Notiziario Fondazione Idea

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I D E A N

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P ERIODICO

Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995

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DELL ’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL ’ ANSIA

17 Numero 2 - 2010

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La forza per ricominciare Sandra Mondaini Con grande leggerezza, quasi ogni sera Sandra Mondaini ed il suo Raimondo, entravano nelle nostre famiglie. La loro presenza era attesa da adulti e bambini e portava con sè un'atmosfera di serenità e di buon umore. In quei momenti ben pochi pensavano a quale calvario fosse stata la vita di Sandra e con quale forza di spirito e intelligenza avesse superato i momenti penosi della sua esistenza. La depressione di cui era affetta, l'ha accompagnata sin dai primi anni di vita, unendosi poi al cancro con le gravi complicazioni fisiche degli ultimi anni. Gli antidepressivi hanno permesso di curare e prevenire i gravi episodi melanconici, permettendole di esprimere il suo grande talento di attrice, la sua grande umanità ed il suo grande amore per il prossimo. segue a pag. 2

il corpo parla di Depressione: e 8 Qualcuno vi ascolta 9 Indallabrevericerca 10 Alcool 6 Quando segnali precoci e sintomi residui depressione dal 12 IDEA Roma 14 Alaciascuno 16 Notizie 19 Lavori in corso sua cura Mondo


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La forza per ricominciare segue da pag. 1

Il mondo dei depressi deve la sua riconoscenza a Sandra Mondaini per essere stata un testimonial fortemente impegnato e convincente a favore di tutti coloro che soffrono di questa malattia. Come molti altri depressi,chiedeva pubblicamente "non toglietemi mai il mio Prozac,che mi ha salvato la vita!" Interpretando il pensiero di ogni depresso,sosteneva ogni volta "non mi preoccupa soffrire per il cancro, ma non posso sopportare le sofferenze della depressione". Nel libro “E liberaci dal male oscuro”, Serena Zoli raccolse la testimonianza di Sandra che qui vi vogliamo riproporre a pochi mesi dalla sua scomparsa.

“P

er uscire dalla depressione io ho adottato un’intera famiglia: un bimbo filippino, Gianmarco, che ora ha poco più di un anno e che è la mia gioia, insieme con la sua mamma e il suo papà. I bambini ti rigenerano, Gianmarco è la mia medicina, mi da uno scopo. E perché tutto fosse normale e tranquillo, per lui innanzitutto, ho preso con noi sia la sua giovane mamma Rosa sia il suo papà. Insieme, si occupano della casa. Ma ho detto loro ben chiaro: prima di Raimondo e di me, prima della casa, viene il bambino, le sue esigenze.

no fa. Ci sono stati vari fattori scatenanti. La menopausa intanto, che è un periodo difficile per una donna. Poi il passaggio alla Fininvest dalla RAI, che per me era “la casa”. Ci lavoravo da trent’anni, conoscevo tutti, e poi io sono una sentimentale. Inoltre sentivo di dovere tutto alla RAI: se ho avuto successo, anche se mi sono sposata, perché è lì che ho conosciuto Raimondo. Quindi, via col senso di abbandono e il senso di colpa insieme. In più c’era la mia “tata”, con noi da sempre, che aveva deciso di andarsene in pensione. Un distacco affettivo molto duro per me. Alla Fininvest non conoscevo nessuno e mi sentivo sotto esame. Disagio e paura sono andati crescendo man mano che stavo peggio, perché questo è un mestiere dove devi essere almeno al novanta per cento delle tue possibilità: io ero al venticinque. Quando incontravo i dirigenti, avevo l’istinto di farmi piccola, di nascondermi, perché mi sentivo colpevole. Certo, di base io ho sempre avuto l’angoscia dell’abbandono, la sofferenza di non avere una famiglia, di non possedere una mia tana. Fin da bambina provavo questi sentimenti depressivi ed ansiosi, ma non sapevo come si chiamavano. In famiglia c’erano dei precedenti: in quella di mio padre si era registrato un caso di anoressia e c’erano personaggi un po’ folli. Molto intelligenti, certo, grossi pittori e scrittori, però fuori norma. Anche mia madre è una depressa. Inoltre io, che per carattere non sapevo e non so stare sola, sono figlia unica. E il figlio unico è solo: mangia solo, dorme solo, gioca solo. In più i miei genitori si separarono quand’ero sui dieci anni. Ora il carattere è senz’altro la base, il dato di partenza, ma poi c’è la vita che ti influenza.

Però no, non è esatto: ho voluto questo bimbo in casa mia non per uscire dalla depressione, ma per non ricaderci. A farmene uscire avevano provveduto quindici giorni in clinica e una terapia con litio e un antidepressivo. La crisi, la grande crisi, è di un an-

Ricordo che da piccola di botto mi venivano delle grandi malinconie, c’erano cose, la musica per esempio, che 2


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di colpo mi facevano venire il magone, lo strozzo in gola e il pianto. Non era normale in una bambina, le pare?

curezza, con la sensazione di aver gettato via la mia vita. Mi vedevo come una fallita anche perché – l’ho già detto – non riuscivo più a buttarmi nel lavoro; mi sentivo una vigliacca: chiedevo parti sempre più piccole, ero in continua ritirata.

Dopo, la vita mi è andata bene, è arrivato il successo, sono arrivati i soldi, sono stata una donna fortunata. Proprio per questa mia fragilità, mi sono fatta molto amare: dagli amici, dai genitori degli amici, dai datori di lavoro. Ero sempre così bisognosa di affetto! E di affetto intorno ne ho sempre avuto molto, però io mi sentivo comunque sola. Avvert ivo quando il senso di paura, di tristezza, stava per invadermi. Accadeva a periodi. Credo fosse stagionale, non so ricostruire bene adesso. Mi dicevo: passerà. E passava, sì, a un certo punto. Ma fino a un certo punto.

Riuscivo tuttavia ancora a sopravvivere: insieme con la depressione, con piccoli momenti di panico nel corso della giornata (duravano al massimo dieci minuti). Poi si è dovuto vendere la casa di mia madre che dai cinque ai cinquantacinque anni era stata la mia casa a Milano. Avevo tanti ricordi lì, sapevo che mi sarebbe costato perderla, ma non pensavo fino a quel punto. Finito di portar via la nos tr a ro ba c on l’aiuto di un’amica, ero lì seduta sul pavimento a piangere e a singhiozzare: <<La mia vita è finita. E’ finito tutto, tutto>>.

Tra le mie paure, specie in quei periodi, c’era la morte: non la mia, temevo la morte delle persone che amavo perché rappresentava di nuovo l’abbandono. Restar sola.

La paura e l’angoscia si sono prese l’intera giornata. Solo la sera mi imbottivo di tranquillanti e dormivo. Ma al primo mattino, già dal dormiveglia, eccola lì, la paura, a riprendermi. Ormai vivevo in uno stato di panico continuo. Riuscivo a continuare a lavorare solo perché allora Raimondo ed io a Canale 5 facevamo “Il gioco dei nove”, dove io me ne stavo in un angolo e in pratica dicevo solo: <<Signore e signori, i nostri ospiti sono …>>.

Per tornare alla grossa crisi di qualche anno fa …. I cinquant’anni, la menopausa, cambiano una donna sia fisicamente sia come testa e carattere. Mi sentivo come se fossi stata due persone: c’era un’estranea, che io vedevo tutta al negativo, che si intrometteva dentro di me, e finché non sono riuscita a farmela diventare simpatica … Mi controllavo allo specchio; non dicevo: <<Non mi piaccio>>, ma <<Non mi piace questa qui che è entrata dentro di me>>.

Non volevo farlo sapere in giro che ero conciata così, avevo paura che la gente sospettasse che ci fosse qualcuno, mio marito per esempio, che mi trattava male. Mio marito, invece, povero Raimondo, stava crollando pure lui: non aveva più vicino una donna, ma una che vegetava su un divano e piangeva.

