Notiziario Fondazione Giugno 2009

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I D E A N

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P ERIODICO

Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995

ANNO

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DELL ’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL ’ ANSIA

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16 Numero 1 - GIUGNO 2009

Una nave contro la depressione Chiara Colavito, Roberta Necci*

P

er la prima volta nella sua storia la Fondazione IDEA ha “varato” un’esperienza di “velaterapia”. I centri Idea di Roma e Bologna hanno accolto il progetto che la Fondazione “Tender to Nave Italia”, la Marina Militare Italiana e lo Yachting Club di Genova hanno destinato al recupero delle persone affette da disabilità fisiche e psichiche. L’esperienza “Nave Italia” è stata un’ importante opportunità dal punto di vista della riabilitazione per le persone che vi hanno partecipato. Riabilitare significa letteralmente rendere alla persona le abilità che ha perduto e, nel caso specifico di chi soffre di disturbi psichici, aiutare il recupero delle capacità e dell’autonomia possedute prima del disturbo e il superamento dello stigma sociale. La riabilitazione, per come è intesa dalla moderna psichiatria, può essere definita come l’insieme delle procedure, delle tecniche e delle strategie volte ad evitare la cronicizzazione e a favorire il recupero delle risorse necessarie a supportare e rinforzare un efficace livello di funzionamento cognitivo e sociale. segue a pag. 2

sulla nave vista 2 L’esperienza 3 IDEA ringrazia 4 Riflessioni da Boston 7 Il 13° Congresso della SOPSI dagli occhi di un partecipante 8 Può la musica curare la depressione? 10 Qualcuno vi ascolta 11 In breve dalla ricerca 12 Lavori in corso scuola: IDEA 13 Progetto 14 Vi racconto la mia esperienza 15 Non saranno soli 16 Notizie dal mondo entra in classe


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Una nave contro la depressione segue da pag. 1

Le persone che hanno partecipato al progetto Nave Italia soffrono, in forma compensata, di disturbi dell’umore (disturbo depressivo, disturbo bipolare) e di ansia (disturbo di panico, disturbo ossessivo compulsivo, fobia sociale).

Durante la permanenza su Nave Italia si è instaurato un clima estremamente positivo improntato alla collaborazione, al sostegno, alla condivisione. E’ stato quindi possibile per i partecipanti affrontare, con successo, delle prove apparentemente banali, ma sfidanti per loro, come la quotidianità improntata a “regole” da rispettare, la convivenza con persone non conosciute, il timore del giudizio altrui, momenti di isolamento (navigazione notturna, navigazione in mare aperto).

Allo stato scientifico attuale questi disturbi, che nelle forme medie e gravi influenzano negativamente la qualità di vita dei soggetti che ne soffrono causando isolamento e ritiro sociale, possono essere ben controllati da strategie terapeutiche farmacologiche e psicologiche.

I partecipanti hanno potuto contare per l’intero soggiorno sulla solidarietà e su un forte sostegno emotivo e pratico da parte degli educatori della Fondazione Tender to Nave Italia e dell’intero equipaggio della Marina Militare Italiana. L’esperienza si è rivelata molto positiva, tutti all’arrivo si sono dichiarati entusiasti e molti hanno considerato le prove superate uno stimolo a cambiare alcuni aspetti del proprio stile di vita ritenuti immodificabili fino a quel momento. Riteniamo che l’esperienza su Nave Italia non deve considerarsi utile solo per chi vi ha partecipato direttamente, il racconto di quei giorni durante gli incontri di auto-aiuto influenzerà positivamente chi li ascolterà e aprirà una strada di speranza.

La valenza riabilitativa, per come è concepita dal progetto Nave Italia, è fortemente significativa in termini di messa alla prova delle proprie capacità relazionali e pratiche per chi, pur essendo in una condizione compensata della sintomatologia clinica rispetto alla fase acuta, continui ad avere difficoltà di adattamento sociale. Gli elementi che caratterizzano l’aspetto riabilitativo sono: messa alla prova in una condizione di solidarietà e protezione, senso di appartenenza e condivisione, sicurezza, sia dal punto di vista pratico che emotivo, intensità dei rapporti interpersonali, occasione per uscire dalla routine quotidiana e mettersi alla prova , partecipando alle attività, pur se in una condizione “organizzata”, possibilità di confronto con gli altri nel contesto di attività di gruppo.

* IDEA Roma

L’esperienza sulla nave vista dagli occhi di un partecipante... Ruggero Marino – IDEA Roma

“Il cigno”,questo il simbolo della nave,è utilizzata nel campo del sociale, con un’attività a 360 gradi in aiuto delle fasce più deboli della società: bambini, adolescenti, portatori di handicap fisico, psichico, sensoriale, malati ed anziani, oltre alle “rotte dell’amicizia”, alle quali prendono parte ragazzi appartenenti alle diverse culture del “Mediterraneo”. Questa volta a salire a bordo, per una mini-crociera, sono stati gli ospiti della Fondazione IDEA. Ed è stata in2


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dubbiamente una bellissima idea. Un esperimento che si è effettuato per la prima volta e che ha avuto il mare come sfondo, in un riuscito tentativo di “velaterapia”. Il progetto è partito dai centri di auto-aiuto di Roma e Bologna ed è stato “sposato” con entusiasmo in nome della solidarietà con la certezza che quanti sono affetti da un disagio di ordine psichico, che a volte si presenta improvviso e angosciante anche a chi meno se lo aspetta, possano ritrovare, grazie anche alla parola ed allo sfogo, capacità latenti a causa del male. Gli ospiti sono stati affiancati da due educatori della Fondazione Tender to Nave Italia, da un responsabile della Fondazione IDEA e da alcuni facilitatori di Gruppi di Auto-Aiuto.

si e la cuccetta una cuccia per i momenti del riposo. Ma anche un modo per rompere il guscio ed uscire all’aria aperta. E poi il “sursum corda”, “in alto i cuori”, che compare in una incisione sul ponte, come un’ esortazione collettiva, che unisce tanto i marinai come gli ospiti. In effetti, durante tutto il viaggio, i cuori hanno veleggiato quasi sempre alti. E poi il gruppo, che si ricompatta a poco a poco, con il procedere delle incombenze, l’unione che fa la forza, in una catena di energia positiva. Il momento più bello si registra quando, accomunati ai marinai, si alzano le vele. Si lavora all’unisono: la forza deve unirsi all’abilità, alla sincronia dei movimenti, alla rapidità. Non mancano tante altre attività, una lezione di andature a vela, la possibilità di salire, in tutta sicurezza, a metà del pennone più alto, fra selle e sartie, un laboratorio di nodi marinari: un rompicapo, il diario di bordo, turni in plancia di navigazione, lezioni di carteggio. Ovviamente non può mancare tra le attività la riunione del gruppo di auto-aiuto che ritrova il suo caratteristico filo riflessivo e introspettivo. E ancora tante emozioni. L’incontro con una squadriglia di delfini che, come inoffensivi siluri, ci accompagneranno per un breve tratto, la navigazione in notturna con tutte le vele spiegate, l’ammaina bandiera con il cielo sull’orizzonte di color arancio. Infine il ritorno. Ultimi saluti, ultimi abbracci, ultime foto ricordo. Scendiamo tutti un poco più “rotondi” della partenza, per via del “rancio buono e abbondante”. Un completo successo archivia l’esperimento pilota della “goletta della solidarietà”. “Nave Italia” ha combattuto con successo depressione, panico e problemi vari della psiche. Più che di persone affette da disturbi dell’umore sembrava di avere a che fare con un’autentica “allegra brigata”. Scendiamo a terra. A prua il cigno reale dal becco rosso, la mascherina del muso nera, ha sempre le ali candide completamente aperte. Le ultime sono tinte in polvere d’oro. Sembra che stia volando. O forse ci sta salutando?

