Mensile, 5,70 euro, Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano
ANNO XI - NUMERO 103 - LUGLIO 2004
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Leica Oskar Barnack NEL125ESIMO DELLA NASCITA
Venti di guerra? LA STORIA GIUSTIFICA LA CRONACA
MARCO MOROSINI NO COPYRIGHT
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Prima di cominciare
DOPO L’ALBA A differenza del tramonto, quando i colori rimangono a lungo sospesi nel cielo dopo che il sole è caduto sotto l’orizzonte, l’alba è sì annunciata da una vampata analoga, ma l’esibizione è breve e di colpo è mattina. Di colpo il cielo è luminoso. Il giorno esplode, cogliendo di sorpresa la notte ormai rosata e annientandola. Ed McBain (da Nocturne)
Alcuni misteri ricalcano quelli basilari della vita e degli affetti. C’è sempre un senso di fascinazione e trepidazione a entrare nell’ignoto. Per questo non bisogna mai temere il nuovo, ma si devono carpire le emozioni che può dare.
COPERTINA Da No Copyright di Marco Morosini riprendiamo e proponiamo una delle immagini che «può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo [...] senza il permesso scritto dell’editore». Monografia a un tempo provocatoria e anticipatoria, No Copyright sollecita una conseguente serie di riflessioni: da pagina 32
NIKON PHOTO CONTEST INTERNATIONAL 2004-2005. Tema del Concorso Al cuore dell’immagine. Per stampe e diapositive realizzate con apparecchi 35mm. Le immagini vincenti sono pubblicate nell’Annuario Nikon; per gli autori sono in palio targhe e premi in prodotti Nikon. Termine di partecipazione 30 novembre; inviare le opere a Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino (0118996804, fax 0118996225; www.nital.it, marco.rovere@ nital.it). Fotografia di Fabio Palli, di Genova, tra i vincitori dell’edizione 2003 del Nikon Photo Contest International.
ULTIMA FOTO
Littell si fece strada. Kemper lo aspettava in fondo, in piedi accanto a una fila di tavoli mortuari. Littell prese fiato. - Ma cosa cazzo...? Kemper tirò fuori una lettiga. Vi era disteso il cadavere di un giovane bianco. Era coperto di tagli e bruciature di sigarette. Il pene gli era stato reciso e inserito in bocca. Littell lo riconobbe subito: era il ragazzo dell’istantanea osé di Tony il Punteruolo. Kemper lo afferrò per la collottola e gli fece chinare il capo a pochi centimetri dal corpo. - È colpa tua, Ward. Avresti dovuto distruggere ogni collegamento con estranei prima di spifferare tutto alla mafia. Dovevano farla pagare a qualcuno, colpevole o no, e così hanno deciso di ammazzare il ragazzo della foto che tu hai lasciato in bella evidenza. Littell tentò di scostarsi. Sentiva odore di bile, di sangue e di abrasivo. Da American Tabloid, di James Ellroy; Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1995
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3 FUMETTO Leica 0 Prototyp 1 dall’emissione filatelica a tema con la quale la Micronesia ha celebrato il Ventesimo secolo; ne riferiamo da pagina 8 7 EDITORIALE Non è da poco. Trovare la forza, non soltanto il coraggio, di accettare le sentenze della Vita, per continuare a vivere (appunto). O, forse, no! 25
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8 LEICA, ICONA DEL SECOLO Emissione filatelica della Micronesia. In buona compagnia, nel foglio che ricorda gli anni Venti, la Leica viene segnalata come “prima macchina fotografica 35mm di successo commerciale (1925)”. Attenzione: la raffigurazione è sbagliata; invece della Leica I appare il prototipo Leica 0 (Nullserie) 10 NOTIZIE Attrezzature, vicende e altre segnalazioni
15 VERGA, SCRITTORE FOTOGRAFO 39
Dall’Archivio Fotografico Fondazione 3M, una selezione di immagini scattate da Giovanni Verga, complementari all’opera di scrittore. In pieno Verismo
15
18 NAVIGANDO IN RETE Annotazioni tra i siti Internet che presentano la fotografia, come soggetto principale o complementare di Laura Pacelli (con la collaborazione di Paola Riccardi)
21 OPINIONI SUL CAMPO Oltre le visioni degli addetti, osservazioni dirette del pubblico. Si parla della combinazione milanese tra Eurogeneration e Ombre e Colori di Franco Fontana
. LUGLIO 2004
RIFLESSIONI, OSSERVAZIONI E COMMENTI SULLA FOTOGRAFIA
25 VENTI DI GUERRA?
Anno XI - numero 103 - 5,70 euro
Le recenti glorificazioni dei fasti della Seconda guerra mondiale nascondono una trama inquietante: la glorificazione storica delle azioni dei nostri giorni. Un esempio antico di finalità “altre” della fotografia di Maurizio Rebuzzini
DIRETTORE
IMPAGINAZIONE Gianluca Gigante
REDAZIONE Alessandra Alpegiani Angelo Galantini
32 NO COPYRIGHT Provocatoria edizione libraria di Marco Morosini (Electa editore), che rende libera da diritto una vasta serie di proprie immagini. Allo stesso tempo, anticipazione di una imminente prossima realtà oggettiva di Angelo Galantini 34. Un giro di Valzer, di Grazia Neri
PUBBLICITÀ
FOTOGRAFIE Rouge
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39 DOPPIO ANNIVERSARIO
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44 SOTTO IL CIELO DI SAN PIETROBURGO
SEGRETERIA Maddalena Fasoli
● FOTOgraphia è venduta in abbonamento ● FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.
49 A TUTTO REPORTAGE 52
52 COMODO UTILIZZO
● Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati. ● È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo). ● Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti.
54 AFFERMAZIONI OLYMPUS E-1 Una qualificata serie di premi ha puntualizzato il valore del sistema digitale QuattroTerzi. Prestigiose organizzazioni e attente riviste hanno espresso lusinghieri giudizi
Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano
58 AGENDA Appuntamenti del mondo della fotografia
Sguardi su una personalità ereticale (anche in digitale) di Pino Bertelli
● A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia pervenuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo possesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96. ● FOTOgraphia Abbonamento 12 numeri 57,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 114,00 euro; via aerea: Europa 125,00 euro, America, Asia, Africa 180,00 euro, gli altri paesi 200,00 euro. Versamenti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 28219202 intestato a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard.
La digitale reflex a obiettivo Zoom fisso Konica Minolta Dîmage Z10 è definita da confortevoli prestazioni di uso di Antonio Bordoni
65 ANDO GILARDI
COLLABORATO
Pino Bertelli Antonio Bordoni Grazia Neri Laura Pacelli Lello Piazza Franco Sergio Rebosio Paola Riccardi Daniela Scala Zebra for You Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; 02-66713604, fax 02-66981643; graphia@tin.it.
Storie di vita. Il tedesco Wolfgang Müller ha realizzato un coinvolgente reportage sui giovani senza tetto della storica città russa. In mostra alla Galleria Grazia Neri di Alessandra Alpegiani
Carrellata sulle mostre di Visa pour l’Image 2004, in attesa di riflettere sul celebrato festival internazionale di Lello Piazza
E PROMOZIONE
Gian Battista Bonato
HANNO
Per i centoventicinque anni della nascita di Oskar Barnack (1879-2004) viene coniata una replica celebrativa della Leica 0 Prototyp 2. Simultaneamente, i cinquant’anni della Leica M (1954-2004) sono ricordati da una doppia edizione speciale Leica M7 in titanio di Antonio Bordoni
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eneralizzare fa bene allo spirito, perché dà il conforto di opinioni precostruite che non debbono essere confortate né da fatti concreti né da verifiche sul campo. Quindi, la generalizzazione offre certezze che lo svolgimento della vita potrebbe negare. Generalmente, generalizzando, quando si incontra una persona anziana o una malata si tende a mentire. “Come ti vedo bene” è l’essenza di un pensiero (falso!) che prende voce per misericordia. Penso che ciascuno di noi, a una certa età o in una determinata occasione, apprezzi la menzogna. O, forse, no! Raramente, più raramente si affrontano le verità scottanti, quelle che mettono di fronte a condizioni e sentenze sfavorevoli e sgradite. Oltre che nello svolgimento delle proprie vite, nel microcosmo delle professioni e degli impegni si è cortesi e gentili con se stessi e con i propri affetti. “Va bene, va tutto bene” è un imperativo di sopravvivenza, quantomeno accomodante. O, forse, no! Anche in fotografia amiamo pensare in termini confortevoli, affinché i disagi quotidiani diventino meno assillanti, meno opprimenti, meno disagevoli. Così, a conseguenza, si arriva a pensare per piccoli passi, immediati, invece di affrontare la materia fino alle proprie inevitabili consecuzioni e conseguenze, distribuite avanti nel tempo. Causa ed effetto, così profondi nelle lezioni scolastiche di fisica, sfumano fino ad esaurirsi. Ignorando l’elasticità del tempo e il proprio inevitabile scorrimento, riusciamo a godere di un presente che disegniamo secondo convenienza momentanea. O, forse, no! Zapping con il telecomando e zapping attraverso le traversie quotidiane del vivere e lavorare. Atleti dell’esistenza, riusciamo a dribblare gli ostacoli, fino a non vederli, a ignorarli. Poi, un giorno avanti ci svegliamo e all’improvviso ci troviamo in un mondo e un’epoca diversi da quelli nei quali abbiamo creduto di vivere fino a quel momento. Scopriamo l’inevitabile e ineluttabile: i condizionamenti esterni, fuori dal nostro controllo, ci presentano il conto. Allora rimpiangiamo la nostra miopia, che ci aveva fatto credere immortali e fuori dal mondo e dal tempo. O, forse, no! Inevitabilmente, la realtà si presenta con connotati definiti e inviolabili. Si presenta in tutta la propria consistenza, con la quale dobbiamo misurarci e confrontarci. Che fare, allora? Rimpiangere l’incoscienza e l’innocenza degli anni giovanili, degli entusiasmi originari? Oppure accettare la propria maturazione? Non è facile scegliere, ma è obbligatorio farlo, non solo necessario. O, forse, no! E allora, ecco qui che la Vita è tale, Vita. Che il mestiere è tale, mestiere con tutte le proprie regole e che l’Isola non c’è. C’è il Vero e non il Falso. “Ci vediamo meno bene” e dobbiamo avere la forza, non il coraggio, di accettare. Per continuare a vivere. O, forse, no! Maurizio Rebuzzini
«E te li senti dentro quei legami: i riti antichi e i miti del passato». (Francesco Guccini, da Radici)
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Notizie
LEICA, ICONA DEL SECOLO
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Federazione di stati oceanici estesa sull’arcipelago delle Caroline, la Micronesia comprende più di duemiladuecento piccolo isole, di origine vulcanica o corallina, disseminate tra l’equatore e il tropico del Cancro, nel Pacifico occidentale, tra il Giappone (a Nord Ovest), le Filippine (a Ovest), la Melanesia (a Sud Ovest) e la Polinesia (a Est). Fino al 1986 in amministrazione fiduciaria degli Stati Uniti, ora è politicamente legata agli stessi Usa da un accordo di libera associazione. Da qualche tempo, la Micronesia si è aperta al turismo, favorito da un clima tropicale, mitigato dagli alisei di Nord Est. Per questo sono state realizzate iniziative per far conoscere i territori. In particolare, come in molti paesi minori, è fiorente l’emissione filatelica, quantitativamente eccessiva per le necessità del piccolo stato (con centoquattordicimila abitanti), e dunque proiettata nell’ampio territorio del collezionismo internazionale. Soprattutto distribuiti nel continente americano, raramente questi francobolli arrivano in Europa, dunque i dati che stiamo per riferire, al culmine di una lunga e paziente ricerca allungatasi nel tempo, sono dedotti. Ci riferiamo a un’emissione di fogli filatelici tematici del 1999, con la quale la Micronesia ha celebrato il Ventesimo secolo (almeno così crediamo: dieci fogli, uno per ogni decade; solo che non vorremmo che l’intestazione Millennium 1000-2000 stesse a indicare una serie quantitativamente molto più consistente). In ogni caso, dando per buona l’ipotesi dei dieci fogli tematici dei decenni del Ventesimo secolo, nella serie degli anni Venti, appunto i dieci anni dal 1920 al 1929, incontriamo la celebrazione della Leica, “prima macchina fotografica 35mm di successo commerciale (1925)”. Indipendentemente dalla nostra personale osservazione, che ci fa rilevare che è stato raffigurato un prototipo Leica 0 Nullserie Prototyp 1,
8
Emissione filatelica della Micronesia, celebrativa degli anni Venti.
con mirino aereo (su questo stesso numero, da pagina 39, riferiamo dell’attuale riedizione commemorativa del Prototyp 2), invece della prima autentica Leica I del 1925, bisogna apprezzare la definizione di “prima
macchina fotografica 35mm di successo commerciale”. Infatti, la storia della fotografia segnala che prima della Leica ci furono altri timidi tentativi di finalizzare alla fotografia la pellicola cinematografica 35mm a
Notizie
Stati Uniti, che abbiamo presentato lo scorso febbraio, per la quale la parzialità nazionale, dècade dopo dècade, è addirittura un leit motiv. Anni Venti nella sintesi dell’emissione filatelica della Micronesia (ribadiamo: meno parziale di altre). 1920: in India, Gandhi fonda il movimento riformatore non violento; a Berlino si svolge la prima manifestazione d’arte Dada; le donne americane ottengono il diritto di voto; 1921: gli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono processati e [ingiustamente] condannati a Boston; Hermann Rorschach elabora il proprio test psicodiagnostico composto da dieci tavole con disegni a macchia di inchiostro; 1924: primo giro del mondo in aereo; sulla base di altre esperienze produttive e a seguito di una fusione societaria, George W. Watson fonda l’Ibm; 1925: Leica, prima macchina fotografica 35mm di successo commerciale; con la
Anni Venti nella sintesi filatelica della Micronesia. 1925: Leica, prima macchina fotografica 35mm di successo commerciale.
sua Monkey Trial, John Scopes sfida la teoria dell’evoluzione; 1927: Charles Lindbergh effettua la prima trasvolata atlantica senza scalo da New York a Parigi; con la teoria del “Big Bang”, Georges Lemaitre trasforma la cosmologia; con un colpo di stato, Chiang Kai-shek (Jiang Jieshi) assume i pieni poteri in Cina; Werner Heisenberg enuncia il Princìpio di indeterminazione, che dà avvio alla meccanica quantistica; 1928: Alexander Fleming scopre le proprietà di alcune muffe di inibire la moltiplicazione dei batteri, da cui nasce la penicillina; Hirohito è incoronato imperatore del Giappone; 1929: negli Stati Uniti crolla il mercato delle automobili e inizia la Grande Depressione; Erich Maria Remarque pubblica Nulla di nuovo sul fronte occidentale, romanzo contro la guerra. Beh, limitandoci all’osservatorio fotografico, Leica ci pare in straordinaria buona compagnia. A.G.
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doppia perforazione, che però non ebbero alcun seguito. Quindi, nell’attribuire a Leica questa paternità, l’emissione filatelica della Micronesia rivela anche una corretta visione della storia evolutiva della tecnica fotografica. Complimenti! A seguire, e in mancanza degli altri nove fogli filatelici del Ventesimo secolo, ancora una volta dobbiamo costatare come ogni rievocazione sia inevitabilmente infetta dal virus della parzialità. È impossibile, crediamo, essere effettivamente planetari, e guardare al mondo indipendentemente dalle parzialità dei propri punti di vista originari. E quindi, per quanto meno “localizzata” di altre ricostruzioni, anche questa visione della Micronesia è quantomeno indirizzata. Ma meno del solito, e soprattutto meno di quelle di paesi con altra personalità e consapevolezza/presunzione della propria centralità: per esempio, richiamiamo l’analoga emissione filatelica degli
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secondo la quantità di carica che rimane dopo l’uso, la batteria al Litio BP-11 fornisce un voltaggio sempre costante e la spia di carica della reflex indica sempre “carica sufficiente”. (Mamiya Trading, via Cesare Pavese 31, 20090 Opera Zerbo MI).
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MEMORIE. La Divisione Foto Protege, il cui marchio leader è Pentax, distribuisce le card
Flash PNY nei propri canali di vendita. Il marchio statunitense propone una linea diversificata di memorie e schede ad alta velocità, nella cui gamma si segnalano le serie Vetro e Quadro, basate su chipset Nvidia. Il catalogo offre dispositivi Pen-drive, lettori USB e card nei formati CompactFlash (da 64Mb a 1Gb), CompactFlash High Speed (40x; da 256Mb a 1Gb), SmartMedia (da 64 e 128Mb), MultiMedia (da 64 e 128Mb), SecureDigital (da 64 a 512Mb), SecureDigital High Speed (66x; da 128 e 256Mb). La linea dei Pen-drive Attaché (USB 2.0) va da 128 a 512Mb. (Protege - Divisione Foto, via Pratese 167, 50145 Firenze).
FLASH IN DOPPIO. Il particolare innesto multifunzionale permette di usare i flash elettronici universali Sigma EF-500 DG ST e EF-500 DG Super TTL sulla slitta a contatto caldo delle reflex digitali e tradizionali di ultima generazione, con integrazione completa a tutte le funzionalità dell’apparecchio. Tra le caratteristiche salienti va citato il numero guida 50 (riferito alla sensibilità di 100 Iso e alla focale 105mm), la funzione autozoom, che regola automaticamente l’angolo di emissione della luce secondo l’angolo di ripresa dell’obiettivo (da 28 a 105mm), l’esposizione automatica TTL, in relazione alle modalità della reflex in uso, la possibilità di regolarli in manuale, sia a piena potenza, sia a potenza ridotta, la sincronizzazione FP ad alta velocità, la sincronizzazione sulla seconda tendina e la rotazione della testa in tutte le direzioni, per ottenere qualsiasi tipo di illuminazione riflessa. In dotazione è fornito un diffusore per l’allargamento dell’emissione lampo fino alla copertura dell’angolo di visione della focale 17mm. Inoltre, il Sigma EF-500 DG Super TTL offre anche le modalità S-TTL per Sigma, funzione 3D con fill flash di bilanciamento e D-TTL per Nikon,
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DISTRIBUZIONE BRONICA. Conosciuta per l’assistenza agli apparecchi e obiettivi medio formato Bronica, la New Sar di Sesto Fiorentino, alle porte del capoluogo toscano, ne assume ora anche la distribuzione. Storicamente sempre vicina a Bronica, l’azienda si avvale dell’opera del giapponese Minoru Ogasawara (qui sotto), definito l’uomo Bronica per eccellenza, che da oltre trent’anni vive e lavora in Italia, assistendo, riparando, consigliando, con la propria grande conoscenza ed esperienza i numerosi professionisti possessori di attrezzature Bronica. Al presente il sistema medio formato Bronica è distinto in tre linee reflex: 4,5x6cm ETR-Si, 6x6cm SQ-Ai e 6x7cm GS-1. Cui si aggiunge la 4,5x6cm RF645 a telemetro. (New Sar, via Potente 7/11, 50019 Sesto Fiorentino FI; 055414449, fax 055-442031; www.newsar.it, info@newsar.it).
DUE PER TAMRON. Come esige e richiede l’attuale mercato fotografico, i due nuovi obiettivi universali Tamron SP AF 200-500mm f/5-6,3 Di LD [IF] e SP AF 90mm f/2,8-4 Di Macro sono stati progettati e costruiti per il doppio impiego: con reflex analogiche 24x36mm e reflex ad acquisizione digitale di immagini con sensori di dimensioni inferiori o uguali al tradizionale fotogramma fotografico. Lo zoom tutto tele Tamron SP AF 200-500mm f/5-6,3 Di nasce dall’esperienza del precedente AF 200-400mm f/5,6 Di LD [IF], rispetto al quale offre una escursione incrementata. Allo stesso tempo, è confermata la progettazione Di (Digitally Integrated Design), che consente di ottenere la massima qualità su pellicola e con i sensori digitali. Un’alta risoluzione e una nitidezza a tutto
campo si combinano con la correzione delle aberrazioni di colore e assiale, ottenuta con l’impiego di elementi in vetro a basso indice di dispersione (LD, nel codice Tamron). A fuoco da 2,5m a tutte le lunghezze focali, lo zoom copre un campo che varia da 12 a 5 gradi, in riferimento al fotogramma 24x36mm. A propria volta, anche il Tamron SP AF 90mm f/2,8-4 Ma-
cro (la cui doppia apertura relativa è riferita alla ripresa all’infinito e al rapporto minimo di riproduzione) è l’evoluzione del disegno ottico già noto, introdotto sul mercato dal 1979, con capacità fotografica di inquadratura fino al rapporto di riproduzione al naturale, 1:1 (da 29cm). Rispetto le configurazioni precedenti, la costruzione è stata riprogettata per l’inserimento dell’Integrazione Digitale (Di). In particolare è stato rivisto sia il percorso interno della luce sia il trattamento ottico, per evitare ogni minimo riflesso che potrebbe compromettere l’acquisizione digitale di immagini, con sensori solidi CCD o Cmos. Innesti per Canon AF, Minolta AF-D, Nikon AF-D e
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Notizie
VERGA, SCRITTORE FOTOGRAFO Autoritratto, 4 dicembre 1887 (Archivio Fotografico Fondazione 3M).