Un’altra sensazione che mi era venuta con la menopausa era questa: mi sentivo stropicciata, non so trovare un’altra parola, stropicciata come gli abiti. E come se puzzassi, e non era vero. Fu in questa situazione che subentrò il passaggio alla Fininvest, con tutto quel che ho detto. In più abitavamo ancora a Roma e dovevamo sempre andare e tornare da Milano, dove sono gli studi di Canale 5. Non mi sentivo più a casa né là né qua. Ho finito con l’abbruttirmi. Ero immersa nell’angoscia, nell’insi-

Quando avevo quegli attacchi di panico mi mancava anche il respiro e lui non sapeva che fare: se darmi dell’acqua da bere o scuotermi o non so che cos’altro. Si sentiva impotente. Io, poi, stavo male ansegue a pag. 4 3


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che fisicamente: riflessi allentati, gambe pesanti …

dovevo essere contenta, entusiasta, gasata? Io, invece, guardando quell’immensa platea che applaudiva, fui solo capace di pensare: <<Ecco, adesso tutti questi diecimila vanno via, ognuno nella sua casa, e io resto sola>>. Così, nei quadri o nelle sculture di grandi artisti io vedevo la morte: chi ha creato quest’opera bellissima è morto, pensavo.

Mi ricordo d’estate, dopo pranzo, tutti andavano a letto a riposare e io mi mettevo raggomitolata sul divano come i bambini e ripetevo a bassa voce: ho paura, ho paura, ho paura … E pensi che io sono una donna che non ha paura di niente: vado sotto i ferri per un’operazione senza pensarci, non ho paura dei ladri, di girar di notte da sola. Eppure, così m’ero ridotta.

No, adesso no, le cose belle mi fanno godere, come questo bel bambino che mi chiama <<zia>> e che io coccolo tanto e guardo, ammirata, crescere. La svolta? Certo, è venuta con quel ricovero in clinica. Quindici giorni, poi una cura di mantenimento da fare a casa: litio più un antidepressivo triciclico. Dopo un po’ ho calato da sola i dosaggi. Ricordo, però, che uscii dalla clinica con la proibizione assoluta di prendere ansiolitici. Figurarsi, prendo da una vita Control o Tavor, risposi al professore. Ma lui fu drastico: << Certo, all’inizio tranquillizzano, poi appiattiscono l’umore e piano piano deprimono>>.

Capii che dovevo ricoverarmi. A quel punto ne hai voglia ma ne hai anche paura. Lo vedo pure nelle persone – diverse mie amiche, per esempio- cui ho consigliato la mia stessa cura. E’ una paura delle medicine, un: <<Chissà che cosa ti fanno, forse ti drogano>>, una paura come se tu entrassi in clinica ed ecco che ti mettono in stato d’incoscienza finché non esci. Ma dall’altra parte, sotterranea, c’è un’altra paura: se la terapia in clinica non funziona, tu hai perso anche l’ultima spiaggia, non hai più qualcosa in cui sperare. Andai da uno psichiatra che aveva già curato con successo delle persone che conoscevo, anche un mio collega molto noto. Non ebbe dubbi: lei va ricoverata, mi disse. Questo suo verdetto suonò come una liberazione: ero una donna stanca, stanca. Stanca di me anche, ad un certo punto non hai più voglia di raccontarti. Poi, quanti mi volevano aiutare e non mi capivano; anche dei medici, che mi dicevano: <<Ma come, col suo mestiere, lei che fa ridere così tanto. Col suo Sbirulino la amano tutti>>.

Bene, niente più ansiolitici. Solo la cura con antidepressivi, a dosi ridotte. Dopo qualche mese ero tornata una leonessa. Avevo deciso – e Raimondo, grazie al cielo, fu d’accordo – di trasferirci a Milano, che ho sempre sentito come la mia vera città. Mi sono messa a fare il trasloco con grande energia e … ho deciso che ormai non avevo più bisogno dei farmaci. No, non chiesi al medico, ormai stavo così bene … Morì Ugo Tognazzi. Da sempre era un grandissimo amico di Raimondo e per me un importante punto di riferimento. Non so spiegare perché: ho degli amici che erano più amici di Ugo per me, ma ci sono delle

Gli altri non capiscono, non possono capire. Ricordo uno spettacolo estivo all’aperto. Diecimila persone! Una cosa mai vista, un successo enorme. Non 4


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persone che tu avverti come speciali per la tua vita, persone cui ti importa piacere. Insomma, Ugo era questo per me. La sua morte fu un gran dolore. Al funerale eravamo in tanti, guardavo tutti quei volti noti a me e noti al pubblico, lividi. E ho visto la mia generazione che stava morendo. Che cominciava con Ugo, il primo ad andarsene.

Ora, dall’esperienza della depressione che cosa ho

Ripiombai nella depressione. Una ricaduta netta, verticale. Ricercai il mio psichiatra. Mi sgridò perché avevo smesso la cura senza il suo consenso. La verità è che io, quando mi ero sentita bene, tornata la Sandra vivace e piena di vita, ero stata talmente felice di potermi dire: <<Ma no, io non sono malata>>. Avevo il rifiuto di ammettere questa malattia, la depressione; preferivo pensare che era stata la vita, i guai della vita, a fiaccarmi per un po’. Così avevo smesso con le pastiglie: quale prova migliore che non ero malata?

nasce dall’avere un po’ di liquido in più o in meno nel

imparato? Che è una malattia, e una malattia esattamente come le altre. Ho cercato di dirlo anche in TV, quando sono andata da Costanzo, e in un paio di altre occasioni. Perché bisogna dirlo, bisogna farlo capire alla gente che il cervello è un organo come un altro. Ho capito che la depressione cervello, e che occorre bilanciarli. Insomma, si tratta dello scompenso di un certo liquidino: e questo spiega perché c’è chi, sotto i colpi della vita, casca per terra e si rialza, e chi, invece, casca per terra e ci resta. Quanto alle medicine, sono l’unica cura. No, psicologi mai, non ci sono mai stata, ho sempre capito nettamente che non potevano aiutarmi. Non c’entrano proprio con me. Che cosa ti danno le medicine? Non ti risolvono i

Sono tornata dallo psichiatra, mi sono presa la sgridata e la cura e stavolta mi sono tenuta in contatto telefonico con lui per seguirla correttamente. L’ho sospesa dopo un anno, d’accordo col medico. Da otto mesi non prendo più niente e sto bene. E’ anche vero che ho cambiato la mia vita. In casa mia stavamo invecchiando tutti, non avevo più qualcuno per cui fare qualcosa, e una donna, io credo, ha bisogno di dare, l’ha per istinto. Le medicine ti tirano fuori dalla depressione – io sono rinata con le pastiglie, risorta – però anche tu devi rimuovere dalla tua vita le cause di malessere. Una notte ho avuto l’illuminazione: un bambino da adottare alla nostra età non ce lo danno, ma se prendessimo in casa una giovane coppia di filippini con un piccolo … Tr a m i t e a m i c i a b b i a m o s a p u t o d i Gianmarco. E senta che fortunata coincidenza. Il bambino è nato qui in Italia e i suoi genitori stavano per rispedirlo, così piccolo, di pochi mesi, nelle Filippine perché con lui qui non riuscivano a trovar lavoro. Erano disperati, si può ben i m m a ginare. Ed ecco la soluzione magica per tutti quanti noi.

problemi, sicuro, ma ti aiutano ad aver voglia di affrontarli. Di ricominciare. Quell’illuminazione di adottare un bimbo insieme con tutta la sua famiglia non l’avrei avuta se fossi stata ancora depressa. Con la terapia spunta la voglia di agire, la spinta a cercare delle soluzioni invece di star a piangere: <<E’ finita, è tutto finito, ho fallito tutto>>. Però dopo, una volta che le medicine ti hanno aiutato, devi aiutarti tu. Fare qualcosa per la tua vita. Io l’ho fatto. Ora sto benissimo. Ho le dosi giuste di emozioni: le gioie mi danno l’euforia giusta, i problemi mi danno la sofferenza giusta”.