La disciplina, l’applicazione nei compiti assegnati, la necessità di socializzare, la vastità del mare, il fruscio delle vele hanno costituito da subito un lenimento in grado di restituire un equilibrio o almeno di offrire una pausa di serenità a quanti, e sono molti di più di quanto non attestino le statistiche, sono affetti dal “male oscuro”. Il viaggio sulla “Nave Italia” è stato anche un modo per sdrammatizzare situazioni, che spesso mascherano una sofferenza apparentemente senza sbocchi. D’altronde, anche a livello subliminale, gli elementi di un’esperienza particolare sembrano del tutto congeniali per una terapia indiretta. I colori rilassanti dell’azzurro dell’acqua e del verde delle coste, il mare e il cielo come grembi ancestrali, la forma stessa dell’imbarcazione, che sembra quasi una culla e che come una culla si dondola dolcemente. Lo stesso gergo marinaro pare un invito inconscio al superamento di se stessi: come il “cambiare rotta” rispetto alle afflizioni della vita quotidiana, in modo da riprendere il “timone” della propria esistenza, spalancare “gli orizzonti” e ritrovare “l’orientamento”. I nodi da fare e sciogliere potrebbero essere anche quelli della psiche e le “cime” vette da superare. Il “castello”, quello dei sogni. Il gonfiarsi delle vele nel vento, un incentivo ad aprir-

IDEA ringrazia IDEA ringrazia Banca Popolare dell’Emilia Romagna per il contributo che ha devoluto alla sede di Bologna a sostegno del Servizio Numero Verde Nazionale della nostra Fondazione per tutto l’anno 2009. L’Ambulatorio IDEA di Civitanova Marche, a partire da quest’anno, avrà un nuovo responsabile, il dott. Stefano Nassini a cui auguriamo buon lavoro. IDEA ringrazia il dott. Marco Scali che in questi anni ha svolto il suo lavoro nel nostro centro e si è sempre prodigato per il bene dei malati. 3


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Riflessioni da Boston Meeting, cookies e beveroni, le promesse della medicina personalizzata ed il rischio della persona medicalizzata Francesco Casamassima*

I

l sistema di insegnamento ed aggiornamento continuo

co ed il cui nome avevo letto, prima ancora di approdare a Boston,

al Massachusetts General Hospital prevede un cospi-

nelle piú importanti riviste specialistiche psichiatriche. Inoltre,

cuo numero di meeting quotidiani, durante i quali i ricer-

condividere il cibo durante i meeting probabilmente aiuta anche a

catori presentano i risultati dei loro studi, i nuovi proto-

non disperdere persone, lavoro, ed energie, nelle interminabili pau-

colli di ricerca, i problemi emersi nel corso di uno studio.

se-colazione, pause-pranzo e pause-caffè che vanno per la mag-

La platea è di solito composita. In linea di massima, assistono

giore in Italia.

a questi incontri colleghi, altri ricercatori in settori affini o collate-

Qualche tempo fa, durante uno di questi lunch-meeting un col-

rali, tecnici di laborato-

lega mi invitò ad assag-

rio ed Assistenti alla Ri-

giare un sorso dell’ulti-

cerca (Research Assi-

ma novitá in fatto di be-

stants). Questi ultimi

veroni con aggiunta di

sono di solito giovani

integratori pluri-vitami-

studenti in attesa di en-

nici, energizzanti e rin-

trare nella Scuola Me-

giovanenti. Il sapore

dica, il cui ruolo princi-

della bevanda mi parve

pale è quello di coordi-

alquanto innaturale:

nare gli studi, rispon-

soltanto un lievissimo

dendo contemporanea-

sentore di frutta, ma, in

mente alle esigenze ed

compenso, chiarissime

alle richieste dei pa-

note di sapore metalli-

zienti e dei ricercatori,

co. Abbozzai, ringra-

somministrare scale di

ziai il collega e mi misi

valutazione e provve-

a leggere l’etichetta.

dere alla correzione del-

E quest’ultima in veri-

le bozze di articoli, pro-

tá, in nome di recenti

tocolli e progetti di ricerca. Gli Assistenti alla Ricerca benefi-

studi clinici, sperimentazioni, ecc. ecc., elencava una lunghissi-

ciano del sistema di insegnamento ed aggiornamento conti-

ma serie di proprietá benefiche della bevanda: dalla prevenzione

nuo, imparando le basi del ragionamento clinico, della dia-

del tumore al seno e dell’ipertrofia prostatica, ad un effetto flui-

gnosi, del trattamento e della previsione prognostica in Psi-

dificante cellulare, dall’azione rilassante durante il giorno a quel-

chiatria, apprendendo l’uso della terminologia adeguata ed

la risvegliante il naturale metabolismo dell’organismo, d’ausilio

avendo l’incredibile possibilitá di assistere alla presentazio-

ad una strategia di calo ponderale. Dopo due o tre sorsate, ap-

ne di dati e ricerche metodologicamente complesse e super-

purai personalmente un’indubbia efficacia diuretica, per altro co-

specialistiche prima ancora di iniziare la Scuola Medica. Pa-

mune con molte altre bevande tra cui appunto la diet-coke, l’aran-

rallelamente, durante i meeting, è previsto un sistema di “rifo-

ciata e perfino l’acqua. Animato prevalentemente da curiositá,

cillamento” continuo, i cui capisaldi sono pizza, cookies (essen-

ma non nego una sfumatura di inquietudine, dopo il meeting con-

zialmente biscotti), cakes (torte) e diet-coke, ovvero coca-cola

trollai su PubMed, il principale motore di ricerca per le pubblica-

light, servita in panciuti bottiglioni assenti nel mercato italiano.

zioni scientifiche internazionali, gli articoli riguardanti alcuni dei

Mangiare tutti insieme rende i meeting piú amichevoli e confi-

principi attivi presenti nella bevanda. Con mia notevole sorpre-

denziali. Il clima informale mi ha aiutato a superare l’inevitabile

sa, mi si presentarono una serie di pubblicazioni di genetica, fi-

soggezione verso gli illustri Professori con cui siedo fianco a fian-

siologia e patologia cellulare a supporto della bevanda. 4


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detestare particolarmente l’insonnia, la mancanza di energie o di spinta volitiva, i sintomi somatici, la mancanza di concentrazione. Per motivi lavorativi vuole evitare assolutamente un farmaco che gli dia sonnolenza o nel pieno di una situazione conflittuale preferirebbe un farmaco che fosse in grado di rilassarlo e limitare i suoi scatti di irritazione o di rabbia. Una psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere adeguata a prevenire le ricadute in un paziente bipolare dallo stile di vita ondivago e turbolento.

Prendo volentieri spunto da questo aneddoto, per scrivere brevemente dei dubbi e delle riflessioni che ne conseguirono. La maggior parte della ricerca scientifica, e quindi delle pubblicazioni correlate, è diretta a sollevare nuove ipotesi e stimolare ulteriore ricerca, piú che a fornire certezze. E questo avviene soprattutto in Psichiatria, poichè ancora poco si conosce dei meccanismi eziopatogenetici alla base dei disturbi mentali e l’approfondimento dei suddetti meccanismi seguirà soltanto a delle ipotesi coerenti, replicate da gruppi indipendenti di ricerca, e sostanziate da dati scientifici di diversa natura, biologici, genetici, clinici.

L’esperienza ed il bagaglio acquisito di conoscenze, di solito aiutano il clinico a scegliere la terapia giusta per il paziente giusto. Ma in Psichiatria, come in molti altri settori della MeLa scoperta dell’associazione di un gene con un disturbo dicina, spesso si arriva alla soluzione terapeutica adeguata mentale, per quanto entusiasticamente sottolineata in un arattraverso un iter di tentativi, cambiamenti di strategie teticolo, rappresenta soltanto il primo minuscolo gradino rapeutiche, agdella scala che giustamenti potrebbe condelle dosi e deldurre ad una reala modalitá di le scoperta somministrascientifica. La zione di un farmaggior parte maco. Questo di queste assoè un percorso faciazioni sono falticoso e dispensi positivi, ovvedioso per il parosia casuali e ziente. La farfuorvianti, inevimacogenetica tabile prodotto di potrebbe aiutarscarto della ricerci a stabilire a ca. “Medicina priori quale papersonalizzata” Gruppo di ricerca. Laboratorio di Genetica e Farmacogenetica ziente beneficiedel Prof. Smoller e del Prof. Perlis. Centre of Human è una buzzing Genetic Research, Massachusetts General Hospital rá di un farmaco word, un’esprese quale no, quasione di gran mole avrá delle reazioni avverse e quale no, il profilo individuale da di questi tempi, riecheggiata nelle pubblicazioni scientifiche degli effetti collaterali, i tempi di risposta al farmaco e così ma anche nei media, spesso fulcro tematico di interi congressi. via. La genetica ci consentirá di capire meglio la patogeneE spesso accompagnata dall’allusione alle scoperte della genesi di molti disturbi mentali, e giá adesso è una delle maggiotica e della farmacogenetica (la disciplina che studia la basi geri fonti di ipotesi eziologiche che conducono direttamente alnetiche della variabilitá nella risposta individuale ai farmaci). Per la sintesi di nuove molecole farmacologiche sperimentali. Purnon fraintenderci, credo fermamente che ogni medico che si ritroppo, allo stato attuale della ricerca, il bagaglio sempre magspetti, personalizzi la sua medicina. Dalle nostre comuni espegiore di conoscenze che derivano dalle discipline biologiche rienze siamo sicuri che il nostro medico di famiglia ci prescriva di base, non ha ancora avuto una diretta ripercussione sulla un farmaco per la febbre dopo aver accertato le cause personadiagnosi ed il trattamento delle malattie mentali. li, familiari o contigenti che ci hanno fatto ammalare, e non solNel mondo dell’accesso istantaneo alle informazioni ed addirittura alle fonti delle informazioni, non è solo eticamente discutibile, ma anche impossibile per un medico impedire che i pazienti vengano a conoscenza delle piú recenti scoperte scientifiche.

