FOTOgraphia 102 giugno 2004

Page 1

Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano

ANNO XI - NUMERO 102 - GIUGNO 2004

GEORGE EASTMAN 12 LUGLIO 1854 - 2004


. non non èè venduta venduta in in edicola. edicola. Per Per averla averla hai hai una una sola sola possibilità: possibilità: sottoscrivere sottoscrivere l’abbonamento l’abbonamento annuale. annuale.

12 numeri

57,00 euro Solo in ABBONAMENTO Compilare questo coupon (anche in fotocopia), e inviarlo a: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano MI (02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it)

.

Abbonamento a 12 numeri (57,00 euro) ❑ Desidero sottoscrivere un abbonamento a FOTOgraphia, a partire dal primo numero raggiungibile ❑ Rinnovo il mio abbonamento a FOTOgraphia, a partire dal mese di scadenza nome

cognome

indirizzo CAP

città

telefono MODALITÀ DI PAGAMENTO

fax

❑ ❑ ❑

e-mail

Allego assegno bancario non trasferibile intestato a GRAPHIA srl, Milano Ho effettuato il versamento sul CCP 28219202, intestato a GRAPHIA srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano Addebito su carta di credito ❑ CartaSì ❑ Visa ❑ MasterCard

numero data

provincia

firma

scadenza



Prima di cominciare

CERCANDO GOUIN Non è facile trovare uomini che non recitano una parte, anche quando sono da soli. Quasi tutti provano il bisogno di guardarsi vivere, di sentirsi parlare. Gouin no. Era se stesso fino in fondo e non si curava di nascondere i propri sentimenti. Georges Simenon (da Maigret si sbaglia) VISIONE LIBERTARIA. Da tempo, il piombinese Pino Bertelli («dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema») tiene una rubrica sulla nostra FOTOgraphia. Mese dopo mese, i suoi Sguardi su affrontano personalità del mondo della fotografia, presentate da un punto di vista originale, lontano dagli stereotipi della consueta critica buonista. Quelle di Pino Bertelli sono visioni forti, che affondano nella sostanza con forza e decisione, oltre che con dichiarati personalismi. L’attuale edizione del saggio Della fotografia situazionista può essere considerata come l’amplificazione/estensione degli appuntamenti mensili ospitati da FOTOgraphia. Ovviamente, l’ampiezza del volume ha permesso una estensione delle idee e dei concetti, che sulle nostre pagine vengono soltanto accennati e indicati. Scomposto in cinque capitoli, il testo affronta il percorso fotografico dalle origini e ne analizza l’iter ideologico, ovviamente giudicato (è il caso di puntualizzarlo) da una prospettiva assolutamente libertaria. In frontespizio leggiamo che «Le Edizioni La Città del Sole sono contro la riduzione a merce dell’uomo e del prodotto del suo ingegno. La riproduzione, anche integrale, di questo volume è, pertanto, possibile e gradita [...]». In premessa, l’autore Pino Bertelli conferma che «Ogni parola, frase o frammento di questo pamphlet possono essere copiati, manipolati o déoturati senza l’obbligo di citare né l’autore né l’origine del saccheggio. Il primo atto di libertà è nato con il primo atto di disobbedienza». C’è un filo diretto che collega la gentilezza culturale: sul colophon di FOTOgraphia si precisa che «È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo)». Le opinioni scorrano sempre libere. Della fotografia situazionista, di Pino Bertelli; prefazione di Ando Gilardi; Edizioni La Città del Sole (via Ninni 34, 80135 Napoli); 352 pagine 15,5x21cm; 25,00 euro.

4

Quando l’uomo delega il potere di produrre velocità a una macchina, allora tutto cambia: il suo corpo è fuori gioco, e la velocità a cui si abbandona è incorporea, immateriale; velocità pura, velocità in sé e per sé, velocità-estasi. Milan Kundera (da La lentezza)

23

COPERTINA George Eastman in un ritratto di Joseph DiNunzio, realizzato nel 1914 (circa) con pellicola Two-color Kodachrome. Nel centocinquantenario della nascita (12 luglio 1854-2004) celebriamo la sua straordinaria figura con una rievocazione dei primi anni di vita, antecedenti le invenzioni che hanno creato il concetto di fotografia come oggi ancora l’intendiamo 3 FUMETTO Facile rima in una cartolina d’epoca: «Mentre il vecchietto ammicca la ragazza / c’è dietro chi fotografa la piazza» 7 EDITORIALE Un sogno, o forse più di uno: approfondire temi fotografici sostanziali, affrontare argomenti alla radice e all’essenza, e trovare modo di annullare l’insistente velocità dei mezzi, che inducono alla fretta. Rallentiamo e riprendiamo il tempo necessario per vivere. E per amare 9 LA LENTEZZA STENOPEICA Oltre La lentezza di Milan Kundera, un’altra lentezza, di carattere fotografico. Per una filosofia dei modi e mezzi che determinano ogni espressione creativa di Vincenzo Marzocchini

28

12 NOTIZIE Attrezzature, vicende e altre segnalazioni

14 IL VALORE DELLE SCELTE

54

Ventisei categorie definiscono i migliori prodotti fotografici del 2004. L’autorevole giudizio TIPA, prestigiosa associazione di categoria che riunisce trentun riviste europee di settore, è una autentica garanzia tecnica

19 L’ECLETTICO DON MCCULLIN 20

Una mostra ben allestita ripercorre tempi e modi di una eccezionale parabola professionale. Oltre i reportage di guerra, le più recenti immagini “di pace” di Alessandra Alpegiani

22 OCCHI DI SCENA A San Miniato, in provincia di Pisa, il Primo Festival Internazionale della Fotografia dello Spettacolo


. GIUGNO 2004

RIFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA

26 FOTORICORDO DELL’ORRORE

Anno XI - numero 102 - 5,70 euro

Freddamente, ma non certo cinicamente, scartiamo a lato l’aspetto principale, politico e morale, delle torture in Iraq per osservare l’aspetto nuovo della comunicazione di Lello Piazza

DIRETTORE

IMPAGINAZIONE Gianluca Gigante

REDAZIONE

28 PRIMA DELLA SERA Linguaggio fotografico declinato con la consapevole interpretazione volontaria e arbitraria dei cromatismi della diapositiva colore. Confortanti e concilianti fotografie di Alessandra Alpegiani, che esprimono un modo di vedere e raccontare personale e intimo di Maurizio Rebuzzini

RESPONSABILE

Maurizio Rebuzzini

Alessandra Alpegiani Angelo Galantini

17

PUBBLICITÀ

E PROMOZIONE

Gian Battista Bonato

FOTOGRAFIE Rouge

SEGRETERIA Maddalena Fasoli

HANNO

34 UN GIOVANE DI NOME GEORGE 12 luglio 1854-2004: centocinquantenario della nascita di George Eastman, fondatore della Kodak, cui dobbiamo la fotografia così come ancora oggi l’intendiamo. I primi anni di vita, con contorno di rievocazioni storiche relative all’originaria Kodak Box del 1888 da un testo di Burnham Holmes traduzione di Andrea Pacella

41 AL MURO!

50

44

Fantastica documentazione di Angelo Mereu, che dal 1984 fotografa le affissioni Armani nel centro di Milano: dai cinquanta soggetti realizzati in vent’anni di Angelo Galantini

● FOTOgraphia è venduta in abbonamento

A cura del Craf, le mostre di Spilimbergo Fotografia 2004 confermano l’impegno in un programma di taglio alto, in pertinente equilibrio tra storia e contemporaneità

● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

52 ALL’INSEGNA DELLA FANTASIA 52

● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 57,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 114,00 euro; via aerea: Europa 125,00 euro, America, Asia, Africa 180,00 euro, gli altri paesi 200,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard. ● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti.

54 DIGITALE ESTREMO Reflex professionale Canon Eos-1D Mark II: velocità e risoluzione; 8,5 scatti al secondo a 8,2 Megapixel di Antonio Bordoni

Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

58 AGENDA Appuntamenti del mondo della fotografia

65 WILLIAM KLEIN Sguardi su una fotografia del disordine di Pino Bertelli

Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it. ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

46 APPUNTAMENTI FRIULANI

L’estate fotografica dei consumi di massa è animata dalla contrapposizione (?) tra due promozioni commerciali analoghe: Agfa con Spiderman e Kodak con Harry Potter

COLLABORATO

Pino Bertelli Antonio Bordoni Vincenzo Marzocchini Angelo Mereu Andrea Pacella Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Daniela Scala Zebra for You

34


www.photo.it

Attrezzature e materiali per la fotografia digitale e professionale via Stradivari 4 (piazza Argentina 4), 20124 MILANO Tel. (02) 29405119 - Fax (02) 29406704 LunedĂŹ: 15,00-19,30 MartedĂŹ - Sabato: 9,00-12,30 - 15,00-19,30


S

enza ombra di dubbio, quella attuale è una condizione fotografica in sostanziale trasformazione: da una tecnologia applicata con radici profonde a una tecnologia applicata che presenta e offre indiscusse proprietà innovative. Tanto innovative da mettere in discussione molti dei princìpi fondamentali della produzione, gestione e veicolazione delle immagini. Purtroppo, come abbiamo già annotato, invece di arricchire il dibattito, questa condizione di svolta ha soprattutto impegnato una discussione sterile, che non ha sbocco e che rischia di essere puramente accademica e senza fine. Non importa tanto contrapporre l’acquisizione digitale delle immagini alla proverbiale qualità della pellicola chimica. Ha senso, invece, mettere autenticamente a frutto le singole e autonome possibilità espressive della comunicazione visiva: indirizzata all’informazione giornalistica e alla promozione pubblicitaria, piuttosto che alla riflessione, diciamo così, artistica, d’autore. Oggi ancora, e sempre, bisognerebbe finalizzare la forma al contenuto. Tanto è vero che su questo stesso numero della rivista, una dietro l’altra si trovano due riflessioni che, ciascuna per sé e le due insieme, puntualizzano proprio aspetti caratteristici dell’espressione fotografica. Da una parte, il giornalista Lello Piazza riflette sulla vicenda delle fotografie delle torture in Iraq, sottolineandone -oltre l’orrore originario- la personalità sovrastante del proprio essere “fotoricordo” alla portata delle attuali tecnologie digitali (da pagina 26). A seguire, la ricerca espressiva della fotografa Alessandra Alpegiani conferma un concentrato impiego delle forme caratteristiche della fotografia tradizionale, finalizzate a una rappresentazione in cromatismi arbitrari (da pagina 28). Giusto questi sono i confini ideologici e culturali dell’immagine, che oggi più di ieri ha variegate forme di espressione: a ciascuno la propria. In mezzo, tra i due estremi, ci sono tante condizioni e tante vicende da affrontare. Alla fine, ciò che conta è sempre il fine: la comunicazione visiva, di qualsiasi intenzione sia, e con qualsiasi pasta venga confezionata. Nel concreto, bisogna quindi rilevare come le applicazioni tecnologiche siano sempre più mirate alla semplificazione e amplificazione potenziale degli utilizzatori. In questo senso, le stampanti di ultima generazione sono legittimamente finalizzate proprio a questo. Ora una discriminante deve essere presa in considerazione da chi intende esprimersi mettendo a frutto le basi tecniche. Per completare la riflessione, dalla prossima pagina 9, Vincenzo Marzocchini affronta l’argomento, proponendo una filosofia della lentezza stenopeica. Quindi, contro l’insistente velocità dei mezzi che inducono alla fretta, individualmente bisogna rallentare e prenderci il tempo necessario per vivere. E per amare: «L’amore fa bene all’amore, e anche alla fotografia, perché se non c’è amore di sé e per l’intera umanità, non ci può essere la Fotografia» (Pino Bertelli, a pagina 66). Maurizio Rebuzzini

A fine marzo, il milanese Corriere della Sera ha commentato la morte di Annalisa Durante, quattordicenne uccisa dalla camorra, con un ritratto fotografato sul display del telefonino di un’amica. [Senza offendere i sentimenti degli affetti coinvolti] Fotogiornalismo in riproducibilità tecnica.

7


la chiave del successo. Scegli la fotocamera per le tue esigenze professionali. Massima risoluzione, precise ottiche grandangolari e perfetta qualità di stampa. Tutto in un corpo compatto in lega di magnesio. Perché tu sai qual è il tuo obbiettivo. www.olympus.it C-8080 WIDE ZOOM

I T ’S P-440 STAMPANTE

C-5060 WIDE ZOOM

D I G I TA L .


Notizie

LA LENTEZZA STENOPEICA

L

La semplicità è il modo migliore di avvicinarsi alle cose, di affrontare i problemi, di proporre soluzioni, di comunicare con gli altri; allora, sicuramente, sarà anche la metodologia più appropriata per prelevare immagini dal mondo. La semplicità in fotografia è garantita dal foro stenopeico (stenoscopio): dal piccolo foro, dal buco che sostituisce i complicati obiettivi. Con questa procedura, definita stenopeica, la registrazione della luce sui materiali fotosensibili è diretta, non mediata; quindi, a seconda delle teorie semiotiche a noi più congeniali, possiamo affermare di avere una maggior garanzia che la “traccia” sia portatrice di verità, oppure stabilire che la copia del reale risulti più fotocopia. Meno fotocopia diventerà con il procedimento analogico tradizionale e ancor meno con quello digitale (dove la manipolazione può arrivare a far rima con impudenza!). Secondo la concezione sofistica non possiamo avere dubbi: se la semplicità (un foro) avvicina alla verità, le complicanze, le complessità (obiettivi) allontanano da essa. Sì, è ora di speculare in profondità per dare una veste filosofica a un inconsistente foro che si reifica mediante radiazioni luminose. Senza indugi passiamo subito ad asserire che lo stenoscopio è la sintesi (s)materializzata del pensiero occidentale e il pertugio di collegamento con le dottrine orientali. Scrive Franco Vaccari: «Il fascino di questo tipo di fotografia è che in essa si incontrano il minimo di complicazione strumentale con il massimo di magia dei risultati; [...] questa combinazione è fonte di benessere psicofisico, come si verifica ogni volta che si ottengono buoni risultati con un risparmio di ener-

Trovo straordinario che l’immagine, diversamente dal pensiero, non imponga alcuna opinione alle cose. [...] Guardando una persona, un oggetto, o il mondo noi sviluppiamo un rapporto autentico, un’attitudine sganciata da qualsiasi giudizio, in fondo percepiamo a livello puro. L’atto del vedere è percezione e verifica del reale, ovvero un fenomeno che ha a che fare con la verità, molto più del pensiero, nel quale invece ci smarriamo più facilmente allontanandoci dal reale. Per me vedere significa sempre immergersi nel mondo, pensare, invece, prenderne le distanze. E dato che la mia mente funziona soprattutto a livello intuitivo, l’immagine è per me la forma espressiva e ricettiva per eccellenza.

Wim Wenders (da L’atto di vedere) gia» (Slow Photo, in La fotografia stenopeica, a cura di Vincenzo Marzocchini, 2004; FOTOgraphia, aprile 2004). È il principio della “leva di Archimede”: minimo impiego di energia,

massimi risultati. È il princìpio del risparmio energetico ed è la dottrina dell’energia pulita che, insieme, rendono frizzanti le lucide analisi di Fritjof Capra sulla svolta necessaria nella socie-

tà contemporanea. La macchina stenopeica, per funzionare, non brucia energia e non produce scarti inquinanti: garantisce un approccio puro, arcaico, genuino con il mondo. Artisticamente, poi, le opere di tanti autori testimoniano come al basso tasso di tecnologia dello stenoscopio fa fronte l’alto tasso di concettualità del prodotto finito. La fotografia stenopeica entra a pieno titolo nel vasto filone dell’arte povera, ma ad alto tasso di creatività, dell’arte dai mezzi minimi ma dai contenuti profondi. I mezzi -un foro uguale per tutti- democratizzano la produzione e la proprietà delle immagini. In particolare, proprio nella realizzazione dell’immagine, è solo con lo stenoscopio che possiamo parlare di “pari opportunità”. Sì, è pur vero che il foro può essere effettuato su un’infinità di materiali più o meno pregiati (vedi la lamina d’oro consigliata da Ansel Adams), con notevoli differenze di costo, ma è pur sempre il foro e non il materiale che convoglia le radiazioni luminose sulla pellicola... mentre altrettanto non si verifica nell’uso degli obiettivi: se un obiettivo è costruito con materiali scadenti è certo che l’icona ne soffrirà. La nascita della fotografia non ha “democratizzato” il ritratto, come si è soliti affermare, la propria diffusione ha solo permesso a un numero maggiore di persone di poter accedere all’immagine di sé mediante “lo specchio dotato di memoria” (dagherrotipo), prima, il ferrotipo e la “carte de visite”, dopo; ma, tenuto conto dei salari in vigore in tutte le varie categorie di lavoratori, per molti individui -nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento- l’unico ritratto possibile rimase quello che i familiari con-

9


cedevano loro da defunti. Ma lasciamo la storia per la filosofia e riflettiamo sul fatto che la democraticità, il princìpio delle pari opportunità viene garantito da un qualcosa di immateriale, di imponderabile: un foro, leggero quanto un’idea, un princìpio, appunto!, scevro da ogni tecnicismo. Ed è qui che avviene la svolta e, come vedremo più avanti, l’aggancio con il mondo orientale. Il tecnicismo, invece, è un prodotto occidentale, teso alla conquista del mondo esterno; il raggiungimento della felicità e dell’equilibrio interno dipendono dal possesso dei beni materiali, di consumo. Anche la fotografia ufficiale è inquinata da questo meccanismo di dominio ed è diventata un atto predatorio e di manipolazione, più che uno strumento di visione. Tale è sempre stato, per esempio, l’uso della camera obscura: «Proprio ieri, Milord, mentre giravamo attraverso il parco con la camera obscura, lei era, forse, troppo occupato nel cercare qualche pittoresca prospettiva e per questo non ha osservato con attenzione ciò che stava avvenendo» (Johann Wolfgang Goethe, Le affinità elettive). Nella storia della fotografia, la consacrazione ideologica dell’atto predatorio si ha con la coniazione bressoniana della teoria del momento decisivo. Alle riprese stenopeiche meglio si addice il metodo di Paul Strand: «Strand non persegue un istante, piuttosto incoraggia un evento a manifestarsi come si può incoraggiare una storia a raccontarsi [...] lavora con molta lentezza. [...] La sua macchina fotografica non è libera di vagabondare. [...] Il punto in cui decide di collocarla non è dove sta per accadere qualcosa, ma là dove verrà riportato un certo numero di avvenimenti; [...] egli trasforma i suoi soggetti in narratori. [...] In tutti i casi Strand, il fotografo, ha scelto il punto dove collocare la macchina fotografica per farle svolgere un ruolo di ascolto» (John

10

Berger, Sul guardare). Saper ascoltare gli altri e le cose era il saggio consiglio suggerito da Plutarco, mai così necessario quanto oggi, soprattutto nei dibattiti politici televisivi: «Il silenzio, dunque, è ornamento sicuro per un giovane in ogni circostanza, ma lo è in modo particolare quando, ascoltando un altro, evita di agitarsi o di abbaiare a ogni sua affermazione, e anche se il discorso non gli è troppo gradito, pazienta e attende che chi sta dissertando sia arrivato alla conclusione; e non appena quello ha finito, si guarda dall’investirlo subito di obiezioni. [...] Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato». La fotografia stenopeica crea le condizioni (lunghi tempi di esposizione) per un ascolto prolungato del mondo circostante, stimolando un nostro lento ma efficace passaggio dal guardare al vedere secondo la concezione huxleyana per la quale l’arte del vedere (la visione) è data dall’insieme sensazione/selezione/percezione (Aldous Huxley, L’arte di vedere). Ecco allora subentrare l’altro fondamentale requisito da abbinare all’ascolto per meglio percepire e vedere: il tempo. Una serie di aforismi di Peter Handke ci mettono sulla buona strada: «Riflettere sul tempo, percepire lo spazio: conosci un senso di vita più puro? [...] “Guadagnar tempo” è una bella espressione; però io non guadagno tempo affrettandomi. [...] Ho bisogno ogni volta di tempo finché il movimento delle foglie nel vento e il loro rumore significano ciò che essi sono, e significano a me ciò che sono io. Il diritto dell’uomo numero uno è dunque per me: ho bisogno di tempo. [...] Io devo (posso) dare significato al mondo con la lentezza» (Peter Handke, Alla finestra sulla rupe, di mattina - E altri luoghi 1982-1987). È con altri termini la raccomandazione heideggeriana della liberazione dall’assillo del

tempo: «Perdere tempo e, per farlo, procurarsi un orologio!» (Martin Heidegger, Il concetto di Tempo). La paura di perdere tempo e l’ansia di guadagnare tempo sono tipiche situazioni esistenziali del mondo occidentale, dove produzione e consumo sono supervelocizzati e quindi anche le immagini sono consumate a un ritmo vertiginoso. Tutto il mondo è attraversato ad alta velocità. Scriveva anni or sono Wim Wenders: «I segni nel paesaggio diventano sempre meno visibili. Prima queste regioni immense venivano attraversate in automobile, poi arrivarono i treni, dai quali si guardava al paesaggio con ben altra velocità, in seguito gli aerei, e da quel momento, non si poterono distinguere più. [...] Camminando a piedi si vede in maniera diversa che attraversando una regione in auto, per poi fotografare dal finestrino, come fanno quasi tutti del resto, senza neppure fermarsi; o dal prendere un aereo e arrivare a un’ora precisa in un luogo preciso, ma senza in realtà aver fatto un viaggio, perché si arriva e basta. Ovviamente, diventa sempre peggio. La gente ormai arriva soltanto, ma in fin dei conti non si è mai mossa. Scatta fotografie per convincersi a posteriori di essersi trovata in un dato luogo» (Wim Wenders, L’atto di vedere). Recentemente Marc Augé ha ribadito il concetto: «Sono i testi disseminati sul percorso ad enunciare il paesaggio e a spiegarne le segrete bellezze. Non si attraversano più le città, ma i punti importanti sono segnalati dai cartelloni che recano scritti veri e propri commenti. Il viaggiatore è in qualche modo dispensato dal fermarsi e anche dal guardare» (Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità). Lo studioso francese Augé, antropologo dei modi contemporanei, ha donato profonde riflessioni sul viaggio moderno, sulla forma più diffusa,

omologata, della conoscenza odierna dei luoghi: «La pratica attuale del turismo ha più a che fare con la comunicazione che con il viaggio. Il turismo culturale accresce il sapere, il turismo sportivo mette in forma, ma senza che ad essi sia mai associata l’idea di una trasformazione essenziale dell’essere. L’ideale della comunicazione è l’istantaneità, mentre il viaggiatore se la prende comoda, coniuga i tempi, spera, si ricorda [...] il turista consuma la propria vita, il viaggiatore la scrive» (Marc Augé, Rovine e macerie - Il senso del tempo). La fotografia stenoscopica facilita l’osservazione perché il tempo stenopeico è necessariamente prolungato: l’attenzione verso gli altri e verso i luoghi non può essere mai frettolosa, non può stare tutta in uno scatto (fotografico) predatorio. Allora il guardare si trasforma in vedere e l’atto dell’osservare diventa riflessione. Le emozioni si fanno più intense, dense come tutte le emulsioni sottoposte a sovraesposizione o sovrasviluppo: «“Qui non c’è abbastanza luce -ha detto-, andiamo fuori”. Siamo usciti e ci siamo diretti verso i pruni, dove c’è un tavolo in mezzo all’erba. Lì lei ha guardato il cielo ancora coperto di nubi. Due o tre minuti, ha calcolato a voce alta, poi con cura ha piazzato la scatola sul bordo del tavolo. Al centro di uno dei lati lunghi c’era un cerotto bianco e rettangolare, di quelli che si mettono su una piccola vescica o una scottatura. Il cerotto era incorniciato da nastro adesivo nero. Con le sue dita caute ha tolto il cerotto bianco in modo da scoprire un’apertura, un foro. Poi mi ha preso per mano. Siamo rimasti lì in piedi davanti alla macchina fotografica. Naturalmente ci siamo mossi, ma non più di quanto facessero i pruni al vento. I minuti passavano. Mentre stavamo lì fermi, riflettevamo la luce, e ciò che riflettevamo entrava nella scatola