Ora siamo una grande famiglia felice. Inoltre tutto è accaduto per Natale: e pensare che io detesto la retorica! Ma l’arrivo di Gianmarco per Natale è stato proprio il massimo. Che emozione. Una fiaba, una vera fiaba. 5


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Quando il corpo parla di Depressione: segnali precoci e sintomi residui Dott. Stefano Nassini*, Dott.ssa Sandra Ramacciotti*

……….“Buongiorno Dottore…sono alcune settimane che mi sento stanchissima…..mi fa male la testa….non dormo bene……non digerisco bene e non ho fame…..mi fanno male tutti i muscoli:..”,“forse è meglio fare accertamenti,devo essere anemica… o forse ho preso un virus”. Gli accertamenti sono da fare,ma….tenga presente che i suoi sintomi possono essere espressione di una depressione…. mi dica, quando sono iniziati….c’è nessuno nella sua famiglia che ha mai sofferto di depressione….le capita di sentirsi triste …che tutto richieda uno sforzo…oppure di non provare mai piacere………

G

ià nel 1999, uno studio pubblicato sul presti-

piacere in tutte le cose che faccio”.

gioso New England Journal of Medicine ripor-

Questo può trovare spiegazioni diverse, sia intrinseche alla

tava come il 69% dei soggetti successivamen-

natura stessa del disturbo depressivo che relative ad aspetti

te diagnosticati come affetti da Depressione

più generali. Le presentazioni cliniche dei disturbi depressivi

maggiore riferivano sintomi fisici come principale motivo di

possono essere complesse e la tendenza ad associarsi fre-

richiesta di aiuto presso il medico di base.

quentemente con altri disturbi d’ansia e malattie mediche ne

La depressione, infatti, può presentarsi con i classici sintomi

complicano il riconoscimento anche da parte della stessa per-

psicologici come l’umore depresso, la riduzione degli interes-

sona che ne è affetta.

si, difficoltà di concentrazione, ansia elevata, ma anche con

La stanchezza, la facile faticabilità, i disturbi del sonno,

importanti sintomi fisici come alterazione dell’appetito, man-

la dolenzia muscolare, il malessere generale, i dolori dif-

canza di energia, faticabilità, alterazioni del ritmo sonno

fusi, indirizzano il pensiero verso un disturbo fisico dal

veglia, malessere generalizzato e sintomi dolorosi.

momento che ancora prevale nelle persone la convinzio-

Contrariamente a quanto si crede, la maggior parte delle per-

ne che mente e corpo siano entità autonome. L’individuo

sone depresse (sino al 70-90% in alcune casistiche), tende

non viene visto nella sua unità e non è patrimonio condiviso

a lamentare inizialmente i sintomi fisici piuttosto che quelli

il fatto che i sintomi fisici e psichici possano essere modi diver-

psichici come “mi sento depresso” oppure “non provo più

si di esprimersi di una stessa malattia come la depressione. La 6


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persona stessa

Approssimativamente tra il 50 ed il 70% dei pazienti con

trova più facile rac-

sintomi fisici non attribuibili ad un disturbo medico, ha

contare il proprio

un disturbo depressivo e tra il 40 ed il 50% ha un disturbo

malessere in ter-

d’ansia se i sintomi sono dolore, faticabilità, disturbi del

mini di sintomi fisi-

sonno, fastidi gastrointestinali, sensazione di instabilità,

ci perché più adat-

mal di testa o altri sintomi senza spiegazione.

ti alla comunicazio-

Più che il tipo di sintomo somatico, riveste valore predittivo

ne con il Medico

il numero di sintomi riferiti. Esiste probabilmente una relazio-

di Medicina

ne diretta tra il numero di sintomi somatici riferiti e la proba-

Generale.

bilità che concomiti un disturbo depressivo o d’ansia.

Per contro, i me-

Pertanto, la presenza di una sintomatologia fisica comples-

dici sono portati

sa deve sempre far sospettare, tra le possibili diagnosi, la pre-

ad effettuare nu-

senza di una sindrome depressiva che può essere primaria

merosi accerta-

o concomitante. Il rischio che la depressione venga miscono-

menti clinici e

sciuta è infatti ulteriormente maggiore quando, come acca-

strumentali pri-

de frequentemente nell’anziano, sono presenti patologie so-

ma di potere

matiche croniche.

identificare cor-

L’importanza di un corretto inquadramento della sintomato-

rettamente la de-

logia fisica nella depressione, riveste un ruolo importante an-

pressione come

che nella valutazione della risposta al trattamento. La sempli-

una possibile

ce risposta farmacologica, intesa come riduzione sintomato-

causa. La diagno-

logica dei sintomi depressivi, è ormai considerato un parame-

si di depressione

tro insufficiente rispetto al pieno recupero funzionale.

è infatti più com-

Infatti, nonostante l’elevato tasso di risposta ai trattamenti

plessa nei pa-

farmacologici, la maggior parte degli individui trattati continua

zienti con preva-

a presentare sintomi residui ponendo il rischio, come segna-

lenti sintomi so-

lato dagli studi, di una più alta tendenza alle ricadute.

matici ed è indirizzata dalla pre-

Nonostante la risposta ai trattamenti farmacologici sia

senza di sintomi

elevata negli studi farmacologici, solo il 30% dei soggetti

somatici e psico-

ottiene la piena e completa remissione sintomatologica nel

logici e dal-

periodo di durata dello studio, mentre sino a 2/3 dei soggetti

l’esclusione di

trattati continuano a presentare sintomi residui.

una origine so-

La presenza di sintomatologia residua intesa come incomple-

matica.

ta remissione dall’episodio depressivo è ormai dimostrato che

Il rischio è quello di un ritardo diagnostico quando gli ac-

si associa ad una più alta frequenza di ricadute.

certamenti siano protratti oltre i ragionevoli dubbi, così

Secondo uno studio, il 76% dei soggetti che presenta sinto-

come, al contrario, la depressione può diventare la frettolo-

matologia residua manifesta una ricaduta depressiva nei 10

sa spiegazione di qualsiasi sintomatologia che non sia imme-

mesi successivi.

diatamente inquadrabile sul piano fisico.

I più frequenti sintomi residui sono quelli fisici, da lievi a mo-

In realtà, anche il primo colloquio clinico può essere di aiuto,

derati, tra cui stanchezza, dolenzia diffusa, dolori alla schiena,

dal momento che è stato dimostrato che la maggior parte dei

mal di testa, disturbi del sonno e dell’appetito.

pazienti affetti da depressione o da un disturbo d’ansia ten-

Il ruolo della sintomatologia fisica all’interno della malattia de-

de a riferire correttamente i sintomi psichici quando siano

pressiva è quindi centrale e deve essere sempre considera-

indagati direttamente. Quindi, la presenza di un’ampia sinto-

to sia nel momento diagnostico dove si colloca tra i sintomi

matologia fisica può e deve diventare il “pretesto” o la “chia-

precoci e fondamentali, sia nella valutazione degli esiti, dove

ve” per il medico per indagare la presenza di psicopatologia.

la sua corretta valutazione può avere importanti implicazioni

Un altro elemento che può indirizzare il medico verso una dia-

prognostiche.

gnosi corretta di Disturbo Depressivo o d’ansia è la presen-

* Dipartimento Salute Mentale - ASUR Marche ZT 8

za di “sintomi fisici senza spiegazione medica” che rimango-

Civitanova Marche

no tali dopo le prime valutazioni ed accertamenti. 7


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Qualcuno vi ascolta (Risponde Prof. Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Laura ci scrive da Roma: “Ho 46 anni e fino a 6 mesi fa la mia vita scorreva tranquilla: marito, figli, lavoro. Poi la scoperta di un tumore al seno. All’inizio ho reagito bene e con grande forza d’animo ho affrontato l’intervento e la chemioterapia. Da 2 mesi, quando tutto sembrerebbe volgere al meglio, il crollo: piango, mi sento finita, vuota, non provo più nulla verso i miei cari, non riesco ad applicarmi sul lavoro, non ho più voglia di vedere neanche la mia amica del cuore. La notte mi sveglio continuamente, ho perso la voglia di mangiare e sono dimagrita 5 chili. La psicologa che mi accompagna fin dall’inizio in questa triste avventura dice che devo reagire, che se lotto ho anche maggiori possibilità di sconfiggere il male. Ma come fare? Sento di non avere più dentro di me un briciolo di forza e vorrei tanto lasciarmi andare, succeda quel che deve succedere.”