tanto sulla base di un algoritmo diagnostico applicato a prescindere dalla nostra presenza nel suo studio. Successivamente il medico integra le notizie personali raccolte con anamnesi e visita del paziente con le sue conoscenze di carattere generale. E lo stesso fa il buon Psichiatra. La depressione è straordinariamente uguale a se stessa rispetto a quello che ci si aspetterebbe, dato il numero di concause che contribuiscono a determinarla, eppure valutare accuratamente il peso relativo di queste concause di sicuro aiuta a curarla: fattori stressanti cronici, problemi familiari, un lutto, un divorzio, un tracollo economico, la familiaritá per Disturbo Bipolare, il periodo post-partum ecc.. Ancora, pazienti differenti, con differenti sensibilitá e stili di vita, soffrono e sono insofferenti in maniera differente. Nell’ambito della depressione, il paziente può

Poichè però, ogni scoperta scientifica, in specie se riguarda malattie comuni e di pesante impatto sociale, crea inevitabilmente vere e proprie ondate di aspettativa e speranza, uno dei piú recenti compiti del medico è quello di aiutare il malato a gestire, giudicare e se possibile metabolizzare correttamente le informazioni che riceve. La comunità scientifica è a conoscenza di un gene fortemente implicato nel morbo di Alzheimer, ma comunque non sono disponibili nuovi farmaci piú efficaci di quelli segue a pag. 6 5


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attualmente in commercio. Cosa dovrebbe fare un medico? Suggerire a tutti i suoi pazienti con familiaritá per morbo di Alzheimer di sottoporsi allo screening genetico? Dovrebbe suggerirlo solo alle persone con iniziale deficit cognitivo? Il malato ha diritto di sapere e programmare la sua vita o dobbiamo proteggerlo da una notizia che potrebbe avere un impatto psicologico negativo? Sono domande tutt’ora aperte e nessuna risposta, che non sia accompagnata da attenti e sensibili distinguo, è accettabile. Negli Stati Uniti compagnie private offrono giá un completo screening individualizzato del DNA, l’individuazione delle personali suscettibilitá genetiche e la possibilitá di aggiornarsi sul sito internet sulle ultime notizie dalla letteratura scientifica in fatto di prognosi e terapia. Le persone, appurata una suscettibilitá genetica, sono libere di comportarsi di conseguenza, modificare il loro stile di vita, assumere integratori alimentari. E’ prevedibile che alcuni si rivolgeranno direttamente al loro medico di fiducia con un profilo genetico completo nelle loro mani, richiedendo nel migliore dei casi consigli, o l’inserimento in un protocollo di ricerca, nel peggiore dei casi insistendo per una prescrizione farmacologica preventiva.

gratore alimentare in una formulazione tossica. Il fumo di sigaretta è la causa principale del cancro ai polmoni. Poniamo che ogni mese vengano pubblicati articoli che sottolineino possibili relazioni tra diversi geni, delle sostanze prodotto di questi geni ed una maggiore suscettibilitá per lo stesso tipo di cancro. Preferireste che il vostro medico, a conoscenza della vostra familiaritá per cancro al polmone, per aiutarvi a prevenirlo vi consigliasse di smettere di fumare, oppure che fumando egli stesso vi invitasse ad assumere un integratore alimentare diverso ogni mese? Di certo non sono ipotesi terapeutiche alternative, ma non dimentichiamoci mai dell’ordine prioritario. Non si tratta di comprare un vestito nuovo, dove è ammissibile che una intelligente strategia di marketing ci convinca a scegliere il prodotto piú alla moda anche a dispetto della qualitá intrinseca del tessuto. Prima che il gap tra i risultati della ricerca genetica e la loro applicazione in ambito clinico in Psichiatria venga colmato, almeno parzialmente, passeranno probabilmente molti anni ancora. In questi anni, e qui mi rivolgo direttamente ai pazienti, approfittare delle conoscenze certe della medicina, ad esempio sugli effetti devastanti dell’abuso di sostanze sulla salute mentale, è molto piú saggio che consumare bevande rilassanti, pillole ringiovanenti, o pozioni per la memoria. Provare ad inseguire i progressi medici, le strategie terapeutiche sperimentali ed anche l’ultimo farmaco antidepressivo sul mercato senza avere la competenza e l’esperienza necessari ci espone al rischio di medicalizzazione della nostra vita. Il farmaco è spesso un insostituibile aiuto quando siamo malati ma se ad un certo punto il 99% della popolazione si curerá per l’ansia, sará il momento di stabilire che non è l’ansia a dover essere curata. E faremo anche bene a cambiare nome all’ansia (come è giá avvenuto per il Disturbo di Panico, che è un disturbo d’ansia), per tenere ferma la distinzione tra quello che è il miglioramento di uno stato di benessere e quello che è il trattamento di uno stato di malattia.

Siamo al centro delle mie riflessioni. Mentre sulle televisioni italiane il 90% degli annunci pubblicitari riguarda cibo, macchine e vestiti, negli Stati Uniti mi sento di poter affermare che una percentuale quasi così alta riguarda i farmaci. Il rapido accesso alle informazioni mediche ed il bombardamento mediatico sulle opzioni terapeutiche costituiscono a mio avviso un pericolo consistente di “medicalizzare” la popolazione. E’ certamente positivo che tutti si occupino e preoccupino della propria salute, ma non lo è che tutti provino ad auto-curarsi, a curarsi prima di essere malati, a sperimentare ogni tipo di sostanze pseudo-naturali o pseudo-farmaceutiche per prevenire lo spettro di una malattia. Tanto piú che alcuni integratori alimentari, quando commercializzati diffusamente, senza controlli sistematici e la vigilanza del personale sanitario sulle persone che li assumevano, hanno determinato notevoli danni alla salute. E’ il caso della sindrome eosinofilo-mialgica, una malattia spesso a prognosi infausta, che due decenni fa venne associata all’uso di triptofano, un amminoacido con alcune evidenze di efficacia nel trattamento dei disturbi del sonno e della depressione, venduto come inte-

* Dottorando di Ricerca in Neurobiologia dei Disturbi Affettivi (Università di Pisa) – Research Fellow presso il Massachusetts General Hospital (Università di Harvard, Boston-USA) - sostenuto da IDEA 6


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Il 13° Congresso della SOPSI Mario Maj*

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l 13° Congresso della SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia) si è svolto a Roma dal 10 al 14 febbraio. Tema, “Psichiatria 2009: Clinica, Ricerca e Impegno Sociale”. I partecipanti sono stati 3.300.

zie alla ricerca che la psichiatria sta cominciando ad approfondire l’interazione tra i disturbi mentali e diverse malattie di cui si occupano altre branche della medicina, da quelle cardiovascolari, a quelle endocrine, a quelle infettive, a quelle neoplastiche. La ricerca psichiatrica merita oggi più attenzione da parte degli enti pubblici e della collettività, e il Congresso della SOPSI rappresenta un importante forum in cui la ricerca psichiatrica italiana più avanzata può trovare visibilità.