Notizie

delle macchine fotografiche automatiche, fino ai sofisticatissimi dispositivi di controllo di qualsiasi apparecchiatura moderna digitale. Il pensiero platonico spinge verso il tecnicismo, il dominio del mondo esterno, l’arroganza intellettuale... il digitale. Il digitale: il massimo della globalizzazione e del consumismo standardizzato! Il messaggio socratico, riportato alla ribalta dal filosofo austriaco Karl Popper come esempio di ideologia democratica da seguire per le attuali e future generazioni, ci sospinge verso una riflessione o ricerca interiore, sul possibilismo del diverso e delle scelte alternative. Lo stenoscopio simboleggia allora il massimo della trasgressione alle regole precostituite, dell’anticonformismo artistico e sociale. Vincenzo Marzocchini

PS: Disteso su una sdraio di fronte a delle pigre onde, stordito dal calore del sole, osservo le pagine di Repubblica sollevate dalla brezza di mezza mattina. Esce in libreria ... E vinse la tartaruga. Elogio della lentezza: rallentare per vivere meglio di Carl Honoré, un manuale che insegna «a vincere lo stress “scalando marcia” ma senza rischiare l’emarginazione [...] Rallentare, l’arte che ti cambia la vita [...] Tenete sempre sotto monitoraggio la vostra velocità [...] Fate in modo che vi sia uno spazio nella vostra giornata in cui potete spegnere tutte le tecnologie [...] Trovate il tempo per almeno uno di questi hobby che vi possa far rallentare: pittura, giardinaggio o yoga [...]». Chi ha a disposizione per il proprio “hobby della vita” solo i minuti rubati alla famiglia e alle ferie, che ama la fo-

tografia al punto che senza non ha più senso vivere (come il superstressato o iperangosciato Antonino Paraggi, protagonista del racconto di Italo Calvino L’avventura di un fotografo) deve dedicarsi per forza al giardinaggio? No e poi no!, ci soccorre la pratica stenopeica: l’arte dei tempi lunghi in fotografia! I tempi lunghi ottenuti non con l’ausilio della posa B o T (derivati tecnologici), ma con la naturale strettoia del foro stenopeico. La propria naturale lentezza sarà il più efficace antidoto all’ansia dell’ipertecnologico, alla droga del tempo veloce e della superattività, all’angoscia esistenziale per la mancanza di tempo. “Festina lente” -affrettati lentamente- sostenevano gli antichi: ne trarranno vantaggio la creatività, la fantasia, la spontaneità e la meditazione sull’umana esistenza. V.M.

TANKSTUDIO

3

scura attraverso il buco nero. “Sarà la nostra fotografia”, ha detto, e siamo rimasti ad aspettare fiduciosi» (John Berger, Fotocopie). La via della lentezza ci guida verso l’interno, ci rivela una visione più introspettiva, mistica, ascetica, più imponderabile (visione orientale), meno prevedibile, tecnologicamente inconscia, di cosciente incertezza e di attesa. Ma anche nelle idee del mondo antico occidentale possiamo già individuare due posizioni teoretiche divergenti che fanno al nostro caso: la dottrina platonica e quella socratica. Dal mito platonico della caverna, dal riconoscimento del mondo mediante il confronto con gli archetipi -il campionario dei modelli- che preesistono nella nostra memoria sono nati i meccanismi di esposizione

C’È UN MODO MIGLIORE PER TENERE FERMO IL SOGGETTO... ...USARE UN TREPPIEDI MANFROTTO

CON QUALSIASI FOTOCAMERA DIGITALE, ANCHE DI PIÙ RECENTE TECNOLOGIA, DOVETE FARE I CONTI CON IL MOSSO. PER EVITARE QUESTO PROBLEMA AVETE DUE SCELTE: BLOCCARE IL SOGGETTO O LA FOTOCAMERA. LA NUOVA GAMMA DIGI, COMPOSTA DA TREPPIEDI LEGGERI E COMPATTI, FORNISCE UN VALIDO SUPPORTO ALLA FOTOCAMERA DIGITALE E LASCIA UNA MAGGIORE LIBERTÀ ALLA VOSTRA CREATIVITÀ. 714SHB

treppiedi supercompatto, ideale per il viaggio: 980g in 35cm

714B

con testa a sfera a scomparsa per un perfetto supporto delle compatte fotocamere digitali

718B 718SHB

versione corta del modello 718B

con testa a tre movimenti estremamente compatta; adatta per riprese foto e video

724B

con testa a sfera incorporata per fotocamere di peso medio

CARATTERISTICHE DELLA GAMMA: •

COMPATTEZZA gambe a 4 sezioni, testa incorporata e compatta per occupare il minimo spazio

728B

con testa a tre movimenti, ideale per riprese foto e video

LEGGEREZZA minor peso grazie al suo design innovativo • ROBUSTEZZA costruzione interamente in alluminio • SEMPLICITÀ meccanismi di apertura/chiusura con leva rapida per un uso pratico e veloce •

DISTRIBUITO DA:

MANFROTTO TRADING Via Livinallongo 3 - 20139 MILANO - Tel. 02 5660991 - Fax 02 5393954 - www.manfrotto.it


LETTORI MULTIPLI. Le sigle Hama 47100 e Hama 47147 identificano la nuova generazione di lettori USB 2.0 della casa tedesca, la cui linea di accessori universali comprende oggi una differenziata offerta rivolta al mondo della gestione digitale di immagini. Rispettivamente si tratta di lettori 9-in-1 e 12-in-1, che permettono di leggere e scrivere nove e dodici differenti tipi di schede di memoria: CompactFlash (tipo I e tipo II), Microdrive, SmartMedia, MultiMedia, Secure Digital, Memory Stick, Memory Stick Pro e xD-Picture Card, e fanno nove; quindi, anche RS-Multimedia, Mini Secure Digital, e Memory Stick Duo per arrivare a dodici. I lettori sono dotati di software Photo Rescue e Ulead Photo Explorer 8.0 SE; operano in alta velocità, consentendo un rapido scambio di dati, tramite interfaccia USB 2.0 a 480 Megabyte al secondo (12 Megabyte al secondo con interfaccia USB 1.1). È anche possibile il trasferimento dati da una scheda all’altra, senza archiviazione intermedia. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI). TRUE PIC TURBO. Nuovo processore Olympus, che migliora la qualità delle fotografie da tre punti di vista: fedeltà dei colori (gamma cromatica, saturazione e luminosità), proporzione del rumore di fondo e nitidezza delle immagini in alta risoluzione. Determinante sulla resa fotografica, in combinazione con le prestazioni dell’obiettivo di ripresa e del sensore di acquisizione, il processore è l’autentico cervello di ogni dotazione digitale, per le cui prestazioni gioca un ruolo

12

determinate sia per ciò che riguarda la qualità formale dell’immagine sia per la velocità di elaborazione dei dati. Le prestazioni del processore Olympus TruePic Turbo si basano su tre tecnologie innovative. 1. Tecnologia Proper Gamma II. Il valore gamma di un’immagine ne determina la propria gamma tonale. Inoltre, correggendo il valore gamma, la gamma tonale di un’immagine viene alterata fino a diventare o più luminosa o più scura. Diversamente dai sistemi convenzionali, la tecnologia TruePic Turbo agisce sul colore e i segnali luminosi separatamente, mantenendo la corretta gamma di nero e bianco per ogni tipo di segnale. Questa combinazione è determinante, per esempio, nella resa dei colori che sono difficili da riprodurre, come l’incarnato. Ne consegue una intensificata capacità dell’apparecchio digitale, che riconosce le più delicate gradazioni di colore in modo da riprodurre con la massima fedeltà gli elementi cromatici del soggetto fotografato. 2. Avanzata tecnologia Noise Filter II. Nelle immagini digitali impostate con equivalenti valori Iso elevati o nelle aree più scure è facile notare un evidente rumore di fondo. Il Noise Filter II controlla l’immagine in ogni parte, in modo da individuare le differenze tra l’immagine originaria (teorica) e i disturbi effettivi. In questo procedimento, prima viene rimosso il possibile rumore, poi, tramite una procedura separata, viene migliorata la nitidezza dell’immagine. Ciò consente di incrementare significativamente la qualità delle varie aree, soprattutto nel caso dei più bassi contrasti. 3. Avanzata tecnologia SF Filter. Con l’applicazione SF (Spatial Frequency) Filter, la frequenza spaziale di un’immagine può essere finemente analizzata, al fine di accentuare le differenze tra elementi spessi

(per esempio il profilo di un palazzo) e sottili (come le tegole di un tetto). Questo processo di filtratura si basa su un’esclusiva tecnologia proprietaria Olympus di analisi del segnale dell’immagine, nella quale i dettagli dell’immagine sono notevolmente migliorati. Non solo il filtro mantiene e conserva le aree illuminate e in ombra dell’immagine, ma dà visibilità anche alla gamma dei contrasti, in modo che l’immagine finale abbia una più ampia gradazione di tonalità e sfumature. Infine, oltre alla qualità dell’immagine, il processore True Pic Turbo allinea il processo interno di acquisizione dell’immagine e il controllo dell’apparecchio grazie alla stretta integrazione tra software e hardware. Questo si evidenzia in particolar modo nelle configurazioni da cinque Megapixel, o superiori, che devono processare file di immagine molto grandi. Invece, negli apparecchi digitali con una risoluzione inferiore i processi interni di gestione, come per esempio il sistema di accensione, la risposta di scatto, l’acquisizione dell’immagine, il controllo dell’intera procedura tecnica, il salvataggio delle immagini e la propria visualizzazione sono notevolmente velocizzati. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 Opera Zerbo MI).

TECNOLOGIA PROPRIETARIA. Per aumentare la già notevole resistenza meccanica, la gamma di treppiedi Gitzo Explorer in fibra di carbonio impiega un esclusivo processo costruttivo ad alta pressione e temperatura. La tecnologia HIS a sezioni avvitate e incollate garantisce la massima durata e affidabilità di giunzione. Nell’uso, i treppiedi Gitzo Explorer offrono la

colonna orientabile in ogni direzione (disponibile solo in versione “rapida”) e le gambe posizionabili in maniera indipendente, con ogni angolazione, in modo da consentire sistemazioni in tutte le posizioni. Oltre i due modelli in fibra di carbonio, rispettivamente a tre e quattro sezioni, si segnala una versione in lega di alluminio a tre sezioni, che utilizza tubi scanalati contro la rotazione e dispone di piedini in gomma che rivestono i puntali in acciaio, utili per una migliore presa a terra. (Manfrotto Trading, via Livinallongo 3, 20139 Milano).

*ist D A DISTANZA. Tramite Internet è disponibile il software di controllo a distanza Remote Assistant* per la reflex digitale Pentax *ist D, che può essere scaricato gratuitamente dal sito www.pentaxitalia.com (in un primo momento per piattaforme Windows, successivamente per Apple Macintosh). Si tratta di un programma progettato per espandere le possibilità della Pentax *ist D, con la reflex collegata tramite cavo USB a un computer con il software installato. Le funzioni avanzate e le pratiche caratteristiche offerte includono funzioni supplementari alla dotazione base, il comando a distanza dell’otturatore e la ripresa intervallata gestiti dal computer (la funzione di ripresa intervallata è disponibile soltanto in combinazione con un computer), oltre al trasferimento diretto e archiviazione sull’hard disk del computer delle immagini riprese, senza transitare dalla scheda di memoria della reflex. Quindi, si segnalano impostazioni e regolazioni di funzioni di base e ausiliarie, comprese le funzioni custom, impostabili dall’utente direttamente dal computer. (Protege - Divisione Foto, via Pratese 167, 50145 Firenze).



Notizie

IL VALORE DELLE SCELTE

A

Autorevole associazione di categoria, l’europea TIPA (Technical Image Press Association) riunisce trentun riviste specializzate continentali, che nei rispettivi paesi svolgono qualificati ruoli di analisi e osservazione del mercato fotografico. Tra le iniziative TIPA, oltre gli indirizzi verso l’aggiornamento costante dei redattori delle singole testate e altre vicende “interne”, si annota l’assegnazione annuale dei premi che indicano le migliori realizzazioni tecniche dell’anno. Gli ambìti e accreditati premi TIPA sono frutto di una competente visione complessiva del mercato fotografico internazionale. Dalle origini dei premi, all’inizio degli anni Novanta, il mondo della fotografia è notevolmente cambiato, modificando alcune -se non già molte- delle proprie espressioni tecniche e tecnologiche. Anno dopo anno, i rappresentanti delle trentun testate fotografiche europee hanno tenuto conto delle mutazioni intervenute, andando a ridefinire le categorie indicate. Lo slittamento di alcune indicazioni merceologiche, adeguatamente interpretate, e l’estensione di altre (fino alla moltiplicazione delle categorie riferite alla gestione digitale delle immagini) sottolinea la direzione e intenzione di quel percorso tecnico che sta traghettando il mondo fotografico verso una innovativa dimensione presente-futuribile. Tra le novità dei premi TIPA 2004 segnaliamo, per esempio, la scomposizione in tre fasce distinte di apparecchi digitali

14

Quando il marchio dei TIPA Awards appare in una pubblicità, un pieghevole o sulla confezione di un prodotto si può essere certi che è stato meritato. I premi TIPA sono un motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono.

Konica Minolta Dîmage A2: Compatta digitale di fascia alta.

compatti, rispettivamente identificate in relazione ai relativi indirizzi commerciali, che dipendono da analoghe combinazioni/soluzioni tecniche e costruttive: quindi autonome segnalazioni per le compatte digitali di fascia bassa, media e alta. Ribadendo e confermando questo cammino tecnologico, la recente edizione 2004 dei premi rinnova una condizione (esistenziale) di fondo: lo stimato e competente giudizio della giuria TIPA va considerato in due modi. Anzitutto va preso per se stesso, cioè per le potenziali influenze sull’autorevole apprezzamento dei relativi prodotti indicati, in secondo luogo, temporalmente coincidente, va inteso come specchio dei tempi tecnologici che si proiettano in avanti, sull’intera componente tecnica dell’esercizio fotografico. Tra le trentun riviste di settore che compongono il cartello TIPA, che si estende su undici paesi europei, l’Italia è rappresentata dalla nostra testata e da Fotografia Reflex di Roma, mensile diretto da

Giulio Forti. Per l’assegnazione dei premi, ogni anno i rappresentanti delle singole testate, riuniti in Assemblea Generale, analizzano i valori tecnici del mercato fotografico e indicano quali sono, a proprio

giudizio, i migliori prodotti della stagione. Su indicazione di una attenta commissione interna, l’esperta e valida giuria TIPA prende in considerazione i prodotti fotografici arrivati sul mercato europeo dal maggio dell’anno precedente al maggio dell’anno in corso: nello specifico dei premi TIPA 2004, dal maggio 2003 al maggio 2004. La riunione per i TIPA Awards 2004 si è svolta lo scorso maggio a Barcellona. Erano presenti i rappresentanti delle trentun riviste associate: Photo Video Audio News (Belgio); Réponses Photo e Chasseur d’Image (Francia); Inpho, Photographie, Photopresse, Pixelgui.de, ProfiFoto e Digit! (Germania); Photographos e Photo Business (Grecia); Digital Photo FX, Practical Photography, Professional Photographer e Which Camera? (Inghilterra); Fotografia Reflex e FOTOgraphia (Italia); Foto, Fotografie, Fotovisie, P/F Professionele Fotografie e Digitaal Beeld (Olanda); Foto (Polonia); Foto/Vendas Digital (Portogallo); Photo Magazin (Russia); Arte Fotografico, Diorama, Foto/Ventas, FV/Foto Video Actualidad e La Fotografia Actual (Spagna); FOTOintern (Svizzera).


Canon Eos 300D: Pietra miliare.

(pagina accanto) Olympus Zuiko Digital ED 150mm f/2: Obiettivo di alte prestazioni.

(in alto, a destra) Kodak Tri-X: Medaglia d’oro ai cinquant’anni.

Nikon Coolscan V ED: Scanner per pellicole.

Come abbiamo già avuto modo di annotare in precedenti occasioni, riferendo dei premi assegnati negli anni passati, «la combinazione di riviste fotografiche così diverse ed eterogenee finisce per rappresentare una adeguata media continentale. Ciascuna rivista è portavoce di propri punti di vista e osservazioni nazionali, oltre che di realtà commerciali determinate da particolari equilibri geografici e sociali; quindi, nel proprio insieme, la valutazione TIPA esprime sempre e comunque la più concreta e realistica essenza del mercato fotografico europeo». Le affermazioni finali arrivano al culmine di un processo giudicatore severo e approfondito. Dall’aggiudicazione, cui fa seguito, in autunno, la cerimonia ufficiale della consegna dei premi, per un

anno, le aziende produttrici e distributrici possono combinare la presentazione dei relativi vincitori di categoria con l’identificazione ufficiale dei TIPA Awards: «Quando il marchio dei TIPA Awards appare in un annuncio pubblicitario, un pieghevole o sulla confezione di un prodotto, potete esser certi che è stato meritato. I TIPA Awards sono un motivo di orgoglio per chi li attribui-

sce e per coloro che li ricevono». I migliori prodotti fotografici del 2004 sono stati suddivisi in ventisei categorie merceologiche, testimoni sia dell’attuale mercato, sia di visioni/indicazioni trasversali, tra le quali si possono considerare la segnalazione della più efficace tecnologia (Canon Data Verification Software kit DVK-E2), l’indicazione di una autentica pietra miliare, capace di cambiare il passo della progressione tecnologica del settore (Canon Eos 300D) e la medaglia d’oro attribuita ai cinquant’anni della pellicola bianconero Kodak Tri-X. Pietra miliare CANON EOS 300D L’introduzione di questo apparecchio rappresenta una vera svolta epocale perché, per la prima volta, questa configurazione offre la tecnologia reflex digitale a un prezzo accessibile, a portata dell’utenza amatoriale. TIPA ha quindi assegnato un premio speciale Pietra miliare alla Canon Eos 300D [FOTO graphia, ottobre 2003]. Reflex digitale amatoriale NIKON D70 La reflex digitale Nikon D70 è realizzata senza compromessi. Offre un elevato contenuto tecnologico a un prezzo assai attraente con, in più, caratteristiche che è difficile trovare anche in apparecchi professionali di costo superiore [FOTOgraphia, febbraio 2004].

Compatta digitale di fascia media SONY CYBERSHOT DSC-T1 Nonostante la forma ultrapiatta e compatta, la DCS-T1 offre elevate prestazioni e una grande possibilità di controllo. Bello anche il grande display posteriore, che aiuta realmente nella composizione dell’inquadratura. Compatta digitale di fascia alta KONICA MINOLTA DÎMAGE A2 È il secondo apparecchio (Konica) Minolta che incorpora il sistema di stabilizzazione dell’immagine applicato direttamente al sensore CCD. Disegnata come una reflex e dotata di un potente zoom equivalente all’escursione 28-200mm sul formato fotografico 24x36mm, la A2 è la scelta ideale per l’appassionato esigente [FOTOgraphia, maggio 2004].