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Anche se a una prima analisi può risultare sorprendente, ebbene sì, nella propria vita espressiva, il noto scrittore siciliano Giovanni Verga (1840-1922) si dedicò anche alla fotografia. Attività secondaria, sicuramente, rispetto la sua più conosciuta e vasta produzione letteraria, ma non per questo di minore importanza. Anzi, addentrandoci in una riflessione più approfondita, asseriamo che l’una si integra all’altra, non c’è dissonanza tra i due momenti, che si compenetrano e rafforzano a vicenda. Questa doppia capacità di comunicazione non fa che ribadire il meritato ruolo di grande scrittore di uno dei padri del Verismo, e ancora una volta viene sottolineato lo stretto rapporto che lega letteratura e fotografia. Chi possiede la sensibilità e l’abilità di comunicare, ma soprattutto chi possiede la fortuna di avere qualco-
sa da dire e di volerla dire, difficilmente non subisce il fascino delle opportunità implicite in ogni mezzo espressivo. Che siano parole, che siano immagini, il fine ultimo supera il mezzo che si utilizza. Tanto che, nel fervore dei movimenti culturali e sociali dell’Ottocento altri scrittori furono appassionati fotografi: in Italia Luigi Capuana (1839-1915) e Federico De Roberto (1861-1927), in Francia Émile Zola (1840-1902), negli Stati Uniti Jack London (1876-1916). La scoperta delle lastre in vetro e di negativi in pellicola esposti da Giovanni Verga alla fine dell’Ottocento non è recente, risale al 1970, ma per molto tempo ancora queste fotografie sono rimaste pressoché sconosciute. Trovato in scatole dimenticate e abbandonate all’interno di un armadio dello scrittore, questo materiale fotografico si presentava in condizioni di grave dete-
Catania, Novaluccello: il cacciatore Cristalli, 1911 (Archivio Fotografico Fondazione 3M).
rioramento: molte lastre avevano subìto gravi danni alle emulsioni (in alcuni casi addirittura il distaccamento a causa dell’umidità), altre erano accidentalmente rotte. Un patrimonio preziosissimo, anche se poco conosciuto, che l’Archivio Fotografico della Fondazione 3M, dopo un lungo lavoro di restauro, digitalizzazione e catalogazione, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, mette in mostra a settembre. L’evento, curato da Roberto Mutti e il cui ricavato sarà devoluto alla Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, è intitolato semplicemente Giovanni Verga, scrittore fotografo e consta di cento fotografie: stampe recenti ricavate da file acquisiti dalle lastre originali, ormai inadatte all’ingrandimento ottico date le loro precarie condizioni. Attraverso questa occasione espositiva, gli organizzatori si pongono il serio compito di colmare la carenza conoscitiva di tale patrimonio storico e offrire un contributo al dibattito su rapporti e interdipendenze tra arti diverse. L’opera fotografica di Giovanni Verga non si può definire pretenziosa; è composta, lo si può vedere durante la mostra, da immagini
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Il Duomo di Como, 1893 (Archivio Fotografico Fondazione 3M). Catania, Novaluccello: bambina alla finestra, 1911 (Archivio Fotografico Fondazione 3M).
semplici, non sempre ineccepibili dal punto di vista tecnico ma capaci di rispecchiare l’efficacia e l’immediatezza del Verga scrittore. Così come nei suoi romanzi e nelle sue novelle, anche nella produzio-
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ne fotografica, l’autore interpreta e riproduce soprattutto un paesaggio “umano”. Accanto ai numerosi ritratti di amici, parenti, conoscenti, cui si dedicava predisponendo appositi set di ripresa all’aperto, non mancano immagini in cui la Sicilia fa sentire la propria presenza. Immagini di una Catania non aristocratica che riprendono i temi cari alla sua scrittura: fattori, contadini, cameriere, una gran quantità di umanità ripresa nella propria semplicità, inserita nel proprio ambiente quotidiano. Le posture, gli abiti, il modo di ripresa rappresentano indizi importanti, capaci di comunicare molto dello stile di vita, dell’estetica e della storia del tempo. Anche altri e inaspettati paesaggi compaiono nell’opera di Giovanni Verga: fotografie di laghi lombardi, di
Bormio e dei suoi dintorni che ebbe modo di visitare partendo da Milano. Per concludere, possiamo sicuramente rilevare che l’opera fotografica verghiana non possiede quel tecnicismo proprio di una fotografia da professionista, ma proprio per questo, regala la freschezza di un modo di vedere e sentire semplice, familiare, così vicino al senso di umanità che siamo abituati a cogliere e apprezzare nella sensibilità letteraria di un fantastico narratore della vita. Alessandra Alpegiani Giovanni Verga, scrittore fotografo. Dall’Archivio Fotografico Fondazione 3M; a cura di Roberto Mutti. Arengario di Palazzo Reale, piazzetta Reale, 20122 Milano; 02-62083868. Dal 7 al 26 settembre; martedì-domenica 9,30-17,30.
(a sinistra, in alto) Premadio (Bormio): Giulia e Guido Treves, 13 agosto 1893 (Archivio Fotografico Fondazione 3M). (a sinistra, al centro) Pontile sul Lago di Como, 1893 (Archivio Fotografico Fondazione 3M). (a sinistra, in basso) Tebidi, 1897: Lucia Angelico e Giovanna detta “Pampinedda”, cameriera di casa Verga (Archivio Fotografico Fondazione 3M).
NAVIGANDO IN RETE
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Risale a pochi mesi fa l'episodio di Tami Silicio, l'artefice della fotografia che ritraeva la fila di bare dei caduti statunitensi in Iraq, avvolte nella bandiera a stelle e strisce (FOTOgraphia, maggio 2004). Quella fotografia, pubblicata dal Seattle Times dietro nessun compenso, ha provocato dopo soli tre giorni il licenziamento in tronco della stessa Tami Sicilio, "rea" di aver mostrato all'opinione pubblica internazionale immagini proibite da Washington. La fotografia "incriminata", che ha fatto il giro del mondo attraverso il Web, ha suscitato una tempesta di critiche sulla conduzione della Seconda guerra in Iraq da parte delle forze militari occupanti. Che ha raggiunto il suo apice con la rivelazione delle ultime immagini-scandalo pubblicate dal Washington Post relative alle torture inflitte dai soldati americani ai prigionieri americani (FOTOgraphia, giugno 2004). La Prima guerra del Golfo è passata alla storia come la prima guerra mediatica della storia. Dopo più di dieci anni, un'altra guerra, sullo stesso fronte, sembra sempre più determinata dalle immagini diffuse dalla "rete" dell'informazione senza censura, Internet. Fra tutte le immagini-scandalo scattate dai membri della 372ª Compagnia, riservisti che nell'autunno scorso sarebbero
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dovuti tornare a casa e, invece, si videro prolungare la missione per fare le guardie ad Abu Ghraib, quelle più cruente sono passate solo dal Web. Questo secondo la Casa Bianca costituirebbe la prova della non autenticità delle immagini stesse. Ma basterebbe osservare anche e soltanto quella che ritrae la soldatessa ventunenne Lynndie England, l'orgoglio dell'America più bigotta e nazionalista, mentre tiene al guinzaglio un iracheno, per capire che le torture ci sono state. Eccome. Il potere dell'immagine fotografica ha dimostrato che esiste un'altra faccia dell'America, l'America che gli americani non riconoscono, "l'America non americana". Il paese più potente del mondo, il paese che detiene le redini dell'informazione internazionale, il paese in cui il giornalismo libero passa soprattutto per il Web, rischia così, suo malgrado, di rimanere schiacciato dai propri stessi meccanismi. E se sarà George W. Bush o Donald Rumsfeld a cadere nella rete dell'informazione, non ha importanza. L'America trema e con lei tutte le scelte di una guerra sbagliata documentata a colpi di clic.
ATTRAVERSO IL WEB Da quando Internet è diventato anche (e finalmente) in Italia un valido ed economico sistema per veicolare informazione, si sono moltiplicati i siti dedicati alla fotografia. Digitando "fotografia" sul motore di ricerca più utilizzato dagli internauti (www.google.com), appaiono centinaia di link, non tutti validi e interessanti. Con una rapida scrematura, aggiungendo come parole-chiave “eventi, mostre, news”, si può accedere a siti ben fatti e aggiornati. ❯ Tra quelli italiani, l'ultimo nato in ordine di tempo è
www.informatissimafotografia.it, un sito ricco (troppo?) di notizie sul mondo della fotografia. Cinquanta categorie in ordine alfabetico che fungono da archivio di informazioni sulla fotografia d'arte, sul fotogiornalismo, sulle agenzie, sulla fotografia di moda, ma anche su premi, concorsi, festival, libri e tanto altro. Vista la mole e la diversità dei contenuti, la consultazione rischia di essere un po' dispersiva o addirittura inefficace. Consigliato agli esperti della navigazione sul Web. ❯ Focalizzato sulla figura del fotografo a 360 gradi è il sito www.photographs.it. La vetrina dei fotografi italiani sul mondo, cita la presentazione, ma anche una vetrina sugli eventi più importanti della fotografia in Italia. Tra i percorsi interattivi c'è Community, lo spazio virtuale in cui si comunica attraverso forum, chat ed email. Non mancano link dedicati a news, concorsi, workshop, mostre, libri, moda e siti personali di fotografi-utenti iscritti gratuitamente al sito. ❯ Di impronta decisamente più giornalistica è www.fotoinfo.net, Fotografia & informazione, il sito dell'Associazione italiana Giornalisti dell'Immagine. Cinque i link principali: Agenda
(mostre, concorsi, appuntamenti), Professione (legislazione, servizi utili, giornalismo), Materiali (testi e interviste, vademecum digitale), Cultura (libri, librerie, bibliografia ragionata, tesi di laurea, il meglio della rete) e Parole (frammenti, glossario, film). Non mancano spazi dedicati alle riflessioni, agli speciali (citiamo un recente dossier sul fotogiornalismo), alle notizie (anche se non aggiornate quotidianamente) e alle photo gallery. ❯ Tra i siti più aggiornati e ben fatti a livello di segnalazione di mostre in Italia e all'estero è www.cultframe.com, Arti visive e comunicazione. Quattro i link principali, che si suddividono in numerose sottosezioni chiare e ricche di spunti. Obiettivo su... offre la possibilità di leggere interviste svolte dalla redazione ai fotografi emergenti e non. Videoframe (invideo, videoclip, cinefocus, spot, tra spot e spot) apre una finestra sulla realtà del video in tutta la propria diversità: dalla videoarte, ai videoclip, al cinema, ai DVD. Spotframe (spot, tra spot e spot), come suggerisce la parola stessa, analizza l'universo televisivo focalizzandosi sull'immagine trasmessa in tv dagli spot pubblicitari. Photoframe (recensioni e mo-
Notizie
stre, eventi e manifestazioni, rassegna stampa libri) copre un po' tutti gli argomenti legati alla fotografia tradizionale e digitale con dettagliata precisione e aggiornamenti settimanali. ❯ L'approccio al mondo della fotografia di www.museodellafotografia.it è invece indiscutibilmente storico. Vasta la sezione dedicata agli Autori storici, di cui sono riportate bibliografia e gallery. Meno aggiornata la sezione delle Novità e mostre in corso, più interessante quella sugli speciali e sulla bibliografia storica. La navigazione è disturbata dalla grafica del sito, in alcuni punti un po' confusa e in definitiva poco accattivante.
OLTRE LA FOTOGRAFIA Tra i siti dedicati all'arte tout court, ce ne sono pochi (ma buoni) che rivolgono un'attenzione particolare al mondo della fotografia. ❯ Digitando www.undo.net, L'ecosistema della cultura contemporanea, si apre un mondo a parte, un sito-archivio di informazioni aggiornatissime su mostre, eventi, workshop e qualsiasi altra iniziativa su qualsiasi
forma d'arte: dalla pittura alla scultura, alla video installazione, alla fotografia, alla digital art. Nel link Pressrelease si trovano oltre duemila mostre ed eventi segnalati grazie al lavoro di uffici stampa di circa settemila tra gallerie e spazi dedicati all'arte che rappresentano venticinquemila artisti di tutto il mondo. Per sfruttarlo al meglio, è preferibile restringere la ricerca al paese e alla categoria a cui si è interessati. Per fare questo c'è la comoda funzione della Parolachiave, seguita da Città, Spazio, Nazione, giorno, mese, anno. ❯ L’identificazione non poteva essere più generica: www.arte.it, Arte, artisti, opere e musei in Italia e nel mondo. Ed è proprio dell'arte in generale che si occupa questo sito, graficamente piacevole e piuttosto agile da navigare. Le varie sezioni, come suggerisce l'abstract del sito, offrono informazioni sugli eventi principali, sulle news (abbastanza aggiornate), sui musei in Italia, sulle mostre. Ma anche interviste a critici, artisti, galleristi. Non manca la Galleria immagini e lo spazio dedicato all'evento Da non perdere.
❯ Sullo stesso registro è nato anche www.eventidarte.it, Portale italiano dedicato interamente all'arte. Suddiviso in quattro link principali, il sito ha tutte le caratteristiche di un quotidiano online: Editoriale, Servizi, Banner, News. Tante invece le sottosezioni che permettono di restringere il raggio di azione del navigante potendo scegliere tra la forma d'arte cui si è interessati (arte visiva, architettura & design, concorsi e stage, conferenze e presentazioni), allo spazio d'arte (se museo, galleria, fondazione o associazione), all'archivio per periodo (arte contemporanea, avanguardie, arte moderna, archeologia). Per i più appassionati è da visitare il blog (spazio interattivo), dove poter inviare le proprie considerazioni senza censura alcuna.
FOTOGRAFIA E MODA Quale il settore più legato all'immagine se non quello della moda? Fioccano sul Web i siti dedicati alla fotografia di moda, sicuramente molto accattivanti, anche se legati quasi esclusivamente al forte impatto visivo. ❯ All the best fashion designer
SITI WEB DI STORIA DELLA FOTOGRAFIA ❯ Museo di Fotografia Fratelli Alinari, Firenze: www.alinari.it. ❯ Museo della Fotografia Italiana Contemporanea, Cinisello Balsamo MI: www.museodellafotografia.it. ❯ Fox Talbot Museum, Lacock, Chippenham, Inghilterra: www.r-cube.co.uk/fox-talbot/. ❯ Canon Camera Museum (museo virtuale): www.canon.com/camera-museum/. ❯ American Museum of Photography (museo virtuale di fotografia dalle origini ai nostri giorni): www.photographymuseum.com. ❯ Ability: Photography History: www.ability.org.uk/ photography_history.html. ❯ A History of Photography from the Beginnings to 1920’s: www.rleggat.com/photohistory. ❯ Masters of Photography (informazioni sui principali fotografi, immagini, bibliografie): www.masters-of-photography.com. ❯ Jones Telecommunicatios and Multimedia Encyclopedia (storia delle tecniche fotografiche e cinematografiche): www.digitalcentury.com/encyclo/update/photo_hd.html. ❯ Magnum Photos: www.magnumphotos.com.
❯ Library of Congress, Prints and Photographs, Washington DC, Usa (enorme collezione di collezione di fotografia che include le immagini della Farm Security Administration): http://memory.loc.gov/ammem/amhome.html. ❯ Center for Creative Photography, University of Arizona, Tucson, Usa (archivio, museo e centro di ricerca la cui collezione comprende Ansel Adams, Edward Weston, Frederick Sommers): www.creativephotography.org. ❯ George Eastman House, International Museum of Photography and Film, Rochester, NY, Usa (vastissima collezione sulla storia della fotografia con particolare riferimento agli Stati Uniti): www.eastman.org; www.geh.org. ❯ International Center of Photography, New York, Usa (una delle più importanti gallerie di fotografia a New York, ospita prevalentemente mostre di taglio fotogiornalistico e documentario; scuola di fotografia e archivio): www.icp.org. ❯ Light Factory Photographic Arts, Charlotte, NC, Usa (spazio espositivo per la fotografia contemporanea e per i nuovi media; scuola di fotografia): www.lightfactory.org. ❯ Museum of Photographic Arts, San Diego, California, Usa (vasta collezione fotografica dalle origini ai nostri giorni): www.mopa.org.
in Italy and international urla il sito www.modaitalia.net, dove, oltre ai link più prettamente legati al settore, ampio spazio è dedicato ai Photographers, i migliori -secondo loro- fotografi di moda esistenti. Comodo il motore di ricerca, che si appoggia al ricco database del sito organizzato per categorie. Il sito è disponibile anche nella versione inglese (of course!). ❯ Straricco di informazioni è www.ftv.fr, il sito di Fashion tv, noto canale satellitare dedicato esclusivamente al mondo della moda. Dalla home page del sito si può accedere al cosiddetto Fashion photographers' website, un ricco archivio di nomi di fotografi di moda disposti in ordine alfabetico di cui si fornisce solo il sito personale, nient'altro. La trasmissione via satellite, visibile 24-ore-su-24 grazie alla messa in onda incalzante di sfilate, interviste e cottillon (...) offre, in aggiunta, video che ritraggono fotografi in azione durante lo shooting. Laura Pacelli (con la collaborazione di Paola Riccardi)
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FOTOGRAFIA REALIZZATA CON OLYMPUS E-1: 11 mm, 1/500 sec, f7.1
OLYMPUS E-1 CON SISTEMA DI PROTEZIONE DALLA POLVERE: DIGITALE SENZA COMPROMESSI – SENZA COMPROMESSI FUNZIONALE Bor Dobrin non è in grado di prevedere dove scatterà una fotografia perfetta. Ma può scegliere con cosa la realizzerà. Bor Dobrin ha scelto il Sistema Olympus E. Per diverse ragioni. Grazie al Filtro Supersonic Wave, è il primo sistema al mondo che ha la possibilità di rimuovere le particelle di polvere. Questo significa poter cambiare gli obiettivi praticamente ovunque e in qualsiasi momento senza correre il rischio di intaccare la qualità dell’immagine.
B O R D O B R I N , F O T O G R A F O S P O RT I V O •
v i a g g i a i n t u t t a E u ro p a l a v o r a n d o per periodici di motori, quotidiani e Playboy
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segue, fra l’altro, la Formula 1, il Dakar Rally e la Dubai Desert Challenge
Il corpo in lega di magnesio, la protezione dagli spruzzi d’acqua e il design ergonomico completano le caratteristiche della E-1 di Olympus, uno strumento di lavoro perfetto per un intenso uso quotidiano. Lo standard QuattroTerzi determina una qualità dell’immagine senza precedenti. Per la prima volta sono stati utilizzati obiettivi progettati specificatamente per un sensore digitale. Grazie alla loro elevata velocità, alla costruzione praticamente telecentrica e alla massima risoluzione, riescono a massimizzare le potenzialità del CCD Full Frame Transfer. Sono perfetti per il lavoro di Bor dal momento che lo standard QuattroTerzi dimezza le dimensioni degli obiettivi ZUIKO DIGITAL riducendone notevolmente il peso rispetto ai convenzionali obiettivi 35 mm. Se, come Bor Dobrin, desideri prestazioni al top, il Sistema Olympus E è la tua scelta. www.olympus-pro.com IL FILTRO SUPERSONIC WAVE È POSIZIONATO DIRETTAMENTE DI FRONTE AL SENSORE. È AZIONATO DA UN GENERATORE CHE PRODUCE VIBRAZIONI ULTRASONICHE PER RIMUOVERE LE PARTICELLE DI POLVERE IN UN TEMPO RIDOTTISSIMO.
