrument for time is called “watch”. The watch photographed in “9 Frazioni” is a steel Rolex Perpetual. Donatore Rolex Oyster Perpetual: Gioielleria Giulio Veronesi [WWW.GIULIOVERONESI.IT]
L’archivio dei ritratti acquatici di “Apnea Humans Breathless” documenta le molteplicità emozionali di umanità “in affanno” attraverso un’analogia tra l’immersione in acqua e quella nel quotidiano. The series of “Apnea Humans Breathless” documents human emotions in struggle through an analogy between apnea and the everyday.
Vania – breath #2655
GABRIELE CORNI Gabriele Corni (1972) vive e lavora a Bologna. Dopo aver perfezionato la tecnica della pittura ad olio nello studio di Norma Mascellani, prosegue sperimentando la costruzione tridimensionale con materiali metallici e collabora con la scultrice Silvia Zagni, orientandosi poi alla fotografia. Attraverso le molteplici possibilità di intervenire con manipolazioni di post produzione, come la pittura digitale, Corni torna alla sua esigenza primaria, quella dell’espressione pittorica, da cui non esclude, anzi accentua, la plasticità delle forme. Inizia quindi, la carriera di fotografo pubblicitario senza però mai lasciare la sua ricerca artistica. Corni sviluppa il suo racconto mettendo il corpo al centro della sua ricerca: un ponte per parlare di tematiche legate all’attualità, come nel caso del progetto “Adoperabili” (2009) dove indaga il corpo femminile che diventa oggetto o in “Archetipo” (2015, ancora in corso) un lavoro sull’identità di genere e sugli archetipi mitologici, fino ad arrivare al recente archivio di ritratti “Apnea Humans Breathless”, ancora in corso d’opera, dove il corpo sommerso è un’analogia con le apnee del vivere quotidiano. Con il progetto “Apnea” riceve la menzione d’onore al premio Codice MIA. Gabriele Corni (1972) lives and works in Bologna. Corni began his career in the studio of Norma Mascellani perfecting his oil painting tecnique. While collaborating with the sculptor Silvia Zagni, Corni experimented tridimensional construction with metallic materials, focusing then on photography. Experimenting with post-production tecniques, such as digital painting, Corni returned to his original interest, painting, enhancing the plasticity of his shapes. While working as a photographer in advertising, Corni continues to develop his artistic research. The focus of his artistic language is the human body, which becomes an bridge to explore current affairs. In “Adoperabili” (2009) he explores the female body as an object, while in the ongoing project “Archetipo” (2015) he discusses gender identity and mitological archetype; in the more recent series of portraits, the ongoing project “Apnea Human Breathless” the human body becomes a metaphor of the everyday. With “Apnea” Corvi received the Codice MIA award.
WWW.GABRIELECORNI.COM
FABRIZIO COTOGNINI
FABRIZIO COTOGNINI A Killing Joke – Pezzo unico 2016, h 21 x 330 cm (aperto), h 21 x 13, 5 cm (chiuso) matita, penna, biacca e oro su libro d'artista, insetti di vetro di Murano L'opera va ben oltre il Liber monstrorum de diversis generibus: manca la volontà di moralizzazione che c'è nei bestiari tardo-antichi o medievali, ma è un libro di mirabilia, che sa spaventare, sorprendere, meravigliare, un libro in odore di magia che trascende la realtà restandone sempre attento testimone. Il messaggio è didattico, allegorico e religioso a un tempo, è una grammatica della natura che classifica e crea le creature. Come nel Medioevo questo libro insegue la polivalenza semantica e la multifunzionalità, in barba a tutti gli illuminismi; come nelle Etymologiae di Isidoro di Siviglia ogni pagina comincia con "Bestiarum vocabulum proprie convenit ..." (il vocabolo bestia, animale selvaggio, si addice...). The work goes well beyond the Liber monstrorum de diversis generibus: an unwillingness to moralizing bestiary that is in late-ancient or medieval, but it is a book of wonders, that knows how to scare, surprise, surprise, a book in the odor of magic that transcends reality prejudice always attentive witness. The message is didactic, allegorical and religious at the same time, it is a grammar of nature that classifies and creates creatures. In Medieval times this book pursues the semantic polyvalence and multifunctionality, in spite of all the enlightenments; as in Isidore of Seville Etymologiae each page begins with "Bestiarum vocabulum proprie convenit ..." (the word animal, wild animal, suits ...). Donatore: Aldo Colella
Ph. Gabriele Corni
FABRIZIO COTOGNINI Fabrizio Cotognini è nato a Macerata nel 1983, vive e lavora a Civitanova Marche. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Macerata in Pittura e Scultura nel 2009, ha partecipato a numerose mostre. Caratterizzato da un costante rimando all'antico rivisitato in chiave contemporanea e dall’utilizzo privilegiato del disegno, elemento cardine di una ricerca che si avvale anche delle possibilità dei nuovi media, il lavoro di Fabrizio Cotognini cattura al suo interno varie declinazioni dell'orizzonte archeologico e storico-artistico. Il tempo, la memoria e la storia sono, nella sua ricerca, figure maestose, capovolte, stravolte o incurvate in un apparato scenico teso a sospenderne la stabilità. Si tratta di un discorso in cui la parola sposa l'immagine in un serrato dialogo fra segno, disegno e scrittura che si fa luogo di contemplazione e, nel contempo, di concentrazione riflessiva. Ma anche apparente – e soltanto apparente – nota a margine che ricorda le intime delizie di un libro antico. Finanche di una miniatura tardogotica o di un raro decoro che lascia intravedere la scrupolosa cura per ogni singolo particolare. Espone in numerose collettive e personali in tutto il mondo da anni collabora con la Prometeogallery di Ida Pisani. Fabrizio Cotognini was born in Macerata in 1983, lives and works in Civitanova Marche. Graduated from the Academy of Fine Arts in Macerata in Painting and Sculpture in 2009, she has participated in numerous exhibitions. Characterized by a constant reference to the ancient revisited in a contemporary way and the use of the preferred design, the key element of a search that also makes use of the possibilities of new media, the work of Fabrizio cotognini catch inside various archaeological horizon declinations historical and artistic. Time, memory and history are, in his research, majestic figures, flipped, distorted or bent into a stage set tended to suspend stability. It is a discourse in which the bride word the picture in a close dialogue between sign, drawing and writing that becomes a place of contemplation and, at the same time, the reflective concentration. But also apparent – and only apparent – a side note reminiscent of the intimate delights of an ancient book. Even a thumbnail or a rare late-Gothic decoration that reveals the scrupulous attention to every single detail. He exhibited in numerous group and solo around the world has been working with the Prometeogallery Ida Pisani.
WWW.FABRIZIOCOTOGNINI.IT
MARIO CUCINELLA
MARIO CUCINELLA Building Object 001 – Pezzo unico 2016, h 81 x 120 x 63 cm, base in pietra serena e marmo di Carrara / lavorazione CNC L’opera è la prima di una serie chiamata “Building Obejct” ispirata alle architetture di Mario Cucinella. Questo primo Object rappresenta un progetto per una SPA e palestra a Santarcangelo di Romagna. L’opera è ispirata dalla presenza degli alberi in questo luogo. L’edificio si insinua negli spazi vuoti creando cosi una forma a foglia (la parte bianca). Nessun albero è tagliato e l’architettura prende la sua forma proprio da questa accidentale relazione creando così un’empatia creativa con lo spazio. The work is the first piece from a series called “Building Object” inspired by the architectures of Mario Cucinella. This first Object represents a project for a Spa and gym in Santarcangelo di Romagna. The work has been inspired by the presence of trees in this location. The building weaves itself with the void gaps creating a leaf shape (the white part). None of the trees are cut and the architecture shapes itself on this accidental relation therefore establishing a creative empathy with space. Produttore: Casone Group [WWW.CASONEGROUP.COM]
Ph. Gabriele Corni
Ph. Luca Maria Castelli
MARIO CUCINELLA Mario Cucinella è il fondatore di MCA, studio di architettura con sede a Bologna specializzato nei temi della sostenibilità in architettura e dell’impatto ambientale degli edifici. Dal 1998 insegna nelle più prestigiose università del mondo; attualmente è Direttore del comitato scientifico di PLEA (Passive and Low Energy Architecture). Nel 2015 gli viene conferita dal Royal Institute of British Architects (RIBA) l’International Fellowship per il 2016. Nel 2014 collabora con Renzo Piano al progetto G124 per il recupero delle periferie in Italia. Nel 2012, fonda Building Green Futures, organizzazione non profit il cui obiettivo è quello di unire cultura ambientale e tecnologia per un’architettura che garantisca dignità, qualità e performance nel rispetto dell’ambiente. Nel 2014 costituisce a Bologna S.O.S.-School of Sustainability, scuola per la formazione di nuove figure professionali nel campo della sostenibilità. Mario Cucinella is the founder of MCA, architectural studio in Bologna (Italy) focused on energy issues and environmental impact of buildings. Cucinella teaches in the more important university of the world; he is currently Director in the Scientific Committee of PLEA (Passive and Low Energy Architecture). In 2015 the Royal Institute of British Architects (RIBA) awards him to the International Fellowship for the year 2016. In 2014 he worked with Renzo Piano to the project G124 for the recovery of the suburbs in Italy. He also founded Building Green Future, a no-profit organization that promotes sustainable development through green architecture and urban regeneration, in 2012. Since 2014 he has started in Bologna S.O.S.-School of Sustainability, a school focused on training new professionals in the field of sustainability.
WWW.MCARCHITECTS.IT
BARBARA CUNIBERTI
BARBARA CUNIBERTI Cascàmi strisce di tempo: come cade un telo e dove accade – Pezzo unico 2012, h 93 x 630 cm, cotone “pagne tissè” prodotto a telaio manuale in Senegal / serigrafia artigianale con colori ad acqua Superfici di tessuto realizzati in Senegal ospitano elementi estrapolati da piante architettoniche di edifici monumentali. Spartiti di segni stesi come mappe. Montaggio: Stesi appesi tesi cadenti volanti sinuosi non danno le forme ma le prendono. Fabric surfaces produced in Senegal accomodate elements extrapolated from architectural plans of monumental buildings. Scores of signs laid out like maps. Installation: Laid out hanging stretched falling flying winding not giving shapes but taking them.
Ph. Francesco Schinaia
Ph. Francesco Schinaia
BARBARA CUNIBERTI Barbara Cuniberti (1956) nasce e vive a Bologna. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti e alcune esperienze di gestione d’immagine aziendale, avvia uno studio di grafica e visual communication per istituzioni e imprese, italiane e no. Nel 2012 inizia una ricerca intima tra arti e design a partire dalla sua storia di studi, famiglia e vissuti. Composizione e decorazione, dopo i viaggi in Asia e Africa, la portano a lavorare coi tessuti Senegalesi. Nascono così i Cascàmi, metri di spartiti di segni stesi come mappe, che scendono da un muro a terra o assumono sembianze di ciò che incontrano. Far cadere, poi “accadere”: volta per volta, caso per caso, sity specific. Stampe di elementi estrapolati da piante architettoniche di edifici monumentali, spaziano in una ricerca quasi antropologica artigianale antica. È il discendere (materialmente) che parla d’altre discendenze. I primi Cascàmi sono esposti a Bologna per “Arte fiera Off” poi a Venezia e Roma. Barbara Cuniberti (1956) was born and lives in Bologna. After graduating from the Academy of Fine Arts and working in management of corporate image, she opened a graphic design and visual communication studio for institutions and companies in Italy and worldwide. In 2012, she began an intimate research into arts and design, starting from her history of studies, family and life experiences. Composition and decoration, after trips to Asia and Africa, led her to work with Senegalese fabrics. This is how the Cascàmi developed, meters of scores, signs like those on maps, falling from a wall to the ground or taking on the likeness of that which they encounter. The dropping to the ground, then the “happening” that occurs each time, in each case, site specific. Prints of elements taken from architectural plans of monumental buildings, stretch out in what is almost ancient anthropological artisan research. It is the (material) descent that speaks of other lineages. The first Cascàmi are on exhibit in Bologna for the “Arte fiera Off” then in Venice and Rome.
WWW.CASCAMI.EU
CUOGHI CORSELLO
CUOGHI CORSELLO Suf Mago Fata – Pezzo unico 2012, h 77 x 144 x 18 cm, legno smaltato / disegno digitale riprodotto in legno con plotter, scartavetrato e verniciato in bianco Scultura in legno verniciato di bianco come un infisso. L’opera fa parte degli studi sulle lettere SUF, scelte per ritornare a disegnare sui muri nel 2001, non più con il simbolo dell’oca Pea Brain degli anni ‘80/’90, ma con un nome da writer per impararne la disciplina, SUF per volere diventare almeno SUFficiente nell’impegnativo compito. Lavorando con la composizione e la scultura di opere chiamate “Mobili”, è stato istantaneo il passo di portare lo studio delle lettere a sculture, la prima è SUF mobile N.13, del 2002, disegnata e riprodotta in legno da un plotter. Lo stile particolare di SUF, tra le linee severe FIAT e il mondo arzigogolato della natura, ha portato a leggere il nome anche come "Sono Un Folletto" e da qui arrivano le forme di "Suf Mago Fata", connesse al mondo magico degli spiriti di natura. "Suf Mago Fata" è soprannominata “Il Cavallino”. Wooden sculpure, painted white like a window framing. The work is part of the studies on letters SUF, chosen to go back to wall painting in 2001. It is not anymore the symbol of the goose Pea Brain from the 80’s and the 90’s, but it’s like the name of a grafiti artist in order to learn the discipline, SUF stands for the will to become at least SUFficient at this demanding task. Having worked on composition and sculpture of works called “Mobili” - furniture yet ‘mobile’ - turning the study of letters into sculptures has been an immediate step. The first piece is SUF mobile N.13, 2002, designed and produced in wood with a plotter. The peculiar style of SUF, from the severe FIAT lines to the convoluted natural world, can also be read as “Sono Un Folletto” (I am an elf), consequently assuming the shapes of "Suf Mago Fata" (Suf Wizard Fairy) related to the magic world of the spirits of nature. "Suf Mago Fata" is also be nicknamed “Il Cavallino” (The Foal).
CUOGHI CORSELLO Nati a Bologna all’ombra della Galleria Neon, Cuoghi Corsello hanno attraversato il millennio grazie ad una ricerca personalissima e appartata, di estrema radicalità e coerenza, che li ha fatti diventare un vero e proprio punto di riferimento per un’intera generazione di artisti italiani, interessati come loro ad una creatività orizzontale e antagonista, spesso declinata al di fuori dell’ufficialità del mercato e delle istituzioni. Dagli albori del graffitismo fino agli anni più recenti, densi di ibridazioni di tecniche e materiali, Cuoghi Corsello hanno anticipato molto, e molto hanno mantenuto, in una straordinaria avventura di vita ed arte. Cuoghi e Corsello sono rimasti misteriosi ai più, spesso confinati in uno dei loro tanti volti (writers, proto-squatters e così via), ma mai colti nella loro complessità di cantori solitari di un’epica della strada, tra le più seducenti e sofisticate degli ultimi decenni, e non solo in Italia. (Guido Costa, 2012) Born in Bologna in the shade of the Galleria Neon, Cuoghi Corsello crossed the millennium thanks to a personal and secluded research of extreme radicalism and consistency, making them a true reference point for an entire generation of Italian artists, involved in their horizontal and antagonistic creativity, often applied outside the official market and institutions. From the dawn of graffiti until recent years, with an intense hybridisation of techniques and materials, Cuoghi Corsello have anticipated much, and have maintained much, in an extraordinary adventure of life and art. Cuoghi and Corsello have remained mysterious to most people, often confined to one of their many identities (writers, proto-squatters and so on), but never understood in their complexity as solitary singers in a road epic, one of the most alluring and sophisticated in recent decades, and not just in Italy. (Guido Costa, 2012)
WWW.CUOGHICORSELLO.BLOGSPOT.IT
RICCARDO DALISI
RICCARDO DALISI Incontro – Pezzo unico 2011, h 191 x 25 x 5,5 cm (piastra alla base 35 x 30 cm), ferro battuto a cassetta e fiammato “Dal disegno nascono le mie sculture, dallo scrivere nasce il mio disegnare dal pensare nasce il mio scrivere, dal dolore nasce il mio pensare dal vivere nasce il mio dolore, dall’amore e dalla bellezza nasce il vivere nell’amore e nella bellezza tutto rifluisce. E di nuovo poi a scendere. Dall’amore e dalla bellezza, la vita dalla vita, il dolore e il pensiero e lo scrivere e il disegnare e lo scolpire. Perciò nella scultura scorgi amore e bellezza”. Riccardo Dalisi “From drawing my sculptures were born, from writing my drawing was born from thinking my writing was born, from pain my thinking was born from living my pain was born, from love and bauty the living was born in love and in beauty all flows again. And again, going downwards. From love and beauty, life from life pain and thinking writing drawing sculpting. Hence in sculpture glimpse love and beauty”. Riccardo Dalisi
RICCARDO DALISI Nato a Potenza nel 1931, fino al 2007 ha ricoperto la cattedra di Progettazione architettonica presso la facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli. Negli anni Settanta è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva i gruppi e le persone coprivano l'area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale” italiana. Da sempre impegnato nel sociale (fondamentale l’esperienza con i bambini del Rione Traiano, con gli anziani della “Casa del Popolo” di Ponticelli e l’impegno con i giovani del Rione Sanità di Napoli e del Centro territoriale “Il Mammuth” di Scampia), ha unito ricerca e didattica nel campo dell’architettura e del design. Nel 1981 ha vinto il premio Compasso d’Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana. Negli ultimi trent’anni anni si è dedicato intensamente alla creazione di un rapporto sempre più articolato e fecondo tra la ricerca universitaria, l’architettura, il design, la scultura, la pittura, l’arte e l’artigianato. Born in 1931 in Potenza, Riccardo Dalisi has been professor in Design at the Facoltà di Architettura of the University of Naples “Federico II”. In the 70’s he was co-founder of the Global Tools, an anti-school of Architecture and Design which was a frontier post for all those who were engaged in the avant-garde movement of the “Radical Architecture”. Always engaged in social challenges (we remind the crucial initiatives in Naples with the children in the Rione Traiano quarter, with the elder people in the Ponticelli quarter, and with young people in the Rione Sanità and “Il Mammuth” center of Scampia), Dalisi has always kept research and education strictly linked in both fields of architecture and industrial design. In 1981 he won the Compasso d’oro for his research on the Neapolitan coffee maker. In the latest 30 years he has been increasing his work of connecting the different fields of academic research, architecture, industrial design, sculpture, painting, art and artcraft, always focusing on human development through dialogue and all the creative energy that comes from it.
