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P ERIODICO
Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995
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DELL ’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL ’ ANSIA
18 Numero 1 - 2011
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Dolore, Dolore, fatica fatica ee disturbi disturbi dell’umore dell’umore
Pietro Scarpellini* - Laura Bazzichi** Il sintomo “dolore” è antico e aspecifico, spesso monopolizza l’attenzione del paziente, probabilmente quello più frequentemente lamentato nella pratica medica generale. E’ inoltre molto sentito dall’opinione pubblica (vedi pubblicità di analgesici e sviluppo di centri di terapia antalgica). Il dolore viene osservato attentamente anche in psichiatria, non solo come dolore “morale” considerato da tutti sinonimo di depressione- ma proprio come sintomo “fisico”. Per spiegare la “nascita” del dolore sono state elaborate diverse teor ie, r iassunte nella tabella 1. segue a pag. 2
Malato depressione da 10 Lanell’anziano 8 Smart Drugs 4 IlImmaginario 12 UnAcquiaiutoTerme 14 Qualcuno vi ascolta e la musica dal 15 Indallabrevericerca 16 IDEA 17 Laè terapia 18 IDEA 20 Notizie 23 Lavori ricerca Trieste Mondo in corso
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Dolore, fatica e disturbi dell’umore segue da pag. 1
Tabella 1 - Teorie etiopatogenetiche del dolore in psichiatria Ipotesi psicodinamica
Si basa sul significato inconscio del dolore, che si collega alle esperienze infantili e della fanciullezza, come per esempio l’accudimento e l’affetto da parte dei genitori.
Ipotesi comportamentista
Il dolore può anche essere interpretato come un comportamento appreso tramite il condizionamento, in relazione alla presenza di meccanismi positivi e negativi di rinforzo. I comportamenti attinenti al dolore, cioè, vengono rinforzati se tenuti in considerazione, vengono inibiti se ignorati o scoraggiati. Il dolore può rappresentare un mezzo per controllare, manipolare e trarre dei
Ipotesi interpersonale
vantaggi nelle relazioni interpersonali, il dolore diviene quindi un linguaggio non verbale utilizzato per la comunicazione interpersonale.
Ipotesi neurofisiologica
Anche se il dolore cronico (a differenza di quello acuto) è ritenuto un fenomeno più psicologico che sensoriale, i “circuiti” interessati dal dolore idiopatico sono attualmente oggetto di attiva investigazione.
mina), considerati come i principali “circuiti” coinvolti nella depressione. Da una prospettiva di tipo evoluzionistico, è evidente che sia le emozioni negative che il dolore fisico abbiano un valore di sopravvivenza enorme, dato che entrambi forniscono un chiaro segnale che le condizioni attuali sono una minaccia per la sopravvivenza e/o gli obiettivi di un organismo. Nella tabella sottostante so-
Il dolore può essere, quindi, inquadrato da diversi punti di vista ma, nell’intento di spiegare dove e come è presente il dolore fisico nell’ambito dei disturbi dell’umore/ansia, è utile ricordare che vi sono dei meccanismi fisiopatologici che “legano” la depressione con il dolore. Questi sono da ricercare in un’alterazione dei sistemi delle monoamine (come serotonina, noradrenalina e dopa-
Tabella 2 - Il dolore nei disturbi dell’affettività
Depressione
Negli attuali criteri per porre diagnosi di depressione non emerge il dolore, anche se nella pratica clinica quotidiana il paziente depresso molto spesso lamenta dolore, non solo morale, ma anche fisico. Questa associazione tra dolore e depressione è non soltanto clinica, ma anche di tipo causaeffetto, considerato che il dolore cronico ha un forte valore predittivo per lo sviluppo di depressione, e viceversa. Il dolore interferisce anche sulla cura della depressione, rappresentando uno dei principali ostacoli al raggiungimento della remissione ed aumenta in maniera significativa il rischio di ricaduta.
Attacchi di Panico
Il sintomo “dolore” è invece citato fra i criteri diagnostici del Disturbo da Attacchi di Panico: il dolore toracico è uno dei sintomi più frequenti nella presentazione clinica dell’attacco di panico, ma in maniera più estesa, la presenza di dolore o “fastidio” in vari distretti corporei caratterizza la manifestazione di spettro del Disturbo di Panico.
Disturbo Algico
Questo rappresenta un caso particolare, dove il dolore rappresenta il sintomo cardine, ma manca una spiegazione organica dello stesso. Sintomi depressivi sono riportati nel 60-100% di questi pazienti, anche se la loro unica preoccupazione è il dolore. La malattia è piuttosto infrequente ed il quadro clinico è molto variabile, infatti può iniziare a qualsiasi età (più spesso donne giovani), può iniziare repentinamente e risolversi spontaneamente oppure diventare cronico nonostante il trattamento.
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scale di valutazione psicopatologiche e dei questionari per poter individuare e quantificare tale sintomo nei pazienti. Il dolore e la fatica rappresentano i sintomi cardine di due malattie reumatologiche, branca della medicina che si interessa tradizionalmente del dolore articolare e delle strutture anatomiche ad esse correlate. Ad esempio, il dolore muscolare è comunemente presente nella popolazione adulta, circa il 20% riferisce dolore diffuso, un terzo dolore alle spalle, circa la metà mal di schiena nell’ultimo mese. In particolare, il dolore non localizzato in una sede specifica, bensì diffuso, ha acquistato una particolare indipendenza fino ad arrivare a caratterizzare una patologia assestante: la Fibromialgia. Definita come uno stato di sofferenza muscolo-scheletrica diffusa caratterizzata da dolore e rigidità, è influenzata da fattori climatici, attività fisica, stress psicofisici, disturbi del sonno con presenza di dolore evocabile in punti elettivi di dolorabilità, detti “tender points”.
no illustrati i disturbi psichici in cui è presente il dolore fisico insieme ad alcune considerazioni cliniche. Passando al secondo argomento, bisogna sottolineare che anche il concetto di fatica non è nuovo in medicina. Infatti, oltre ad essere una sensazione comune che tutti abbiamo provato in seguito a sforzi fisici, la fatica è presente in molte malattie sistemiche e per questo motivo l’astenia era considerata un sintomo aspecifico e diffuso, al pari del dolore. Il sintomo fatica è presente in diversi tipi di Disturbi mentali, oltre ai quadri organici e quelli psicotici, andremo a descriverlo meglio nei Disturbi dell’Umore e nei Disturbi d’Ansia nella tabella 3. Occorre, poi, non dimenticare che, spesso, i pazienti affetti da depressione ed ansia sono sottoposti a trattamenti con farmaci ansiolitici, non raramente assunti in dosi elevate, che potrebbero contribuire al manifestarsi dell’affaticamento. Vista l’importanza della fatica in ambito psichiatrico, molti autori hanno elaborato delle
Tabella 3 - La fatica nei disturbi dell’affettività Attacchi di Panico
Disturbi d’Ansia
Disturbo OssessivoCompulsivo
Disturbo da Ansia Generalizzata
La fatica rappresenta una parte importante del quadro clinico soprattutto quando la fase post-critica si protrae per molto tempo dopo l’attacco di panico occupando il periodo tra una crisi e l’altra. Una sensazione persistente di stanchezza fisica, di spossatezza può prevalere sia sulle ossessioni che sui rituali dove la tensione nervosa e l’incapacità a rilassarsi sono causate da tematiche di dubbio o fobiche non chiaramente manifestate dal paziente. Oltre alla presenza di ansia, preoccupazioni irrealistiche ed eccessive protratte nel tempo, vi sono sintomi più propriamente “somatici”, come la faticabilità e tensione muscolare. La fatica viene presa in considerazione nella diagnosi.
Disturbi dell’Umore
Depressione-Distimia
Mancanza di energia fisica è un sintomo cardine.
Mania-Ipomania
Sensazione di fatica è assente.
te invalidante presente da più di 6 mesi associata a sintomi tra cui intolleranza allo sforzo, non inquadrabile in un definito disordine di tipo medico o psichiatrico. Complessivamente si può affermare che questa malattia debilitante perdura in molti pazienti per diversi anni, mentre in altri, spontaneamente o con l'intervento farmacologico, tende a migliorare nel tempo. I pazienti sono solitamente giovani e donne con un’età media intorno ai 35-40 anni. La CFS é praticamente assente negli anziani (oltre i 65-70 anni), ma vi é qualche caso pediatrico. Le cause di questa malattia sono tuttora mal definite. Si ritiene che alla base vi possa essere una risposta anomala del sistema immunitario ad una infezione, una neoplasia o ad una intossicazione chimica o alimentare; anche le terapie proposte sono molto legate alle ipotesi etiopatologiche.
Sono tipicamente assenti alterazioni biochimiche o elettromiografiche documentabili. Le cause non sono ancora del tutto chiarite, tuttavia negli ultimi anni è emerso che frequentemente si presenta insieme a disordini psichiatrici quali depressione, distimia, ansia. Vi sono dei fattori che possono influenzare la presentazione ed il decorso della Fibromialgia: positivamente (caldo secco, sonno ristoratore, attività fisica, bagni caldi) e negativamente (freddo umido, sonno non ristoratore, eccessivo lavoro, inattività fisica, stress). La terapia della Fibromialgia si basa su svariati presidi, farmacologici e non, che devono essere individuati per ogni singolo paziente. La fatica è una sensazione comunemente percepita dalla popolazione generale, definita come sforzo fisico o mentale che provoca stanchezza. La fatica è presente in maniera centrale in una malattia dal nome Sindrome della Fatica Cronica (CFS). La CFS è definita affezione caratterizzata da sensazione di fatica altamen-
*Specialista in Psichiatria, dottorando Università di Pisa **Specialista in Reumatologia, Az. Osp.Universitaria Pisana 3
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Il Il Malato malato Immaginario immaginario Maria Cristina Chiavacci* - Cristina Ceccarini*
minano la preoccupazione eccessiva verso qualsiasi tipo di sintomo, l'allarme per ogni sensazione fisica, l’attenzione esasperata per la propria salute. Le sensazioni corporee sono vissute come sgradevoli ed inquietanti. In uno stato di continua apprensione, l'energia viene risucchiata dall' ascolto di un corpo percepito come “malato”. L’ipocondriaco vive, così, nel timore o nella convinzione di essere ammalato, convinzione fondata sull’erronea interpretazione di segni, sintomi e sensazioni somatiche.
