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Infertilità, non-volontarietà e terminologia

Nel dibattito si tende spesso a distinguere tra la criopreservazione degli ovociti per ragioni mediche (ad esempio, dopo una diagnosi di tumore) da quella per ragioni “personali”, “elettive”, o “sociali” (ad esempio, per prevenire l’infertilità causata dall’avanzamento dall’età).

In questo parere, si è scelto invece di utilizzare solo una terminologia generica, indicando il complesso di tecniche che consiste nel conservare a basse temperature i propri ovociti per fini riproduttivi con la dicitura neutra “crioconservazione pianificata degli ovociti” (o semplicemente “conservazione pianificata degli ovociti”, abbreviata in “CPO”).

A parere del Comitato Etico, questa opzione è preferibile per tre ragioni. La prima è che, come si chiarirà più avanti, molte delle questioni bioetiche fondamentali sono comuni a tutti i percorsi di CPO, a prescindere dalle motivazioni di fondo e dal contesto di riferimento. Ai fini di questo parere, dunque, è più sensato adottare un termine generale che abbraccia la CPO sia dopo una diagnosi, sia come espressione di una scelta che riguarda il proprio futuro riproduttivo19

La seconda ragione consiste poi nel condividere alcune posizioni critiche secondo cui le terminologie comunemente utilizzate per indicare la CPO al di fuori di contesti strettamente medici (ad esempio, “social freezing”), possono implicitamente sminuire il valore di scelte personali compiute per prevenire una condizione non volontaria come l’infertilità. Per molte donne oltre i trent’anni, infatti, decidere a favore di un’eventuale maternità differita può rappresentare una necessità – ad esempio, perché attualmente prive di partner o dei mezzi economici sufficienti a sostenere una famiglia – in vista della futura perdita della fertilità legata all’avanzamento dell’età.

Infine, la terza ragione deriva dal fatto che il concetto di “infertilità” può essere inteso in senso più o meno patologico e medicalizzato a seconda dei quadri teorici di riferimento o del contesto20. Come avviene anche per altre distinzioni bioetiche (tra cui, ad esempio, quella tra “terapia” e “potenziamento”), il progresso della tecnica ridisegna e sfuma i confini di concetti e categorie un tempo rigidamente separate, con il risultato che tali strumenti concettuali diventano nel tempo sempre meno adeguati per riferirsi ai nuovi fenomeni che sono emersi nel frattempo.

A parere del Comitato Etico è dunque sempre preferibile utilizzare una terminologia generica come “conservazione pianificata degli ovociti” per riferirsi all’in-

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