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Notizie
OPINIONI SUL CAMPO
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Osservazioni ad ampio raggio su un evento estivo in cartellone a Milano, preso a campione di una considerazione di fondo. La domanda è semplice, tanto semplice da non essere mai stata posta prima. Riferendoci a una mostra fotografica, nello specifico a due proposte in combinazione (ma non è questo il punto), ci si domanda quale e quanto sia lo scarto tra gli addetti al lavoro e il pubblico. Cioè, per una volta le osservazioni vengono richieste alla base: a quei visitatori per i quali sono istituzionalmente organizzate le mostre. In genere, le presentazioni e i commenti cadono dall’alto: sono stilati dagli addetti al lavoro, critici e giornalisti in relazione alle rispettive funzioni, che solitamente scrivono tenendo conto di infiniti prefatti e previsioni di fondo. Questo ruolo è importante, addirittura è stato fondamentale nella storia della cultura; tanto è vero che sono stati proprio i critici a individuare il valore di movimenti artistici che in origine lasciarono perplesso il pubblico (dall’impressionismo all’arte moderna, all’arte concettuale). Ma non è questa la questione portante. Ciò che
nello specifico vogliamo osservare è il rapporto diretto tra pubblico ed espressione visiva in un ambito più quotidiano, come è quello di due mostre fotografiche “d’estate”, ufficialmente allestite proprio per il più ampio “pubblico”. Quindi, riflettiamo oggi sul ruolo, funzioni e responsabilità che ha verso il grande pubblico (che poi è il logico fruitore) chi organizza e svolge eventi legati al mondo dell’arte, e per quanto ci riguarda direttamente- della fotografia. Per farlo, abbiamo coinvolto direttamente un campione di “pubblico”, dandogli spazio e parola in un gioco di scambio di ruoli. Si è sollecitata la coscienza individuale libera da soggezioni all’autorità delle fonti e degli esperti. Alcuni giovani sono stati invitati a visitare la collettiva Eurogeneration e la personale di Franco Fontana Ombre e Colori, esposte in contemporanea al milanese Palazzo Reale, da metà giugno al 5 settembre. Ricevute le loro impressioni, le abbiamo messe a confronto con le nostre, giornalisti addetti ai lavori, vicini alla critica fotografica, che abbiamo un rapporto quotidiano con la fotografia e la sua lettura.
Ribadiamo, la domanda è proprio questa: fin dove coincidono le opinioni? E devono necessariamente farlo? Quanto sono falsate le nostre? Quanto invece acerbe le altre? Quanta inconsapevolezza e purezza ci vuole in un giudizio? E, invece, quanta preparazione colta? Non è stato facile trovare una risposta. Forse, non esiste una sola risposta definitiva.
RUOLI DISTINTI Precisiamo ancora che il confronto non è in contrapposizione: resta inteso che non vogliamo alterare né mettere in discussione i ruoli, ognuno mantiene il compito cui è preposto: il critico ha la propria specificità, il giornalista anche, il pubblico la propria personalità. In questa operazione ci siamo azzardati a dar corpo a una ipotesi che è materiale valido di riflessione per offrire prodotti sempre più vicini alle esigenze del pubblico. Vero è, ne dobbiamo tenere conto, e qui vale la pena Franco Fontana: Paesaggio urbano, Los Angeles, 1990.
Lorenzo Pesce (Contrasto): Lubiana, ottobre 2003, Stazione ferroviaria nelle vicinanze della birreria Union.
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spendere qualche parola di chiarimento, che in relazione a questo nostro azzardo occorre sempre realizzare una mediazione assolutamente necessaria e attenta: il pubblico-fruitore va ascoltato, capito, preso in considerazione, ma, attenzione, non va confuso con il ruolo della critica. Infatti, per propria natura, il pubblico è privo delle sovrastrutture conoscitive proprie di un addetto ai lavori: ciò che il pubblico esprime non è una verità assoluta, è però una verità da considerare. Il campione preso in esame è composto da giovani vicini alla fotografia, frequentatori abituali di mostre, che hanno partecipato a corsi di formazione e preparazione e che praticano la fotografia (anche se non in termini professionali). Quindi, è un campione significativo, di giovani non sprovvisti di conoscenze e opinioni.
COMMENTI Alla resa dei conti, le impressioni di questi visitatori sono risultate alquanto omogenee. Ne esce un ritratto poco convincente della collettiva Eurogeneration, mentre incontra un largo consenso la retrospettiva di Franco Fontana. L’insieme di Eurogeneration è risultato un poco caotico, «con numerose tematiche affrontate in modo non sufficientemente approfondito, né stilisticamente né nei contenuti troppo documentaristici», dichiara Chiara Copello, laureanda in architettura, che ha invece trovato Ombre e Colori di Franco Fontana «proprio stimolante». Ha apprezzato molto il percorso filologico, a partire dalla sala nella quale sono esposti manifesti e locandine della carriera dell’autore modenese, che fa da introduzione al nero totale in cui sono invece immerse le fotografie con una illuminazione dedicata che esalta i colori. «I colori di Franco Fontana sono quelli dell’oro, dei rubini, degli smeraldi, perciò mi sembra appropriato averli illuminati ed esposti come sono spesso i gioielli più preziosi». Di parere analogo è Chiara Babini, che si dedica alla fotografia con grande passione: «Nonostante mi siano piaciute molto le fotografie in bianconero della mostra, ho trovato l’insieme di Eurogeneration poco convincente, con
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messaggi un po’ stereotipati. Ho apprezzato la serie che ritrae un “travestito” prima e dopo la trasformazione [di Luigi Gariglio]. «Accattivante, invece, l’allestimento della mostra di Franco Fontana, con una coinvolgente associazione tra fotografia, musica e illuminazione. Magari sono fuori tema le due fotografie dei tetti di Praga, di cui una di dimensioni troppo grandi rispetto al resto. Belle quelle dei muri, un poco scontate quelle di paesaggio, tra l’alto un po’ false e esageratamente leziose. Infine, non ho apprezzato i nudi». A seguire, si esprime Elena Giudice, di professione assistente sociale: «Eurogeneration mi è parsa piuttosto banale. Solo alcune fotografie mi sono sembrate profonde, intime, interiori. Poche immagini mostrano ciò che c’è dietro l’apparenza. Franco Fontana è invece suggestivo e creativo. Forse mal stampate, alcune fotografie sembrano fasulle». Infine le emozioni di Benedetta Colombo, giovane architetto, che trova stimolanti e interessanti gli intendimenti progettuali di Eurogeneration, anche se ha dubbi sul modo in cui sono stati affrontati e svolti. «Ho trovato più densa di emozioni la serie di ritratti canonici, che nella propria semplicità hanno più carattere di altre fotografie. Quelle che ritraggono l’esplicita intimità sessuale tra due persone risultano falsamente e inutilmente provocatorie [di Francesco Cocco e Stefano De Luigi]. C’è proprio bisogno di
De Luigi (Contrasto): Budapest, novembre 2003, Set film porno.
Luigi Gariglio (Contrasto): Rotterdam, ottobre 2003, Tim e Ali a casa.
entrare così nella vita privata per trasmettere certe emozioni? Ma, soprattutto, non mi interessa spiare i momenti di intimità altrui. «Le fotografie del carcere aperto finlandese [di Luigi Gariglio] mi sono rimaste impresse per il loro caratte-
EUROGENERATION
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rodotta dall’Agenzia Contrasto, Eurogeneration si propone come Viaggio nella giovane Europa del futuro: duecento immagini di quattordici fotografi, accompagnate da testi di sei giovani autori, tracciano il nuovo profilo della generazione che sarà chiamata a guidare il domani europeo. L’Europa unita, che sta cominciando ad abbozzare la propria nuova identità, è sicuramente una realtà vasta e complessa sia politicamente sia culturalmente. Una vera sfida che sono chiamati a cogliere soprattutto i ventenni di oggi, che diventeranno a tutti gli effetti i cittadini del domani europeo ancora in divenire. Sono loro il soggetto preso in esame da questa indagine fotografica. Ogni autore che ha partecipato al progetto ha scelto una visione particolare di questo sconfinato conti-
nente europeo e, a lavoro ultimato, i colori, i volti, i racconti si incrociano, si sovrappongono, si mescolano. Un percorso unico raccoglie le storie visive, ma anche testuali, dei diversi modi di vivere, e racconta cosa significhi essere giovani in oggi, in un’Europa vasta, bella e problematica. Fotografie di Clemente Bernard (1963), Tommaso Bonaventura (1969), Lorenzo Cicconi Massi (1966), Francesco Cocco (1960), Alberto Conti (1960), Daniele Dainelli (1967), Stefano De Luigi (1964), Luigi Gariglio (1969), Wendy Sue Lamm (1964), Fabio Lovino (1964), Lorenzo Pesce (1973, Massimo Sciacca (1965), Mario Spada (1971) e Riccardo Venturi (1966). Catalogo pubblicato da Contrasto.
re documentario: vicende sociali che in Italia non ci immaginiamo! «Franco Fontana mi è rimasto dentro. A primo impatto mi ha suggestionato l’allestimento (grande l’architetto che l’ha realizzato!), ma molto spazio hanno avuto per me le fotografie, il modo di riuscire a vedere dettagli e scorci che forse tutti vedono ma non notano. Soprattutto ho apprezzato le realtà oggettive che possono diventare così astratte o evocative in un fotogramma. Affascinante è la serie delle figure riprese di spalle».
Franco Fontana: Presenza assenza, Zurigo, 1981.
ANNOTAZIONE Naturalmente, quanto traspare da queste osservazioni del pubblico non mina la portata del progetto Eurogeneration, anche se qui ne esce perdente. Noi riteniamo che ciò che i fotografi sono stati chiamati a svolgere non è un lavoro di reportage contingente a una situazione straordinaria, ma il resoconto visivo e personale di situazioni “comuni”. Hanno trovato una forma fotografica individuale, con la quale esprimersi e identificarsi (nel senso di darsi un’identificazione), diversa quindi dal linguaggio del reportage classico. Si assapora un linguaggio nuovo, e ciò è normale considerando la volontà innovativa degli autori, che si inseriscono nella storia evolutiva della rappresentazione visiva, che è tutta un sovvertire ciò che è già consolidato. Soltanto, riscontriamo una sostanziale mancanza di editing, che penalizza la combinazione dei singoli servizi. Al contrario, il linguaggio assimilato e accettato di Franco Fontana è tranquillizzante. Offrendo visioni codificate, l’autore non può deludere alcun pubblico, che nelle sue fotografie trova confermato un modo comune di vedere. Nel confronto diretto con la ricerca fotografica di Eurogeneration, per certi versi imposto dalla combinazione delle due mostre, proposte in un programma espositivo comune, risulta evidente come sia sempre più difficile proporre linguaggi nuovi e ottenerne una approvazione immediata. Come abbiamo appena annotato, in fondo tutta la storia dei movimenti artistici è stata un susseguirsi di sconvolgimenti di regole preceden-
Franco Fontana Paesaggio urbano, Praga, 1967.
ti. Ogni linguaggio ha avuto bisogno di accettazione della critica, di periodi in cui formare il gusto del pubblico, di assuefazione alla novità. Soffermandoci ancora su Eurogeneration è necessario anche il nostro punto di vista. Personalmente, e indipendentemente dalle perplessità dell’odierno pubblico-campione, non abbiamo trovato nulla di volutamente e stucchevolmente dissacrante. L’insieme delle fotografie ci pare appartenere a una delicata successione/combinazione di linguaggi espressivi, nonostante la particolare scelta delle situazioni (spesso inevitabile), che rispecchia comunque il nostro tempo e la socialità dell’Europa contemporanea. Cos’altro potevano descrivere o ricercare i fotografi, se il tema di indagine è questo: appunto, l’Europa dei nostri giorni? Troviamo che gli autori lo abbiano ben interpretato. Abbiamo individuato qualcosa di
OMBRE E COLORI retrospettiva sul lavoro di FranAMottacompiaFontana, organizzata da Federico Editore. Quarant’anni di lavoro sono raccolti in un’esposizione che presenta le opere in un accuratissimo accostamento emotivo e cromatico, che si snoda attraverso i famosi cicli dell’autore modenese. Dai suggestivi paesaggi naturali e urbani, reinterpretati secondo codici propri di fascinazioni astratte, alle suggestioni americane, ai nudi. Non mancano, nella propria estemporaneità, settantasei polaroid lavorate, graffiate, trattate, che ritraggono personaggi famosi o momenti irripetibili. Un insieme completo, che riassume i lavori più significativi e i temi più cari del fotografo.
“nuovo” proprio nel proporre un’identificazione personale, una visione e un sentimento in quella che forse potrebbe essere anche solo una descrizione didascalica. Nell’ambito del progetto Eurogeneration, il “nuovo” si manifesta nel superamento dei termini descrittivi, che altrove hanno diritto di esistere, ma che qui sono stati sostituiti da un bisogno di comunicare con il cuore. Il proprio cuore. Il giudizio positivo va esteso anche all’omonimo volume-catalogo che accompagna la mostra, pubblicato da Contrasto. A un tempo ricco ed essenziale, è un valido strumento a coronamento di una ricerca che parla di reale ma non rinuncia al valore suggestivo dell’immagine. La monografia è integrata da testi che introducono o approfondiscono i temi svolti dai fotografi, che fanno di questa pubblicazione un’opera completa, appagante da consultare. Non ci resta che arrivare alle conclusioni, per quanto possibile. Ci domandiamo in quale modo possono, quindi, gli addetti ai lavori, gli organizzatori e la critica trasmettere le proprie intenzioni al pubblico, perché risulti più vicino possibile al senso voluto. Non abbiamo risposte. Ma ci poniamo domande. Alessandra Alpegiani
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sattamente un anno fa abbiamo registrato come il mensile tedesco Geo abbia infranto, abbattendolo, il muro di silenzio, pudore e ritegno che la Germania ha steso sopra le vicende della Seconda guerra mondiale, pubblicando un lungo servizio sui bombardamenti alleati che dal 1943 devastarono il territorio nazionale (FOTOgraphia, luglio 2003). In altra attualità, ora registriamo che il sessantesimo anniversario del fallito attentato a Hitler, 20 luglio 1944, è stato affrontato con piglio dai periodici tedeschi. Soprattutto va citato il diffuso settimanale Stern, arrivato in edicola a fine giugno con una lunga e dettagliata ricostruzione dei fatti, richiamati da una copertina appositamente allestita: in combinazione ritratto del Fürher e del barone Claus Schenk von Stauffenberg, che collocò la bomba nella sala delle conferenze nella “tana del lupo”, il rifugio di Hitler nella Prussia orientale; quindi, gli effetti dell’esplosione, che procurarono al dittatore nazista soltanto qualche graffio, e il sopralluogo di Benito Mussolini, che era in visita proprio quello stesso giorno (qui sotto). La storia racconta che all’indomani del fallito attentato venne scatenata una caccia alle streghe, che colpì gli alti gradi dell’esercito tedesco. Il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg venne fucilato a Berlino poche ore dopo il suo gesto; nei mesi seguenti vi furono migliaia di arresti e centinaia di esecuzioni, che non risparmiarono neppure il generale Erwin Johannes Rommel, l’eroe del fronte nordafricano, coinvolto solo marginalmente nell’opposizione militare al regime, che fu inquisito e successivamente costretto a suicidarsi (14 ottobre 1944). Ma non è questo il punto giornalistico della questione, quanto lo è, invece, la capacità di affrontare un capitolo doloroso della propria storia, per lunghi decenni lasciato in un autentico limbo. Domanda, perché oggi? Perché nel sessantesimo anniversario, che nel gioco delle cronologie ha un valore sostanzial-
Venti di GUERRA?
Le recenti glorificazioni dei fasti della Seconda guerra mondiale, richiamati in occasione di un anniversario giornalisticamente inconsueto, nascondono una trama inquietante. Quella della glorificazione storica delle azioni dei nostri giorni. Chi agisce nell’informazione, scritta e visiva, deve conservare altre indipendenze, altre autonomie d’azione. Un esempio antico di finalità “altre” della fotografia
Nel sessantesimo anniversario del fallito attentato a Hitler, perpetrato il 20 luglio 1944 da un consistente gruppo di cospiratori, soprattutto alti gradi dell’esercito, il settimanale Stern ha rievocato i fatti, affrontando uno degli argomenti che la Germania solitamente evita. A nostro modo di vedere, si tratta di una rievocazione giornalistica sollecitata dagli odierni venti di guerra. Ancora lo sbarco in Normandia, nel sessantesimo anniversario dal D-Day (Jour-J per i francesi?!). Siccome la ricorrenza dei sessant’anni non è solita nel giornalismo internazionale, che per proprio costume celebra altre ricorrenze “tonde”, siamo confermati nell’idea che i venti di guerra dei nostri giorni stiano guidando, condizionandola, una certa informazione giornalistica.
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Propaganda e sogni: Dimitri Debabov, Costruzione di Magnitka, 1930; Jack Delano, Lavori a Fort Loudon Dam, Tennessee, 1942.
mente relativo? Infatti, come sappiamo, in genere si rievocano altre ricorrenze: i decennali, a volte i vent’anni, sempre i cinquanta; raramente le altre date. A questo punto è obbligatorio il parallelo con la stampa internazionale, in particolare con quella francese (a pagina 25). Per quanto dieci anni fa i periodici francesi non si siano lasciati sfuggire i cinquant’anni dallo sbarco in Normandia (6 giugno 1944-1994; FOTOgraphia, giugno 1994), ancora hanno nuovamente rievocato quei giorni anche nel sessantesimo anniversario, dello scorso giugno. A parte la considerazione parallela, che annota che i francesi traducono il D-Day nel nazionalistico Jour-J (peccato veniale?), bisogna assolutamente riflettere sul pensiero, sulle onde del pensiero. In un clima di guerra reale, come è quello che stiamo vivendo alla luce della Seconda guerra del Golfo, con la controversa e contraddittoria invasione dell’Iraq, è giocoforza celebrare ogni guerra possibile, ogni precedente guerra “giusta” che glorifichi e giustifichi le azioni attuali, che cercano nobiltà e motivo di esistere nella storia. Tanto è vero che quest’anno le celebrazioni pubbliche dello sbarco in Normandia sono state più solenni, nel bizzarro sessantesimo anniversario, di quanto non lo furono quelle di dieci anni fa, nel tondo cinquantenario. Addirittura, sulle spiagge dello sbarco sono stati arrivati i capi di stato delle nazioni alleate, a partire dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush, e sono stati invitati i politici tedeschi, in una sorta di riconciliazione ufficiale e pubblica.
ANCORA EMBEDDED A questo punto la riflessione si allarga, spostandosi anche sul territorio, a noi congeniale e proprio, della fotografia. Ovvero al fantastico e irrinunciabi-
Oltre l’esposizione alla Concoran Art Gallery di Washington DC, la selezione Propaganda & Dreams (propaganda e sogni; fotografia sovietica e statunitense negli anni Trenta in comparazione) è stata raccolta in volume: a cura di Leah Bendavid-Val; Edition Stemmle; 224 pagine 25x28cm, cartonato con sovraccoperta; 69,00 euro.
le ruolo di comunicazione visiva che la fotografia svolge. Magari, come abbiamo scritto in tante occasioni e come ripetiamo spesso, la fotografia non ha modo né mezzi per influire sui fatti, per modificare i grandi equilibri. Certamente, però, come abbiamo scritto in tante altre occasioni e come ripetiamo altrettanto spesso, può sicuramente influire sulle coscienze, coltivando ed educando il pensiero, la riflessione, le opinioni personali. Per questo arriviamo a teorizzare che non esista una sola fotografia, trasparente e inequivocabile, ma, come ogni linguaggio, come ogni coPropaganda e sogni: Mark Markov-Grinberg, Traffico e vigile sulla Vecchia Arbat, Mosca, 1936; John Vachon, Clark Street, Chicago, Illinois, 1940.
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Propaganda e sogni: Fotografo sconosciuto, Ritrovo pubblico a Yalta, Crimea, 1938; Russel Lee, Sala da ballo, Raceland, Louisiana, 1938.
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municazione, la fotografia possa essere usata dal Potere, possa essere al servizio dei Potenti. Prima di arrivare a una comparazione allestita in mostra alla Concoran Gallery of Art di Washington DC nell’estate-autunno 1999, sulla quale intendiamo riflettere oggi, finalizzano le nostre osservazioni agli attuali “venti di guerra”, sono necessari altri richiami. Anzitutto torniamo sulla figura dell’inviato “embedded”, quello che in Iraq segue le truppe statunitensi, soprattutto, fotografando ciò che gli viene concesso di fotografare, in una sorta di dipendenza. Lo scorso dicembre, a margine dalla cronaca dal festival francese del reportage internazionale, abbiamo riportato dichiarazioni di Jean-François Leroy, attento e capace direttore di Visa pour l'Image. È opportuno riprenderne qualche passo: «Sono anni che ci ripetiamo che la fotografia è morta. Sepolta dalla televisione. La guerra in Iraq ne è stata la più convincente smentita. È l’unico e magro vantaggio di questa triste attualità... È sotto gli occhi di tutti che la televisione è passata da reportage di valore -si pensi alla guerra del Vietnam- ai “non reportage” della Prima guerra del Golfo. E ora siamo arrivati ai reportage da majorettes di quest’ultimo conflitto [...]. Siamo seri: a chi si vuole far credere che le immagini delle webcam che abbiamo subìto per ventiquattro ore su ventiquattro siano della vera informazione? Al più si tratta di telesorveglianza. Può essere divertente per la tele-realtà, ma al limite dell’oscenità dal punto di vista dell’informazione. Sia che si tratti di Al-Jazira o Fox News, vediamo gli stessi filmati, solo il commento è un po’ diverso. «Non vorrei essere frainteso. Non voglio parlar male dei giornalisti che, sul campo, lavorano per la tePropaganda e sogni: Boris Ignatovich, Pianerottoli in un edificio disegnato da Le Corbusier, Mosca, 1933; Carl Mydans, Case a schiera, Manville, New Jersey, 1936.