Il Congresso ha avuto cinque Sessioni Plenarie, tutte affollate e ad altissimo livello (quella inaugurale, con la lettura di Norman Sartorius sull’identità dello psichiatra oggi, ed altre quattro dedicate rispettivamente ad alcune aree in rapido sviluppo della clinica psichiatrica; ad alcune novità della ricerca biologica di particolare interesse per il clinico; al presente e al futuro delle principali psicoterapie; e alle esperienze e prospettive della psichiatria di comunità). Ci sono stati poi 18 Simposi Speciali (tutti con una partecipazione altamente qualificata di esperti internazionali); 70 Simposi Regolari (scelti tra quelli proposti dagli psichiatri italiani); dodici Corsi ECM; tre Forum e circa trecento Posters (scelti in maniera particolarmente rigorosa).

Il terzo ingrediente del Congresso, l’impegno sociale. La psichiatria è una specialità medica profondamente radicata nel contesto della salute pubblica e deve avere un dialogo continuo con gli enti pubblici, le scuole, il mondo del volontariato e alcuni settori dell’imprenditoria. Tutto ciò deve avvenire in modo razionale e sistematico, mirando non solo all’inclusione sociale dei pazienti, ma anche all’educazione della gente sui temi della salute mentale e alla diagnosi precoce dei disturbi mentali. Il Congresso della SOPSI può dare visibilità a modelli ed esperienze in grado di promuovere una presenza consapevole e qualificata dei servizi di salute mentale nella comunità.

In tutto il programma scientifico del Congresso, si è cercato di conciliare la qualità con l’utilità per il clinico. L’obiettivo principale è stato di fornire ai partecipanti informazioni e stimoli utili per la loro “continuing education” rispetto alla diagnosi e alla terapia dei vari disturbi mentali.

Il 14° Congresso della SOPSI si svolgerà a Roma dal 23 al 27 febbraio 2010. Tema, “Psichiatria 2010: No Health Without Mental Health”. Il Congresso farà il punto sulla psichiatria come moderna specialità medica; sulle sue interazioni con le altre branche della medicina; su ciò che le altre specialità mediche possono offrire alla psichiatria e su ciò che la psichiatria ha offerto e può offrire alle altre specialità mediche.

Si è cercato inoltre di portare all’attenzione degli psichiatri italiani alcune novità della ricerca di grande rilevanza clinica. E’ grazie alla ricerca che la psichiatria dispone oggi di presidi terapeutici che, pur con tutti i loro limiti, sono tra i più efficaci su cui possa contare la medicina. E’ grazie alla ricerca che la psichiatria sta ricostruendo un po’ alla volta il mosaico complesso dei fattori di rischio e dei fattori protettivi che intervengono nella genesi dei vari disturbi mentali, e i percorsi molteplici attraverso cui questi fattori esplicano la loro azione. E’ ancora gra-

* Presidente della Società Italiana di Psichiatria Biologica e Presidente eletto della Società Mondiale di Psichiatria 7


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Può la musica curare la depressione? Enzo Bani, Associazione Carlo Felice Genova

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nuto semantico preciso e quindi si può considerare come “un contenitore che chi ascolta riempie con le emozioni del momento”. Si è parlato negli anni scorsi di “effetto Mozart” ossia dello stimolo che la musica del salisburghese avrebbe sull’intelligenza, studi recenti hanno confermato che l’ascolto di musica interessante per l’ascoltatore (quindi anche Bach o rock o country…) attivando l’attenzione può favorire la concentrazio-

a musica accompagna l’uomo dagli albori della Civiltà ed è presente, pur sotto diverse forme, in tutte le Culture, differendo solo nei ritmi, negli strumenti e nelle armonie. Nell’evoluzione umana ha avuto un’importante influenza e le strutture neuronali, che ne permettono la composizione e la fruizione, si sono sviluppate e specializzate nel tempo, tanto che si può ora parlare di una vera e propria “Architettura cerebrale”. Le aree interessate sono in particolare l’area di Wernicke nell’emisfero sinistro, che svolge funzioni di interpretazione cognitiva, ossia di comprensione del significato dei suoni (ad es. note e scale musicali), e l’emisfero destro che ne coglie gli aspetti emotivi (ad es. la melodia). Una caratteristica della musica è la sua dipendenza dal tempo in tutti i suoi aspetti: composizione, esecuzione, ascolto, ricordo, ed il tempo “percepito” è non solo differente da quello “reale”, ma diverso da persona a persona, ciò conferma che ogni esperienza musicale é unica in sé. Le influenze della musica sul cervello sono relative a vari aspetti, essa ha infatti impatti di carattere emotivo, cognitivo e terapeutico, confermati dalle ricerche più recenti, che si basano sia su rilevazioni scientifiche strumentali (risonanza magnetica funzionale, TAC, PET…) sia su evidenze cliniche più tradizionali. La capacità della musica di suscitare emozioni è un fatto ben noto a tutti noi in varie circostanze e fasi dell’esistenza. Come riconosciamo a livello emotivo una voce nota, nell’udire una particolare musica possono risvegliarsi in noi ricordi e sensazioni, lieti e non, legati a luoghi, fatti e persone che possono spingerci sino alla commozione e alle lacrime. Canti e cori hanno la capacità di evocare, nel bene e nel male, il senso di appartenenza, fenomeni quali l’estasi o addirittura la trance sono variamente riportati e documentati. La musica, a differenza di un testo scritto, non ha un conte-

Wolfgang Amadeus Mozart

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ta, musica rilassante scelta dai terapeuti e normale terapia per un’ora al giorno. Il diario giornaliero che erano stati invitati a tenere ha evidenziato significativi benefici per le persone trattate con la musicoterapia, ed in particolare una diminuzione del dolore, della depressione e della sensazione di disabilità variante dal 9 al 25%, per converso il gruppo di controllo aveva percepito un aumento del dolore dall’1 al 2%. Non meno rilevante uno studio presso il Centro medico della Stanford University che ha avuto come soggetti 30 persone con forte depressione ed elevata ansia. Anch’essi sono stati suddivisi in tre gruppi e trattati rispettivamente: 1) da un terapista che suonava musica a casa loro, 2) con assistenza telefonica e le normali terapie, 3) con musicoterapia abbinata ai normali programmi. Come risultato si ebbe un netto miglioramento delle persone trattate con musicoterapia, ed i benefici durarono non per giorni, ma si estesero ai successivi nove mesi. Suzanne Harper, che diresse lo studio ed è attualmente segretaria della World Federation Music Therapy ha rilasciato la seguente dichiarazione: “ .. la musicoterapia dà beneficio non a una sola parte del cervello, il ritmo influenza il sistema nervoso autonomo, attiva influenze culturali, emozioni private, memorie personali” e O. Sacks, neurologo ed autore di best-sellers, afferma: “considero la musicoterapia uno strumento di grande potenza per la sua capacità unica di organizzare e riorganizzare le funzioni cerebrali”. Ma forse il documento più importante disponibile al momento è quello della Cochrane Collaboration, una organizzazione no-profit che, con grande autorevolezza, rivede in modo scientifico gli studi pubblicati in campo medico, verificandone la qualità sia in termini di metodo che di risultati. Ebbene, la Cochrane ha pubblicato recentemente una Revisione Sistematica di 15 studi che mettono a confronto la musicoterapia ed altri metodi e le cui conclusioni sono particolarmente significative. In sintesi, sono stati confermati i risultati positivi della musicoterapia, sia da sola che abbinata ad altre terapie, con miglioramenti ottenuti in una vasta gamma di patologie. In effetti per quasi tutti i pazienti sono migliorate le condizioni generali, gli aspetti funzionali e gli stati depressivi. Commentando tali positivi risultati, la responsabile Anna Maratos ha osservato che la musicoterapia è particolarmente utile per gli adolescenti che possono rifiutare altre forme di sostegno e per gli anziani spesso restii ad esprimere i propri sentimenti. Possiamo quindi concludere che i miglioramenti ottenibili nella cura dell’ansia e della depressione, accoppiando la musicoterapia ad altre attività di sostegno, siano non solo una speranza ma una ragionevole certezza.