Reflex digitale professionale CANON EOS-1D Mark II Questo apparecchio cambia il concetto di reflex digitale professionale, definendo nuovi parametri di riferimento [su questo numero, da pagina 54].

Dorso digitale SINARBACK 54M Il nuovo dorso digitale Sinarback è piccolo, leggero, ma ha le specifiche più elevate tra i dorsi digitali. Il sensore da 22 Megapixel, elaborato in collaborazione con Kodak, e la profondità colore di 16 bit assicurano una qualità d’immagine di altissimo livello.

Compatta digitale di fascia economica OLYMPUS CAMEDIA C-310 Zoom Ancora una volta Olympus dimostra quanto può essere sfumato il confine tra compatta digitale e a pellicola in termini di costi e prestazioni. La C-310 è la dimostrazione che un ottimo apparecchio non deve per forza di cose essere costoso [FOTOgraphia, aprile 2004].

Supporto di memoria SANDISK serie ULTRA II Con la risoluzione sempre più elevata degli apparecchi digitali e la risposta di scatto sempre più rapida, la velocità della scheda di memoria diventa molto importante, ed è necessario scegliere schede che assicurino elevati valori di trasferimento. La serie SanDisk Ultra II risponde pienamente alle specifiche richieste dai più rapidi apparecchi digitali.

15


offrono una gamma tonale notevolmente estesa.

Accessorio digitale LEXAR JUMP DRIVE Il Pen-drive è un supporto che, oltre che immagazzinare immagini, può servire anche per conservare e scambiare dati di altro genere. La serie di accessori Lexar JumpDrive ne è una dimostrazione pratica. Scanner per pellicola NIKON COOLSCAN V ED Il Coolscan V ED è un nuovo punto di riferimento tra gli scanner non professionali per pellicola. Combina un prezzo estremamente attraente con la risoluzione professionale di 4000 punti per pollice, con una profondità colore di 14 bit; inoltre offre il sistema di correzione dell’immagine Digital ICE4 [FOTOgraphia, dicembre 2003]. Scanner piano EPSON PERFECTION 4870 PHOTO Nuovo punto di riferimento tra gli scanner piani, offre una risoluzione di ben 4800 punti per pollice e la tecnologia Digital ICE con prestazioni che lo rendono competitivo a confronto con gli scanner per pellicola. Stampante a sublimazione KODAK PHOTO PRINTER 6800 La stampa a sublimazione è il metodo raccomandato per chi vuole stampe di qualità fotografica, in tempi rapidi e con una elevata durata nel tempo. Il Kodak Photo Printer 6800 offre tutto questo a costi ragionevoli. Stampante Inkjet EPSON STYLUS PHOTO R800 Offre una straordinaria combinazione di stampa inkjet con inchiostri a pigmenti che garantiscono un’ottima durata nel tempo ed elevata brillantezza delle stampe. È anche la prima stampante a offrire due inchiostri, come il rosso e il blu, che

16

Sigma 17-35mm f/2,8-4 Asph EX DG AF: Obiettivo 35mm / Digitale.

Stampante di grande formato HP DESIGNJET 130 Offre l’accuratezza cromatica ideale per effettuare prove di stampa fino al formato A1 (61,5x86cm) e ha una testina che emette gocce di inchiostro molto piccole, da quattro picolitri, che permettono passaggi tonali estremamente morbidi. Videocamera professionale SONY DSR-PD170 Prestazioni professionali al prezzo di una buona videocamera amatoriale. Software ADOBE PHOTOSHOP CS La nuova versione del celebre programma di grafica e fotografia digitale presenta straordinarie funzioni di controllo dell’immagine, confermando ancora una volta che Photoshop è il programma standard di riferimento per il mondo della fotografia digitale. Tra le novità significative ricordiamo la funzione Luci/Ombre, l’editing a 16 bit e i nuovi filtri. Reflex 35mm CANON EOS 30v/33v Possiedono l’autofocus e l’avanzamento più veloci della propria categoria. Impiegano il collaudato sistema di messa a fuoco automatica con sette punti di rile-

Kodak Professional BW 400CN: Pellicola.

vazione controllati, nella versione 30v, dal movimento della pupilla. Inoltre, il corpo macchina in metallo assicura maggiore robustezza e durata nel tempo. Compatta 35mm OLYMPUS µ[mju] III 80 La casa giapponese dimostra di non trascurare affatto, nonostante i suoi successi nel mercato digitale, la tecnologia tradizionale a pellicola. La nuova Olympus µ[mju] III 80 è la classica compatta da tenere sempre in tasca, pronta per realizzare eccellenti immagini fotografiche su pellicola 35mm. Pellicola KODAK PROFESSIONAL BW 400CN Anche Kodak non dimentica il settore della pellicola, e ha realizzato que-

Agfa d-lab.1: Minilab digitale.


più piccolo. Sigma ha prodotto questo zoom, che rappresenta l’ideale come obiettivo standard per le reflex digitali ma può essere impiegato, con ottimi risultati, anche su quelle formato 35mm [FOTO graphia, marzo 2004].

Nikon D70: Reflex digitale amatoriale.

Imacon Flextight 949: Apparecchio professionale.

sta straordinaria emulsione in grado di restituire eccellenti immagini in bianconero con la comodità del trattamento nei bagni colore a standard C-41 [FOTOgraphia, aprile 2004]. Apparecchio professionale IMACON FLEXTIGHT 949 La innovativa e originale tecnologia a tamburo virtuale ha rivoluzionato la scansione professionale. Il Flextight 949, nuovo top di gamma, offre una risoluzione di 8000 punti per pollice e possibilità di gestire originali su pellicola fino al formato 18x24,5cm [FOTOgraphia, maggio 2004]. Obiettivo 35mm / Digitale SIGMA 17-35mm f/2,8-4 Asph EX DG AF Le nuove reflex digitali hanno bisogno di obiettivi di focale sempre più corta per compensare il fattore moltiplicazione dovuto al sensore

Obiettivo di alte prestazioni OLYMPUS ZUIKO DIGITAL ED 150mm f/2 Un fiore all’occhiello per la reflex digitale Olympus E-1, in grado di offrire una ottima focale tele effettiva abbinata a una straordinaria luminosità, impensabile a queste focali nel formato 35mm [FOTOgraphia, marzo 2004]. Design innovativo PANASONIC SV-AV50 D-Snap Caratterizzato da un design decisamente innovativo, con l’apertura a forbice che scopre sia l’obiettivo sia il display, questo apparecchio dimostra come uno strumento tecnico possa essere bello e funzionale al tempo stesso. Tecnologia CANON DATA VERIFICATION SOFTWARE kit DVK-E2 Creato per garantire l’autenticità di un’immagine digitale in un mondo, quale quello della fotografia elettronica, dove è possibile manipolare in modo fraudolento i contenuti di una immagine.

Minilab digitale AGFA d-lab.1 Agfa ha creato un minilab che non è solo molto compatto, grazie all’integrazione di tutti gli elementi, ma è anche sostanzialmente veloce, con una produzione di 625 stampe/ora [FOTOgraphia, dicembre 2003]. Medaglia d’oro 50 ANNI DEL KODAK Tri-X Un riconoscimento speciale, quale la Medaglia d’oro, per festeggiare i cinquant’anni di un prodotto che fa parte della storia della fotografia e che è servito per registrare molte tra le più belle fotografie dell’ultimo mezzo secolo [FOTOgraphia, maggio 2004]. Antonio Bordoni



Notizie

L’ECLETTICO DON MCCULLIN

S

Significativo evento per rendere omaggio a uno dei più grandi fotografi di guerra del secolo, nei cui lavori scorre la storia recente del pianeta. Esplicitamente intitolata Retrospettiva, la mostra raccoglie e presenta centocinquanta immagini che documentano la straordinaria attività di Don McCullin, autore coraggioso la cui opera mette in contatto con realtà grandi e piccole. Fotografie epocali, capaci di proporre sempre con grande sensibilità le differenze e i dolori di uomini, popoli e luoghi. Le immagini esposte alla milanese Galleria Arteutopia dei Musei di Porta Romana sono una selezione tra le più incisive e forti del celebre reporter inglese, nel periodo di produzione che va dagli anni Cinquanta a oggi. Il percorso illustra anzitutto i fatti tragici del Novecento: dal nord dell’Inghilterra distrutto alle guerre a Cipro, nel Biafra, in Viet-

Anni fa, in Inghilterra è stata pubblicata l’autobiografia di Don McCullin. Senza parafrasi, A Street Without Joy (liberamente Un cammino senza felicità) si riferisce esplicitamente agli anni della fotografia di guerra, peraltro richiamata dal ritratto in copertina. Il volume non è stato tradotto in italiano e l’edizione, se ricordiamo bene, è di almeno una dozzina di anni fa. Alla luce dell’esposizione milanese di Don McCullin, come per propri approfondimenti, il testo può essere recuperato attraverso i siti Internet che propongono edizioni librarie internazionali, sia d’attualità sia datate indietro nel tempo. Per quanto possa servire, documentiamo qui la copertina del libro in occasione della presentazione ufficiale del volume a una lontana edizione della Buchmesse di Francoforte. Vicino al Checkpoint Charlie, Berlino, 1961.

nam, in Cambogia e Beirut, e poi ancora le rivolte nel Derry, la fame e le malattie nel Bangladesh, senza tralasciare episodi epocali come la costruzione del Muro di Berlino. Proseguendo, Retrospettiva presenta le ricerche fotografiche successive: l’indagine di Don McCullin sempre attenta e viva sulle cosiddette civiltà “primitive” e sconosciute, tradotte in ritratti di popoli cannibali e tribù delle lontanissime giungle dell’Irian Jaya in Indonesia. In ultimo, come testimonianza della attività fotografica più recente di Don McCullin, è presente un’ampia sezione dedicata agli intensi e suggestivi paesaggi in tempo di pace. Luigi Pedrazzi, direttore della Galleria Arteutopia che ospita la mostra, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Contrasto, commenta: «Don McCullin non è un fotografo di guerra. È un fotografo. Ed è un artista. E come tale riconosce nel proprio strumento un mezzo potente e complesso, che inverte il rapporto tra artista e opera: non la realtà delle cose come punto di partenza ma come punto di arrivo. Ed è il fotogramma, la realtà che trasfigura nello scat-

NOTE BIOGRAFICHE

N

ato a Londra nel 1935, Don McCullin ha documentato per trent'anni i conflitti dei punti più caldi del mondo, mostrando gli orrori della guerra lontano da qualsiasi ricerca estetica. Nel 1959 diviene responsabile del servizio fotografico della rivista The Observer e nel 1961 documenta la costruzione del Muro di Berlino. Nel 1964 il suo reportage sulla guerra civile di Cipro gli vale il primo premio del World Press Photo. Nello stesso anno fotografa la guerra del Vietnam. Successivamente, Don McCullin segue l'evolversi dei conflitti in Nigeria (1968), Cambogia (1970), Pakistan (1971), Uganda (1972), Medio Oriente per la guerra del Kippur (1973), di nuovo Vietnam per la caduta di Phnom Penh (1975). Per questi reportage di importanza capitale ha ricevuto molte onorificenze e premi, tra cui il Commander of the British Empire, prestigioso riconoscimento inglese. Don McCullin non ha ancora smesso di seguire le situazioni più laceranti del nostro tempo. Negli ultimi anni si è dedicato anche alla fotografia di paesaggio, scegliendo come soggetto la campagna inglese. Vive in Gran Bretagna, nel Somerset.

19


Un irlandese senzatetto, Spitalfields, Londra, 1969.

Un marine americano traumatizzato dai bombardamenti, Hue, 1968.

(in alto, a sinistra) Una famiglia palestinese lascia il cimitero dei Martiri, Beirut, 1976.

20

to che la misura, l'istante nel tempo e nel movimento che indica il segno della sua arte e della sua sensibilità: la capacità irreale di “vedere” il mondo in quell'attimo, in quella inquadratura, in quella prospettiva che immediatamente cessa di essere tale per diventare simbolo e linguaggio. Nello sguardo vuoto di un soldato come in un paesaggio intenso della sua Inghilterra, Don McCullin vede ciò che non appare e lo racconta in un millesimo di secondo». Alessandra Alpegiani Don McCullin. Retrospettiva. In collaborazione con l’Agenzia Contrasto. Galleria Arteutopia, Musei di Porta Romana, viale Sabotino 22, 20135 Milano; 02-89055278; www.arteutopia.it, arteutopia.lp@tiscalinet.it. Dal 25 giugno al 5 settembre; martedì-sabato 11,00-19,30, giovedì fino alle 22,00. Volume edito da Contrasto, con introduzione di Harold Evans, ex direttore del Sunday Times e del Times.



OCCHI DI SCENA

O

Operazione culturale sicuramente ardita e vasta, che mette a confronto la fotografia con le forme d’arte con le quali ha sempre avuto un rapporto stretto e intimo, ma forse un po’ troppo laterale: teatro, musica, cinema e danza. San Miniato, in provincia di Pisa, celebra questo connubio allestendo quattordici mostre in contemporanea che compongono il nucleo portante del Primo Festival Internazionale della Fotografia dello Spettacolo, cui fanno da contorno laboratori, incontri, un concorso e una mise en scene. La rappresentazione dello Spettacolo è osservata attraverso l’obiettivo dei più grandi fotografi specialisti: dall’ottocentesco Napoleon Sarony al contemporaneo

22

Maurizio Buscarino, che è stato il fotografo di Kantor, fino a Riccardo De Antonis, Marco Caselli Nirmal, Umberto Montiroli e altri. Allestita dal Centro per la Fotografia dello Spettacolo, l’iniziativa parte a giugno, con un ritmo sostenuto e lo manterrà fino ad autunno inoltrato (28 novembre), con una sequenza di esposizioni ed eventi destinati a durare che coinvolgono spazi espositivi tradizionali (Rocca di Federico II, Via Angelica, Accademia degli Euteleti), ma anche luoghi inconsueti (la Casa di riposo Fondazione Del Campana Guazzasi, l’ex falegnameria Torre degli Stipendiari). «Con questa iniziativa», affermano gli organizzatori, «puntiamo a fa-

A CONTORNO

R

appresentazione teatrale sulla fotografia tratto da Christmas Story di Paul Auster (da cui il film Smoke), La storia di Auggie completa il Primo Festival Internazionale della Fotografia dello Spettacolo di San Miniato: in ottobre, in coproduzione con la Fondazione Aida/Tpo. Il tabaccaio Auggie Wren racconta che da quindici anni, ogni giorno alle otto del mattino, fotografa il proprio negozio. Un modo per catturare il tempo. La narrazione si anima di figure e segni elaborati in grafica al computer e proiettati su una scena composta da grandi pezzi di tulle. Ancora a ottobre è prevista una Giornata di studio sulla fotografia di spettacolo, che conclude il Festival. Tra gli argomenti, il problema della valorizzazione del patrimonio fotografico di teatri e archivi specializzati. Il dibattito è animato da fotografi, organizzatori teatrali, docenti universitari e responsabili di archivi.


LE MOSTRE ❯ Sguardi di Danza. Dal 29 giugno al 28 novembre. Attraverso i lavori di alcuni dei più significativi fotografi italiani di danza si evidenzia la grande ricchezza espressiva e la grande varietà di approcci che suggerisce il rapporto tra danzatore e fotografo. • Massimo Agus: Corpo che danza. • Vasco Ascolini: Il corpo, il volto e la maschera. • Lucia Baldini: Passi di Tango. • Cristiano Castaldi: Graffi in movimento. • Silvia Lelli: Danza dentro, Danza oltre. • Giancarlo Marcocchi: Poladanza. • Piero Tauro: Blickfangstraße, 12 - Frammenti di un ritmo in 12 foto. ❯ Riccardo De Antonis: Luce fisicità e spazio del teatro. Dal 29 giugno al 28 novembre. Cinquanta immagini di importanti nomi internazionali del teatro di ricerca tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. ❯ Vincitori del Concorso Occhi di Scena 2004. Dal 29 giugno al 28 novembre. Esposizione delle fotografie finaliste e selezionate. ❯ Marco Caselli Nirmal: Il tempo fotografico: sette variazioni dalla Città della Musica. Dal 9 luglio al 28 novembre. Pannelli di grandi dimensioni. Riflessione fotografica sul tempo della musica a partire da una Verifica di Ugo Mulas. ❯ Adelaide Ristori nelle fotografie americane di Napoleon Sarony. Dal 9 luglio al 28 novembre. La grande attrice del Diciannovesimo secolo fotografata a New York da Napoleon Sarony. Stampe originali selezionate dagli archivi del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova. ❯ Vent’anni di Prima del Teatro. Dal 9 luglio al 28 novembre. Vent’anni di attività della Scuola Europea dell’Arte dell’Attore, voluta dal Teatro Verdi di Pisa in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e con le maggiori scuole di teatro internazionali. ❯ Il Re di Baj nelle fotografie di Maurizio Buscarino. Dal 16 luglio al 28 novembre. Incontro magico tra uno dei principali fotografi di teatro e le espressioni di un grande attore (Giorgio Albertazzi), nello storico spettacolo di Wedekin realizzato nel 1981, regia di Egisto Marcucci, scene e costumi di Enrico Baj. ❯ Umberto Montiroli: Cinema e paesaggio nei film di Paolo e Vittorio Taviani. Dal 16 luglio al 28 novembre. Viaggio attraverso la straordinaria cinematografia dei fratelli Taviani, negli scatti del loro fotografo di scena. re di San Miniato la capitale della fotografia dello spettacolo. Tre le intenzioni. La prima è di promuovere questo genere di arte. La seconda di salvare milioni di immagini preziose oggi disperse negli archivi più disparati. La terza, sicuramente la più ambiziosa, è di creare un ponte tra immagine fotografica e knowhow teatrale, mettendo a confronto gli esponenti più significativi del

Dalle mostre in programma a Occhi di Scena: fotografie di Piero Tauro (pagina accanto), Cristiano Castaldi, Vasco Ascolini e Lucia Baldini (in questa pagina, dall’alto in senso orario).

mondo dello spettacolo con i protagonisti più innovativi della fotografia contemporanea». Il Festival si apre con la premiazione dei vincitori del concorso per fotografi emergenti Occhi di Scena 2004, la mostra Vent’anni di Prima del Teatro, dedicata all’attività dell’omonima scuola di teatro di San Miniato, e la retrospettiva del newyorkese Napoleon Sarony, l’inven-

tore della fotografia dello spettacolo, concentrata sulle fotografie che scattò alla famosissima attrice italiana Adelaide Ristori. Il programma comprende anche Sguardi di Danza: una sezione a tema con immagini di Massimo Agus, Vasco Ascolini, Lucia Baldini, Piero Tauro, Cristiano Castaldi, Silvia Lelli e Giancarlo Marcocchi, tra le più autorevoli personalità fotografiche in questo campo artistico. Quindi, si segnalano le mostre personali di Riccardo De Antonis, Marco Caselli Nirmal, Maurizio Buscarino e Umberto Montiroli. I laboratori, condotti da Massimo

23


Dalla mostra Il Re di Baj nelle fotografie di Maurizio Buscarino. Da Poladanza di Giancarlo Marcocchi, mostra allestita nel programma di Sguardi di Danza.

Agus, Silvia Lelli e Marco Caselli Nirmal, hanno per tema, rispettivamente, la fotografia del teatro di strada, della danza e della musica. Infine, a ottobre, è programmata una messa in scena fotografica della fondazione Aida/Tpo, tratta dal racconto Christmas Story di Paul Auster, che ha ispirato il film Smoke con Harvey Keitel e William Hurt (FOTOgraphia, dicembre 1999 e novembre 2003). Sempre a ottobre è in cartello una Giornata di studio sulla fotografia di spettacolo. A.Alp. Occhi di Scena. Centro per la Fotografia dello Spettacolo, Teatrino dei Fondi, via Zara 58, 56020 Corazzano PI; 0571-462825; www.centrofotografiaspettacolo.it, centrofotospettacolo@tiscali.it.

24


la tua vita. In ogni momento e situazione queste fotocamere diventano le compagne ideali per fermare gli attimi piĂš emozionanti. Divertenti e semplici da utilizzare: a tua disposizione, sempre. www.olympus.it

I T ’S

D I G I TA L .