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i corsa dal medico ad ogni colpo di tosse o sintomo di un qualche malanno; immediatamente al pronto soccorso per ogni piccolo fastidio vissuto come un campanello d'allarme che può sottintendere ben altro. Parliamo, come sicuramente qualcuno avrà intuito, di ipocondria. Ma qual è l’origine di questo termine e cosa significa veramente? “IPOCONDRIA”, dal greco “Hypocondrios”, corrispondente alla porzione anatomica sotto le coste e ritenuta associata agli stati d’animo dello sconforto e della malinconia, indica un concetto che si è lentamente modificato nel tempo, perdendo il significato di disturbo organico, (anche se fino al diciassettesimo secolo identificava ancora un disturbo gastrico, quindi disturbo d’organo) con depressione e nervosismo.
Il pensiero è concentrato sull’osservazione prolungata di “segni” riguardanti le funzioni fisiologiche (respiro, battito cardiaco, peristalsi intestinale etc.), alla ricerca di un qualcosa di “anomalo” e, quindi, minaccioso. Sintomi banali come la cefalea, la stanchezza, la pesantezza di stomaco, vengono amplificati, elaborati ed interpretati come sintomi di affezioni più gravi. Altre volte le lamentele riguardano sensazioni fisiche vaghe e ambigue, definite come “cuore affaticato”, “testa confusa”, “vene doloranti”. L’ ipocondriaco, sempre in stato di allarme e tensione, lamenta continuamente numerosi sintomi coinvolgenti diversi organi ed ap-
L'attuale classificazione delle malattie mentali pone il disturbo ipocondriaco fra i Disturbi Somatoformi. Tuttavia l’ipocondria è anche sintomo dei disturbi in particolare d' ansia e dell’umore. A differenza della Fobia delle malattie (Patofobia), caratterizzata dal timore generalizzato di poter contrarre malattie, nell’ipocondria do4
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sare degli anni di studio nell'Università, si riduce la tendenza all’elaborazione ipocondriaca dei sintomi e scompaiono “autodiagnosi” erronee.
parati. I disturbi fisici divengono l’argomento principale di conversazione, talora è convinto di soffrire di una grave malattia ancora non individuata. A niente valgono la rassicurazione del medico, gli esami negativi e il decorso benigno. La preoccupazione per la salute interessa ogni settore della vita, con ripercussioni nell' ambito familiare, sociale e lavorativo (scarso rendimento, assenteismo). Trascorre il tempo alla ricerca di conferme o smentite; se in passato consultava l’Enciclopedia Medica, oggi naviga su Internet, delineando così una vera e propria “ipocondria da web”. Nell’ipocondria il nostro corpo è sempre sotto minaccia, nella paranoia è la nostra forma (io) ad essere minacciata.
Ipocondria di massa Il costante bombardamento di informazioni mediche cui siamo sottoposti è conosciuto come “ipocondria di massa”. In particolare, per effetto dei mass-media si diffondono: il terrore di contrarre infezioni da virus Ebola, oppure da influenza Suina e da Aviaria e da encefalopatia da Mucca Pazza etc… Queste paure hanno provocato radicali cambiamenti per lunghi periodi di tempo nelle abitudini alimentari e di vita di molte persone. L’ipocondria è molto diffusa e presenta intensità variabile: va dai timori, definiti “normali”, in certe condizioni, in certi periodi della vita, di fronte a certi eventi o notizie (malattia di un parente o di un coetaneo), fino ai timori più strutturati in personalità disturbate.
I Cybercondriaci Sono definiti “cybercondriaci” gli ipocondriaci del terzo millennio: i milioni di persone che si riversano in rete per dissipare dubbi e trovare certezze riguardanti le proprie condizioni di salute.
L’ipocondria è presente indifferentemente nel sesso maschile o femminile ed è più frequente nella quarta e nella quinta decade di vita.
Un recente studio del Censis rivela che in Italia il 34% dei 23 milioni di “navigatori” si connette alla ricerca di informazioni sanitarie e addirittura per il 18% degli italiani il web è la principale fonte di informazione medica su diagnosi e terapia. Secondo quanto riportato da “Google Statistiche”, tra le parole più “cliccate” troviamo “tumore”, “tumore al seno” e “tumore del colon”. In Gran Bretagna, secondo la Engage Mutual, 6 adulti su 10 si rivolgono ad internet invece che al proprio medico allorché avvertono un malessere qualsiasi e la metà di essi si convince di essere affetto da una grave patologia. La facile accessibilità ad una grande massa di informazioni può alimentare l’ipocondria (vedi le molteplici malattie di cui ritiene di essere affetto qualsiasi studente di Medicina). I docenti delle Facoltà Mediche sono oggetto di richieste di rassicurazione da parte di allievi assillati dal timore di essere affetti dalle malattie che studiano sui testi in preparazione degli esami. Si tratta di un fenomeno ben conosciuto, noto come “Sindrome degli studenti di Medicina”. Fortunatamente, con il pas-
Le Cause Nel determinismo del disturbo pesano i fattori genetici. La familiarità è confermata nei gemelli identici (omozigoti) e nei parenti di primo grado. Hanno un peso anche i fattori ambientali (ad esempio: sembra che fattori stressanti, una storia personale di malattie contratte durante l’infanzia o la recente comparsa di gravi malattie in un familiare possa predisporre all’insorgenza di sintomi ipocondriaci).
I Costi sociali I costi sociali dell’”ipocondria” sono notevoli: è spesso invalidante per chi la vive ed ha un forte impatto economico per il Sistema Sanitario Nazionale. Gli ipocondriaci assorbono con le loro paure circa un quinto del tempo speso dai “camici bianchi”. In un comunicato che affolla le principali testate britannisesegue a pag. 6 5
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teorismo, che anche mentre scriveva “L’origine delle specie” annotava pedissequamente intensità e frequenza delle flatulenze che lo affliggevano e che cercava di attenuare con clismi di acqua gelata, al celebre pianista Glen Gould che era, tra l’altro, terrorizzato dalla possibilità di contrarre malattie infettive e per questo indossava abiti pesanti anche nei mesi estivi e consumava enormi quantità di farmaci, che probabilmente gli provocarono il collasso fatale all’età di 50 anni. Fra gli altri celebri ipocondriaci Florence Nightingale che, dopo essersi ammalata (forse di brucellosi), si ritirò a vivere in una camera dell’Hotel Burlington, a Londra, e lì iniziò a scrivere articoli sul servizio sanitario, fondando di fatto il sistema infermieristico. In modo analogo Marcel Proust, colpito da una lieve forma di asma bronchiale (associata ad un disturbo di Panico con Ansia di Separazione dalla madre), si isolò così a lungo in una camera da letto ed in maniera così preoccupata, da avere a disposizione il tempo necessario per “La Recherche”.
che, gli esperti puntano il dito contro chi vive con lo spauracchio di malattie e malanni; è evidente che l'ipocondria ha un «impatto catastrofico» sul NHS, il SSN britannico. Per questo urge mettere a punto interventi “ad hoc” diretti ad informare sulla cura di malattie e disturbi minori, evitando così perdite di tempo e spreco di denaro pubblico. Secondo gli esperti questo approccio potrebbe far risparmiare al NHS 10 miliardi di sterline (oltre 14 miliardi di euro) nell'arco di 5 anni. Il Ministero della Sanità Britannico ha bisogno infatti di reperire 20 miliardi di sterline entro il 2014 e con l'intervento sugli ipocondriaci potrebbe dare un ridimensionamento significativo ai costi. I numeri sulle visite effettuate dai medici di famiglia britannici (8,4 milioni di visite spese per mal di schiena, 5,3 milioni per raffreddori, 2,6 milioni per tosse, 2,4 milioni per acne) seppure non giustificati, sono in costante crescita. Nell'arco di un ventennio, dal 1987 al 2007, sono aumentate del 18%. Ricordiamo, poi, le ingenti somme di denaro spese ogni anno da questi soggetti per i cosiddetti “farmaci da banco”, come preparati vitaminici, integratori alimentari e “ricostituenti” vari.
In tempi più recenti troviamo Andy Warhol, terrorizzato dal cancro, dalla calvizie, dall’AIDS, al punto da perdere di vista l’infezione alla colecisti che lo portò a morte. E che dire di Woody Allen, terrorizzato da ogni malattia, e di Michael Jackson, che ha dormito per anni in una camera pressurizzata, ingurgitando farmaci di ogni genere?