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(dall’alto) Propaganda e sogni: Georgy Zelma, Mosca, 1931; Arthur Siegel, Traffico a Detroit, Michigan, 1942.
levisione, e che, sfortunatamente, pagano un prezzo pesante in termini di vite umane per informarci. Io voglio semplicemente dire che bisogna spesso aspettare il ritorno dei fotografi non embedded per avere delle immagini veritiere. È sicuramente troppo presto per trarre conclusioni riguardo questa nuova figura del giornalista embedded. [...] Mi chiedo che fine possa fare l’informazione se chi la fa è a bordo di un carro armato senza alcuna libertà di muoversi come gli sembra più opportuno. [...] Sono convinto che i non embedded riusciranno a scattare delle immagini senza la censura dei permessi e senza obbedire a nessuno, in base alle convinzioni personali di ogni fotografo, al proprio desiderio di essere testimone, secondo la propria visione del mondo [...]».
PROPAGANDA Oltre il fotografo “embedded”, intruppato e a-servizio-di, rimane il fatto che il fantastico valore dell’immagine, con quanto può influire sulle coscien-
ze (ricordiamo ancora che il movimento interno statunitense contro la guerra in Vietnam si deve soprattutto agli orrori mostrati da coraggiosi e motivati fotoreporter), viene comunque gestito e manipolato: dal Potere, direttamente, e da chi vi si accoda, magari in buona fede (?). E le attuali rievocazioni, che glorificano i fasti della Seconda guerra mondiale in una luce di giustificazione dei gesti di oggi, ne sono un clamoroso esempio. Non dovrebbero servire esemplificazioni, perché modelli e prove sono sotto i nostri occhi, tutti i giorni e giorno dopo giorno. Però è il caso di sottolineare il concetto. Per farlo, come abbiamo appena anticipato, ci allontaniamo dalla cronaca, che potrebbe indurre qualcuno di noi a posizioni (di pensiero) preconcette: magari declinate su proprie posizioni politiche e sociali di stretta attualità. Andiamo su un esempio storicamente lontano, ma fotograficamente e giornalisticamente vicino. Andiamo a una fonte che non può proprio essere definita di parte, almeno non “di quella parte”. Una fantastica mostra fotografica allestita alla prestigiosa Concoran Gallery of Art di Washington DC nel 1999 visualizzò un parallelo che oggi ci è congeniale. Propaganda & Dreams è stata una comparazione tra la fotografia sovietica e statunitense degli anni Trenta: ciascuna a proprio modo, entrambe caratterizzate da spiriti politici forti ed evidenti, oltre che dichiarati: da una parte la Propaganda di regime, dall’altra i Sogni di uno stile di vita da proporre al mondo intero. La curatrice Leah Bendavid-Val ha lavorato con efficienza, puntualizzando bene la contrapposizione tre due stili fotografici, ognuno in linea con se stesso e con le proprie intenzioni. (La selezione Propaganda & Dreams è stata raccolta anche in un ben allestito volume, rintracciabile presso le librerie internazionali e le librerie specializzate in volumi illustrati: Edition Stemmle; 224 pagine 25x28cm, cartonato con sovraccoperta; 69,00 euro). Sicuramente, con il senno di poi, possiamo considerare benevole certe visioni di Propaganda, e altrettanto consenzienti le rappresentazioni del Sogno. In tutti i casi, la fotografia si prestò come arma, comunque la si veda, di sola Propaganda [nota a piè pagina]. Ed è quello che si vorrebbe ancora oggi, con mezzi meno ingenui, con messaggi più sottili, sicuramente meno didascalici, ma con le stesse identiche intenzioni. Non pensiamo che esista una sola verità assoluta, non pensiamo che la nostra visione del mondo sia giusta e corretta. Però chiediamo ai giornalisti e ai fotogiornalisti di svolgere con coscienza il proprio mestiere: osservare e raccontare, sapendosi indignare e non servendo alcun preconcetto. Non accodandosi ad alcun pensiero prefabbricato. Maurizio Rebuzzini
Nota. Propaganda (sostantivo femminile): Opera e azione esercitate sull’opinione pubblica per diffondere determinate idee, o per far conoscere determinati prodotti commerciali. [Familiarmente] Complesso di idee e notizie scarsamente attendibili perché alterate dai propalatori: non fidatevi, è solo propaganda. Da Lo Zingarelli - Vocabolario della lingua italiana; Zanichelli Editore.
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NO COPYRIGHT
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elle due, una; oppure entrambe. A scelta: l’edizione di No copyright di Marco Morosini, pubblicata da Electa e in distribuzione libraria da settembre, può essere indifferentemente considerata provocatoria, ed è la prima ipotesi; oppure anticipatoria di un divenire ormai prossimo, ed è la seconda supposizione. Infatti, come il titolo ufficializza subito, si tratta di un volume contenente duecentocinquantadue immagini di Marco Morosini libere da diritti di uso: ciascuno può farne ciò che crede. Addirittura, per semplificare la vita di ognuno, assieme al libro è confezionato un CD contenente tutte le immagini, in buona risoluzione, pronte all’uso. A questo punto, la vicenda non interessa tanto il contenuto della monografia, peraltro ricca di fotografie ben realizzate, ottimamente composte, seppure nella propria dichiarata genericità. Più concretamente, si tratta
No copyright, 252 fotografie senza diritto di Marco Morosini; Electa, via Trentacoste 7, 20134 Milano (02-2156331, fax 02-21413121); 216 pagine 17x23,5cm; 29,95 euro.
Provocatoria edizione libraria di Marco Morosini, che rende libera da diritto una vasta serie di proprie immagini. Considerazioni e osservazioni sulla vicenda, in un’epoca tecnologica nella quale la tutela dell’immagine è precariamente compromessa. Libero arbitrio e altro ancora
di affrontare i termini del diritto di utilizzo delle immagini, con le infinite considerazioni conseguenti. Le dichiarazioni di No copyright, con il quale il bravo Marco Morosini dà avvio a una nuova era dell’immagine, sono esplicite. La lunga e incessante sequenza delle immagini, è anticipata da due perentorie affermazioni di princìpio. Anzitutto, e in questo caso provocatoriamente, il libro è dedicato «A tutti quelli che passano con il rosso». Non si deve, ovviamente, prendere alla lettera questa idea, che invece va intesa nel senso di affiliazione con quanti mettono in discussione le regole, e le trasgrediscono in nome e per conto di un senso di artisticità dell’esistenza, capace di imboccare e percorrere strade autonome, alla fine delle quali si registra un atteso miglioramento della vita individuale e collettiva (attenzione: non si passi mai con il rosso!). A seguire, un’altra dichiarazione sgombera il campo da eventuali equivoci, chiarendo definitivamente la questione. Alla lettera: «Ogni parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo, elettronico o meccanico, inclusa la fotocopia, la registrazione o qualsiasi sistema di archiviazione o recupero di informazioni, senza il permesso scritto dell’editore». Ovviamente, l’autore Marco Morosini non libera per il mondo immagini epocali, di fotogiornalismo e dintorni,
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UN GIRO DI VALZER
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nni Sessanta: ho venticinque anni ed entro con passione e determinatezza nel mondo del fotoreportage. Imparo dai fotografi, imparo dai giornali, imparo dal lavoro, imparo dai miei viaggi internazionali. Scopro che il segreto della commercializzazione corretta e produttiva per il fotografo è nel copyright. Il copyright e il diritto d’autore diventano una componente del mio lavoro, del mio privato, del mio divenire un’agente. Diventa una passione. Fotografia e società di Gisèle Freund mi apre un mondo universale. I miei primi viaggi internazionali, faticosi ma meravigliosi, mi fanno capire l’arretratezza italiana degli anni Cinquanta e Sessanta nel fotogiornalismo e nella protezione del copyright. La commercializzazione della fotografia e la produzione delle immagini diventa la mia vita. Il frequentare i fotografi internazionali e le agenzie il mio stimolo. Quello che mi affascina di più sono la struttura delle agenzie e i rapporti con i fotografi. Entro in un campo selvaggio. Gli editori non restituiscono le fotografie, i giornali non danno il credito ai fotografi e alle agenzie. Iniziano anni di passione per far accettare il copyright, per altro diventato legge, per fare “firmare” le fotografie, per proteggere moralmente il fotografo nell’uso corretto delle sue fotografie. Arriva la privacy e il diritto all’immagine che è così politically correct da estendersi ai monumenti per altro finanziati dallo Stato, e quindi da noi stessi, e ai cani (soldi ai proprietari). Internet mi obbliga a studiare altre regole tra la privacy e il copyright. Mi sembra di approdare su un’isola ancora selvaggia ma che ha le risorse per sviluppare la mia battaglia, solitaria all’inizio, e poi accettata dalle agenzie e dagli editori attraverso l’associazione Gadef. Non è così. Le nuove tecnologie, l’invenzione dei Royalty Free (fotografie cedute per uso pubblicitario e per uso editoriale senza pagamenti di diritti), la concentrazione del mercato delle immagini di Getty e Corbis, la perdita di infiniti copyright e quindi la crisi del mercato mi riportano all’inizio. Gioco dell’oca: fate tre passi indietro con tanti auguri.
Ne è valsa la pena? Da bambina, in aprile, mia mamma mi portava alla Fiera campionaria di Milano, come diversivo gratuito: «Non si paga nulla e impari qualcosa». Si raccoglievano infiniti pezzi di carta dati gratuitamente. La sera con i piedi gonfi e stanca guardavo queste improbabili pubblicità e non raccoglievo nulla per me stessa. Gratuito era allora vuoto e inutile. La perdita del copyright la vedo così: tanto rumore per nulla. È per questo che la provocazione di Marco Morosini (che non conosco personalmente, ma ho apprezzato il suo sito web e la sua creatività) è una giusta tappa nella storia della fotografia: centosettant’anni di vita, nessuna prospettiva di pace. Attanagliata dai Royalty Free, dal politically correct, dalla minaccia al copyright, dalla dura selezione delle tecnologie, dalla supremazione assurda della parola scritta sull’immagine (quando l’immagine copre il 70 per cento dell’informazione), dalla mancanza di critici dell’immagine di reportage, diretti solo sulla fotografia concettuale e dimentichi della fotografia di reportage che è quella che nutre la gente quotidianamente, la fotografia è destinata a diventare merce gratuita prodotta dalle industrie o “rubata” o manovrata politicamente e non più libera di esprimersi come una poesia o come un grido nel silenzio. L’idea di regalare il CD per uso illimitato ha del geniale. «Le tentazioni sono fatte perché vi si ceda», scriveva Oscar Wilde: via dunque a contraffazioni, CD gratuiti, furti di copyright. Tanto si sa che il fotografo o diventa un brand e fa soldi oppure si trascina per una vita sognando la gloria e ricevendo continue richieste di dare una fotografia gratuitamente per un’opera benefica. Bravo Marco, hai riportato la fotografia a ridiscutersi. Ho solo una certezza: il giro di Valzer ricomincerà. Se ciò non fosse, saremo anche noi cartoni animati senza anima e non ci sarà più nessun fotografo che abbia il sogno di raccontarci cosa è la vita, come siamo, quel che siamo e quel che succede per informarci e obbligarci ad agire. Grazia Neri
che rappresentano l’irrinunciato bene di ciascun autore, sul quale ogni fotografo costruisce la propria professione nel tempo. Le immagini di No copyright sono abbondantemente simboliche, quanto generiche. Però, riservati i doverosi distinguo, come abbiamo esordito, l’operazione è allo stesso tempo provocatoria e anticipatoria. Ripetiamolo: provocatoria, perché infrange un clamoroso tabù professionale (e in questo senso si è espressa, in introduzione al libro, Grazia Neri, titolare dell’omonima Agenzia fotogiornalistica, della quale qui sopra riproponiamo l’intervento); anticipatoria, perché arriva prima di un momento che l’evoluzione tecnologica della gestione delle immagini sta per far esplodere in tutta la propria dirompente potenza. Infatti, in epoca di trasmissione digitale delle immagini, le possibilità di appropriazione indebita, e conseguente utilizzo illecito, si sono moltiplicate esponenzialmente. Per quanto sia vero che il “furto di immagine” è sempre stato possibile, e in molti casi perpetuato (come rivelano e dimostrano numerose cause giudiziarie che contrappongono autori o agenzie a editori), è pur vero che ora la facilità tecnica rende incontrollabile il percorso legittimo dei diritti d’autore. Ieri, si dovevano trafugare le fotografie (riproducendole da libro, duplicando gli originali forniti agli editori e via discorrendo), oggi basta archiviare i file legittimamente forniti per il primo e unico indirizzo previsto. Come faranno, nell’immediato futuro, i fotografi, gli agenti che li
rappresentano e le agenzie che distribuiscono il loro materiale a monitorare costantemente l’editoria internazionale per individuare impieghi illeciti e non concor-
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dati (e non retribuiti)? La domanda è niente affatto teorica, purtroppo è concretamente realistica. E quindi, bisogna prendere atto dei nuovi equilibri, così dipendenti anche dalle possibilità tecnologiche, che modificano alla radice l’idea stessa di diritto d’autore. Da una parte registriamo la possibile volontarietà della rinuncia individuale al diritto d’autore. È un arbitrio che ciascuno può esercitare; e qui ricordiamo ancora l’edizione dei saggi di Pino Bertelli Della fotografia situazionista, presentato sul nostro scorso numero di giugno. Nel frontespizio si legge che «Le Edizioni La Città del Sole sono contro la riduzione a merce dell’uomo e del prodotto del suo ingegno. La riproduzione, anche integrale, di questo volume è, pertanto, possibile e gradita [...]». In premessa, l’autore Pino Bertelli conferma che «Ogni parola, frase o frammento di questo pamphlet possono essere copiati, manipolati o détournati senza l’obbligo di citare né l’autore né l’origine del saccheggio. Il primo atto di libertà è nato con il primo atto di disobbedienza». Però un certo diritto di autore è inalienabile: il lettore deve conoscere l’autore delle immagini che vede e dei testi che legge! Oltre ogni altra considerazione, la firma alle opere è giusto/anche questo! Tutto il resto, riguarda la circolazione delle idee. Tanto è vero che al giorno d’oggi decliniamo l’allocuzione latina Verba volant, scripta manent (le parole volano, gli scritti restano) nel senso che ciò che è scritto equivale a un impegno, mentre gli accordi verbali sono eterei. Una scuola di pensiero la intende diversamente. Afferma che bisogna stare con la gente e parlare, perché le parole volano nell’aria e possono essere colte da chiunque; mentre i libri scritti rimangono chiusi in biblioteca, dove non sono alla portata di tutti. Ma questa, come molto altro, è solo filosofia. Oppure no? Nello specifico di No copyright di Marco Morosini, questo è il senso della prima introduzione al libro (la seconda è
quella, appena citata, di Grazia Neri, da noi riproposta integralmente). Renzo di Renzo, direttore responsabile di Colors Magazine, accentua la combinazione di provocazione/anticipazione dell’azione di Marco Morosini. «Di chi è un girasole?», si domanda Renzo di Renzo e gira a noi il quesito: «del contadino che l’ha piantato o del passante che lo guarda volgere il capo al sole, e ne giustifica così l’esistenza?». Ancora: «Della prima azienda che ne ha tratto olio alimentare? Di uno degli innumerevoli agriturismo persi nelle colline della Toscana?». Insomma: «Di chi è un girasole? Di tutti, di nessuno, o solo di van Gogh?». Più avanti, dopo aver analizzato lo stato e le ragioni legittime del diritto d’autore e dell’idea di originale e copia, Renzo di Renzo afferma che «Questo libro [No copyright di Marco Morosini], in fondo, non fa che sancire una situazione di fatto; rappresenta al tempo stesso un atto di accusa contro le rigide leggi del copyright e insieme uno stimolo creativo, nella consapevolezza che le idee si nutrono di idee [Verba volant] e che queste immagini surreali, oniriche, manipolate potranno e dovranno necessariamente generarne di altre, di nuove e interessanti, in una specie di circolo virtuoso della creatività. [...] È paradossalmente [...] proprio un libro d’autore, intendendo con questo sottolineare soprattutto la connotazione qualitativa che questa definizione comporta. [...] Non fatevi ingannare dal titolo: questo libro, che apparentemente nega il diritto di copyright, rivendica invece l’importanza dei succhi gastrici nell’arte e l’unicità della creazione. Non è un catalogo di prodotti surgelati o un libro di ricette: piuttosto un invito a cena e un elogio della defecazione». Ecco qui un’altra questione: alimentiamoci delle idee, cercando di averne di proprie. In fotografia, nel precario equilibrio tra tecnica e creatività, siamo soliti pensare che la base tecnica si può insegnare e imparare. La creatività va, invece, educata: guardando, osservando, assimilando. Oltre il copyright. Angelo Galantini
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DOPPIO
anniversario
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ome le storiografie più accreditate certificano, la nascita della Leica fu tratteggiata da una sorta di “preistoria” che va ricordata. Quello che viene oggi definito UR (prefisso che in tedesco significa primitivo, primordiale: rafforzativo del concetto di originario) non fu un autentico prototipo. Molto più semplicemente era stato inteso da Oskar Barnack, tecnico Leitz, come una sorta di portapellicola-esposimetro. Attorno al 1914 gli serviva per esporre fotogrammi 24x36mm su pellicola cinematografica 35mm a doppia perforazione, appunto utilizzati per controllare l’esposizione. Dovendo girare spezzoni di film per conto dell’amico Émil Méchau, che li avrebbe impiegati in un prototipo di cineproiettore di sua progettazione, Oskar Barnack finalizzava i negativi UR alla comparazione per lo sviluppo della pellicola cinematografica. Si sa che, in seguito, questo “involucro” venne apprezzato da Ernst Leitz, che l’usò con successo in un suo viaggio a New York. Da cui l’ipotesi di produrre una macchina fotografica 24x36mm, assolutamente insolita nei primi decenni del Novecento. Coraggiosamente, la storia evolutiva Leica ha preso avvio nel 1923 con una pre-serie di trentun prototipi operativi Leica 0 (Nullserie) destinati alle prove sul campo (altre fonti parlano di venticinque esemplari). A seguire, nel 1925 venne prodotta e iniziò a essere commercializzata la Leica I, da cui parte l’albero genealogico che ap-
La tedesca Leica, autentica pietra miliare della fotografia, continua la serie delle proprie celebrazioni con un doppio conio (uno dei quali, a propria volta doppio). Prima di tutto si ricorda il centoventicinquesimo anniversario della nascita di Oskar Barnack (1879-2004), che progettò l’apparecchio originario. Oltre la replica funzionante della Leica 0 Prototyp 2 è stata quindi realizzata una particolare Leica M7 Titanio per i cinquant’anni del sistema Leica M, avviato nel 1954 con la prima versione della Leica M3 proda alle attuali Leica M7 e Leica MP, per quanto riguarda la linea diretta degli apparecchi a telemetro, e Leica R9 del sistema reflex avviato con la prima Leicaflex del 1964.
UN PASSO INDIETRO Nel 2000, alle soglie del nuovo Millennio, in occasione dei settantacinque anni dalla Leica I
Il Leitz Anastigmat 50mm f/3,5 della replica della Leica 0 Prototyp 2 (Leica Oskar Barnack) è completo del proprio tappo in cuoio abbinato.
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DIECI SOGGETTI
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ltre i consueti complementi e le necessarie certificazioni di autenticità, ogni confezione della replica Leica 0 Prototyp 2, identificata come Leica Oskar Barnack, include anche una fotografia originale di Oskar Barnack, stampata da negativi 24x36mm esposti con la UR-Leica su pellicola Agfa Sistan. Dieci soggetti sono stati prodotti in tiratura di cento esemplari ciascuno, per il totale di mille repliche celebrative del centoventicinquesimo anniversario della nascita dell’inventore della Leica (1879-2004). Si tratta di fotografie scattate da Oskar Barnack in equilibrio tra la fotoricordo familiare (moglie e figli)
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e la curiosità di osservare la vita quotidiana di Wetzlar, dove risiedeva (qui presentiamo quattro dei dieci soggetti). Confezionate in una scatola per archiviazione in legno di faggio, le stampe bianconero 30x40cm sono montate in passe-partout 40x50cm di 4mm di spessore, incollato con colla non aggressiva, priva di solvente per una conservazione con requisiti museali. Prodotte da un laboratorio fotografico specializzato di Solms, su carta baritata lucida da 300 grammi, le copie sono numerate e certificate con un logotipo “Barnack” in rilievo.