ne e ad esempio migliorare i risultati nei test sul Q.I. Più in generale si è rilevato che la pratica musicale, in tutte le sue forme, attiva entrambi gli emisferi cerebrali e ne favorisce il coordinamento e l’integrazione ed in sostanza uno sviluppo più armonico ed equilibrato. Volendoci concentrare, per evidenti motivi, sugli studi relativi all’ansia e alla depressione, si evidenziano risultati davvero incoraggianti. Dei numerosi ormai disponibili esponiamo alcuni tra i più interessanti. Un primo caso riguarda una trentina di adolescenti affetti da ansia e depressione, 14 dei quali sono stati trattati con massaggi e 16 con ascolti di musica rilassante (Jones, Field, & Davalos, 1998). Dopo i singoli trattamenti si è rilevato un abbassamento del livello di cortisolo (ormone dello stress) ed un progressivo ribilanciamento del tracciato EEG (si consideri che tali stati generalmente alterano l’attività cerebrale a favore dell’emisfero destro), e poiché si sono avuti benefici con entrambi i tipi di trattamento si può prevedere una loro azione sinergica. In alcune cliniche dell’Ohio 60 pazienti con età media di 50 anni, affetti da dolore cronico e depressione, sono stati suddivisi in 3 gruppi e trattati rispettivamente con musica a loro scel-

Bibliografia: 1) A. Bertirotti, L' uomo, il suono e la musica, 2003, 2) A. Bertirotti, A. Larosa, Tempo e musica, 2002 3) D. Schon, L. Akiva-Kabiri, T. Vecchi, Psicologia della Musica, 2007 Consulente Musicale: Massimo Arduino, Associazione Carlo Felice Genova 9


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Qualcuno vi ascolta (Risponde Prof. Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Scrive Lia da Modena: “Mio figlio Fernando, che ha 20 anni, soffre di un disturbo ossessivo compulsivo che condiziona non solo la sua vita, ma anche quella dell’intera famiglia. E’ un continuo pretendere di non entrare in casa con le scarpe “sporche”, di lavarsi le mani prima di toccare oggetti che vanno a contatto con il cibo, di non sedersi sulla sua sedia, di chiudere a chiave i detersivi in un apposito armadietto posto sul balcone. Da qualche mese ha iniziato una cura farmacologica e una psicoterapia cognitivo comportamentale e c’è qualche segno di miglioramento. Vorrei avere da lei un consiglio su come noi dobbiamo comportarci: è meglio assecondare le sue fobie o contrastarle?”

con il tempo aumenta la complessità dei rituali stessi finendo con l’aggravare la “spirale ossessiva”. D’altra parte, anche una rigida opposizione è negativa poiché suscita risentimento, frustrazione, sensazione di incomprensione, rabbia, aggressività e aumenta i livelli di ansia. E’ opportuno reagire con elasticità fornendo il proprio sostegno nei momenti più critici e sottraendosi via via che si verifica un miglioramento quando va invece incoraggiata una resistenza attiva nei confronti dei rituali. Ma non è sempre facile comprendere il da farsi. Per questo nei centri specializzati nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo si propone ai familiari un supporto psicoeducazionale. Si tratta di un intervento limitato nel tempo (in genere 6-8 incontri di gruppo) che, oltre a dare informazioni sul disturbo e suoi trattamenti, aiuta a uscire dall’isolamento, a trovare il modo migliore per gestire i sintomi (ridurre il coinvolgimento diretto nelle compulsioni, sottrarsi alle continue richieste di rassicurazione) e a creare in casa un clima più sereno con conseguente miglioramento della qualità di vita di tutta la famiglia. Grazie alla psicoeducazione la famiglia diventa una risorsa che può influire positivamente sull’evoluzione della patologia e contribuire al miglioramento. E se si vive in una città in cui non è disponibile questo tipo di supporto? Un’alternativa può essere avere degli incontri una tantum con uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale per ricevere supporto emotivo e suggerimenti ad hoc.

La sua domanda, che peraltro mi viene rivolta quotidianamente dai familiari dei miei pazienti, solleva un problema di grande attualità e di non facile soluzione tanto che negli ultimi anni è oggetto di studio da parte degli specialisti psichiatri e psicoterapeuti che si occupano specificamente di disturbo ossessivo compulsivo. Si sa che non esiste un suggerimento “standard”, valido per tutti e per tutte le occasioni; la risposta va cercata caso per caso tenendo conto della gravità dei sintomi, della consapevolezza del paziente circa l’irrazionalità delle proprie paure e della sua capacità di gestirle. Certamente un atteggiamento troppo accomodante, che vede il coinvolgimento dei familiari nei rituali, è improduttivo poiché inizialmente da un sollievo all’ansia, ma

Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bolognao per E-mail: idearisponde@tin.it In questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune

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In breve dalla ricerca (a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Se la MADRE È DEPRESSA il feto ne risente Mentre sono ben note le conseguenze della depressione post-partum e della psicosi puerperale sullo sviluppo del bambino, ancora poco studiata è l’influenza che può avere sul feto la presenza di una sintomatologia depressiva durante la gravidanza. Gold e Marcus, (Expert Review of Obstetrics & Gynecology, Giugno 2008) hanno evidenziato una relazione tra sintomi depressivi in gravidanza e rischio sia di parto pre-termine, sia di basso peso del bambino alla nascita. Non è chiaro se questi fenomeni siano una conseguenza diretta del disturbo dell’umore oppure dello stile di vita che ne deriva (abuso di tabacco, alcol o sostanze; alimentazione disordinata; mancata esecuzione dei controlli medici periodici ecc…). Gli autori auspicano una maggior attenzione alla diagnosi ed alla terapia dei disturbi psichiatrici durante la gestazione.

NASCITA PRE-TERMINE e disturbi psichiatrici nella vita adulta La disponibilità di efficaci tecniche diagnostiche e presidi terapeutici ha reso possibile la sopravvivenza della maggior parte dei bambini nati pre-termine. Non è tuttavia noto se, raggiunta l’adolescenza o l’età adulta, questi bambini siano a rischio di sviluppare patologie psichiatriche. Lindstrom e collaboratori (Pediatrics, Gennaio 2009), in un ampio studio, hanno riscontrato che i soggetti nati pre-termine, rispetto alla popolazione generale, hanno un incremento dell’incidenza di disturbi di interesse psichiatrico, compreso l’abuso di alcol e sostanze, e delle conseguenti ospedalizzazioni. La possibilità di sviluppare un problema emotivo sembrerebbe in questo studio direttamente correlato al grado di prematurità.

TECNICHE DI AUTORILASSAMENTO:sono veramente utili? Molte persone affette da ansia e depressione ricorrono, spontaneamente o su suggerimento del medico, a tecniche di autorilassamento (training autogeno, rilassamento applicato, meditazione yoga) per alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita. Manzoni e collaboratori (BMC Psychiatry, Luglio 2008), analizzando i risultati di 27 studi presenti in letteratura, giungono alla conclusione che queste tecniche hanno una loro dimostrata efficacia. Se ne giovano soprattutto coloro che hanno una patologia attenuata (“sotto-soglia”) o in via di risoluzione.

ANSIA E DEPRESSIONE NELL’ANZIANO: meglio prevenire che curare La contemporanea presenza di patologie mediche, e la conseguente necessità di assumere diversi farmaci, può rendere complicato il trattamento della depressione e dell’ansia negli anziani. Come e più di quanto accade per altre fasce di età sarebbe quindi opportuna un’azione preventiva. Van’t Veer-Tazelar e collaboratori (Arch Gen Psychiatry, Marzo 2009) hanno dimostrato che nei soggetti di età superiore a 75 anni è spesso possibile evitare la progressione verso forme cliniche più gravi se si trattano le prime manifestazioni ansioso-depressive con una terapia cognitivo-comportamentale e, quando necessario, con farmaci. Alla luce di questi risultati è stato proposto di inserire il monitoraggio delle condizioni psichiche della popolazione anziana in un programma per la tutela della salute pubblica.