WWW.RICCARDODALISI.COM
MICHELE DE LUCCHI
MICHELE DE LUCCHI Pangea – Pezzo unico 2016, h 3 x 40 0 cm, legno di noce / incisione a laser Modello concettuale. 180 milioni di anni fa la terra era molto diversa da quella di oggi, c'era un unico grande pezzo di terra in mezzo ad un unico grande mare. C'era un supercontinente chiamato Pangea ed un unico grande oceano chiamato Tetide. Non c'erano ancora gli uomini e tutto era anche più pacifico. Poi è incominciata la "deriva dei continenti" e, subito di conseguenza, la "deriva delle civiltà". È un processo ancora in corso che tra scontri di placche tettoniche, tensioni interne, eruzioni vulcaniche ed eventi atmosferici continua ad allontanare i singoli mondi separandoli con oceani di mentalità diverse. Niente da fare. È una forza intrinseca al pianeta che, anche nell'epoca nella quale in poche ore si può raggiungere qualsiasi punto del pianeta, agisce in profondità dividendo e distinguendo, allontanando e separando. Conceptual model. 180 million years ago the earth was very different from today, there was one sigle large piece of land in the middle of a single large sea. There was a super-continent called Pangea and only one big ocean called Tetide. Men weren’t there yet and everything was also more peaceful. Then the continental drift started and, right as a consequence, the drift of civilization. This process is still continuing and, through collisions of tectonic plates, inner tensions, volcanic eruptions and athmosferic events, it continues distancing single worlds separating them with oceans of different mentalities. Nothing doing. It is a force, intrinsic to the planet which, even in a time where we can reach every place of the planet in a few hours, it acts deeply, dividing and discerning, distancing ad separating.
Ph. Giovanni Gastel
MICHELE DE LUCCHI Nato nel 1951 a Ferrara, si è laureato in architettura a Firenze. È stato tra i protagonisti di movimenti come Cavart, Alchimia e Memphis. Ha disegnato lampade ed elementi d'arredo per le più conosciute aziende italiane ed europee, come Artemide, Olivetti, Alias, Unifor, Hermès, Alessi. Responsabile del Design Olivetti dal 1988 al 2002, ha elaborato varie teorie personali sull'evoluzione dell’ufficio. Ha progettato e ristrutturato edifici, oltre che in Italia, in Giappone, in Germania, in Svizzera e in Georgia. Ha curato molti allestimenti di mostre d'arte e design e progettato edifici per musei come la Triennale di Milano, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Neues Museum di Berlino, la Fondazione Cini a Venezia. Di recente per la città di Milano ha progettato alcuni padiglioni di Expo 2015 e l’Unicredit Pavilion in piazza Gae Aulenti. Il lavoro professionale è stato sempre accompagnato dalla ricerca personale sui temi del progetto, della tecnologia e dell'artigianato. Nel 1990 ha creato “Produzione Privata”, una piccola impresa nel cui ambito De Lucchi disegna prodotti che vengono realizzati impiegando tecniche e mestieri artigianali. Una selezione dei suoi oggetti è esposta nei più importanti musei del mondo. De Lucchi was born in 1951 in Ferrara and graduated in architecture in Florence. He was a prominent figure in movements like Cavart, Alchimia and Memphis. De Lucchi has designed lamps and furniture for the most known Italian and European companies, as Artemide, Olivetti, Alias, Unifor, Hermès, Alessi. For Olivetti he has been Director of Design from 1988 to 2002 and he elaborated various personal theories on the evolution of the workplace. He designed and restored buildings in Italy and also in Japan, in Germany, in Switzerland and in Georgia. He has taken care of numerous art and design exhibitions and has planned buildings for museums as the Triennale di Milano, the Palazzo delle Esposizioni in Rome, the Neues Museum in Berlin, the Fondazione Cini in Venice. He has recently realized for the city of Milan many pavilions for Expo 2015 and UniCredit Pavilion in piazza Gae Aulenti. His professional work has always gone side-by-side with a personal exploration of design, technology and crafts. In 1990 he founded “Produzione Privata”, a small-scale company concern through which Michele De Lucchi designs products that are made using artisan techniques and crafts. Selections of his products are exhibited in the most important design museums in the worlds.
WWW.AMDL.IT
FLAVIO FAVELLI
FLAVIO FAVELLI Profondo Viola – Pezzo unico 2016, h 98 x 108 cm, tenda in tessuto trovata scolorita su pannello con cornice / ready made “Profondo Viola” è un ritaglio di una grande tenda che per decenni è stata rivolta al sole attraverso una vetrata. Il tessuto originariamente era blu ma con l’esposizione alla luce ha virato in diversi colori e sfumature dal viola al rosa. Come in un processo fotografico, il tendaggio è stato sensibilizzato dalla luce solare che per decenni ha modellato ombre e pieghe fra i tessuti in un effetto irriproducibile. “Profondo viola” (Deep Purple) is a clipping of a big curtain that has been exposed to the sun for years, through a glasswall. The fabric was originally blu but after sun exposure, it turned into different colors and shades, from purple to pink. As in a photographic process, the hanging has been sensitized by sunlight which, for decades, has been creating shadows and folds amongst the textiles in an effect impossible to reproduce.
Ph. Dario Lasagni
Ph. Mariangela Insana
FLAVIO FAVELLI Flavio Favelli vive e lavora a Savigno (Bo). Dopo la Laurea in Storia Orientale all'Università di Bologna, prende parte al “Link Project” (1995-2001). Ha esposto con interventi personali al MAXXI di Roma, MAMbo di Bologna, al Centro per l'Arte Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto di Torino, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Projectspace di Londra. In mostre collettive anche, anche alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, al Castello di Rivoli, alla GAM di Torino, all’11° Biennale dell’Havana, alla TATE Modern di Londra, al Museo MADRE di Napoli, al MOCA di Shangai e all’Elgiz Museum di Istambul. Ha partecipato alla mostra "Italics" a Palazzo Grassi nel 2008 e a due Biennali di Venezia. Nel 2015 l'opera “Gli Angeli degli Eroi” viene scelta dal Quirinale per commemorare i militari caduti nella ricorrenza del 4 Novembre. Flavio Favelli lives and works in Savigno (Bo). After graduating in Oriental History at the University of Bologna, he took part in the “Link Project” (1995-2001). He has had solo exhibits at the MAXXI in Rome, the MAMbo in Bologna, the Centro per l’Arte Pecci in Prato, the Fondazione Sandretto in Turin, the Maison Rouge in Paris and Projectspace 176 in London. He has shown in group exhibitions, including the Peggy Guggenheim Collection in Venice, Castello di Rivoli, the GAM in Turin, the 11th Havana Biennial, the TATE Modern in London, the MADRE Museum in Naples, the MOCA in Shangai and the Elgiz Museum in Istanbul. He partecipated in the exhibition “Italics” at the Palazzo Grassi (Venice) in 2008 and in two Venice Biennials. In 2015, the work “Gli Angeli degli Eroi” has been chosen from the Quirinale to remember all the soldiers died on the anniversary of November 4th.
JACOPO FOGGINI
JACOPO FOGGINI Goccia – Pezzo unico 2006, h 250 x 50 cm, metacrilcato / modellazione a mano Goccia sovradimensionata in metacrilato lavorato a mano con trama a rete. Higher-dimensional drop in methacrylate, hand-worked with a fishnet weave.
JACOPO FOGGINI Jacopo Foggini vive e lavora a Milano. Inizia a lavorare nell’azienda di famiglia dove scopre la versatilità del metacrilato, materiale industriale utilizzato nell’automotive design. Scaldandolo, lo riduce a un filamento creando forme luminose e opere monumentali, labirinti di fili in un'elegante mescolanza di colori. Il suo lavoro si colloca quindi fra arte e design. Le sue opere, tutti pezzi unici fatti rigorosamente a mano, sono esposte in tutto il mondo: dal Musée D'Orsay al W Hotel di San Pietroburgo. Lives and works in Milan. Jacopo joins really early the family business where he discovers the versatility of the methacrylate, an industrial material normally used in automotive design. Heating it, he produces a filament creating luminous shapes, monumental works and mazes of threads in an elegant intertwining of colors. His work therefore is placed between art and design. His works are single pieces rigorously handmade are exhibited all over the world: from Musée D’Orsay to W Hotel in St. Petersburg.
WWW.JACOPOFOGGINI.IT
DUILIO FORTE
DUILIO FORTE Ptero III-2467 – Pezzo unico 2016, h 120 x 500 cm, legno Ptero III (2467 AF Index) è la terza scultura della serie “Ptero” iniziata nel 1989. Ptero III è una riproduzione in legno dipinto di colore rosso dello Pteranodon, ispirato dalla ricostruzione presente nel Museo di Storia Naturale di Milano. Ptero III (2467 AF Index) is the third sculpture of Ptero series started with Ptero in 1989. Ptero III is a wood red painted reproduction of a Pteranodon, inspired by the Museum of Natural History of Milan.
DUILIO FORTE Artista-architetto italo svedese è nato a Milano nel 1967. Con le sue opere esplora lo spazio naturale, antropico ma soprattutto poetico riportando nell’oggi la forza e l’esemplarità del mito per costruire l’avvento anacronistico di una nuova epoca: l’era ArkiZoic. Duilio Forte ripensa al rapporto tra l’uomo e la natura costruendo spazi sacri dove vivere un’esperienza più autentica del tempo. Da qui le installazioni effimere e permanenti che hanno conquistato la Laguna di Venezia, la Triennale di Milano, palazzo Carignano a Torino o il Vittoriale. Nel 1998 fonda l’atelierFORTE dove riporta l’architettura alla pratica di bottega fatta di saperi e di silenzi, di legno e di ferro. Invitato due volte alla Biennale di Architettura di Venezia, candidato all’ICIF Prize, collabora con NABA Milano e con Istituzioni italiane e straniere. Duilio Forte is a half-Italian half-Swedish artist and architect. He was born in Milan in 1967. His works explore natural and man-made spaces. Poetic spaces. By transposing and actualizing the power of myth he constructs timeless events from a new era: the ArkiZoic. In Duilio Forte’s work, it is a medium through which to rethink the human-nature relation. Within, the nature of time itself may be felt in its most authentic form. This research led to the construction of temporary and permanent installations in different places as the Venetian Lagoon, the Milan Triennale, Palazzo Carignano in Turin and the Vittoriale along Lake Garda. He founds the atelierFORTE, on 1998 where architecture returns to the workshop, to the patient practice of apprenticeship, its shadowing silences and knowledgeable gestures, back to the working table, to wood and iron. Twice a guest of the Venice Architecture Biennale, an ICIF Prize nominee, Duilio Forte currently collaborates with NABA Milano and other Italian and foreign Institutions.
WWW.ATELIERFORTE.COM
STEFANO GIOVANNONI
STEFANO GIOVANNONI Rabbit Chair Gold – Prova d'Autore 2016, h 80 x 68,8 x 39,5 cm, polietilene , stampaggio a iniezione La “Rabbit Chair” è l’ultima creazione di Stefano Giovannoni, che si trasforma in una famiglia di prodotti di forte comunicazione mediatica. L’idea del coniglio nasce dall’associazione della sua silhouette con quella di una seduta, dove le orecchie del coniglio diventano lo schienale della sedia. Il coniglio è un animale gentile, amabile e discreto. Nella cultura occidentale e orientale è simbolo di amore e di fertilità, è un oggetto dolce e augurale che porta fortuna e buoni auspici. The “Rabbit Chair” is the last creation of Stefano Giovannoni, that becomes a family of products with a strong communicative media power. The idea of the rabbit comes from the connection between its silhouette and the silhouette of a chair, where the rabbit’s ears become the setback of the chair. The rabbit is a gentle animal, lovable and tender. In Western and Eastern culture it symbolizes love and fertility, it is a sweet and auspicious object that brings good fortune and good wishes.
Ph. Tom Vack
ph Toni Meneguzzo
STEFANO GIOVANNONI Nato a La Spezia, vive e lavora a Milano. Laureato in architettura a Firenze è il designer che più di ogni altro ha lavorato nel mondo dell’oggettistica per la casa e la cucina. Ha collaborato con aziende come Alessi, Amore Pacific, Cedderoth, Deborah, Fiat, Hannstar, Hansemm, Helit, Henkel, Honeywell, Kokuyo, Inda, Laufen, Lavazza, LG Hausys, Magis, Mikakuto, Ntt Docomo, Oras, Oregon Scientific, Pepsico, Pulsar, Samsung, Seiko, Siemens, Sodastream, 3M, Telecom, Toto, Veneta Cucine, etc. Ha disegnato prodotti di grande successo commerciale che hanno battuto tutti i record di vendita nel mondo del design come le famiglie Girotondo e Mami, i famosi prodotti in plastica della serie “FFF” per Alessi, il bagno Alessi-one, la famiglia Bombo per Magis. Per questa sua abilità nell’intercettare i gusti del grande pubblico, è stato definito “Campione del super and popular degli anni 2000” (A. Alessi), “Most bankable designer” (E. Perazza), “Re Mida del design” (C. Morozzi). Born in La Spezia, now works and lives in Milan. Graduated in Architecture at the University of Florence in 1978, he is the designer that has worked more that any other in the world of home and kitchen furnitures. He has collaborated with companies such as Alessi, Amore Pacific, Cedderoth, Deborah, Fiat, Hannstar, Hansemm, Helit, Henkel, Honeywell, Kokuyo, Inda, Laufen, Lavazza, LG Hausys, Magis, Mikakuto, Ntt Docomo, Oras, Oregon Scientific, Pepsico, Pulsar, Samsung, Seiko, Siemens, Sodastream, 3M, Telecom, Toto, Veneta Cucine, etc. He has designed very successful families of commercial products establishing records of sales in design contests such as, for Alessi, the “Girotondo” and “Mami”, the iconic plastic products from the “FFT” series for Alessi, “Il Bagno Alessi-one” as well as the “Bombo” series for Magis. For his ability to guess the audience’s taste, he was named “The champion of super and popular of the 2000s” (A.Alberti), “The most bankable designer” (E.Perazza), “Re Mida of design” (C.Morozzi).
WWW.QEEBOO.COM
ALESSANDRO GUERRIERO
ALESSANDRO GUERRIERO Ale + Ale – Pezzo unico 2016, h 184 x 40 cm , marmo e 9 essenze di legno (frassino, wengè, bahia, teak, mogano, rovere, faggio e 2 tipi di noce) Gli elementi che compongono il candelabro si ispirano alle forme che Guerriero ha coniugato nelle sue esperienze di designer radicale negli anni Settanta e Ottanta. Il risultato è un oggetto magico che valorizza i materiali naturali, i loro colori e gli effetti che le forme generano nel loro reciproco accostamento. La funzione di candelabro è la scusa per generare una scultura fantastica, una macchina desiderante di forme, superfici e colori che riempie lo spazio con un protagonismo visivo libero e personale. Un'opera profondamente “guerrieriana” che rappresenta "l'atto del disegno che forma la realtà" come aveva scritto nel manifesto di Alchimia. The elements of the candelabrum are inspired by the shapes which Guerriero has displayed in his experiences as radical designer during the Seventies and Eighties. The result is a magic object which emphasizes the natural materials, their colors and the effects produced by the shapes in their combination. The candelabrum function is the excuse to create a fantastic sculpture, a machine longing for shapes, surfaces and colors which fills the space with a personal and free visual presence. A work with a clear mark from the artist, which represents "the drawing act modelling the reality" as he wrote in the Alchimia manifesto. Produttore: Turri 1870 [WWW.TURRI1870.IT]
ALESSANDRO GUERRIERO Nel 1976 ha fondato “Alchimia”, il gruppo di designer che diede faccia e idee alla postavanguardia italiana. Parla con un vocabolario tutto suo, un vocabolario in cui l’aggettivo da mettere di fianco alla parola “Design” è “Romantico” (ha chiamato così, la teoria con cui guarda al suo mestiere). I lavori di Guerriero sono ovunque – dal Museo d’Arte Moderna di Tokyo, al Metropolitan Museum di New York – ma il suo sguardo caleidoscopico si è posato anche sugli spazi meno ortodossi per l’architettura e il design. Ha reinventato giornali, concerti e teatri, carceri (con la Cooperativa del Granserraglio, composta da detenuti in semilibertà), scuole (fondando, nel 1987, la Domus Academy e poi, nel 1995, il Futurarium di Ravenna, laboratorio didattico dove imparare la “dissolvenza delle discipline”) e poi ancora Naba nel 2000. Nel 1982 gli è stato assegnato Il Compasso d’Oro. Nel 2012 ha fondato con Mendini e Dalisi la non-scuola gratuita Tam Tam. In 1976, he founded "Alchimia", the group of designers who gave the Italian post avant-garde a face and its concepts. He speaks with a vocabulary all his own, a vocabulary in which the adjective that belongs next to the word "design" is "romantic" (this is what he calls the theory with which he regards his profession). Guerriero's works are everywhere - from the Museum of Modern Art in Tokyo to the Metropolitan Museum in New York - but his kaleidoscopic vision has also appeared in less orthodox architecture and design spaces. He has reinvented newspapers, concerts and theatres, prisons (with the Cooperative of Granserraglio, composed of prisoners on parole), schools (in 1987, he founded the Domus Academy and then, in 1995, the Futurarium of Ravenna, an educational workshop where one can learn the "fading-out of the disciplines"). In 1982 he was awarded the Compasso d'Oro. In 2012 he launched the free school Tam Tam with Mendini and Dalisi.