(1925-2000), la casa di Solms celebrò le proprie origini, realizzando una affascinante replica della versione Leica 0 Prototyp 1, che abbiamo presentato e commentato nel settembre 2001. L’elegante replica della Leica 0 Prototyp 1 è perfettamente fedele alla prima serie prototipo originario: mirino aereo (detto di Newton), dimensioni (133x65x39mm, 430 grammi), forma, superfici e scritte, oltre che materiali (per quanto possibile). La differenza sostanziale tra il presente e il passato riguarda la possibilità di usare comune pellicola 35mm in caricatori standardizzati 135, non ancora sul mercato a quei tempi (il caricatore 135 fu creato da Kodak nel 1934 per la propria Retina, e standardizzato anche su Leica e Contax, quindi universalmente adottato da tutti i sistemi fotografici per pellicola 35mm). Come abbiamo appena ricordato, realizzata sulla base dell'ipotesi originaria di Oskar Barnack, oggigiorno identificata come UR Leica (1913-14), la Leica 0, altrimenti definita “Nullserie”, sta alle origini della fotografia 24x36mm. Fu la prima macchina fotografica a utilizzare pellicola cinematografica 35mm a doppia perforazione, che sarebbe presto diventata uno standard, diciamolo “lo standard”, della fotografia piccolo formato (a pagina 8 riferiamo di un francobollo commemorativo della Leica 0, emesso dalla Micronesia, che ricorda appunto la nascita della fotografia 24x36mm). Tra le tante storie Leica (Leitz camera), scegliamo le parole di un amico che ci ha lasciati sei anni fa. Nel suo Carta d'identità delle Leica (Editrice Reflex, Roma 1995, seconda edizione 2002), Ghester Sartorius annota che «Le Leica 0 o Nullserie erano esemplari realizzati a mano per i primi esperimenti pratici e per la ricerca di
mercato. In questi apparecchi, il meccanismo di trascinamento della pellicola e dell'otturatore erano accoppiati [a differenza del primo prototipo UR Leica di Oskar Barnack]. Pertanto, avanzando la pellicola, l'otturatore si caricava. In questo modo era impossibile che l'operatore potesse, involontariamente, impressionare due volte lo stesso fotogramma».
Sul dorso della replica della Leica 0 Prototyp 2 è riportata una piastra in Nickel con inciso il ritratto di Oskar Barnack e la sua firma.
SAGOMATURA NECESSARIA chio 35mm attuale (anche alle Leica M, che dispongono di uno sportellino sul dorso, che permette di sistemare al meglio la pellicola). Alla replica Leica 0 Prototyp 2, come a tutte le Leica con innesto degli obiettivi a vite 39x1 ancora in circolazione, serve invece una coda di pellicola più lunga, da fissare al nottolino ricevente e posizionare sul piano focale. Per questo, le pellicole 35mm dei nostri giorni vanno risagomate, con una coda di dieci centimetri (qui accanto). Si può fare a mano, con un paio di forbicine, oppure nei mercatini antiquari si possono ricercare i sagomatori Leica (e altre produzioni, tra cui l’italiana San Giorgio), con i quali si realizzano disegni esatti.
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fficialmente, la replica della Leica 0 Prototyp 2, familiarmente Leica Oskar Barnack, può essere usata con caricatori di pellicola standard 135. Considerato l’inserimento dal fondello, determinato dal corpo macchina in blocco unico, senza dorso incernierato, bisogna fare attenzione al corretto posizionamento della pellicola sul piano focale (qui accanto). Il problema riguarda la lunghezza della coda del film, da qualche tempo ridotta a quattro centimetri, perfettamente adatti a qualsiasi apparec-
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AL CULMINE DEI CINQUANT’ANNI
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ieci anni fa, i quarant’anni di Leica M vennero ricordati dall’edizione celebrativa Leica M6J (FOTOgraphia, ottobre 1994). Ora, per i cinquant’anni dalla prima Leica M3 del 1954 è stata realizzata una versione speciale Leica M7 Titanio rivestita in una esclusiva pelle nera di vitello. Sulla calotta superiore è inciso il motivo della celebrazione: “1954-2004 50 Jahre M-System”, appunto “1954-2004 50 anni di Sistema M”, e la Leica M7 Titanio è disponibile in due set, che si distinguono per la dotazione ottica in combinazione. Soltanto cinquanta confezioni super esclusive propongono la Leica M7 Titanio dei cinquant’anni di Leica M con tre obiettivi asferici, pure in montatura Titanio: Summicron-M 28mm f/2
Asph, Summilux-M 50mm f/1,4 Asph (disegno ottico di novità assoluta) e Apo-Summicron-M 90mm f/2 Asph. Come altre precedenti celebrazioni, che approfondimmo in FOTOgraphia del giugno 1995, anche questa attuale ricorrenza è certificata da incisioni sequenziali: da 1954 a 2004. La prima Leica M7 Titanio della serie, che in realtà porta a cinquantuno gli apparecchi commemorativi, è fuori quota: è dedicata e riservata a Nelson Mandela ed è identificata dalla matricola 3.000.000. I cinquanta apparecchi del set vanno dalla matricola 3.000.001 a 3.000.050. La Leica M7 Titanio dei cinquant’anni accompagnata da tre obiettivi asferici è confezionata in una valigetta Rimowa in Titanio con interno sagomato. In combinazione anche la cinghia a tracolla dedicata in pelle e il libro The Men who Made the Leica di Günther Osterloh (in inglese). Stessi abbinamenti anche per il secondo set Leica M7 Titanio, in confezione nera di lino e raso. Dal numero di matricola 3.000.051 alla matricola 3.000.550 sono previsti cinquecento apparecchi commemorativi dei cinquant’anni di Leica M con obiettivo standard Summilux-M 50mm f/1,4 Asph.
ALTRA REPLICA Fedele all'originale, il contafotogrammi va da 0 a 40, con la posizione di Zero da regolare manualmente all'inserimento della pellicola.
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Ora, i centoventicinque anni dalla nascita di Oskar Barnack (1879-2004), l’inventore della Leica, a partire proprio dalla preistoria UR, sono celebrati con una ulteriore replica della Leica 0 Prototyp 2, realizzata in mille esemplari di straordinario fascino e valore storico, gergalmente definiti “Leica Oskar Barnack”. La distinzione tra i due Prototyp è presto identificata. Rispetto il mirino aereo della Leica 0 Pro-
totyp 1 (replicata con l’edizione 2000), il Prototyp 2 fu dotato di mirino tipo galileiano, che successivamente sarebbe stato adottato sulla Leica I. Conservando l’aspetto della Leica 0 Prototyp 2, interpretata con funzioni fotografiche attualizzate, sul dorso dell’attuale replica celebrativa è riportata una piastra in Nickel con inciso il ritratto di Oskar Barnack e la sua firma autografa ( a pagina 41). I numeri di matricola della serie di mille esemplari vanno da 3.002.000 a 3.002.999. Come consuetudine per gli apparecchi celebrativi, la confezione è preziosa. Nel cofanetto di vendita, in dimensione Hermès (qui sopra), oltre l’apparecchio si trovano una fotografia scattata da Oskar Barnack, stampata da negativo originale (riquadro a pagina 40), un DVD con novanta minuti di spezzoni di quindici film cinematografici girati da Oskar Barnack tra il 1914 e 1920 per testare il prototipo del proiettore ideato dall’amico Émil Méchau e una biografia di Oskar Barnack (in inglese).
LEICA OSKAR BARNACK Ancora, la replica della Leica 0 Prototyp 2 (Leica Oskar Barnack) è perfettamente fedele al prototipo originario, pur usando pellicola 35mm in caricatori standard 135 (riquadro a pagina 41). Ribadiamo quanto già riferito alla precedente replica della Leica 0 Prototyp 1: mirino galileiano, dimensioni (133x65x39mm, 430 grammi), forma, superfici e scritte, oltre che materiali (per quanto possibile). La replica è perfettamente funzionante e può essere usata per riprese fotografiche. La moderna lavorazione in multistrato delle lenti dell'obiettivo è stata applicata all'interpretazione attuale del disegno ottico dell’antico Leitz Anastigmat 50mm f/3,5, completo di proprio tappo in cuoio abbinato: quattro lenti in tre gruppi, scala continua dei diaframmi (con progressione originaria f/3,5, f/4,5, f/6,3, f/9 e f/12), a fuoco da un metro. L'otturatore a tendina rivestita di gomma è dotato di tempi di 1/20, 1/50, 1/100, 1/200 e 1/500 di secondo, più la posa B. Fedele all'originale, il contafotogrammi va da 0 a 40, con la posizione di Zero da regolare manualmente all'inserimento della pellicola. Oltre queste presentazioni oggettive, una considerazione personale. A differenza di altre ce-
lebrazioni Leica, e in queste pagine riferiamo anche della recente M7 Titanio dei cinquant’anni di Leica M (1954-2004), e al pari di altre proposte tecniche ispirate al passato, o celebrative della Storia della fotografia, anche questa replica della Leica 0 Prototyp 2 (Leica Oskar Barnack) ribadisce una seducente filosofia di fondo, sulla quale vale la pena soffermarsi. Senza inutili nostalgie o proiezioni nel passato, bisogna riconoscere che nell’ipotesi di uso, ulteriore quella del semplice collezionismo, anche questa replica della Leica 0 Prototyp 2 propone soluzioni pratiche sostanzialmente antiche. In un tempo fotografico votato al completo automatismo delle funzioni d'uso, dall'esposizione alla messa a fuoco del soggetto inquadrato, pur inserendosi nel filone degli apparecchi celebrativi e commemorativi, la Leica Oskar Barnack scombina le carte in tavola e richiama l'attenzione generale su valori fotografici tradizionali e intramontabili. Da non dimenticare mai, a qualsiasi costo. Antonio Bordoni
Oltre l’apparecchio, nel cofanetto di vendita della replica della Leica 0 Prototyp 2, in dimensione Hermès, si trovano una fotografia scattata da Oskar Barnack, stampata da negativo originale (riquadro a pagina 40), un DVD con novanta minuti di spezzoni di quindici film cinematografici girati da Oskar Barnack tra il 1914 e 1920 per testare il prototipo del proiettore ideato dall’amico Émil Méchau e una biografia di Oskar Barnack (in inglese).
Oskar-Barnack-Straße 11, a Solms, in Germania: è l’indirizzo della sede amministrativa e produttiva Leica Camera AG. La strada è intitolata all’inventore della Leica, cui si deve anche l’evoluzione della fotografia 24x36mm come ancora oggi l’intendiamo.
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Tetto incatramato: Katja, 15 anni, e Olga, 24 anni sul tetto del monolocale nella periferia di San Pietroburgo. Entrambe si guadagnano da vivere con la prostituzione (giugno 2001).
Lacrime: Katja (agosto 2001).
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arcasticamente drammatico, il titolo dell’intenso reportage del fotografo tedesco Wolfgang Müller allestito in mostra alla Galleria Grazia Neri di Milano, qualificata appendice culturale della nota Agenzia, che propone sempre riflessioni sulla vita contemporanea osservata dal punto di vista del più concentrato fotogiornalismo. Il richiamo Karat, poi precisato in Sotto il cielo di San Pietroburgo, non è nulla di esotico. È il nome del lucido da scarpe che
Storie di vita. Il tedesco Wolfgang Müller ha realizzato un coinvolgente reportage sui giovani senzatetto della storica città russa, la Leningrado che l’Unione Sovietica aveva intitolato al padre della patria. Specchio dei tempi, misura di contraddizioni stridenti, le vicende di questi ragazzi, complete di storie-intervista, impongono riflessioni sul mondo contemporaneo, al di là delle facili parole di circostanza
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Sotto il cielo di San Pietroburgo
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viene usato per una seconda, terribile funzione: quella di “droga” a buon mercato, consumata da migliaia di bambini e adolescenti abbandonati a loro stessi nelle strade di San Pietroburgo, in Russia. Sembra strano immaginarsi tale realtà considerando da lontano questa avvincente città (la Leningrado della disciolta Unione Sovietica), fino a pochi anni fa caratterizzata da una situazione di declino, ma che oggi emana nuovamente uno splendore metropolitano. Chiese, palazzi, musei ed eleganti negozi del centro mettono in vetrina il rinnovato look della città, nascondendo, almeno fintanto che ci riescono, il degrado che inizia ad affiorare già dai primi cortili interni della centralissima Prospettiva Nevskij. E salendo un po’ più in alto, scale, tetti e soffitte, cinque o sei piani sopra le strade della città, sono abitati da bambini e ragazzi di ogni età, scappati da famiglie troppo disperate per prendersi cura di loro, o da orfanotrofi e riformatori che adottano dure regole da caserma. Sono loro, questi giovani disperati, i soggetti delle fotografie di Wolfgang Müller, che tra il 2000 e il 2001 ha passato nove mesi a San Pietroburgo con l'intento di raccogliere una documentazione visiva reale ma che si allontanasse però dal solito cliché dei bambini di strada visti come inevitabilmente infelici e perduti. Il lavoro del fotografo tedesco è incentrato sulle storie personali di otto di loro, quasi a restituire la dignità perduta, e il riconoscimento di esseri umani. Nelle intenzioni del fotografo c’è, naturalmente, il logico desiderio di dare visibilità a una situazione limite: è incredibile come per così tanti giovani e bambini vivere significhi misurarsi quotidianamente con il dover “sopravvivere”: elemosinare, prostituirsi, rubare, e far uso di droghe, dall’eroina all’alcol, alle colle, al lucido da scarpe Karat, appunto. E la paura, costante, di essere arrestati, maltrattati e abusati dalle forze dell’ordine. Questo dif-
L’AUTORE
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esidente a Berlino dal 2003, Wolfgang Müller è nato a Regensburg, in Germania, nel 1958. Solo recentemente si è avvicinato alla fotografia, dopo un’intensa partecipazione a movimenti sociali e un lavoro di artigiano a Francoforte. Dal 1997 studia fotografia all’Università di Scienze Applicate di Dortmund, dove frequenta i corsi del professor Arno Fischer, e si diploma a pieni voti in photodesign nel 2002. Tra il 1997 e il 2002 ha esposto in Russia, Germania, Belgio e Francia. Nel 1998 si è a lungo dedicato a un progetto di documentazione sui senzatetto a Odessa, dal titolo Odessa Final Stop, segnalato in Italia al Memorial Mario Giacomelli 2002 come uno tra i migliori lavori presentati, pubblicato nel catalogo del premio ed esposto in due collettive a Brescia e a Milano, presso la Galleria Grazia Neri, nel marzo 2003 (FOTOgraphia, marzo 2003). Il suo più secondo grande progetto (2000-2001), l’attuale Karat - Sotto il cielo di San Pietroburgo, tratta il tema dei minori senzatetto e senzafamiglia nella martoriata città russa, fotografati durante nove mesi passati a stretto contatto con diversi gruppi di adolescenti. Già esposto a San Pietroburgo, Francoforte e alla Tom Blau Gallery di Londra, questo reportage è corredato da un ampio apparato di testi che contengono le storie-intervista di tutti i ragazzi fotografati. È stato pubblicato in Germania da Vice Versa Verlag e nei paesi anglofoni da Nazraeli Press. Wolfgang Müller è rappresentato in Italia dall’Agenzia Grazia Neri.
ficile e toccante reportage mette in luce la loro umanità, la loro capacità di essersi ritagliati, tra sottotetti e cantine, uno spazio di libertà in cui condividere non solo miseria e sofferenza, ma anche preziosi momenti di tenerezza e divertimento, tra sogni spenti e l’angoscia di un futuro senza prospettive. Alessandra Alpegiani Wolfgang Müller: Karat - Sotto il cielo di San Pietroburgo. Galleria Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 02-6597839; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com. Mostra prodotta in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand e con il sostegno di Bayer per la cultura, in occasione della settimana di cultura tedesca in Italia. Dal 22 settembre al 30 ottobre; lunedì-venerdì 9,00-13,00 14,30-18,00; sabato 10,00-12,30 - 15,00-17,00. Ballo: mentre viene preparata la cena, Vasa e Shenia ballano. Di fianco a loro c’è Vladik che, stanco e ubriaco, si è addormentato (agosto 2002).
(pagina accanto) Sui tetti e nei sottotetti, cinque o sei piani sopra San Pietroburgo, i ragazzi cercano i propri spazi di socialità. Lena, 10 anni, è su un tetto vicino alla centralissima Prospettiva Nevskij (agosto 2002).
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www.photo.it
Attrezzature e materiali per la fotografia digitale e professionale via Stradivari 4 (piazza Argentina 4), 20124 MILANO Tel. (02) 29405119 - Fax (02) 29406704 LunedĂŹ: 15,00-19,30 MartedĂŹ - Sabato: 9,00-12,30 - 15,00-19,30
Notizie
A TUTTO REPORTAGE
Sullo svolgimento di Visa pour l’Image, il festival francese del reportage fotografico internazionale che nell’arco di sedici edizioni si è imposto come il più importante e qualificato del mondo, per lavori in mostra, segnalazione di autori, servizi e concentrati dibattiti sulla professione, torneremo a riflettere, commentandone lo svolgimento e gli incontri orizzontali, quelli che maturano oltre la facciata ufficiale della manifestazione. Già in altre oc-
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Dal 28 agosto al 12 settembre, Visa pour l’Image 2004 ha in programma circa trenta mostre fotografiche, di cui questa è una lista ancora provvisoria. Indipendentemente da altri utilitarismi, la combinazione di queste mostre va intesa come osservazione attenta e qualificata sul fotogiornalismo contemporaneo. ❯ Abbas / Magnum Photos: The Shiite Awakening. Viaggio nel mondo sciita, il gruppo politico e religioso emergente in Iraq, Libano e Iran. In Iraq, il fanatismo delle milizie armate che combattono l’occupazione straniera; in Libano dove, dodici anni dopo la fine della guerra civile, il partito degli Hezbollah ha abbandonato il comportamento estremista per diventare un disciplinato partito politico; in Iran dove l’Arte è diventata una forma di rifugio e resistenza, praticata particolarmente dalle donne, per combattere i valori proposti dai mullahs.
casioni abbiamo riferito (ancora lo scorso dicembre 2003), approfondendo le tematiche di reportage portate in superficie dai protagonisti nei giorni di Perpignan. Ora, segnaliamo il programma delle mostre, richiamando altresì l’attenzione sulle parole del direttore Jean-François Leroy (riquadro a pagina 53), che rivela il pericolo che questo appuntamento non possa essere ripetuto. Sarebbe una disgrazia. M.R.