Ipocondriaci celebri Molti personaggi famosi sembrano aver sofferto di sintomi ipocondriaci nel corso della loro esistenza, con rilevanti ripercussioni sulla loro vita privata e lavorativa. Una recente pubblicazione del britannico Brian Dillon traccia il ritratto di nove di loro: da Darwin, ossessionato dal me-
Molti i personaggi ipocondriaci tratteggiati in classici della letteratura: dall’Idiota di Dostoevskij a Zeno Cosini di Svevo, dal giovane Holden di Solinger ad Argante, dipinto da Molière come un individuo 6
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interessato solo alla propria salute, preoccupato dalle infinite malattie che teme o che sente di avere, mentre è attorniato da individui che approfittano della sua ipocondria (la moglie, il medico, il farmacista).
Trattamento L’ipocondria come sintomo di altri Disturbi Mentali, (Disturbi d’Ansia e dell’Umore) tende a scomparire se viene adeguatamente trattato il disturbo principale (Disturbo d’Ansia Generalizzata, Disturbo di Panico, Disturbo Depressivo, Disturbo Ossessivo-Compulsivo). Nel caso del Disturbo Ipocondriaco, in cui l’alterazione del vissuto corporeo costituisca il fenomeno primario e nucleare della malattia, è invece indicato il trattamento con antipsicotici. Nella fase successiva possono risultare utili i diversi tipi di psicoterapia.
Diagnosi Ci chiediamo se oggi la diagnosi di questo disturbo sia così immediata o richieda piuttosto un’attenta osservazione. Oltre alle manifestazioni più evidenti e caratteristiche già descritte, per orientarsi può essere d'aiuto un test chiamato Illness Attitude Scale (IAS), elaborato da Robert Kellner nel 1985 e studiato dai ricercatori della Facoltà di Psicologia di Bologna. Lo IAS distinguerebbe i "malati immaginari" dai non affetti, mediante le domande sugli eventuali sintomi riconducibili all’ipocondria. Il questionario permette di individuare se un paziente è più preoccupato nei confronti della malattia o della morte, di comprendere l'effetto dei sintomi sulla sua vita quotidiana e di indagare l’atteggiamento nell’ambito di problematiche di salute e di prevenzione. Il profilo ottenuto con il test indica se e "quanto" si è ipocondriaci.
Doctor Shopping La terapia è resa particolarmente difficile dal frequente rifiuto della cura farmacologica da parte dei pazienti, che tendono a opporsi ad un approccio psichiatrico del loro disturbo, ribadendone la base fisica. Determinante è, quindi, l’instaurarsi di una relazione supportiva con il medico, volta a ridurre l’ansia del paziente, allentare la paura delle malattie e migliorare il funzionamento sociale e lavorativo. Il medico deve proporre visite di controllo periodiche ad intervalli regolari, indipendentemente dal presentarsi di “nuovi sintomi”; dovrà rispondere in maniera appropriata alle lamentele e alle richieste del paziente; dovrà porre attenzione al “sintomo fisico” evitando di eccedere con le procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie; potrà, così, arginare sia il fenomeno del “doctor-shopping”, ovvero il fenomeno per il quale i pazienti si rivolgono in maniera sistematica a vari specialisti per ottenere esami o visite cliniche, sia il rischio di complicanze dovute all’uso inappropriato di farmaci. E’ vero, altresì, che la diagnosi di “Disturbo Ipocondriaco“ non esclude la presenza di una malattia fisica associata. Starà, quindi, al medico l’obbligo di indicare gli accertamenti necessari.
In conclusione, l’ipocondria può lambire o condizionare la nostra esistenza. Molteplici possono essere le nostre risposte. C’è chi diventa fan della salute seguendo con passione trasmissioni televisive e giornali che trattano di benessere e di medicina; altri possono essere indotti a scegliere una professione dell’ambito sanitario nella speranza di placare l’ansia verso la propria salute; c’è poi chi, come Argante, preferisce trascorrere la vita nel timore di essere ammalato piuttosto che accettare la possibilità di esserlo, rifiutando la malattia, al fine di esorcizzare il senso della fine. * Psichiatra 7
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SMART DRUGS Alfredo Sbrana*, Luigi Piz** Smart drugs: con questo termine sono definite le “droghe furbe”, quelle che riescono in varie maniere ad eludere i controlli delle forze dell’ordine. Possono essere di origine vegetale, oppure sintetiche e vengono accreditate di proprietà afrodisiache, psicostimolanti, dimagranti, migliorative della concentrazione, stupefacenti. Possono contenere efedrina, caffeina e taurina ma anche allucinogeni, steroidi e diuretici. In genere non contengono sostanze oppioidi e ciò ingenera nel consumatore l’idea (erronea) di non essere un “tossico”.
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ono, quindi, composti di varia natura dagli effetti differenti, spesso imprevedibili, combinati tra loro in associazioni sperimentate “in vivo” su malcapitati utilizzatori e che, non essendo riportati sulle tabelle ministeriali delle sostanze stupefacenti, sfuggono alle indagini e ai sequestri. Sono venduti via internet o in speciali negozi denominati “Smart Shop” o anche per strada.
dotti dimagranti come thè verde, ananas e foglie di betulla, ma anche derivati anfetaminici (ecstasy ed ice sciolte in liquidi) popper (nitrato di amile ad azione psicostimolante e tachicardizzante), funghi allucinogeni (amanita muscaria, tossico in quantità anche modeste), piccoli pezzi di peyote (un cactus contenente psilocibina, un potente allucinogeno). Queste sostanze vengono assunte in modi del tutto nuovi (es. hashish bollito nel latte, funghi fumati anziché ingeriti), con effetti più intensi ed imprevedibili. Gli smart-shops propongono uno “sballo” ottenibile con prodotti “naturali”, di erboristeria, dunque ritenuti “innocui” dagli ignari consumatori. Purtroppo, definire una droga non dannosa perché estratta dalle piante è una proditoria forma di merchandising basata su di un luogo comune: sappiamo bene, infatti, che gli estratti di origine vegetale (coca, mescalina, stramonio, cicuta, strofanto, digitale, belladonna) possono presentare effetti tossici an-
Passeggiando per le vie principali di città anche piccole (Brescia, Rimini), può, infatti, capitare di imbattersi in bancarelle ove si offrono, oltre alle solite cianfrusaglie, piccoli semi decorativi e deodoranti per ambienti: i primi non sono altro che semi di piante allucinogene (cannabis sativa, indica o skunk), i secondi hashish venduto come incenso. Negli smart shops, (che spuntano come funghi nelle grandi città in controtendenza rispetto alla crisi), oltre agli oggetti più curiosi e colorati si possono trovare pro8
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vela spesso un’arma a doppio taglio) o del largo consumo di sali da bagno fra le fila di insoliti compratori quali adolescenti, ambulanti e tossicodipendenti. In casi meno fortunati queste sostanze balzano agli onori della cronaca in relazione a numerosi episodi di gravi intossicazioni nel volgere di pochi giorni. I consumatori di smart-drugs appartengono a gruppi eterogenei: studenti desiderosi di qualche sostanza “dopante” per preparare gli esami, adulti fra i quaranta e i sessant’ anni che ricercano accresciute capacità sessuali, giovani incuriositi dagli effetti disinibenti e in cerca di nuove emozioni. L’aspetto più significativo e preoccupante di tutto ciò è la grande duttilità dimostrata dal mercato clandestino della droga, in grado di modificare l’offerta e di adattarla alle esigenze di un numero sempre maggiore di consumatori mediante prodotti sempre più diversificati negli effetti e nelle vie di assunzione, distribuiti attraverso una rete capillare ed innovativa capace di garantire la quasi totale impunità ad acquirente e venditore. Non più, quindi, la obsoleta figura dello spacciatore agli angoli delle strade, intento a scambi furtivi con giovani dall’aria circospetta, facilmente individuabile dalle forze dell’ordine, ma una catena di insospettabili negozi e bancarelle etnici o etno-biologici o, peggio ancora, la rete di internet, che consente acquisti non nominativi. Possibili correttivi non sono facili da proporre. Se da una parte appaiono importanti atteggiamenti repressivi volti a limitare la diffusione di queste sostanze, questi non possono costituire la sola strategia adottata. Importante risulta altresì un’ attività di sensibilizzazione al problema rivolta soprattutto ai giovanissimi, coi quali è sempre da evitare la “demonizzazione”di queste sostanze, che potrebbe sortire un effetto opposto a quello desiderato. Infatti, trasmettere la prospettiva di effetti catastrofici per sostanze percepite come innocue rischierebbe di togliere efficacia al messaggio e sospingere energicamente verso di esse. Appare più efficace, senza soffermarsi troppo sugli effetti di segno positivo (che potrebbero suscitare curiosità), descriverne in modo semplice ed esplicativo gli effetti negativi e/o tossici, attraverso un approccio “laico” proprio dell’informazione scientifica.