to di peso, interruzione del ciclo, può ulteriormente intaccare l’essenza della femminilità e contribuire allo sviluppo di uno stato depressivo. Le più recenti scoperte scientifiche ci dicono, tuttavia, che la depressione, in chi è affetto da un tumore, può avere una spiegazione biologica oltre che psicologica. Infiammazione, infezioni, morte delle cellule causano infatti la liberazione di alcune sostanze, come le citochine e il fattore di necrosi tumorale, che agiscono sull’ipotalamo, un’area del cervello che regola il nostro stato d’animo, causando sintomi simili a quelli della depressione. E’ probabile, quindi, che l’elevata frequenza di depressione in chi soffre di cancro al seno, come pure al pancreas, all’orofaringe e al polmone, sia dovuta ad una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali. Cosa fare, quindi? Fondamentale è un intervento psicologico, soprattutto di tipo cognitivo comportamentale o ad orientamento analitico, che aiuti a riconoscere e modificare pensieri, emozioni e comportamenti disadattativi, a gestire l’incertezza sul futuro e le tematiche esistenziali associate al cancro, a restituire un senso di controllo sulla propria vita e a favorire la comunicazione con i familiari. Se, come nel suo caso signora Laura, questo non è sufficiente oppure se il malessere è molto intenso, è opportuno associare un trattamento farmacologico. Diverse ricerche dimostrano che il ricorso agli antidepressivi aiuta a recuperare la serenità, a vincere l’ansia e la sensazione che tutto sia inutile o che nulla possa essere di aiuto, come pure a riacquistare l’appetito e regolarizzare il sonno. Gli antidepressivi di nuova generazione sono anche in grado di ridurre alcuni sintomi fisici, come le famose “vampate”, causati dalle terapie ormonali spesso utilizzate per prevenire le recidive del cancro al seno. Le consiglio, quindi, di rivolgersi ad uno specialista che le confermi innanzitutto la diagnosi e che le prescriva la cura più adatta per uscire dal tunnel in cui oggi si trova.

Cara Laura, mi dispiace che, per motivi di spazio, abbia dovuto sintetizzare la sua lunga e toccante lettera. Da quello che mi racconta sembra che negli ultimi mesi al problema cancro si sia aggiunto quello della depressione che, sommando sofferenza a sofferenza, le toglie la forza di continuare a combattere. Purtroppo non è un evento raro: le statistiche ci dicono che oltre venti donne su cento con un tumore al seno sviluppano uno stato depressivo. I motivi sono di ordine sia psicologico, sia biologico. Non c’è dubbio, infatti, che il seno sia intimamente legato all’identità femminile, strumento di seduzione, oggetto di desiderio, veicolo di allattamento. Non meraviglia, quindi, se un intervento che ne modifica, a volte profondamente, l’estetica possa causare una ferita psicologica: modificazione dell’immagine corporea, paura di non essere più sessualmente desiderabile, perdita dell’autostima, difficoltà a confrontarsi con il mondo esterno. La stessa chemioterapia, causando caduta dei capelli, diminuzione della tonicità della pelle, aumen-

Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bolognao per E-mail: idearisponde@tin.it In questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune

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In breve dalla ricerca (a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)

FOLATO e depressione Il folato è una vitamina del gruppo “B”, indispensabile per la produzione ed il mantenimento di nuove cellule nel nostro organismo. Da un recente studio (May e collaboratori, Psychosomatic Medicine, settembre 2010) è emersa l’esistenza di una correlazione tra livelli di folato nel sangue e sintomi depressivi. Gli autori ritengono possibile che chi è affetto da depressione, rispetto alle persone non depresse, assuma una dieta povera di questa sostanza. Tale ipotesi, se confermata, aprirebbe nuove prospettive per la diagnosi, la prevenzione e la terapia dei disturbi dell’umore.

Meglio non sospendere le cure in GRAVIDANZA La depressione è un disturbo che interessa il 12% delle donne ed una delle condizioni mediche di più frequente riscontro durante la gravidanza. Gli studi più recenti sconsigliano l’indiscriminata sospensione delle terapie psicofarmacologiche durante la gestazione: in particolare il lavoro di B. Hackley e collaboratori (J Midwifery Womens Health, Mar-Apr 2010) trova che è la depressione gravidica, e non l’assunzione di farmaci per curarla, ad aumentare il rischio di aborto spontaneo e di anomalie congenite e problemi fisici del neonato. Gli autori sottolineano che sono ormai numerosi i dati oggi disponibili a favore della sicurezza in gravidanza di numerose classi di psicofarmaci, in particolare di alcuni antidepressivi, sia triciclici, sia inibitori della ricaptazione della serotonina.

TIROIDE e depressione Un’alterazione dei livelli plasmatici degli ormoni tiroidei comporta importanti alterazioni della funzionalità di tutti gli organi ed apparati, incluso il sistema nervoso centrale, tanto più grave quanto più precoce è l’insorgenza. Benché i lavori scientifici oggi disponibili evidenzino che nella maggior parte delle persone con disturbi di interesse psichiatrico l’attività della tiroide sia normale, R. Bunevicius e collaboratori (Curr. Opinion Psychiatry, luglio 2010) ipotizzano che non è tanto la quantità ma la “qualità” degli ormoni tiroidei a giocare un importante ruolo nel determinare la comparsa di disturbi dell’umore. Tale ipotesi, se confermata, potrebbe avere risvolti importanti sulla ricerca e sulla cura di queste patologie.

STRESS MATERNO e salute del bambino La maggior parte degli studi che valutano la relazione tra benessere psicofisico della madre e quello del bambino sono limitati al periodo immediatamente successivo alla nascita. Nel loro originale lavoro Beijers e collaboratori (Pediatrics, agosto 2010) hanno misurato il grado di ansia e stress in gravidanza di 174 madri mediante somministrazione di un apposito questionario e tramite la misurazione dei livelli salivari di cortisolo, l’ormone che aumenta in caso di stress. Il rapporto tra questi parametri e le condizioni di salute del bambino durante il primo anno di vita, mostra che i figli di madri con elevati livelli di ansia durante la gravidanza tendono ad ammalarsi più spesso e necessitano più spesso di terapia anche antibiotica. 9


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Alcool& depressione In un celebre motto di spirito Freud racconta di un paziente alcolista che ha ripreso a bere danneggiando il proprio udito. Al rimprovero del terapeuta l’uomo risponde: “Ho ripreso a bere acquavite ma le dirò perché. Fin quando non bevevo, sentivo bene, ma tutto quello che ho sentito non valeva la mia acquavite”…….

Maria Rosa Doria*

gli organi o apparati con cui interagisce, mettendo quasi in quiescenza quelle aree funzionali del cervello deputate al pensiero o al controllo dell’umore. Per cui, ad un’iniziale effetto euforizzante /disinibente sul piano comportamentale può, nel lungo temine, corrispondere un effetto inibente con sentimenti di angoscia, disperazione e tristezza. Tenendo poi conto che sovente l’alcool enfatizza il “sentire del primo contatto” (se bevo con umore buono divento allegro, se bevo e sono triste piango), il vero razionale dell’autoterapia viene a decadere.

Alcolismo e depressione, un tema che interessa le masse ai giorni nostri e che suscita di converso l’interesse degli specialisti. L’alcool è da sempre considerato una sostanza innocua, di libera vendita, il lubrificante sociale che consente di migliorare le relazioni interpersonali, “regalando” maggior abilità di comunicazione anche a coloro considerati“imbranati” al costo di ripercussioni a lungo termine cui mai al mondo si pensa di incorrere. La Depressione, il “Male di Vivere”, la malattia del secolo solo da poco riconosciuta come tale e trattata da sempre con piacevoli diversivi tipo alcool o sostanze psicotrope d’abuso piuttosto che ricorrere allo psichiatra. Il Focus di queste righe è volto a demitizzare l’uno come sostanza innocua e l’altra come malattia incurabile, sottolineando i vari aspetti che possono metterli in relazione reciproca.