ETÀ DEL PADRE e patologie psichiatriche del figlio Da sempre è noto il rapporto tra età avanzata della madre al momento del concepimento ed affezioni, fisiche e psichiche, del bambino. Da uno studio pubblicato nello scorso marzo (Saha e collaboratori, Plos Med., Marzo 2009) emerge che anche l’età del padre può essere determinante. Se questi ha infatti più di 55 anni per il figlio aumenta il rischio di sviluppare alcuni disturbi psichiatrici, come l’autismo, il ritardo mentale, la schizofrenia e i disturbi bipolari. Sono stati avviati studi per chiarire le possibili cause del fenomeno. 11


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Lavori in corso

informazioni sulle prossime iniziative dei nuclei locali

IDEA Bologna Progetto Scuola (Anno accademico 2008-2009) Corso di formazione per volontari, facilitatori, partecipanti ai GAA e loro familiari, presso la sede: 4 Marzo 17 Marzo 23 Aprile 21 Maggio 25 Giugno 7 Luglio

“Depressione e disturbi dell’umore” (dott. A. Serretti) “Disturbi d’ansia” (prof.a Diana De Ronchi) “Altri disturbi psichiatrici: disturbi della personalità, disturbi del comportamento alimentare” (dott. M. Bellini) “Terapie farmacologiche” (prof. D. Berardi) “Terapie psicologiche” (prof. N. C. Rossi) “Psicoeducazione ed altre terapie” (prof. G. De Girolamo)

IDEA Brescia Progetto “Assunzione di droghe: danni collaterali”, presso alcuni Istituti Superiori della città per sensibilizzare i giovani sulle gravi conseguenze derivanti dall’assunzione di droghe (Anno accademico 2008-2009) “Aborto spontaneo”, gruppo di Auto Aiuto per coloro che hanno perso un figlio, iniziativa sostenuta dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Brescia (a partire da Marzo 2009)

IDEA Genova Presentazione del libro “La danza delle cellule immortali” alla presenza dell’autrice Adriana Albini (24 Febbraio 2009). Il ricavato è stato devoluto all’Associazione IDEA Genova. In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Sociale 2009/2010, “L’uomo, il suono, la musica”, in collaborazione con l’Associazione Teatro Carlo Felice - 10 Marzo 2009 presso l’Auditorium “Eugenio Montale”. (Relatore: Enzo Bani /Musicologo : Massimo Arduino)

IDEA Imperia Spettacolo teatrale “Le muse Orfane”, il cui incasso è stato devoluto ad IDEA Imperia (27 Marzo presso il Teatro Cavour di Imperia).

IDEA Roma “Gruppo itinerante per Roma”, visita guidata ad alcuni monumenti della città. (21 Marzo 2009). “Concerto per pianoforte” delle pianiste Marcella Crudeli e Rosalba Vestini, organizzato da Idea Roma presso la Sala Protomoteca del Campidoglio, gentilmente messa a disposizione dal Comune di Roma (27 Maggio 2009 alle ore 18.30). Progetto Nave Italia (Giugno 2009).

IDEA Napoli Corso di formazione per facilitatori IDEA a cura del prof. Fiorillo (Maggio/Giugno 2009)

IDEA Trieste “IDEA per la scuola”, ciclo di incontri rivolti ad insegnanti, studenti e genitori, sui temi del disagio giovanile, fra i quali depressione ed ansia negli adolescenti, ruolo della famiglia, panico e depressione da insuccesso scolastico, tenuti dalla dott.a Giulia della Torre di Valsassina e dal dott. Davide Carlino (Anno accademico 2008-2009). Corso di formazione per volontari curato dal Prof. De Vanna (13-14-15 Marzo 2009) Torneo di burraco a favore di IDEA presso Circolo Yacht Club Adriaco (20 Marzo 2009) “IDEA Informa” – Incontri mensili nei quali uno staff di professionisti risponderà a tutte le domande e curiosità (a partire dal mese di Marzo fino al mese di Giugno 2009). 1° incontro: “I disturbi della condotta alimentare” (dott.a Greta Giacomel - 31 Marzo 2009) 2° incontro: “Stress e Psicosomatica” (dott.a Marin - 21Aprile 2009) 3° incontro: “Salute e Violenza” (dott. Roberto Lionetti – 26 Maggio 2009) 4° incontro: “Disturbo post traumatico da stress in riferimento al terremoto in Abruzzo” (dott. Davide Carlino – 9 Giugno 2009)

per maggiori informazioni consultare il sito “www.fondazioneidea.it” cliccando su “NUCLEI LOCALI di IDEA” 12


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Progetto scuola: IDEA entra in classe Proseguono a Bologna gli incontri fra IDEA e gli studenti di alcuni Istituti Superiori della città, volti a sensibilizzare ed informare i giovani e gli insegnanti sulle diverse problematiche legate ai disturbi dell’umore, per riconoscerne in tempo i sintomi e per comprendere quali siano,ad oggi,le possibili terapie per affrontarli.

IDEA torna a trovare gli studenti dell’Istituto O. Belluzzi di Casalecchio di Reno Dott. Antonio Drago* so biologico: è esperienza comune per chi lavora nel campo che i pazienti chiedano che i dosaggi dei farmaci vengano abbassati se non sospesi. Per quanto riguarda l’utilità dei farmaci, è necessario ammettere che i farmaci che si utilizzano in Psichiatria sono solo parzialmente efficaci. Tuttavia sarebbe un grave errore ammettere che non siano utili: vanno usati bene secondo le linee guida, l’esperienza clinica e l’esame approfondito della storia del paziente e del suo apparato psichico, in questo modo possono aiutare ad abbreviare il periodo di sofferenza psichica e diminuire il rischio di ricadute una volta che ci sia stato un allentamento della sintomatologia ansiosa o depressiva. Detto questo, va ricordato che in psichiatria ogni intervento non può avere pieno effetto se non è pensato ed eseguito all’interno di un progetto bio-psicosociale, ovvero di un progetto che prenda in considerazione gli aspetti biologici, psicologici e sociali della malattia e della vita del paziente. Infine, una tematica che ho voluto affrontare coi ragazzi è stata quella del suicidio. Si può correre il rischio di confondere la libera scelta di disporre così come si vuole della propria vita nella piena salute fisica e mentale, con la tendenza a formulare pensieri ed azioni a sfondo suicidario che con la salute mentale e fisica non hanno a che fare, in quanto nati e sviluppati in un contesto depressivo non riconosciuto o sottostimato. Insomma, la volontà di porre fine alla propria vita riguarda la sfera etica solo se è stata accertata la sua non dipendenza da una condizione psicopatologica dominata dalla depressione. Alcune classi sono state più vivaci, altre un po’ più spaventate mi è parso, o annoiate. Credo sia normale, e credo che il nostro compito insieme ai Volontari di Idea sia stato quello di diffondere l’informazione che in caso di sofferenza psichica, dovesse accadere adesso o fra molti anni, c’è qualcuno disposto ad ascoltare, ad aiutare”.

“L’incontro con i ragazzi dell’Istituto Tecnico Industriale Statale "O. Belluzzi” di Bologna è stata un’esperienza nuova per me, durante la quale, mediante l’introduzione di un video psicoeducazionale molto bello sui disturbi d’ansia e di depressione, ho proposto alcune riflessioni a giovani studenti e risposto alle loro domande. La domanda più frequente è stata qual’è la differenza tra uno psicologo ed uno psichiatra. Uno psichiatra è un medico con una specializzazione nel trattamento della sofferenza psichica, così come il cardiologo è un esperto del trattamento della sofferenza del tessuto miocardico. Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia che si occupa della comprensione e del trattamento della sofferenza psichica soprattutto attraverso la psicoterapia. Anche lo psichiatra può essere uno psicoterapeuta e per alcuni tipi di disturbi, perlomeno per alcune fasi del trattamento, il mestiere dello psichiatra è per qualche aspetto simile a quello dello psicologo. In generale, la condizione migliore per il paziente è che esista una buona intesa ed una collaborazione funzionale tra psichiatra e psicologo che si occupano del suo caso. Un’altra domanda che mi è stata posta con frequenza dai ragazzi, è se e quanto i farmaci psichiatrici nell’ordine: 1) cambiano la personalità; 2) danno dipendenza; 3) sono efficaci. I farmaci che vengono utilizzati in psichiatria sono prima di tutto di diversi tipi: le categorie più frequenti sono gli stabilizzatori dell’umore, gli antidepressivi, gli antipsicotici e gli ansiolitici. Di questi farmaci nessuno può cambiare la personalità. Quello che invece accade, ed è esperienza comune, è che molti di questi farmaci inducono sonnolenza come effetto collaterale – che può essere anche voluto in caso di insonnia – o permettono il cambiamento di alcuni comportamenti disfunzionali come le compulsioni, per esempio. Con l’eccezione degli ansiolitici, i farmaci psichiatrici non danno dipendenza in sen-