che gravi. Gli stratagemmi utilizzati per aggirare i controlli sono molteplici e talora ingegnosi: mascherate da prodotti etno-biologici, le “droghe furbe” sono vendute sottoforma di semi da collezione, oggetti decorativi, profumatori ambientali ed incensi. Chi le acquista, però, sa bene di poterle masticare, inalare o fumare per ricercarne gli effetti psicoattivi, a dispetto dell’etichetta sulla confezione che ne sconsiglia l’uso improprio, limitando la perseguibilità del commerciante. Ogni anno vengono lanciati clandestinamente sul mercato migliaia di composti nuovi non individuati e identificati dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell' Istituto Superiore della Sanità perché non ancora conosciuti. In natura sono presenti in quantità molecole con effetti psicotropi non ancora studiate nè catalogate. Ciò garantisce a chi le commercia un buon margine di tempo prima che vengano effettuate adeguate ricerche e siano dichiarate illegali. Si tratta di una lotta contro il tempo fra medici e legislatori da un lato e chi propone le nuove droghe dall’altro: la battaglia si combatte lungo un confine indefinito tra legale ed illegale in un campo difficilissimo da controllare. I farmaci prima di entrare in commercio devono superare almeno 3 livelli di sicurezza, sono testati in vitro, su animali e su volontari sani attraverso protocolli di ricerca volti a dimostrarne l’efficacia e ad escludere effetti dannosi; le smart drugs sono “lanciate” direttamente sul mercato senza alcuna sperimentazione clinica e senza preoccupazione di possibili effetti avversi. Una volta riconosciute e vietate, le smart drugs possono, inoltre, sfruttare qualità camaleontiche attraverso le quali, mascherando o variando poche molecole di sintesi, si aggira facilmente la legalità: il Popper, liquido composto da nitrato d’amile è inserito tra le sostanze illecite ma continua ad essere prodotto e venduto in una variante denominata “Reds”, che non contiene il prodotto presente nelle tabelle, bensì il non ancora codificato nitrato di isobutile, dotato di uguali effetti tossici. Basta, infatti, una sniffata per sentirsi il cuore in gola e il battito cardiaco a mille. L’effetto dura meno di un minuto, ma può complicarsi con gravi aritmie cardiache, perdita dei sensi, confusione. Nei casi più fortunati le forze dell’ordine riescono a bloccare il traffico di stupefacenti attraverso il controllo del passaparola tra gli internauti (il tam tam che spesso diffonde le particolari proprietà “piacevoli” di una nuova sostanza si ri-
* Dipartimento Interaziendale di Salute Mentale – ASL 5 Pisa – Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana ** Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Università di Pisa 9
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La depressione nell’anziano Il processo di invecchiamento della popolazione ha rappresentato una vera e propria rivoluzione demografica per l’intensità e la rapidità con cui si è realizzato negli ultimi 100 anni. Si prevede che nel 2050 in Italia giunga a deformare la struttura della popolazione per età, con una quota di anziani (33,6% del totale della popolazione) oltre due volte e mezzo la quota di giovani (solo il 12,7%). Simona Gotelli*, Marco Vaggi**, Lucio Ghio***
ta reattiva ad una grave malattia fisica e quindi, non meritevole di trattamento.
L’
invecchiamento è un processo fisiologico, non una malattia e non necessariamente porta alla compromissione delle funzioni psichiche o ad un deterioramento cognitivo. Tuttavia alcuni disturbi mentali possono manifestarsi nell’età senile: la depressione e la demenza.
Le difficoltà diagnostiche sono in parte dovute alle modalità di esordio ed al tipo di sintomatologia che nell’anziano sono differenti rispetto al giovane adulto. Infatti, il quadro clinico si caratterizza per la minore frequenza di umore depresso e per la prevalenza di sintomi somatici, ansia e deficit cognitivi.
La Depressione è il disturbo mentale più frequentemente riscontrato nell’anziano. La sua prevalenza in età geriatrica è superata dalle demenze solo dopo i 75 anni: 10% dei soggetti che vivono nella comunità, 25% dei soggetti affetti da malattie fisiche croniche. Una percentuale superiore e spesso sottostimata si riscontra nei pazienti ricoverati in ospedale o in residenze assistite.
Talora il paziente anziano esprime la propria “depressione senza tristezza” con sintomi quali iporessia, perdita di peso, astenia, insonnia, ai quali si accompagnano ansia, lamentosità, agitazione o l'aggravarsi dei sintomi di malattie fisiche preesistenti. Nelle forme gravi si riscontrano rallentamento fino all'arresto psicomotorio, deliri di colpa, di rovina e di persecuzione.
Il fenomeno costituisce un problema prioritario di sanità pubblica: vedi, infatti, il rischio di suicidio stimato intorno al 35-40% in persone con più di 65 anni, la frequenza dei ricoveri ospedalieri (il 30% dei pazienti ricoverati per depressione ha più di 65 anni) e l’influenza negativa sulle patologie fisiche croniche (e quindi sulla mortalità). A ciò si aggiunga che la depressione dell'anziano è riconosciuta in meno del 20% dei pazienti da parte dei medici di medicina generale e nel 10% dei pazienti ricoverati per altre patologie. Sovente non viene neanche adeguatamente trattata, vuoi per gli stereotipi che la identificano come espressione parafisiologica dell’invecchiamento o perchè considera-
Anche se manifesta soltanto sintomi somatici, nell'anziano bisogna considerare l’alto rischio di suicidio. Inoltre le forme di depressione sono più sfumate rispetto all’età adulta. Solo l’1-4% dei soggetti oltre i 65 anni sarebbe affetto da Depressione Maggiore o da Distimia (circa 2%); molto più numerosi sono gli anziani che presentano sintomi depressivi meno strutturati. 10
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o meno di patologie somatiche concomitanti. La psicoterapia è largamente impiegata per contrastare i numerosi problemi psicologici correlati alle vicende di quest’epoca della vita, che rappresenta un periodo a rischio in cui la persona si confronta con la solitudine, con la perdita dei ruoli sociali e la restrizione delle aspettative di vita. Ad esempio, le tecniche cognitivo-comportamentali aiutano ad adattarsi ai cambiamenti di ruolo sociale (es. pensionamento), a convivere con patologie croniche o invalidanti, a migliorare l’autostima e la fiducia in se stesso ed, inoltre, riducono il senso di inutilità, facilitando le relazioni interpersonali. La longevità, di per sé una conquista, determina comunque un aumento di soggetti affetti da malattie croniche, che richiedono elevate competenze professionali e un'organizzazione assistenziale specializzata.
Il frequente riscontro nell'anziano di sintomi depressivi isolati, depressione subclinica o di sintomi depressivi minori, indicano che i criteri diagnostici delle classificazioni internazionali dei disturbi mentali non rispecchiano l’eterogenità della depressione nell’anziano.
La crescente richiesta di intervento psichiatrico da parte di soggetti anziani e, in particolare, dei c.d. “grandi anziani” (gli ultra 85enni sono il gruppo di età in più rapido aumento nei paesi industrializzati), ha stimolato lo psichiatra ad affinare strumenti diagnostici e terapeutici.
L’eziologia della depressione senile, oltre che ai geni, rimanda sia a fattori biologici (riduzione delle amine cerebrali e possibile ruolo di microlesioni del S.N.C.) sia a fattori psicosociali e psicodinamici (concorso di molteplici esperienze di perdita). Fattori di rischio vascolare sembrano giustificare l'elevata comorbidità tra depressione nell’anziano e demenza vascolare.
La Psicogeriatria rappresenterà nei prossimi anni il banco di prova per le capacità dello psichiatra e dei servizi di salute mentale che dovranno assumere competenze nuove, sviluppare reti di assistenza multidisciplinare, realizzare nuovi percorsi di liason e trasmettere alle discipline “mediche” una migliore versatilità nelle relazioni umane.
Per quanto riguarda il trattamento sono utili sia terapie farmacologiche che psicologiche o interventi psicosociali.
* Psichiatra - Ambulatorio Idea Genova
L’utilizzo degli antidepressivi negli anziani è giustificato, sebbene spesso si osservi una risposta tardiva. Non essendo stata dimostrata una differenza significativa di efficacia tra i diversi antidepressivi, la scelta del tipo di farmaco varia in relazione al profilo di tollerabilità e alla presenza
Dottoranda in Neuroscienze - Università di Genova ** Psichiatra - DSM ASL3 Genovese *** Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica - Università di Genova 11
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Un aiuto da Acqui Terme Alessio Ivaldi di cui vi relazioneremo nel prossimo numero. Il GAA di Acqui Terme, nonostante la piccola realtà di “Gruppo”, da circa nove anni è seriamente ed efficacemente attivo sul territorio, svolgendo una funzione di aiuto e supporto alle persone che soffrono ed organizzando, con periodicità costante, c o n f e re n ze c h e a f f ro n t a n o t e m a t i c h e impor tanti, r iscuotendo sempre ampi consensi. Abbiamo chiesto ai responsabili del Gruppo di raccontare per i nostri lettori la loro realtà, anche con il fine di informare tutti i residenti nelle zone limitrofe del Piemonte c h e e s i s t o n o p e r s o n e , p re p a r a t e e d organizzate, in grado di offrire loro aiuto.