L’ipotesi Autoterapica trova i suoi fondamenti in studi effettuati da scienziati Americani circa 20 anni or sono, lì dove nel tempo sono state individuate le sostanze elettive, di prima scelta, che i soggetti affetti da qualsivoglia disequilibrio affettivo o da una qualche forma ansiosa (Disturbo di Panico o Disturbo Ossessivo) scelgono al fine di lenire il proprio soffrire. Spesso, quindi, il depresso può trovarsi a “bere per dimenticare”, contrapponendo alla momentanea sensazione di euforia e di distacco dalle proprie sofferenze date dal senso di inebrio, mirando a cercare di compensare le sensazioni dolorose provocate dalle ruminazioni depressive, l’esacerbazione della propria tristezza nel momento in cui supera il limite che il suo organismo consente o peggio il giorno dopo, al risveglio. Si potrebbe, quindi, sostenere che il legame tra alcool e depressione inizia con l’alcool

La “comorbidità” psichiatrica, ossia la coesistenza del “problema Alcool” nel “problema Depressione”, è un po’ il dilemma di sempre: è la Depressione che porta all’alcoolismo o l’alcool funge da catalizzatore per l’innesco di forme depressive anche gravi? Secondo vari studi è agevole sostenere che una vera linea di demarcazione non è poi così semplice da tracciare; sappiamo che l’Alcool è una sostanza considerata sedativa, inibente, vale a dire che sopprime o rallenta le funzioni naturali de-

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pressione. Secondo alcuni autori, la depressione lieve o la depressione mascherata sarebbero all’origine dell’abuso di alcool. Già Kraepelin nel 1927 descrisse una forma di dipsomania o alcolismo occasionale, che lasciava intuire un fondo affettivo. In effetti la depressione può spesso essere alla base dell’esperienza d’abuso alcolico insieme a fattori predisponenti quali il sesso femminile (pare che il 66% delle donne con abuso alcoolico abbiano fenomeni depressivi), una storia familiare di problemi legati all’alcool, una precoce età d’esordio, separazioni o divorzi, appartenenza a classi sociali meno agiate, precedenti patologie psichiatriche, anche subcliniche o, da ultimo, la predisposizione genetica (è stato recentemente riscontrato sul cromosoma 7 un gene che pare sia correlato all‘alcolismo e alla depressione). A questo punto si pone il dilemma della diagnosi: è spesso difficile che un soggetto depresso dia al proprio alcolismo il giusto peso ritenendolo e quindi trattandolo come patologia specifica. Riconoscere in un depresso un alcoolista richiede forme di trattamento combinate (psicofarmacologiche e psicoterapiche). La possibilità di trattare una depressione primaria in un alcoolista agevola la terapia e la risoluzione dell’abuso alcoolico. Importante inoltre, sia sotto il profilo prognostico che terapeutico, l’influenza della diagnosi di depressione in termini di valutazione di rischio suicidiario. La Depressione può indurre ad una ricaduta nel bere anche dopo lunghi periodi di astinenza, al pari di come l’abuso di alcool può innescare forme depressive di gravità tale da rendere necessario un ricovero in ambiente protetto favorendo quindi il trattamento di entrambe le patologie. Un serio approccio multidimensionale può ad oggi contribuire a marginalizzare, individuando le forme precoci dell’abuso di alcool o della depressione, il forte impatto che questi problemi hanno nella quotidianità dei nostri ragazzi, favorendo, un primo passo verso la soluzione e, lì dove possibile, verso la prevenzione attraverso l’individuazione precoce dei fattori di rischio.

visto l’abbassarsi dell’età media del primo contatto a prescindere dall’esperire sentimenti pervasivi di tristezza o disperazione. Questo poi, su una base di predisposizione individuale su base genetica, può far emergere la tendenza a sviluppare disturbi depressivi. O ancora, il passaggio da bevitore occasionale a forte bevitore, può causare una sequela di problematiche fisiche, psichiche e sociali che inducono il soggetto a perdere le proprie reti sociali, agevolando l’innescarsi di forme depressive o facendo emergere da uno stato di latenza tratti personologici premorbosi di tipo distimico, favorendo il divenire De-

* Psichiatra - Clinica San Rossore, Pisa segue nel prossimo numero

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IDEA ROMA

L

o straordinario successo del libro intervista disponibile volontaria, per poi stabilirci in un prestigioso di Zoli - Cassano “E liberaci dal male oscuro”, palazzo storico a piazza Margana, ai piedi del Campidoglio: dove molte personaggi celebri confessarono finalmente anche Roma ospitava la propria sede di IDEA. per la prima volta le loro sofferenze, suggerì Il gruppo di amiche motivate ed entusiaste di intraprendere al prof. Cassano l’idea di creare una questa avventura impegnativa era in origine composto da fondazione che potesse essere di aiuto a tutte le Mariella, Malì, Giovanna, Mariolina, Carla, Vera, Chiara, persone che soffrono di Annamaria, che non depressione e potenziare finirò mai di ringraziare. A la ricerca nel campo. Fu questo punto, per poter così che nel 1993 a Milano iniziare la nostra attività, nacque la prima sede di organizzammo il primo “IDEA”; quello stesso corso di formazione per anno fui contattata dal volontari. Principio prof. Cassano, il quale mi cardine dell’attività di Le “pioniere” di IDEA Roma negli anni ‘90 manifestò l’intenzione ed IDEA è sempre stata il vivo interesse che IDEA l’informazione, nella Il prof. Morselli, il prof. fosse presente anche ferma convinzione che Cassano ed Etel Serravalle n el l a c i ttà d i R o ma . Il solamente attraverso la al primo Progetto Scuola progetto trovò immediato conoscenza si possa riscontro da parte mia e di combattere il male. Così altre care amiche, c h e decidemmo di iniziare dalla condivisero subito scuola: sedute attorno ad l’impegno volontaristico un tavolo di un noto che ne sarebbe seguito. ristorante della città, Naturalmente, per elaborammo il Progetto svolgere questo compito Scuola che sarebbe stato occorreva ricevere delle preso ad esempio e nozioni importanti; adottato successivamente organizzammo, quindi, un dalle altre sedi di IDEA. La corso di full immersion a Forte dei Marmi. Fu molto proficuo presentazione del progetto avvenne nell’ Aula Magna storica ed interessante, ma allo stesso tempo anche divertente, ci dell’Istituto Galilei, trasformata da sito polveroso in una sentivamo come in gita scolastica, lavorare con gioia per gli attrezzatissima aula per conferenze, con il prezioso aiuto di altri è veramente appagante. Una volta “abilitate”, si Vera che già organizzava convegni per la FAO. Il progetto iniziarono a muovere i primi passi alla ricerca di una sede, riscosse grande successo, sia per gli importanti e qualificati inizialmente fummo ospitati presso l’abitazione di una interventi del prof. Cassano, sia per alcune importanti 12


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supporto sia umano che scientifico. A lui un grazie speciale per l’indispensabile e costante sostegno. IDEA Roma si è dedicata anche alla creazione di molti gruppi di auto-aiuto, intensificando progressivamente tale settore, sì da raggiungere una posizione di leader in questo ambito sotto l’attento coordinamento di Roberta Necci, oggi Responsabile Nazionale dei Gruppi di Auto Aiuto IDEA. E’ da sottolineare l’estrema importanza di questi incontri settimanali che accomunano persone che hanno provato le medesime sofferenze e disagi; nel corso di questi colloqui, essi possono comunicare e confrontarsi su problematiche comuni e ciò consente loro di superare parzialmente l’isolamento e la vergogna, facilitandone il percorso di guarigione. Il primo gruppo si tenne presso la clinica S. Alessandra. Il prof. Morselli e il Prof. Tundo seguirono i lavori con molta attenzione, con la funzione di intervenire in caso di difficoltà: non si possono commettere errori, la responsabilità in questo campo è veramente grande. Il prof. Morosini, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, propose di lavorare insieme per testare la validità e la ricaduta dei gruppi. La sperimentazione fu svolta in sinergia tra Roma e Bologna, le volontarie lavorarono con grande entusiasmo e gli scambi furono continui. In seguito, fu organizzato un corso presso l’Istituto Superiore di Sanità, relatore il prof. Morosini, alla conclusione del quale il giudizio fu unanime sulla arricchente e valida esperienza. Tra le iniziative più recenti, una di particolare novità e successo, è stata la partecipazione al Progetto “Nave Italia”, dedicato al recupero ed al miglioramento della qualità di vita di persone affette da disagi psichici. Un gruppo di fruitori di Roma e Bologna, accompagnati da Giovanni Cassano e alcuni facilitatori e con il supporto Maghida Grimaldi tecnico di educatori della Fondazione Tender to Nave Italia, sono partiti per due crociere di cinque giorni a bordo di una goletta della Marina Militare.