WWW.ALESSANDROGUERRIERO.COM – WWW.ALCHIMIAMILANO.IT
MARIA CHRISTINA HAMEL
MARIA CHRISTINA HAMEL 1. Vaso doppio – Pezzo unico 2008, h 80 x 28 x 24 cm 0, ceramica tornita e smaltata e neon in vetro di Murano soffiato a mano Scultura luminosa, in ceramica smaltata e neon. “Vaso Doppio” è realizzato con 2 pezzi di ceramica tornita e smaltata, la base in blu cobalto e il vaso in verde prato e due neon in vetro di Murano blu, il cui trasformatore è posto nella base. Ha bisogno di una alimentazione elettrica. Luminous sculpture, in glazed ceramic and neon light. “Vaso Doppio”, (Double Vase) is formed by two pieces of turned and glazed ceramic, the base is cobalt blue and the vase is grass green and by two neon lights in blue Murano glass, whose transformer is placed in the base. It requires electric power.
2. Fuoco – Pezzo unico 2011, h 58 x 30 cm 0, maiolica smaltata e neon in vetro di Murano soffiato a mano Scultura luminosa, in maiolica e neon. “Fuoco” è realizzato con 2 pezzi di ceramica tornita e smaltata, la base in giallo cromo e il vaso in giallo limone e un neon in vetro di Murano rosso, il cui trasformatore è posto nella base. Ha bisogno di una alimentazione elettrica. Luminous sculpture, in majolica and neon light. “Fuoco” (Fire) is formed by two pieces of turned and glazed ceramic, the base is chrome yellow and the vase is lemon yellow and by a neon light in red Murano glass, whose transformer is placed in the base. It requires electric power.
Ph. Gabriele Corni
Ph. Ambrogio Beretta
MARIA CHRISTINA HAMEL Designer, nata a New Delhi, ha trascorso la sua infanzia in India, Thailandia, Austria e nel 1973 si trasferisce a Milano, dove si è diplomata alla "Scuola Politecnica di Design". Dal 1981 al 1994 è stata la principale assistente di Alessandro Mendini, partecipando attivamente allo Studio Alchimia. Da sempre autoproduce i suoi lavori, in particolare in vetro e ceramica, nei siti storici di tali materie. Ha insegnato in India, a Limoges, Faenza, Reggio Emilia, Vienna, Milano e Tolosa. Attualmente è docente all'Accademia di Belle Arti di Verona. Consulente per alcune delle più importanti aziende del settore design, sue opere fanno parte della collezione permanente della Triennale di Milano e del MIC di Faenza e del museo della Tarsialignea di Sorrento. Ha partecipato a numerose mostre internazionali; è stata selezionata al Compasso d'Oro, al Bundes Preis e al Grand Design Etico.
Designer, born in New Delhi, she spent her childhood in India, Thailand, Austria, and in 1973 she moved to Milan, where she graduated at the "Scuola Politecnica di Design. Since 1981-1994 she has been the main assistant of Alessandro Mendini and active member of the Studio Alchimia. Always self-producing her work, particularly in glass and ceramics. She has taught in India, Limoges, Faenza, Reggio Emilia, Vienna, Milan and Toulouse. She is currently Adjunct Professor at the Academy of Fine Arts in Verona. Consultant for some of the most important companies in the design, her works are part of the permanent collection of the Triennale in Milano, the International Museum of Ceramis MIC, in Faenza and the Museum of wooden inlay in Sorrento. Numerous are her partecipations in international exhibitions. Selected for the Compasso d'Oro, the Bundes Preis and the Grand Design Etico.
WWW.MARIACHRISTINAHAMEL.COM
MASSIMO IOSA GHINI
MASSIMO IOSA GHINI B_IG 2011, h 127 x 254 cm (campo gioco), legno, ardesia e panno, lavorazione del legno con macchine a controllo numerico e raffinata esecuzione delle finiture a mano. "B_lG" è un biliardo da gioco all'italiana a buche strette, disegnato da Massimo losa Ghini per MBM Biliardi, azienda leader mondiale nel settore. Il forte impatto estetico di "B_IG" si definisce nel disegno della scocca esterna: curve morbide e sinuose infondono all'oggetto un linguaggio unico e contemporaneo. Le superfici diventano quindi elemento di progetto, i cui particolari ricercati ne sono l’espressione distintiva. Un raffinato dettaglio è dato dal passamano, interamente rivestito con un morbido panno tradizionale, come l’intero campo da gioco. Le maschere sagomate e realizzate in metallo, diventano elementi preziosi, caratterizzati dalla particolare forma a conchiglia. Per la scocca esterna sono stati selezionati legni Greenpeace. "B_IG" is an Italian pool table with narrow pokets, designed by Massimo Iosa Ghini for MBM Biliardi, worldwide leader company in this sector. B_IG’s strong aesthetic impact is defined by the design of the external frame: soft and sinuous curves infuse the object with a unique and contemporary language. Surfaces become therefore elements of the project, whose exquisite details are the distinctive expression. A sophisticated detail is given by the handrail, completely covered with soft traditional fabric, as the whole playing area. The molded covers, produced in metal, become precious elements, characterized by the typical shell shape. Greenpeace woods have been selected for the external frame. Produttore: MBM Biliardi [WWW.MBMBILIARDI.IT]
ph Massimo Listri
MASSIMO IOSA GHINI Laureato al Politecnico di Milano, dal 1985 partecipa alle avanguardie dell’architettura e del design italiano: dal “Bolidismo”, di cui è fondatore, al gruppo “Memphis” di Ettore Sottsass. Dal 1989 inizia le collaborazioni internazionali. Nel 1990 apre la “Iosa Ghini Associati” che oggi opera a Milano, Bologna, Mosca e Miami, sviluppando progetti per grandi gruppi e developer internazionali. Si occupa della progettazione di spazi architettonici residenziali, commerciali e museali, installazioni culturali, di aree e strutture dedicate al trasporto pubblico, nonché del design di catene di negozi in tutto il mondo. È stato docente all’Università La Sapienza di Roma, alla Design Fachhoschule di Colonia, all’MBA della Alma Graduate School di Bologna; dal 2008 è Adjunct Professor al Politecnico di Hong Kong; attualmente è docente al Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara. Nel 2013 la Triennale di Milano ha dedicato un’intera antologica ai suoi 30 anni di carriera professionale, “Dagli esordi, All’oggi Sostenibile”, riproposta dal MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna nel 2014. Nel 2015, la Fondazione Marconi e il Marconi Institute for Creativity gli hanno conferito il “Premio Marconi” per la Creatività come riconoscimento per le sue capacità ideative. Massimo Iosa Ghini graduated from Polytechnic Institute of Milan, since 1985 he takes part in the avant-garde of Italian architecture and design: from the cultural movement “Bolidism”, of which he is a founder, to the “Memphis group” of Ettore Sottsass. Since 1989 he began collaborating internationally. In 1990 he opened the “Iosa Ghini Associates”, which nowadays operates in Milan, Bologna, Moscow and Miami, designing for main international groups and developers. He is involved with the design of residential, commercial and museum spaces, cultural installations, areas and structures dedicated to public transport and with the design of retail chain stores. He was professor at La Sapienza University in Rome, the Design Fachhochschule in Cologne, the Alma Graduate School of Bologna; since 2008 he has been Adjunct Professor at the Polytechnic of Hong Kong, and currently at the Department of Architecture, University of Ferrara. A solo exhibition on his 30-years career, from the beginning to the sustainable present, has been dedicated by the Triennale di Milano, in 2013, and by the Bologna Modern Art Museum, MAMbo in 2014. In 2015, Fondazione Marconi and Marconi Institute for Creativity awarded him the “Marconi Award” for Creativity in recognition of his creativity skills.
WWW.IOSAGHINI.IT
MARCELLO JORI
MARCELLO JORI 1. La città meravigliosa – Pezzo unico 1996, h 72 x 165 cm, pastelli colorati su carta incollata su tela 2. Interno dell’amicizia, nella Città Meravigliosa – Pezzo unico 1996, h 110 x136 cm, pastelli colorati su carta incollata su tela Le due opere fanno parte di un ciclo di studi appartenenti a un decennio che si potrebbe definire architettonico. In quegli anni, esattamente nel 1992, comincia la realizzazione della “Città Meravigliosa degli Artisti Straordinari”. Si tratta di città composte da architetture dipinte per accogliere i corpi degli artisti preziosi che Jori ha iniziato a selezionare nel mondo e a ritrarre dal vero nel 1993. The two works are part of a cycle of studies belonging to a decade which could be named architectural. During those years, precisely in 1992, the creation of the “Città Meravigliosa degli Artisti Straordinari” (the amazing city of extraordinary artists) is started. It consists of cities composed by painted architectures which accommodate the corpses of precious artists selected from all over the world by Jori and painted from life since 1993.
Ph. Daniele De Lonti
MARCELLO JORI Nato a Merano, negli anni ’70 frequenta a Bologna la facoltà di Storia dell’Arte, dove incontra Renato Barilli che curerà la sua prima mostra alla Galleria De’ Foscherari (1977). Si afferma tra i protagonisti della scena artistica italiana, partecipando a tre Biennali di Venezia, alla Biennale di Parigi, a due Quadriennali di Roma. Tiene mostre in gallerie e musei nazionali e internazionali, tra cui: Galleria d’Arte Moderna, Roma; Studio Morra e Galleria Trisorio, Napoli; Studio Marconi, Milano; Galleria De’ Foscherari, Bologna; Corraini, Mantova; Hayward Gallery, Londra; Kunstverein, Francoforte; Holly Solomon, New York. Nel 2000, all’interno di una mostra personale, la GAM di Bologna ripropone la sua opera fotografica degli anni ’70. Nel 2013 presenta al Castello di Tirolo la sua opera scritta e illustrata a mano “La Città Meravigliosa degli Artisti Straordinari” e presenta al Museion di Bolzano “La gara della bellezza”, con acquerelli dedicati all’opera di Georges Seurat. Ancora nel 2013, per la rivista Flash Art, inizia la prima storia dell’arte a puntate, scritta, disegnata e diretta da un artista. Nel 2015 tiene una mostra personale alla Fondazione Marconi intitolata "Le Grand Jour à l’Ile de la Grande Jatte" e partecipa alla mostra "Scenario di terra" al MART di Rovereto. Born in Merano, in the 1970s, Jori attended the Faculty of the History of Art in Bologna, where he met Renato Barilli, who curated his first solo exhibition at the Galleria De' Foscherari (1977). He established himself as one of the leading artists on the Italian scene, participating in three Venice Biennials, the Biennial in Paris, and two Quadrennials in Rome. His work is exhibited in national and international galleries and museums, including: Galleria d’Arte Moderna, Rome; Studio Morra and Galleria Trisorio, Naples; Studio Marconi, Milan; Galleria De’ Foscherari, Bologna; Corraini, Mantua; Hayward Gallery, London; Kunstverein, Frankfurt; and Holly Solomon, New York. In 2000, he had a retrospective at the GAM in Bologna that exhibited his photographic work from the 1970s. In 2013, at the Castello del Tirolo, he presented the work he wrote and illustrated by hand, “La Città Meravigliosa degli Artisti Straordinari” (“The Marvellous City of Extraordinary Artists”) and at the Museion in Bolzano, he presented “La gara della bellezza”, (“The beauty race”), with watercolours dedicated to the work of Georges Seurat. Again in 2013, for the magazine Flash Art, he began his first serialized history of art, written, drawn and directed by an artist. In 2015 he had a solo exhibition "Le Grand Jour à l’Ile de la Grande Jatte" at the Fondazione Marconi and takes part in “Scenario di terra”, a exhibition at MART of Rovereto.
WWW.MARCELLOJORI.IT
YUMI KARASUMARU
YUMI KARASUMARU Paravento "Facing Histories – An artistic study of the fusion between medieval Japanese art and contemporary art" – Pezzo unico 2016, h 180 x 125 x 5 cm, legno, tele e cornice laccata/china, matita e acrilici sul paravento in stile giapponese Dagli inizi degli anni Novanta la ricerca di Yumi Karasumaru si sviluppa parallelamente tra immagine pittorica e performance perseguendo un’intensa indagine culturale che riguarda il rapporto tra presente e passato del suo paese d’origine, il Giappone. Questa volta ha svolto una intensiva ricerca sul tema “Facing Histories”, in versione storia dell'arte giapponese, su di un paravento che è diventato supporto dell'integrazione dell’arte giapponese medioevale con quella contemporanea. Since the beginning of the 90’s the research of Yumi Karasumaru has developed in parallel between pictorial image and performance, pursuing a strong cultural investigation on the relation between past and present of her native country, Japan. In this work she developed an in-depth research on the theme “Facing Histories”, on a folding screen which has become the support of an integration of medieval and contemporary Japanese art. Produttore: Archimede Falegnameria
Ph. Francesco Biondi
Ph. Francesco Biondi
YUMI KARASUMARU Yumi Karasumaru, nata ad Osaka, vive e lavora tra Bologna e Kawanishi, (Giappone). Dagli inizi degli anni Novanta la sua ricerca si sviluppa parallelamente tra immagine pittorica e performance, perseguendo un’intensa indagine culturale che riguarda il rapporto tra il presente e il passato del suo paese d’origine, il Giappone. Ha partecipato a rassegne internazionali di grande rilievo dall’Europa agli Stati Uniti al Giappone, tra cui: “APERTO’95 – Out of Order”, Biennale di Venezia (1995); “Its our Tokyo Stories”, Mizuma Art Gallery, Tokyo (2010); “Facing Histories”, Galerie Houng, Lione (2014); “Facing Histories in Hiroshima”, mostra itinerante allestita ad Hiroshima, Kyoto, Tokyo (2015) e Bologna presso il MAMbo – Museo d’Arte Moderna (2016). Yumi Karasumaru was born in Osaka and now she lives and works in Bologna (Italy) and Kawanishi (Japan). Since the beginning of the Nineties Yumi Karasumaru’s research has developed pictorial images and performances in parallel, in an intense cultural investigation of the relationship between the present and the past of her country of origin, Japan. Yumi Karasumaru has taken part of many important exhibitions all over the world, from Europe to United States and Japan among which: “APERTO’95 – Out of Order”, Biennale di Venezia (1995); “Its our Tokyo Stories”, Mizuma Art Gallery, Tokyo (2010); “Facing Histories”, Galerie Houng, Lione (2014); “Facing Histories in Hiroshima” a traveling exhibit held in Hiroshima, Kyoto, Tokyo (2015) and Bologna at the MAMbo – Museo d’Arte Moderna (2016).
WWW.KARASUMARU.COM
MASSIMO KAUFMANN
MASSIMO KAUFMANN CLINAMEN 2013, h 98,4 x 92,5 cm, olio su tela "Per Democrito, il mondo è costituito da aggregazioni di atomi che osservano, nel loro movimento, traiettorie costanti. Questa teoria della materia venne successivamente rivista da Epicuro il quale vi aggiunse l'ipotesi della parenklisis, ovvero della deviazione casuale, libera e imprevedibile, delle particelle elementari, per spiegare le mutazioni della natura e per introdurre quel principio di indeterminazione capace di spiegare il carattere incostante e mutevole di tutte le cose. Il poeta latino Lucrezio, nel “De Rerum Natura”, tradusse parenklisis con clinamen, termine che ha assunto nei secoli il significato di inclinazione della caduta libera degli atomi. In altre parole si potrebbe affermare che secondo Epicuro la realtà fisica, per quanto tenda a riprodursi attraverso categorie ricorrenti come sostiene Democrito, è tuttavia soggetta al caso, oltre che alla necessità. La libertà degli atomi determinava ipso facto la libertà dell'uomo, poiché egli, la sua coscienza, e perfino l'anima, non sono altro che aggregazioni casuali di atomi danzanti nel vuoto. Epicuro e i suoi adepti sembravano tuttavia interessati soprattutto alle conseguenze etiche di una rivelazione del Cosmo indeterminato, che trasformava il mondo in qualcosa di incerto, casuale e mutevole. L’opera donata al progetto do ut do fa parte del ciclo “CLINAMEN”e offre una visione della teoria della fisica epicurea. Un’altra di queste opere, di dimensioni 295 x 900 cm, è parte della collezione permanente dell’Università Bocconi di Milano". (Massimo Kaufmann, novembre 2016)
Ph. EFFEDUEOTTO.COM – Andrea Testi
MASSIMO KAUFMANN Nato a MIlano nel 1963, vive e lavora tra New York e Milano. Attivo dalla fine degli anni '80 nella generazione di artisti nati dopo il 1960 che si impone sulla scena italiana dopo le esperienze dell'Arte Povera e della Transavanguardia, Kaufmann si colloca fin dagli esordi nella “Scena Emergente” nella quale una nuova generazione nata al di fuori delle ideologie attraversa i medium più diversi. In quegli anni espone in numerose gallerie italiane: Studio Marconi, Lia Rumma, Galleria Emilio Mazzoli, Gianenzo Sperone. Nel 1990 espone al Museo Pecci di Prato, al Pac di Milano e alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, musei presso i quali vengono acquisite le sue opere. Negli anni successivi importanti musei internazionali acquisiscono suoi pezzi tra cui Fondation Cartier, Martin Gropius Bau, Sperone-Westwater, Bronx Musem, Musee d'Art Contemporaine di Nizza, Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, PAC, Triennale, Collezione Palazzo Reale di Milano, MAMbo di Bologna e i Musei di Graz, Sarajevo, Tel Aviv. Nel Biennio 2006-07 è docente presso le Accademie d’Arte di Bergamo e Brescia e dal 2010 collabora con l'Accademia di Brera a Milano. Nell'ultimo decennio il suo lavoro si è concentrato su una pittura astratta nella quale l'aspetto performativo riveste un ruolo centrale. Il colore come veicolo emozionale, la pittura praticata come partitura musicale. Born in Milan in 1963, Kaufmann lives and works between New York and Milan. Since the 80's he is part of a generation of artists born after 1960 which exploded on the Italian art scene following Arte Povera and Transavanguardia. Since the beginning of his career Kaufmann is part of this “emerging art trend” where a new generation of artists, not ideologically driven, experiments with different medias. Kaufmann has exhibited his works in several galleries in Italy: Studio Marconi, Lia Rumma, Galleria Emilio Mazzoli, Gianenzo Sperone. In 1990 he exhibited in several museums that acquired his works, such as the Pecci Museum in Prato, Pac in Milan and in the Galleria d'Arte Moderna in Bologna. In the following years his works were acquired by internationally known museums, such as Fondation Cartier, Martin Gropius Bau, Sperone-Westwater, Bronx Musem, Musee d'Art Contemporaine in Nice, Galleria Nazionale d'Arte Moderna in Roma, PAC, Triennale, Collezione Palazzo Reale in Milan, MAMbo in Bologna and the museums of Graz, Sarajevo and Tel Aviv. In 2006-7 Kaufmann became professor at the Accademie d'Arte in Bergamo and Brescia and since 2010 he started working with Accademia di Brera in Milan. In the last ten years his work has evolved into abstract painting with a focus on performative art. Colour becomes a vehicle of emotions while painting is intended as a musical score.