C-460 ZOOM DEL SOL

C-310 ZOOM C - 160


FOTORICORDO DELL’ORRORE

L

La sera di mercoledì 29 aprile dieci milioni di spettatori americani vedono scorrere davanti ai propri occhi le fotoricordo scattate dai militari Usa in servizio presso il carcere di Abu Ghraib, in Iraq. La Cbs, che aveva pronto il servizio da tempo e lo aveva tenuto fermo su pressioni del Capo di Stato Maggiore generale Richard B. Myers, le manda in onda nella popolare trasmissione giornalistica Sixty Minutes II. Quando le immagini diventano di pubblico dominio, il Pentagono ammette immediatamente che sono «fotografie agghiaccianti, che nessun americano avrebbe mai voluto vedere». Si tratta di fotografie scattate per divertimento da soldatesse e soldati americani, per avere un “ricordo” di come hanno umiliato e abusato di prigionieri iracheni a loro affidati. Le immagini mostrano esseri umani legati e incappucciati, a volte fe-

26

rocemente minacciati da cani addestrati, altre volte picchiati a sangue, ammucchiati in nude piramidi carnali, altre volte ancora costretti a mimare rapporti sessuali. Intorno soldati in uniforme che ridono e scherzano. Da allora, a quelle prime sconvolgenti immagini di barbarie se ne sono aggiunte altre anche peggiori. Nessuna di queste è stata realizzata da professionisti; salvo forse quelle false apparse sul Daily Mirror, che mostrano un soldato inglese mentre urina su un prigioniero, probabilmente realizzate da uno studio professionale. Ancora sono il risultato del lavoro di un reporter improvvisato sia le immagini terrificanti che riguardano la decapitazione di Nick Berg (anche in questo caso ci sono sospetti che le immagini non riguardino veramente la decapitazione di un uomo vivo, ma di un essere umano già morto) o le condanne a morte

annunciate e poi eseguite, sia quelle pubblicate dei militari americani uccisi a Ramadi. Non mi interessa qui disquisire dell’ennesimo scoperchiamento del vaso di Pandora avvenuto in Iraq. Rammentate la storia di Pandora, la prima donna? Offrendola agli uomini, Zeus le consegna in dote un vaso che non dovrà mai aprire. Pandora sposa Prometeo ed è una brava moglie, ma un giorno -come Eva con la melanon resiste alla tentazione di alzare il coperchio del misterioso vaso per scoprire cosa contiene. Subito, in un turbine nero che invade la Terra, dal vaso escono il dolore, le malattie, l’odio, la guerra, la disperazione, tutti i mali che gli uomini originari ancora non conoscono. È a tutti evidente che in Iraq è stato aperto uno dei tanti vasi di Pandora nascosti in mille angoli del mondo. Ma non mi interessa né la litania consolatoria di coloro che affermano che “la guerra è guerra” (almeno fino a quando i barbari sono i “nostri”; quando i barbari sono i “nemici” allora tutto diventa inaccettabile), né mi interessa affrontare il problema dell’etica della guerra (ammesso che ne esista una) e delle sacrosante regole che cercano di limitarne le barbarie con gli articoli della Convenzione di Ginevra (del 1949 e successive modifiche), che gli americani rifiutano. Mi interessa invece, freddamente e cinicamente, l’aspetto nuovo della comunicazione. Primo: le immagini valgono veramente più di milioni di parole. Per quanto riguarda le torture, sia Amnesty International sia la Croce Rossa Internazionale avevano mandato molti rapporti denunciando i fatti, ma solo le fotografie hanno fatto scoppiare un pandemonio (come nel caso delle fotografie delle bare, che

abbiamo commentato nel numero scorso) e hanno costretto il presidente Bush e i propri ministri e generali a intervenire. Secondo: gli apparecchi digitali permettono una “libertà” di ripresa che con la pellicola tradizionale nemmeno ci si poteva sognare (vi immaginate di girare per Baghdad alla ricerca di un laboratorio dove far sviluppare le fotografie scattate nel carcere di Abu Ghraib o il filmato di una decapitazione?). Terzo: tutto questo digitale arriva facilmente nelle redazioni, senza bisogno di altro intermediario che il telefono (almeno per le fotografie; i filmati è un po’ più difficile mandarli per e-mail). Quarto: Internet è veramente il colabrodo adatto a far filtrare rapidamente qualsiasi tipo di informazione, anche se i siti web sono pieni di immagini false spacciate come vere. Ciò nonostante non siamo veramente meglio informati di prima. La lettura di Tutto quello che sai è Falso (Manuale dei segreti e delle bugie, a cura di Russ Kick; Nuovi Mondi Media, Bologna 2003, 23,00 eu-


Notizie

ro), giunto alla quinta edizione, è inquietante e istruttiva. Non sono solo le fonti di informazione alternativa a istruir-

ci su questo, ma talvolta anche commissioni ufficiali di inchiesta, come quella voluta dal Senato americano, che ha sentenziato che le affermazioni di Bush sui legami tra Saddam Hussein e l’11 settembre erano balle eclatanti. Perciò ormai dobbiamo dubitare di tutto; quindi, perché no?, anche delle immagini delle torture di Abu Ghraib. Nei confronti delle informazioni che mi arrivano sul tavolo o sullo schermo del computer adotto ormai una strategia di difesa: anzitutto credo di più a quelle che non sono favorevoli al potere dominante, cercando comunque di filtrare tutto: uno, con incroci tra diverse fonti; due, con quel poco che conosco della storia del mondo; tre, con il buon senso che mi convinco di aver coltivato in sessant’anni di vita.

E mi dichiaro contento della stupidità di certa gente, che grazie al lubrico desiderio di documentare le nefandezze che commette, permette al mondo di conoscere la verità sulle nefandezze ben più grandi di un intero sistema. Del resto nella storia della fotografia le immagini abominevoli di bestiali comportamenti umani sono rare: mi ricordo la fotografia delle decapitazioni in Giappone, scattata da Felice Beato intorno al 1860, le identiche decapitazioni cinesi durante la rivolta dei Boxer (1900), la doppia crocifissione di due delinquenti ripresa da un autore anonimo nel 1870 in Birmania e conservate negli archivi della Royal Geographical Society, la gabbia della morte fotografata in Cina dallo scozzese John Thompson, sempre negli anni Settanta del Diciannovesi-

mo secolo. Ricordo anche le fotografie dei neri martoriati e uccisi dal Ku Klux Klan negli Stati del sud degli Usa. E non c’erano macchine fotografiche digitali nei lager nazisti, altrimenti avremmo testimonianze visive di chissà quali atrocità. In fondo al vaso di Pandora, Zeus aveva lasciato un dono speciale per gli uomini: la speranza, con la quale potessero tirare avanti e continuare a vivere. E anche noi ci attacchiamo alla speranza: speriamo che tutto questo orrore visivo ci aiuti a essere migliori. Ma il sistema impara presto a difendersi: la paura è che invece di eliminare la tortura venga proibito ai militari di avere con sé, in guerra, macchine fotografiche digitali. Come è stato prontamente annunciato dai comandi americani. Lello Piazza


28


La giornata sta finendo, la pioggia è appena finita, i lampioni si accendono tutti insieme, anche se non è ancora buio; la notte cala più tardi. Interpretando le possibilità della diapositiva, i colori della realtà sono alterati da una interpretazione fotografica di spiccata personalità. Una particolare visione, un volontario scarto cromatico consente alla Fotografia di esprimere con i propri mezzi una sensibilità creativa che interpreta la Vita. Queste immagini di Alessandra Alpegiani sono confortanti e concilianti. Un modo di vedere e raccontare personale e intimo che raggiunge mente e cuore dell’osservatore. In un certo senso, fotografia della e per la condizione umana. In assoluto: Fotografia

S

icuramente la ripetizione serve. Quindi, nel momento in cui ci si appresta a commentare le visioni e costruzioni di Alessandra Alpegiani presentate in queste pagine, è obbligatorio riflettere prima di tutto sull’essenza formale del linguaggio fotografico, sulla cui consistenza e particolarità ogni autore costruisce il proprio lessico. In straordinario equilibrio tra tecnica e creatività, la Fotografia esprime una consistente lezione di arti e mestieri, propria e caratteristica di un pensiero culturale solidamente antico, modernizzato dalle più recenti esperienze di fantastiche scuole di pensiero: a partire

PRIMA

DELLA

SERA

29


dall’avvincente stagione del Bauhaus. La mediazione del mezzo, dei mezzi della fotografia è spesso discriminante, anzi forse lo è sempre. E contribuisce all’edificazione sia dello stile personale sia del messaggio che la fotografia invia all’osservatore: colpito in rapida successione al cuore e alla mente. In questo senso, le più fresche esperienze visive di gestione digitale delle immagini sono soprattutto congeniali alla comunicazione commerciale e pubblicitaria, che può mettere a buon frutto infinite potenzialità di intervento. Purtroppo, un riconosciuto abuso sta condizionando l’immagine dei nostri giorni, troppo spesso vincolata alla propria apparenza e vistosità di forma. Lo stesso, in parallelo, sta accadendo a certo cinema di cassetta, tutto dipendente dai dichiarati “effetti speciali” fini a se stessi, come lontani dalla raffinatezza di una narrazione emozionante e di una intelligente sceneggiatura, capaci di coinvolgere e far riflettere. Ecco, in definitiva, l’aspetto formale delle immagini di Alessandra Alpegiani è concretamente questo: percorso creativo che fa tesoro delle possibilità tecniche della costruzione della fotografia, finalizzate all’espressione creativa della propria arbitraria espressione visiva. Liquidiamo in fretta la questione. Si tratta di fotografie realizzate in diapositiva tradizionale con ricercata interpretazione personale (non solo falsata) dei colori naturali. In pratica, e concludiamo l’appunto tecnico, la diapositiva da 100 Iso di sensibilità è stata esposta a 800 Iso. Un trattamento chimico adeguato ha risolto il gap della sottoesposizione (volontaria) di tre stop, introducendo però particolari scarti cromatici. Previsto e voluto dall’autrice Alessandra Alpegiani, addirittura intenzionalmente ricercato, questo sfasamento di toni e colori rappresenta la base formale (attenzione: formale) della serie fotografica.

30


31


Dopo di che, i contenuti elaborati a partire dalla forma. Ovvero, la costruzione creativa delle immagini. In un dopotramonto di tarda primavera, quando la luce naturale pare esaltarsi prima di cedere al buio della notte (anche in città!), Alessandra Alpegiani ha fotografato Milano con una propria affascinante interpretazione. Le strade sono ancora bagnate da un temporale appena finito e la vita della città è stata rappresentata con intensa e palpitante partecipazione. Quello di Alessandra Alpegiani è palesemente un modo particolare di vedere. Certamente è un suo modo di vedere, e siamo propensi a pensare che si tratti del “suo” modo di vedere. In queste immagini c’è tanta personalità, c’è la sua personalità: l’autrice si apre all’osservatore, cosciente di presentare se stessa. La creatività di questa serie, che nella sua produzione fotografica si affianca alle fotografie di spettacolo e ad altre di visione intimistica, è autenticamente tale: creatività costruita sull’Esistenza, osservata e visualizzata con le proprietà implicite ed esplicite della Fotografia. Fresche, avvincenti, trascinanti, senza sovrastrati ma dirette, senza preconcetti e schiette, queste fotografie rivelano una fantastica libertà di guardare e raccontare. Si respira una sensibilità di alto valore e spessore, che è un modo di pensare alla Vita. La realtà oggettiva della città sfuma in una ir-realtà consapevole della fotografia. Solo la fotografia ha questi mezzi espressivi, che qui sono stati declinati in una astratta concretezza. La lezione arricchisce, così come può arricchire ascoltare senza prevenzioni, ascoltare per credere, ascoltare per capire. Ascoltare, magari, i bambini. Maurizio Rebuzzini

32


FOTOLABORATORIO PROFESSIONALE E AMATORIALE SERVICE COMPUTER GRAFICA • Sviluppo e stampa amatoriale a colori e bianconero • Stampe professionali a colori e bianconero • Sviluppo e stampa diapositive • Gigantografia su carta e pellicola • Montaggi e plastificazioni • Riproduzioni • Riversamenti • Immagine elettronica • Service per sistemi MS-DOS, Windows, Macintosh • Fotoritocco • Montaggio tavole di aerofotogrammetria • Scansione di originali trasparenti e opachi, positivi e negativi fino a 5000dpi • Restituzione su negativo o diapositiva di immagini elettroniche e pellicola piana 10x12cm • Masterizzazione su CD-ROM • Stampa gigantografie con sistema Lambda 130 • Stampa di qualsiasi formato da file

Fratelli De Giglio snc - via De Samuele Cagnazzi 34a - 70125 BARI 080.5013811 - fax 080.5020206 - www.degiglio-kolt.it - cg@degiglio-kolt.it


1854-2004: a metà luglio ricorre il centocinquantesimo anniversario della nascita di George Eastman, del quale narriamo oggi i primi anni di vita. Nel 1880, a ventisei anni di età, divenne uno dei primi fabbricanti americani di lastre a secco, nel 1888 contribuì alla crescita e alla diffusione della fotografia con un proprio sistema semplificato e nel 1889 realizzò la prima pellicola di celluloide trasparente, da cui dipende anche la nascita del cinema e la diffusione della fotografia di massa. Per la produzione e la commercializzazione dei propri prodotti fondò una azienda ancora oggi ai vertici internazionali della fotografia. Negli Stati Uniti si dice Eastman Kodak, in Italia basta Kodak

UN GIOVANE DI

G

eorge Eastman, il più giovane di tre figli, nacque il 12 luglio 1854. In quell'anno, le stelle cucite sulla bandiera degli Stati Uniti erano trentuno. Franklin Pierce era il presidente. La popolazione ammontava a venticinque milioni di persone. George aveva due sorelle: Emma Kate, di quattro anni più vecchia, e Ellen Maria, nata otto anni prima, che in casa si dava già da fare con i lavori di pulizia. I tre figli vivevano con la madre Maria

34

Kilbourn Eastman e il padre George Washington Eastman a Waterville, una piccola cittadina nel nord dello stato di New York. (Originari dell'Inghilterra, gli Eastman e i Kilbourn erano arrivati in America nel 1600, stabilendosi subito in quell'angolo del nuovo continente). Dodici anni prima della nascita di George Eastman, nel 1842 George Washington Eastman padre aveva fondato l'Eastman Commercial College. Situata a Rochester, a settanta miglia da Waterville,


la scuola occupava il quarto piano del più importante edificio della città. L'Eastman Commercial College era specializzato nell'insegnamento della contabilità a partita doppia, della scrittura e della dizione. I corsi duravano dalle quattro alle otto settimane. La scuola si dedicava anche ad altri insegnamenti meno pragmatici, come si può dedurre dai versi, tratti da un testo di scrittura di cui George Washington Eastman era coautore: Ragazzo mio, sii attento, fai le cose secondo le regole, e di certo le farai bene. La supervisione di insegnanti e studenti, e l'insieme delle incombenze didattiche e burocratiche della scuola occupavano la maggior parte del tempo di Eastman padre. Di conseguenza, i suoi figli non avevano occasione di vederlo tanto spesso quanto avrebbero desiderato. Tutte le volte che ritornava a Waterville, era una occasione speciale. Il giovane George crebbe pieno di interrogativi e curiosità, e, conseguentemente, di domande. Per esempio, quando visitava la serra del padre, adiacente alla casa, il bambino poneva così tante domande che i giardinieri che lavoravano nel vivaio di suo padre riuscivano a fatica a compiere i propri lavori, potando gli alberi da frutta o trapiantando i fiori da concorso di Maria Kilbourn Eastman. Sembrava che George stesse già cercando di capire come funzionassero le cose. Crescendo, non avrebbe mai perso questa sua curiosità. Anche da adulto, George Eastman avrebbe sempre cercato di comprendere i princìpi che stavano alla base del funzionamento di ogni apparecchiatura nella quale si imbatteva.

derick Douglass, lo scrittore afro-americano, viveva a Rochester. Douglass aveva passato i primi vent'anni della propria vita come schiavo. In seguito, divenne uno dei più energici oratori degli Stati Uniti, e un leader degli abolizionisti, coloro che volevano abolire la schiavitù. Rochester era anche la residenza di Susan B. Anthony, lei pure una delle principali figure del movimento anti-schiavista. Anni dopo, la Anthony sarebbe divenuta una delle leader suffragiste, e avrebbe lottato per l'estensione del diritto di voto alle donne. In un momento in cui tutto sembrava andare per il meglio, la famiglia Eastman fu colpita da un tragico destino avverso. Il 27 aprile 1862, George Washington Eastman morì all'improvviso. Fu uno shock totale per la famiglia. George aveva solo sette anni. La mancanza del padre si fece dolorosamente sentire in famiglia. Oltre al dolore, gli Eastman dovettero affrontare anche l'impellente problema economico. Maria Kilbourn Eastman affittò alcune stanze della casa al fine di far quadrare i conti familiari. Nonostante ciò, la necessità di denaro si fece sempre più insistente. In aggiunta alle difficoltà economiche generali c'era anche il problema di Emma Kate, affetta da poliomielite e costretta a camminare con le stampelle. Il mondo di George Eastman era stato sconvolto. Dopo la morte del padre dovette crescere in fretta. Desiderava contribuire in modo sensibile alle finanze familiari, prendendo il posto di suo padre. Inizialmente pensò di poter guadagnare costruendo e vendendo scaffali in legno. Ma, dopo molto lavoro, la vendita degli scaffali gli procurò soltanto cinque dollari. Comprensibilmente, George non vide l'utilità di continuare il progetto.

Due celebri fotografie tonde riprese nel 1890 con l’originaria Box Kodak. In una è raffigurato George Eastman stesso mentre, a bordo della USS Gallia, sta usando a propria volta l'apparecchio fotografico. Arrivato in Europa, George Eastman promosse la propria invenzione e stipulò contratti commerciali con distributori locali. Tra questi contattò anche Paul Nadar, figlio del leggendario ritrattista parigino, e lo immortalò in posa davanti all'Opera di Parigi.

NOME GEORGE Per stare più vicina al capofamiglia, nel 1860 la famiglia Eastman si trasferì a Rochester. George e le sue sorelle avevano adesso la possibilità di passare più tempo con il padre. Poterono addirittura andare tutti insieme alla stazione a vedere il neo eletto presidente Abramo Lincoln, che faceva una breve fermata durante il suo viaggio dall'Illinois a Washington DC. Rochester era una cittadina vivace e attiva, ed era inoltre residenza di alcune persone di spicco. Fre-

Il giovane Eastman valutò che era necessario cercarsi un lavoro vero. Andare a scuola stava diventando sempre meno importante per lui, se confrontato all'importanza di lavorare e portare a casa uno stipendio regolare. Un amico di famiglia, il capitano Cornelius Waydell, gli offrì un lavoro presso la propria compagnia di assicurazioni. George avrebbe guadagnato tre dollari alla settimana, lavorando come fattorino. Avrebbe dovuto camminare dalla mattina alla sera, lo avvertì il capitano

35


George Eastman bambino, in un ritratto del 1857. Si tratta di una tintipia, altrimenti conosciuta come melainotipia o ferrotipia: procedimento delle origini basato sulla stesura del collodio sensibile su una sottile lastra metallica preventivamente laccata in nero. I genitori di George Eastman. Il padre George Washington Eastman era titolare di una scuola commerciale con sede a Rochester, dove successivamente sarebbe stata creata l'impresa commerciale del figlio. Alla scomparsa del padre, nonostante fosse il più giovane di tre fratelli, George si fece carico della famiglia. L'aiutò economicamente, impegnandosi in diverse attività, e poi non lasciò mai la madre Maria Kilbourn Eastman. Ritratto di George Eastman ripreso con il materiale sperimentale al quale stava lavorando con il proprio staff tecnico. Già fabbricante di lastre a secco dal 1880, George Eastman avrebbe cominciato a produrre materiale fotografico su carta in rotoli dal 1885. La scritta riportata su questa stampa recita: «Stampata su carta sensibilizzata sviluppata dopo il trasferimento; 18 febbraio 1884».

36

Waydell. Ma George non era il tipo da temere il lavoro duro e le sfide. La madre Maria Kilbourn Eastman era riluttante a lasciare che George abbandonasse la scuola. Non di meno, il figlio insistette. Lavorando, disse a sua madre, avrebbe potuto contribuire a pagare i conti sempre più elevati della casa. Inoltre, si sarebbe comunque procurato i libri che riguardavano gli argomenti che più lo interessavano. L'otto marzo 1868, quattro mesi prima del proprio quattordicesimo compleanno, George lasciò la scuola e cominciò a lavorare. Fu questa la fine della sua istruzione formale. Ma in nessun modo ciò segnò la fine dell'amore di George Eastman per la conoscenza e per il miglioramento di se stesso e degli altri. Che genere di impiegato potenziale vide davanti a sé il capitano Waydell? George era un ragazzino magro, di statura media, con i capelli neri e gli occhi grigio-azzurri. Sembrava naturalmente timido, ciò che si sarebbe potuto definire un ragazzo dai modi educati. Sebbene parlasse solo quando interpellato, George era brillante ed entusiasta. Quando parlava sembrava che avesse sempre qualcosa di valido da dire. Altrimenti, rimaneva in silenzio. In quel primo anno, il giovane George Eastman fece carriera da fattorino a impiegato. Dopo aver pagato alcuni conti di casa, realizzò un guadagno netto di trentanove dollari. Con una parte dei soldi extra, George acquistò delle fotografie e delle cornici. Fu la prima indicazione del suo interesse per la fotografia. Già dall'inizio del proprio impegno di lavoro, George mise sempre via una parte dei guadagni. Più avanti negli anni, ebbe a spiegare la sua attitudine al risparmio: «Ero stato educato a temere i debiti, e infatti, sin dai primi anni, ho sempre cercato di risparmiare qualcosa, indipendentemente da quale fosse il mio reddito». L'anno seguente, George cominciò a lavorare per un'altra compagnia di assicurazioni, con uno stipendio di trentacinque dollari al mese. Nei due an-


ALLE ORIGINI DEL MERCATO FOTOGRAFICO

D

al 1888 la Box Kodak di George Eastman ha reso la pratica fotografica accessibile a tutti. Con l'occasione ricordiamo che "Kodak", termine che nacque appunto con questo apparecchio originario, significa nulla, ma è solo un'espressione facile da ricordare. Come altre definizioni nasce prima di tutto dal gioco di anagrammi che George Eastman faceva con la madre Maria Kilbourn, e poi è costruito attorno la presunta forza visiva e fonetica della lettera "K" (peraltro l'iniziale del cognome della madre, cui George Eastman rimase sempre profondamente legato). Dopo aver depositato il marchio anche in Inghilterra (4 settembre 1988), George Eastman diede la propria spiegazione ufficiale del nome Kodak: «Primo, è corto; secondo, non rischia di essere malpronunciato; terzo, non assomiglia a nulla di esistente e non può essere associato ad altro che all'apparecchio Kodak».