presenze istituzionali come la prof.a Angela Giacchino, Provveditore agli Studi di Roma, la dott.a Etel Serravalle, Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, il Rettore dell’Università La Sapienza di Roma e tanti altri. La sala era gremita, i partecipanti erano circa cinquecento, presente all’occasione anche Maurizio Costanzo, che ci invitò a partecipare alla sua trasmissione. L’argomento era molto delicato, il clamore sollevato, per gli ovvi motivi, fu tale che giorni dopo un parlamentare presentò un’ interrogazione, sulla base di assunti che fraintendevano completamente il senso del nostro intervento. All’interrogazione provvide a rispondere il ministro dell’istruzione dell’epoca On. Berlinguer, unitamente ad una conferenza stampa del prof. Cassano in cui puntualizzò i numerosi malintesi. Superato questo scoglio, il progetto fu finalmente presentato all’Istituto Tecnico Medici del Vascello e al Liceo Manara. Da quell’inizio un po’ pionieristico tante cose sono cambiate; il percorso è stato lungo e difficile ma i risultati sono stati davvero lusinghieri. Negli anni a seguire, organizzammo numerosi altri incontri di formazione per volontari: ritenevamo fondamentale essere sempre preparati ed aggiornati per poter svolgere in maniera consapevole la nostra attività ed, in questo, costantemente aiutati dalla possibilità di avere a nostro supporto i migliori specialisti nel campo. Vennero coinvolti nell’avventura di IDEA Roma anche personaggi della cultura e dello spettacolo; ricordo la visita alla Galleria Borghese guidata dal prof. Claudio Strinati, sovrintendente alle Belle Arti e il divertente spettacolo teatrale offertoci da Marco Falaguasta, oggi attore di successo. Avevamo travolto col nostro entusiasmo tanti amici e anche gli stessi nostri mariti, che definivamo volontari “onorari”. Mi fa piacere, in questa occasione, ricordare il caro amico, oggi non più tra noi, Fernando Masone, all’epoca capo della polizia, che ci ha sempre seguito con affetto. Nel 2000 ho lasciato la responsabilità della sede di Roma. La fondazione IDEA ha continuato ad accompagnarmi prima a Trieste e poi a Bologna dove ho contribuito a dar vita a nuove sedi. Dopo la mia partenza la responsabilità della sede passò prima a Malì Masone, che in seguito sarebbe stata nominata Presidente Regionale, Antonio Tundo e successivamente a Chiara Colavito, Chiara Colavito oggi Presidente in carica di IDEA ROMA Onlus. Così IDEA ROMA è diventata adulta: dal 2001 numerosi gli incontri, i convegni, i corsi di formazione per volontari e tante altre iniziative per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Molte le tematiche scientifiche affrontate, sia con l’Università che con l’Ordine dei Medici; frequenti i rapporti istituzionali con la Presidenza del Consiglio e con i Ministeri più sensibili al problema. Sempre, in ogni occasione, presente il prof. Antonio Tundo, che non ci ha mai fatto mancare il suo

La partecipazione a questa iniziativa ha rappresentato un momento terapeutico ed educativo molto importante, permettendo, inoltre, ai partecipanti di scoprire nuovi orizzonti, passioni ed interessi. … Ricordo sempre con affetto la storia di IDEA Roma, l’inizio di una “missione” che da allora ha significato molto per la mia vita e dalla quale ho ricevuto tante soddisfazioni. La serietà e l’impegno costante di tutti i membri che oggi fanno parte della compagine di Roma costituiscono la concretizzazione di un sogno, di un’avventura iniziata da un manipolo di pionieri tanti anni fa per combattere il male oscuro. Maghida Fiordiliso Grimaldi - Presidente Onorario IDEA Roma - Consigliere Nazionale IDEA 13


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A ciascuno la sua cura Antonio Tundo*

E’ trascorso meno di un anno da quando televisioni, riviste e quotidiani nazionali davano grande risalto ai risultati di una ricerca condotta dallo psicologo inglese Irving Kirsch il quale, mettendo insieme tutti gli studi effettuati fino a quel momento, “dimostrava” che gli antidepressivi sono inefficaci per la cura della depressione. E’ veramente possibile che gli antidepressivi, come per settimane hanno ribadito i mass media, “servono a ben poco”, “funzionano quanto uno zuccherino”? Ovviamente no! Possibile, allora, che il Dott. Kirsch abbia preso un abbaglio e che i giornalisti italiani ed inglesi abbiano involontariamente contribuito a diffondere un messaggio palesemente errato? Altrettanto ovviamente no!

equivoco nasce dal fatto che Kirsch ha tratto

comunque migliori di quelli riportati dai mass media. Ma

le sue conclusioni dopo avere analizzato

questo modo di procedere, per fortuna, non è certamente

esclusivamente gli studi sperimentali,

quello seguito ogni giorno dagli psichiatri che operano sul

condotti per verificare se un certo farmaco

campo i quali, una volta effettuata la diagnosi, valutano una

è più efficace del “placebo”, una pillola che contiene cioè

serie di fattori prima di individuare il farmaco o i farmaci più

una sostanza non attiva, e può essere messo in commercio.

adatti per ciascun paziente. La cura della depressione deve

Il metodo utilizzato in questi studi è quello di somministrare

tenere conto, infatti, dell’età, della gravità e del tipo di

a tutti i pazienti con depressione la stessa cura alle stesse

sintomi e dell’eventuale presenza di altre patologie

dosi ed in genere i risultati ottenuti sono modesti, anche se

psichiatriche e/o mediche.

L’

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Per quanto riguarda l’età, nei giovanissimi funzionano

dall’eventuale presenza di un altro disturbo mentale o

meglio alcuni antidepressivi che inibiscono la ricaptazio-

fisico, fenomeno che prende il nome di “comorbidità”.

ne della serotonina (i cosidetti SSRI) che dovrebbero es-

In caso di comorbidità psichiatrica è necessario

sere associati ad una psicoterapia, cognitivo comporta-

selezionare un farmaco attivo sulle diverse patologie

mentale o interpersonale; negli ultraottantenni è invece

ed esclude quelli che, pur essendo utili contro la

necessario scegliere un antidepressivo compatibile con

depressione, possono peggiorare il disturbo associato.

le condizioni fisiche e con i farmaci assunti per altre

Per esempio, se concomita un disturbo di panico si

malattie e, se necessario, ricorrere alla terapia elettro-

utilizzano alcuni antidepressivi triciclici, come

convulsivante che è efficace e sicura in questa fascia di

imipramina o clomipramina, oppure SSRI, come

età anche se oggi è poco utilizzata.