❯ Henri Bureau. Uno dei più grandi personaggi nel campo della fotografia news della sua generazione. Pochi fotogiornalisti possono vantare così tante immagini entrate nel patrimonio della memoria collettiva. «Per vent’anni, sommessamente, ho tentato di testimoniare con la massima onestà fatti, persone ed eventi che attraversano la vita di un reporter. Ho cercato di osservare quello che stava accadendo. Non è stato facile». ❯ Jason Eskenazi / World Picture News: Wonderland. Jason Eskenazi è uno di quei fotografi che, quando comincia a lavorare su un soggetto si ferma solo quando si sente sicuro di averlo osservato sotto ogni angolo di visuale. Così facendo ha costruito il suo report sull’Unione Sovietica/Russia, dalla Cecenia alla Georgia, attraverso il Dagestan, l’Azerbaijan e l’Ucraina, lungo un arco di tempo
(a sinistra) Olivier Coret / In Visu: Naslat Issa, a nord di Tulkarem; un uomo scavalca la barriera di sicurezza; febbraio 2004. Tim Hetherington / Network / Rapho: un guerrigliero pulisce il suo fucile d’assalto in preparazione dell’attacco a Monrovia il 23 giugno 2003.
che va dal 1991 al 2002. ❯ Stefan Falke / laif: The Kilimanjaro Dragon School of Art and Culture. Una scuola fu fondata a Trinidad nel 1987 da “Dragon” Glen De Souza, allo scopo di insegnare ai bambini la danza sui trampoli (Moko Jumbies), tipica dell’Africa Occidentale. Lo scopo: tenere lontani i ragazzi dalla strada e dalla droga. La scuola, che ha sede a Cocorite, un sobborgo di Port of Spain, ha cento iscritti la cui età va dai quattro anni in su. ❯ Lu Guang / Gamma: Drug Addicts in Ruili, Yunnan Province. Laos, Birmania e Thailandia sono i paesi che formano il Triangolo d’oro dove, ogni anno, vengono prodotte ottanta tonnellate di droga. Un milione e cinquantamila droga-
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ti sono segnalati in Cina nel 2003. Da Ruili, un piccolo villaggio dello Yunnan, al confine sud occidentale cinese, Lu Guang segue i tossicodipendenti dal 1995. Nonostante gli sforzi del governo locale, il loro numero è in continua crescita, mentre anche i bambini cominciano a farne uso. ❯ Benoît Gysembergh / Paris Match: Rwanda. Uno dei più grandi genocidi della seconda metà del Ventesimo secolo ha avuto luogo in Ruanda nel 1994. Gli Hutu hanno aggredito i Tutsi e si calcola che il bilancio dei morti superi le ottocentomila vittime. Benoît Gysembergh ha coperto il conflitto dall’inizio (al seguito dei soldati della Operation Turquoise) e spesso è ritornato in Ruanda, per documentare i disastri che la guerra civile ha provocato in quel paese, lasciando una traccia indelebile. ❯ Tim Hetherington / Network / Rapho: No Condition is Permanent: Liberia May 2003 - May 2004. Tim Hetherington lavora in Liberia dal 1999, realizzando servizi fotografici e video. Nel 2003 entra nel New York Times Discovery Channel ed è uno dei pochi fotografi a seguire la Guerra civile da dietro le linee dei ribelli. Il suo lavoro è considerato il punto di partenza per un progetto di lungo termine che riguarda la Liberia, un paese dove la violenza incombe su ogni attimo della vita quotidiana. ❯ Ken Light: Coal Hollow. All’interno dei confini del Nord America esiste una regione dimenticata dai governi e dai giornali: la regione dei
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Monti Appalachi, principale produttrice di carbone per gli Stati Uniti nell’arco di un secolo. Oggi i minatori sono quasi spariti a causa della meccanizzazione. E gli abitanti sono scivolati all’ultimo posto della graduatoria americana di reddito, rovinati dall’alcolismo, droghe e silicosi. Il territorio è devastato dall’inquinamento prodotto da decenni di estrazioni minerarie. ❯ Marco Longari / AFP: East Africa. La mostra ripercorre i quattro anni di lavoro di Marco Longari in East Africa per l’Agence France Presse. Queste immagini rappresentano un reportage sulla gente normale, lontana dalle “luci della ribalta”. I temi: la società del Ruanda che cerca di convivere con l’eredità del genocidio, la guerra civile in Burundi, i problemi sociali, la povertà e i flussi migratori nel Corno d’Africa. Marco Longari ha concentrato la propria attenzione sul dramma dei lavoratori emigranti in Gibuti, e sulle speranze degli abitanti di Axum, in Etiopia, che aspettano il ritorno dell’obelisco trafugato dagli italiani durante il periodo coloniale, come se si trattasse di un talismano che li aiuterà a sfuggire alla povertà. ❯ Christopher Morris / VII: The New Republic: one Nation under God. Per anni, Chris Morris ha seguìto George Bush per il settimanale Time. Il reporter mostra i dettagli, il dietro le quinte, gli spettatori della parata politica. È un modo diverso di guardare al mondo di Washington, che può anche apparire allarmante proprio perché riguarda la
“più grande democrazia al mondo”. ❯ Jack Picone / Network / Rapho: Thai-Burmese Border. Come è possibile che, parlando metaforicamente, “una linea tracciata sulla sabbia” possa dividere e condizionare la vita di un popolo, la sua cultura, la sua ideologia politica? Questo reportage illustra come vivono, sul lato thailandese del confine con la Birmania, i rifugiati che sono fuggiti dal regime oppressivo e talvolta brutale del governo birmano: un quadro che illumina la differenza che separa i due paesi. ❯ Noël Quidu / Gamma. Per quasi quindici anni, Noël Quidu si è trovato nei luoghi caldi del mondo,
Charles Harbutt: da Teenage Marriage per Life. (a sinistra) David Strick / Redux: effetti speciali a Hollywood. Reuters, One Shot: il palestinese Abed Omar Qusini usa un cellulare per fotografare il corpo di Rami Khalili al suo funerale (5 aprile 2004).
coprendo vicende e guerre che hanno fatto la storia: Afghanistan, Libano, la ex-Jugoslavia, Israele, la Palestina. Le sue fotografie sono state spesso proiettate nelle serate di Visa pour l’Image. Questa mostra riguarda i suoi due lavori più recenti: Liberia e Haiti. ❯ Reuters: One Shot. Per milioni di lettori nel mondo intero, il fotogiornalismo è stato la “fotografia singola” pubblicata, estrapolata dal resto del lavoro. Queste immagini rappresentavano succintamente la testimonianza visiva di un evento. Oggi i concetti sono cambiati. Si cerca di affermare un diverso linguaggio narrativo che, attraverso un forte e suggestivo impatto visuale, suggerisca al lettore di riflettere più profondamente sui fatti e di viverli anche emotivamente. ❯ John Stanmeyer / VII: Lost Lives - Mental Health Crisis in Asia. John Stanmeyer ha passato il 2003 documentando l’allarme che riguarda lo stato della salute mentale in Asia. Dalla Cambogia all’Afghanistan, dall’Indonesia al Pakistan, questo importante lavoro di indagine sociale dimostra la necessità che i governi locali e le Ong intensifichino sforzi e investimenti e prestino maggiore attenzione ai problemi di milioni di persone che sono inferme, drogate,
Noël Quidu / Gamma: Liberia, un guerrigliero con la testa di un nemico ucciso (21 luglio 2003).
Ken Light: dal reportage sui Monti Appalachi.
Benoît Gysembergh (Paris Match): dal reportage in Ruanda, dove gli Hutu hanno fatto ottocentomila vittime tra i Tutsi.
ANNUS HORRIBILIS… uest’anno, come è noto, l’esistenza stessa di Visa pour l’Image è Qdercistata in pericolo. Con il morale a terra abbiamo continuato a chiecome sarebbe stata la vita senza il nostro incontro annuale. Alla fine si è trovata una soluzione e il nostro incontro di inizio settembre a Perpignan è assicurato. Ma tutto questo ci ha fatto capire quanto siamo fragili. Tutte le lettere di incoraggiamento e sostegno che abbiamo ricevuto da ogni parte del mondo ci hanno naturalmente fatto bene al cuore e hanno dimostrato quanto importante sia Visa pour l’Image per fotografi, agenzie, giornali e per il pubblico in generale. I nostri più sinceri ringraziamenti a tutti coloro che ci hanno sostenuto e hanno creduto in noi. Da un punto di vista fotografico ripensiamo alla pubblicazione delle fotografie dei prigionieri in Iraq: scattate non da professionisti ma da dilettanti, che hanno fatto il giro del mondo ricordando alla gente il ruolo e il potere che spetta alla fotografia. Ora non sono questi i temi sui quali noi ci siamo impegnati negli ultimi sedici anni? Jean-François Leroy direttore di Visa pour l'Image
malnutrite e abbandonate. ❯ David Strick / Redux: Hollywood. Sappiamo che le star di Hollywood sono ricche e famose. David Strick ha speso anni di lavoro esplorando cosa succede dietro le quinte e mostra, con humor, talento e ironia, il lato nascosto del mondo del cinema. ❯ Ami Vitale / Getty Images. Ami Vitale, vincitrice dell’edizione 2002 del Grand Prix Canon de la Femme Photojournaliste, assegnato dalla AFJ (Associazione francese delle donne fotogiornaliste), presenta un reportage su un paese dove ha lavorato a lungo, il Kashmir, una zona insanguinata dal conflitto con il Pakistan che dura dal 1947. Le sue immagini mostrano la vita quotidiana di un popolo minacciato da una violenza contro la quale nulla può. ❯ Daily Press. La stampa francese e internazionale presenta i lavori dei propri migliori fotografi, che competono per il Visa d’Or. ❯ World Press Photo. Le fotografie premiate al più prestigioso riconoscimento internazionale di fotogiornalismo trovano a Perpignan uno spazio di esposizione ideale. Nella settimana professionale, dal 30 agosto al 5 settembre, sono programmate anche serate di proiezione al Campo Santo (21,45): passerella degli eventi dell’anno trascorso dal settembre 2003. All’edizione Visa pour l’Image 2003 sono state proiettate più di diecimila fotografie. Lello Piazza
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ombinati, lo zoom ottico 8x della digitale Konica Minolta Dîmage Z10 e lo zoom digitale 4x arrivano all’ingrandimento complessivo di 32x, che consente di affrontare ogni soggetto: dall’escursione ottica equivalente alla variazione 36-290mm sul formato fotografico 24x36mm, si approda alla focale estrema (zoom ottico 8x più zoom digitale 4x) di 1160mm. L’obiettivo di ripresa, formato da 11 elementi in 9 gruppi, ha un disegno ottico comprensivo di due lenti asferiche, che garantisce immagini nitide e di alta qualità. La Konica Minolta Dîmage Z10 combina un sensore solido CCD da 3,2 Megapixel a colori primari con la tecnologia esclusiva di elaborazione dell’immagine CxProcess II. Il sistema Rapid AF combina
un sensore AF passivo con il sistema video AF, dando luogo a un tempo di messa a fuoco veloce, di circa 0,3 secondi sia in posizione ottica grandangolare sia in avvicinamento tele. Il Rapid AF dispone anche del Controllo Predictive della Messa a Fuoco, che prevede dove si troverà un soggetto in movimento al momento dello scatto, e regola la messa a fuoco di conseguenza. Allo stesso momento, la Konica Minolta Dîmage Z10 ha un tempo di avvio estremamente veloce (0,5 secondi), un intervallo di scatto minimo e lo scatto continuo. In modalità Macro, la messa a fuoco si accomoda da un centimetro, in modo da inquadrare e fotografare gli oggetti più piccoli con il massimo dettaglio. Si possono effettuare scatti consecutivi a alta velocità a 1,5 fotogrammi al secondo. Le immagini
vengono salvate nel buffer di memoria interno, che ha 16Mb di capacità. Rilasciando il pulsante di scatto, sulla scheda di memoria vengono salvati gli ultimi sei scatti.
IN ESPOSIZIONE La Riduzione del Rumore garantisce immagini notturne della massima qualità, prevenendo automaticamente la grana associata agli scatti con tempi lunghi. Il Controllo Esposizione PASM e la Modalità Misurazione consentono un controllo totale sull’esposizione della Konica Minolta Dîmage Z10. Sono disponibili quattro modalità: Automatismo Program, Automatismo a Priorità dei diaframmi, Automatismo a Priorità dei Tempi di otturazione e Manuale (in Manuale si possono selezionare esposizioni lunghe fino a trenta secondi). La Konica Minolta
Dîmage Z10 dispone anche di tre modalità di misurazione della luce: Multi-segmento (a 256 segmenti), Media con prevalenza al centro e Spot. In Program si può attivare la Selezione Automatica Digitale del Programma in Base al Soggetto, tra le modalità Ritratti, Sport, Paesaggi e Tramonti; è possibile anche impostare una ulteriore modalità Ritratti Notturni nel menu dei settaggi. La funzione Switch Finder della Konica Minolta Dîmage Z10 permette di vedere le immagini sul monitor LCD attraverso il mirino (display Mirino) o sullo stesso monitor LCD (display Monitor). Non esiste differenza di colore, contrasto o risoluzione tra le immagini osservate nel mirino e sul monitor LCD, perché è la stessa immagine. Per maggiore flessibilità e comodità, è possibile perso-
COMODO La digitale reflex a obiettivo zoom fisso Konica Minolta Dîmage Z10 è definita da prestazioni di impiego di massima semplicità, paragonabili a quelle delle comuni compatte. Il tutto in una dotazione tecnica ricca di valori fotografici, quali lo zoom ottico 8x, e digitali, a partire dal sensore da 3,2 Megapixel e dalle tecnologie proprietarie di gestione dell’immagine
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UTILIZZO
nalizzare il pulsante flash affinché corrisponda a diverse funzioni. Ciò significa che invece di dover cambiare i menu sull’LCD, si può usare il pulsante flash per modificare alcune impostazioni, quali la modalità di scatto, il bilanciamento del bianco, la modalità di messa a fuoco, la modalità colore o la sensibilità.
GESTIONE Collegando la Konica Minolta Dîmage Z10 a una stampante PictBridge si ottengono copie dirette, senza passaggio da stazioni di computer. Ovviamente, si possono controllare preventivamente le immagini da stampare sul monitor LCD. La Konica Minolta Dîmage Z10 registra filmati senza audio fino a dimensioni VGA (640x480 pixel) a 15 fotogrammi al secondo. Registra anche filmati 320x240 pixel a 30 o a 15 fotogrammi al secondo. La modalità Filmati XR (Extended Recording-Registra-
zione Estesa) permette di registrare filmati lunghi fino al riempimento della scheda di memoria SD. La modalità Filmati Notturni utilizza una alta sensibilità per registrare in condizioni di luce molto scarsa. E la funzione Movie Frame Capture (Cattura Fotogramma Filmato) permette di scegliere le scene preferite da un filmato e salvarle come immagini singole. Il design della Konica Minolta Dîmage Z10 è ergonomico, familiare e semplice da usare. Nonostante l’ampio zoom 8x, pesa solo 300 grammi. È facile da trasportare e da usare, anche per un principiante. Tra gli accessori opzionali si segnalano il Converter Grandangolare (Wide-Angle Converter ZCW-200), che estende l’angolo di visione alla corrispondenza della focale 26mm sul formato fotografico 24x36mm. (Rossi & C, via Ticino 40, 50010 Osmannoro di Sesto Fiorentino FI). Antonio Bordoni
OLYMPUS STUDIO 1.1
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oftware più esteso dell’Olympus Viewer, incluso nella confezione della reflex digitale a obiettivi intercambiabili Olympus E-1, Olympus Studio 1.1 non solo è in grado di processare più velocemente i file RAW, ma consente anche di aggiornare on-line il firmware della reflex. Entrambi i software Olympus Studio e Olympus Viewer, elaborati esclusivamente per il sistema Olympus E, dispongono di una serie di utili funzioni per la gestione quotidiana del lavoro del fotografo professionista. Una delle innovazioni è rappresentata dal “virtual light box”, che lavora in maniera simile al light box tradizionale, utilizzato con la pellicola. La differenza sostanziale deriva dal fatto che è possibile applicare simboli colorati alle immagini per distinguerle e selezionarle. I file possono anche essere raggruppati, per essere recuperati facilmente in una fase successiva. Il software offre anche la possibilità di editare le immagini sia singolarmente sia in gruppi e di convertire i file RAW in formato Tiff o Jpeg in batch mode. Naturalmente è prevista la possibilità di copiare le immagini dalla reflex al computer, scorrere attraverso le varie cartelle e visualizzare singole immagini, organizzarle e stamparle. Inoltre, il software Olympus Studio 1.1 offre l’opzione di controllo completo della reflex dal computer. Questo consente al fotografo di impostare tutte le funzioni, normalmente selezionabili sul corpo macchina, direttamente dalla stazione esterna e visualizzare l’immagine che sta per scattare direttamente sul monitor del computer. A scatto avvenuto, l’immagine può essere subito salvata sull’hard disk del computer. Con la release 1.1 dell’Olympus Studio, il nuovo firmware può essere installato sulla Olympus E-1 con estrema semplicità. È sufficiente connettersi alla rete, aprire il menu “help” del software e selezionare l’opzione “upgrade”; tutto il resto viene attivato automaticamente. Questa operazione può essere effettuata sia in Windows sia con Apple-Macintosh. Oltre all’aggiornamento del firmware, la versione 1.1 del software Olympus Studio permette di gestire più velocemente i file RAW e di eliminare eventuali imperfezioni. Anche l’aggiornamento per il software Olympus Viewer, che include il medesimo aggiornamento firmware, può essere scaricato direttamente da Internet.
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ndicato dalla qualificata giuria TIPA 2004 come migliore Obiettivo di alte prestazioni, l’Olympus Zuiko Digital ED 150mm f/2 aggiunge un elemento in più a una fantastica stagione del sistema reflex digitale QuattroTerzi Olympus E. Definito dalla motivazione TIPA (Technical Image Press Associa-
tion) «Un fiore all’occhiello per la reflex digitale Olympus E-1, in grado di offrire una ottima focale tele effettiva abbinata a una straordinaria luminosità, impensabile a queste focali nel formato 35mm» (FOTO graphia, giugno 2004), questo obiettivo è stato premiato per le proprie alte qualità fotografiche, che certificano e
Una qualificata serie di premi ha puntualizzato il valore e qualità del sistema digitale Olympus E, con il quale è partito il nuovo standard QuattroTerzi. Prestigiose organizzazioni e attente riviste internazionali hanno ben giudicato sia il sistema in sé, sia la reflex digitale a obiettivi intercambiabili Olympus E-1. Testimoniamo confermano l’elevato livello progettuale del nuovo standard di fotografia digitale Olympus E (FOTOgraphia, luglio 2003). Come abbiamo avuto già modo di sottolineare, il sistema Olympus E e la reflex digitale a obiettivi intercambiabili Olympus E-1, attorno la quale ruota tutto (in attesa di altre imminenti configurazioni, che certamente arriveranno entro l’inverno), rappresentano una perfetta fusione tra costruzione ottica superiore ed elevata tecnologia digitale. Il corpo macchina e l’intero sistema sono nati e progettati con un “design concept” che vuole l’immagine digitale di qualità superiore, in ogni dettaglio. Fin dalla propria introduzione nel mercato, avvenuta nell’ottobre 2003, la Olympus E-1 e il Sistema Olympus E hanno raccolto ampi consensi e numerosi riconoscimenti per la qualità
dell’immagine, l’affidabilità e la rispondenza alle aspettative di fotografi professionisti di tutto il mondo. Anzitutto, lo Standard QuattroTerzi, sul quale il sistema Olympus E è basato, è stato insignito dell’ambìto premio europeo TIPA 2003 per l’innovazione tecnologica apportata (FOTOgraphia, settembre 2003). Lo stesso Team Leader che ha seguìto la nascita e l’evoluzione del Sistema Olympus E ha ricevuto il riconoscimento PMDA 2004, la prestigiosa organizzazione statunitense Photo Imaging Manufacturers and Distributors Association. A seguire, questo sistema reflex digitale a ottiche intercambiabili, che rappresenta un vertice della più avanzata tecnologia digitale, ha ricevuto molti altri riconoscimenti, che vale la pena riassumere. (Polyphoto, via Cesare Pavese 11-13, 20090 A.Bor. Opera Zerbo MI).