WWW.MASSIMOKAUFMANN.COM
FRANCIS KÉRÉ
FRANCIS KÉRÉ L'insieme – Pezzo unico 2016, h 202 x 35 x 35 cm, pietra / scultura tagliata con water jet cnc La scultura-pilastro rappresenta la forza nell’unità ed è formata da strati proporzionati di diversi tipi di pietre. Così come la comunità è costituita da diversi individui, il pilastro si erge fiero e assume un significato iconico perché si fortifica attraverso le sue numerose parti. Usando la tecnica computerizzata water jet per tagliare la pietra in strati sottili, il progetto reinterpreta il tema della comunità della tradizione africana con una moderna tecnologia di costruzione. Le differenti pietre riorganizzano e combinano se stesse in una nuova configurazione per svelare allo stesso tempo l’idea di moltitudine e fragilità. Signifying strength in unity, the pillar-like sculpture is made out of stacked layers of different types of stone. Just as a community is made of different individuals, the pillar stands proud and becomes iconic because it is fortified by its many parts. Using a computerized numerical controlled water-jet to slice the stone into thin layers, the design reinterprets the traditional African theme of community with modern fabrication technology. The diverse stones reorganize and combine themselves in a new configuration to reveal both a sense of mass and fragility. Produttore: Casone Group [WWW.CASONEGROUP.COM]
Ph. David Heerde
FRANCIS KÉRÉ Francis Kéré, architetto nato in Burkina Faso e formatosi in Germania, è il fondatore dello studio Kéré Architecture di Berlino. Il suo obiettivo è sviluppare edifici innovativi integrando tecniche e materiali tradizionali con soluzioni ingegneristiche moderne, coinvolgendo la comunità in tutte le fasi di progetto. Il lavoro di Francis Kéré è stato riconosciuto da numerosi premi internazionali, tra i quali l'Aga Khan Award for Architecture, lo Schelling Architecture Award, il Global Award for Sustainable Architecture, il BSI Swiss Architectural Award, il Marcus Prize e il Global Holcim Gold Award. Kéré è membro onorario dell'American Institute of Architects e del Royal Institute of British Architects. Attualmente insegna all'Accademia di Architettura di Mendrisio. As the first son of the head of his rural village in Burkina Faso, Francis Kéré was the only child allowed to attend school. This seemingly small detail completely changed the trajectory of his life, as he was eventually afforded the opportunity to train as an architect and builder in Germany. After graduating with his diploma, he set out to reinvest his hard-earned knowledge back into the community that nurtured him as a child. Returning to Gando with a simple vision for an improved primary school, Kéré would later earn acclaim for an architecture that integrates traditional and modern techniques while addressing the pressing concerns of climate and sustainability. Awards include the Aga Khan Award for Architecture, the 2014 Schelling Architecture Award, the Global Award for Sustainable Architecture, the BSI Swiss Architectural Award, the Marcus Prize and the Global Holcim Gold Award. Francis Kéré is an honorary member of the American Institute of Architects and the Royal Institute of British Architects. He is currently professor at the Accademia di Architettura di Mendrisio.
WWW.KERE-ARCHITECTURE.COM
KINGS
DANIELE INNAMORATO + FEDERICA PERAZZOLI
KINGS DANIELE INNAMORATO + FEDERICA PERAZZOLI Love Art Collector$ – 5 pezzi 2008, h120 x 80 cm, neon montato su alluminio / tubi al neon “Love art collectors”: il nome, ironico, è stato scelto perchè i collezionisti, con il loro amore per l'arte, ci sostengono e ci aiutano a portare avanti ciò che per noi è vitale, l'Arte. Un omaggio all'arte e a chi ama l'arte. “Love art collectors”: the name, intentionally ironic, has been chosen because, through their love for art, the collectors support and help us to continue what is vital for us, the Art. An homage to the art and to those who love it. Produttore: Marsèll [WWW.MARSELL.IT]
KINGS DANIELE INNAMORATO + FEDERICA PERAZZOLI Kings è un progetto artistico nato nel 2000 dalle menti di Federica Perazzoli e Daniele Innamorato. Più che un duo, la coppia è il nucleo base attorno al quale ruotano molti artisti e creativi, come in una nuova Factory warholiana, in un progetto che spazia attraverso diverse forme espressive e tecniche, privilegiando la fotografia e il neon, ma sconfinando anche nel merchandising, nell'installazione, fino alla pubblicazione di fanzine autoprodotte. Il sociale è il punto di partenza della poetica di Kings, in un pensiero che esula da intenti e coinvolgimenti politici di sorta, e che alla pars destruens delle opere di denuncia accosta la pars costruens dei lavori che si pongono come comunicazione positiva e propositiva di cambiamento. Scatti che immortalano corpi segnati dall'abuso di sostanze, comportamenti sociali ai limiti documentati con occhio obiettivo ed esplicito, senza giudizio, ma con la sola volontà di rappresentazione; statements forti, come slogan punk, che chiedono un'arte libera e senza mediazioni, si illuminano in installazioni al neon dai colori violenti, luci che mirano ad accendere una coscienza critica nei fruitori della cultura. Kings is an art project that began in 2000, a brainchild of Federica Perazzoli and Daniele Innamorato. More than just a duo, the pair is the base and nucleus around which revolve many artists and creative people, much like a new Warhol Factory, in a project that takes in different expressive forms and techniques, focusing on photography and neon, but also venturing into merchandising, installation, and even publication of a fanzine produced by them. Social networking is the starting point of Kings’ poetics, a way of thinking that goes beyond intentions and political involvements of any sort, and that puts alongside the pars destruens of the works that denounce, the pars construens of works that are presented as positive and proactive communications of change. These are shots that immortalize bodies marked by substance abuse, extreme social behaviours documented with an explicit and objective eye, without judgment, but with the sole intention of representing; strong statements, like punk slogans, that ask for an art that is free and without mediation, lighting up in violent-coloured neon installations, lights that aim to spark a critical conscience in the users of culture.
WWW.KINGSART.IT
STEVE LEUNG
STEVE LEUNG Tiway 2015, h 105 x 196 x 88 cm, interior in fabric velluto Matisse 24199/31. Exterior in Acquario leather 24173/04 antracite/ Struttura in legno multistrato e massello, imbottitura in poliuretano espanso a densitĂ differenziate e fibra acrilica, tappezzeria di schienale con disegno a losanghe capitonnĂŠ. Cuscino di seduta capitonnĂŠ. Cuscino reggi-reni in piuma, piedi in alluminio tornito finitura cromo oppure oro o bronzo. "Tiway", chaise longue sagomata con scocca in legno interamente rivestita in pelle, cuscinatura in pelle trapuntata e base tappezzata con piedi in metallo tornito, finitura cromo. "Tiway", molded chaise longue with a wooden frame which is entirely covered in leather. Leather quilted cushions and upholstered base with feet in turned metal, chromium finish. Donatore: Visionnaire [WWW.VISIONNAIRE-HOME.COM]
STEVE LEUNG Steve Leung è un architetto, interior designer e product designer di fama internazionale nato a Hong Kong. Profondo sostenitore dello stile contemporaneo, il lavoro di Leung riflette un carattere minimalista forte e unico a cui si aggiunge una sapiente contaminazione della cultura e dell’arte asiatica. Steve ha aperto il proprio studio di progettazione a 30 anni e trasformato l'azienda in “Steve Leung Architects Ltd. & Steve Leung Designers Ltd.” nel 1997. Attualmente, l'azienda ha 400 dipendenti altamente qualificati ed è una delle più grandi società di consulenza di interior design in Asia. Nel corso degli ultimi 17 anni, Leung ha condotto progetti molto rinomati in Cina e all'estero e ha vinto oltre 120 premi in tutto il mondo. Si propone di mettere in pratica la sua filosofia personale “Enjoy Life-Enjoy Design” e di condividere l'arte di vivere con gli altri attraverso la sua architettura, l’interior e il product design. Steve Leung is an international renowned Hong Kong-born architect, interior designer and product designer. As a dedicated contemporary-style advocate, Steve’s works reflect a strong and unique character of minimalism, with skillful adoption af Asian culture and arts. Steve has started his own design practice for 30 years and restructured the company into “Steve Leung Architects Ltd. & Steve Leung Designers Ltd.” in 1997. Currently, the company has 400 highly-calibrated staff and is one of the biggest interior design consultancies in Asia. Over the past 17 years, Steve has led extensive famed projects in China and overseas and won over 120 design and corporate awards worldwide. Steve aims at putting his personal philosophy “Enjoy Life-Enjoy Design” in practice and sharing the art of living with others through his architectural, interior and product design.
WWW.STEVELEUNG.COM
UGO MARANO
UGO MARANO La Panca degli Sposi – pezzo unico 1990, h 196 x 49 x 196 cm, legno, ceramica, pietra, foglie L’opera nasce da una commissione all'artista da parte della collezionista d'arte Maria Pia Incutti per il Villaggio Verdalia, uno spazio ricevimenti ricavato in una ex cava, a Lecce. Nella “Panca degli Sposi” è possibile vedere una trasposizione antropomorfa dell’oggetto che diviene spazio di accoglienza e dove sono presenti elementi utili alla condivisione – tazzine, ciotole, piattini – preziosi nel momento della stanzialità. Le opere di Ugo Marano traducono spesso l'idea di fare comunità, di accoglienza, di incontro e proprio in quest'ottica l'artista aveva realizzato opere come la “Panca per il Viaggiatore Urbano”, la “Panca per una Città in Espansione”, “la Panca 108”. The work was born out of a commission by art collector Maria Pia Incutti for Villaggio Verdalia, a reception space obtained from a former quarry in Lecce. In “Panca degli Sposi” (Bench of the Spouses) it is possible to see an anthropomorphic transposition of the object that turns into a space of reception and where are presented elements that are useful for the act of sharing – cups, bowls, saucers – yet precious for the moment of being sitting there. The works of Ugo Marano often translate the ideas of creating a community, of reception, of encounter and, in this light, the artist had previously realised works like “La Panca del Viaggiatore Urbano” (Bench of the Urban Traveller) , “La Panca per una Città in Espansione” (Bench for an expanding city), “Panca 108” (Bench 108). Donatore: Maria Pia Incutti
Ph. Antonella Russo
UGO MARANO Ugo Marano (1943-2011) ha studiato mosaico all'Accademia della Reverenda Fabbrica di San Pietro in Vaticano e all'Accademia del Mosaico di Ravenna. Si avvicina all'arte della ceramica verso la metà degli anni '60 frequentando la manifattura ceramica vietrese Ri.Fa. di Matteo Rispoli, dove avvia il progetto “Museo Vivo” al fine di modernizzare la tradizionale produzione ceramica. Superando il concetto di funzionalità dell'oggetto ceramico realizza opere dal titolo “Egostrumenti”, “Antipavimento” e teorizza “l'Antirestauro”. Nel 1979 apre la “Fabbrica Felice” che definisce "[...] architettura di lavoro in cui si sviluppano attività espressive sul principio della realizzazione inconscia individuale e collettiva [...]". Nel 1982 espone al Centre Georges Pompidou il suo “Manifeste du livre d'artiste”. Nel 1991 partecipa alla XVIII Triennale di Milano e crea l’associazione di vasai “Vasai di Cetara”, una comunità di allievi ceramisti in continuo mutamento con lo scopo di svolgere un lavoro creativo libero da preclusioni accademiche o da schemi dogmatici. Nel 2006 presenta i suoi lavori in una personale al Museo Internazionale delle Arti Applicate di Torino. Nel 2011 partecipa alla mostra “Lo stato dell'arte-Campania" nell'ambito del Padiglione Italia della 54a Biennale di Venezia. Ugo Marano (1943-2011) studied at the Academy of the Reverenda Fabbrica di San Pietro in the Vatican and at the Academy of Mosaics in Ravenna. He began working in ceramic arts in the mid 1960s, working at Matteo Rispoli’s Ri.Fa. ceramics factory in Vietri, where he started the project “living museum” to modernize traditional ceramic production. Going beyond the concept of the functionality of the ceramic object, he created works entitled “Egostrumenti”, “Antipavimento” and theorized “Antirestauro”. In 1979, he opened the “Fabbrica Felice” that he defines as “[...] architecture of work in which expressive activities are developed on the principle of achieving an individual and collective unconscious [...]”. In 1982, he exhibited his “Manifeste du livre d'artiste” at the Centre Georges Pompidou. In 1991, he participated in the XVIII Triennale in Milan and created the potters’ association “Vasai di Cetara,” a community of constantly changing student ceramicists whose purpose is to create works that are not conditioned by the constraints of academia or dogmatic schemes. In 2006, he presented his works in a solo exhibition at the International Museum of Applied Arts in Turin. In 2011, he participated in the exhibition “lo stato dell’arte-Campania” with Italy’s Pavilion in the 54th Venice Biennale.
ANTONIO MARRAS
ANTONIO MARRAS Omaggio a Malick – Pezzo unico 2016, h 164 x 90 cm, collage di foto, pittura e patchwork di tessuti, base in poliuretano / tecnica mista Anche se la cultura africana è basata sulla tradizione orale e sulla musica, nel contemporaneo l’immagine ha riguadagnato il suo spazio. L’immagine ora occupa un posto ancora più importante di quello tradizionale della parola. Sono proprio delle suggestioni, a partire dalle immagini di Malick Sidibé, i disegni recenti realizzati da Antonio Marras che hanno come protagonista il ballo, il movimento, e un “andamento” che ha a che fare con il ritmo cardiaco. Collage, fiori, mani e quadri per festeggiare il momento dell’incontro. Momento che solo il ballo può scatenare. L’Africa è un mosaico di etnie e di lingue, d’identità e di origini e sotto questo profilo lo spazio creato da Marras, più mentale che geografico, evocato come “Africa” è luogo emblematico della possibilità di una nuova visione che tratta le specificità come possibilità di una costante rinegoziazione d’identità. Even though traditionally African culture has always relied on oral tradition and music, nowadays images have gradually become predominant. Indeed images have become more important than the traditional word-of-mouth. This concept combined with the images of Malick Sidibè inspired the recent drawings by Antonio Marras, representing dance, movement and a motion similar to heartbeats. Collage, flowers, hands and paintings celebrate the notion of meeting. An act that can be generated only by dance. The ideal space created by Marras describes Africa as a mosaic of languages and ethnic groups, of identities and origins and as an ideal place where every specific characteristic can be a starting point to question our identity.
Ph. Gabriele Corni
Ph. Mario Sorrenti
ANTONIO MARRAS Antonio Marras nasce ad Alghero, Sardegna nel 1961. Il suo debutto nel mondo della moda risale al 1987, ma solo nel marzo del 1999 lancia la sua prima collezione prêt-à-porter a Milano. La sua poetica è caratterizzata dal suo interesse per ogni forma di espressione artistica e creativa. Nel 2003 viene invitato dal gruppo francese LVMH a diventare direttore artistico della maison Kenzo, dove resterà fino al 2011. Nel 2007 il debutto di “I’M ISOLA MARRAS”, la linea contemporary; con la collezione FW 14-15 il grande ritorno della collezione uomo. Marras non ha mai smesso di vivere lì dove è nato, ritorna sempre ad Alghero per ricaricare energie e trovare ispirazione e creatività. Antonio Marras was born in Alghero, Sardinia in 1961. He debuted in the world of fashion in 1987, but only in March of 1999 did he launch his first ready-to-wear collection in Milan. His poetics are characterized by his interest in all forms of artistic and creative expression. In 2003, he was invited by the French group LVMH to become artistic director at Kenzo, where he remained until 2011. In 2007 came the debut of “I'M ISOLA MARRAS”, the contemporary line; with the FW 14-15 collection came the great return of the men's wear collection. Marras has never ceased living where he was born, and always returns to Alghero to recharge his energies and find inspiration and creativity.