La realizzazione della Box Kodak, con la quale nasce il marchio di fabbrica (Kodak, appunto), stabilisce una linea spartiacque: con questa idea nasce il mercato fotografico come ancora oggi l'intendiamo. La sua commercializzazione fu promossa con il richiamo che sarebbe diventato più che celebre: «Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto». In una epoca nella quale i procedimenti fotografici erano assai complessi, con "il resto" si intendevano tutte le lavorazioni di trattamento della pellicola e stampa delle copie. Venduto a 25 dollari, l'apparecchio era caricato con pellicola flessibile (invenzione fondamentale) sufficiente per cento esposizioni. Esauriti gli scatti, l'intero apparecchio andava spedito alla Kodak di Rochester: dieci dollari per il trattamento del negativo, la stampa delle copie (tonde, di 64mm di diametro) e il ricaricamento con pellicola vergine.

ni successivi, vide crescere lo stipendio e le responsabilità che gli erano affidate. Non solo riusciva a dare più soldi alla madre per il mantenimento della casa, ma riusciva anche a comprarsi un numero sempre maggiore di utensili. Insieme alla propria curiosità riguardo al funzionamento delle cose, George stava sviluppando una notevole abilità nei lavori manuali. Nell'aprile 1874, all'età di diciannove anni, George lasciò la compagnia di assicurazioni per lavorare come giovane contabile presso la Rochester Savings Bank. Nel giro di due anni, si ritrovò a guadagnare 1400 dollari l'anno [plausibilmente corrispon-

denti a circa 20mila dollari dei nostri giorni]. George avrebbe di certo reso suo padre orgoglioso. Fu più o meno in questo periodo che acquistò un flauto a rate. I suoi pagamenti per lo strumento erano regolari, almeno quanto era discontinua la sua educazione musicale. Due anni dopo, la sua interpretazione del motivetto popolare Annie Laurie era a stento riconoscibile. Sebbene George promettesse bene, una carriera nel campo assicurativo o in quello bancario non sembrava interessarlo. I pensieri di Eastman si perdevano nelle più diverse direzioni. In prossimità del giorno del Ringraziamento del 1877, il ventitreen-

La Box Kodak era dotata di un obiettivo di 57mm di lunghezza focale, con apertura relativa f/9. Era precaricata con pellicola flessibile di 70mm per cento esposizioni tonde di 64mm di diametro. Una volta esaurite le pose, la Box Kodak doveva essere spedita a Rochester, dove si provvedeva a trattare il materiale fotografico e a stampare le copie. Dalla propria commercializzazione, con relativo manuale di impiego (in basso, a sinistra), la facilità di uso della Box Kodak, qui in una illustrazione del tempo, fece la differenza, consentendo la nascita del fenomeno della fotografia di massa così come ancora oggi lo conosciamo: cominciò allora l’autentico hobby fotografico. Una volta sviluppata la pellicola flessibile caricata nella Box Kodak, le copie su carta venivano esposte per contatto, alla luce del sole in appositi laboratori creati a Rochester (antesignani degli attuali laboratori conto terzi di sviluppo e stampa); i tempi di restituzione dipendevano anche dagli agenti atmosferici: da cinque a dieci giorni, veniva precisato. Il celeberrimo slogan «Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto» accompagnava invece un annuncio pubblicitario databile dal 1890.

37


CORDIALMENTE, GEORGE EASTMAN

N

el dicembre 1998 abbiamo collegato la lettera autografa di George Eastman a un volume che in origine accompagnava. Ora, nella ricorrenza del centocinquantenario dalla nascita, torniamo sull’argomento, limitandoci alla sola lettera in questione, che qui riproduciamo, inviata dalla Eastman Dry Plate and Film Co. un anno prima del primo apparecchio Kodak (per il quale fu coniata la celebre espressione "Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto" e con il quale prese avvio l’Eastman Kodak Co.). La lettera è firmata nientemeno che dallo stesso George Eastman. Il 16 novembre 1887 questa missiva accompagnò l'invio della copia di una History of Photography alla Church & Church di Washington. Si tratta di una corrispondenza professionale, che fa anche riferimento al portapellicola in legno Eastman-Walker, successivamente adattato sulla prima macchina fotografica Kodak, ragionevolmente il soggetto implicito della comunicazione. Church & Church furono i procuratori legali che all'inizio del 1888 depositarono appunto il brevetto della Box Kodak originaria. In proposito, la biografia scritta da Elizabeth Brayer (The Johns Hopkins University Press, Baltimora 1996) annota che verso la fine del gennaio 1888, George Eastman scrisse ai propri procuratori: «Vi invio due apparecchi Kodak da utilizzare come modelli per i disegni da allegare ai brevetti. Per cortesia, esaurite tutto il rullo e inviatecelo per lo sviluppo [...]. Fate una ricerca [...], secondo voi viola qualche altro brevetto?». Attenzione: il riferimento in questa lettera rappresenta il primo uso pubblico del nome "Kodak".

Questa lettera, inviata da George Eastman ai procuratori legali Church & Church di Washington, fa parte del carteggio per la richiesta del brevetto dell’originaria Box Kodak del 1888.

38

La lettera, ora: «Signori, in risposta alla vostra lettera del 12 novembre, vi spediamo in allegato una copia di History of Photography, che fa riferimento a una pubblicazione della Bombay Photographic Society del 1855, dove viene descritto il dispositivo portapellicola. Se potete usarla traendone qualche profitto, vi prego di farlo. Se non riuscite a trovare una copia delle note e delle specifiche nella biblioteca di Washington, possiamo provare a procurarcene una da Mr. Walker. Sarebbe meglio che voi preparaste una esposizione basata sulla lettera di Mr. Walker, nel caso sia menzionato qualcosa di brevettabile. «Pensando che non sareste stati in grado di trovare lo scritto cui si riferisce l'History of Photography, abbiamo richiesto delle copie a Mr. Walker. Nel frattempo, probabilmente il vostro ufficio dovrà ritardare l'azione legale in attesa del loro arrivo. Cordialmente, George Eastman».


Ne abbiamo diffusamente scritto lo scorso luglio 2003. Cinquant’anni fa, il 12 luglio 1954, in occasione del centenario della nascita, le poste statunitensi dedicarono un proprio francobollo a George Eastman, utilizzando un ritratto eseguito dall'inglese Nahum Ellen Luboshez il 27 giugno 1921 (a sinistra). Il valore di 3 centesimi era pari alla tariffa base del servizio postale, e per questo fu raggiunta l'alta tiratura di ben 128milioni di pezzi.

ne George Eastman prelevò dei soldi dal suo libretto di risparmio e acquistò quasi cento dollari di materiale fotografico. Contemporaneamente, si

prenotò per una serie di lezioni presso George H. Monroe, un fotografo locale. Come era logico aspettarsi, George Eastman finì con l'interessarsi più all'aspetto tecnico della fotografia che a quello artistico. Come funzionavano le attrezzature e le lastre di vetro, come poteva farle funzionare meglio: questo era quanto lo appassionava realmente. Sebbene la fotografia fosse cominciata solo come un hobby, non rimase tale per lungo tempo. La fotografia sarebbe diventata presto la sola passione di George Eastman. da Pioneers in Change - George Eastman, di Burnham Holmes (Silver Burdett Press, Usa 1992) traduzione di Andrea Pacella

Nell’estate 1928, la Eastman Kodak Company avviò i progetti per la pellicola cinematografica Kodacolor in versione amatoriale. Alcuni test furono condotti dallo stesso George Eastman, qui in compagnia del noto scienziato Thomas Edison.

39


Se puoi vedere, puoi anche fotografare. Ma per imparare a vedere ci vuole molto di più.

Il sistema a telemetro Leica M7 • Esposizione automatica con priorità ai diaframmi; tempi di otturazione (anche intermedi) visibili nel mirino. • Impostazione automatica DX della sensibilità della pellicola in uso, oppure regolazione manuale: sempre con indicazioni visibili nel mirino, al momento dell’accensione dell’apparecchio. • Memorizzazione dei valori di esposizione, con conferma nel mirino. • Nel mirino: segnale di alterazione esposimetrica o di apparecchio scarico (mancanza di pellicola). • Sensore per la regolazione automatica dell’intensità luminosa del Led nel mirino, in base alla luce ambiente. • Alimentazione elettrica a 6 volt: due batterie DL 1/3N o equivalenti. • Tempi di otturazione di emergenza 1/60 e 1/125 di secondo, anche con batterie scariche o in assenza di alimentazione elettrica. • Sincronizzazione flash a 1/50 di secondo; oppure 1/250, 1/500 e 1/1000 di secondo con flash strobo dedicato. • Leva di blocco del pulsante di scatto, abbinata all’interruzione di alimentazione elettrica dell’apparecchio. • La nuova Leica M7 accetta tutti gli accessori del sistema M6/M6 TTL.

Per affinare la tua percezione dell’essenziale, da fotografo appassionato vedrai con occhi diversi ciò che ti circonda. Scoprirai una macchina fotografica che riproduce perfettamente il tuo punto di vista. Una macchina fotografica progettata per lasciarti esprimere senza limitazioni la tua creatività. Una macchina fotografica silenziosissima, che ti incoraggia ad avvicinarti al soggetto. Una macchina fotografica rinomata da molto tempo per la sua precisione meccanica e perfezione ottica. Una macchina fotografica che registra l’attimo che vedi e vivi. La Leica M7.

a Polyphoto S.p.A.

Distributore per l’Italia via Cesare Pavese 11-13 20090 Opera (MI) Tel: 02.530.021 informazioni@leica-italy.com • www.leica-italia.it

Fax: 02.576.09.141

my point of view


1984

M

eritoria. La sistematica documentazione fotografica di Angelo Mereu delle cinquanta affissioni murali Armani nella centrale via Broletto di Milano è assolutamente e inviolabilmente meritoria. Nell’alternanza delle stagioni e nello svolgere del tempo, l’insieme di queste fotografie compone un delicato e avvincente mosaico. Da una parte presenta il soggetto esplicito, appunto le immagini delle affissioni Armani che si sono alternate dal 1984, dall’altra una osservazione volontariamente scartata a lato, e allo stesso momento coincidente, rileva e puntualizza la successione temporale, evidenziata dalle inquadrature che comprendono, oltre il murale Armani vero e proprio, gli elementi ambientali di contorno e definizione. In occasione del cinquantesimo murale Armani, affisso in via Broletto lo scorso 20 marzo e certificato come tale (ap-

1987

AL MURO!

Per quanto si sia manifestata a Milano, la sequenza delle grandi affissioni Armani in forma e dimensione/aspetto murale in centro città appartiene alla storia del costume e della comunicazione visiva. Avviata vent’anni fa, nel 1984, la serie ha alternato cinquanta soggetti, stagione dopo stagione documentati da Angelo Mereu

41


1988

1989 punto cinquantesimo della serie, a pagina 44), le cinquanta fotografie di Angelo Mereu, delle quali qui presentiamo una consistente, seppure limitata, selezione, sono state allestite in mostra presso lo spazio Armani di via Manzoni, con un ef-

42

fetto coinvolgente e impressionante. Per quanto possibile, l’azione fotografica di Angelo Mereu ha interpretato con le proprietà del linguaggio visivo una sorta di raffigurazione del tempo che scorre e delle giornate, delle settimane e dei me-


1991 1994

1992 si che si susseguono, scandite da un fenomeno sociale, quale è quello della moda, che si proietta nella vita quotidiana (del mondo occidentale, quantomeno). Di fatto, Angelo Mereu ha come eretto un monumento a una presenza di grande personalità nel panorama urbano di Milano, che può essere idealmente proiettato su un territorio non solo locale: le inquadrature non sono limitate a “Milano - via Broletto”, ma si amplificano verso la socialità della comunicazione della moda, da decenni influente sul costume nazionale. Di fatto, oltre la documentazione delle affissioni Armani le sue diventano coerenti e conseguenti tessere di vita, annotazioni stradali e scene di città. Indipendentemente dall’indugiare su una o più fotografie, alla resa dei conti, e con la scadenza fatidica delle cinquanta affissioni nell’arco di vent’anni, dal 1984, ciò che conta è la globalità delle immagini accostate una all’altra. Cinquanta scatti, dalla prima affissione alla più recente (e altre ne verranno). Cinquanta istantanee che formano un casellario nel quale il pre-


testo materiale punta il dito sull’essenza stessa della fotografia, sulla propria nota distintiva rispetto ogni altra forma di comunicazione visiva. Per propria natura raffigurativa e per propria scelta rappresentativa, già l’abbiamo scritto tante altre volte, la fotografia ha il magico potere di superare, fissandola, ogni barriera temporale e di spazio. C’è un tempo fotografico, c’è uno spazio racchiuso nella composizione e c’è un luogo che rimane imprigionato nella dimensione dell’immagine. È lì e nessuno potrà più cancellarlo. Angelo Galantini

1992

1994

2004 44


Un corpo perfetto con tutti gli Accessori. I risultati che si ottengono con una fotocamera reflex dipendono molto dalla qualità dei suoi obiettivi e dei suoi accessori. La Pentax *ist D nasce con un corredo già disponibile ed estremamente vasto. Grazie agli obiettivi ed agli accessori Pentax diventa più facile sfruttare a pieno le grandi potenzialità tecniche di questa reflex digitale. Il design perfetto, la risoluzione di 6 megapixel effettivi, le dimensioni estremamente compatte fanno della *ist D uno strumento con il quale è facile entrare in sintonia fin dai primi scatti. Per concentrarsi da subito sulle cose più importanti. L a s c i a t e v i

s e d u r r e

d a l l a

Tel. 055 30.24.937

Sul sito www.pentaxitalia.com l’elen-

Fax. 055 31.02.80

co dei Rivenditori presso i quali otte-

info@protege.it www.pentaxitalia.com

nere una dimostrazione personalizzata della Pentax *ist D.

n u o v a

P e n t a x

* i s t

D .


A

vviato nella seconda metà degli anni Ottanta, nel corso del tempo il programma estivo di Spilimbergo Fotografia non ha abbandonato il proprio spirito originario, dalla cui esperienza di base ha preso anche avvio il Craf, qualificato Centro Ricerche e Archiviazione della Fotografia con collegamenti internazionali. A questo proposito, e prima di entrare nel merito di Spilimbergo Fotografia 2004, va annotato come il Craf stia coerentemente perseguendo i propri scopi statutari, verso la valorizzazione della fotografia italiana, a partire da quella del Friuli Venezia Giulia, proiettata verso esperienze e realtà museali del mondo. Nel concreto, nel corso dell’ultimo anno sono stati promossi consistenti programmi fotografici. In particolare, sono state avviate tre tesi di laurea opportunamente indirizzate: sullo stesso archivio Craf,

APPUNTAMENTI

FRIULANI Con date a scalare, tra luglio e ottobre, il programma espositivo di Spilimbergo Fotografia 2004 si distribuisce in sei mostre. Al solito, si conferma un particolare sguardo sulle vicende storiche del linguaggio visivo, presentato attraverso colte visioni e raffinate produzioni

46


che sta consentendo il completamento e l’aggiornamento della relativa catalogazione, sulla base della Scheda Ministeriale di Catalogazione; sull’archivio del pittore e fotografo Italo Michieli, le cui immagini sono conservate dalla Provincia di Pordenone, che nel corso dell’anno verrà digitalizzato; e sull’archivio Carlo Bevilacqua, conservato dai Civici Musei di Pordenone, completamente digitalizzato nel corso dei primi mesi dell’anno. Allo stesso momento, prosegue la raccolta e catalogazione di immagini relative all’epopea dell’emigrazione friulana. Infine, va annotato l’incarico di catalogazione e digitalizzazione del Fondo Fotografico Filippi, ultimo grande archivio veneziano, composto da quindicimila originali, tra negativi e positivi.

AMPIE RETROSPETTIVE Il rigore formale e di contenuti dei programmi allestiti a Spilimbergo nel corso degli anni (e sono quasi venti) ha nulla da spartire con la leggerezza degli appuntamenti estivi dell’Italia fotografica. Al contrario, l’insieme ha costruito un tragitto di approfondimento critico e conoscitivo che va additato e preso ad esempio. Le mostre di Spilimbergo Fotografia 2004 sono coerentemente in ordine con i solidi intendimenti di base. Sei mostre sono allestite nei consueti spazi espositivi dell’area geografica friulana; sei mostre che affrontano e visualizzano affascinanti visioni fotografiche, in pertinente equilibrio storico e di contenuti. Con ordine. Pittorialismo, che sottotitola Cento anni di fotografia pittorica in Italia, presenta una antologica internazionale di circa ottanta fotografie originali, ovviamente d’atmosfera e tecnica pittorialista, scelte in un periodo che va dall’invenzione di Daguerre fino agli anni Trenta (del Novecento), quando questa tendenza ideologica lentamente sfiorì. Magari si può storicizzare un’alternanza espressiva, sull’incalzare del nascente fotogiornalismo, che propose ulteriori spazi e giustificazioni alla fotografia stessa, come mezzo di informazione e comunicazione, con relativo superamento della problematica ottocentesca della fotografia “artistica”, a imitazione della pittura e delle tecniche grafiche manuali, appunto il Pittorialismo, nel frattempo contestate dai fotografi “puristi”, come Edward Weston e Paul Strand. Ideata e curata da Italo Zannier, con Monica Maffioli e Angelo Maggi, ed esposta alla Villa Savorgnan di Lestans dal 17 luglio al 24 ottobre, l’esposizione comprende opere di alcuni tra i più significativi e celebrati autori dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, tra i quali i pionieri preraffaelliti Henry Peach Robinson, Oscar Gustave Rejlander, Julia Margaret Cameron, Lewis Carroll, accanto ai francesi Robert Demachy e Costant Puyo, e ad altri emblematici autori come Heinrich Kühn, Frantisek Drtikol, Edward Curtis, Gertrude Käsebier, James Craig Annan e i magistrali Alfred Stieglitz e Edward Steichen, a propria volta momentaneamente o sporadicamente coinvolti in questa tendenza, soprattutto per l’uso di tecniche sofisticate, nel periodo pit-

torialista a cavallo dei due secoli scorsi. Non manca un’ampia selezione di fotografi pittorialisti italiani, da Guido Rey e Mario Castagneri, da Carlo Wulz a Silvio Maria Bujatti. Nel prologo della mostra vengono presentate anche alcune calotipie di Talbot, Hill & Adamson, Caneva e acquetinte da dagherrotipo di Lerebours, dove per la prima volta si tentò il confronto con le vedute pittoriche e grafiche. Della mostra Lakota Sioux, il Mito e il Paesaggio, dalla Collezione Thomas Corwin Donaldson del Museum of the University of Pennsylvania, a cura di Alex Pezzali e Walter Liva, abbiamo riferito lo

(pagina accanto) Da Qui Europa, fotografie di Rudolf Balogh ( Puszta, circa 1920) e Wilhems Mihailosvskis (Sensibilità, 1972).

Da Lakota Sioux, il Mito e il Paesaggio: Lost medicine (1872) di Alexander Gardner.

Da Lakota Sioux, il Mito e il Paesaggio: An oasis in the Badlands (1905) di Edward Sheriff.

47


Gli anni di Basaglia è una mostra di fotografie di Claudio Erné che documentano la vita nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste negli anni della riforma di Franco Basaglia (1970-1983).

48

scorso marzo, in occasione del primo allestimento ai Musei Civici di Reggio Emilia. Secondo passaggio italiano, allora anticipato, al Museo Civico delle Scienze di Pordenone dal 15 luglio al 24 ottobre. Oltre cento fotografie, settantaquattro delle quali vintage, dal vasto fondo fotografico sui nativi americani acquisito nel 1899 dal Mup di Philadelphia (Museum of the University of Pennsylvania), sono riunite in una rassegna di straordinario spessore. Questa significativa documentazione è stata costituita a partire dalla collezione raccolta da Thomas Corwin Donaldson (1843-1898), agente della Smithsonian Institution di Washington, per la quale

ha costituito la George Catlin Gallery, intitolata al celebre pittore della frontiera. Tra il 1890 e il 1893, Thomas Corwin Donaldson ha seguìto l’undicesimo censimento degli Stati Uniti presso le riserve indiane. In questa occasione, da appassionato e competente raccoglitore di oggetti e fotografie quale era, ha ampliato la propria corposa collezione fotografica originaria, già comprensiva di innumerevoli immagini riprese durante le missioni di rilevazione del territorio e delle popolazioni da fotografi quali William Henry Jackson, Timothy H. O’Sullivan e Alexander Gardner. Si aggiunsero immagini di David Francis Barry, Stanley Morrow, Clarence Grant Morledge, John Grabill, William Cross, Geo Spencer e altri autori. Soprattutto, furono riunite immagini relative ai nativi americani della Nazione Lakota nei propri costumi tradizionali, insidiati in accampamenti o durante scene di vita quotidiana. Oggi questo insieme delinea un percorso che, nello stesso tempo, è un compendio di storia e di fotografia americana dalle origini al primo Novecento.