Affermazioni
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OLYMPUS E-1
PREMI IN QUANTITÀ Organizzazioni TIPA (Technical Image Press Association) DIWA (Digital Imaging Websites Association) PMDA (Photo Imaging Manufactures & Distributors Association, Usa)
Riconoscimenti al sistema Olympus E (sistema digitale QuattroTerzi) Periodo Per 2003-2004 Migliore Tecnologia Innovativa febbraio 2004 Medaglia Speciale per “L’Innovazione”
Riviste Popular Science (Usa) Electronic Publishing (Usa) Professional Photographer (Usa) Organizzazioni Czech Imaging Press Awards (Repubblica Ceca) Film, Video, Foto (Fiera specializzata, Polonia) WPROST (Polonia) DIWA (Digital Imaging Websites Association) Stiftung Warentest (Germania, agenzia di consumatori) Riviste Professional Photographer (Usa) Professional Photographer (Usa) Foto Video (Repubblica Ceca) Chasseur d’Images (Francia) Focus (Olanda) Fotoobjektiv (Austria) PC Professionell (Germania) Computerfoto (Germania) FotoMagazin (Germania) Fotoheft (Germania) FotoDigital (Germania) Picture net Gate (Francia) Pixelmania (Olanda) Digital Camera Shopper (Gran Bretagna) What Digital Camera? (Gran Bretagna) What Digital Camera? (Gran Bretagna) PC Chip (Croazia) Bug (Croazia) Digital.World (Germania) PixelGuide (Germania) Softwarové noviny (Repubblica Ceca) T3 (Repubblica Ceca) Amateur Photographer (Gran Bretagna) Digital Photography B&U (Gran Bretagna) Digital Photography B&U (Gran Bretagna) PC Foto (Spagna) Color Foto (Germania) Digital World (Francia) PC Direkt (Germania) Total Digital Photography (Gran Bretagna) The Photographer (Gran Bretagna) Reflex Numerique (Francia) ITC Publishing House (Ucraina)
febbraio 2004 ottobre 2003 ottobre 2003 ottobre 2003
Premio all’innovazione tecnologica per il 2004 a Yasuo Asakura (Team Leader Sviluppo Olympus E-System) Migliore nuovo prodotto “Hot Product” “Hot 1”
Riconoscimenti alla reflex digitale Olympus E-1 Periodo Per novembre 2003 Migliore Fotocamera Digitale dicembre 2003 Medaglia d’Oro / Migliore Prodotto dell’Esposizione gennaio 2004 Titolo “WPROST 2004” febbraio 2004 Medaglia d’Oro per la categoria “Fotocamere Professionali” febbraio 2004 Vincitrice del test comparativo su diciassette apparecchi ottobre 2003 ottobre 2003 ottobre 2003 novembre 2003 novembre 2003 novembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 dicembre 2003 gennaio 2004 gennaio 2004 gennaio 2004 gennaio 2004 febbraio 2004 febbraio 2004 febbraio 2004 febbraio 2004 marzo 2004 marzo 2004 aprile 2004
Migliore Fotocamera Professionale Digitale sotto i 3000 dollari “Hot 1” Prodotto Eccellente: Cinque Stelle Quattro Stelle nel “Vero test sulle nuove Reflex Professionali” Prodotto “Super” Premio “Super” (Massimo riconoscimento della testata) Vincitrice del test comparativo e “Segnalata dall’Editore” nella categoria “Fotocamere Digitali reflex” Vincitrice del test comparativo e riconoscimento “Molto Buono” Vincitrice del test comparativo e riconoscimento “Molto Buono” I lettori hanno assegnato Sette Stelle “Migliore Acquisto” Premio “Pixelstar” Premio “Pixelmania” “Migliore Acquisto” 2003: Migliore Reflex Digitale dell’anno / Prodotto dell’anno “Migliore Acquisto” “Acquisto Raccomandato” 2003: Prodotto dell’anno Vincitrice del test comparativo su cinque apparecchi “Molto Buono” Prodotto dell’anno 2003 Prodotto Eccellente: Cinque Stelle 2003: Reflex Digitale dell’anno / Prodotto dell’anno 2003: Migliore innovazione / Migliore Reflex Digitale / Fotocamera dell’anno “Migliore Acquisto” Prodotto Raccomandato “Migliore Acquisto” Le Choix “Migliore Acquisto” “Migliore Acquisto Consigliato” Migliore nuovo prodotto 2004 Premio “Megastar” Prodotto dell’anno 2003
Riconoscimenti agli obiettivi dell’Olympus E-1 Zuiko Digital ED 150mm f/2 TIPA (Technical Image Press Association) 2004 Migliore obiettivo di alte prestazioni Zuiko Digital 14-54mm f/2,8-3,5 e Macro Zuiko Digital ED 50mm f/2 Réponse Photo (Francia) marzo 2004 Top Achat / “Migliore Acquisto” Macro Zuiko Digital ED 50mm f/2 Professional Photographer (Usa) ottobre 2003 “Hot 1”
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La grande mela Nuove dimensioni del quotidiano ANGELO TASSITANO
vario. In fotografia, è questo un raro caso di lavoro di gruppo; singolarmente nessun fotografo può presentare una visione così complessa di una città. pazio eclettico, quello della Galleria dell’Arco di Santa Margherita Ligure, che in questa occasione rivolge il proprio interesse alla fotografia con l’esposizione di immagini dei sette fotografi appartenenti al Gruppo Mignon. Viene proposta una selezione del loro consistente lavoro dal titolo New York People Portfolio, che presenta una parte significativa di fotografie focalizzate sulla metropoli statunitense, vista nelle tante realtà e semplicità di tutti i giorni. New York City è un soggetto sfruttato, soprattutto in fotografia, ma questo insieme dà una nuova dimensione alla quotidianità della grande mela. La proposta di immagini secondo una sequenza visiva, si direbbe musicale, e non per autore, ha caratterizzato tutte le iniziative di Mignon. Usando lo stesso metodo operativo di ripresa, sviluppo e stampa, i fotografi del Gruppo propongono le proprie immagini senza stonature, giocando su visioni personali per costruire un contenuto quanto mai complesso e
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MOSTRE
l fascino del silenzio Novanta racconti fotografici d’autore etrospettiva ampia ospitata nelle prestigiose sale della Reggia di Colorno, con il patrocinio della Provincia di Parma e del Comune di Colorno, dove sono proposti i lavori realizzati e pubblicati negli ultimi vent’anni da Beniamino Terraneo. Curata da Paola Riccardi, la mostra, intitolata I racconti del silenzio, raccoglie una significativa selezione di novanta immagini, presentate in raffinate stampe fine-art realizzate personalmente dall’autore, di cui è noto il rigore e la rara
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Fragments of Urban Life - Giovane Fotografia dal San Francisco Art Institute. A cura di Mariella Poli con la collaborazione di Filippo Maggia. Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande, 41100 Modena. Dal 15 luglio al 4 settembre; martedì-sabato 18,0022,00. Scambio e collaborazione culturale tra Italia e Stati Uniti. Opere selezionate di dodici giovani artisti dell’ultimo anno di corso del Dipartimento di Fotografia del prestigioso istituto culturale americano.
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Gruppo Mignon: New York People Portfolio. Fotografie di Ferdinando Fasolo, Giorgio Pandolfo, Mauro Minotto, Giampaolo Romagnoli, Marco
abilità tecnica, dalla ripresa alla camera oscura. Questo progetto espositivo è incentrato sulle ricerche tematiche progressive di Beniamino Terraneo, costruite con severa autocritica ma al tempo stesso con delicato linguaggio poetico e concettuale, affettivo e razionale. Si parte da I racconti del silenzio, prima e apprezzatissima raccolta che dà titolo anche alla mostra, già rivelatrice dell’attenzione e della concentrazione che caratterizzano tutta la sua opera, per continuare con Terre rare, sensibile osservazione del paesaggio lombardo, passando per Paesaggi d’acqua e La terra e le acque, appartenenti a un imponente progetto di documentazione sul territorio patrocinato dalla Regione Lombardia. Una seconda parte è dedicata ai lavori più recenti: Gli oc-
Photo Market Video Gallery. Via Giustizia 49, 30172 Mestre VE; 041915444, fax 041-917050. ❯ Mario Vidor: Eva. Dal 28 agosto al 29 settembre. ❯ Massimo Traverso: NYC Mainstream. Dal Primo al 28 ottobre. ❯ Roberto Alberti: Personale. Dal 29 ottobre al 30 novembre. ❯ Sergio Sartori: Personale. Dal 3 dicembre al 4 gennaio 2005. Nino Migliori: Muri. Tempo, segno, gesto. Fondazione Dozza Città d’Arte, piazza della Rocca Sforzesca, 40050
Buretta, Angelo Tassitano, Giovanni Umicini. Galleria Dell’Arco, via Dell’Arco 17, 16038 Santa Margherita Ligure GE; 0185-285276; www.galleriadellarco.it, ru1967@libero.it. Dal 4 al 30 settembre; martedìdomenica 9,30-12,30 - 16,0019,30. Catalogo con prefazione di Naomi Rosenblum. Gruppo Mignon; www.mignon.it. chi della memoria, raffinata collezione di stampe sul tema del sacro, e l’inedito Carnet del Lago, viaggio alle radici della fotografia sulle orme di William Henry Fox Talbot. Beniamino Terraneo: Racconti del silenzio. Mostra antologica. Reggia di Colorno, piazza Garibaldi 26, 43052 Colorno PR; 0521-313336, fax 0521-521370. Dal 10 ottobre al 7 novembre; martedì-venerdì 15,00-18,00, sabato e domenica 10,00-12,00 15,00-18,00.
A seguire 58 Psyche 58 Click-Up a Ferrara 59 L’anima e l’architettura 59 I papaveri sono alti 60 American Odissey 60 Fiori chimici 61 Traversate fotografiche 62 Se nevica a Venezia 62 Giornata della vista 62 Memorial Giacomelli
Dozza BO; 0542-678240, fax 0542678270. Fino al 10 settembre. Antologica che ripropone campioni significativi dell’opera dell’autore bolognese. Giovanni Brunetti: Nuca. Giovenzana On the Road, largo Augusto 10, 20122 Milano; 02-77690.1, fax 02-77690229; www.giovenzana-online.com, info@giovenzana-online.com. Dal 13 al 26 settembre. Ricerca nata dalla suggestione e meraviglia di situazioni che vediamo tutti i giorni e che spesso passano inosservate. Fotografie scattate sui tram di Milano dal 1999 al 2003.
Psyche Quando la mente diventa farfalla mprevedibile contenuto, a dispetto del titolo, narrato dalle fotografie di Luca Gilli esposte nel Museo di Storia Naturale di Parma con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Reggio Emilia. Quaranta immagini del più recente progetto fotografico dell’autore, attraverso il quale ha indagato e interpretato il significato di psyche, che per gli antichi greci significava nel contempo anima, vita, soffio, e farfalla. È quest’intreccio simbolico ed evocativo che dà corpo alla leggerezza: la materia da cui prendono vita e si nutrono queste immagini. Come meglio interpretarla, se non
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con una farfalla? Luca Gilli si è intimamente soffermato sulla natura di questi insetti che hanno vinto la gravità per trasformarla in eleganza eterea, in eterno volo. «La loro leggerezza è forse una chiave per attraversare i buchi neri della mente ed eludere la sorveglianza del quotidiano», afferma l’autore, quasi a sottolineare l’aspetto metaforico della propria ricerca. Non a caso, il bianconero fotografico si presenta come forma espressiva, per andare oltre i maestosi riflessi cromatici e restituirci la bellezza più profonda e il significato più intimo della meraviglia. Artisti invitati: Leni Riefenstahl,
Takuma Nakahira, Carmelo Nicosia, Philip Lorca di Corcia, Armin Linke, Isaac Julien, Sissi, Yoneda Tomoko, Rosaria Iazzetta, Italo Zuffi, Adi Nes, Gil Marco Shani, Rona Yefman, Michal Chelbin, Yumita Hiro, Bethan Huws, De Rijke De Roij, Mark Lewis, Yang Fu Dong, Pascale Marthine Tayou, Surasi Kusolwong, Connie Dekker, Luca Malgeri, Gruppo A12. Catalogo con testi di Xavier Canonne, direttore del Museo della Fotografia di Charleroi (Belgio) e di Vittorio Parisi, docente di zoologia e direttore del Museo che ospita l’evento espositivo. Luca Gilli: Psyche. Museo di Storia Naturale, strada Farini 90, 43100 Parma; 0521234082; 0521-236465; musnat@unipr.it. Dal 25 settembre al 30 ottobre.
Tutti a Ferrara Con aggiornamento tecnologico egli spazi della Fiera, Ferrara ospita la ventunesima edizione di Click-Up, salone espositivo della fotografia professionale a cura di Apif, l’Associazione Produttori e Importatori Fotoprofessionali che riunisce i più qualificati marchi del settore: Aproma, Canon, Condor Foto, Fowa, FujiFilm Italia, Gruppo BP, Ilford Imaging, Kodak, Mafer, Mamiya Trading, Manfrotto Trading/Bogen Ima-
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Galleria Tina Modotti. Piazza Montessori 25, 80011 Acerra NA; fax 0818850793; piero.borgo@libero.it. ❯ Antonio Matacera: Calabria: i luoghi e la gente. Dal 25 settembre al 2 ottobre. ❯ La foto astronomica. Opere premiate e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 9 al 16 ottobre. ❯ Gianpaolo Duse: Donna, semplicemente donna. Dal 24 al 30 ottobre. ❯ La foto archeologica. Opere premiate e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 7 all’11 novembre. ❯ Lea Coviello: Ritratti. Dal 21 al
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ging, Nital, Polaroid e Rossi &C. All’indomani della Photokina di Colonia, fiera fotografica mondiale a fine settembre, una straordinaria occasione per verificare con mano la progressione tecnologica del settore, alla luce delle relative singole offerte merceologiche tradizionali e digitali: dalla ripresa alla gestione, per la sala di posa e tanto altro ancora. A contorno, la città offre un accompagna-
27 novembre. ❯ L’erotismo femminile: nudo, gla-
mour, lingerie. Opere premiate e segnalate al Concorso fotografico nazionale. Dal 12 al 18 dicembre. Pedalando nel tempo. Museo di Storia della Scienza, piazza dei Giudici 1, 50122 Firenze; 055-265311; www.imss.fi.it, imss@imss.fi.it. Fino al 31 dicembre; mercoledì-lunedì 9,30-17,00; martedì 9,30-13,00. Esposizione di biciclette antiche presso i locali di Palazzo Castellani, sede dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza (Imss) di Firenze.
mento ambientale impagabile. Nomi solenni di duchi, cardinali, predicatori, musicisti, pittori, letterati e come se non bastasse, di produttori di automobili di fama mondiale, danno il benvenuto. Ferrara è una città meravigliosa, una città che trasuda cultura. Click-Up. Fiera di Ferrara, via della Fiera 11, 44100 Ferrara. Dal 16 al 18 ottobre; sabato e domenica 10,00-18,00, lunedì 10,00-16,00. Apif, via Giovanni da Procida 10, 20149 Milano; segreteria 0332816788, fax 0332-816816; www.click-up.it; info@click-up.it.
INCONTRI
Dia Sotto le Stelle. Busto Arsizio VA. 24 e 25 settembre. www.diasottolestelle.it, info@diasottolestelle.it. Nuova edizione autunnale in teatro, con abbinamento a corsi e workshop sulla fotografia digitale e sulle proiezioni dia e video. Andreella Photo, piazza XXV aprile 11b, 21052 Busto Arsizio VA; 0331679350, fax 0331-326322; www.andreella.it, info@andreella.it. Memorial Mario Giacomelli. Benevento, sabato 27 novembre, 18,00, cerimo-
L’anima e l’architettura Inconsuete relazioni tra filosofia e materia ffascinante e insolito, il concept dell’indagine sul quale ha investito le proprie energie Patrizia della Porta, fotografa italiana di fama internazionale: la relazione tra architettura e filosofia orientale. Il titolo stesso del progetto, Museum, 4 musei 4 elementi, ne è anticipatorio. Il percorso di ricerca si concentra sull’esplorazione fotografica dell’architettura contemporanea, ma per parlare e trovarne mistiche relazioni e possibili declinazioni simboliche con il tema filosofico del vuoto (dall’ideogramma giapponese mu, appunto, il vuoto, il nulla). Le immagini, rigorosamente in bianconero, ritraggono quattro musei d’arte contemporanea, quattro icone della figurazione architettonica del
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Novecento. Lo sguardo però non è documentativo, ma contemplativo, in linea con una poetica zen e minimal dell’astrazione e della trasfigurazione fotografica. Il Whitney Museum di New York, progettato da Marcel Breuer, è la Terra; il Guggenheim Museum di Bilbao, progettato da Frank O’Gehry, è l’Acqua; l’East Building della National Gallery di Washington, progettata da Ieoh Ming Pei, è il Fuoco; il Guggenheim Museum di New York, progettato da Frank Lloyd Wright, è l’Aria. Così come base portante per molte filosofie orientali, anche l’autrice riconosce il significato profondo dei quattro elementi fondamentali (Terra, Acqua, Fuoco, Aria), a cui la tradizione buddista aggiunge un quinto elemento: lo Spazio, o Etere. Lo Spazio o vuoto universale è la base di ogni processo. Catalogo edito da Charta. Patrizia della Porta: Museum: 4 musei 4 elementi. Galleria Fotografia Italiana, via Matteo Bandello 14, 20123 Milano; 02-462590, fax 0243315067. Dal 22 settembre al 28 ottobre; martedì-venerdì 15,00-20,00; sabato su appuntamento.
nia di premiazione del Concorso; in contemporanea, assegnazione dei premi speciali: Undicesimo Trofeo Internazionale Una vita per la fotografia, Undicesimo Trofeo Internazionale Alla migliore fotografa o donna impegnata nella fotografia, Undicesimo Trofeo Nazionale Gran Premio 3M Italia, Undicesimo Trofeo Nazionale Per la critica o la stampa specializzata, Quarto Trofeo Nazionale Osvaldo Buzzi. Circolo Fotografico Sannita, via Pianello 10, Casella Postale 37, 82026 Morcone BN; 0824-957042; www.circolofotograficosannita.too.it.
I papaveri sono alti Annuncio di primavera, colore nei campi utore catanese attivo nel mondo della fotografia non professionale italiana, Giuseppe Fichera è presidente del Gruppo Fotografico Le Gru di Valverde, da lui fondato con un gruppo di amici nel 1995; a livello associativo è Consigliere Nazionale e Direttore del Dipartimento Promozione e Sviluppo della Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche). Il Papavero - Messaggio di primavera è una selezione fotografica che dà risalto al soggetto esplicito. L’umile e gioioso papavero è il fiore che più di ogni altro è legato alla primavera, allo splendore dei campi di grano, da dove “fiammeggia”
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CONCORSI
Premio Canon Giovani Fotografi. Come consuetudine cinque sezioni (FOTOgraphia, aprile 2004): Miglior Portfolio fotografico, per portfolio composti da dieci a quindici stampe inedite (4000,00 euro e affiancamento di un tutore per l’introduzione nel mondo professionale); stesse modalità per la selezione al Miglior Portfolio Digitale, ovviamente riferito a immagini acquisite o elaborate in forma digitale (2500,00 euro e tutore); il Miglior Progetto Fotografico intende un’idea foto-
docile sulla carezza del vento. L’autore è rimasto affascinato dall’armoniosa semplicità e lo ha interpretato, negli anni, secondo i propri sentimenti, dando sfogo alle proprie sensazioni. Sono così nate immagini di pregevole impatto, essenziali negli elementi accattivanti e fiammeggianti nelle intonazioni cromatiche. Giuseppe Fichera: Il Papavero - Messaggio di primavera. Sala Espositiva Le Gru, via Bellini 118, 95025 Valverde CT; 095-524187, fax 095-7210294; www.fotoclublegru.it, presidenza@fotoclublegru.it. Dall’8 ottobre al 5 novembre.
grafica ancora da ultimare (che Canon supporta con un contributo di 2500,00 euro e tutore); la Borsa di studio di 2500,00 euro è destinata a corsi o scuole di fotografia; infine, tra tutti i partecipanti la giuria sceglie un quinto vincitore che è premiato con un’iscrizione gratuita a un seminario didattico del Toscana Photographic Workshop (FOTOgraphia, maggio 2004). Termine di partecipazione 30 novembre. Il bando di concorso è disponibile presso gli istituti di fotografia, le scuole d’arte, i negozi di fotografia e sul sito www.canon.it, oppure può es-
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ell’ambito del Mese della fotografia dedicato al reportage sociale, organizzato ogni anno a Bolzano in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio cultura, e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano, il Circolo Fotografico Tina Modotti presenta una grande retrospettiva di Mary Ellen Mark, che vede raccolte oltre centoquaranta immagini scattate negli ultimi trentacinque anni. Prima mostra della celebre fotografa esclusivamente dedicata al lavoro sull’America, prodotta dall’Hasselblad Center di Göteborg, Svezia. Insieme ad alcuni inediti sono presenti fotografie tratte dai maggiori lavori realizzati nel corso degli anni, da Streetwise a Beauty Pageants, da Rural Poverty a Texas Rodeos, da The Damm Family a Christian Bykers. Inimitabile nella propria capa-
come la donna fotografa più influente di tutti i tempi. La sua visione penetrante e capace di grande empatia si rivela in fotografie epocali: ritratti presi nel corso del tempo di una famiglia “senzatetto” che alloggia nella propria automobile, esistenze devastate di donne che vivono in ospedale psichiatrico, gigolò che girano per Miami, travestiti, feste di Halloween o di primavera, ritrovi a tema, ricevimenti di fine anno scolastico. Un’estesa visione della situazione sociale negli Stati Uniti.
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American Odissey Una visione di Mary Ellen Mark cità di trasformare i soggetti in icone viventi, Mary Ellen Mark, rappresentata in Italia dall’A-
Fiori chimici Quando la chimica diventa arte utta la ricerca inizia da una riflessione sui materiali di uso fotografico, dall’effetto dei vari prodotti chimici alle reazioni delle emulsioni fotografiche più svariate. A dispetto della tendenza attuale, il percorso artistico del fotografo e stampatore Piero Farina privilegia da sempre il lato artigianale della creatività. Profondo co-
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noscitore e seguace del Sistema zonale teorizzato da Ansel Adams, Piero Farina focalizza la ricerca sulla materia stessa della propria arte: i composti chimici appunto, dai quali prendono vita le immagini, elevati a vera e propria forma espressiva autonoma. La curiosità di “vedere cosa succede” lo ha spinto a effet-
sere richiesto direttamente a Pronto Canon: 02-82492000. Canon Italia, Premio Giovani Fotografi, via Milano 8, 20097 San Donato Milanese MI. L’erotismo femminile, Nudo, Glamour e Lingerie. Concorso nazionale a tema. Termine di partecipazione 30 novembre. È previsto anche un Premio Giovani (under 25 anni), dedicato a Marilyn Monroe. Piero Borgo, via Zara 45, 80011 Acerra NA; 081-8850793, anche fax; piero.borgo@libero.it.
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genzia Grazia Neri, è stata recentemente indicata dai lettori di American Photo Magazine tuare le prime prove. Ha proseguito su questa strada sperimentando l’effetto di decine di soluzioni di uso fotografico, consapevole però che una costante non esiste: ogni volta, con gli stessi elementi, miscelati nello stesso modo, magari in quantità un poco diverse, i risultati cambiano sempre. Su questa base operativa ha continuato, ottenendo sempre esemplari unici e irripetibili, che, come nell’attuale serie di Chimifiori, si collocano in una via intermedia tra il figurativo e l’astratto. Continuando a riflette-
Città di Bergamo. A cura del Circolo Culturale Greppi, a tema libero, in sezioni scomposte, finalizzato alla tradizionale mostra delle opere selezionate: fino a quattro stampe colore o bianconero, fino a quattro stampe realizzate con tecniche digitali, sperimentali o d’avanguardia, fino a quattro diapositive, senza limiti quantitativi per stampe colore o bianconero di reportage, racconto o sequenza. Termine di partecipazione 8 dicembre. Arti Grafiche Mariani & Monti, via Serena 6d, 24010 Ponteranica BG; 035260162; www.circologreppi.it.