WWW.ANTONIOMARRAS.COM
PAOLA MARTELLI
PAOLA MARTELLI Ciondolo – Pezzo unico Anni ‘70, h 5 x 5 cm, oro giallo, oro rosso, oro bianco, brillanti, occhio di tigre e madreperla / oreficeria Ciondolo in oro di tre colori con diamanti incastonati di varie carature e parti in madreperla e occhio di tigre. Questo pezzo fa parte di una collezione di gioielli disegnata e fatta eseguire dall’artista negli anni ‘70, riprendendo le forme e i volumi delle sculture che Paola Martelli realizzava all’epoca in marmo, bronzo e legno laccato. Il gioiello è stato pubblicato sul catalogo “PAOLA MARTELLI sculture gioielli anni ’70 “ edito dall’Artiere nel 2012, con la presentazione di Beatrice Buscaroli. The piece of work consists in a pendant made of yellow, pink and white gold with various mounted diamonds. It has also parts made of mother-of-pearl and tiger’s-eye. This pendant is part of a jewelry collection designed and commissioned by the artist during the Seventies. In terms of volumes and shapes, this jewelry’s design evokes the sculptures Paola Martelli created back then using marble, bronze and lacquer wood. In 2012, the piece has been published on the catalogue “PAOLA MARTELLI, sculture gioielli anni ‘70” by L’Artiere publishing house. The book features an introduction by Beatrice Buscaroli.
Ph. Isabella Vacchi
Ph. Isabella Vacchi
PAOLA MARTELLI Paola Martelli, nata a Bologna, ha compiuto gli studi presso l'Accademia di Belle Arti della città. Ha avuto maestri illustri tra i quali Giorgio Morandi, Giovanni Romagnoli, Luciano Minguzzi, Cleto Tomba e Quinto Ghermandi. Giorgio Morandi è stato il suo insegnante di acquaforte. Ha vissuto e lavorato per molti anni in Francia dove ha intrecciato relazioni con i grandi protagonisti dell'arte contemporanea. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Germania, Svezia, Stati Uniti e Giappone. Per le sue opere ha utilizzato diversi materiali: oli e tempere su tela, ferro, bronzo, oro e plexiglas, spaziando tra pittura, scultura e scenografia, sempre con l'entusiasmo di provare, studiare e ottenere nuove soluzioni. Paola Martelli was born in Bologna and graduated in her city’s School of Fine Arts. She studied with famous teachers like Giorgio Morandi, who introduced her in the etching technique, Giovanni Romagnoli, Luciano Minguzzi, Cleto Tomba e Quinto Ghermandi. She has lived and worked in France for a long time. Here she met several of the greatest protagonists of the contemporary art. She took part in several solo and collective exhibitions in Italy, France, Germany, Sweden, United States and Japan. The main characteristics of her work is the never ending enthusiasm in experimenting new materials and techinques, among which there are oil and tempera on canvas, iron, bronze, gold and Plexiglas. In her eclectic artistic career she moved from painting to sculpture to scenography and she still works today.
WWW.PAOLAMARTELLI.ALTERVISTA.ORG
EMILIANA MARTINELLI
EMILIANA MARTINELLI Kosmos – 3 pezzi 2016, h 85 x 7 x 80 cm 0, metacrilcato opal bianco e alluminio / tornitura a lastra e stampaggio per termoformatura Un perno centrale collega tre elementi circolari in alluminio di diametri diversi con diffusore in metacrilato opal bianco, verniciati con i colori del Bauhaus: blu, rosso e giallo. Gli anelli, capaci di ruotare indipendentemente l’uno dall’altro, generano un volume sferico in cui la luce può essere orientata a piacimento. Una sorgente di luce LED è inserita in ogni elemento circolare ed un dimmer rende possibile variare l’intensità luminosa della lampada. “Tre anelli racchiudono uno spazio luminoso. La complicità e la dinamicità dei loro movimenti circolari vuole ricordare l’armonia razionale del cosmo regolata dalla forza gravitazionale”. A central pin connects three circular aluminum elements of different diameters with in white opal diffuser in methacrylate, painted with the Bauhaus colors: blue, red and yellow. The rings, able to rotate independently of each other, generate a spherical volume in which the light can be oriented us you prefer. A LED light source is inserted in each circular element and a dimmer makes possible to change the luminous intensity of the lamp. “Three rings surround a bright space. The complicity and the dynamism of their circular movements remembers the rational harmony of the cosmos regulated by the gravitational force”. Produttore: MartinelliLuce [WWW.MARTINELLILUCE.IT]
Ph. Benvenuto Saba
Ph. Benvenuto Saba
EMILIANA MARTINELLI Emiliana Martinelli nasce a Lucca, si diploma all’Istituto d’Arte e successivamente in Disegno Industriale a Firenze, dove si laurea poi in Architettura. Subito dopo entra nell’azienda di famiglia la “Martinelli Luce”, fondata negli anni ’50. All’interno dell’azienda svolge una duplice attività, quella di imprenditrice e quella di progettista e art director, curando anche la grafica del materiale di comunicazione e quella commerciale. Oltre a sviluppare i suoi progetti di lampade, alcuni dei quali premiati con riconoscimenti internazionali come l’IF PRODUCT DESIGN nel 2011 e dal 2013 al 2016, ha collaborato con architetti come Gae Aulenti e continua a collaborare con importanti designer e artisti italiani e stranieri. In questi ultimi anni ha selezionato alcuni interessanti giovani designer, i cui prodotti, sviluppati all’interno di Martinelli Luce, hanno ottenuto numerosi premi. Le sue realizzazioni artistiche sono state presentate in diverse mostre collettive italiane. Emiliana Martinelli was born at Lucca in 1949, she obtained a diploma at the Art Institute and afterwards in Industrial Design in Florence where she then graduated in Architecture. Immediately after she started working in the family business “Martinelli Luce”, established in the 50s. Within the enterprise, she carries out a dual activity, as businesswoman and as a designer and art director being responsible for the graphics of the communication and commercial materials, as well. She not only developed her projects of lamps, some of them were rewarded with international awards such as IF PRODUCT DESIGN in 2011 and from 2013 to 2016, but she also worked together with architects such as Gae Aulenti and she still works together with important international designers and artists. In the last years, she has scouted some of more interesting young designers which have won many prizes for their projects developed in Martinelli Luce. Her artistic works have been shown during several Italian collective exhibitions.
WWW.MARTINELLILUCE.IT
ROBERTO SEBASTIÀN MATTA
ROBERTO SEBASTIÀN MATTA Senza titolo – Es. 1/8 1982-2009, h 47 x 37 cm, bronzo Nell'opera scultorea di Roberto Sebastian Matta è evidente l'eclettismo di immaginari che ha nutrito la sua arte. Figure primarie ed eterne in cui divinità che sembrano provenire dai passati mitici della Grecia e da antichità mediterranee, si fondono con totem originari di culture del Sud America e si confondono con animali, figure mitologiche, madri che vivono nelle profondità della terra, pietre filosofali e guerrieri, nella summa di un'unica eterna provenienza di archetipi umani. In the work of Roberto Sebastian Matta there is an evident eclecticism of imageries that nourished his art. Primal and eternal figures where deities that seem to hail from Greece’s mythical past and from mediterranean ancient times, merge themselves with primordial totems from South America and blend themselves with animals, mythologic figures, mothers living in the depth of the earth, philosopher’s stones and warriors, in a synthesis of a whole eternal source of human archetypes. Donatori: Franco, Roberta e Alessia Calarota
Ph. Michele Sereni
ROBERTO SEBASTIÀN MATTA Nato nel 1911 a Santiago del Cile, Roberto Sebastiàn Matta trascorre la vita tra Europa e America, rivoluzionando la storia dell'arte: a Parigi è tra i protagonisti del Surrealismo; a New York influenza la generazione degli Espressionisti Astratti. Franco Calarota, Galleria d'Arte Maggiore G.A.M., stringe con l'artista un legame professionale e di amicizia negli anni di Tarquinia, dove Matta si spegne nel 2002. Tra le mostre di scultura si ricorda quella del 2015 per La Biennale di Venezia e l'esposizione di ottobre 2016 al Museo Nacional de Bellas Artes a Santiago del Cile. Born in 1911 in Santiago de Chile, Roberto Sebastiàn Matta spent his life between Europe and the United States, revolutionizing art history: in Paris, he was one of the leaders in surrealism; in New York City, he influenced the generation of Abstract Expressionists. Franco Calarota, at the Galleria d'Arte Maggiore G.A.M., formed professional ties and ties of friendship with the artist over the years in Tarquinia, where Matta passed away in 2002. Some exhibitions of sculpture worth recalling are the 2015 exhibition for the Venice Biennale and the exhibition of October 2016 at the Museo Nacional de Bellas Artes in Santiago de Chile.
ANDREW MOORE
ANDREW MOORE Autumn Grasses – 5 pezzi 2013, Sheridan County, Nebraska, h 61 x 76,2 cm, archival inkjet print Willa Cather ha scritto in “My Ántonia” sui pomeriggi autunnali: “Per quanto potevamo vedere, le miglia di prati rosso rame erano immersi nella luce del sole... l’intera prateria era come un cespuglio che bruciava e non si consumava mai”. I prati originari che diventano particolarmente colorati con il bluestem che vira al bordeaux (v. foto); l’erba indiana che produce una piuma dorata; l’erba paglia che si trasforma anch’essa in bordeaux; il lovegrass che vira all’oro (tutte piante famose per le composizioni di fiori secchi). Willa Cather wrote of fall afternoons in “My Ántonia”: “As far as we could see, the miles of copper-red grass were drenched in sunlight... the whole prairie was like the bush that burned with fire and was not consumed.” Native grasses that become particularly colorful include big bluestem which turns a reddish-purple (seen in the picture); indiangrass, which produces a golden plume; switchgrass, which becomes a reddish-purple; lovegrass, which turns into a soft mound of brilliant purple; and sand lovegrass, which turns gold (both lovegrasses are popular in dried arrangements). Donatore: SPAZIO DAMIANI [WWW.SPAZIODAMIANI.IT]
ANDREW MOORE Il fotografo americano Andrew Moore (1957) è molto popolare per le sue serie fotografiche, solitamente riprese nel corso di molti anni, che registrano l’effetto del tempo sul paesaggio naturale e costruito. Queste serie includono i lavori da Cuba, dalla Russia, da Times Square, da Detroit e dall’High Plains degli Stati Uniti. Le fotografie di Moore sono nella collezione del Metropolitan Museum of Art, Whitney Museum of American Art, National Gallery of Art, Yale University Art Gallery, Museum of Fine Arts di Houston, George Eastman House, Library of Congress e in quelle di molte altre istituzioni. Ha ricevuto riconoscimenti dalla John Simon Guggenheim Memorial Foundation, dal National Endowment for the Humanities, dal New York State Council on the Arts, dal JM Kaplan Fund e dalla Cissy Patterson Foundation. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Detroit Disassembled (2010), Cuba (2013) e Dirt Meridian (2015). American photographer Andrew Moore (born 1957) is widely acclaimed for his photographic series, usually taken over many years, which record the effect of time on the natural and built landscape. These series include work from Cuba, Russia, Times Square, Detroit, and the High Plains of the United States. Moore’s photographs are held in the collections of the Metropolitan Museum of Art, the Whitney Museum of American Art, the National Gallery of Art, the Yale University Art Gallery, Museum of Fine Arts Houston, the George Eastman House and the Library of Congress amongst many other institutions. He has received grants from the John Simon Guggenheim Memorial Foundation, the National Endowment for the Humanities, the New York State Council on the Arts, the JM Kaplan Fund, and the Cissy Patterson Foundation. His most recent publications include: Detroit Disassembled (2010), Cuba (2013) and Dirt Meridian (2015).
WWW.ANDREWLMOORE.COM
BRUNO MUNARI
BRUNO MUNARI Progetto grafico di tessuto per la X Triennale di Milano, variante di colore – Pezzo unico 1953, h 14,6 x 14,6 cm, tempera su carta In occasione delle X Triennale di Milano, designer e artisti furono chiamati a misurarsi con la stampa di tessuti. Tra questi ci fu anche Bruno Munari, scultore, designer e grafico. L’autore è un campione assoluto dell’approccio multidisciplinare e già nel 1953, anno in cui realizza questa texture per la mostra milanese, la sua pratica è caratterizzata dall’uso di diverse tecniche e molteplici esiti. L’uso del colore e la combinazione di elementi figurativi e astratti presenti nel bozzetto restituiscono un saggio di espressività munariana. During the 10th edition of the Triennale di Milano, artists and designers were asked to experiment with textile printing. Among these artists, Bruno Munari, sculptor, designer and graphic designer partecipated in the exhibition. Munari is known for mastering a multidisciplinary approach in his practice and, during the Triennale exhibition in 1953, when he designed this texture, he mixed different techniques and effects. The use of colours and the combination of abstractions and figures represents a brilliant example of Munari's distinctive style. Donatore: Fondazione Massimo e Sonia Cirulli [WWW.CIRULLIARCHIVE.ORG]
Ph. courtesy of Corraini Edizioni
BRUNO MUNARI Bruno Munari (1907-1998), artista e designer, è stato uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva e non visiva con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco. Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano; con lui nasce la figura dell'artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale. Partecipa giovanissimo al futurismo, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo. Nel 1948 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) assieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati. Questo movimento funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione e in grado di dimostrare agli industriali e agli artisti-artisti la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra “Munari's Slides”. Nel 1989 l’Università di Genova gli conferisce la laurea honoris causa in architettura. Bruno Munari (1907-1998), artist and designer, was one of the greatest protagonists of art, design and graphics of the twentieth century, making fundamental contributions in several fields of visual and non-visual expression and multi-faceted research on the theme of movement, light and the development of creativity and imagination in childhood through play. Bruno Munari's Leonardoesque figure is one of the most important in twentieth century Italy; with him came the figure of the artist as visual operator who became a management consultant. At a very young age he was part of the futurist movement, but separated from it by his sense of lightness and humour. In 1948, he founded the MAC (Concrete Art Movement) together with Gillo Dorfles, Gianni Monnet and Atanasio Soldati. This movement helped create a coalition for the Italian abstract movement proposing a synthesis of the arts that could combine traditional painting with new communication tools and show industrialists and pure artists how art and technology could converge. In 1950, he created a form of painting projected through abstract compositions enclosed within slides and decomposing the light using Polaroid filters, in 1952, he created polarized painting, presented at the MoMA in 1954 with the exhibition “Munari's Slides”. In 1989, the University of Genoa gave him an honorary degree in architecture.
GIOVANNI OZZOLA
GIOVANNI OZZOLA Temporali XV – Pezzo unico 2011, h 29 x 39 x 7 cm, marmo, stampa eco solvent, legante filmogeno, pigmenti I fulmini squarciano il cielo, mostrando improvvisamente le forme e i volumi delle nuvole. Un altro elemento compone il lavoro, un blocco di marmo grezzo. Gli elementi nuovamente combaciano, la pietra e le nuvole. Terra e cielo. Come in un’incisione rupestre, “Qui, ha avuto inizio il mito in chiave iconica ed è cominciato ad emergere un primo codice comportamentale che affermava sicurezze e paure. I due elementi si scontrano e fondono generando un altro simbolo, quello dell’armonia”. Lightnings tear the sky apart, suddedly revealing shapes and volumes of the clouds. The work is composed by another element, a block of raw marble. The elements coincide again. The earth and the sky. Like in a rock engraving, “Here, the iconic myth was born and it began to emerge one first behavioural code establishing certainties and fears. The two elements clash with each other and fuse together generetaing another symbol: harmony.” Donatore: Giovanni Ozzola, Galleria Continua [WWW. GALLERIACONTINUA.COM]
Ph. courtesy of Galleria Continua
Ph. Niko Coniglio
GIOVANNI OZZOLA Nato a Firenze nel 1982, Ozzola vive e lavora a Tenerife (Spagna). Spaziando dalla scultura alla fotografia ai video, l’opera di Ozzola indaga il posto dell’individuo all’interno dell’infinità dell’universo. I suoi lavori, conservati in collezioni pubbliche e private, sono state esposte in mostre nazionali e internazionali. Born in Florence, Italy in 1982. Ozzola currently lives and works in Tenerife, Spain. Encompassing sculpture, photography, and video, Giovanni’s work examines the individual’s place within the magnitude of the universe. Giovanni has exhibited internationally with works held in numerous private and public collections.
WWW.GIOVANNIOZZOLA.COM
FRANCESCO PATRIARCA
FRANCESCO PATRIARCA Backflip – Pezzo unico 2016, h 200 x 80 x 40 cm; dipinto 100 x 70 cm, struttura in legno e olio su tela “Backflip” è un lavoro composto da 4 cavalletti in legno sovrapposti. Una moltiplicazione acrobatica di un oggetto di uso comune che diventa un'opera rigorosa, minimalista ma anche ironica e leggera. Attraverso un attento dialogo tra i “vuoti” ed i “pieni”, “Backflip” è un'installazione che crea un sorprendente dialogo tra lo spazio e l'oggetto. “Backflip” is an installation combinig 4 overlapping timber easels. This acrobatic multiplication of an everyday object becomes a piece of minimal art, playful and ironic. Through a careful combination of negative spaces and timber elements, “Backflip” creates a remarkable dialogue between space and object.