IN ATTUALITÀ Esposta a Trieste dalla fine di aprile, Qui Europa si inserisce nel cartellone di Spilimbergo Fotografia 2004: dal 25 luglio al 24 ottobre, a Palazzo Tadea della stessa Spilimbergo. Si tratta di una significativa scelta di immagini dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, che esprime il senso culturale e storico dei dieci paesi che sono recentemente entrati a far parte dell’Unione Europea. Voluta dalla Presidenza del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, è una


ANCHE DIDATTICA

O

ltre le mostre di Spilimbergo Fotografia 2004, nelle qualificate sedi friulane, alle quali si può idealmente aggiungere la selezione del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia allestita in Germania (dal 25 luglio al 19 settembre), il programma comprende anche stage curati a quattro mani dalla Scuola di Fotografia nella Natura e dal Craf (Centro Ricerche e Archiviazione della Fotografia). I corsi sono ospitati negli idonei spazi di Villa Ciani a Lestans, vicino a Spilimbergo, in provincia di Pordenone, sede del Craf, con pernottamento in luogo. Per informazioni dettagliate sulle modalità di partecipazione, sui costi di iscrizione e sulla prenotazione dei posti letto: Scuola di Fotografia nella Natura, 347-6634816, 06-35497035; www.scuolafotografianatura.it, info@scuolafotografianatura.it. Oppure: Craf, Villa Ciani, 33090 Lestans PN; www.craf-fvg.com, craf@cubenet.net. ❯ Roberto Salbitani: L’acqua, il corpo, il rito (31 luglio, Primo e 2 agosto). Il corpo bagnato dall’acqua è una delle icone visive più potenti del nostro tempo: lo mostrano spesso i registi di cinema o i pubblicitari, che con la miscela nudo-più-acqua vendono di tutto. Spesso gli artisti della fotografia hanno esibito i sorprendenti effetti che la ricca fenomenologia dell’acqua crea sul corpo. Si devono all’acqua i simboli della nascita e della rigenerazione, della bellezza e della sensualità, dell’attrazione e della paura degli abissi, che la luce o l’oscurità sanno imprimere in superficie o nel profondo dell’elemento acqua in accordo con il nostro immaginario. ❯ Roberto Salbitani: Fotografia al crepuscolo e fotografia di notte (7 e 8 agosto). Il crepuscolo e la notte mostrano l’altra faccia del mondo: è il regno dell’oscurità con tutte le proprie atmosfere vibranti e come sospese, dove anche le minime sfumature di luce diventano protagoniste, e da cui i fotografi del bianconero possono estrarre nuove sensazioni ed emozioni. ❯ Roberto Salbitani: Corso avanzato di stampa bianconero (14, 15 e 16 agosto). Durante intensive sessioni di laboratorio, i partecipanti prendono conoscenza di tutte quelle sottili operazioni tecniche in grado di espandere le caratteristiche e il potenziale dei propri negativi. Si stampano negativi risultanti ognuno da differenti condizioni di ripresa, con problemi dovuti a errori di esposizione o imperfetto trattamento durante lo sviluppo. Sessioni di camera oscura avvicinano all’eccellenza della stampa fine art. ❯ Andrea Buffolo: Effetto colore (21 e 22 agosto). Come i buoni pittori sanno da sempre, il colore è un fenomeno affascinante, quanto complesso, spesso sottovalutato dai fotografi. Non c’è alternativa: per acquisire sicurezza nelle proprie scelte e nell’utilizzo degli effetti cromatici, il fotografo deve familiarizzarsi con le leggi del colore e con quegli accorgimenti tecnici in grado di consentirgli il necessario controllo. ❯ Stefano Parisini: La videocamera (Corso base, 28 e 29 agosto). Per aspiranti operatori del video digitale, ai quali necessitino conoscenze pratiche: trasmutazioni dall’analogico al digita-

mostra realizzata in collaborazione con il Craf di Lestans e il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze, con il supporto di Fincantieri. Sono presentati autori che hanno caratterizzato la fotografia dell’Ottocento e del primo Novecento, quali Gustave Bergreen, Giorgio Sommer, John Thomson, i Wulz e gli Alinari, esponenti del pittorialismo come il fotografo ungherese Rudolf Balogh, e i contemporanei Mario Del Curto, Cesare Genuzio, Vilhems Mihailovskis, Jean Mohr, Moris Rubenis, Inta Ruca, Henri e Anne Stierlin, Jindrich Streit, Pierre Vallet. Di altra attualità, ma analogo spessore culturale e politico, Gli anni di Basaglia è composta da circa

cento fotografie scattate da Claudio Erné tra il 1970 e il 1983 nell’ambito dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste, che documentano la vita nell’ospedale dall’arrivo di Franco Basaglia alla conclusione dell’opera di riforma con la chiusura dell’istituto. Nel proprio insieme le immagini documentano le modifiche intercorse in quel periodo nella vita dei pazienti, il progressivo estendersi delle attività legate all’apertura dell’ospedale alla società esterna, i personaggi che hanno visitato in quegli anni la struttura per documentarsi sull’esperienza (psichiatri come David Cooper, artisti come Rafael Alberti o Dario Fo, filosofi come Guattari) o che hanno partecipato ai reseau della psichiatria, tra il 1973 e il 1977, o artisti che hanno operato nei laboratori dell’ospedale e cantanti che hanno partecipato ai concerti, come Gino Paoli e Miranda Martino. Comprensiva di proprio volume-catalogo, la rassegna è curata da Fabio Amodeo: a Palazzo Frangipane di Tarcento, dal 31 luglio al 29 agosto.

Da Pittorialismo, Cento anni di fotografia pittorica in Italia, immagini di Gertrude Käsebier ( The Manger, 1903) e Guido Rey ( The Letter, 1908).

49


IN SINTESI

S

ei mostre compongono il concentrato e qualificato programma espositivo di Spilimbergo Fotografia 2004, realizzato dal Craf, Villa Ciani, 33090 Lestans PN; 0427-91453, anche fax; www.craf-fvg.com, craf@cubenet.net. ❯ Pittorialismo. Cento anni di fotografia pittorica in Italia. Villa Savorgnan, 33090 Lestans PN. Dal 17 luglio al 24 ottobre; martedì-domenica 10,30-12,30 - 16,00-20,00. ❯ Qui Europa. Oltre le frontiere. Palazzo Tadea, 33097 Spilimbergo PN. Dal 25 luglio al 24 ottobre; martedì-domenica 10,30-12,30 - 16,00-20,00. ❯ Lakota Sioux, il Mito e il Paesaggio. Dalla Collezione Thomas Corwin Donaldson - Museum of the University of Pennsylvania. Museo Civico delle Scienze, piazza della Motta, 33170 Pordenone; 0434-392910; annalisa.greco@comune.pordenone.it. Dal 15 luglio al 24 ottobre; martedì-sabato 15,30-19,30, giovedì anche 20,30-22,30, domenica e festivi 10,00-12,30 - 15,30-19,30. ❯ Gli anni di Basaglia. Le nuove frontiere della psichiatria. Fotografie di Claudio Erné. Palazzo Frangipane, 33017 Tarcento UD. Dal 31 luglio al 29 agosto. ❯ Sante Trus. Fotografo in San Daniele. Palazzo Wasserman, 33090 Travesio PN. Dal 18 luglio al 3 ottobre; martedì-domenica 10,30-12,30 - 16,00-20,00. ❯ Herman Pivk. Un fotografo emergente della Slovenia. Galleria John Phillips e Annamaria Borletti, Villa Ciani, 33090 Lestans PN. Dal 17 luglio al 26 settembre; martedì-domenica 10,30-12,30 - 16,00-20,00.

Fotografia di Herman Pivk, autore emergente sloveno presente a Spilimbergo Fotografia 2004 con una personale. (in alto, a destra) Fotografie di Sante Trus: L’asfalto (circa 1956) e La sosta (1960).

50

INCONTRO Nella scomposizione che abbiamo (proditoriamente) effettuato, assimilando a due a due le sei mostre di Spilimbergo Fotografia 2004, consideriamo in qualche misura omogenee le esposizioni di Sante Trus. Fotografo in San Daniele e Herman Pivk, presentato come Un fotografo emergente della Slovenia. Da una parte abbiamo un autore che ha testimoniato, documentandola, una certa trasformazione del territorio friuliano, a partire dagli anni Cinquanta: a Palazzo Toppo Wasserman di Travesio, dal 18 luglio al 3 ottobre. Dall’altra si incontra una realtà espressiva oggettivamente nuova, portata alla ribalta dalle nuove geografie avviate dagli anni Novanta: alla Galleria John Phillips e Annamaria Borletti, Villa Ciani di Lestans, dal 17 luglio al 26 settembre. Sante Trus nasce a Travesio, in provincia di Pordenone, nel 1933 e dopo le scuole medie va a Mi-

lano per imparare la professione di stilista presso la scuola di Luca Librando. Rientrato in Friuli, inizia a fotografare da dilettante; a diciotto anni entra nello studio che uno degli autori più significativi per la storia della fotografia della regione, Renato Barnaba di Buja, aveva aperto a San Daniele. Nel 1958 rileva lo studio e ne prosegue l’attività. Nel frattempo partecipa alle mostre di fotografia che si andavano allestendo a Spilimbergo e a numerosi concorsi fotografici nazionali. Vince il premio Napoli e viene selezionato per una mostra internazionale a Torino. Con proprie fotografie ha illustrato i libri Arte sacra a San Daniele tra il XIV e il XVI secolo, San Giovanni di Gerusalemme di Remigio Tosoratti, Rive D’Arcano di Carlo Venuti e Une glagn di storie di Romano Sandri. Ha collaborato con Gianfranco Ellero a Tiliment, fotografie per un fiume. Nel corso della lunga attività di fotografo di San Daniele, Sante Trus ha documentato la trasformazione di questa cittadina friulana e del Friuli collinare dagli anni Cinquanta a oggi. Così vicina all’Italia, ma così lontana per cultura e tradizione, attraverso la personale di Herman Pivk, la Slovenia rivela a Spilimbergo Fotografia 2004 i tratti di un percorso espressivo particolare: colto ed elegante linguaggio che non lascia indifferenti gli osservatori. In queste immagini si intuisce la consistenza di quel sottile filo che collega antiche tradizioni culturali alle più recenti esperienze dell’arte internazionale. Angelo Galantini



Notizie

ALL’INSEGNA DELLA FANTASIA

S

Sotto il segno dell’invenzione fantastica. L’estate italiana della fotografia di largo consumo, quella indirizzata al più ampio pubblico, nella propria sostanza digiuno delle intense riflessioni che corrono trasversali tra annotazioni tecnologiche e applicazioni linguistiche, si concentra su due allegre identificazioni, curiosamente coincidenti. Parliamo di apparecchi monouso, sulla cui filosofia di fondo abbiamo riflettuto nell’aprile 2001, nobilitando il gesto dell’apparecchio fotografico semplice e semplificato fino a iscrivere le monouso nell’ampio capitolo/contenitore degli apparecchi giocattolo, stile Holga, Eura Ferrania, Lomo e contorni (FOTOgraphia, settembre 1998). Per sollecitare i rispettivi mercati, attirando pubblico con richiami forti e riconoscibili, presi a prestito dalla cultura popolare di massa, Agfa si è abbinata a Spiderman, il fantastico fumetto approdato alla propria raffigurazione cinematografica; mentre Kodak si è orientata verso la travolgente magia di Harry Potter. In entrambi i casi, nei negozi di fotografia italiani arrivano confezioni speciali, combinazioni promozionali e avvincenti sollecitazioni. Spiderman è un richiamo forte e conosciuto al quale Agfa riferisce l’insieme delle proprie promozioni

52

Kodak Harry Potter è una monouso della famiglia Ultra Compact in confezione dedicata. Oltre i richiami sull’apparecchio e sul blister di vendita, una lente sfaccettata consente effetti di scomposizione fotografica.

La promozione Agfa-Spiderman si estende alle pellicole della serie Vista e a una monouso Le Box personalizzata. È previsto anche un concorso che mette in premio un viaggio a Hollywood, con visita agli Universal Studios, dove è stato prodotto e girato il film Spiderman 2, nelle sale italiane dal 16 settembre.

per i mesi caldi, durante i quali si registrano i più alti e consistenti numeri nelle vendite di pellicole colore e apparecchi monouso, con relativo servizio di sviluppo e stampa delle copie. Avviata a maggio, la campagna estiva Agfa rivolta al più ampio pubblico è costruita attorno al “testimonial” d’eccezione, appunto l’amato e popolare eroe Spiderman che dalle pagine dei fumetti è approdato al grande schermo cinematografico, e si compone di una serie di offerte legate all’acquisto. Nucleo portante, oltre gli abbinamenti alle pellicole Vista, sono le monouso Le Box rigorosamente “targate” Spiderman, promosse e visualizzate da una vasta serie di annunci dedicati e da combinazioni di vendita collegate. Le pellicole Spider-Pack e le monouso Le Box Flash Spiderman 2 sono offerte in dispenser da terra e da banco personalizzati. Soprattutto, la promozione si riferisce anche al lancio della seconda avventura cinematografica dell’uomo ragno, appunto Spiderman 2, nelle sale cinematografiche dal 16 settembre, all’inizio della stagione italiana del cinema su grande schermo (negli altri paesi europei, il film viene lanciato a luglio, allungando anche sull’Italia l’interesse popolare). Il punto focale dell’operazione promozione si concentra sul Quiz Spiderman 2, che mette in palio un viaggio negli Stati Uniti, che include anche una visita agli Universal Studios, dove il film è stato prodotto e girato. Simultaneamente, Kodak focalizza l’attenzione del pubblico potenziale sulla magia di Harry Potter, per la cui combinazione è stata realizzata una monouso esplicitamente Kodak Harry Potter: in confezione, una particolare lente sfaccettata da applicare direttamente sulla macchina, che permette di realizzare fotografie dall’effetto caleidoscopico (e la scomposizione/moltiplicazione può essere osservata anche dal vero, in visione diretta con la lente all’occhio). Kodak Harry Potter è una mo-

nouso a portata di bambino che fa parte della gamma delle monouso Kodak Ultra Compact, della quale presenta e offre tutte le caratteristiche di facile impiego, per fotografie di adeguata qualità formale: obiettivo Ektanar, per immagini nitide e sempre a fuoco, e flash incorporato, che permette di scattare in qualsiasi condizione di luce. La particolare lente sfaccettata, che si applica facilmente sull’obiettivo della macchina, moltiplica il soggetto inquadrato in una dozzina di accostamenti simmetrici, che liberano la fantasia e creatività dei bambini, che si manifesta in immagini dall’effetto visivo magico. La combinazione Harry Potter (marchio Warner Brothers), per certi versi accentuata proprio dall’abbinamento alla lente sfaccettata in confezione, fa tesoro della popolarità del personaggio. Infatti, l’introduzione commerciale di questa monouso Kodak personalizzata coincide con il lancio cinematografico del film Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, terzo episodio della saga del piccolo mago. L’enorme pubblicità e l’aspettativa intorno all’uscita del film nelle sale crea certamente un forte fascino tra i bambini di tutte le età. A.Bor.



P

remio TIPA 2004 (su questo stesso numero, da pagina 14), con i propri significativi valori discriminanti, la reflex digitale professionale Canon Eos-1D Mark II stabilisce nuovi standard per la fotografia digitale professionale, che approda a un inedito processore Digic di seconda generazione, a un nuovo sensore CMOS e a una memoria di transito (buffer) molto più capiente. Queste peculiarità consentono di scattare a raffica fino a quaranta fotogrammi consecutivi a una velocità di 8,5 fotogrammi al secondo in risoluzione Jpeg,

oppure venti acquisizioni in formato RAW. Un tale elevatissimo livello di prestazioni può essere ottenuto sia con autofocus a scatto singolo sia in modalità Servo, ossia con inseguimento continuo del soggetto e anticipazione del punto di fuoco al momento dello scatto. I pixel del nuovo sensore CMOS formato 28,7x19,1mm, ereditati dalla dimensione APSH di buona memoria, misurano 8,2µm quadrati, quasi come i pixel della premiata Eos-1Ds (8,8µm; FOTOgraphia, febbraio 2003). Un nuovo circuito di eliminazione del rumore, posto direttamente sul chip, neutralizza il pattern fisso e il rumore

casuale. Un filtro ottico passabasso, collocato di fronte al sensore, riduce l’effetto moiré e i falsi colori, mentre il filtro a infrarossi sopprime le sfrangiature rossastre dovute ai riflessi del sensore e alla condensa. La progettazione e produzione della nuova Eos-1D Mark II rappresenta inoltre una scelta strategica: tutta la gamma Eos-Digital è dotata di sensori proprietari CMOS. Produrre tutti i componenti chiave delle reflex digitali è sicuramente un significativo vantaggio strategico per Canon, che è il solo produttore a offrire una scelta di reflex digitali con sensori di tre differenti dimensioni.

PERSONALIZZAZIONE

Il processore Digic II, di nuova generazione, ha una potenza di elaborazione tale da assicurare livelli di risoluzione e velocità senza precedenti. Il tempo di avvio della reflex all’accensione è di circa mezzo secondo. La combinazione tra CMOS, Digic II e il nuovo buffer, consente alla Canon Eos1D Mark II di scattare e processare oltre sessantanove Megapixel di dati al secondo! Inoltre, grazie a nuovi algoritmi, il processore ha migliorato il bilanciamento del bianco, l’esposizione e la qualità generale dell’immagine. Si possono acquisire e archiviare

D I G I TA L E ESTREMO

54


immagini in formato Jpeg con quattro diverse risoluzioni, ognuna con dieci livelli selezionabili di compressione. La Canon Eos-1D Mark II supporta gli spazi colore sRGB e Adobe RGB, con regolazioni della saturazione e del tono memorizzabili su cinque preselezioni, oltre a due matrici colore definibili dall’utente. Il bilanciamento del bianco è tarabile su più/meno nove livelli per dominanti blu/ambra e magenta/verde e la reflex supporta il bracketing WB fino a più/meno tre livelli. La “vita” dell’otturatore della Canon Eos-1D Mark II è stata allungata del 33 per cento,

Ai vertici della gamma Canon di reflex professionali digitali, la prestigiosa configurazione Eos-1D Mark II abbina un’eccezionale velocità a una risoluzione formidabile: 8,5 scatti al secondo a 8,2 Megapixel valgono la qualifica della più potente reflex digitale attualmente presente sul mercato

SETTIMO LIVELLO

C

anon progetta e costruisce direttamente molti dei componenti dei propri sensori, in particolare quelli usati nelle macchine fotografiche, e ha una storia in questo settore che parte dalla fine degli anni Ottanta, quando i sensori venivano usati, e lo sono ancora, nei sistemi autofocus (AF). A partire dalla reflex Eos 3, Canon cominciò a produrre e migliorare sistematicamente i propri sensori CMOS: tecnologia fondamentale per il sistema dell’autofocus multipunti usato nelle proprie recenti configurazioni digitali. Canon ha poi applicato il sensore CMOS alla reflex digitale Eos D30 del 2000 (FOTOgraphia, settembre 2000), in configurazione da 3,3 Megapixel, e ne ha realizzato versioni sistematicamente adatte alle risoluzioni digitali via via incrementate, fino all’attuale Eos-1D Mark II. Nel sistema CMOS esistono vantaggi reali, che determinano contropartite preziose. I vantaggi di avere bassi consumi energetici e considerevole velocità operativa sono davvero grandi. Si calcola che un sensore CMOS usi l’80-90 per cento in meno di energia rispetto ad un sensore CCD. Le conseguenze sono evidenti: batterie molto più piccole e in grado di mantenere un voltaggio più a lungo, apparecchi più leggeri e tempi di ricarica inferiori. L’altro aspetto di rilievo riguarda il risparmio sostanziale dei costi di produzione. Dato che i dispositivi CMOS hanno un’ampia gamma di applicazioni all’interno della produzione mondiale dell’elettronica, possono essere sostituiti facilmente con dispositivi per applicazioni differenti. Inoltre, avendo meno parti, i sensori CMOS sono di gran lunga meno complicati da costruire, con relativa ulteriore riduzione dei costi.

superando i duecentomila cicli di scatto. Sempre all’insegna della robustezza, la reflex ha il corpo in lega di magnesio con oltre settanta guarnizioni a protezione degli agenti atmosferici avversi (sabbia, pioggia e quant’altro). La modalità Registrazione Back-Up, progettata per condizioni di scatto critiche, consente la registrazione simultanea su scheda di memoria CF e SD. Quando una delle due schede è completa, è possibile disinserire la modalità Back-Up e continuare a memorizzare le immagini sull’altra memory card. Nella modalità Registrazione Separata, le immagini sono registrate su scheda CF o SD (secondo la selezione dell’utente); quando la scheda selezionata è piena, un avviso dà all’utente la scelta di attivare la seconda scheda, se presente nell’apparecchio. Le preselezioni della reflex possono essere salvate anche sulla scheda di memoria: un vantaggio apprezzato sia dai professionisti, che hanno necessità di trasferire le personalizzazioni da un apparecchio all’altro, sia dalle agenzie con molti fotografi-operatori, ai

quali richiedono propri standard di preselezione o di tipo di file prodotti, sia da tutti coloro che noleggiano le reflex.

CONTROLLO TOTALE La Canon Eos-1D Mark II dispone del nuovo tipo di esposizione flash E-TTL II, che garantisce un’espo-

sizione ottimale flash con soggetti in movimento o decentrati. Basata su un nuovo algoritmo, grazie a un pre-lampo, questa regolazione tiene conto delle informazioni relative alla distanza del sistema apparecchio-obiettivo e della lettura della luce valutativa a ventun zone o media. Le aree con forti luci anomale, magari dovute a riflessi, vengono ignorate dal calcolo, riducendo così la possibilità di errori dovuti a soggetti particolarmente riflettenti. La sensibilità della Eos-1D Mark II è molto ampia: da 100 a 1600 Iso, e può essere ulteriormente estesa da 50 a 3200 Iso. Le modalità di lettura della luce includono il sistema valutativo a ventun zone vincolato al punto di messa a fuoco, parziale, spot centrale, spot legato al punto di messa a fuoco, multispot, e medio ponderato al centro. La gamma delle velocità di otturazione va da 1/8000 di secondo a 30 secondi pieni, con un tempo superveloce di risposta di quaranta millisecondi.