paroxetina, con attività anti-panico, mentre se

Per quanto riguarda i sintomi prevalenti, ci sono diversi

concomita un disturbo ossessivo compulsivo si

sottotipi di depressione ciascuno dei quali risponde

selezionano la clomipramina, gli SSRI o la venlafaxina

selettivamente ad alcune e non ad altre terapie. Per

perché efficaci su ossessioni e compulsioni. Se è

esempio, nella depressione “con manifestazioni

presente una patologia medica è necessario valutare

melanconiche”, caratterizzata da perdita di interessi,

quale è l’antidepressivo più compatibile con questa e

abbandono delle abituali attività e dei rapporti sociali, idee

con le sue cure. Per esempio, in caso di infarto, di ictus,

di colpa, mancanza di appetito e conseguente

di ipertrofia prostatica o di glaucoma ad angolo chiuso

dimagrimento, la cura più efficace è rappresentata dagli

è preferibile utilizzare gli SSRI, in caso di diabete la

antidepressivi di prima generazione, o triciclici, e, in caso

fluoxetina, perchè faciliterebbe la riduzione del peso e

di non risposta, dalla terapia elettroconvulsivante. Al

migliorerebbe la resistenza all’insulina, in caso di

contrario, la depressione “atipica”, in cui lo stato

sintomatologia dolorosa sono preferibili alcuni

d’animo varia continuamente in risposta agli avvenimenti

antidepressivi triciclici, come amitriptilina, o di nuova

ed è presente un’eccessiva sensibilità al giudizio degli

generazione, come venlafaxina, duloxetina e

altri, un’intolleranza alle frustrazioni, una forte spinta a

mirtazapina.

mangiare ed un eccessivo bisogno di sonno, risponde

Da quanto sopra detto è evidente che il trattamento

selettivamente agli SSRI, agli inibitori delle monoamino-

della depressione negli ambulatori medici è ben lontano

ossidasi (IMAO) e alla psicoterapia cognitivo

dagli schematismi seguiti negli studi controllati mirati

comportamentale. Gli SSRI sono la prima scelta anche

alla valutazione dell’efficacia di uno specifico farmaco.

in caso di depressione “ad andamento stagionale”,

Nella sua attività quotidiana, infatti, è dovere del

che si manifesta abitualmente in autunno-inverno con

clinico proporre a ciascun paziente con depressione

sintomi in parte simili a quelli della depressione atipica.

la sua cura frutto di un complesso ragionamento che

In questa forma, oltre agli antidepressivi, si può utilizzare

tiene conto da una parte delle condizioni generali del

la “terapia della luce”, che consiste nell'esposizione per

paziente e delle caratteristiche della sua depressione,

30 minuti tutte le mattine alla luce di una particolare

dall’altra delle conoscenze scientifiche e della propria

lampada. Ulteriori varietà di depressione che richiedono

esperienza personale. In altre parole, il suo compito è

specifici trattamenti sono la distimia, in cui la

un po’ come quello di un buon sarto che per

sintomatologia è lieve ma cronica ed è necessario

confezionare un abito di qualità deve tagliarlo e cucirlo

utilizzare dosi piene di antidepressivi; la depressione

sulle misure del proprio cliente e provarlo e riprovarlo

psicotica, da t r a t t a r e c o n u n ’ a s s o c i a z i o n e d i

finché non calzi a pennello.

antidepressivi e antipsicotici per la presenza di deliri;

Grazie alla personalizzazione della terapia le

la depressione bipolare, in cui è talvolta necessario

possibilità di vincere la depressione balza dal 30-

trovare un’alternativa agli antidepressivi per evitare

50% degli studi sperimentali all’80-90% degli studi

il rischio di un rapido passaggio ad una fase di euforia;

clinici. Con buona pace di chi, seminando il panico,

e la depressione resistente, che può essere

afferma che i farmaci “sono inutili” e che è “sufficiente

affrontata associando più farmaci secondo una

la buona volontà per tenere lontana la depressione”.

precisa logica. * Direttore Istituto di Psicopatologia - Roma

Infine, la cura della depressione è condizionata 15


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Notizie dal Mondo Roma L'8 giugno 2010 si è tenuto a Roma presso la Sala Polifunzionale del Dipartimento per le Pari Opportunità il Convegno "Depressione: cosa fare. Curare la depressione senza pregiudizi", organizzato dall'Associazione IDEA ROMA onlus. Il convegno, moderato dalla giornalista Anna La Rosa, ha visto la presenza del Ministro per le Pari Opportunità On. Mara Carfagna che, oltre a dare il patrocinio all’iniziativa, ha mostrato grande sensibilità per l’argomento trattato e si è dichiarata intenzionata a sostenere la battaglia contro lo stigma su depressione e ansia. A questo proposito il Ministro, tramite la Commissione Salute da lei istituita, ha promosso un’indagine a livello nazionale da cui risulta che solo il 15% degli italiani, in caso di depressione, chiederebbe un consulto psichiatrico e che i medici di medicina generale hanno difficoltà ad inviare i propri assistiti allo specialista e a fare accettare loro le terapie. Problemi analoghi sono riportati dai farmacisti e dai familiari di coloro che soffrono di depressione. Dietro questa reazione “irrazionale” c’è la scarsa e confusa conoscenza del problema e la disinformazione sui metodi di cura. Il risultato è il protrarsi ingiustificato della sofferenza e un aggravio dei costi per la comunità. Fare chiarezza sui possibili interventi terapeutici per la depressione è stato l’obiettivo di questo Convegno. La prof.ssa Chiara Colavito, presidente di IDEA ROMA onlus, ha illustrato quanto la Fondazione IDEA abbia fatto in questi 15 anni per promuovere la ricerca e l’informazione sul tema della depressione e per sostenere concretamente coloro che soffrono di tale disturbo ed i loro familiari. Sono, poi, intervenuti il prof. Antonio Tundo sul tema “Farmaci antidepressivi: efficaci, inutili o dannosi?”, il prof. Francesco Mancini su “Psicoterapia: quando e perché”, il prof. Andrea Fagiolini su “Terapie alternative: sono efficaci?” e la dott.ssa Roberta Necci su “Auto-Aiuto: un’opportunità tra pari”. Il Convegno, che ha visto la Sala Polifunzionale gremita al massimo della sua capacità, ha nuovamente confermato la necessità di una corretta informazione, che possa consentire di superare paure e pregiudizi, di rompere l’isolamento e chiedere aiuto a chi ha le giuste competenze e di guardare nuovamente con fiducia al futuro. 16


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Notizie dal Mondo Roma Il 18 e 19 Settembre IDEA ROMA ha preso parte alla manifestazione dal titolo “Allegra ..MENTE. Con i volontari per la Salute Mentale”, promossa dai Centri di Servizio per il Volontariato CESV e SPES, in collaborazione con le associazioni per la Salute Mentale di Roma e provincia, che riuniscono familiari, volontari, operatori, cittadini e pazienti che da anni vivono le contraddizioni e i disagi del far fronte a problemi di Salute Mentale. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di sensibilizzare le persone a pensare alla malattia mentale come ad un disagio più comune di quanto a volte appaia, ma allo stesso tempo curabile e guaribile, soprattutto se si crea intorno alla persona una rete di solidarietà. Cardine della manifestazione è stato il Convegno “Volontariato e L.328/2000: le buone prassi”, volto a chiarire le applicazioni di questa legge, che regola il rapporto fra associazioni e istituzioni, nel comune intento di intervento attivo contro le problematiche presenti sul territorio e ad illustrare alcune delle esperienze fino ad ora realizzate con maggiore successo nel campo della salute mentale. Tra i relatori del seminario sul “Mutuo Auto Aiuto”, è intervenuta la dott.a Roberta Necci, supervisore nazionale dei GAA IDEA.

Roma Lo scorso 4 Novembre si è tenuto a Roma, presso la Sala Tirreno della Regione Lazio, un Convegno dal titolo “NOI DONNE NEL MONDO: le donne artefici dell’evoluzione sociale del III millennio”, alla presenza del sindaco della città, G. Alemanno e del Presidente della Regione Lazio, R. Polverini. In questa occasione, il Presidente di IDEA ROMA, Chiara Colavito, ha presentato al pubblico presente l’attività dell’associazione.La sig.ra Daniela Bonocori, partecipante dei gruppi di GAA, ha successivamente raccontato la propria personale esperienza, confermando il ruolo fondamentale avuto dalla partecipazione al gruppo di auto aiuto nella sua lotta per uscire dal tunnel della depressione. 17


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Notizie dal Mondo Bologna Anche quest’anno IDEA BOLOGNA ha voluto essere presente all’appuntamento con la “Race for the cure”- Di corsa contro i tumori al seno, mini maratona di 5 chilometri organizzata dalla Komen Italia Onlus. L’organizzazione di volontariato è attiva dal 2000 nella lotta contro i tumori al seno, per aumentare le possibilità di guarigione e migliorare la qualità di vita delle tante donne italiane costrette ad affrontare questa malattia. La maratona è partita domenica 26 Settembre dai Giardini Margherita ed ha raccolto circa 8.000 partecipanti tra giovani, donne e bambini; più di 500 donne operate al seno hanno scelto di sfilare indossando maglietta e cappellino rosa, in un’atmosfera festosa, per dimostrare quanto uscire allo scoperto e non vergognarsi sia l’atteggiamento migliore per affrontare e combattere la malattia. Presente all’occasione, come ogni anno, l’attrice Maria Grazia Cucinotta, madrina della manifestazione. Le nostre volontarie sono rimaste a disposizione per l’intera giornata a favore di tutte le persone interessate a conoscere l’attività e le iniziative di IDEA.