Ph. Gabriele Corni
FRANCESCO PATRIARCA Nato a Roma, lavora con la fotografia, il disegno, la pittura ed il design. Tra il 2002 e il 2007 vive a Parigi dove pubblica per Les Editions Filigranes “L’appartement”. Tra il 2008 ed il 2010 vive a New York dove pubblica per Nomenus Quarterly “Leaves on me”. Tra le principali mostre personali si ricordano quelle presso Art Platform Los Angeles, 2012, Museo Orto Botanico di Roma, 2011, Next Level Project Space di Londra, 2010, Galerie Peitner Lichenfels di Vienna, 2009, Galleria Nicoletta Rusconi di Milano, 2008, M’ars Contemporary Art Center di Mosca, 2007, Gossmichael Foundation di Dalllas, 2006. Ha partecipato a mostre collettive in musei e istituzioni internazionali. Il lavoro di Patriarca oscilla tra il minimalismo e l’astratto. I temi ricorrenti all'interno della sua opera sono legati al rapporto tra uomo e ambiente e prendono spunto da riferimenti autobiografici. Born in Rome, he works with photography, drawing, painting and design. Between 2002 and 2007, he lived in Paris where he published Les Editions Filigranes "L'appartement". Between 2008 and 2010, he lived in New York where he published "Leaves on me" for the Nomenus Quarterly. He has had major solo exhibitions at the Art Platform in Los Angeles, 2012, the Museo Orto Botanico (Museum of the Botanical Garden) in Rome, 2011, Next Level Project Space in London, 2010, Galerie Peitner Lichenfels in Vienna, 2009, Galleria Nicoletta Rusconi in Milan, 2008, M'ars Contemporary Art Center in Moscow, 2007, and the Gossmichael Foundation in Dalllas, 2006. He has participated in group exhibitions in international museums and institutions. Patriarca's work fluctuates between minimalism and abstraction. The recurring themes in his work are related to the relationship between man and the environment and are inspired by autobiographical references.
WWW.FRANCESCOPATRIARCA.COM
TERRI PECORA
TERRI PECORA Complicità – 2 pezzi 2016, 7 x 70 cm 0, plexiglass e alluminio / fresatura e taglio laser Disco di luce da parete in plexiglass e alluminio laccato. Due mezzi dischi separati vengono uniti da una barra di alluminio dando vita ad un unico disco illuminato sui bordi con una luce soffusa tramite LED che sfuma verso il centro dell’opera. Il risultato è la rappresentazione simbolica delle potenzialità del rapporto di complicità che si può creare fra due essere viventi, umani e no. Two separate, half circles are united by a strip of aluminium to create a singular, new shape, a circle with a shining rim around its parameter to mark its united form. The result of this combination is the symbolic representation of the potential for Complicity in relationships between two living beings, humans or not. In collaborazione con Emiliana Martinelli Produttore: MartinelliLuce [WWW.MARTINELLILUCE.IT]
Ph. Benvenuto Saba
Ph. Fabrizio Faedda
TERRI PECORA Terri Pecora è nata a Los Angeles, completa i suoi studi a Milano nel 1990. Lavora in una vasta gamma di settori nell’ambito del design tra i quali: progettazione di arredo e di stand espositivi, complementi da bagno, accessori di abbigliamento, occhiali e prodotti per l’infanzia. Nel suo lavoro ha approfondito la relazione fra estetica e funzione, sperimentando spesso nuovi materiali e suggerendo abbinamenti inattesi. Ha lavorato a lungo anche come Art Director per progetti grafici, video e web, nonché per progetti fotografici e campagne stampa. Alcuni suoi prodotti sono stati in lizza per il Compasso d’Oro e hanno partecipato a importanti mostre internazionali sul design. Ha insegnato presso Domus Academy, IED, Università La Sapienza di Roma e Politecnico di Milano. Terri Pecora, from Los Angeles, finished her studies in Milan, Italy in 1990. Since then she has worked in a broad range of fields within the design sector including furniture design, bathroom products, stand design and Retail interiors, eyewear and fashion accessories and children’s products. Aesthetic functionality best describes Terri’s work and she has often experimented with unexpected solutions which set her projects a part.She has also worked extensively as an Art Director for communication strategies, graphics, photographers, video, web and AD campaigns. Some of her products have been short-listed for the Compasso D’oro and have been included in important international exhibits on design. She has taught at Domus Academy, The Istituto Europeo di Design, University “La Sapienza” Rome and Politecnico University of Milan.
WWW.TERRIPECORA.NET
SIMONE PELLEGRINI
SIMONE PELLEGRINI Sinolo – Pezzo unico 2016, h 95x190 cm, carta, carboncino, olio, pastelli su carta da spolvero Sinolo è un legato, un patto stretto a fatica sulla soglia del visibile, una datità inclusiva ed espressa dove si dice, ancora, Mondo. Synolon is a legacy, a difficult pact on the threshold of the visible, an inclusive and express givenness where one says, again, World.
Ph. Luciano Paselli
Ph. Srdja Mirkovic
SIMONE PELLEGRINI Simone Pellegrini, nato ad Ancona nel 1972, vive e lavora a Bologna. Nel 2000 si diploma presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino. Dal 2003 con la personale "Rovi da far calce" inizia la sua collaborazione con la Galleria Cardelli & Fontana di Sarzana (SP). Nel 2004, con "I muschi del sentiero", espone per la prima volta alla Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia. Nel 2006 inaugura la personale "Stille" presso la Galerie Hachmeister di Munster che diviene la sua prima galleria in Germania. Acquisizioni più recenti: 2013 Bologna Fiere, collezione permanente, Bologna; 2012 MAMbo, Museo Arte Moderna Bologna; 2012 Collezione Volker Feierabend; 2008 CCPL– Gruppo Industriale Cooperativo, collezione permanente, Reggio Emilia; 2007 Palazzo Forti, Verona; 2005 Musei Civici di Monza, Casa degli Umiliati, Monza. È docente di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Simone Pellegrini, born in Ancona in 1972, lives and works in Bologna. In 2000, he graduated from the Academy of Fine Arts in Urbino. From 2003, with the solo exhibition “Rovi da far calce”, he began his collaboration with Galleria Cardelli & Fontana in Sarzana (SP). In 2004, with “I muschi del sentiero”, he exhibited for the first time at the Galleria Bonioni Arte in Reggio Emilia. In 2006, his solo exhibition “Stille” opened at the Galerie Hachmeister in Munster, becoming his first gallery in Germany. The most recent acquisitions are: 2013 Bologna Fiere, permanent collection, Bologna; 2012 MAMbo, Museo Arte Moderna Bologna; 2012 Volker Feierabend Collection; 2008 CCPL – Gruppo Industriale Cooperativo, permanent collection, Reggio Emilia; 2007 Palazzo Forti, Verona; 2005 Civic Museums of Monza, Casa degli Umiliati, Monza. He teaches painting at the Academy of Fine Arts in Bologna.
WWW.SIMONEPELLEGRINI.COM
PAOLA PIVI
PAOLA PIVI Ngapgya sumchu sonyi – 3 pezzi + AP 2005, h 29,5 x 20,5 cm, stampa fotografica montata su lastra Dibond Questo disegno enigmatico (precisamente si tratta di una stampa fotografica di un disegno digitale), chiamato dall’Artista “grafica”, è parte di una serie iniziata nel 2004, incentrata sull’accostamento ripetitivo, compulsivo, e allo stesso tempo giocoso, di cerchi, tutti identici di 1 cm di diametro, o neri su bianco, perfetti in quanto digitali (come in questo caso), o colorati, tracciati a mano con il pennarello, imprecisi con accostamenti cromatici improbabili. I segni circolari neri, trovandosi uno accanto all’altro in assoluta semplicità in questa opera minimalista, causano un effetto ottico, rendendo la percezione visiva difficile, un fenomeno che si oppone alla natura convenzionale, standardizzata e chiara del centimetro “di riferimento” usato per il diametro dei cerchi. L’opera risulta attraente nonostante la sua freddezza lineare, per via del carattere infantile del gesto semplice e ripetitivo di avvicinare piccoli cerchi neri su un foglio bianco. This enigmatic drawing (precisely it is a photographic print of a digital drawing,) which the Artist calls “grafica,” is part of a series that began in 2004, easily identifiable by the compulsive and playful regular repetition of circles, all 1 cm in diameter, either all black and white and technically immaculately precise (like in this case) or hand drawn with felt pens, with improbable approaching colors. The circular blacks signs, repeated side by side, highlight the sheer simplicity of this minimalistic artwork, and provoke an optical effect and difficult perception, contrasting with the standard precise conventional nature of the size of 1 cm in diameter of the circles. The artwork results enveloping nevertheless its apparent coldness, because of the childlike character of the simple and repetitive gesture of displaying touching circles on a sheet of white. Donatori: Paola Pivi, Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong [WWW.MASSIMODECARLO.COM], Galerie Perrotin [WWW.PERROTIN.COM]
Courtesy Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong
Courtesy Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong – Photo by Lady Tarin
PAOLA PIVI Nata a Milano nel 1971, Paola Pivi vive e lavora a Nuova Delhi, India. Inizialmente interessata alle scienze, Pivi inizia i suoi studi alla facoltà di Ingegneria di Milano, per poi iscriversi all’Accademia di Brera. Premiata con il Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1999, Pivi ha partecipato negli anni a svariate esposizioni di prestigio quali Manifesta, 2004 e 2014, e la Biennale di Berlino del 2008. Il suo lavoro è stato esposto nei musei e nelle gallerie più importanti al mondo, come il P.S.1 MoMa, New York, la Kunsthalle Basel, Basilea, Palazzo Grassi, Venezia, la Tate Modern, Londra e il Dallas Contemporary, Dallas. I suoi lavori fanno parte di collezioni prestigiose quali il Guggenheim Museum, New York, il Centre Pompidou, Parigi e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Born in Milan in 1971, the artist Paola Pivi works and lives in New Delhi, India. Initially interested in science, Pivi began her studies in the faculty of engineering of Milan, but afterwards she changed to attend the Brera Art Academy. Awarded with the Golden Lion at the Venice Biennale in 1999, Pivi has participated in a number of important exhibitions such as Manifesta, 2004 and 2014, and the Berlin Biennial in 2008. Her work was shown in prominent museums and galleries worldwide including P.S.1 MoMA, New York, Kunsthalle Basel, Basel, Palazzo Grassi, Venice, Tate Modern, London and Dallas Contemporary, Dallas. Her works are part of prestigious collections including the Guggenheim Museum, New York, the Centre Pompidou, Paris, the Sandretto Re Rebaudengo Foundation, Turin.
WWW.PAOLAPIVI.COM
FABRIZIO PLESSI
FABRIZIO PLESSI LLAÜT LIGHT – Pezzo unico 2013, h 70 x 105 cm, tecnica mista su carta llaüt, imbarcazioni tradizionali delle isole Baleari per la pesca a strascico, compongono, rovesciate, l’installazione Liquid Light che Fabrizio Plessi ha allestito alla Tesa 94 all’Arsenale di Venezia nel 2015. L’autore dà nuova vita alle llaüt abbandonate dai pescatori a seguito dell’intervento della Comunità Europea che ne ha incentivato la dismissione. Plessi le eleva a contenuto e contenitore di un’opera che è sì omaggio al Mediterraneo, ma anche monito: le barche rovesciate sono le case di coloro che oggi si avventurano nel nostro mare. Il bagliore azzurro emanato fa da ponte tra un elemento antico come l’acqua e la fluidità cangiante della tecnologia contemporanea, in uno scambio continuo. Per do ut do, l’artista dona uno dei disegni del progetto. The Llaüt, traditional trawling boats from Balearic Islands compose, overturned, the installation Light Light, exhibited by Fabrizio Plessi at Tesa 94 at Venice Arsenale in 2015. The author gives life to llaüts that were abandoned by fishermen after EU’s intervention, which incentivized their disposal. Plessi elevates them to the condition of both content and container of a work that is not only a tribute to the Mediterranean Sea, but also an admonishment: this overturned boats are the houses of those who venture into our sea. The blue glare emanated bridges - as in a constant exchange - the ancient element of water and the shimmering fluidity of contemporary technology. For do ut do the artist donates one of the drawings of this project.
Ph. EFFEDUEOTTO.COM – Andrea Testi
FABRIZIO PLESSI Nato a Reggio Emilia nel 1940, compie i suoi studi al Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti di Venezia dove in seguito sarà titolare della cattedra di pittura. Nel 1968 inizia a focalizzare la propria ricerca artistica intorno al tema dell’acqua, declinato in opere di tipo installativo, film, videotape e performance. Nel 1970-72 le sue opere vengono esposte nel padiglione sperimentale della XXXV e XXXVI Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1982 la sua completa opera video viene presentata al Centre Pompidou, Beaubourg di Parigi. Da questo momento in poi, i suoi lavori toccano da vicino la natura ambientale delle possibilità del video, incorporando strutture tridimensionali. Nel 1985 presenta la sua prima grande antologica in Italia, “Plessi-Video Going”, alla Rotonda della Besana di Milano, che si può considerare la prima mostra di videoinstallazioni ambientali in Italia e nel 1986 rappresenta l’ltalia alla 42° Biennale di Venezia e nel 1987, a Documenta 8 di Kassel, Plessi presenta la monumentale installazione “Roma” che lo rende definitivamente noto a livello internazionale. Dal 1990 è protagonista di mostre e installazioni in tutto il mondo. Born in Reggio Emilia in 1940, he studies at the arts high school and at the Academy of the arts in Venice, where he subsequently becomes tenured professor of Painting. In 1968 he focuses his artistic research around the theme of water, approached through installation works, films, videotapes, and performances. In 1970-72 his works are exhibited at the experimental pavilion of the 35th and 36th Venice Biennale. In 1982 all his video works are presented at Centre Pompidou, Beaubourg in Paris. From now on his works closely touch the environmental nature of video’s possibilities, including three-dimensional structures. In 1985 he presents his first big anthological exhibition in Italy, “Plessi-Video Going”, at Rotonda della Besana in Milan, which can be considered the first show of environmental video-installation in Italy. In 1986 he represents Italy at 42nd Venice Biennale and in 1987 at Documenta 8 in Kassel, Plessi shows the monumetal installation “Roma” that definitively makes him world- renowned. Since 1990 he’s been featured in exhibitions and installation world-wide.
WWW.FABRIZIOPLESSI.NET
PSLAB
PSLAB TL35 2015, h 45 x 37 cm, acciaio nero e ottone Prototipo originale della lampada da tavolo TL35, con struttura in acciaio nero e paralume in ottone naturale spazzolato, ideata e realizzata da PSLab per il progetto del ristorante “The Jane” di Sergio Herman negli spazi di una ex-cappella militare, ad Anversa in Belgio, progetto che ha ottenuto il riconoscimento da “Restaurant & Bar Design Awards 2015” come ristorante con il miglior design al mondo nel 2015. Original prototype of TL35, table lamp with base and structure made from blackened plated steel and shade handcrafted in natural brushed brass, designed and manufactured by PSLab for Sergio Herman’s “The Jane” restaurant located in a former military chapel in Antwerp, Belgium. The Jane was awarded by “Restaurant & Bar Design Awards 2015” with first prize as best designed restaurant in the world in 2015.
Ph. Richard Powers
Ph. PSLab
Ph. PSLab
PSLAB PSLab con passione si occupa di luce. Siamo progettisti e produttori e da sempre proponiamo un approccio site specific. No standard in PSLab. Tutto quello che facciamo è personalizzato. Progettiamo e realizziamo concept e corpi illuminanti dedicati ad uno specifico contesto, in base alle caratteristiche degli spazi sui quali interveniamo e alle esigenze dei committenti con cui collaboriamo. L’interazione tra progetto e produzione, avvolta in un tessuto di buona comunicazione, è la vera essenza di PSLab. PSLab nasce a Beirut nel 2004 e oggi è costituita da un team giovane, multiculturale e multidisciplinare di più di 100 professionisti tra architetti, designers, tecnici e staff di supporto. In aggiunta alla sede di Beirut siamo presenti con nostri team a Stoccarda, Bologna, Amsterdam e Dubai. At PSLab, we design and build lighting. Whatever the project, the final product is custom-made and produced in our in-house manufactory. No standard. Everything we do is personalized. We design what we build. We build what we design. This is us. Working. Putting emotion to detail. Learning by doing. And doing it every day. Our designers and craftsmen work as partners in a team, in close collaboration with the client. The interaction between design and build, embedded in a fabric of good communication, is the essence of PSLab. Founded in 2004 and headquartered in Beirut with offices in Stuttgart, Bologna, Amsterdam, Dubai, PSLab has a 100+ workforce composed of creative, production and management professionals.