Come è stato ampiamente esposto nell’articolo precedente, il passaggio alla terza età rappresenta una crisi evolutiva nel ciclo della vita che può esporre l’individuo a problemi di depressione, senso di vuoto e inutilità.Come ogni cambiamento importante, questo passaggio richiede alle persone una buona dose di flessibilità: spesso ci si trova a dover reinvestire le energie mentali e fisiche destinate al lavoro, a fare i conti con il corpo in trasformazione, ad affrontare l’ultima fase della vita e,di conseguenza, le angosce legate alla morte. Questo l’argomento che ha formato oggetto di una recente conferenza organizzata dal GAA di Acqui Terme nel mese di marzo e tenuta dalla dott.a Maria Izzo e dal dott.
razione nacque da un contatto con un gruppo di Asti che aveva iniziato la sua attività in collaborazione con i responsabili della Fondazione IDEA di Milano. Giachero da subito coinvolse Daniela Rapetti, Giuseppina Picazzo, Maria Rosa Barisone e Massimo Garbarino. Fu grazie ad una conferenza tenuta da un rappresentante di
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l gruppo Idea di Acqui Terme è nato nel 2002 dall’intuizione di Pinuccio Giachero, che era uscito da un lungo periodo di depressione e volle rendere partecipi della sua vicenda ed aiutare tutti coloro che stavano soffrendo del medesimo disturbo. L’ispi12
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ziamento per coprire tutte le spese di allestimento, pubIdea Milano che, in quell’anno, gli acquesi capirono che blicità e affitto dei locali. Poiché è difficile ottenere finandella depressione si poteva anche parlare in pubblico. ziamenti pubblici ed è anche nostro desiderio quello di E fu subito un successo perché le adesioni furono essere totalmente indipendenti da condizionamenti, abmoltissime, tanto che si dovette cercare dei locali biamo deciso di autofiadatti per poter contenenanziarci partecipando ai re tutti i partecipanti agli mercatini di antiquariato incontri. I fondatori del ed artigianato, esponengruppo frequentarono do in vendita oggetti reun corso di formazione Leila Bottaro, periti tramite amici o reaper facilitatori indetto da Rita Minicozzi e Pinuccio Giachero lizzati da alcuni collaboIDEA. All’inizio, infatti, il ratori. E, così, siamo riugruppo si era presentasciti a sopravvivere sino to come Auto Aiuto ed ai giorni nostri. Diverse erano sempre più numesono state le iniziative rosi coloro che volevano organizzate in collaborapartecipare per parlare zione con il personale dei propri disagi a causa del Centro di Salute di disturbi dell’umore. Si Mentale, riscuotendo iniziò ad organizzare alampio successo. Oltre cune conferenze con alle interessanti confepsicoterapeuti e psichiarenze tenute, l’evento tri della zona, tutta l’attipiù significativo è stato vità era supportata dall’incontro, organizzato la dott.ssa Alessandra con il supporto dell’ASL Monteleone, psichiatra Acquese, con i medici di del reparto di Salute base dell’ASL stessa, Mentale dell’ospedale coadiuvati dalla dott.a acquese. Constatato il Angela Moneta e dal successo ottenuto da Giuseppe Colombara, Leila Bottaro, Daniela Rapetti, dott. Giovanni Piccolo questa iniziativa, assieme Rita Minicozzi e Mauro Garbarino dell’Istituto Mondino di ad altri nuovi collaboratoPavia. Tale incontro è stari come Leila Bottaro, to molto apprezzato, gli Giuseppe Colombara, stessi medici hanno avuMauro Garbarino, to l’opportunità di ascolLorenza Martinelli e tare, forse per la prima Vilma Violanti, si decivolta, come devono esse di predisporre un prosere affrontati quei pagramma annuale di attizienti che si presentano vità, alternando confeloro con chiari sintomi derenze ed incontri di Aupressivi, al di là della soto Aiuto mensili, dal melita “pacca sulle spalle” e se di ottobre al mese di delle solite parole di incomaggio. Iniziammo ad Maria Rosa Barisone e Daniela Rapetti raggiamento. Oggi, alla inviare notizie ai giornadott.ssa Monteleone, li locali o a quotidiani nache ringraziamo sentitamente per il costante supporto forzionali per le pagine locali. La notorietà ed il continuo afnitoci in questi anni, è subentrato il dott. Alessio Ivaldi, flusso di persone interessate, ci ha costretti a scegliere giovane psicologo clinico molto preparato e collabolocali sempre più accoglienti per i nostri incontri. Tutto rativo al quale tutti noi diamo il benvenuto”. questo stava comportando anche un problema di finan13
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Qualcuno vi ascolta (Risponde Prof. Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma)
condizione di doversi occupare di genitori anziani.
Scrive Loredana, dalla provincia di Benevento: “Caro Professore, ho 48 anni e da qualche tempo i miei cicli cominciano ad essere irregolari. Devo confessarle che l’arrivo della menopausa già di per sé mi preoccupa: ho paura di ingrassare, di non avere più desiderio sessuale e, so bene, potrò avere problemi di ossa e di cuore. Ma quello che più mi spaventa è la possibilità di andare incontro ad una depressione, come è successo alla mia migliore amica. Mi piacerebbe, quindi, sapere se c’è veramente un rapporto tra menopausa e depressione e perché questo accade. E se disgraziatamente dovessi ammalarmi dovrei seguire delle cure particolari?”
A lungo gli studiosi si sono interrogati su come mai sia così frequente l’insorgenza di depressione nel periodo che precede la menopausa. A questo proposito, i riflettori sono oggi puntati sugli ormoni sessuali i quali, si è scoperto, hanno dei punti di attacco (quelli che i tecnici chiamano “recettori”) a livello del cervello, soprattutto nelle zone che regolano l’emotività: gli estrogeni, che influenzano l’azione della serotonina e della noradrenalina, aiutano a mantenere il buon umore, mentre i progestinici, interagendo con il sistema “gabaergico”, sono degli “ansiolitici naturali” e regolarizzano il sonno. Non meraviglia, quindi, se le continue, caotiche ed imprevedibili fluttuazioni degli ormoni sessuali, tipiche della peri-menopausa, facilitano la comparsa di depressione ed ansia nelle persone più sensibili e con maggiore predisposizione.
Cara Loredana, la ringrazio per la sua lettera che propone un argomento di grande attualità e di interesse per milioni di donne. Da sempre si sa che la fine della fase riproduttiva rappresenta un momento di rischio per la comparsa di depressione. Basti pensare che Emil Kraepelin, lo psichiatra tedesco a cui dobbiamo molte delle attuali conoscenze sui disturbi dell’umore, all’inizio del secolo scorso aveva coniato un termine ad hoc (melancolia involutiva) per indicare questa forma.
La cura della depressione in menopausa non si discosta da quella della depressione che compare in altre fasi della vita ed è centrata essenzialmente sugli antidepressivi che agiscono sulla serotonina (i così detti “serotoninergici”) o sulla serotonina e noradrenalina. L’azione sulla serotonina è importante perché questo neurotrasmettitore, oltre a migliorare l’umore, è in grado di ridurre anche i sintomi tipici della menopausa, come le vampate, la sudorazione ecc… Nelle forme depressive più leggere, prima di ricorrere agli antidepressivi, si potrebbe utilizzare la terapia ormonale sostitutiva, che consiste in un’associazione di estrogeni e progestinici, con la quale si controllano ottimamente i sintomi della menopausa e, talvolta, anche quelli della depressione. Quando è necessario le due terapie, ormonale e antidepressiva, possono essere anche associate.
Dagli studi più recenti apprendiamo che in realtà il momento in cui è più alta la possibilità di sviluppare depressione, tra il doppio e il triplo rispetto a quella del resto della vita, è la “peri-menopausa”, cioè quella fase che precede la menopausa vera e propria e in cui si verifica una grande fluttuazione dei livelli ormonali con conseguente irregolarità della durata (maggiore o minore dell’abituale) e della frequenza dei cicli. La depressione in menopausa colpisce soprattutto le donne che hanno già avuto lo stesso disturbo, anche se in forma lieve, in coincidenza con le normali variazioni degli ormoni sessuali (per esempio, in fase pre-mestruale o dopo il parto) o con l’assunzione della pillola anticoncezionale. A maggiore rischio sono anche coloro che hanno i classici sintomi della menopausa (vampate, sudorazione, batticuore, insonnia) in forma acuta e per un lungo periodo di tempo, come pure coloro che soffrono di malattie fisiche croniche, che hanno problemi familiari o economici e che si trovano nella
In conclusione, cara Loredana, ben comprendo la sua preoccupazione, che è poi quella di tante altre donne della sua età, e spero che la depressione rimanga per lei solo un timore. Tenga tuttavia presente che, se dovesse farsi viva, ci sono molte armi per poterla sconfiggere e vivere serenamente la nuova fase di vita che sta per giungere.
Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bolognao per E-mail: idearisponde@tin.it In questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune
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In breve dalla ricerca (a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)
Per DIMAGRIRE niente stress e buonumore Molte persone, pur seguendo una dieta ipocalorica, non riescono a perdere peso. Un recente lavoro di Charles Elder e collaboratori (International Journal of Obesity, marzo 2011) ha indagato quali sono i fattori responsabili di questo frequente e preoccupante fenomeno. Gli Autori hanno scoperto, sorprendentemente, che oltre alla riduzione delle calorie e all’attività fisica per dimagrire è necessario anche diminuire i livelli di stress, essere sereni e di buonumore e avere un sonno buono, sia per quantità che per qualità.
GIOCO D’AZZARDO patologico: si può guarire? Il gioco d’azzardo patologico è un comportamento compulsivo abbastanza diffuso che colpisce dall’1% al 3,4%della popolazione adulta. E’ più frequente tra i maschi e può causare perdita del lavoro, problemi legali e familiari, comportamenti autolesivi e condotte antisociali. Fino ad oggi poco si sapeva sull’efficacia delle cure e ancora meno sulla loro durata ottimale e sulle possibili conseguenze della loro sospensione. Secondo una ricerca di Pinhas N. Dannon e collaboratori, presentata al 19° European Congress of Psychiatry nel marzo 2011, le persone affette da gioco d’azzardo patologico che hanno risposto positivamente alla cura farmacologica, possono interrompere il trattamento dopo 6 mesi di benessere, in quanto il rischio di ricaduta è molto basso. Gli Autori ipotizzano che le terapie, in questo disturbo, determinano un cambiamento a livello dei neurotrasmettitori in grado di auto-mantenersi nel tempo.