Mary Ellen Mark: American Odissey. Centro Culturale Claudio Trevi, via Capuccini 22, 39100 Bolzano. Dal 6 al 28 novembre; lunedì-domenica 9,00-12,00 - 15,00-19,00. Circolo Fotografico Tina Modotti, via della Roggia 22, 39100 Bolzano; pp.leni@libero.it, francesconi@centroconsumatori.it. re sempre sull’importanza o meno del proprio intervento, nella ricerca e sperimentazione, quello che conta è la scelta. Chi fotografa, prima di scattare, fa scelte precise di soggetto, inquadratura, taglio dell’immagine. Il resto è tecnica, anche se poi in camera oscura si può sempre intervenire a modificare toni, luci, inquadrature. Piero Farina: Chimifiori. Libreria Edizioni Cardano, via Cardano, 48/54, 27100 Pavia; 038223377. Dal 25 settembre.
La famiglia oggi, questa sconosciuta. Diciassettesima edizione del Concorso Agfa riservato ai giornalisti. Per stampe analogiche e digitali in bianconero e a colori tra 18x24 e 30x45cm, fino a tre per autore. Termine di partecipazione 31 dicembre. Agfa-Gevaert, via Grosio 10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 023074377, fax 02-38000229. Italvideo. Sezioni professionale e amatoriale, cui ciascun autore può partecipare con un solo video VHS di trenta minuti massimi. Tema libero e L’eroti-
Notizie
Traversate fotografiche
zibul festeggia un anno di attività con la mostra fotografica Traversate fotografiche: selezione di opere di nove fotografi curata da Angela Madesani. Espongono Pietro Bologna, Isabella Colonnello, Gianni Comunale, Frances Dal Chele, Roberto Manzotti, Alessandra Chemollo e Fulvio Orsenigo (Orchfoto), Patrizia Ri-
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viera e Paolo Simonazzi. Azibul è un archivio virtuale ideato e progettato da Cristina De Vecchi, che ne ha curato la realizzazione con un gruppo di professionisti dell’immagine e della rete e in collaborazione con sette autori: Giampietro Agostini, Gin Angri, Dino Fracchia, Toni Nicolini, Cristina Omenetto, Francesco Radino, Lucia-
no Soave. Il ruolo principale del progetto, presentato lo scorso settembre, è la promozione degli autori e la conoscenza del loro lavoro attraverso il sito. Nello spazio espositivo, parte integrante del sito www.azibul.it, è esposta una scelta di opere appartenenti al lavoro di nove nuovi fotografi presentati da Azibul. Questa mostra rende conto della ricchezza e vitalità di un archivio in costante evoluzione, la cui vocazione è la valorizzazione e la diffusione di una fotografia d’autore pensata come arte e documento. Traversate fotografiche. Azibul Spazio Espositivo, cor-
so Garibaldi 34, 20121 Milano; 02-865159, fax 02-45498778; www.azibul.it, info@azibul.it. Dal 6 al 22 ottobre; lunedì-venerdì 16,00-18,30 (mercoledì 13 ottobre e giovedì 21 ottobre apertura fino alle 20,00).
PATRIZIA RIVIERA
ISABELLA COLONNELLO
Nella visione di nove autori
Se nevica a Venezia La rara suggestione di una città magica
ono rare le occasioni di vedere Venezia ammantata di neve. E quando capita, solo
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una grande abilità e la fortuna di una serie di coincidenze favorevoli consentono di realizzare suggestive fotografie. Wolfgang Thoma, grande appassionato di Venezia, è stato in
14 ottobre Giornata mondiale della vista rganizzazione no profit internazionale e interconfessionale, che si occupa di prevenzione e cura di cecità e disabilità motorie nei paesi in via di sviluppo, CBM Italia (Christian Blind Mission) promuove momenti di riflessione. Al fine di sensibilizzare il pubblico italiano verso le proble-
matiche delle malattie della vista, che sono per l’80 per cento evitabili, è stata indetta la Giornata mondiale della vista, con la presenza di testimonial d’eccezione e con una mostra fotografica a Milano, dove sono esposte immagini recentemente raccolte nei progetti in Liberia, dove ope-
uarta edizione del Concorso Fotografico Nazionale Memorial Mario Giacomelli, organizzato dal Circolo Fotografico Sannita di Benevento per ricordare la figura del grande fotografo, scomparso il 25 novembre 2000: borsa di studio di 1000 euro offerta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Morcone. In simultanea, Seconda borsa di Studio Memorial Mario Giacomelli, con il patrocinio dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento.
Memorial Giacomelli In ricordo del grande autore scomparso Si richiede una ricerca completa di titolo su un unico tema composta da quindici-venti fotografie: stampe a colori o in bianconero, diapositive e fotografie a sviluppo immediato. In un secondo momento, il vincitore deve fornire stampe in dimensioni adeguate all’allesti-
Wolfgang Thoma: Venezia Neve. Galleria Agfa, via Grosio10/4, angolo viale De Gasperi, 20151 Milano; 02-3074377, fax 02-38000229. Dal 14 settembre al 26 novembre; lunedì-venerdì 9,00-18,00.
rano centri ospedalieri in cui medici italiani lavorarono con quelli locali e realtà come quella della produzione di collirio. Con l’occasione viene commentato Vision 2020, il progetto lanciato nel 1999 sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si prefigge di eliminare le principali cause di cecità evitabile nel mondo entro il 2020. CBM Italia, piazza Santa Maria Beltrade 2, 20123 Milano; 0272093670, fax 02-72093672; www.cbmit.org, info@cbmit.org.
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grado di superare ogni difficoltà e le intriganti fotografie a colori della mostra in VeneziaNeve ne sono una chiara conferma. L’amore per la Laguna traspare da ogni scatto. La
particolare atmosfera di una insolita Venezia invernale e brumosa rivive in fotografie assolutamente non consuete.
mento di una mostra fotografica. Le immagini devono essere inviate entro il 7 ottobre al Circolo Fotografico Sannita. Quota di partecipazione 15,00 euro (c/c postale 21852835, intestato a Cosimo Petretti, via Pianello 10, 82026 Morcone BN). La giuria è composta da Grazia
smo femminile. Termine di partecipazione 31 gennaio 2005. Premiazione domenica 10 aprile, 11,00, presso la Galleria Fotografica Tina Modotti, piazza Montessori 25, 80011 Acerra NA. Centro Studi Agorà, presso Piero Borgo, via Zara 45, 80011 Acerra NA; fax 081-8850793; piero.borgo@libero.it.
2003). Termine di partecipazione 31 gennaio 2005. Agenzia Grazia Neri, via Maroncelli 14, 20154 Milano; 02-625271, fax 026597839; www.grazianeri.com, photoagency@grazianeri.com.
Premio Yann Geffroy. Assegnato dall’Agenzia Grazia Neri, è riservato a servizi fotografici di autori under 35 (anni): per reportage che interpretino al positivo problemi sociali, politici o scientifici (FOTOgraphia, novembre
Michele Vacchiano. Programmi fotografici teorici-pratici. ❯ Dalla ripresa alla stampa. Seminario di camera oscura: 18-19 settembre, Vicoforte di Mondovì CN. ❯ Le Langhe tra vigne e castelli. An-
WORKSHOP
Neri, titolare dell’omonima Agenzia, Gianni Berengo Gardin, fotografo, Roberto Mutti, critico, Maurizio Rebuzzini, direttore di FOTOgraphia, Luigi De Francesco, assessore alla Cultura del Comune di Morcone, Cosimo Petretti, presidente del Circolo Fotografico Sannita. Circolo Fotografico Sannita, via Pianello 10, Casella Postale 37, 82026 Morcone BN; 0824957042; www.circolofotograficosannita.too.it, circolofotograficosannita@hotmail.com.
nuale appuntamento foto-eno-gastronomico: 17 ottobre, Municipio di Farigliano CN. ❯ Illuminazione professionale. Seminario di fotografia in studio: 13 novembre, Milano. Michele Vacchiano: 011-4371674; iscrizioni@michelevacchiano.com. Digitale. Argomenti rivolti a diversi livelli di preparazione preventiva: base, Adobe Photoshop, Color management ICC, fotografia di architettura. Dlight, via Boncompagni 57, 20139 Milano; 02-5394265.
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ANDO GILARDI
Ando Gilardi (maestro e amico fraterno) è critico, storico, saggista della fotografia sociale e di quella pornografica e teorico della bellezza eversiva della fotografia digitale. Non siamo sempre d’accordo su alcune opinioni di Ando Gilardi o forse lo siamo su tutto ciò sul quale è importante pensare, dire e fotografare. Al di là del bene e del male, amo e stimo Ando Gilardi per la sua intelligenza belligerante, il suo essere uomo ereticale, prima di essere qualunque altra cosa.
SULLA DECOSTRUZIONE DELL’ARTE NELLA FOTOGRAFIA DIGITALE TEORIZZATA E MESSA IN PRATICA DA ANDO GILARDI
Le idee di bellezza della fotografia (anche digitale) emergono dalle fondamenta degli incurabili. La fotografia è specchio, camera chiara di un bordello senza muri (Roland Barthes), linguaggio della disobbedienza o non è niente. La bellezza in fotografia è rara. Anzi quasi inesistente. Erano belli, per la fotografia, gli insorti ammazzati sotto gli occhi dei fotografi ambulanti alla sconfitta della Comune di Parigi. Ciascuno reclamava la propria parte di piombo in cambio del diritto di avere diritti per tutti i diseredati della Terra. Le responsabilità etiche ed estetiche cominciano dai sogni. La querelle des anciens et des modernes sulla fotografia analogica o digitale che incendia le pagine delle riviste specializzate (ma è soltanto una recita di marionette), non interessa nessuno, fuorché i dividendi delle aziende di apparecchi e materiali fotografici. Le immagini “numeriche”, contaminate, di Ando Gilardi, si chiamano fuori dalle diatribe dell’effimero, s’involano nella decostruzione dell’arte (sotto
Chi pratica la forca non sempre sa fotografare e chi fotografa non sempre conosce la forca, anche se qualche volta la meriterebbe. Anonimo toscano ogni forma), per restituire alla bellezza il caratteristico e riprodurla, sconvolgerla, détournarla (senza diritti d’autore) verso una visione liberata dell’arte museale e dell’arte d’avanguardia, che sono sempre state le prostitute tollerate di ogni potere. Il plagio è l’arte della bellezza rinnovata. La grandezza del plagio è auspicabile sotto ogni cielo. E grande sarà l’epoca che erigerà ai plagiatori d’ogni arte non monumenti ma falansteri dove dispensare la propria sapienza.
DISCORSO ERETICALE SULLA BELLEZZA DELLA FOTOGRAFIA L’arte ha i propri padroni e i propri servi. Gli artisti non c’entrano nulla. Sono sempre stati al servizio d’ogni potente e d’ogni mercante. Il genio è un’altra cosa. E questo vale anche per Picasso, che ha firmato migliaia di opere soltanto per soddisfare le richieste economiche di un paio di stupide donnette della buona borghesia e qualche pescivendola scollacciata. Il che non è affatto sconveniente. Ciascuno ha un prezzo, e di solito è molto basso (specie per gli autodidatti che provengono dalle fogne proletarie), per entrare nella società dello spettacolo, danzando. «Nel
mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso» (Guy Debord). Il trionfo della merda d’artista non conosce frontiere. Gli esteti della fotografia italiana più consumata (quelli che di mostra in mostra inseguono la celebrità degli imbecilli) sono prototipi interessanti. Il tipo d’artista di successo è colui che si adatta a tutte le stagioni della politica e della merce, una specie di profeta dell’arte contemporanea seduto su un letamaio. Ando Gilardi è un cacciatore di sogni. Un passatore del disincanto. Il suo viaggio verso la bellezza lo fa attraverso la critica dell’arte per mezzo dell’arte della fotografia digitale (ma non solo). Ando Gilardi si è spinto nei territori dell’azione innovativa e nel détournement dei linguaggi fotografici elettronici ed analogici... lavora sull’immaginazione e coglie nello straordinario, la favola. La poetica di Ando Gilardi rigetta la riduzione dell’uomo soggetto soltanto al soddisfacimento dei bisogni, deplora gli artistismi merceologici di molta accademia e s’incammina sui bordi dell’esistenza al seguito dei princìpi di libertà, di spirito critico e della pubblica felicità. Sulla fotografia della dissidenza hanno scritto (e pratica-
to) autori fuori fila come Gisèle Freund, Susan Sontag, Roland Barthes, Ando Gilardi, anche; ovunque si è cercato di distinguere il giusto dall’ingiusto, il bello dal brutto. La bruttezza dell’esistente offende l’uomo ed è causata da spiriti insignificanti, senza talento (come si può vedere nella quasi totalità della fotografia italiana). Il desiderio della bellezza ci permette di vedere le cose sotto il proprio aspetto più vero. Conoscere la bellezza significa partecipare alla costruzione del mondo che non c’è e di quello che verrà. Ando Gilardi ha rotto le regole ferree e i punti di fuga della fotografia digitale. Il lavoro pressante, continuo, forzato di tavolino (di computer) è al fondo del suo affabulare “storie fotografiche” e la sua stanza diviene così il luogo di nessun luogo. La fotografia muore di fotografia (anche digitale) con la prima reliquia della storia delle immagini (la sacra sindone), versata in un pitale. Ando Gilardi è un profanatore di segni, un trovatore d’eresie, un incendiario dell’immaginario. L’oblio del suo fare-fotografia elettronica lo porta a scardinare le verità dell’ordine e le sue iconologie, anche le più cattive o coinvolgenti, giocano sulla limpidezza del ludico e la loro trasparenza amorosa li trascolora in pietre. La filosofia della dis-apparenza, che Ando Gilardi butta contro il fascio del mercato delle immagini, porta la “fotografia digitale” fuori dalla norma e porge a ciascuno l’inclinazione o il bisogno di pensare. In questo senso il lavoro di Ando Gilardi è una “teca” d’immagini che ha molti inizi e nessuna fine. Di ciò che vedi, tu farai la tua scrittura e di quanti ti amano o ti odiano sarà la tua lettura, diceva.
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DISCORSO SULLA DECOSTRUZIONE DELL’ARTE NELLA FOTOGRAFIA DIGITALE DI ANDO GILARDI La fotografia digitale, numerica o elettronica, è in atto. La fotografia analogica, chimica, all’argento, resta in un altro ambito. Ciò che conta è il risultato di una tecnologia in forma d’arte, che fa dell’iconografia a venire una seconda rivoluzione della fotografia. La prima era avvenuta alla metà dell’Ottocento e qualche anno dopo dette origine al Cinematografo Lumière (1895). Occorre dire subito che la fotografia digitale e la fotografia analogica sono diverse. E nemmeno si assomigliano. La fotografia digitale non ha origine da un negativo (fototipo), non si registra su pellicola, non è sviluppata né fissata con prodotti chimici, non si passa sotto un ingranditore, né viene stampata su carte ai sali d’argento. L’immagine elettronica è presa con l’apparecchio digitale e immagazzinata nel computer. Sul video, per mezzo di programmi avanzati, la fotografia numerica è manipolata e sottoposta alla creatività dell’operatore (che può non essere l’autore delle immagini). Le stampe (i supporti, d’ogni tipo e dimen-
sione) sono riprodotte a costi abbordabili e con considerevoli possibilità di comunicazione (via Internet). Restiamo dell’opinione che ogni rivoluzione epocale non si fa col mezzo (il valore d’uso lo lasciamo a Marx) ma con l’intelligenza. La fotografia digitale di Ando Gilardi ci sorprende. E non poco. Senza uscire dalla propria tana sui boschi piemontesi, Ando Gilardi è riuscito a produrre immagini elettroniche di notevole bellezza. Sono fotografie che attraversano la storia dell’arte e la riconducono a nuovi orizzonti estetici e politici. Interrogano i fantasmi dell’esistenza quotidiana e sovente accompagnano furori iconoclasti gettati contro le banalità del male (di ogni potere). Ando Gilardi détourna i maestri della pittura, viola i codici della prospettiva, fa di ogni donna una Gioconda coi baffi ed è soprattutto lo stupore ludico del colore improbabile che lascia il segno nelle sue opere. L’insieme del suo lavoro annuncia un viatico che si allunga tra l’utopia possibile e la grazia dell’apocalisse. La scrittura (non solo) fotografica digitale di Ando Gilardi è allegorica, grottesca, surreale: deriva dal sogno teurgi-
co, qabbalico o chassidico di Mamoide (o della mistica ebraica), Martin Buber, Hannah Arendt, quanto dall’insubordinazione degli utopisti libertari che hanno trapassato il cuore dei secoli in cerca di una vita che valesse la fatica di vivere. Il linguaggio della diserzione di Ando Gilardi annoda la surrealtà amorosa di André Breton con la crudeltà dell’amore di Antonin Artaud e quel che più conta li attraversa entrambi, non per giungere a un particolare luogo emozionale dell’anima, ma per demistificare tutto ciò che viene eretto e idolatrato a simulacro artistico. Nella decostruzione dell’arte digitale di Ando Gilardi c’è un pensiero androgino che non bada alla perfezione del nulla ma canta l’elogio del margine. Cabalista di segni, “dagherrotipista” di colori, masnadiero di visioni controcorrente (à rebours), Ando Gilardi dispiega nelle proprie opere lo stupore e l’innocenza di una lunga infanzia e dissemina nella magia contaminata delle forme, l’immaginazione ludica o poetica del sogno, che rende reale tutto ciò che si trascolora in poesia. La “poetica elettronica” di Ando Gilardi innesta nel re-
gno mellifluo della fotografia il tempo del fuoco e della cenere. Ando Gilardi prima distrugge l’immagine, la manipola o la tradisce in ogni prospettiva, poi la ricostruisce e la riproduce, demitizzandola. Taglia la gola all’aura artistica e ne fa pane quotidiano. Il «dolore causato dalla conoscenza apre le porte più difficili» (Federico García Lorca), ma tutta la bellezza del mondo è nelle nostre mani. Il dominio dell’ignoranza è vasto, e dove c’è ignoranza c’è soggezione, paura, discriminazione; contro la liberazione dell’intelligenza non bastano le persecuzioni. Non ci sono governi, decreti, galere che possono soffocare le idee di libertà che fioriscono là dove la comprensione, la riconoscenza e l’accoglienza sono state cancellate. Si tagliano teste, si soffocano sommosse, si sterminano popoli, ma la lingua della libertà senza steccati non tace. Coltivare la propria immaginazione è il solo mezzo di liberazione dai ceppi dei valori dominanti. Le guerre mortificano ogni forma di bellezza ed esprimono la sconfitta dell’umanità. Pino Bertelli (10 volte aprile 2004)
Se puoi vedere, puoi anche fotografare. Ma per imparare a vedere ci vuole molto di più.
Il sistema a telemetro Leica M7 • Esposizione automatica con priorità ai diaframmi; tempi di otturazione (anche intermedi) visibili nel mirino. • Impostazione automatica DX della sensibilità della pellicola in uso, oppure regolazione manuale: sempre con indicazioni visibili nel mirino, al momento dell’accensione dell’apparecchio. • Memorizzazione dei valori di esposizione, con conferma nel mirino. • Nel mirino: segnale di alterazione esposimetrica o di apparecchio scarico (mancanza di pellicola). • Sensore per la regolazione automatica dell’intensità luminosa del Led nel mirino, in base alla luce ambiente. • Alimentazione elettrica a 6 volt: due batterie DL 1/3N o equivalenti. • Tempi di otturazione di emergenza 1/60 e 1/125 di secondo, anche con batterie scariche o in assenza di alimentazione elettrica. • Sincronizzazione flash a 1/50 di secondo; oppure 1/250, 1/500 e 1/1000 di secondo con flash strobo dedicato. • Leva di blocco del pulsante di scatto, abbinata all’interruzione di alimentazione elettrica dell’apparecchio. • La nuova Leica M7 accetta tutti gli accessori del sistema M6/M6 TTL.
Per affinare la tua percezione dell’essenziale, da fotografo appassionato vedrai con occhi diversi ciò che ti circonda. Scoprirai una macchina fotografica che riproduce perfettamente il tuo punto di vista. Una macchina fotografica progettata per lasciarti esprimere senza limitazioni la tua creatività. Una macchina fotografica silenziosissima, che ti incoraggia ad avvicinarti al soggetto. Una macchina fotografica rinomata da molto tempo per la sua precisione meccanica e perfezione ottica. Una macchina fotografica che registra l’attimo che vedi e vivi. La Leica M7.
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