*Professore presso l’Istituto di Psichiatria dell’Università degli Studi di Bologna

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Vi racconto la mia esperienza Testimonianza Danilo Frangini – G.A.A. IDEA Napoli

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on so quando è iniziato tutto. Non me lo ricordo. È vero che ero stato sempre un ragazzo dal carattere malinconico ma tutto sommato poteva essere solo un trascurabile aspetto caratteriale. L’unico inconveniente era affrontare sempre le domande delle altre persone e dei parenti che mi chiedevano come mai fossi triste. Il fondo vero e proprio però l’ho toccato a 26 anni finendo gli studi universitari. Ormai avrei dovuto affrontare il mondo del lavoro ma non sapevo esattamente cosa la gente si aspettava da me e neanche io sapevo quale mestiere svolgere. La laurea in Scienze Politiche aveva come sbocco naturale la carriera diplomatica ma a dire il vero l’idea non mi aveva sfiorato minimamente e d’altronde non ritenevo di avere una preparazione sufficiente ad affrontare un concorso così difficile e selettivo. Così grazie ad un amico dovetti ripiegare su un lavoro precario e in nero come il segretario di albergo. Lavoro

che mi staccò molto dalle relazioni sociali, ero infatti arrivato a età matura senza aver avuto una relazione con una ragazza come tutti i miei coetanei. Tuttavia a 28 anni c’era anche la voglia di indipendenza dalla mia famiglia d’origine e per questo tentai di trovare un posto di lavoro a Milano dove mio fratello già lavorava. Eppure sentivo che stavo perdendo colpi da molto tempo, spesso la mattina non avevo molta forza di alzarmi e l’umore era sempre a terra. Così, a causa di questi miei stati d’animo, unitamente al fatto che dovevo affrontare una nuova vita da solo, ospite di mio fratello e in cerca di un alloggio in una realtà difficile come quella milanese, dove a prezzi molto elevati bisogna accontentarsi di spazi ridotti e spesso mal collegati con il luogo di lavoro, un giorno presi la tragica decisione di farla finita buttandomi dal balcone di mio fratello, al terzo piano. Fortuna volle che, dopo aver rischiato di morire, riuscii ad uscirne grazie anche all’aiuto di una infermiera di cui poi mi innamorai. Certo og14

gi, a 33 anni, non posso dire di essere uscito dalla depressione. Nel frattempo sono capitate molte cose, il rapporto con quella ragazza è finito, ho trovato lavoro presso la compagnia di navigazione per cui aveva lavorato mio padre ma poi mi sono licenziato volontariamente a causa delle mie paranoie, ho affrontato un percorso religioso e ho cambiato diversi psichiatri e psicologici. La cosa che mi sento di dire è che l’utilizzo di una terapia farmacologica mi ha aiutato molto. Di natura sono una persona che tenta sempre di evitare medicinali e quando ho avuto lievi influenze, ho sempre preferito aspettare la guarigione naturale. Devo dire però che un’ estate fa, quando decisi di rinunciare alla terapia, mi sentii immediatamente male, mentre ora che assumo le medicine con una certa costanza, mi sento decisamente meglio ed ho più forza per stare sveglio l’intera giornata. Negli ultimi tempi questo mi era risultato molto difficile tanto che mi alzavo la mattina presto e subito dopo mi ributtavo sul letto per


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rimanerci anche l’intera giornata. A volte la depressione porta con sé alcune azioni compulsive od ossessioni; nel mio caso la mania per la perfezione e la pulizia. Sotto consiglio del mio psichiatra ho affrontato questo problema con uno psicoterapeu-

ta, successivamente alla stabilizzazione dell’umore. Grande aiuto mi è stato dato, infine, dal GAA di Napoli, città nella quale sono nato e abito e dove ho conosciuto persone molto care che hanno avuto problemi simili ai miei. Questa è stata la mia per-

sonale esperienza, so che esistono almeno trentadue tipi di depressioni diverse e la cura non può essere la stessa per tutti. La mia speranza è solo che la depressione venga riconosciuta da tutti come una vera malattia e non come semplice stato d’animo.

Non saranno soli Testimonianza Salvatore Staffelli - G.A.A. IDEA Napoli

on ricordo come conobbi la Fondazione IDEA né quando. Ricordo però che quando arrivai fui accolto come una “persona”. Sembrerà poco, ma non essere accolto come un malato è molto importante perché noi depressi siamo sì “malati”, ma degli ammalati molto speciali: ammalati di umanità. Mai come nel periodo della “valle oscura” ho scoperto i limiti del mio essere, sono affiorati lati di me stesso che altrimenti non avrei conosciuto: solo per questo, forse, tutti dovrebbero provare, almeno una volta nella vita, una depressione temporanea, anche solamente di un minuto, ma “vera”.

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Nel mio percorso di depressione sono passato per sociologi, psicologi, psicoterapeuti vari, psichiatri, naturopati, neuropsichiatri ed altro che non ricordo. Ma sono state le terapie farmacologiche, successivamente, a darmi il maggiore aiuto. I farmaci li ho presi a dicembre 2004 e li prendo tuttora. Ma solo a marzo 2008, improvvisamente, mi sono sentito “normale” o meglio, sano. Finalmente ho ritrovato me stesso. Fino a quel momento, anche solo svegliarsi per me era diventata un’impresa faraonica. Oggi, spesso mi capita di avere a che fare con persone sostanzialmente sane ma in un periodo particolare della loro vita o che comunque stanno soffrendo

per qualche motivo. Ebbene, a queste persone sono stato di aiuto (nei miei limiti) non solo con una “normale” solidarietà ma con una “partecipazione affettiva” intensa ed attenta, donando amicizia senza esitazioni, se non amore vero e proprio. Le persone hanno sempre recepito ciò e mi ringraziano sempre di cuore. Per me la depressione ha toccato livelli di vita o di morte “spirituale” . Questo è stato possibile non solo per una maturazione affettiva dovuta proprio alla depressione, ma anche perché, grazie alla condivisione delle esperienze degli altri, ho capito che non sono solo. E le persone che mi incontreranno nel loro cammino, non saranno mai sole.

Nel ringraziare il Sig. Danilo e il Sig. Salvatore, per le coinvolgenti testimonianze, rinnoviamo l’invito a tutti i nostri gentili lettori ad inviarci articoli e testimonianze, personali o dei propri cari, affinché l’esperienza di chi ha sofferto possa essere di aiuto ad altri. 15


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Notizie dal Mondo Imperia Arte, cultura e solidarietà si sono date appuntamento al Teatro Cavour di Imperia. Il 27 Marzo, con la firma della compagnia teatrale imperiese “I cattivi di cuore”, è andata in scena “Le Muse Orfane”, capolavoro del canadese Michael Marc Bouchard. L’intero incasso dello spettacolo è stato offerto in beneficienza a “IDEA Imperia”. L’eccezionale evento artistico ed umanitario è stato ideato ed inteTeatro Cavour ramente curato dall’Associazione culturale “Imperiateatro”, presieduta da Maria Teresa Scajola Ranzini e Luca Volpe, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro. Con “Le Muse Orfane”, Marc Bouchard tratta, in chiave attualissima, un dramma familiare dove i personaggi attraverso i loro comportamenti generano Michael Marc Bouchard conflitti, paradossi, menzogne, gelosie, ripicche, confessioni, debolezze, verità pesanti. Giorgia Brusco e Eugenio Ripepi Bravissimi gli attori ed il regista; su tutti, Giorgia Brusco, beniamina del pubblico imperiese e vincitrice di tantissimi e meritati premi nazionali e riconoscimenti in tutta Italia. L’evento, al quale hanno presenziato le massime autorità della Provincia, presentato dall’attore e regista Eugenio Ripepi, ha voluto anche essere un segnale, l’inizio e l’impegno di una collaborazione umanitaria e culturale sempre più forte tra “Imperiateatro” ed “IDEA Imperia”, affiancate nel sociale per sostenere i più deboli, chi soffre e chi è solo.