HTTPS://PSLAB.NET
DAVIDE E MAURIZIO RIVA
DAVIDE E MAURIZIO RIVA In Movimento – Pezzo unico 2016, h 76 x 330 x 87/37 cm; spessore top 5 cm, legno massello, ferro L’idea progettuale del tavolo si basa sul concetto di movimento, in linea di pensiero con la mission della Fondazione Hospice Seràgnoli, la cui opera non si ferma mai. Si tratta di un pezzo d’autore che si distingue per la forte personalità e per la particolare cifra stilistica. Il top in legno massello pezzo unico, è stato ricavato da un tronco di noce che si caratterizza per la forma insolitamente asimmetrica, valorizzata dai bordi naturali che seguono la tipica conformazione del tronco. Sorreggono il tavolo una grande ruota e due gambe stilizzate in ferro con saldature a vista, posizionate in maniera tale da simulare un passo. La qualità delle materie prime utilizzate ha giocato un ruolo fondamentale: legno massello proveniente da aree di riforestazione controllata, dove per ogni albero abbattuto vengono piantate sette nuove piantine e finiture a base di olio e cera naturale. The design idea of table takes inspiration from the concept of the movement, in line with the philosophy of Fondazione Hospice Seràgnoli, whose mission never stops. It’s a piece of art stands out for its strong personality and unique signature style. The top in solid wood unique piece, it’s been carved by a nut’s log characterized by the unusual asymmetric shape, enhanced by natural sides following the typical form of the tree. A big wheel and two iron legs with visible welding, simulating a footstep, sustaining the table. Quality of raw materials has played a key role: solid wood coming from controlled reforestation areas, where for each tree fallen seven new plants are planted and natural base oil and wax. Produttore: Riva 1920 [WWW.RIVA1920.IT]
Ph. Gabriele Corni
DAVIDE E MAURIZIO RIVA Entrati giovanissimi nel laboratorio di famiglia, Maurizio e Davide Riva, oggi titolari di Riva 1920 insieme alla sorella Anna, sono i designer di alcuni dei prodotti di punta dell’azienda. Ideatori e promotori di importanti progetti che collegano la realtà del legno e dell’imprenditoria a quelle dell’arte, dell’architettura, del design e anche al mondo della coscienza sociale e della sostenibilità. Riva 1920 si contraddistingue per l’impiego di legni di riforestazione americana e legni di riuso quali il Kauri millenario della Nuova Zelanda, le Briccole Veneziane, il cedro profumato del Libano. La storia di un‘azienda con solide radici e una grande artigianalità, che coniuga innovazione e design nel rispetto dell’ambiente e della migliore tradizione del Made in Italy. Entered in the family’s workshop when they were very young, Maurizio and Davide Riva, together with their sister Anna, nowadays owners of Riva 1920 are the designers of the most successful products of the company. Creators and authors of several important projects that combine wood and business to art, architecture, design and social sensitivity and sustainability. Riva 1920 is characterized by the use of American reforestation wood and re-used woods like Kauri, millennial wood from New Zealand, Venetian Briccole and scented cedar wood from Lebanon. The history of a company with strong origins and great craftsmanship, that combines innovation with design, in the full respect of the environment and Made in Italy tradition.
WWW.RIVA1920.IT
CLAUDIO SILVESTRIN
CLAUDIO SILVESTRIN Cubo dell'amore – Pezzo unico 2016, h 43,4 x 42,4 x 42,4 cm, cubo in pietra arenaria "il Casone" giallo avorio, levigato / lavorazione CNC, finitura: levigato, pietra giallo avorio Il cubo è di pietra naturale, materiale che, come l'amore, dura nel tempo. Misura 42 cm per lato, quindi né troppo grande e aggressivo, né troppo piccolo e debole. Su due lati opposti appaiono due fessure, due tagli dello spessore di 3 mm, fini e profondi. In apparenza, le due fessure sono tra loro separate, staccate. In queste fessure vanno infilati due fogli (di carta, di cuoio o di legno sottile) su cui i due innamorati scrivono un loro pensiero d'amore. La struttura interna del cubo permette ai fogli di toccarsi per così diventare un tutt'uno. Una volta infilati, i fogli non possono più, volutamente, essere rimossi. The cube is made from natural stone, a timeless material, just like love. Each side is 42 cm, so the cube is the perfect size: neither too large and obtrusive, nor too small and weak. On two opposite sides there are two thin, deep slits, each 3 mm wide. At first glance, the slits are disconnected. They are designed to fit two sheets of paper (or leather or thin wood) for the lovers to write their love messages on. The internal design of the cube allows the two sheets to meet inside and thus become one with each other. Once the sheets are in, the cube is designed so that it is no longer possible to remove them. Produttore: Casone Group [WWW.CASONEGROUP.COM]
Ph. Malena Mazza
CLAUDIO SILVESTRIN Educato a Milano da A.G. Fronzoni, ha proseguito gli studi all’Architectural Association di Londra. Integrità, chiarezza di intenti e rigorosa attenzione al dettaglio sono le caratteristiche della sua architettura. Nel 1989 fonda lo “Studio Claudio Silvestrin Architects” con uffici a Londra e dal 2006 anche a Milano. La sua opera spazia da oggetti di uso quotidiano a interni domestici e commerciali, spazi espositivi, edifici per musei e residenze private. Tra i clienti più noti Giorgio Armani, illycaffé, Anish Kapoor, Calvin Klein, Poltrona Frau, Victoria Miro, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e la pop star Kanye West. Lo studio ha completato di recente un progetto di diciotto ville a Singapore, il ristorante Oblix allo Shard di Londra e la boutique di Giada in via Montenapoleone a Milano. Nel 2013 è stato Walton Critic e tutore alla Catholic University of America, Scuola di Architettura a Washington DC. Claudio Silvestrin studied under A. G. Fronzoni in Milan and at the Architectural Association in London. His integrity, clarity of mind, inventiveness and concern for details is reflected in his architecture. Claudio Silvestrin Architects was established in 1989 with offices in London, and since 2006 in Milan also. The work of the practice encompasses real estate developments, newly built houses and resorts for private residence, art galleries and museums, domestic and retail interiors and furniture design. Clients include Giorgio Armani, illycaffé, Anish Kapoor, Calvin Klein, Poltrona Frau, Victoria Miro, the Fondazione Sandretto Re Rebaudengo for whom he has designed the museum in Turin and the internationally acclaimed hip hop artist Kanye West. Recently completed projects include: Sandy Island 18 Villas Development in Singapore, Oblix restaurant at the Shard in London and the Giada boutique in Milan Montenapoleone. Claudio Silvestrin has been lecturing extensively. In 2013 he was a Walton Critic and tutor at the Catholic University of America, School of Architecture in Washington DC.
WWW.CLAUDIOSILVESTRIN.COM
SISSI
SISSI La deriva è il nodo della mia gola – Pezzo unico 2009, h 70 x 100 x 2 cm, acrilico, tempere, graffite, pastelli a cera su carta montata su tela Paesaggio sommerso, rappresentazione dell’inconscio, dove gli istinti prendono la forma di ossa e parti naufraghe che vogliono ricongiungersi e svelarsi come quando il mare si apre a riva. Submerged landscape, representation of the subconscious, where instincts take the shape of bones and shipwrecked parts which rejoin and unveil themselves like when the sea opens on the shore.
Ph. EFFEDUEOTTO.COM – Andrea Testi
Ph. Lorenzo Palmieri
SISSI Sissi, artista nata in Italia nel 1977, vive a Londra. La sua ricerca artistica è concentrata sul desiderio di creare un risultato immaginario o di finzione basato però sulla ricerca scientifica in particolare del corpo e della sua biologia. Discipline quali l’antropologia, l’archeologia e l’anatomia (e la loro storia) ispirano il suo lavoro che si concretizza in numerosi mezzi espressivi, dalle performance, installazioni, foto e disegni alla pittura e all’editoria. A volte il suo lavoro è presentato sotto forma di narrazione che mente sul limite tra la dimostrazione scientifica e la visione poetica: come singoli frammenti o opere staccati da un più vasto continuum. Sissi is a London based Italian artist (b.1977) whose artistic research focuses in the desire to create an imagined or fictional output that is founded in scientific research with particular focus on the body and its biology. Various disciplines such as anthropology, archeology and anatomy (and their histories) provide inspiration for her work that then manifests in an array of media from performance, installation, photography, drawing, to painting and bookmaking. Her work is sometimes presented in a form of narration that lies on the border between scientific demonstration and a poetic vision: like single fragments or detached works from a larger continuum.
WWW.SISSISISSI.COM
ISABELLA VACCHI
ISABELLA VACCHI Metafisica del Tempo – Pezzo unico 2016, h 100 x 100 cm, stampa Lambda montata sotto plexiglas / fotografia digitale L’opera rappresenta una personale interpretazione, elaborata dall’artista, sia dell’orologio Oyster Perpetual, protagonista dell’immagine sia del marchio Rolex. La fotografia è costruita come una scenografia che richiama l’immaginario metafisico, le cui forme principali sono rappresentate dai coni e i cui colori dominanti sono il verde scuro, tipico dell’azienda svizzera e il viola, che non solo è la tonalità presente nel quadrante dell’orologio, ma è anche il complementare del primo. L’uso del marmo riconduce all’ideale di lusso veicolato dal marchio Rolex, mentre il metro rimanda al concetto di unità di misura. L’orologio è sospeso, come il tempo. This work represents a personal interpretation that the artist gave on both the Oyster Perpetual watch and Rolex as a brand. The image is built as a metaphysic scenography, in which the main shape is the cone and the main colors are green and purple. The first is the flag color of the Swiss company while the second is both the dial’s color and the first one’s complementary. The marble reconnects with the ideal of luxury that Rolex gives while the meter refers to the unit of measurement. The watch is suspended just as time is. Donatore Rolex Oyster Perpetual: Gioielleria Giulio Veronesi [WWW.GIULIOVERONESI.IT]
Ph. Flavio Starita
ISABELLA VACCHI Isabella Vacchi nasce in Francia nel 1991 ma cresce a Bologna, in Italia. Diplomata al Liceo Classico nel 2010, si trasferisce a Milano dove nel 2014 consegue una laurea triennale in Fotografia con il massimo dei voti. A partire da quel momento, una parte del suo lavoro viene pubblicato da diverse riviste online e molti blog in tutto il mondo. Contemporaneamente lavora e continua tutt’oggi a lavorare per diversi brand come fotografa freelance. Le piace definirsi più che altro una ”autrice di still life” poiché combina la sua particolare visione artistica con materie commerciali, come il cibo. Nel 2015 viene organizzata la sua prima mostra personale a Belgrado, in Serbia. Nel 2016 realizza e prende parte ad una mostra collettiva riservata a 10 donne under 35, chiamata F/10. Isabella Vacchi was born in France in 1991 but was raised in Bologna, Italy. After completing her high school Classical studies in 2010, she moved to Milan where she attended a Photography BA, graduating with highest grades in 2014. Since then, part of her work was published in many online magazines and blogs all over the world; she has worked for many brands and keeps working as a freelance photographer. She likes to define herself most a “still life author” because she combines her definite artistic style with commercial matters like food. In 2015 she performed her first solo exhibition in Belgrade, Serbia. In 2016 she organized and participated in a under35 women-only group exhibition called F/10.
WWW.ISABELLAVACCHI.COM – WWW.BEHANCE.NET/ISABELLAVACCHI
FRANCESCO VEZZOLI
FRANCESCO VEZZOLI Libro con intervento d'artista – Pezzo unico 2016, h 29 x 24 cm, collage su libro d'artista Copia dell'edizione speciale (50 esemplari, copertina rossa anziché nera) della monografia pubblicata nel 2016 da Rizzoli International su tutta l'opera finora realizzata da Vezzoli. La copia è resa unica dall'intervento a collage, firmato e datato, realizzato dall’artista sulla prima pagina. Il libro, disegnato dal celebrato art director Patrick Li, a cura di Cristiana Perrella, raccoglie i testi di noti curatori, critici, direttori di museo, tra cui Klaus Biesenbach, Francesco Bonami, Germano Celant, Hans Ulrich Obrist, ma anche personalità di discipline diverse dall’arte nelle quali Vezzoli ha spesso sconfinato, a testimonianza dell’eccezionalità della sua esperienza artistica. Copy of the special edition (50 pieces, red cover instead of black) of the monograph published in 2016 by Rizzoli International on all the body of work realised by Vezzoli to date. The copy will be made unique by a collage, signed and dated, realised by the artist on the first page. The book, designed by celebrated art director Patrick Li, edited by Cristiana Perrella, is a collection of texts by renowned curators, critics, museum directors, including Klaus Biesenbach, Francesco Bonami, Germano Celant, Hans Ulrich Obrist, but also personalities coming from disciplines different from art, which has often been crossed over by Vezzoli, as a testimony of the singularity of his artistic experience.
Ph. Gabriele Corni
Francesco by Francesco: Happily Ever After, 2002 (detail)
FRANCESCO VEZZOLI Formatosi alla St. Martins School di Londra, Vezzoli esordisce nella seconda metà degli anni Novanta, affidando al ricamo un ruolo centrale nella sua pratica artistica. Da quadretti a piccolo punto e ritratti di dive con i volti rigati da lacrime di lurex, passa poi alla complessa produzione di video e performance in cui collabora con star internazionali come Sharon Stone, Cate Blanchet, Lady Gaga, per orientarsi, in anni più recenti, alla riflessione sulla storia e sul sistema di valori che regola il nostro rapporto con l'antico, realizzando opere che si appropriano e manipolano in vari modi sculture classiche. Foltissimo il suo curriculum di mostre che comprende varie edizioni della Biennale di Venezia – esponendo al Padiglione Italia in quella del 2007 – la Biennale di Istanbul, quella del Whitney, poi personali nei principali musei internazionali tra cui MoMA PS1, New York; MAXXI, Roma; Moderna Museet, Stoccolma; MoCA, Los Angeles. Vezzoli studied at St. Martins School of London and had his debut on the second hald of the 90’s, entrusting to embroidery a central role in his artistic practice. From petit point small paintings and potraits of celebrities with faces tear-stained in lurex, he later moves to a complex production of videos and performances where he collaborates with international stars like Sharon Stone, Cate Blanchet, Lady Gaga, subsequently approaching, in recent years, the reflection on the system of values that regulates our relationship with the ancient world, producing works that appropriate and manipulate classical scultpures in different ways. His curriculum of exhibitions is very dense, including several editions of Venice Biennale – showing his work at the Italian pavilion in 2007 – Biennale of Istanbul, Biennale of Whitney and solo shows at major international museums, including MoMA PS1, New York; MAXXI, Roma; Moderna Museet, Stoccolma; MoCA, Los Angeles.
WWW.FRANCESCOVEZZOLI.COM
NANDA VIGO
NANDA VIGO Blokko – Prototipo Driade 2016, h 58 x 44 x 49 cm, seduta rivestita di pelo acrilico con animali in peluche Unico prototipo della ditta Driade per la produzione 2016 del pouf seduta già Driade 1970. La seduta è rivestita di peluche mentre il cuscino in vinilpelle con cani giocattolo è omaggio ad Aldo Ballo. Single prototype from the house Driade for the 2016 production of the footstool seat, previously Driade 1970. The seat is upholstered in muppet fur whereas the pillow in leatherette with toy dogs is a tribute to Aldo Ballo. Produttore: Driade [WWW.DRIADE.COM]
Ph. Ruven Afanador
NANDA VIGO Nanda Vigo nasce a Milano nel 1936 e si laurea all’Institute Polytechnique di Lausanne. Dal 1959 inizia ad esporre le sue opere in gallerie e musei in Europa e in Italia; prende parte al Gruppo Zero, con cui espone tutt’ora, oltre alle collaborazioni con Gio Ponti e Lucio Fontana. Nel 1965 cura la leggendaria mostra “ZERO avantgarde” nello studio di Lucio Fontana a Milano. Nel 2014/2015 espone al Guggenheim Museum di New York, al Martin-Gropius-Bau di Berlino e allo Stedelijk Museum di Amsterdam nelle retrospettive dedicate a ZERO. Tra il 2015 e l’inizio del 2016 realizza diverse personali: “Affinità elette” al Centro San Fedele di Milano e in seguito alla Fondazione Lercaro di Bologna, “Zero in the mirror” alla Galleria Volker Dhiel di Berlino e al MAC di Lissone, oltre a quella più recente alla galleria Sperone Westwater di New York. Nanda Vigo was born in Milan in 1936, she graduates at the Institute Polytechnique di Lausanne. Since 1959 she starts exhibiting her work in galleries and museums in Europe and in Italy; she takes part in Gruppo Zero, which she still exhibits with, besides other collaborations with Gio Ponti and Lucio Fontana. In 1965 she curates the legendary exhibition “ZERO avantgarde” in the studio of Lucio Fontana in Milan. In 2014/2015 she exhibits at the Guggenheim Museum in New York, at the Martin-Gropius-Bau in Berlin and at the Stedelijk Museum in Amsterdam in retrospectives exhibitions dedicated to ZERO. Between 2015 and the beginning of 2016 she has different solo shows “Affinità elette” at Centro San Fedele in Milano and later at the Fondazione Lercaro in Bologna, “Zero in the mirror” at the Volker Dhiel Gallery in Berlin and at MAC in Lissone, besides the most recent show at the Sperone Westwater gallery in New York.
WWW.NANDAVIGO.COM
VELASCO VITALI
VELASCO VITALI Tensioni #2 – Pezzo unico 2015, h 46,6 x 46,7 x 11,4 cm, ferro, smalto, china e acquerello su carta incollata su tela Questi variati paesaggi urbani e scenari naturali sono prolungati in grovigli di fil di ferro saldato e posizionati sopra le immagini, disegnate a inchiostro, a matita, a biro o ad acquerello. Nell’astratto-figurativo "Tensioni #2" c’è un’interazione particolarmente assertiva tra linea, geometria e mascheramento: una visione urbana che si distende tridimensionalmente usando esclusivamente forma, tecnica, colore e spazio. These varied urban landscapes and natural scenarios are prolonged iron wire tangles, welded and placed onto images that have been drawn with ink, pencil, pen or watercolor. In "Tensioni #2" there is a particularly assertive interaction between line, geometry and camouflage: one urban vision that extends itself three-dimensionally by only employing form, technique, colour and space.