Terapia cognitivo-comportamentale nell’ANSIA SOCIALE: al di là dei cambiamenti psicologici L’ansia sociale è un disturbo caratterizzato da un intenso timore di fare brutta figura o di non essere all’altezza della situazione con conseguente evitamento nei rapporti sociali. La terapia cognitivo-comportamentale costituisce, insieme ai farmaci, il trattamento d’elezione per questo disturbo. Uno studio di Miscovic e collaboratori (Psychological Science, marzo 2011) ha dimostrato che l’intervento psicologico, quando è efficace, non si limita a rendere le persone più sicure nell’affrontare le situazioni temute, ma determina anche specifici cambiamenti nel funzionamento del cervello. Gli Autori hanno infatti studiato l’attività elettrica cerebrale di pazienti con ansia sociale, trovando che la psicoterapia è in grado di “normalizzare” l’elettroencefalogramma di questi pazienti rendendolo simile a quello di un gruppo di persone sane.
DISTURBI BIPOLARI: chi interrompe le cure? Dal 30 al 40% dei pazienti con disturbo bipolare non assume regolarmente le cure con conseguente aumento delle ricadute, soprattutto di tipo eccitativo, dei ricoveri e del tempo trascorso in malattia. Roy Perlis e collaboratori (Journal of Clinical Psychiatry, 2010) hanno studiato 3.640 pazienti per un totale di 48.287 visite trovando che la mancata adesione ai trattamenti è più frequente tra coloro che iniziano a stare male da giovani, che hanno molte ricadute (4 o più per anno), che hanno pensieri di suicidio, che hanno contemporaneamente un problema di ansia o tendono ad abusare di alcol. Conoscere a priori chi è a maggiore rischio di non seguire le cure è molto importante sia per i clinici, che in questo caso dovrebbero integrare la terapia farmacologica con un sostegno psicoeducazionale, sia per i familiari, che possono dare un sostanziale contributo al miglioramento del proprio caro verificando giorno per giorno la regolare assunzione dei farmaci. 15
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IDEA e la Ricerca “Stile di vita per la prevenzione delle ricadute nella Depressione Ricorrente” IDEA è da sempre in prima linea per dare impulso alla ricerca scientifica. Il Progetto che è allo studio del Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze di Siena, verrà in seguito esteso ad altri importanti Dipartimenti di Salute Mentale. sul miglioramento dell’attività fisica e della dieta alimentare e sulla riduzione/cessazione del fumo di sigaretta. Lo studio mira a dimostrare che il miglioramento dello stile di vita è possibile nei pazienti con depressione e che tale miglioramento è associato ad un significativo miglioramento della salute fisica e mentale. Saranno confrontati i risultati ottenuti su 80 pazienti che ricevono un intervento sugli stili di vita standardizzato e manualizzato (e quindi facilmente applicabile anche in strutture diverse da quelle in cui l’intervento verrà testato) in aggiunta a visite di controllo per il trattamento farmacologico, con quelli di 80 soggetti che ricevono esclusivamente visite per il monitoraggio della terapia farmacologica e psicoterapia di supporto. I soggetti partecipanti saranno in fase di remissione almeno parziale dall’episodio depressivo. Ipotizziamo che al termine del periodo di osservazione longitudinale, i soggetti assegnati all’intervento comportamentale mostreranno un miglioramento significativo delle patologie mediche ed una riduzione dei fattori di rischio quali la sedentarietà, la dislipidemia, l'ipertensione, l'iperglicemia, il fumo di sigaretta e la compromissione delle difese immunitarie e dei markers infiammatori. Si ipotizza, inoltre, che tali soggetti presenteranno un minor rischio di ricaduta, una migliore qualità della vita ed una migliore capacità di funzionamento psicosociale. Lo studio avrà una durata complessiva di 2 anni. Il primo mese sarà utilizzato per la formazione del personale dello studio in tutti i procedimenti relativi alla cura del paziente, valutazione, trattamento e raccolta dei dati. L’arruolamento dei pazienti si svolgerà durante i successivi 11 mesi, ogni paziente sarà in trattamento per 6 mesi e poi rivalutato 6 mesi dopo la conclusione dello studio. Se le ipotesi dello studio saranno confermate scientificamente, l’intervento potrà essere divulgato e diventare uno degli strumenti standard per la cura della Depressione Maggiore.
La Depressione Maggiore è associata a numerose alterazioni delle funzioni cerebrali, che comprendono modificazioni nelle funzioni limbiche e ippocampali, alterazioni nella neurotrasmissione delle monoamine e modificazioni nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Tradizionalmente la depressione è stata considerata come un’ alterazione delle funzioni della mente o del cervello, con ripercussioni limitate ad un malessere psicologico o emotivo. Ricerche recenti hanno, tuttavia, messo in discussione il dualismo mente-corpo, suggerendo che la depressione rappresenta un disturbo sia della mente che del corpo. E’ stato sviluppato presso il Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze di Siena un programma comportamentale standardizzato e manualizzato, finalizzato al raggiungimento di uno stile di vita sano ed indirizzato prevalentemente al miglioramento dell’attività fisica e nutrizionale e all’interruzione del fumo di sigaretta in pazienti affetti da Depressione Maggiore. Riteniamo che l’applicazione di questo programma possa ridurre significativamente le malattie mediche che assai frequentemente questi pazienti sviluppano, quali l’obesità, la dislipidemia, l’iperglicemia, l’ipertensione e le alterazioni del sistema immunitario. Proponiamo uno studio che testi scientificamente tale possibilità e valuti se il programma comportamentale sia anche in grado di migliorare la qualità di vita, le capacità di funzionamento psicosociale ed il decorso della malattia psichiatrica. Nella pratica clinica ci sono forti indicazioni che uno stile di vita sano influisce sul generale stato di benessere (non solo fisico ma anche mentale) e sulla risposta psichiatrica (ad esempio, il numero di episodi, la qualità della vita, i livelli di funzionamento, la durata della remissione sintomatica e il rischio suicidario). Proponiamo, pertanto, uno studio longitudinale che valuti l’efficacia di un intervento comportamentale standardizzato per uno stile di vita sano, basato prevalentemente
Si è aperta la sottoscrizione a favore del nuovo Progetto di Ricerca. Il Presidente, il Comitato Scientifico ed il Consiglio di IDEA sono profondamente riconoscenti alla FONDAZIONE FERRERO per la generosa sovvenzione e l a p a r t e c i p az i o n e a l l o s v i l u p p o d e l l o s t u di o i n c o r s o . 16
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La musica è terapia Ringraziamo il sig.Mario Lasalvia di Matera,che ci ha inviato una copia di <<HOBBIES- riparatori di anime>>,opuscolo biografico in cui ripercorre la sua vita e spiega come la musica, sua eterna passione, l’abbia aiutato a superare i momenti più difficili. Pubblichiamo per i nostri lettori un piccolo contributo tratto dalla sua lunga testimonianza.
Testimonianza
“R
itrovarsi al buio perché all’improvviso la malattia getta la sua ombra cupa è capitato anche a me come a tante persone. Sono nato nel 1932 e la mia infanzia, trascorsa durante gli anni del fascismo e della guerra non è sempre stata spensierata. Non ebbi la possibilità di studiare e così cominciai a provare diversi lavori, fino al giorno in cui emigrai in Venezuela. Nel cuore portavo gli affetti, i volti ed i luoghi del mio paese ma, conoscendo il popolo e la lingua, la cultura e la musica di quella terra, mi arricchivo dentro e quando feci ritorno in Italia mi dedicai al mio primo grande amore: la musica. Conobbi il maestro Giacinto Scaravatti che mi impartì lezioni di canto e di musica; con il tempo incisi un disco, desideravo far conoscere le canzoni più belle delle voci di ieri che si levavano nella nostra terra. Poco tempo dopo ricevetti la soddisfazione di essere accolto in un coro a più voci, la polifonica “Pier Luigi da Palestrina”. Diversi anni fa fui vittima di una forte ansia e stress. Sono strani malesseri, non c’è dolore fisico, è un dolore dell’anima e della volontà che nessuna analisi preventiva può diagnosticare. Dalle parole “Ansia e Depressione” generalmente si tende a fuggire, senza considerare che questo male può toccare tutti e che è fondamentale la conoscenza e l’umiltà di chiedere aiuto agli specialisti. Indro Montanelli riteneva che potenzialmente siamo tutti soggetti o predisposti a queste manifestazioni di malessere, che colpiscono principalmente chi ha una maggiore sen-
Mario Lasalvia
sibilità o chi si trova a dover affrontare una situazione profondamente dolorosa o semplicemente non riesce ad adattarsi ai ritmi veloci che la vita oggi ci impone. La mia
esperienza è legata al 1992, ricordo che il mio umore era nero ed il mio animo a pezzi. Assieme ad un mio amico e collega mi recavo spesso a fare lunghe passeggiate, avvertivo un grosso peso ed un nodo tra la gola ed il petto che mi faceva provare la sensazione di soffocamento, solo chi ne è stato vittima o ha avuto accanto una persona sofferente, può capirmi. Fin da piccolo la musica ha sempre rappresentato per me un’ancora di salvezza, cantavo per allontanare le nostalgie ed i pensieri negativi. Un giorno, durante quel percorso, incrociai un uomo che nella pausa dal lavoro si dilettava con una piccola fisarmonica. Quella melodia mi provocò un forte sussulto al cuore, erano mesi che non cantavo, avevo la sensazione di aver riposto quel dono naturale in una cassaforte, di 17
averla chiusa e aver perduto per sempre la chiave. Chiesi al suonatore di ripetere il brano e cominciai a cantare assieme a lui: da quel giorno ritrovai nuovamente la magia della musica. Il primo aiuto nel quale riposi fiducia fu naturalmente la medicina, ma subito capii che qualcosa doveva cambiare anche dentro di me e così iniziai ad attingere da tutto ciò che mi portavo dentro, la mia fede, l’amore per la vita, la passione per la musica, cercando di realizzare tutto quanto di bello avessi potuto, per me e per gli altri. In quel periodo ero in contatto con uno psicologo di Firenze al quale mi ero rivolto per i miei problemi ed al quale raccontai la mia esperienza. Lui mi raccomandò di non smettere mai di trarre beneficio da questa “fonte” preziosa. Considerando la mia esperienza, ritengo che, accanto ai medici, la musica abbia giocato un ruolo fondamentale. In tutto ciò IDEA mi è stata accanto, fin dal 1992 e per i dieci anni successivi rimasi sempre in contatto con i volontari della sede di Milano, con i quali ho intrattenuto un’ottima corrispondenza terapeutica, ricevendo appoggio e consigli preziosi. Oggi faccio parte di una associazione, da me creata, “Il Buon Pensiero”, con la quale organizzo serate musicali, traendo enorme beneficio dal “dare” al prossimo. Spero che la mia esperienza possa essere di aiuto e soprattutto di esempio per altre persone che soffrono di depressione e disturbi dell’umore. Il segreto per me è stato quello di non lasciarmi cadere nel tunnel dell’inerzia e dell’indifferenza, dedicandomi, invece, a tutto ciò che mi poteva appassionare e far crescere: l’uso del canto per rinascere a nuova vita”.