55


le immagini può essere visualizzato l’istogramma della luminosità o dei tre colori RGB. Le interfacce includono le uscite video PAL e SECAM, IEEE1394 FireWire e USB. La reflex è compatibile PictBridge e Direct Print, per stampare senza l’interfaccia del computer.

SOFTWARE

Le immagini possono essere ruotate automaticamente ed esaminate direttamente grazie a uno schermo LCD da

230.000 pixel, con uno zoom fino a 10x in quindici passi, per controllare meglio i dettagli. Durante l’osservazione del-

Un nuovo software a corredo consente di elaborare ad alta velocità i file RAW. L’elaborazione con questo software è circa sei volte più rapida rispetto al precedente File Viewer Utility. Consente di osservare in tempo reale e di applicare immediatamente le modifiche all’immagine, grazie a una serie di funzioni di editing per immagini RAW, Tiff e Jpeg che intervengono su bilanciamento del bianco, gamma dinamica, compensazione dell’esposizione e tonalità. Sono supportati spazi colore sRGB, Adobe RGB e Wide Gamut RGB; inoltre, alle im-

magini RAW convertite nei formati Jpeg e Tiff, è applicato un profilo colore ICC. Ciò permette di visualizzare le immagini con la massima fedeltà cromatica nelle applicazioni software che supportano i profili ICC, come Adobe Photoshop. L’elaborazione dei vari parametri può ora essere eseguita simultaneamente, incrementando l’efficienza rispetto al sistema sequenziale, soprattutto quando le stesse modifiche interessano più immagini. Il software Eos Viewer Utility è comunque presente e consente il controllo delle regolazioni della reflex come bilanciamento del bianco, curva tonale, matrice colore, qualità immagine Jpeg e funzioni personalizzate. La reflex digitale professionale Canon Eos-1D Mark II è compatibile con oltre sessanta obiettivi Canon EF (inclusi EF-S) e l’intera gamma di flash elettronici Speedlite delA.Bor. la serie EX.



Nella cultura del Mediterraneo ll’insegna della memoria della Magna Grecia e delle radici delle culture del Mediterraneo, si svolge la Seconda edizione di Corigliano Calabro Fotografia, prodotta dal locale Assessorato alla Cultura e Turismo, con la direzione artistica di Cosmo Laera (FOTO graphia, aprile 2003). Ricca di eventi, workshop e incontri con gli autori, la manifestazione coinvolge esperti del mondo della ricerca e della produzione di immagini fotografiche, che hanno raffigurato e rappresentato le terre di Corigliano, con la propria particolare morfologia geografica profondamente ellenica e pur marcatamente italica. Al Castello Ducale, gli incontri/workshop impegnano Nikos Economopoulos con Magnum e la fotografia in Grecia (26 giugno), Maurizio Galimberti con Pianetapolaroiddadagalimbertoso (dal 24 al 26 giugno), Francesco Radino con Lettura del paesaggio (25 giugno). Nella cornice della manifestazione viene inoltre presentata la più recente ricerca nell’ambito della moda di Toni Thorimbert (La dinamica creativa di uno stage di fotografia applicata a un servizio di moda dal 22 al 25 giugno), che ha realizzato un servizio fotografico completamente ambientato a

Corigliano, in collaborazione con lo staff del settimanale Io Donna. Un percorso in divenire, incentrato sulla conoscenza e lo scambio di diverse visioni, viene offerto dalle mostre esposte nella suggestiva cornice del Castello Ducale di Corigliano dal 26 giugno al 31 agosto. ❯ Francesco Radino: Storie di terra e di mare. ❯ Maurizio Galimberti: Viaggio in Italia. ❯ Nikos Economopoulos: La mia Grecia (in collaborazione con il Photographic Archive

A

Comune di Corigliano Calabro CS, Assessorato alla Cultura e Turismo; 0983-83209. Associazione Culturale Nicéphore Niepce, via Pola 15, 70011 Al-

Tempo, segno, gesto Nei muri raffigurati da Nino Migliori rimo atto della Fondazione Dozza Città d’Arte, istituita sulle colline imolesi con l’intento di valorizzare e promuovere il patrimonio artistico del Borgo

P

ANTIQUARIATO

Castel San Giovanni. Ventinovesima Mostra mercato di materiale fotografico usato e d’epoca. Area Indoor Sporting Club, via fratelli Bandiera, 29015 Castel San Giovanni PC. Domenica 12 settembre, 9,00-17,00. In collaborazione con Polyphoto, ampia esposizione di materiale Leica e presentazione del nuovo libro di Gianni Berengo Gardin, dedicato a Venezia. Circolo Fotografico Photo ’90 Valtidone, via don Conti 6/10, 29015 Castel San Giovanni PC; www.photo90.it.

58

Benaki Museum di Atene). ❯ Toni Thorimbert: Modamentale - Progetti per Io Donna 2002/2004. ❯ Makis Vovlas: Nostos. ❯ Renato Colangelo: Esuli (a cura di Mara Granzotto). ❯ Collettiva Sguardi e riflessi di Marco Anelli, Antonietta Corvetti, Daria De Benedetti, Alessandra Dragoni, Luca Gabino, Luigi Gariglio, Vince Paolo Gerace, Francesco Giusti e Claudio Gobbi (a cura del Grin - Gruppo Redattori Iconografici Nazionale).

antico, nonché dell’ormai quarantennale Biennale del Muro Dipinto. Antologica dedicata ai Muri di Nino Migliori, a cura di Marilena Pasquali, che ripropone campioni significativi dell’opera dell’autore bolognese. Protratta per circa trent’anni, dai primi anni Cinquanta ai tardi anni Settanta, l’indagine di Nino Migliori si muove sulle tracce che segnano gli intonaci metropolitani, in una sorta di «umanizzazione della pelle della città»: segni e gesti che si appropriano del muro e lo fanno par-

CONCORSI

Premio Canon Giovani Fotografi. Come consuetudine, cinque sezioni (FOTOgraphia, aprile 2004): Miglior Portfolio fotografico, per portfolio composti da dieci a quindici stampe inedite (4000,00 euro e affiancamento di un tutore per l’introduzione nel mondo professionale); stesse modalità per la selezione al Miglior Portfolio Digitale, ovviamente riferito a immagini acquisite o elaborate in forma digitale (2500,00 euro e tutore); il Miglior Progetto Fotografico intende un’idea foto-

berobello BA; 080-4323291; www.photomediterranea.it, info@photomediterranea.it.

FRANCESCO RADINO

Tra passato e presente

lare con il linguaggio della protesta, dell’ironia, dell’amore. Cinquanta immagini in bianconero e a colori esposte in una scansione a tre stadi: il tempo, il segno, il gesto. Accompagna la rassegna una monografia pubblicata dalle Edizioni Damiani, che presenta una selezione ancora più ampia ed esaustiva dei Muri di Nino Migliori, introdotta da un saggio di Marilena Pasquali e da un testo di Flavio Eugenio Marelli. Nino Migliori: Muri. Tempo, segno, gesto. Fondazione Dozza Città d’Arte, piazza della Rocca Sforzesca, 40050 Dozza BO; 0542-678240, fax 0542-678270. Dal 19 giugno al 10 settembre.

grafica ancora da ultimare (che Canon supporta con un contributo di 2500,00 euro e tutore); la Borsa di studio di 2500,00 euro è destinata a corsi o scuole di fotografia; infine, tra tutti i partecipanti la giuria sceglie un quinto vincitore che è premiato con un’iscrizione gratuita a un seminario didattico del Toscana Photographic Workshop (FOTOgraphia, maggio 2004). Termine di partecipazione 30 novembre. Il bando di concorso è disponibile presso gli istituti di fotografia, le scuole d’arte, i negozi di fotografia e sul sito www.canon.it, oppure può es-


che raccontano la città di oggi tra il desiderio e la volontà di conservare le proprie radici. Lo sforzo del fotografo è stato immaginare la realtà, interpretare la memoria e restituirla come qualcosa che nasce dallo scorrere del tempo.

Territorio e genti Viaggio nella memoria vento espositivo inserito in Estate Fotografia Milano 2004, la personale di Lorenzo Castore dà visibilità a un progetto fotografico sulla “memoria”, realizzato nella Sardegna sud occidentale, nella regione del Sulcis. I settantacinque scatti di Nero restituiscono ciò che

E

nasce dal tempo attraverso il viaggio immaginario che percorre il carbone dalla miniera alla luce. La denominazione non designa il nero del nulla, ma il buio che precede la rinascita della memoria di un territorio e dei propri abitanti: scatti d’autore in bilico tra passato e presente,

Quadrigrafie Ricerche di visioni insolite ivisa in due sezioni, Quadrigrafie di Antonio Zuccon è esposta tra luglio e agosto a cura della Fototeca Immaginario della Stamperia San

D

Marco di Latina: qualificato esempio di un genere fotografico in pertinente equilibrio tra ricerca espressiva e geometria delle forme. Attraverso questo

sere richiesto direttamente a Pronto Canon: 02-82492000. Canon Italia, Premio Giovani Fotografi, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI. Città di Bergamo. A cura del Circolo Culturale Greppi, a tema libero, in sezioni scomposte, finalizzato alla tradizionale mostra delle opere selezionate: fino a quattro stampe colore o bianconero; fino a quattro stampe realizzate con tecniche digitali, sperimentali o d’avanguardia; fino a quattro diapositive, senza limiti quantitativi per

Lorenzo Castore: Nero. Palazzo Reale, piazzetta Reale, 20122 Milano; 02-80509362. Dal 16 luglio al 5 settembre; martedìdomenica 9,30-23,00. Catalogo Federico Motta Editore. ambizioso lavoro, l’autore assicura continuità a un percorso temporale di ampia portata, dato anche dal fatto che i fotografi che si cimentano in tali raffigurazioni visive sono rari. Osserva Gianfranco Arciero: «Il contributo artistico di Antonio Zuccon nell’ambito della fotografia di ricerca contemporanea non può che definirsi originale: è, a questo proposito, interessante porre su un piano speculare la sua creatività con quella di Pietro Melecchi. Mentre quest’ultimo ha offerto testimonianze di alto spessore, creando una propria realtà astratta attraverso la finzione della materia, retaggio della sua esperienza morandiana, Antonio Zuccon attinge alla realtà immanente, a quella di tutti i giorni, ed eleva a sistema dell’arte quanto scorre sotto i nostri occhi: una recinzione, il fondo di un viale, un dialogo tra i lampioni, le spazzole fantasmagoriche del car-

stampe colore o bianconero di reportage, racconto o sequenza. Termine di partecipazione 8 dicembre. Arti Grafiche Mariani & Monti, via Serena 6d, 24010 Ponteranica BG; www.circologreppi.it, franco.nisoli@tin.it. La famiglia oggi, questa sconosciuta. Diciassettesima edizione del Concorso Agfa riservato ai giornalisti. Per stampe analogiche e digitali. Termine di partecipazione 31 dicembre. Agfa-Gevaert, via Grosio 10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 023074377, fax 02-38000229.

wash. Dimostra, in altre parole -e con immagini preziose sotto l’aspetto compositivo, creativo e tecnico- che l’arte è anche nell’uomo, nelle proprie necessità, nelle proprie consuetudini. Ma non a tutti è dato riconoscerla». Antonio Zuccon: Quadrigrafie. Dal 16 luglio al 14 agosto. ❯ Centro Aspasia, corso della Repubblica 216, 04100 Latina; lunedì-sabato 9,00-13,00 17,00-20,00. ❯ Stamperia San Marco 14, piazza San Marco 14, 04100 Latina. Esposizione di alcune immagini selezionate dalla mostra complessiva.

A seguire 60 Nuovi spazi urbani 60 Dia Sotto le Stelle 61 The Journey 62 Seduzioni di sabbia

Italvideo. Sezioni professionale e amatoriale, cui ciascun autore può partecipare con un solo video VHS di trenta minuti massimi. Tema libero e L’erotismo femminile. Termine di partecipazione 31 gennaio 2005. Premiazione domenica 10 aprile, 11,00, presso la Galleria Fotografica Tina Modotti. Centro Studi Agorà, presso Piero Borgo, via Zara 45, 80011 Acerra NA; fax 081-8850793; piero.borgo@libero.it. Premio Yann Geffroy. Assegnato dall’Agenzia Grazia Neri, è riservato a servizi fotografici di autori under 35 (anni):

59


XAN DEVOSS

Nuovi spazi urbani Raccontati da giovani fotografi cambio e collaborazione culturale tra Italia e Stati Uniti. Fragments of Urban Life, che sottotitola Giovane Fotografia dal San Francisco Art Institute, presenta opere selezionate di dodici giovani artisti dell’ultimo anno di corso del Dipartimento di Fotografia del prestigioso istituto culturale americano: Carrie Calloway, Paul Cartier, Berton Chang, Missy Corbett, Modesto Covarrubias, Aeschleah DeMartino, Xan DeVoss, Joe Edwards, Elyse Hochstadt, Riya Lerner, Jennifer Livia, Eila Kovanen.

S

Le immagini esposte sono il risultato di un progetto visivo coordinato da Mariella Poli, docente della scuola americana, strutturato sull’utilizzo della fotografia come disciplina creativa in relazione con lo spazio urbano. Le ricerche esposte indagano le identità private, culturali e sociali che fanno parte del panorama cittadino statunitense, sottoposto a repentini cambiamenti e sommovimenti sociali. Gli artisti hanno stabilito perimetri fisici o immaginari dentro la città, all’interno dei quali hanno

per reportage che interpretino al positivo problemi sociali, politici o scientifici (FOTOgraphia, novembre 2003 e su questo numero da pagina 18). Termine di partecipazione 31 gennaio 2005. Agenzia Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 026597839; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com.

MOSTRE

FuoriScena - Personaggi del cinema internazionale a spasso; dall’Archivio Begotti (via Mercadante 3,

60

esplorato un corpo di lavoro basato sui propri interessi ed esperienze. Partendo da una ricerca individuale nel concetto e nel metodo, i componenti del gruppo hanno rappresentato collettivamente le proprie idee come frammenti che riflettono il tessuto visivo della vita contemporanea. In scambio, dopo l’esposizione modenese, il progetto prevede la presentazione negli Stati Uniti di undici autori italiani al City Hall Art Space di San Francisco, dal 17 novembre al 16 gennaio 2005. Selva Barni, Alice Belcredi, Rocco Bizzarri, Fausto Corsini, Gianni Ferrero Merlino, Francesca Lazzarini, Tancredi Mangano, Chiara Pirito, Annalisa Sonzogni, Cristina Zamagni e Francesco Zucchetti propongono un’analisi attenta degli spazi, delle pause e delle attese che sovente scandiscono il ritmo delle città italiane. Mantenendo intatta la visione individuale, senza appartenenze a correnti e senza ricondursi a precise tendenze, rappresentano eloquentemente la nuova fotografia italiana.

bbandonate le date di luglio, le serate di Dia Sotto le Stelle a Busto Arsizio, in provincia di Varese, si spostano a settembre, combinando l’originaria multivisione a proiezioni digitali: novità della tredicesima edizione. Momento di aggregazione dei fotoclub della zona, con sconfinamenti oltre provincia e regione, la manifestazione si accompagna con workshop, incontri e presentazioni tecniche. La nuova edizione si tiene al chiuso in autunno e non più nella calda stagione estiva. Così facendo, l’organizzatore Andreella Photo si è messo al riparo da serate afose, brulicanti di zanzare e da imprevedibili acquazzoni estivi. Le serate sono state ridotte a due, dalle tre che sono state fin dall’origine, e nel pomeriggio di sabato sono previsti corsi e workshop sulla fotografia digitale e sulle proiezioni dia e video. Al solito, un appuntamento da non perdere.

Fragments of Urban Life Giovane Fotografia dal San Francisco Art Institute. A cura di Mariella Poli con la collaborazione di Filippo Maggia. Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande, 41100 Modena. Dal 15 luglio al 4 settembre; martedì-sabato 18,00-22,00.

Dia Sotto le Stelle. Busto Arsizio VA. 24 e 25 settembre. www.diasottolestelle.it, info@ diasottolestelle.it. Andreella Photo, piazza XXV aprile 11b, 21052 Busto Arsizio VA; 0331-679350, fax 0331-326322; www.andreella.it, info@andreella.it.

20124 Milano; 02-66711400; gianpaolo.begotti@fastwebnet.it); ingrandimenti e montaggi Fotolaboratorio De Giglio, Bari; mostra promossa da Aif (Associazione Italiana Foto&Digital Imaging), a cura di Tita Beretta, Giulio Forti e Maurizio Rebuzzini. Galleria Agfa, spazio espositivo nella sede della filiale Agfa-Gevaert, via Grosio 10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 02-3074377, fax 02-38000229; arianna.cimadori.ac@italy.agfa.com. Dall’8 giugno al 10 settembre; lunedì-venerdì 9,00-18,00. Originariamente esposta a Roma nell’ambito del

Multivisione Dia Sotto le Stelle

A

programma Obiettivo Immagine 2004, promosso da Aif e curato da Tita Beretta, Giulio Forti e Maurizio Rebuzzini, in occasione del recente PhotoShow merceologico (FOTOgraphia, marzo 2004), la selezione FuoriScena viene riproposta in forma allargata alla Galleria Agfa. AFP: Il mondo in conflitto. Galleria Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com. Dal 23 giugno al 24 luglio; lunedì-venerdì 9,0013,00 - 14,30-18,00; sabato 10,00-12,30


The Journey Viaggio fotografico ai margini (presunti) Prende il via dalla comunità di San Patrignano, il “viaggio” che Paola Fiore sta affrontando e condurrà in tappe successive. The Journey è l’inizio di questo viaggio, che ha per oggetto di indagine il mondo che vive ai margini della società, soggetto di tabù e pregiudizi: il mondo delle comunità di recupero. L’idea progettuale di Paola Fiore verte sul significato del termine “comunità” in relazione al significato di “centro di recupero”. L’analisi mira ai rapporti umani e al tipo di relazioni interpersonali che na-

ì

scono all’interno di tali strutture, troppo spesso non conosciute nella loro più intima e umana funzione, oggetto di preconcetti che per ignoranza, diffidenza e ipocrisia hanno stigmatizzato le figure del tossicodipendente e delle comunità stesse, confinandole ai margini della società civile. Con The Journey, Paola Fiore non è in cerca di immagini sensazionalistiche, del brutto e del diverso a tutti i costi, ma immagini della dignità umana come princìpio cardine del rispetto di ogni individuo e come netto rifiuto di ogni su-

perficialità nei sentimenti, sofferenze e paure umane. Le tappe di questo viaggio emozionale, scandito da un ritmo partecipe e coinvolgente, puntano al centro dell’individuo, alle strette relazioni umane che si instaurano tra le persone nella comunità che li circonda, non solo come comunità di recupero, ma soprattutto come nucleo familiare allargato. Il viaggio si sofferma inoltre sulle piccole e grandi attività quotidiane, attraverso lo strumento del lavoro, dell’assistenza e dell’aiuto reciproco, per poter comprende-

- 15,00-17,00. Dal 17 agosto al 3 settembre; lunedì-venerdì 9,00-13,00 14,30-18,00. Dieci anni di conflitti nel mondo, attraverso le fotografie dell’Agence France Presse. Immagini tratte dal lavoro di oltre cinquanta fotografi documentano gli sconvolgimenti geopolitici di alcune delle più tormentate aree del pianeta.

digoro FE; 0533-719110. Fino al Primo agosto; 9,00-13,00 - 15,30-19,00. Con il patrocinio dell’Università di Ferrara, la Fondazione Giorgio Bassani e l’Agenzia Meridiana Immagini presentano fotografie di Andrea Samaritani, che accostano il testo del romanzo di Giorgio Bassani, L’airone (1968): tragitto del protagonista da Codigoro a Volano.

Andrea Samaritani: I luoghi dell’Airone. Il paesaggio letterario di Giorgio Bassani a Codigoro. Galleria dell’Ufficio Informazioni Turistiche, via Pomposa Centro 1, 44020 Pomposa - Co-

Dalla terra al calice. Un percorso tra viti, uva, feste e folklore. Mostra delle opere selezionate e premiate al Concorso. Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in Napoli. Dal 13 novem-

re e completare il lungo e faticoso cammino verso il recupero e la rieducazione alla vita. Da questi momenti di semplicità e assoluta normalità quotidiana emerge un mondo di sentimenti e valori positivi, che dovrebbero trovarsi anche nel resto della società. Paola Fiore: The Journey. Libreria Agorà, via Santa Croce 0e, 10123 Torino; 0118394962, fax 011-835973; info@libreriaagora.it. Dal 6 luglio al 25 settembre; lunedì 15,00-19,00, martedì-sabato 9,30-19,00.

bre al 22 dicembre. Luciano Masini, via fratelli Bandiera 85, 80038 Pomigliano d’Arco NA; 081-8845837, 338-24966691; lucianomasini@libero.it, asfoto@libero.it. Pedalando nel tempo. Museo di Storia della Scienza, piazza dei Giudici 1, 50122 Firenze; 055-265311; www.imss.fi.it, imss@imss.fi.it. Fino al 31 dicembre; mercoledì-lunedì 9,30-17,00; martedì 9,30-13,00. Esposizione di biciclette antiche presso i locali di Palazzo Castellani, sede dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza (Imss) di Firenze.