VELASCO VITALI Nato a Bellano 1960, l’inizio dell’attività artistica di Velasco Vitali è segnato dall’incontro con Giovanni Testori e la partecipazione alla mostra “Artisti e Scrittori” presso la Rotonda della Besana di Milano. Dopo alcune mostre personali, la sua pittura si concentra sulla tragedia che distrugge parte della Valtellina alla fine degli anni Ottanta, facendo confluire il lavoro in “Paesaggio Cancellato”, mostra curata da Roberto Tassi (1990). Alla fine degli anni Novanta è invitato alla Quadriennale di Roma e in quel periodo comincia un percorso artistico sui porti del Mediterraneo e del sud Italia: in quest’ottica nascono nel 2000 “Isolitudine” con Ferdinando Scianna e nel 2003 “MIXtura” con Franco Battiato. Nel 2004 Electa pubblica “Velasco 20”, monografia sui primi vent’anni di lavoro con un contributo di Giulio Giorello. Nel 2005 entra a far parte della collezione del MACRO. Realizza, con la cura di Danilo Eccher, “Immagini, forme e natura delle Alpi” (2007) e “LATO4” (2008). Nel febbraio 2015 è invitato alla Berlinale (sezione Forum) come produttore e protagonista del documentario “Il Gesto Delle Mani” con la regia di Francesco Clerici e nel giugno dello stesso anno torna ad esporre in galleria con la mostra “FUGA”, curata da Mark Gisbourne, presso la Galleria Mazzoli di Modena. Born in Bellano in 1960, the beginning of Velasco Vitali’s artistic activity is marked by the encounter with Giovanni Testori and by the participation in the exhibition “Artisti e scrittori” (Artists and Writers) at Rotonda della Besana in Milan. After some solo shows, his painting focuses on the tragedy that was disrupting Valtellina at the end of the 80’s, with his work resulting in “Paesaggio Cancellato” (Erased landscape), an exhibition curated by Roberto Tassi (1990). At the end of the 90’s he is invited at the Quadriennale in Rome and in this period he starts an artistic course on ports of the Mediterranean and on South of Italy: in this light were born “Isolitudine”, 2000 with Fernando Scianna and “MIXtura”, 2003 with Franco Battiato. In 2004 Electa publishes “Velasco 20”, a monograph on the first twenty years of his work with an essay by Giulio Giorello. In 2005 his work becomes part of the collection of MACRO. He realizes “Immagini, forme e natura delle Alpi” (Images, forms and nature of the Alps) (2007) and “LATO4” (side4) (2008), curated by Danilo Eccher. On February 2015 he is invited at the Berlinale (section Forum) as the producer and the main character of the documentary “Il Gesto delle Mani” (Gesture of the hands) directed by Francesco Clerici, in June of the same year he starts again exhibiting in a gallery with the show “FUGA” (escape), curated by Mark Gisbourne, at Galleria Mazzoli in Modena.
WWW.VELASCOVITALI.COM
DANIJEL ŽEŽELJ
DANIJEL ŽEŽELJ Black Blue and White – Pezzo unico 2016, h 150 x 600 cm, dipinto, colori acrilici su legno “Black Blue and White” è un polittico costituito da quattro dipinti. La trama e il colore nero dello sfondo contrastano con i punti luce bianchi sulle figure, il movimento sequenziale della ballerina contrasta con la figura statica di un elefante suggerendo una sfuggente linea narrativa. “Black Blue and White” is a polyptych consisting of four paintings. The texture and darkness of the background is contrasted with the white highlights on the figures, a sequential movement of the dancer is contrasted with the static figure of an elephant, suggesting an elusive narrative line.
Ph. Gabriele Corni
Ph. Dubravka Turic
DANIJEL ŽEŽELJ Danijel Žeželj è un fumettista, disegnatore di animazioni, illustratore e graphic designer. È autore di più di venti romanzi illustrati e di cinque film animati. I suoi fumetti, libri e le sue illustrazioni sono stati pubblicati in riviste e antologie della Croazia, Slovenia, Inghilterra, Svizzera, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Svizzera, Brasile, Argentina, Sud Africa e Stati Uniti. Il suo lavoro è stato edito da DC Comics/Vertigo, Marvel Comics, Dark Horse, Image, Dargaud, Mosquito, Grifo Edizioni, Hazard, The New York Times Book Review, Harper’s Magazine, San Francisco Guardian, Washington Chronicle, etc. Dal 1997 realizza performance che uniscono pittura e musica dal vivo eseguite in anteprima in Italia, Francia, Olanda, Germania, Stati Uniti e Croazia. Nel 2001 a Zagabria – Croazia – ha contribuito a fondare Petikat, casa editrice e laboratorio di grafica. Vive e lavora tra Brooklyn e Zagabria. Danijel Žeželj is a graphic novelist, animator, illustrator and graphic designer. He is author of more than twenty graphic novels and five animation movies. His comics, books and illustrations have appeared in magazines and anthologies in Croatia, Slovenia, England, Switzerland, France, Italy, Spain, Greece, Sweden, Brazil, Argentina, South Africa and the USA. His work has been published by DC Comics/Vertigo, Marvel Comics, Dark Horse, Image, Dargaud, Mosquito, Grifo Edizioni, Hazard, The New York Times Book Review, Harper’s Magazine, San Francisco Guardian, Washington Chronicle, etc. Since 1997 he has created a series of multimedia performances merging live painting with live music. They were premiered in Italy, France, Netherlands, Germany, USA and Croatia. In 2001 in Zagreb, Croatia he has co-founded a publishing house and graphic workshop Petikat. He lives and works in Brooklyn and Zagreb.
WWW.DZEZELJ.COM
TOBIAS ZIELONY
TOBIAS ZIELONY Disco – 6 pezzi 2008, h 48 x 76 cm, C-print I ritratti sono molto importanti per la ricerca di Zielony, ma la sua analisi dell’essere umano sarebbe incompleta senza uno sguardo all’ambiente circostante, il paesaggio architettonico e naturalistico dove i giovani crescono e vivono. Come è stato infatti riportato da Ulrich Domröse, Zielony ha saputo portare lo studio degli aspetti esterni nell’interiorità e nella natura sociale dei suoi personaggi. I paesaggi sono spesso notturni e di periferia. Le luci fredde dei neon e quelle artificiali della città catturano l’attenzione del fotografo e intensificano l’atmosfera che cattura. The portraits are very important for Zielony’s research, but his analysis of the human being would be incomplete without a look at the environment, the architectural and natural landscape where young people grow up and live. In fact, as he has been reported by Ulrich Domröse, Zielony has also reflected in the interior and social nature of his characters the study of the external aspects. The landscapes are very often nocturnal and peripheral. The cold neon lights and the artificial city lights attract the attention of the photographer and they intensify the atmosphere he captures. Donatore: Galleria Lia Rumma [WWW.LIARUMMA.IT]
Ph. Birgit Kleber
TOBIAS ZIELONY Tobias Zielony è nato nel 1973 a Wuppertal, Germania. Il suo approccio critico al documentarismo sociale lo ha reso uno dei più discussi artisti della fotografia tedesca. Dopo gli studi di fotografia documentaristica presso l’Università del Galles, Newport, nel 2001 entra nella classe di fotografia artistica di Timm Rauterts alla Scuola Superiore di Arti Visive (HGB) di Lipsia. Nel 2006 si trasferisce a Berlino dove riceve il GASAG-Kunstpreis e un riconoscimento per New York e Los Angeles. Seguono le mostre personali al C/O, Berlino (2007), Kunstverein, Amburgo (2010), Folkwang Museum, Essen, MMK Zollamt, Francoforte, presso la Camera Austria Graz (2011) e la Berlinische Galerie (2013). Nel 2014 viene selezionato per il Padiglione Tedesco della Biennale di Venezia del 2015. Attualmente Zielony vive e lavora a Berlino. Tobias Zielony was born in 1973 in Wuppertal, Germany. His critical aproach to social documentarism makes him one of the most discussed artists in contemporary german photography. After studying Documentary Photography at the University of Wales, Newport, Zielony enters Timm Rauterts' class for artistic photography at the HGB Leipzig in 2001. In 2006 he moves to Berlin and receives the GASAG-Kunstpreis as well as grants for New York and Los Angeles. Solo exhibitions follow at C/O Berlin (2007), Kunstverein Hamburg (2010), Folkwang Museum Essen, MMK Zollamt Frankfurt, Camera Austria Graz (2011), and Berlinische Galerie (2013). In 2014 he was selected for the German Pavilion at the Venice Biennial 2015. Tobias Zielony lives and works in Berlin.
LA FONDAZIONE HOSPICE
FONDAZIONE HOSPICE SERÀGNOLI ONLUS La Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus ha sviluppato un modello di assistenza innovativo e di eccellenza nel campo delle cure palliative che costituisce un punto di riferimento per il supporto ai pazienti inguaribili con i tre hospice attivi a Bologna (Hospice Bentivoglio, Bellaria e Casalecchio) e per la diffusione di una corretta cultura delle cure palliative attraverso l’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa. Grazie ai risultati ottenuti in questi anni la Fondazione ha assunto un ruolo rilevante nell’assistenza, nella programmazione sanitaria locale e nell’organizzazione e gestione dei servizi operando in partnership con le istituzioni in linea con la mission della Fondazione di agire in piena sussidiarietà con il settore pubblico. Tutti i servizi svolti dalla Fondazione Hospice, grazie all’accreditamento con il Sistema Sanitario Nazionale e all’attività di raccolta fondi, sono gratuiti per i pazienti, per le famiglie e per i professionisti della rete territoriale (medici di medicina generale e specialisti a cui è offerto un servizio di consulenza relativo alle cure palliative). Accanto all'attività assistenziale vera e propria, vengono avviati progetti di ricerca e di formazione a livello nazionale, in collaborazione con enti e istituzioni scientifiche. The Hospice Seràgnoli Foundation has developed an innovative care model, one of excellence and a point of reference in the field of palliative medicine. It provides support for terminally ill patients in its three Bologna hospices (the Bentivoglio, Bellaria and Casalecchio Hospices). It also disseminates the correct culture of palliative care through the Academy of Palliative Medicine Sciences. Thanks to the results achieved in recent years, the Foundation has played an important role in assisting in local health planning and organization and in the management of services. The Foundation works in partnership with institutions in line with its mission to provide a subsidiary institution for the public sector. All services provided by the Hospice Foundation, thanks to accreditation with the National Health System and fundraising activities, are free for patients, families and professionals in the local network (general practitioners and specialists to whom a palliative care consultancy service is offered). Next to the task of the care itself, national research projects and training are available in collaboration with organizations and scientific institutions.
WWW.HOSPICESERAGNOLI.ORG
FONDAZIONE
HOSPICE MT. C. SERÀGNOLI ONLUS
Assistenza
Formazione e Ricerca
CAMPUS BENTIVOGLIO
HOSPICE BENTIVOGLIO FONDAZIONE SERÀGNOLI
RESIDENZE
ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI MEDICINA PALLIATIVA C AMPUS BENTI VOGLI O - B ologn a
HOSPICE BELLARIA
FONDAZIONE SERÀGNOLI
HOSPICE CASALECCHIO FONDAZIONE SERÀGNOLI
RINGRAZIAMENTI
Nel pieno spirito solidale che caratterizza il progetto do ut do fin dal suo nascere tutte le collaborazioni sono prestate a titolo totalmente gratuito. COMITATO SCIENTIFICO Luca Beatrice, Laura Carlini Fanfogna, Matteo Caroli, Aldo Colella, Aldo Colonetti, Domenico De Masi, Gillo Dorfles, Mauro Felicori, Silvestro Greco, Margherita Guccione, Sebastiano Maffettone, Gianfranco Maraniello, Anna Mattirolo, Cristiana Perrella, Alessandro Rabottini, Philip Rylands, Silvana Spinacci, Andrea Viliani. COMITATO DO UT DO Patrizia Bauer, Nicola Bedogni, Francesca Buscaroli Gianaroli, Barbara Cuniberti, Alessandra D'Innocenzo, Antonio Grulli, Maurizio Marinelli, Nicola Martelli, Valeria Monti, Monica Musolesi, Milena Mussi, Carlotta Pesce, Simona Pinelli, Beatrice Spagnoli, Francesca Topi. ORGANIZZAZIONE FONDATRICE E PRESIDENTE DEL COMITATO: ALESSANDRA D'INNOCENZO ART DIRECTION: MAURIZIO MARINELLI FUND RAISING E PROJECT MANAGEMENT: NICOLA BEDOGNI CONSULENZA TECNOLOGICA: NICOLA MARTELLI CONSULENZA LEGALE: LAVINIA SAVINI PER IL CATALOGO SCHEDE ARTISTI E IMPAGINAZIONE: NICLA SPORTELLI STAMPA: GRAFICHE DELL'ARTIERE CARTA: RENOGRAFICA RILEGATURA: LEGATORIA CARFI PACKAGING: INDUSTRIALBOX DISTRIBUZIONE: CORRAINI EDIZIONI
I SOSTENITORI PRINCIPALI DI DO UT DO 2016 SONO: Pianificazione, organizzazione e protezione del patrimonio individuale, familiare e dell’impresa di proprietà.
Custodia, conservazione e restauro di beni di pregio.
Prima azienda italiana nel mercato del trasporto, imballaggio, movimentazione e installazione di opere d’arte.
Realizzazione di spazi in 3D real time di qualità fotografica per realtà virtuale immersiva. VITRUVIOVIRTUALMUSEUM
Soluzioni di stampa, cartotecnica e legatoria; dalla prestampa, alla stampa e confezione finale.
Produzione e installazione di materiali per la comunicazione.
A R C H I T E T T U R A
T E S S I L E
Produzione e installazione di allestimenti per musei, gallerie e spazi fieristici.
ARTISTI Alessandro Bergonzoni, Alberto Biagetti, Michel Boucquillon e Donia Maaoui, Fernando e Humberto Campana, Sandro Chia, Aldo Cibic, Gabriele Corni, Fabrizio Cotognini, Mario Cucinella, Barbara Cuniberti, Cuoghi Corsello, Gaetano Curreri, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Flavio Favelli, Dario Fo, Jacopo Foggini, Duilio Forte, Massimo Giacon, Stefano Giovannoni, Alessandro Guerriero, Maria Christina Hamel, Massimo Iosa Ghini, Marcello Jori, Yumi Karasumaru, Massimo Kaufmann, Francis Kéré, KINGS - Daniele Innamorato e Federica Perazzoli, Daniel Libeskind, Antonio Marras, Paola Martelli, Emiliana Martinelli, Alessandro Mendini, Angelo Naj Oleari, Giovanni Ozzola, Francesco Patriarca, Terri Pecora, Simone Pellegrini, Renzo Piano, Paola Pivi, Fabrizio Plessi, PSLAB, Davide e Maurizio Riva, Davide Rondoni, Claudio Silvestrin, Sissi, Isabella Vacchi, Francesco Vezzoli, Nanda Vigo, Danijel Žeželj. DONATORI Archimede Falegnameria, Franco, Roberta e Alessia Calarota, Casone Group, Aldo Colella, Massimo De Carlo, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, Galerie Perrotin, Galleria Antonio Verolino, Galleria Continua, Galleria Lia Rumma, Galleria P420, Gioielleria Giulio Veronesi, Maria Pia Incutti, Marséll, MartinelliLuce, MBM Biliardi, Pimar, Ricci Marmi, Riva 1920, Serralunga, Spazio Damiani, Technogym, Turri 1870, Visionnaire. SEDI ARTE FIERA per la conferenza stampa di presentazione del progetto a Bologna INTERNI OPEN BORDERS per la conferenza stampa di lancio del progetto a Milano COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM per la sede della presentazione del progetto in anteprima a Venezia REGGIA DI CASERTA per la mostra virtuale MADRE per la mostra virtuale a Napoli ART DEFENDER per la presentazione in anteprima delle opere a Bologna MAMBO per la mostra virtuale a Bologna PINACOTECA NAZIONALE per la mostra delle opere a Bologna MART per la mostra virtuale a Rovereto CIRCOLO DEI LETTORI per la presentazione del catalogo a Torino MAST per la serata conclusiva del progetto a Bologna
FORNITURE ENOGASTRONOMICHE Prosciuttificio Salumificio Antica Foma, Azienda Agricola Ferrarini, Azienda Agricola La Battagliola, Cantina Bentivoglio, Cantine Gregoletto, Eataly/Osteria Stagioni, Enoteca Cortina, Enoteca Italiana, Fourghetti, Fratelli Rinaldi Importatori, Il Forno di Calzolari, La Caramella di Gino Fabbri, Formaggeria L’Angolo della Freschezza, Massimiliano Poggi Cucina, Osteria La Bottega, Salumificio Mec Palmieri, Partesa, Ristorante Polpette e Crescentine, Ristoranti della Buona Accoglienza, Slow Food Veneto, Tenuta Santa Cecilia, Trattoria La Gatta. SERVIZI ADRIANO GROUP per i pernottamenti AN.T.A.RES per gli interventi di restauro AT IMBALLAGGI per la fornitura materiali di allestimento THE BENEDICT SCHOOL S.R.L. BOLOGNA per i testi inglesi delle introduzioni catalogo CERDISA per il sostegno CHEF SILVIO GRECO per il menù della cena conclusiva COMUNICAMENTE per il supporto agli eventi DOC/FILM per i montaggi video DIGI-GRAF per la stampa dei materiali promozionali EFFEDUEOTTO.COM – ANDREA TESTI per le foto opere ELENA GARAGNANI RESTAURO per gli interventi conservativi sulle opere FONDAZIONE DIVO BARTOLINI per il sostegno FRATELLI SALVADORI per i trasporti GARAGE SAN MARCO per la disponibilità dei posti auto GOOGLE CULTURAL INSTITUTE per l’inserimento delle collezioni do ut do sul portale Arts & Culture KOBALT ENTERTAINMENT per le riprese video ISTITUTO ALBERGHIERO RIOLO TERME per il servizio di sala e cucina LA CASONA GROUP per la fornitura degli allestimenti per il catering LABORATORIO DELLE IDEE per il supporto alla promozione NTL TRADUZIONI per i testi inglesi delle schede catalogo RADIO SATA per la fornitura dei supporti video S.A.C.A. per il trasporto persone INOLTRE B & B Di Blanco Nunzio & C., Carlo Casti, Gepis Barbero, Giulia Calzolari, Michele Doria, Gianluca Esposito, Mingardo Designer Faber. Inoltre ringraziamo per la collaborazione Norma Waltman (Social Media) e Lucia Crespi (Ufficio Stampa).
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