Bologna Per il sesto anno consecutivo, si è tenuta a Bologna la manifestazione “Volontassociate”, Festa del volontariato e dell’associazionismo della provincia di Bologna, che ha animato i parchi, le vie e le piazze dei vari comuni della provincia nei fine settimana di settembre ed ottobre con un ricco calendario di eventi. L'iniziativa nasce dal desiderio delle Organizzazioni noI volontari di IDEA Bologna profit di creare nuove opportunità per promuovere i propri valori e le proprie attività presso la cittadinanza. Domenica 3 ottobre, nell’allegra cornice dei Giardini Margherita, ha partecipato anche IDEA con un proprio punto di ascolto, assieme ad un centinaio di altre associazioni.

Genova I MERCOLEDI’ DI IDEA - 300 grammi di farina e di amicizia - Cosa sai fare? Cosa puoi insegnare e trasmettere? I GAA di Genova hanno iniziato a sperimentare un nuovo modo di trovarsi insieme, trasversale rispetto all’appartenenza ai singoli gruppi. Obiettivo è lo sviluppo di una maggiore autonomia dei singoli partecipanti che possono individuare nella Sede dell’Associazione uno spazio di riferimento e condivisione. Ogni settimana è previsto un pomeriggio in cui ci si confronta su temi diversi, scambiandosi conoscenze ed esperienze. Di volta in volta cambia il responsabile dell’incontro e si stabilisce il tema dell’appuntamento successivo: la ricetta di una torta, le riflessioni sull’amore, gli stimoli legati ai colori, all’arte, alla musica…….. Il quadro di riferimento è lo sviluppo di processi quali la crescita personale e l’auto consapevolezza delle proprie capacità. Gli incontri si basano sulle dimensioni più significative dell’esperienza umana: la libertà, la volontà, la creatività, la socialità. Le persone, già coinvolte nei GAA, sono facilitate all’ instaurarsi di un clima affettivo e al rafforzamento di elementi importanti che le riguardano nelle relazioni. Si crea uno spazio divertente, in cui fare esperienza insieme ad altri, sviluppando maggiormente il senso di appartenenza all’associazione.. Gli incontri sono aperti anche a chi, non facendo ancora parte dei GAA, voglia iniziare a conoscerne i componenti e lo spirito: un primo approccio informale che può aiutare a prendere una decisione importante. 18


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Lavori in corso

informazioni sulle prossime iniziative dei nuclei locali

IDEA Bologna Partecipazione al SANA, Salone Internazionale del naturale (9/12 Settembre 2010) Partecipazione alla maratona organizzata dalla KOMEN ITALIA Onlus, associazione che sostiene le donne operate di tumore al seno (Giardini Margherita, 26 Settembre 2010). Partecipazione alla 6° edizione della Festa del Volontariato e dell’Associazionismo della provincia di Bologna (Giardini Margherita, 3 Ottobre 2010)

Novità! È attivo il sito di IDEA Bologna www.fondazioneideabologna.it , per avere tutte le informazioni utili e conoscere in tempo reale le attività della sede. IDEA Bologna è anche su Facebook! Entrate a far parte del nostro gruppo!! Si ringrazia con infinita riconoscenza la preziosa sostenitrice che con il suo supporto e disponibilità ha reso possibili queste iniziative.

IDEA Brescia Ciclo di conferenze da tenersi presso le Forze dell’Ordine – Arma dei Carabinieri e Polizia – con la collaborazione del prof. Sacchetti (date e programmi da stabilirsi)

IDEA Milano Partecipazione alla conferenza dal titolo “I sintomi nascosti della depressione. Quando la malattia c’è ma non si vede” – Relatrice dott.a Elena Di Nasso (19 Ottobre 2010)

IDEA Genova Torneo di burraco, a sostegno dell’Ambulatorio IDEA attivo presso il Servizio di Salute Mentale di Voltri - (7 Ottobre 2010 presso il Park Tennis Club). Conferenza sul tema: “La Depressione oggi è ancora un male oscuro? Attualità in tema di riconoscimento e trattamento dei disturbi depressivi” (Auditorium ex Manifattura Tabacchi , 28 Ottobre 2010 -Via Soliman 7 Genova Sestri Ponente ). IV Corso di Formazione per volontari addetti all’Assistenza Ospedaliera ai Malati Psichiatrici; VII Corso di Formazione per Volontari della Risposta Telefonica. Tali corsi sono destinati alla formazione dei volontari iscritti, che potranno, in seguito, prestare la loro opera presso i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura della Città e presso il Centro di Ascolto “Magda Di Giovine” di Via San Luca, 15/5 (Ottobre/Novembre 2010- giorni ed orari da stabilirsi).

IDEA Roma Partecipazione a “Roma incontra il Mondo”, manifestazione che riunisce musica, cucina multietnica e artigianato e che quest’anno ha aperto le sue porte anche alle associazioni di volontariato (Luglio 2010- Villa Ada). Partecipazione alla manifestazione “AllegraMente. Con i volontari per la Salute Mentale”, promossa dai Centri di Servizio per il Volontariato CESV e SPES in collaborazione con le associazioni di Roma e provincia. (Villa Borghese, 18 e 19 Settembre 2010).

IDEA Trieste Allestimento di un banchetto per vendita oggettistica pro – Idea all’interno del Centro Commerciale di Redipuglia “Sorelle Ramonda” (18 Dicembre 2010) Corso per volontari e facilitatori IDEA (Inverno/Primavera 2011) per maggiori informazioni consultare il sito “www.fondazioneidea.it” cliccando su “NUCLEI LOCALI di IDEA” 19


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“IDEArisponde…” IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizio IDEArisponde: Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / idearisponde@tin.it Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19.30) 06 48.55.83 / idearoma@hotmail.it Bologna (Dal Lun. al Mer. 15-18, Giov. e Ven. 10-13) 051 64.47.124 / ideabo@virgilio.it Genova (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / ideagenova@libero.it Trieste (Lun. e Giov. 10-12, Mart. 16-18, Merc. 15-16, Ven.17-18) 040 31.43.68 info@ideatrieste.it Brescia (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196 Napoli (Martedì e Giovedì 18-19) 081 57.84.622 / ideanapoli@libero.it

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Grazie per l’aiuto e Buon Natale a tutti!

I D E A N

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Direttore responsabile Roberto Bianchin

IDEA Bologna • Via Barberia 18 - 40123 Bologna

Comitato di redazione Antonio Tundo, Paolo Cioni, Enrico Poli

IDEA Brescia • Via Cimabue 16 - 25134 Brescia

Coordinamento grafico/editoriale ZAP srl - Roma

IDEA Genova • Via San Luca 15/5 - 16124 Genova IDEA Napoli

• V.le Cavalleggeri d’Aosta 119 - 80124 Napoli

Presidente Sergio Camerino

IDEA Roma

Tesoriere Carla Ceppi

• Via Cavour 258 - 00184 Roma (ingresso) • Via Frangipane 38 - 00184 Roma (ind. postale)

IDEA Trieste

• Via Don Minzoni 5 - 34124 Trieste

Sede: Via Cornaggia 9 - 20123 Milano - Tel. 02 72.09.45.60 - Fax 02 80.58.18.67

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