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IDEA TRIESTE La storia
el 2001 Trieste accoglieva il Raduno seguito di un Protocollo d’Intesa tra la Fondazione Idea Nazionale dell’ANC – Associazione e l’Associazione Nazionale Carabinieri. Fin dall’inizio Nazionale Carabinieri. Quell’anno fui Responsabile della sede, con il patrocinio scientifiricoprivo già la carica di Delegata Reco del prof. Eugenio Aguglia e del suo staff medico, gionale delle Benemerite. Il mio ruoche permise di caratterizzare immediatamente in molo consisteva nel coordinamento delle Delegate Provinciado eccellente la qualità dell’informazione scientifica. li e dei Gruppi di Benemerite negli interventi di rilievo o che Quando il prof. Aguglia lasciò l’incarico, lo sostituì il interessavano territori di più province, dirigendo quelli riprof. Maurizio De Vanna, subentrato anche nell’incachiesti dall’Ispettore Regionale o dai Comandi di Regione rico di direzione della Clinica Psichiatrica dell’Università di e Provincia dell’Arma. Il Friuli Venezia Giulia, splendida reTrieste. Eravamo io ed una mia carissima amica, Liliana, gione, era ed è tuttora in testa a livello nazionale per i proavevamo bisogno di un luogo dove poter intraprendere il blemi di alcolismo e di disturbi dell’umore. Stavo cercannostro volontariato: iniziammo in una stanza presso l’Orado a livello regionale un progetto che desse più visibilità altorio di Don Ettore Mainati, che ringrazio ancora oggi, le Benemerite e una fortunata coincidenza volle che nello portandoci da casa un telefono. Dopo pochi mesi Don Etstesso periodo si trovasse a Trieste per motivi istituzionatore ci fece una proposta: utilizzare la sua “vecchia casa” li Maghida Fiordiliso Grimaldi, già allora Consigliere Nacome sede, senza dover pagare un affitto ma semplicezionale di IDEA. Fu così che venni a conoscenza per la mente curando la sua manutenzione. Impiegai un mese prima volta della per arredarla e Fondazione per renderla graIDEA. Per capirdevole e conforne di più mi dotevole, poi finalcumentai accumente fu pronta ratamente e seper aprire. Orguii un corso di ganizzammo suformazione per bito un primo volontari a Rimicorso per repeni. Due anni dorire volontari: si po, nel maggio formò, così, del 2003, nascequello che con va il nucleo triesimpatia chiamaI volontari di IDEA Trieste in gita a Rimini stino di IDEA, a vo “lo zoccolo
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che, intrapreso inizialmente solo all’interno del Liceo Scientifico Oberdan per mancanza di fondi, si è poi esteso successivamente anche al Liceo Classico Dante. Il Progetto, curato dal dott. Davide Carlino e dalla dott.a Neva Tolloi, si rivolge alle specifiche esigenze del disagio giovanile e si sviluppa su due livelli di intervento: incontri rivolti ad insegnanti e genitori e conferenze rivolte agli studenti, condotte da medici psichiatri e da altre figure ad alta specializzazione. Inoltre, a partire dal 2010, grazie alla dott.a Tolloi, è stato possibile creare uno Sportello d’Ascolto presso il Liceo Dante.
duro“ di IDEA Trieste, oltre a Liliana, Enzo, Franco, Luciana ed altri, eravamo pochi ma buoni. Mantenere la sede non fu semplice all’inizio dovendo provvedere anche alle spese per il mantenimento e la sicurezza. La nostra sede di Via Minzoni si trova nel complesso edilizio della chiesa di “Notre Dame de Sion” nel rione di San Vito ed è tornata all’antico splendore con due uffici, una biblioteca ed una sala per le riunioni e gli incontri dei Gruppi di Auto Aiuto. Nuovi corsi di formazione per volontari hanno successivamente reso possibile l’ampliamento del servizio di appoggio telefonico, attivo ora tutti i giorni, ad esclusione del sabato e della domenica; i nostri volontari offrono assistenza telefonica ai diretti interessati ed ai loro familiari, fornendo altresì le necessarie informazioni per l’eventuale inserimento nei GAA. I GAA si riuniscono settimanalmente sotto la guida delle facilitatrici Neva ed Alessandra. Per i contatti diretti con la cittadinanza sono stati selezionati due luoghi radicati nel tessuto sociale triestino, attivando così un produttivo scambio di visibilità: un noto Caffè e la Stazione Rogers. Il “Caffè del Teatro Verdi” è stato scelto per ospitare il nostro “PUNTO IDEA”, luogo di incontri settimanali ravvicinati ed informali con la cittadinanza, occasione per raccogliere suggerimenti ed offrire informazioni in un orario comodo e in una zona centrale. Presso la Stazione Rogers, lo spazio espositivo di proprietà del Comune di Trieste ottenuto dalla ristrutturazione della stazione di servizio progettata dall’architetto Ernesto Nathan Rogers, si svolge il Programma “IDEA INFORMA”, incontri-conversazione a carattere scientifico che IDEA Trieste offre ai cittadini. Si tratta di una novità attivata dall’Associazione all’inizio del 2009 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul disagio mentale legato ad ansia, depressione e attacchi di panico; l’informazione, sempre aggiornata, viene fornita da sapienti professionisti e risponde alla crescente richiesta di informazioni in materia e sulle possibilità di cura. Da diversi anni ci stiamo dedicando anche al PROGETTO SCUOLA
Accanto ai corsi ed alle attività di carattere scientifico, vedono la luce anche innumerevoli altre iniziative, organizzate per unire la necessaria attività di raccolta fondi a sostegno della nostra sede a momenti di pura convivialità: brevi gite, viaggi, cene, concerti, mostre, tornei di burraco, corsi di cucina, corsi di computer etc.. Vorrei ringraziare in primis Don Ettore Mainati per averci lasciato la sua “prima casa”; un ringraziamento a tutto lo staff medico - dott. Davide Carlino, dott.a Raffaella Marin, dott.a Nadia Sollazzo, ma soprattutto alla dott.a Neva Tolloi per l’impegno con il quale segue e cura tutte le attività scientifiche, il Progetto Scuola e i Gruppi di Auto Aiuto e senza il cui supporto non saremmo riusciti a crescere altrettanto facilmente. Grazie ad Antonella, preziosa facilitatrice; grazie alla “vecchia guardia” (di cui Luciana è la sola rimasta) e a tutte le altrettanto preziose amiche che mi stanno vicino e mi aiutano nell’ideazione dei programmi culturali: Maria Theresa Rossetti, Gianna Crismani e Loredana Mirkov”. Grazie, infine, a Maghida che nella sua ultima visita dello scorso aprile ha riservato apprezzamenti più che positivi nei confronti della nostra attività, della nuova sede e dell’impegno scientifico e sociale di questi anni. Fabienne Mizrahi
I volontari di IDEA Trieste in gita a San Daniele del Carso 19
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Notizie dal Mondo Roma “LA TELECRONACA DELLO SBARCO SULLA LUNA” Venerdì 4 marzo, davanti ad una platea entusiasta e in uno scenario del tutto particolare, il giornalista Rai Ti t o S t a g n o h a i n c o n t r a t o v o l o n t a r i e d i n v i t a t i dell’associazione IDEA Roma. Il primo evento del ciclo “Sbarchi in nuovi mondi”, per la raccolta fondi di IDEA Roma, si è svolto nella chiesa di Sant’Eligio, presso l’Università degli Orefici, che, grazie al Console Camerlengo Stefano Scortecci, ha ospitato l’incontro mettendo a disposizione le sue strutture. Il titolo dell’incontro è stato “La telecronaca dello sbarco sulla Luna”, ma non si è trattato solo di questo. Oltre a raccontare dettagliatamente e con particolare entusiasmo quegli attimi storici, Tito Stagno ha mostrato alcune immagini, inedite in Italia, di un’impresa che è ancora vivida nella memoria di molti di noi, con la voce dell’allora giovane telecronista della Rai in sottofondo. «Ha toccato!» dichiarava a gran voce Stagno il 20 luglio 1969 e così ha fatto anche venerdì scorso nel rivivere quei momenti assieme ad un pubblico vivamente partecipe del suo entusiasmo. Dopo una vera e propria telecronaca di questi splendidi filmati, Stagno ha presentato il suo libro “Mister Moonlight. Confessioni di un telecronista lunatico” (ed. Minimum Fax), leggendone alcuni passaggi che racchiudono le esperienze più significative o i piccoli aneddoti di una vita, quella di un uomo che ha passato tanti anni ad osservare e commentare eventi relativi ai più importanti protagonisti del Novecento. In chiusura il giornalista, accerchiato da numerosi fan vecchi e nuovi, ha autografato copie del suo libro. IDEA Roma onlus ringrazia Tito Stagno per la simpatia e la partecipazione con cui ha saputo coinvolgere il pubblico presente.