61


Seduzioni di sabbia Il fascino segreto del deserto elicate, ma non prive di sensualità, sono le immagini in bianconero di Nanni Manolino esposte a cura di ArtèVision: una seduzione, appunto. Oggetto di indagine è il deserto, luogo affascinante e misterioso, per il quale l’autore ha sempre provato una grande attrazione e un’intensa passione, fino a identificarlo «Uno spazio nel quale mi sento a mio agio». E lo si capisce guardando le fotografie di Seduzioni di sabbia nelle quali traspare tutta la sua emozione. Realizzate soprattutto in formato panorama, rigorosamente stampate all’ingranditore restituiscono un’atmosfera interiore prima ancora

D

di quella reale. «I luoghi comuni sono ricorrenti e indubbiamente non si può negare che questi spazi agevolino la meditazione e consentano di ritrovare se stessi. Parlare del deserto senza usare termini quali affascinante, grandioso, fantastico risulta quasi impossibile, ma anche scontato. [...] Mi accorgo di essere attratto da quelli che possono essere definiti gli aspetti apparentemente più negativi: quel vento caldo e insistente che quasi toglie il respiro, ma che modella le dune e sa ricomporre rapidamente il paesaggio che il nostro passare inevitabilmente intacca,

quella continua assenza di acqua che poi ci consente l’entusiasmo di fronte a un pozzo, quella faticosa marcia nella sabbia verso un crinale che poi rivela orizzonti inaspettati. [...] Devo aggiungere a tutto ciò l’amore per la fotografia. Ritrarre il deserto in bianconero mi consente di trascendere la rappresentazione del vero e conferisce a questi spazi una valenza quasi onirica e trasfigurante». Queste parole di

Nanni Manolino introducono la sua personale, che comprende solo una piccola parte di un più ampio lavoro effettuato negli anni sui deserti. Nanni Manolino: Seduzioni di sabbia. Blubs Viaggi, via Galliari 26, 10125 Torino. Dal Primo luglio al 30 settembre; lunedì-sabato 10,30-19,30. ArtèVision, via Boucheron 15 bis/a, 10122 Torino; www.associazionekoine.it.


■ BELGIO Photo Video Audio News ■ FRANCIA Chasseur D´Image • Responses Photo ■ GERMANIA Digit! • Inpho • Photographie • PhotoPresse • PixelGuide • ProfiFoto ■ GRECIA Photographos • Photo Business ■ INGHILTERRA Digital Photo • Practical Photography • Professional Photographer • Which Camera? ■ ITALIA Fotografia Reflex • FOTOgraphia ■ OLANDA Digitaal Beeld • Foto • Fotografie • Fotovisie • P/F ■ POLONIA Foto ■ PORTOGALLO Foto/Vendas Digital ■ RUSSIA Photomagazin ■ SPAGNA Arte Fotografico • Diorama • Foto/Ventas • FV/Foto Video Actualidad • La Fotografia Actual ■ SVIZZERA Fotointern

THE TROPHY IS BRONZE.

THE VALUE IS

GOLD!

www.tipa.com

Se vuoi sapere quale sia miglior prodotto fotografico, video o dell’imaging da comperare, e vuoi un consiglio da esperti, dai un’occhiata ai prodotti che espongono il logo TIPA Awards. Ogni anno, i redattori di 31 riviste di fotografia e imaging leader in Europa decidono quali nuovi prodotti sono i migliori nel loro settore. I TIPA Awards considerano qualità, prestazioni e valore, e rappresentano una sicurezza per i consumatori.


Nel centro storico di Milano, a due passi dal Duomo, il piÚ grande negozio Canon d’Italia


W

WILLIAM KLEIN

William Klein è un fotografo celebre, ma non amato. Non lo è mai stato. E nemmeno quando gli orfani del Sessantotto sono cresciuti, è loro piaciuto come William Klein ha fotografato i loro sogni eversivi per le strade di Parigi. Non c’è ardore né mito, dicono ancora, in quelle immagini. C’è invece una grandezza autoriale che non riescono a vedere, lì, su quelle barricate di Maggio, in quelle notti di fuoco e d’amore, c’è la giovinezza di un’epoca senza paure e di utopie acchiappate al volo. Il fotografo americano è ignorato con garbo in molte autorevoli storie della fotografia più consumata, la saggistica rimastica le solite veline schedografiche ed evita di andare nel profondo di un autore scorbutico e intransigente. Un artista che ha usato il mezzo fotografico per operare un cambiamento culturale sul modo di pensare e costruire la comunicazione fotografica. «Confondere la merda con la cioccolata è un privilegio delle persone estremamente colte» (Alda Merini). William Klein è un outsider, un eretico, un selvatico della fotografia non recuperabile dalle vetrine del successo; e ancora nel terzo millennio i suoi lavori difficilmente trovano larghi encomi di critica e pubblico. William Klein ha rotto molti dei tabù espressivi della fotografia insegnata. Ha seguìto una sorta di inclinazione distruttiva dei simulacri con i quali il rigore della fotografia seppelliva molta della creatività del dissidio e lasciava presagire che l’eleganza, la misura, la discrezione fossero i dogmi che i fotografi non dovevano sorpassare: qui stava l’arte, di là dal limite, la sozzura. Vero niente. L’anti-fotografia di Klein, o come a lui piace chiamarla, la fotoautomatografia

della strada, non è solo «mettere sulla pellicola qualcosa» (William Klein) ma fare a fette la realtà e scippare un gesto, uno sguardo, un’icona alla terribilità della vita quotidiana.

FOTOGRAFIA DEL CAOS William Klein ha attraversato i campi della pittura, del cinema, della grafica, della fotografia come un esule, un lebbroso, un ribelle contro il fascio delle convenzioni. La sua fotografia della miseria o “fotografia degli

contro la codificazione delle politiche del consenso; e insieme dicono che sono gli stolti che fanno grandi i boia e gli emarginati hanno il fiato umiliato della bellezza infranta. William Klein nasce nel 1928 a New York e conosce la povertà da vicino. Ecco perché poi, ne potrà parlare con vigore. Negli anni Quaranta arriva in Europa a seguito dell’esercito americano e dopo essere stato con le truppe d’occupazione in Germania, si congeda a

L’analfabeta del futuro, non è quello che non sa leggere, ma quello che non sa fotografare. Walter Benjamin slums”, ha mostrato soprattutto la miseria della fotografia chiusa nell’accademismo estetizzante e nelle contraffazioni della cultura mercantile, che richiedeva un’iconografia seduttiva e non una violazione dei codici e degli statuti dell’ordine costituito. La polemica che molti critici hanno sollevato, tra l’oggettività della realtà scippata di soppiatto di Henri CartierBresson (l’ordine nel disordine) e la soggettività esasperata dei corpi di William Klein (il disordine nel caos), non c’entra nulla con la bellezza radicale che questi maestri hanno espresso nelle proprie immagini. Sono duelli di carta straccia o patinata, di ciechi e sordomuti della storiografia fotografica che parlano di ciò che non conoscono o che non capiscono a fondo, nient’altro. Il linguaggio fotografico di William Klein è materico, fisico, sovente “grezzo” ma va nella stessa direzione -con angolazioni differentidell’aristocrazia iconografica di Henri Cartier-Bresson, e cioè

Parigi, nel 1948. Frequenta l’atelier di Fernand Légèr, e anche se rifiuta di divenire un suo allievo (o un seguace di Picasso), tutta la sua opera risente di non poco delle idee libertarie dello stesso Légèr. Non ci sembra impropria la definizione che qualcuno ha dato di William Klein, un “Masaccio del centoventicinquesimo di secondo”. In questo senso le sue fotografie fatte a Roma negli anni Sessanta, elogiate da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, sono veramente uno spaccato di rara bellezza plebea. Vero anche, come hanno sostenuto alcuni addetti ai lavori, che la sua scrittura fotografica possiede la forza abrasiva dei lavori di Weegee o Robert Frank, ma ha poco a che fare con la grandezza, la compiutezza, l’altezza formale di Walker Evans. I poeti cantano il dolore degli ultimi e collocano la frontiera del proprio sentire al centro del mondo da rovesciare. Negli anni Cinquanta, a Parigi, William Klein fa il pittore sen-

za misure o linee di condotta. A Milano inizia a usare la macchina fotografica come una specie di attrezzo espressivo, con il quale spacca le formalità e gli imperativi della fotografia riciclata e sperimenta altri modi di “fotografare” in camera oscura. Nel 1954 torna a New York e lavora alla realizzazione di un giornale fotografico, che traduce in libro, New York (1956). Nessuno lo vuole pubblicare. Troppo bruto, cattiva impaginazione, visione confusa del materiale trattato... sono i commenti degli editori. Finalmente prodotto con l’aiuto di Chris Marker, notevole cineasta indipendente e insubordinato alle regole del mercato culturale, il libro ottiene il Premio Nadar e rende William Klein visibile ovunque (riceverà, tra gli altri, Il Premio Hasselblad, il Guggenheim, il Grand Prix National in Francia, il Kutur Preis e il Premio Agfa-Erfurth). Federico Fellini resta colpito dalla bellezza urbana di New York [FOTOgraphia, febbraio 1997] e invita William Klein a fare il suo assistente per Le notti di Cabiria (1957). L’anno successivo, a New York, William Klein gira il suo primo film, Broadway by Light. Gli accostamenti di quanti si sono occupati di William Klein con le opere di Orson Welles, Erich von Stroheim o Josef von Stenberg sono impropri e offendono la luce delle stelle. I film di William Klein escono dall’immaginale ereticale di John Cassavetes, JeanLuc Godard o Jonas Mekas e non riguardano per nulla le opere immortali dei maestri dell’irregolarità (Stenberg un po’ meno) appena citati. Il cinema libertario di William Klein è altrettanto velenoso, acido, irriverente quanto le sue fotografie e resta sempre, o quasi, in margine al cinema

65


d’avanguardia e al cinema d’impegno sociale da festival. Un cinema tutto per sé, dunque, o per chi si denuda davanti allo schermo e muore in silenzio davanti al proprio immaginario assoggettato o si rivolta con mano leggera e incendia la macchina/cinema [nota a piè pagina].

FOTOGRAFIA DELLA RIBELLIONE William Klein lavora per Vogue, una decina d’anni. Fa poche cose, non sempre belle, tutte però dentro una casistica di mercato che rende i fotografi potenti e i lettori ancora più stupidi. Le sue immagini di moda, comunque le si voglia leggere, sono parte del gioco dell’effimero e del volatile che è proprio di questo ambiente che affascina i mistici dell’edonismo e gli affittacamere delle “meraviglie” che in forma di sarti, più o meno blasonati, sono le puttane sfiorite di un prestigio avvelenato che non è “mondo”, ma soltanto banalità e prostituzione alle leggi dei dividendi aziendali. Qualche volta anche la rabbia fallisce e la cialtroneria splendente degli empori per ricchi è un segno di abdicazione dell’intelligenza. Dove non c’è dolore non ci può essere arte né genio. William Klein è un ribelle, un anarchico, un nemico delle leggi che non siano quei codici non scritti che lo rendono complice con i vagabondi, i solitari, i poeti maledetti della Terra. Non si accosta ai pulpiti dei vessatori, si affranca alle lacrime dei vinti. Mentre Helmut

Newton, Cecil Beaton o Richard Avedon si interessano (su piani figurativi diversi) all’aspetto “nobiliare” o estetizzante dell’essere umano, William Klein, come Céline, Diane Arbus o Rimbaud, lavora con gli ultimi, gli indifesi, gli anonimi protagonisti di un’esistenza dissipata all’ombra di ogni potere. Tutto ruota intorno al dolore, ma nessuno è predestinato alla perdizione di sé. Gli allievi di Simone Weil e E.M. Cioran furono quasi tutti bocciati agli esami di maturità e gli insegnanti vennero ammoniti dal Ministero, ma le loro lezioni di amore, di dignità, di bellezza per la salvezza dell’umanità migliore, la più indifesa, la più colpita, restano lì nel corpo della storia e nel franamento dei luoghi comuni, che sono tutto il contrario dell’arte. I libri di William Klein su New York (1956), Roma (1958), Mosca (1964) e Tokyo (1964) sono opere singolari sotto il taglio fotografico, quanto per la costruzione grafica (l’impaginazione è sovente curata dallo stesso autore fotografo) e stampa delle immagini: rappresentano un teatro della povertà o del dolore, come poche volte abbiamo potuto vedere e comprendere. La grana della pellicola, il “mosso”, l’inquadratura imperfetta, la deformazione della scena, l’accidentalità delle immagini sono l’abbecedario di questo malandrino della fotografia, e basta leggere con attenzione il ragazzino con la pistola di Broadway and

Nota. Il cinema libero di William Klein è grottesco, surreale, dada, ma l’americano non disdegna nemmeno il documentario lirico o la biografia epica. I suoi film sono pagine di diario strappate sull’orlo dell’esistenza. Invocano testimonianze di libertà come presenza del dissidio e si pongono in conflitto contro la società dell’apparenza e del mercato globale dell’odio. How to kill a Cadillac (1959) tratta dei cimiteri delle macchine. The Big Store (1963) è un ritratto su Simone Signoret. Nel 1964 William Klein gira il primo film (dei quattro che gli dedica) su Muhammad Alì, Muhamed Alì, the Greatest. L’anno dopo scrive e dirige Qui êtes-vous, Polly Maggoo?, una presa in giro del divismo televisivo e pubblicitario. Nel 1967 è uno degli autori del documentario contro la guerra Lontano dal Vietnam (gli altri sono Alain Resnais, Joris Ivens, Agnès Varda, Claude Lelouch, Jean-Luc Godard). Nel 1968 si trova a Parigi e filma gli insorti del Quartiere Latino, anche. Mister Freedom, girato nel 1968, è un’opera radicale, anarchica, una specie di favola-pulp che va ad avvelenare i miti della civiltà dello spettacolo. Lavora con i Movimenti di liberazione africani. Nel 1969 termina The Panafrican Festival of Culture, che lo renderà inviso agli intellet-

66

103rd Street, i giovani di Ingresso della spiaggia a Ostia, i volti collettivi di 11 novembre, 1968 a Parigi, i Ballerini che interpretano un’opera di Gênet a Tokyo o la gente triste della Stazione ferroviaria di Kiev per comprendere appieno la bellezza etica di questo fotografo dell’erranza e dell’esilio. L’iconografia di William Klein persegue l’uso del grandangolare, della sovrapposizione dei segni, del contrasto estremo, dell’ingrandimento di un solo particolare della fotografia, della contaminazione grafica, della violazione visuale dell’ordinario o del bello da esposizione. Tutta l’opera di William Klein è fabbricata con «lo sguardo di chi non appartiene ad alcun paese e vuol sopravvivere a tutti i rischi connessi alla sua avventura, in mezzo alle società con le quali entra in contatto. [...] Per merito di William Klein, la miseria prodotta dal capitalismo più spinto, l’emarginazione, la rivolta, l’universo dei derelitti hanno acquistato, nel bel mezzo del Ventesimo secolo, titoli di nobiltà equivalenti a quelli che Daumier aveva conferito alla plebe parigina del Diciannovesimo secolo. Tale è, oggi, il flusso che attraversa tutto quello che si vede nelle grandi città e nel mondo intero: il continuo e crescente impoverimento della maggior parte del pianeta umano ha conseguenze fin nelle periferie e nei quartieri poveri delle grandi metropoli» (Alain Jouffroy). William Klein ha elaborato una forma di «giustizia fotografica»

(ancora Alain Jouffroy), dove il reale diventa fantastico e l’immaginario si materializza in reale. L’opera (non solo) fotografica di William Klein spacca gli altari della tradizione e in una mescolanza di stili (critica sociale, satira, poesia, humor nero...) destabilizza il rapporto tra il fotografo e il soggetto. Le fotografie anarchiche di William Klein mostrano il genio di un visionario che mette la vita in gioco e passa alla distruzione del sacro. Lo fa in forma di poesia e rovescia alla radice il linguaggio della fotografia. La critica radicale del linguaggio fotografico operata da William Klein si ribalta in linguaggio della critica come fine della tirannia della reificazione e del banale dominanti, e si apre a tutte le possibilità del rifondare nuovi sguardi, altri modi di percepire l’umanità oppressa e bastonata. Il linguaggio dell’adulazione è l’elogio del potere, è sul détournement (tradotto qui in malo modo, come rovesciamento di un mondo rovesciato) di tutti i linguaggi che crollano gli imperi: le api furibonde ci dicono che dietro ogni libertà agognata c’è una belva in agguato e una rosa del deserto. Nessuno può sperare di ingabbiare le idee dei poeti, perché scappano dalle forche, insieme ai cuori in amore degli angeli in volo. L’amore fa bene all’amore, e anche alla fotografia, perché se non c’è amore di sé e per l’intera umanità, non ci può essere la Fotografia. Pino Bertelli (Una volta aprile 2004)

tuali del sofà e sospetto di fiancheggiamento della Rivoluzione armata nera. Il ritratto di Eldridge Cleaver, Black Panther è del 1970. Nel 1972 fonda una casa di produzione. Scrive e dirige la farsa fantascientifica The Model Couple. Hollywood California (1977) è una satira contro Hollywood. Nel biennio 1981-1982 realizza un film sul campionato di tennis a Parigi, The French. Nel 1978 fa un film a Nashville, Music City, e riedita il materiale ripreso durante il Maggio Sessantotto: Grands Soirs et Petits Matins. Nel 1979, scrive e dirige The Little Richard Story. In In and Out of Fashion (1994) William Klein mescola brani di Qui êtes-vous, Polly Maggoo?, Mister Freedom e The Model Couple a immagini di reportage, moda, pubblicità, dipinti, backstage di Saint-Laurent, video su Jean-Paul Gaultier: un intero collage delle forme espressive attraversate e spesso aggredite e decontestualizzate dall’artista. The Messiah, dalla musica di Handel, esce nel 2000. Il diritto alla libertà, reclamato da William Klein (in tutta la sua arte), è anche il diritto alla libertà di ogni uomo oppresso o affondato nella società dell’omologazione. William Klein ha fatto della libertà il suo legame col mondo, perché sa che ogni libertà è una nascita.


studiotto firenze

Padrona di ogni immagine.

8 Megapixel CCD

Anti-Shake

Super Fine EVF

3D AF

High Quality Movies

7x Zoom (28/200mm)

8

Megapixel e Anti-Shake: combinazione vincente per foto incredibilmente nitide.

8 MILIONI DI PIXEL TECNOLOGIA AS (ANTI-SHAKE) ANTIVIBRAZIONE AUTOFOCUS 3D ULTRARAPIDO AREA AF GRANDANGOLARE A 11 SENSORI ZOOM OTTICO 7X APO GT (28-200MM) - F/2.8 MIRINO EFV CON 922.000 PIXEL TERMINALE "X" PER FLASH ESTERNI CONTROLLO PROFONDITÀ DI CAMPO SCATTO CONTINUO UHS A 7 FOT./SEC SCATTO CONTINUO 2.7 FOT./SEC JPG, TIFF, RAW TEMPI DI SCATTO DA 30 A 1/4000 SEC RIPRESE VIDEO 544X408 A 30 FOT./SEC FDM (FLEX DIGITAL MAGNIFIER) BATTERIA LI-ION RICARICABILE AGGIUNTIVI OTTICI GRANDANGOLO E TELEOBIETTIVO DIMENSIONI E PESO 117X85X113,5 MM; 565 GR.

ROSSI & C. SPA 50019 SESTO FIORENTINO (FI) VIA TICINO 40 TEL. 055 32 31 41 FAX 055 32 31 42 52 www.rossiphoto.it info@rossifoto.it www.minoltafoto.it


FOTOGRAFIA REALIZZATA CON OLYMPUS E-1: 11 mm, 1/400 Sec., f5.6

SISTEMA OLYMPUS E DALLE DIMENSIONI COMPATTE: DIGITALE SENZA COMPROMESSI – SENZA COMPROMESSI LEGGERO H Å K A N H J O RT, F O T O - G I O R N A L I S TA viaggia per il mondo • lavorando per periodici di avventura, viaggi e lifestyle s i s p i n g e f i n o a i l i m i t i d e l l a Te r r a • i n c e rc a d i i m m a g i n i e s t re m e

Essere costantemente in movimento: questo è il lavoro di Håkan Hjort. Il Sistema Olympus E è in grado di offrire la massima libertà d’azione. Lo standard QuattroTerzi infatti dimezza la dimensione degli obiettivi ZUIKO DIGITAL riducendone notevolmente il peso rispetto ai convenzionali obiettivi 35 mm. Inoltre sono i primi obiettivi ad essere stati creati specificatamente per un sensore digitale. Grazie alla loro elevata velocità, alla costruzione praticamente telecentrica e alla massima risoluzione riescono a massimizzare le potenzialità del CCD Full Frame Transfer. Il risultato è una qualità dell’immagine mai ottenuta prima d’ora da fotocamere reflex digitali. Il corpo in lega di magnesio, la protezione dagli spruzzi d’acqua e il design ergonomico completano le caratteristiche della E-1 di Olympus, strumento di lavoro perfetto per un intenso uso quotidiano. L’esclusivo Filtro Supersonic Wave di rimozione della polvere offre la possibilità di cambiare gli obiettivi praticamente ovunque e in qualsiasi momento, senza correre il rischio di intaccare la qualità dell’immagine. Ovunque la passione per l’avventura lo porti, Håkan Hjort avrà al suo fianco il Sistema Olympus E. Senza compromessi. www.olympus-pro.com

LO STANDARD QUATTROTERZI DEFINISCE UN NUOVO STANDARD DI CIRCA 25 mm PER LA LUNG-

4/3-Format (300 mm)

HEZZA FOCALE. UN OBIETTIVO QUATTROTERZI 300 mm È PERTANTO EQUIVALENTE AD UN OBIETTIVO CONVENZIONALE

35 mm-Format (600 mm)

600 mm, MA CON DIMENSIONI E PESO DIMEZZATI.

ZUIKO DIGITAL LENSES

ELECTRONIC FLASH FL-50

OLYMPUS E-1


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.