Grazie all’interesse ed alla sensibilità di alcuni cittadini di Imperia nei confronti delle complesse problematiche legate ai disturbi di ansia e di depressione, è nata l’Associazione

IDEA IMPERIA Istituto per la ricerca e la prevenzione della Depressione e dell’Ansia Presidente Maria Teresa Scajola Ranzini

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Notizie dal Mondo Brescia Prosegue la realizzazione del Progetto “Assunzione di droghe: danni collaterali”, che la sede di Brescia, in accordo con il prof. Emilio Sacchetti, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Brescia sta conducendo a favore di tutti gli studenti ed insegnanti degli Istituti Superiori della città e della Provincia, per sensibilizzare i giovani sulle gravi conseguenze che derivano dall’utilizzo di sostanze stupefacenti. Sono stati realizzati per l’occasione 85.000 libretti informativi dal titolo “I Giovani e le Sostanze d’Abuso: note per una scelta consapevole”, che vengono distribuiti a tutti gli studenti durante i vari incontri. Lo scorso 6 e 7 Aprile, il prof. Sacchetti ed altri cinque suoi collaboratori hanno presentato a studenti ed insegnanti dei vari Istituti, le diverse reazioni del cervello in seguito all’assunzione di sostanze. I due incontri, che si sono tenuti presso l’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Brescia, hanno visto la partecipazione di circa 1.450 studenti. Ringraziamo la sede di Brescia ed il prof.Sacchetti per aver realizzato questo importante progetto che speriamo di poter diffondere anche in altre città d’Italia.

IDEA Brescia, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità del Comune di Brescia, si è fatta promotrice di un’iniziativa estremamente sentita e finora mai realizzata nella città, la creazione di un Gruppo di Auto Aiuto sul tema “Aborto Spontaneo”, che si tiene a cadenza settimanale presso la sede della Fondazione. L’aborto spontaneo è un evento terribile e devastante, sia per la donna che lo subisce in prima persona, sia per il compagno, a seguito del quale possono facilmente presentarsi episodi di depressione. Il Gruppo di Auto Aiuto ha lo scopo di aiutare la donna a superare un trauma così doloroso attraverso il racconto ed il confronto con persone che hanno subito la stessa esperienza; lo stesso aiuto è rivolto anche ai familiari che le stanno accanto, affinché possano ascoltare e rapportarsi alla situazione nella maniera più corretta. Durante gli incontri, condotti dal dott. Marco Pedrali, psicologo, le persone “si raccontano” e vengono affrontate ed analizzate assieme alcune tematiche come il sentimento di colpa, la rabbia, la tristezza ed il vuoto interiore. 17


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Notizie dal Mondo Trieste Lo scorso 13-14 e 15 Marzo, IDEA Trieste ha organizzato un Corso di Formazione per volontari e facilitatori presso l’Hotel Jolly della città. Tra i vari relatori che hanno presenziato, ricordiamo in maniera particolare il prof. De Vanna, Responsabile Scientifico di IDEA Trieste e il dott. Davide Carlino, Responsabile del Progetto Scuola. Tra i temi trattati nel corso delle giornate, Il disturbo da attacchi di panico, Il disturbo post traumatico da stress, Il disturbo ossessivo compulsivo, La depressione nell’adolescente, La depressione nell’anziano, Le terapie dei disturbi d’ansia e di depressione. La nutrita partecipazione ed il grande interesse manifestato dai

A sinistra il dott. Davide Carlino, al centro la dott.a Fabienne Mizrahi e a destra il prof. Maurizio De Vanna

presenti, dimostrano il notevole successo riscosso dall’evento.

Lunedì 20 Aprile si è tenuta a Trieste una cena di beneficienza veramente originale, “Quochi di Quore” è il nome scelto per quest’iniziativa che, nata due anni fa durante una cena fra amici, si è poi sviluppata fino a diventare un atto significativo nel mondo della solidarietà cittadina, “per fare del bene cucinando”. Questa serata è stata dedicata all’Associazione IDEA Trieste; personaggi di spicco del mondo della politica e dell’imprenditoria, hanno partecipato offrendo i propri servigi di cuoco o cameriere e gustato le delizie del menu sapientemente imbandito da chef di notevole fama; il ricavato della serata è stato devoluto ad IDEA, per aiutare tutte le persone che soffrono di disturbi di ansia e depressione.

Milano Il 4 dicembre scorso si è svolta a Milano, presso il Museo di Storia Naturale di Corso Venezia, una Tavola Rotonda organizzata dall’Assessorato alla Salute Mentale del Comune di Milano e da Koinè -Ufficio Salute Mentale dello stesso comune, sul tema: “Che bisogno c’è in linea? Linee telefoniche a confronto”. Hanno partecipato all’occasione Koinè, Caritas Ambrosiana, Fondazione IDEA, Il Bandolo e Progetto Itaca. In rappresentanza di Idea erano presenti la responsabile della sede di Milano, sig.ra Luciana Battistini e la sig.ra Rita Silvestri, volontaria. Attraverso le testimonianze e lo scambio di opinioni con le diverse realtà presenti, attorno alle possibili modalità di ascolto, alla tipologia delle richieste e all’orientamento che viene fornito, si è cercato di porre in luce sia le problematiche comuni, sia le diverse specificità nella relazione con l’utente. Tutto ciò ha avuto lo scopo di poter migliorare e rendere sempre più professionale il rapporto fra coloro che si dedicano a questo tipo di servizio e coloro che ad essi si rivolgono per ottenere aiuto. 18

Museo di Storia Naturale di Corso Venezia


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Notizie dal Mondo Bologna La sede IDEA di Bologna sta conducendo un Corso di formazione per nuovi volontari e facilitatori di Gruppi di Auto Aiuto. Il 4 marzo si è tenuta la prima di sei conferenze, con la partecipazione del dott. Alessandro Serretti, dell’Istituto di Psichiatria – Università di Bologna - che ha trattato il tema “Depressione e disturbi dell’umore”. I numerosi intervenuti hanno apprezzato la chiarezza espositiva e la grande disponibilità con cui il dott. Serretti ha chiarito tutti i dubbi e le curiosità dei presenti. Il 17 marzo ha fatto seguito l’incontro con la prof.ssa Diana De Ronchi, direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Bologna, che ha esposto un’interessante relazione dal titolo “Disturbi d’ansia”. Dopo aver illustrato le diverse tipologie di ansia, la prof.ssa ha suggerito, per ciascuna di esse, le cure farmacologiche e/o psichiatriche più adeguate. Particolare interesse ed attenzione nel pubblico, hanno suscitato esempi ed aneddoti di casi che la prof.ssa ha incontrato nell’esercizio della sua professione. Il 23 aprile, la terza riunione, ha visto la presenza del prof. Maurizio Bellini, direttore dell’Istituto di Psichiatria Paolo Ottonello di Bologna, che ha efficacemente illustrato la sua relazione sui “Disturbi della personalità”. Il professore ha spiegato le caratteristiche comuni ai molteplici disturbi della personalità, per poi soffermarsi sulle principali categorie in cui essi si distinguono e le principali manifestazioni comportamentali tipiche di ognuna di esse. Ha riscosso molto interesse fra i presenti la trattazione dei disturbi del comportamento alimentare e della dipendenza da alcool.

Progetto di divulgazione Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, fornendo una corretta informazione su Depressione e Ansia e per divulgare la presenza e l’operato della nostra Fondazione a Bologna, nelle giornate del 14 Aprile e 23 Maggio è stato allestito un punto IDEA presso il supermercato PAM di via Marconi. Presenti sul luogo le nostre volontarie, che hanno distribuito a tutti i clienti materiale informativo su Dove e Come aiutare tutti coloro che soffrono di disturbi dell’umore. Le due giornate hanno ottenuto un ottimo successo: l’interesse dimostrato è stato notevole e ci auguriamo di poter utilizzare ancora e non solo a Bologna gli spazi forniti dalla catena dei Volontarie di IDEA Bologna supermercati PAM. 19


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4-05-2009

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“IDEArisponde…” IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizio IDEArisponde: Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / idearisponde@tin.it Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19.30) 06 48.55.83 / idearoma@hotmail.it Bologna (Dal Lun. al Mer. 16-19, Giov. e Ven. 10-13) 051 64.47.124 / ideabo@virgilio.it Genova (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / ideagenova@libero.it Trieste (Lun. e Giov. 10-12, Mart. e Merc. 15-18, Ven.16-18) 040 31.43.68 info@ideatrieste.it Brescia (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196 Napoli (Martedì e Giovedì 18-19) 081 57.84.622 / ideanapoli@libero.it

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