Tito Stagno, la prof. sa Masone e il prof. Tundo
Tito Stagno
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Notizie dal Mondo Roma Lo scorso 26 Gennaio l’Associazione IDEA Roma, in collaborazione con il Ministero per le Pari Opportunità, ha organizzato un Convegno dal titolo “Depressione: femminile, plurale”, tenutosi presso la Sala Polifunzionale del Dipartimento per le Pari Opportunità. Sulla base della stima in base alla quale in Italia su 8 milioni di persone affette da depressione di queste quasi 5 milioni e mezzo sono donne, si è approfondito il tema della depressione nel mondo femminile, ripercorrendo le diverse fasi della donna a partire dall’adolescenza fino ad arrivare a momenti cruciali quali la gravidanza, il post partum e la menopausa, analizzando i diversi fattori biologici, psicologici e sociali implicati. Il Convegno ha avuto lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vastità del fenomeno “depressione femminile”, per contribuire a migliorare la salute della donna e, di conseguenza, promuovere il benessere sociale. Fra i relatori intervenuti, il prof. Antonio Tundo, il prof. Mauro Mauri, il prof. Andrea Fagiolini ed il prof. Giovanni Biggio.
Milano Il dott. Marco Riva, Medico Psichiatra del Dipartimento di Neuroscienze e Direttore del Centro per la Ricerca e il Trattamento dell'Ansia e della Depressione dell' Ospedale Fatebenefratelli di Milano, ha gentilmente aderito alla richiesta dei volontari di IDEA Milano di organizzare una serie di incontri finalizzati ad offrire un sopporto competente ed efficace sia ai volontari che si occupano di risposta telefoniIl dott. Riva assieme ai volontari di Milano ca che ai facilitatori dei Gruppi di Auto Aiuto, al fine di poter offrire un servizio ed un supporto il più efficace possibile. Agli incontri, che hanno avuto luogo sia nel corso del 2010 che nei primi mesi del 2011, hanno partecipato fattivamente la dott.a Arianna Banfi, il dott. Italo Bosani, la dott.a Clara Lomazzi, il dott. Christian Lurati, la dott.a Roberta Resega e la dott.a Manuela Salani. Rivolgiamo a tutti loro i nostri più sentiti ringraziamenti, augurandoci di poter avere altri incontri in un futuro non lontano.
Milano Continuano le conferenze organizzate dalla Fondazione IDEA Milano a cura della dott.ssa Elena Di Nasso, medico psichiatra del Dipartimento di Neuroscienze, Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il 5 Aprile scorso presso la Sala Consiliare della Zona 4 si è tenuta una conferenza dal titolo “Cali di rendimento a scuola e al lavoro, problemi di insonnia e nervosismo. Possono essere collegati alle stagioni? Quando ricorrere alle cure farmacologiche?”. Il 10 Maggio, presso la Sala Consiliare della Zona 6 si tratterà il tema “Quando il Disturbo da Attacchi di Panico ti complica la vita”. 21
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Notizie dal Mondo Napoli Sabato 29 Gennaio u.s. si è svolta a Napoli in Piazza Vanvitelli n° 15 nella sala Massimo Della Campa della Fondazione Humaniter, la conferenza dal titolo “Depressione nella donna” - “Il ruolo dei familiari nell’assistenza alle persone con Depressione”. Dopo un’ introduzione della dott.ssa Marina Melogli, responsabile della sede Humaniter di Napoli e una presentazione della Fondazione IDEA a cura della dott.ssa Fiordiliso Grimaldi, sono seguite le relazio-
ni scientifiche del dott. Mario Luciano e della dott.ssa Valeria Del Vecchio, con la moderazione del dott. Andrea Fiorillo, tutti collaboratori del prof. Maj presso la Clinica Psichiatrica Università di Napoli SUN. Le relazioni hanno suscitato enorme interesse: alla fine del convegno si è sviluppato un vivace dibattito nel corso del quale i medici hanno potuto efficacemente rispondere ai numerosi quesiti sollevati. La presenza della dott.ssa Grimaldi e del dott. Fiorillo, nostro specialista di riferimento, ci ha dato la possibilità di discutere e programmare alcuni interventi da mettere in atto nel prossimo futuro. Ci riteniamo molto soddisfatti della serata e ci auguriamo di continuare la collaborazione e l’organizzazione di nuovi eventi con l’associazione Humaniter.
Pittsburgh Il 2 e 3 Aprile scorso, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche E. Starzl dell’Università di Pittsburgh, si è tenuto un Convegno dal titolo “Terapia Interpersonale e dei Ritmi Sociali per il trattamento del Disturbo Bipolare”. La terapia interpersonale e dei ritmi sociali, sviluppata da Ellen Frank e colleghi presso l’Università di Pittsburgh, rappresenta un approccio innovativo, sia psicoterapeutico che empirico, per il trattamento del Disturbo Bipolare e si è dimostrata efficace nel prevenire la ricaduta di mania e depressione e nel trattamento di episodi acuti di depressione bipolare. Essa combina un approccio comportamentale, per aumentare la regolarità dei ritmi della vita quotidiana (ritmi sociali), con un approccio interpersonale, per affrontare lo stress della malattia, lo stress della vita a livello interpersonale ed i problemi di ruolo sociale. 22
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Lavori in corso
informazioni sulle prossime iniziative dei nuclei locali
IDEA Bologna Mercato di Primavera a sostegno della Ricerca (6,7 e 8 Aprile 2011 presso la sede). Corso di formazione volontari (Autunno 2011).
IDEA Trieste Spettacolo teatrale pro IDEA dal titolo “Un curioso accidente”, di Carlo Goldoni, presentato dalla Compagnia Teatrale TEATRO DEI PAZZI. A seguire cena presso la Trattoria “Antico Spazzacamino”(7 Aprile 2010 - Teatro Silvio Pellico). Burraco di beneficienza pro IDEA (27 Maggio 2011 presso lo Yacht Club Adriaco).
NOVITÀ!!!!! Associazione Idea Trieste è su Facebook!!! IDEA Roma Ciclo di incontri finalizzati alla raccolta fondi per la realizzazione di un sito web che permetterà di rendere più efficace la rete di contatti con gli utenti del Centro e del Sud Italia. 1° incontro “La telecronaca dello sbarco sulla Luna”, con Tito Stagno (4 Marzo 2011). 2° incontro “La riscoperta dell’America”, relatore Ruggero Marino (5 Maggio 2011).
IDEA Imperia-Savona “Cinema, Scuola e Disagio”, proiezioni cinematografiche alla presenza di studenti e genitori a cui seguono discussioni con insegnanti, esperti del Cineforum di Imperia, psichiatri e psicologi. (Istituto Ruffini di Imperia- Aula 20) Con gli studenti:
“La classe” (L. Canter, Francia, 2008) - 8 Aprile 2011 “Il giardino delle vergini suicide” (S. Coppola, USA, 1999) - 20 Aprile 2011
Con i genitori:
“Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso” (G. Veronesi, Italia, 2010) 11 Maggio 2011 dalle ore 21,00.
IDEA Genova Open Day - Porte Aperte Del Volontariato - In occasione del “2011-Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva”, la sede di Via San Luca 15/5 sarà aperta dalle ore 9 alle ore 18. Saranno presenti i responsabili dei vari settori di attività, nonché i volontari che si metteranno a disposizione per accogliere, informare, promuovere e sensibilizzare (Sabato 7 Maggio 2011). Seminario dal titolo “Il Ruolo di IDEA per la salute mentale a Genova”, dedicato alle attività di IDEA Genova: gruppi di auto aiuto, servizio di volontariato presso SPDC di Sampierdarena, ambulatorio presso CSM di Voltri (c/o Fondazione E. Garrone - Palazzo Ambrogio Di Negro in Banchi- Via San Luca, 2 - 8 Giugno 2011 - ore 17,00). Seminario in cui si tratterà il tema degli “Interventi precoci nei disturbi dell’umore”, una delle strategie essenziali per ridurre l’impatto della depressione sulla popolazione (Autunno 2011). per maggiori informazioni consultare il sito “www.fondazioneidea.it” cliccando su “NUCLEI LOCALI di IDEA” 23
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“IDEArisponde…” IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizio IDEArisponde: Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / idearisponde@tin.it Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19.30) 06 48.55.83 / idearoma@hotmail.it Bologna (Martedì, Mercoledì e Giovedì ore 10-13 e 15-18) 051 64.47.124 / ideabo@virgilio.it Genova (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / ideagenova@libero.it Imperia-Savona / ideaimperia@libero.it Trieste (Lun. e Giov. 10-12, Mart. 16-18, Merc. 15-16, Ven.17-18) 040 31.43.68 / info@ideatrieste.it Brescia (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196 Napoli (Mercoledì e Giovedì 18-19) 081 57.84.622 / ideanapoli@libero.it
Numero verde NAZIONALE 800 538 438 (Dal Lunedì al Giovedì ore 10-18) Numero verde Lombardia S.O.S. DEPRESSIONE 800 122 907
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